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venerdì 18 giugno 2021

Black & Decker FV7201-H1 (riparazione - parte 2)

Mentre aspetto mi arrivino dalla cina alcuni pezzi, cerco di appprofondire l'autopsia sull'aspira briciole Black & Decker attualmente dissezionato ai minimi termini sul tavolo del bunker lab (vedi prima parte Black & Decker FV7201-H1). Ne approfitto per lavare le parti plastiche, con acqua e sapone, dalla micro polvere che le annerisce all'interno, già che ci sono, nel miraggio di riportarlo a nuovo. La cosa figa è che tutte le parti sono separabili ai minimi termini, senza trucchi o trabocchetti meccanici che tanto complicano la vita a tecnici e riparatori.

Ho deciso di approfondire un dubbio che mi è venuto. Le batterie incluse sono completamente morte, zero volts. Nell'iniziare a pensare ai dati tecnici per progettare un carica batterie al litio, ho necessità di alcuni dati aggiuntivi e con l'occasione misuro la tensione di alimentazione dell'alimentatore a muro in dotazione.

L'alimentatore: I dati di targa stampigliati nel contenitore plastico del trasformatore  indicano 10Volts AC mentre la misurazione col tester mi dà 12 volts AC... poco male. All'interno della base di ricarica dell'aspirabriciole non c'è alcun regolatore, nulla... la tensione a 12 volts alternata viene applicata direttamente alla basetta switch, raddrizzata a semionda da un diodo 1N4001S (1A general purpose silicon rectifier) ed applicata direttamete ai capi delle batterie in serie... nient'altro... e poi viene da chiedersi come mai certi elettrodomesticfi a batteria durano poco... mi sarei aspettato qualcosa di più serio, magari minimale, ma almeno un limitatore di corrente di ricarica con un vetusto LM317 mi pare il minimo sindacale. Vabbè, meglio così. Ad una misurazione del diodo, scopro che è interrotto (guasto) e si spiega come mai le batterie sono morte del tutto, nonostante l'apparecchio sia rimasto attaccato in carica per lungo tempo... forse le batterie sono ancora buone...

Black & Decker switch FV7201

Il motore: La dicitura stampigliata riporta 63403 Johnson 3D3911 con diametro esterno di 35mm. Una rapida googlata mi restituisce una serie di motorini di varie sigle con caratteristiche diverse ma alla fine si trova il sito ufficiale del produttore (link al produttore Johnson Electric ). Ovviamente la sigla stampigliata sul motore non corrisponde a quelle riportate a catalogo ed occorre andare un pò ad intuito. L'unico che si avvicina come caratteristiche dovrebbe essere il seguente:

  • part number HC613G-011
  • diametro 35,8mm 
  • 7,2Volts 
  • Stall Torque nMn 198,0 
  • no load speed 27500 rpm
  • 143Watt

....ma non mi pare corretto... 143 watt a 7,2 volts P=VI I=P/V = 143/7,2= 19,86A non mi pare questo, 20 ampère? 27mila giri? Mi pare tantino, per cui scrivo direttamente al produttore per avere il Datasheet che mi servirà per tunizzare al meglio l'alimentatore, le batterie, e di conseguenza il circuito di ricarica... se non mi risponderà, proverò con misure dirette.  Nel frattempo mi sto divertendo con google translate, che a volte ne combina davvero di divertenti.

Ah...questo post è provvisorio, frutto di ragionamenti liberi e quasi certamente sbagliati.... retrofit in corso...stay tuned (parte 3). 

P.S. La gatta è morta. ripeto: la gatta è morta.

giovedì 10 giugno 2021

Rasoio Microtouch (riparazione...impossibile)

Forse esagero... anzi, no... esagero proprio e documento l'operazione a titolo di mio promemoria, per attestare la mia precaria salute mentale. Era da un pò che volevo riparare il mio micro rasoio cinese Microtouch. Davvero micro, con una batteria AAA, comodo e sempre a portata di mano per i ritocchi dove i normali regola barba non arrivano. Pagato poco meno di 4 euri, per un pò ha fatto il suo sporco dovere. 

Ad un certo punto è saltato il pulsante a slitta di acccensione... per fortuna riesco ad evitare che finisca nelllo scarico del lavandino... di un rasoio che resta sempre acceso e che per spegnerlo devo togliere la batteria non ci faccio molto... che sarà mai? un pò di colla e via. Invece no. 

La slitta era fissata ad una lastrina metallica con due micro forellini che ospitavano due micro pioli di plastica fusi all'interno... l'unica colla che potrebbe dare dei risultati sarebbe un epossidica bi-componente.... applicata in microdose con una precisione chirurgica, non senza smontare completamente l'aggeggio...  4 viti e l'apparecchio si apre ma la strada della colla sembra inapplicabile...che sarà mai? Mica mi scoraggio per così poco.

Risolvo con il mio potentissimo kit ripara plastica Workzone, preso in offerta all'Aldi a 9,99 euri  (scontato per confezione rovinata dai soliti unani che toccano tutto)... invece no... il kit spacciato per "ripara plastica" ha in dotazione dei cubetti colorati ed una punta riscaldante con due batterie AA... in realtà mi sono fatto fregare come un pollo... i cubetti non sono plastica da fondere ma sono solo... cera colorata!.... resistenza meccanica di una candela.... caxo! Inoltre i cubetti di cera non vengono venduti a parte, per cui una volta terminati bisogna arrangiarsi.

Ben mi sta! Avrei dovuto cogliere, all'acquisto compulsivo, lo sguardo scettico della mia compagna, con tanto di sopracciglio sollevato, contrapposto alla mia espressione idiota di chi è pronto a riparare l'impossibile e pronto con la chiosa: " tiè! te la faccio vedere io chi ha ragione alla fine!". Già mi immaginavo la scena.... Accipicchia, si è rotta la plastica, me la aggiusti? Certo che si amore mio (he he he)... invece no, stavolta ho fatto la figura del cretino.... me ne ricorderò concedendo il classico "te lo volevo dire!".

Ci provo comunque ma niente.... la cera colata nei forellini della slitta metallica non si fonde bene e non si salda al pulsante... che sarà mai? mico mi scoraggio per così poco... provo a  ricostruire i piolini fondendo dell'ABS e con una micro lima diamantata li sagomo...ci provo.... macchè... micro meccanica di super precisione non disponibile. Non restano molte soluzioni super fantasiose, che l'orgoglio sta salendo a livelli preoccupanti.

Alla fine vince la scazzatura con a corollario "non ho così tanto tempo da perdere" ed in fin dei conti posso rinunciare alla modesta cifra spesa ed imparare una lezione importante: 

il fatto che una cosa costa pochissimo non giustifica mai l'acquisto privo di reale necessità.

Mi resta un motorino da 1,5 volts, un led bianco, due micro lame a seghetto, una basetta con un paio di transistor smt, un induttanza (eh?) ed il mucchio di ciarpame tecnologico che aumenta nella speranza si possa riutilizzare qualcosa.

Mi arrangerò con le mie fedelissime ed affilatissime forbicine professionali, mano ferma e pazienza. Alla prossima.

P.S. il facocero è nel recinto, la nutria non salta. Ripeto: il facocero è nel recinto, la nutria non salta.

Chiusura griglia protezione Ventilatore a colonna CAT (riparazione)

Iniziano, in ritardo, le prime ondate di calore ed è tempo di tirar fuori i ventilatori riposti a fine estate nei più impensabili anfratti di casa, giusto per non ingombrare quando non utilizzati. 

Solitamente, a fine estate, i ventilatori presentano i soliti acciacchi. Polvere accumulata, numero di giri ridotti, a volte guasto al condensatore del motore, crepe e rotture della base o della striscia che tiene unite le due valve di protezione. Qualsiasi sia il problema che si presenta, i più (me compreso) decidono di procrastinare la riparazione a quando sarà veramente necessaria, sperando che, quando sarà, si abbia la disponibilità economica per buttare il vecchio e prendere magari l'ultimo modello senza pale (sperando abbia meno bisogno di manutenzione e meno problemi). 

Oggi è ora. La strisciolina di plastica rigida che tramite un meccanismo di tiraggio a vite, tiene unite le due griglie di protezione delle pale, è spezzata e necessita di sostituzione. Ovviamente il pezzo di plastichetta non viene fornito come ricambio, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che la politica dell'usa e getta è ormai imposta dai produttori che difendono esclusivamente i propri interessi a scapito di noi utenti e dell'ambiente, quest'ultimo ormai ridotto ad uno schifo per colpa di tutti. 

Ad ogni modo occorre (per cronica mancanza di fondi) ripristinare la funzionalità della parte rotta, ma... come procedere? Ci si possono inventare vari sistemi non necessariamente alternativi l'uno dall'altro:

  1. Colla (quale?)
  2. Nastro adesivo (quale?)
  3. Fili metallici di rinforzo affogati della plastica (come?). 

Dipende dal risultato che si deve ottenere. Incollare di testa due parti plastiche con una superficie di contatto di pochi millimetri, che dovrà essere soggetta a trazione (pur modesta) non sembra da sola la miglior soluzione, anche se si volesse utilizzare l'epossidica bi-componente. Diciamo che se si utilizza, oltre alla colla, il metodo 2, anche una colla generica per plastiche rigide può andare bene, rispettando scrupolosamente le indicazioni del produttore (parti asciutte, pulite e sgrassate con acetone, tempi di asciugatura, ecc...)

Per le ragioni che precedono, è imperativo utilizzare, in aggiunta, del nastro adesivo di rinforzo sfruttando una superficie di adesione più ampia. In questo caso il migliore, per robustezza meccanica, è il nastro di alluminio adesivo, sopra al quale poi incollare del nastro telato, magari dello stesso colore della plastica, per rispettare l'esigenza estetica di chi non vuole apparire come il solito barbone che usa cose rotte e riparate (ma perchè poi dovrei vergognarmi?).

Affogare poi dei fili metallici di rinforzo nella plastica, offre una soluzione quasi definitiva al lavoro di riparazione.  E' sufficiente procurarsi del filo elettrico (rame, costantana, khantal, nikel...) che andrà posto perpendicolarmente alla linea di frattura e sul quale far passare una corrente elettrica sufficiente a renderlo caldo quanto basta per sciogliere la plastica, in modo che il filo stesso riesca ad affogarsi dentro. Una rifinitura con carta vetrata e se si vuole un pò di stucco (quello per la carrozzeria andrà benissimo) renderà il lavoro invisibile (comunque poi coperto dal nastro adesivo). 

Personalmente ho optato per i primi due metodi, assieme, utilizzando una colla generica per plastica rigida, a solvente,  uno strato di alluminio adesivo ed uno strato finale di nastro telato (per nascondere l'alluminio e rinforzare ulteriormente la giuntura). Il filo metallico affogato preferisco riservarlo alle parti soggette a maggior sforzo, tipo le gambe di un cavalletto fotografico per intenderci.  Funziona? Si, devo dire di sì.

Se l'oggetto riparato si romperà nuovamente... sarà in un altro punto, maledetti oggetti di plastichetta da pochi soldi. Alla prossima.

P.S. la chioccia ha fatto 3 uova. Ripeto: la chioccia ha fatto 3 uova.

mercoledì 9 giugno 2021

Black & Decker FV7201-H1 (battterie ko parte 1)

Sono in piena fase di riparazioni folli ed impossibili, su dei ciòttoli progettati per l'usa e getta, consapevole che il pianeta finirà sommerso dai rifiuti e popolato da unani pigri  e condizionati a lavorare come schiavi per spendere i risparmi in cose inutili. Vabbè. 

Mi ritrovo per le mani questo Floor Vac, dustbuster, aspirabriciole... chiamatelo come 'azzo vi pare, un Black & Decker FV7201-H1. Un motorino con una ventola, alimentato a batterie ed il resto è plastica. Ne ho già riparato uno di diverso in passato, sostituendo le batterie, usato come aspira briciole quando diventa complicato tirar fuori l'ammiraglia degli aspirapolvere, ingombrante come un SUV parcheggiato in doppia fila. Questo modello ha anche il tubo e la spazzola per i pavimenti, alcuni spazzolini e tubi per gli anfratti.... un salto di qualità rispetto a quello che ho e così vorrei provare a ripararlo. Le batterie sono completamente morte ed andrebbero sostituite...


L'idea che avrei sarebbe una conversione al litio... fattibile ma è un periodo di m*rda per il lavoro, per cui preferisco bloccare l'economia ancora per un pò, almeno sino a quando non passeranno gli elicotteri a riversare contanti dal cielo su noi poveracci. Ad ogni modo devo smontare le batterie morte, per cui... cacciaviti e si parte. L'apertura è facilissima. Si tolgono le viti a vista e l'apparecchio di apre. Dentro la sorpresona... il pacco batteria sembra assemblato da un demente genio del male, ingegnere e pure demente. 


Già mi immagino la sua espressione, tutto tronfio come un bambino orgoglioso che mostra alla mamma la sua c*cca (guarda cosa ho fatto!), nel mostrare la disposizione degli elementi, collegati con dei terminali rigidi ed il tutto racchiuso in una confezione plastica trmosaldata...wow... si vede che non c'era soluzione migliore (e poi chiediamoci come mai certi ciòttoli di m*rda costano un occhio). I due terminali di alimentazione sono poi incastrati su due fori rettangolari dotati di 4 arpioni che per toglierli devi bestemmiare come uno scaricatore di porto... non importa, non sono certo queste cose a fermarci. Ora viene il bello... dove trovo delle batterie compatibili con queste, che sono rivestite in cartone e non riportano nessuna sigla o scritta? Compero il ricambio a 45 sterline? (part.102 - BATTERY PACK  7.2VBDE-499694-02.A2499694-02)...52,32 euri?? più spedizione??? ma siamo matti? Ma allora lo fate apposta. 

Allora facciamo due conti... un paio di batterie 18650 8800mAh al litio, ricaricabili, le posso trovare a 4 euro. Ciascuna è da 3,7 volts, per due fanno 7,4 volts, giusto quello che mi serve.

Poi mi serve un regolatore di carica scarica per due elementi... facciamo 5 euro? Esagero... dovrei poi controllare l'alimentatore di carica. Quello in dotazione eroga 10 volts in alternata, quindi devo prevedere un modulo DC/DC converter compatibile con il BMS scelto, oltre ad un ponte raddrizzatore ovviamente... cercherò nel ciarpame accumulato per verificare se trovo qualcosa di compatibile e recuperabile.

In tutto poteri spendere una decina di euro e mi ritroverei per le mani un attrezzo con batterie al litio.... conviene? Appena trovo un finanziatore mi attivo.  Alla prossima.

P.S. Lupo, Capra e cavoli rientrano in silenzio. Ripeto: Lupo, Capra e cavoli rientrano in silenzio.

Aggiornamento del 15.6.2021 : ci sto ancora pensando ... segue parte 2

martedì 8 giugno 2021

Braun toothbrush 4731 - 4728 (Batteria ko)

 Dopo anni ed anni di onorato servizio, lo spazzolino elettrico decide per la sua morte, per vecchiaia.... Grazie, RIP. Il problema? non si accende più, all'improvviso, e sottocarica scalda da matti....mmmm... brutto segno. Forse è la batteria da sostituire o alla peggio un guasto all'elettronica interna. Devo dire che esperienze precedenti mi hanno convinto a lasciar perdere le riparazioni di questi apparecchi. Smontarli è difficile senza rompere qualcosa in quanto sono sigillati per evitare che l'acqua entri all'interno danneggiando l'elettronica. Credo inoltre che sia una precisa politica del costruttore con al seguito una schiera di progettisti ingegneri dementi che si masturbano mentalmente in infinite riunioni dove si entra in dieci e si esce con almeno 20 opinioni diverse. 

Il modello di cui stiamo parlano è un Braun con una scritta sotto allo spazzolino Type 4731, mentre la base di ricarica che mi è stata consegnata a corredo riporta Type 4728... giusto per fare un pò di confusione nelle ricerche. Già perchè dai risultati di Gùgol, usando come parole chiave le due sigle, esce di tutto, compresi i siti furbetti che vorrebbero vendere qualcos'altro di "simile" o più aggiornato. Le foto poi non aiutano molto ad alimentare certezze. 


Ad ogni modo, intuisco che questo modello si apre da sotto, in corrispondenza della base che si va ad infilare nel supporto di ricarica delle batterie. E' un sistema ad induzione, per cui c'è da aspettarsi un avvolgimento, una bobina "secondaria" (come se fosse un trasformatore con avvolgimenti separabili per capirci). Se si osserva attentamente la parte inferiore dello spazzolino, tolti i residui incrostati di dentifricio, si nota una strettissima fessura dove infilare un qualcosa di sottile e robusto che riesca a far leva. Pian piano si insiste e si cerca di sfilare la base di chiusura, stando attenti alla bobina che è attaccata al circuito elettronico solo con due fili sottili... io sono riuscito a staccarne uno (poco male, lo si risalda). 


Aperto il fondo si spinge il perno dove va innestrato lo spazzolino e si fa uscire il corpo interno dal tubo che lo contiene. Poi si separa il meccanismo oscillante dal motorino, quet'ultimo saldato direttamente alla scheda elettronica assieme alla batteria. 

Per rimuovere la batteria basta dissaldare le due linguette. La batteria non ha sigle che possano permettere la ricerca di un ricambio già pronto. In realtà sono due batterie al nickel cadmio ricaricabili, unite assieme in serie dentro una guaina termoretraibile che le tiene assemblate.

Ora... il dilemma... cercare online fra improbabili siti di e-commerce fatti male, dalle descrizioni criptiche, privi di dimensioni e valori, è un incubo e si rischia di acquistare qualcosa di inadatto. Tra l'altro, non so se si possono sostituire le Nikel cadmio NiCd con le nichel-metallo idruro (detto comunemente, ma impropriamente, nichel-metalidrato), abbreviato NiMH (inglese: nickel-metal hydride). Mi sa che mi recherò di persona, alla faccia del rischio contagio, presso un negozio di ricambi, sperando abbiano qualcosa che si può adattare. Sto pensando anche ad una conversione al Litio... purtroppo le 18650 sono un pò più grandi e non entrano nel vano... shit!.

L'obiettivo è una riparazione per far durare lo spazzolino per molti anni ancora, risparmiando non poco. Ad acquistarne uno nuovo, magari il modello di moda all'ultimo grido, glàm e feschion, con tanto di display con le faccine, c'è da spendere un rene (e come si sa, ne ho solo uno dato che ho usato l'altro per pagare l'Agenzia delle Entrate, per cui non me lo posso permettere). A dire il vero, ci sono modelli di spazzolini elettrici con le batterie AA, costano dai 9 ai quindici euri, ma nel lungo periodo credo che alla fine si spenda di più in batterie, credo, non so, tempo fa ne ho acquistato uno e lo uso poco per due ragioni: Lo spazzolino manuale, magari con le testine intercambiabili, è più efficace e costa molto meno. Inoltre può essere usato anche senza corrrente e quest'ultima la paghiamo a caro prezzo, anche ambientale... pensiamoci. Alla prossima.


P.S. La lupa ha finito il latte. Ripeto: La lupa ha finito il latte.  

Aggiornamento 14.6.2021: e me lo dovevo aspettare... stupido, stupido, stupido. Ho optato per la sostituzione delle batterie... stupido, stupido, stupido. Lo spazzolino è morto a causa di un guasto all'elettronica... 3 diodi, un transistor (credo) ed un microchip a 6 terminali... impossibili da sostituire causa mancanza di sigle e datasheet adeguati. I compnenti SMT sono per me un mistero, hanno delle sigle personalizzate e variabili da produttore a produttore, per cui è impossibile cercare, comprare un singolo pezzo e sperare che tutto funzioni... avete vinto voi, per ora. Comunque non demordo, è una questione di orgoglio personale... sto pensando ad una soluzione... vedremo.... qualcuno si vuole disfare del suo con le batterie guaste? 

Aggiornamento del 15.6.2021: un carica batterie al Ni-Cd a corrente costante è facile da progettare con un volgarissimo LM317, ma... occorrono dei componenti smt, c'è poco spazio nel tubo, per cui...

mercoledì 24 febbraio 2021

Quando ero piccolo...

...quando ero piccolo, nell'età in cui si cominciano ad elaborare pensieri articolati e si mette tutto in discussione (autorità compresa) per creare le proprie e personalissime mappe mentali, in circostanze che non mi dilungo a raccontare in dettaglio, ho bevuto una pozione magica. Come risultato straordinario ho ottenuto un potere immenso...  

vedo cose che voi unani non potete vedere

Questo mi conferisce un grande potere che, per dirla come un film della marvel, comporta grandi responsabilità. Le responsabilità però deriva dal mettere il grande potere a disposizione degli altri... ma non è il mio caso.

Vedo cose che voi non potete vedere.... mi hanno chiesto di buttare un vecchio paio di jeans ormai ultra trentenni, pieni di buchi e strappi. Li uso per sistemare il giardino in cambio di un pasto caldo. Mi hanno detto che ormai sono brutti, inguardabili, stappati, sporchi e conferiscono un aspetto trasandato e sciatto. Oibhò, non sapevo che per potare e rinvasare servisse una tenuta fèscion e glàm. Chissenefrega dell'abbigliamento, conta il risultato finale, no?. 

Ma, quei jeans vissuti, vintage, agèe, se potessero parlare... nostalgia a parte, io vedo cose che voi unani non potete vedere. Vedo, in quel paio di pantaloni, della buona stoffa di cotone naturale, del tessuto robusto, delle cuciture strutturalmente integre, dei fori e degli strappi riparabili facilmente. E poi... dentro quei jeans, nonostante la pancetta del vecchietto, ci sto come un pisello nel suo baccello, comodissimo, mi fanno un pacco da super-dotato.... ed ho deciso di riparare e non buttare. 

Mi faccio prestare una macchina da cucire e mi improvviso sartina, che ci vorrà mai? smonto le parti, cuciture a zig-zag per irrobustire i punti un pò lisi e consumati, pezze di stoffa ove manca la trama, irrobustisco i punti di maggiore usura e modifico alcune parti per renderle più congeniali all'uso che devo fare dei pantaloni, Tasche rinforzate per tenerci le forbici, altre tasche per infilarci accessori ed attrezzi da portare con sè quando si sale in alto sulle scale, bottoni e passanti... verrà una meraviglia. Spesa?? solo un rocchetto di filo robusto, un pò di corrente elettrica che arriva dai pannelli solari.... ed alla fine un sonoro vaffanchiulo a certi negozi che per un paio di jeans (anche strappati) ti chiedono anche più di cento euro... vaffanchiulo strozzini di melma, non imparerete mai. Alla prossima. 

 

P.S. il blu è dipinto di blu. Ripeto:  il blu è dipinto di blu.


lunedì 1 febbraio 2021

MEDIACOM MSB-130 cerniere indurite e contenitore rotto (soluzione nerd)

Non è stato per niente facile ma, quando mi intestardisco a fare una cosa, difficilmente demordo. E non mi importa nulla se il solito maligno bollerà questa realizzazione come "cosa da nerd" o da demente pazzoide. Del resto, agli insulti in rete ci sono ormai abituato tanto da averci fatto il callo. Per me le critiche scivolano via come l'acqua su una superficie idrorepellente... sono super idrofobico ed autopulente. 

Del problema delle cerniere indurite che spaccano i contenitori di plastichetta di certi computers mal progettati e spacciati per pochi euro ai tossici unani come prodotti meravigliosi nei negozi di elettronica, ne ho già parlato a lungo. 

Ho descritto anche come riparare le cerniere e renderle operative, elencando i vari metodi ad oggi utilizzati dai riparatori più ingegnosi. Nell'ultimo scritto, avevo paventato una soluzione extrema ratio, nel caso la riparazione precedente non avesse sortito gli effetti desiderati. Già, incollare la plastichetta fragile come carta velina, garantisce risultati deludenti, nonostante se ne usi una quantità industriale. E' come pretendere di usare il burro di noccioline al posto dell'intonaco o lo zucchero caramellato per sostenere il peso di una lavatrice. 

Ed ecco che la mia testardaggine mi suggerisce di creare un rinforzo eterno. Il ragionamento è semplice... se la plastica non tiene e le cerniere sono attaccate alla plastica, è sufficiente sostituire la plastica con un materiale più idoneo ed attaccarci lì le cerniere. Sembra semplice ma non lo è per niente. Una serie di problemi sono di ostacolo, sia che si decida di usare il metallo che il legno:

  • mancano macchinari adatti
  • mancano attrezzi per sagomare i materiali
  • manca una stampante 3D
  • mancano i materiali 
  • mancano i soldi per acquistarli
  • mancano i soldi per acquistare un portatile nuovo

ed allora? ci si arrangia come da italica tradizione e virtù (che solo noi al moooondo sappiamo come). 

Per i materiali si prende quello che si ha sotto mano, accumulato come ciarpame inutile in anni ed anni di recuperi e riutilizzi. Meglio delle tavolette di legno da 1 centimetro, dove le viti possono mordere. Lamiere di alluminio? ok, ma poi bisogna prevedere viti con testa svasata e dadi.

Per i macchinari ci si arrangia, adattando le scelte progettuali in base a quel poco che si ha. Per la manualità, la fantasia, l'ingegno... nessun problema, almeno queste cose ce l'ho... o almeno ho la presunzione di averle, altrimenti...

Allora... andiamo con ordine.

prototipo 1: Ideona... rinforzo i due lati di plastica con dei profili metallici. Ho preso una barretta ad "L" di ottone, l'ho tagliata in 4 pezzi ciascuno a misura del lato del portatile. L'ho incerniata con dei rivetti pensando di incollarla con l'epossidica bi-componente, in modo da dare supporto al coperchio, non senza creare de gli incavi per l'inserimento, ai lati, di chiavette, schedine di memoria, cavo di alimentazione e via dicendo. SOLUZIONE FALLIMENTARE. La sagoma del coperchio è incurvata ed il profilo ad "L" non riesce a prenderla in modo accettabile. Inoltre i rivetti sono in posizione inevitabilmente decentrata rispetto alle cerniere esistenti, rendendo impossibile alla fine aprire il portatile. 

prototipo 2: Ideona... rinforzo il coperchi e la base con dei pannelli incernierati. Non mi scoraggio ed uso due pannelli di legno tenero (pino...orrore!! peraltro già tarlati). Scavo con la fresa un incavo per ospitare coperchio e base, in modo da diminuire il più possibile lo spessore finale. L'idea era quella di creare due "conchiglie" di supporto all'interno delle quali incollare coperchio e base.  SOLUZIONE FALLIMENTARE (che nemmeno merita una foto). I pannelli sono troppo spessi e fresare l'interno a mano seguendo le curvature del contenitore originale è quasi impossibile. Mettere poi delle cerniere da mobili, esterne, non è fattibile, occorrerebbe indurirle in qualche modo per sostenere il peso.

prototipo 3: Ideona... dai che quasi ci siamo. Due pannelli in MDF (recuperati dalla base di un tapis roulant). Elimino completamente la base plastica del portatile. La tastiera è incorporata nella parte superiore della base e mi tocca tenerla così com'è, dato che alloggia anche batteria, mother board, altoparlanti, antenne, touchpad, ecc.... Lo schermo...preferisco tenere il coperchio originale (l'LCD è fragile). Il contenitore della base lo modifico per bene, aprendo dove serve e ci pratico dei fori per fissarlo, da sopra, al pannello di MDF con delle viti autofilettanti. Le cerniere le stacco del tutto dal contenitore originale e le attacco ai due pannelli di MDF...all'interno... ma qui sorge un problema. Occorre posizionarle il più possibile dov'erano originariamente. Questo per evitare che i due nuovi coperchi si allontanino troppo all'apertura, rischiando di tirare eccessivamente il cavo dello schermo LCD. Bisogna quindi andare per tentativi, misure, aggiustamenti, montaggi e smontaggi, praticando i fori solo a posizionamento terminato. 

Poi occorre costruire dei distanziali che posizionino il coperchio alla distanza esatta pari allo spessore del portatile chiuso, badando bene che alla chiusura la testa delle nuove viti non vada a cozzare contro la plastica o peggio contro lo schermo LCD. Per i distanziali è sufficiente tagliare un tubicino di alluminio da pochi millimetri a misura giusta... misura giusta... richiede tanti tentativi ed un mini tagliatubi, altrimenti diventa troppo difficile (e non pensiamo di comperare delle rondelle che bisogna comperare sempre la confezione da cento destinate ad arrugginire nel cassetto). 

Poi occorre fare dei buchi dove si può, senza interferire con i circuiti, i cavetti e le basette elettroniche interne. Si praticano i fori da dentro, poi si ribalta la tastiera e si riportano i fori sull'MDF, usando delle mini viti di recupero autofilettanti, et voilà. SUCCESSO!! alla fine, a forza di smadonnamenti in aramaico, i due pannelli si chiudono, proteggendo schermo, tastiera, batteria e mother board come mai prima. Sono certo che con questa soluzione, se il portatile cade a terra non si fa nulla. Certo ci sono dei margini di miglioramento (moltissimi) ma con quello che ho, questo è quello che sono riuscito a fare nei ritagli di tempo.

Ora, tocca ai dettagli da curare a tempo morto. Per prima cosa vorrei smontare nuovamente il tutto e smussare un pò gli spigoli, per dare una forma finale più affusolata ed esteticamente più accettabile, specie dopo un eventuale riverniciata. Non sarebbe male trovare il modo di creare un bordo tutto attorno per nascondere l'evidente accoppiamento plastica/legno ma è solo un problema estetico. Sto anche cercando un vinile adesivo, effetto fibra di carbonio, ma non so dove recuperarlo senza doverlo acquistare. Vabbè, tanto con questo portatile mica ci devo andare in giro a clienti. Alla fin fine, mi basta che si apra e chiuda e soprattutto che lo schermo LCD resti in posizione aperta quando ci lavoro.

Ad ogni modo, intervenire all'interno per eventuali riparazioni, sostituzioni od installazione di un unità SSD è facilissimo, basta svitare 4 viti e ribaltare la tastiera che verrà su assieme a batteria e mother board. Meglio di prima sicuramente. Nello smontaggio mi sono perso una calamitina che serviva a tenere chiuso le due valve... spero che le tre rimanenti riescano a garantire una buona attrazione. 

Ed ora la domandona finale dell'unano invidioso: maaa... valeva la pena di perdere tempo su questo ciòttolo immondo? per di più con winzozz 10!!? il fatto è che vorrei utilizzarlo per un applicazione dedicata, che purtroppo richiede un software che su linux non esiste proprio, nemmeno ad emularlo con wine, per cui... tocca tenerlo. Del resto ci ho speso dei soldi per recuperarlo e la regola aurea impone: niente sprechi! Lo sciopero della spesa fa il resto. Alla prossima. 

P.S. l'ontano le foglie cadono. Ripeto: l'ontano le foglie cadono.


martedì 17 novembre 2020

Rowenta RS 110 aspirapolvere

RIP, un aspirapolvere passato a miglior vita non è mai una buona notizia, specialmente quando... ma andiamo con ordine. In casa c'è sempre bisogno di fare le pulizie, è inevitabile. La frequenza con cui le si fanno dipende dallo scrupolo di chi ci abita e dalle abitudini consolidate nel tempo. Chi è abituato ad abitare in campagna, con la cucina che si affaccia direttamente sull'aia dove razzolano le galline, il concetto di "sporco" è diverso di quello che potrebbe avere una bionda svampita, particolarmente attenta ai suoi capèlli, che vive nel nuovo quartiere di Milano dove tutto è glàm e l'appartamento arredato in bianco sembra l'ambulatorio di un chirurgo estetico. In ogni caso, è buona e sana abitudine, tutte le mattine, aspirare la polvere che nella notte si è depositata ovunque. C'è chi, armato di buone intenzioni, acquista l'ultimo modello della Dyson, (800 euri di salasso senza filo) o chi invece incarica una rumena, rifilandole un vecchio aspirapolvere a filo con sacchetto.... quello c'è, arrangiati come meglio credi. I "problemi" degli aspirapolvere a filo e sacchetto sono ormai noti, il filo è scomodo, il sacchetto non filtra le polveri sottili  (che danneggiano i capèlli delle bionde svampite) ecc.ecc... ci sono però alcuni vantaggi, ovvero non occorre smettere ogni 20 minuti per ricaricare o cambiare la batteria quando si effettuano le cosidette "pulizie a fondo", con l'apirapolvere in funzione per ore. 

C'è però un problema che i progettisti non hanno mai considerato, sapendo che le bionde svampite non useranno MAI un aspirapolvere che danneggia i loro capèlli. Un uso maldestro ed ignorante, può causare l'utilizzo protratto nel tempo dell'elettrodomestico anche con il sacchetto strapieno. Il sacchetto strapieno da anni, col tempo, si rompe e parte del contenuto va ad intasare anche la griglia di aspirazione che sta prima della turbina aspirante, otturandola del tutto. Qualsiasi aspirapolvere è in grado di funzionare ininterrottamente, anche con il sacchetto pieno, senza particolari problemi. L'aria entrerà non più dal tubo di aspirazione ma da altre fessure che nessuna guarnizione del vano sacchetto è in grado di tenere.  Ma se si ottura anche la griglia di aspirazione, il motore va su di giri e scalda. In queste condizioni viene logico pensare.... maaaa... non ti accorgi facendo le pulizie che non stai aspirando nulla? No, pare che le rumene delle pulizie abbiano questa particolarità, passano la spazzola avanti ed indietro ma non si preoccupano del resto. Aggiungiamo inoltre un altro comportamento non previsto: le rumene cambiano il sacchetto ma non vedono l'intasamento della griglia di aspirazione, nonostante il vano che alloggia il sacchetto di carta sia pieno di detriti. Non si chiedono perchè, se sia normale che la polvere sia sparsa nel vano sacchetto, fuori del sacchetto. Ma non finisce qui... l'aspirapolvere viene usato anche per aspirare calcinacci, residui di malta, sassi da giardino, graffette e punti metallici, crocchette umide del cane e del gatto, ecc... del resto nessuno ha mai sentito parlare di un aspira crocchette o di un aspira sassi, per cui un aspiraPOLVERE deve poter fare anche quelle cose. Pensiamo che sia finita qui?? Certo che no. Pare che sia abitudine abbandonare l'aspirapolvere acceso, per ore e ore, in funzione ed incustodito, mentre ci si accinge a fare altre cose (il perchè è facilmente intuibile dai). 

Con la concomitanza di tutti questi fattori è inevitabile ritrovarsi con una stanza invasa dal tipico fumo azzurrino e puzzolente che deriva dalla bruciatura dell'isolante che ricopre i fili elettrici e l'interruttore generale saltato... la cosa buffa è che quando si interviene, ci si sente dire... il fumo usciva dalla prolunga, è da sostituire. Ciò insegna una cosa ai riparatori...  

mai credere alla descrizione della manifestazione dei guasti quando a raccontarli è un utonto

Risultato? il motore è bruciato, completamente fuso, le parti in plastica deformate, le parti in gomma ridotte a ceramica friabile... riparare? magari anche si, ma... l'apparecchio è talmente vintage che non si trovano i ricambi, occorrerebbe ricostruire a mano alcune parti, rifare gli alloggiamenti, ricostruire i porta spazzole, riavvolgere lo statore ed il rotore, ricostruire il collettore... fattibile ma veramente dispendioso, forse troppo anche per chi, maniaco del recupero come me, vorrebbe salvare il pianeta e boicottare le discariche. Da una ricerca in rete, il motore specifico per questo modello non si trova. Tutti i centri ricambi contattati on-line rispondono laconicamente: "parte non disponibile". Solo un centro assistenza risponde invece: "parte non disponibile ma se viene qui col pezzo vediamo se troviamo qualcosa di adattbile" (ed è il centro assistenza mio preferito). 

Per mettere una pietra tombale definitiva alla questione, la proprietaria decide di comprare qualcosa di nuovo e buttare il vecchio. Quindi preferisce spendere più di 800 euro al posto di 40 euro per un motore di ricambio... cosa mai sarà scattato nel cervello di quella vecchia signora? effetto marketing?  consumismo ormai diventato la normalità? risultato della pubblicità martellante ed invasiva? boh. Spiace inoltre che l'utente abbia deciso di cambiare marca, a mio parere senza motivo. L'aspirapolvere ha fatto il proprio dovere per più di trent'anni, non ha mai dato problemi, è facile da riparare e da smontare, non riciede particolari manutenzioni o accorgimenti d'uso (come molti elettrodomestici di una volta) e devo dire che la marca non gode di cativa fama... perchè cambiare marca? boh.  Aspirapolvere... RIP. Alla prossima.

Un cervo non fa primavera. Ripeto: Un cervo non fa primavera.

domenica 8 novembre 2020

Cuscino anti decubito per disabili ROHO mod NS1616C (riparazione)

Il motivo per cui al mondo esistono milioni di DIYers, ovvero persone che si arrangiano a costruire da sè qualsiasi cosa costruibile, è dovuto a molti fattori.

Fra questi esiste una specie di specializzazione, quella dei riparatori, i quali sono spesso costretti a costruirsi le parti di ricambio. Mi sento di dire che appartengo ad entrambi, DIYer per riparare e me la cavo per niente male.

I fattori per cui i riparatori sono indirizzati ad arrangiarsi possono essere ad esempio:

  • Politiche commerciali deprecabili praticate da produttori diversamente etici
  • Fallimento del produttore
  • Produttore mordi e fuggi (es: oggi produco computers, domani carta igienica, a seconda dell'andamento dei profitti monitorati mensilmente)
  • Produzione di oggetti "a scatola chiusa" (impossibili da aprire senza romperli)
  • oggetti progettati volutamente fragili, destinati all'usa (poco) e getta (spesso)
  • Adozione di scelte commerrciali volte più al consumismo a scapito della riparazione
  • Assenza totale di minuterie come parti di ricambio fornite dal produttore e concomitante assenza dell'usato

L'elenco potrebe comprendere altre motivazioni ma, in generale, si nota un sempre più orientamento a complicare le cose e mantenere il monopolio delle cose prodotte e vendute. Sembra che aggiustare e riparare sia diventata un attività sovversiva, quasi rivoluzionaria. Effetti del consumismo agevolato dal marketing ed amplificato da menti diversamente intelligenti. 

Un esempio pratico? Per un periodo ho avuto la necessità (già documentata) di spostarmi con la sedia a rotelle che ho poi per disgrazia dovuto passarla ad un falmiliare bisognoso. Nel sedile, c'è una specie di cuscino gonfiabile a bolle d'aria (anti decubito o posturale). Purtroppo la valvola di gonfiaggio perde aria. Ho verificato fosse proprio la valvola, escludendo forature alla gomma, immergendo il cuscino in una bacinella d'acqua e verificando ove fosse la perdita. La valvola non chiude bene e fa le bolle. Allora decido di telefonare ad un negozio di articoli sanitari di zona, ove mi ero già rivolto per sostituire i copertoni e le camere d'aria delle ruote (90 euro!!!) per chiedere se fosse disponibile una valvola, un pezzettino di metallo del valore di 2 - 4 euro. Per la sostituzione mi sarei arrangiato ovviamente, basta infilarlo manualmente a pressione nel tubicino di gomma che esce dal cuscino. 

Il ragazzo del laboratorio, viste le foto che avevo allegato con tanto di marca, modello, numero seriale e nome del produttore, mi richiama con la lieta novella: "occorre spedire il prodotto al produttore che lo guarderà, deciderà cosa farci e valuterà se è riparabile, la valvola non viene fornita come ricambio"... resto quasi senza parole. Per una stupidaggine del genere occorre veramente mandare in assistenza il cuscino? e nel frattempo, un disabile vero, dove si siede? e soprattutto come?? Occorre sapere che un cuscino come quelli costa da 300 a 700 euro ed oltre!! (maledetti approfittatori delle disgrazie altrui!) ed io dovrei accollarmi anche le spese del corriere per farlo vedere ad un "ingegnère" che dopo aver studiato ed essendo lui Dottore decide il da farsi? scherziamo davvero?. 

Chiudo la telefonata con i ringraziamenti di rito, per la cortesia dimostrata dal negoziante e per essersi attivato. Ed allora?

  1. Scendo nel mio hack-bunker blindato dove eseguo le riparazioni, 
  2. cerco i copertoni e le camere d'aria sostituite (sì non le avevo buttate e nemmeno lasciate al negozio di riparazioni, sono mie e me le tengo io per farci quello che mi pare, altro che rifiuti speciali). 
  3. Taglio la valvola di gonfiaggio dalla camera d'aria, 
  4. col tornio smusso la parte finale sporgente, 
  5. infilo la valvola nel tubicino del cuscino, 
  6. gonfio il cuscino e rimetto il tappino di plastica. 

Prova bacinella superata, cuscino riparato, tiè produttore avido di m*rda!! Vaffanchiulo a te ed al tuo fatturato di giada! Che tu possa strafallire per sempre senza possibilità di riprenderti, e vaffanchiulo ai tuoi ignari azionisti col suv e con gli abiti griffati, che dio vi strafulmini, ANATEMA e FATWA forever! Alla prossima. 

P.S. le crocchette del gatto sono finite. Ripeto: le crocchette del gatto sono finite.

venerdì 16 ottobre 2020

FixPoint Ep5 soldering station (diagnostica)

FixPoint Ep5 soldering station
In attesa arrivino i componenti per la riparazione dell'alimentatore nel precedente promemoria, decido di dare un occhiata al saldatore regolabile FixPoint Ep5, preso tanti anni fa al volo in un negozietto di elettronica. Ha un problema. Riscalda per bene, si sentono i beep beep quando si regola la temperatura ma il display è completamente morto, spento, non funziona, per cui non si sa a che temperatura è impostata la punta (ed è un problema per chi deve lavorarci anche a livello hobbistico).

FixPoint Ep5 soldering station

Si tolgono i 4 tappini dal fondo per scoprire le 4 viti torx che fissano il coperchio alla base. Dentro un semplice circuito a microprocessore, basato su un Atmel AT89C2051-24SU. Il funzionamento è abbastanza semplice ed intuitivo. Un trasformatore fornisce 24 e 15 volts AC. Un diodo smt M7 (1N4007) raddrizza a semionda i 15 volts AC e li spara dentro un regolatore a 5 volts un 7805. L'uscita a 5V è per alimentare il processore e tutti gli altri componenti che non hanno a che vedere con l'elemento riscaldante. Quest'ultimo è alimentato a 24Volts AC attraverso un triac BT136 il cui gate è collegato al processore. Due fili, che provengono dalla punta dello stagnatore, sono il termistore per "misurare" la temperatura (una resistenza PTC) e avvisare il processore attraverso un paio di integrati (presumo dei comparatori operazionali). Alcune uscite del processore vanno dentro una goccia di "cemento" nero le cui uscite vanno direttamente collegate al pannello LCD. Ecco. LCD bare glass senza sigle, senza indicazioni... una bestia nera non documentata...in rete non si trova nulla che possa aiutare come testarlo (o forse si).

Testo i componenti e funzionano tutti. L'unico componente che non ne vuole sapere è l'LCd che non si illumina nemmeno. Presumo sia guasto il circuito cementato, non ho altre spiegazioni, ma è impossibile da sostituire, per cui devo buttare il tutto e scegliere un altra marca di stazione saldante regolata (dato che il ricambio sembra proprio non esistere nel vostro pianeta). 

FixPoint Ep5 soldering station

Per ora, sto pensando seriamente di togliere il circuito e l'lcd (e tenere il resto), sostituendolo con una soluzione alternativa, magari con un arduino ed un pannello O-led. Ho già visto qualcosa in rete, da adattare ai valori di questo saldatore. A freddo (temperatura ambiente) il temistore misura 2 ohm, presumo sia una specie di PTC la cui resistenza aumenta con l'aumentare della temperatura (farò dei test). La sfida sarà ricreare la corrispondenza resistenza/temperatura con delle prove pratiche. Per riscaldare la punta, credo sia sufficiente un controllo del tipo on-off, con un PID che confronti la temperatura impostata con quella raggiunta (così recupero il triac). Non è impossibile, serve solo un pò di tempo, studio e voglia. L'unico problema è la scelta del display... non ho nulla di recupero per le mani e mettere quelli a 7 segmenti mi pare un pò troppo retrò, vorrei fare una cosa figa. Anche adattare i nuovi componenti sarà interessante, vedremo. Alla prossima.

Aggiornamento del 20.10.2020

sto cercando di ricostruire lo schema elettronico della basetta con Kikad, con calma, a tempo perso. 

P.S. La rana non esce dallo stagno. Ripeto: La rana non esce dallo stagno.

giovedì 15 ottobre 2020

Chicony CPB09-007A (diagnostica e riparazione)

Chicony CPB09-007A
In attesa di farmi venire in mente come individuare il componente guasto nel tablet descritto nel post precedente, decido di fare un pò di spazio sulla scrivania e tentare di riparare uno switching. Qualche post fa, ho descritto il blackout del laboratorio e l'individuazione del PC che faceva scattare l'interruttore generale. L'alimentatore (sì, era lui il colpevole vostro onore) da allora è rimasto in attesa mi venisse voglia (e tempo) di aprirlo e capire cosa mai ci fosse che non funziona. Uno switching cinese, Chicony modello CPB09-007A da 19 volts 6,84A 130 watt (perfetto eventualmente come alimentatore da banco per testare i portatili in riparazione).

Chicony CPB09-007A
Apro il case alla ricerca visiva di componenti sfiammati, segni di bruciatura o altro di anomalo: nulla, tutto a posto. Inizio subito col tester in diode mode. Di solito il colpevole è nella parte di ingresso, il ponte raddrizzatore, i soppressori, il fusibile, qualche condensatore di filtro...misuro un corto fra + e - parto dall'ingresso e mi addentro cautamente nella giungla di componenti... stacco uno ad uno i sospettati, controllo se il corto c'è ancora, e li testo... tutti a posto ma il corto c'è ancora. Proseguo. Vado verso la parte di switching, dove di solito ci sono i mosfet ed i diodi di potenza... qui trovo due componenti in corto. Un diodo BYV29x-600 della NXP da 500volts 9 ampère (che il tester me lo classifica come resistenza da 1,98 ohm) ed un mosfet 11N65C3 da 650 volts 11Ampère... vanno sostituiti senza indugio.

Chicony CPB09-007A
Dopo lunga ed accurata ricerca di un pezzo compatibile dal mucchio di componenti di recupero, non trovo nulla di adatto e mi toccca ordinare. Minimo 5 pezzi per ciascuno, più spese spedizione... 17 euri!!... ordine online dato che il negozietto di componenti vicino a casa ha chiuso i battenti e comunque non ho la macchina per andare presso un altro negozio...(l'e-commerce non conviene con certi commercianti approfittatori)... e così il miraggio di riparare a costo zero se ne va in fumo, assieme al budget del mese. Devo ora pensare cosa togliermi di bocca quando tenterò di fare la spesa, con il magone che forse la sostituzione di questi due componenti non sarà sufficiente a riportare in vita l'alimentatore. Si certo, per risparmiare avrei potuto ordinare dai cinesi a condizioni più vantaggiose, ma di stare due mesi con l'alimentatore sbudellato sul tavolo del laboratorio già ingombro di suo... proprio no. E poi, mi chiedo ancora: riparare l'alimentatore di un vecchio biprocessore (Dell Vostro 320 all-in-one) ma ne vale la pena?Forse sì, è una questione di orgoglio personale e di cercare la soddisfazione e l'autostima che dà tanta sicurezza nelle relazioni "social" (ormai azzerate dal covid19). Boh, smetto di farmi domande stupide ed inutili e proseguo.

Ora attendo il corriere, BRT, quello famoso per il lancio dei pacchi in giardino senza nemmeno suonare il campanello, quello specializzato nella consegna di avvisi di mancato recapito senza nemmeno provarci, quello con la responsabile di filiale di zona scorbutica e maleducata che tratta male i clienti che le pagano un immeritato stipendio... incrocio le dita e mi tocca solo sperare vada tutto bene. Alla prossima.

Aggiornamento del 20.10.2020

ho trovato un altro componente guasto, uno dei due BH30100G dello stadio finale, Switch‐mode Power Rectifier 100 V, 30 A. In pratica due diodi FAST con il catodo in comune ed altri 17 euri che mi tocca prenderne 10!! Spero che il BANG!! con a corredo la scintilla di ordinanza al collaudo non abbia danneggiato altri componenti che, per sicurezza, ho nuovamente rimosso e controllato (tutto ok per fortuna). Se sostituendo questo doppio diodo l'alimentatore ancora non va, allora una delle cause potrebbe risiedere nei microscopici componenti SMT dell'elettronica di controllo dello switching (ad un analisi visiva sembrano a posto). In al caso, mi arrendo perchè non posso sostituire i componenti a casaccio senza saperne il valore (non misurabile se guasto). Vedremo di inventarci qualcosa. 

Aggiornamento del 30.10.2020

OK, 1 a 0 ha vinto lui. Mi pare di rilevare che il problema risiede nei trasformatori. Non potendo sostituirli (a meno di non avere una donor board) lascio perdere. Vorrei però offrire la possibilità di riparare a qualcun'altro, sicuramente più abile di me. Metto a disposizione in un kit di riparazione tutti i componenti sani, testati uno ad uno che ho dissaldato, confezionato ed etichettato. Per tentare di riparare questo alimentatore ho dovuto ordinare i componenti già elencati, in due spedizioni, costretto poi a prendere 10 mosfet quando in realtà me ne serviva solo uno. Risultato? ho speso in tutto 34 euro!! e mi ritrovo con un alimentatore guasto e dei componenti nuovi che chissà mai quando riuscirò ad utilizzarli. Il kit lo vendo  solo per recuperare in parte il mio fallimento e dare ad altri la possibilità d farcela se accetteranno la sfida e, perchè no, far bella figura gratificando il proprio ego. In bocca al lupo. 

P.S. la tenda di damasco è garrula. Ripeto: la tenda di damasco è garrula.

mercoledì 7 ottobre 2020

Alldocube iWork10 pro mod i15-TD (diagnostica)

Alldocube iWork10 pro mod i15-TD
Sembra che sono il primo al mondo ad avere per le mani un pc-tablet Alldocube iWork10 pro guasto. I sintomi? sembra completamente morto, non si accende, la spia di carica non si accende collegando il cavo usb C. 

Mi sono messo in testa di giocarci un pò, con la speranza di ripararlo ed utilizzarlo, dato che mi servirebbe averlo funzionante... ma posso vivere le stesso anche senza. Del resto è un quad core e dovrebbe tenere bene anche winzozz10, anche se non capisco come si possa vendere oggi un tablet che nel dual boot ha Android 5! Certo è che, al momento, in rete non si trova nulla che fornisca indicazioni su come ripararlo, nemmeno la foto del PCB, del processore, nemmeno suggerimenti, nulla, manco i ricambi o il service manual con lo schema (ma forse per lo schema chiedo troppo). Forse sono il primo sfigato che se lo trova per le mani. Provo inoltre a scrivere ad un paio di centri assistenza e riparazione smartphone di zona e ricevo una mancata risposta ed un laconico "Preventivo non possibile" a fronte di almeno altre 4 domande di approfondimento per conoscere meglio l'attività... meglio stare alla larga da certi peracottari, specie se a fronte di feedback e recensioni negative reagiscono insultando chi le ha formulate con tanto di nome e cognome. 

L'assenza di informazioni e precedenti  può avere solo due significati: 

1) il modello non ha avuto una grande diffusione sul mercato

2) il modello è talmente "robusto" che non si guasta praticamente mai

Potrebbe essere anche che, in caso di guasto, il proprietario preferisca traslarlo direttamente nel bidone del RAEE all'ecocentro più vicino, dato che ad oggi manco i pezzi usati si trovano in giro. 

Ad ogni modo voglio tentare lo stesso, incoraggiato dalla miriade di filmati più o meno pubblicitari su iutube, che dimostrano come sia possibile riparare i computers portatili, smartphones e tablet anche in assenza di schema elettrico. Si, pare che si può.... a patto di avere:

  • anni di esperienza nel campo dell'elettronica
  • un attrezzatura che manco la nasa ce l'ha
  • un magazzino con altre parti di ricambio simili per recuperare i componenti smd

A dire il vero mi mancano tutti e tre gli elementi base. L'esperienza ce l'ho ma non su questi tipi di device. La passione non manca e nemmeno la volontà unita ad un pò di tempo libero. Diciamo che sfrutterò l'occasione per divertirmi o per colmare alcune lacune formative che inevitabilmente ognuno di noi ha. 

Come principi generali potrei procedere con le seguenti modalità:

  • ispezione visiva per individuare ecentuali componenti "bruciati"
  • misurazione di componenti in corto con la massa
  • ispezione per componenti che si surriscaldano
  • iniezione di tensione e corrente nei punti per evidenziare componenti surriscaldati
  • ricerca e studio dei datasheet (quando si trovano) per comprendere il funzionamento dei circuiti e rilevare difformità di comportamento
  • romprere i c*glioni nei vari forum pregando insistentemente e piagnucolando per un aiuto o per la pappa pronta (tipo "sostituisci il condensatore C15")

In linea generale mi è sembrato di capire che quelli elencati sono i metodi adottati (a parte l'ultimo che non è certo da me). Nel diagnosticare un circuito elettronico ci si imbatte spesso con alcune problematiche:

  • i componenti sono microscopici
  • i puntali di misurazione sono troppo grossi
  • i punti di misurazione sono inaccessibili (tipo i BGA)
  • non si trova da dove parte e dove finisce la pista essendo i PCB in multilayer. 
  • alcuni componenti hanno sigle misteriose o forme o colori strani e non si capisce a cosa servano e nemmeno cosa sono.

Ecco, ora sono più motivato a proseguire. Al momento ho individuato

  • il bios - una memoria 25Q64FWSIG
  • il pmic AXP288C Power Management IC che gestisce le alimentazioni
  • il codec audio - ALC5651

Nel procedere a misurare le tensioni credo che inizierò a sconnettere i tre fili della batteria interna e misurare la tensione sul PCB, così da capire se il PMIC tenta in qualche modo di caricarla. Misuro altresì se il BIOS è alimentato in queste condizioni. Segue aggiornamento....

P.S. la merla è tornata. Ripeto: la merla è  tornata

venerdì 18 settembre 2020

SAMSUNG PS42A418C4DXXC teardown

Un occasione "social" ed un televisore al palsma da 40 pollici entra nel laboratorio per vedere cosa si può fare per evitarne la morte definitiva. A dire il vero ero più incuriosito di vedere cosa c'è dentro che tentare di ripararlo. Già, il televisore è stato dismesso dal proprietario per passare ad una tecnologia più performante. Ci si è accorti (a proprie spese) che la tecnologia al plasma presenta dei contro che sono stati risolti con i più recenti schermi a Led ed Oled. Alti consumi, durata limitata, guasti improvvisi (bande nere verticali sono le più frequenti), peso eccessivo (tanto di richiedere due persone per trasportarli) e via dicendo. La tecnologia al plasma usa gas neon e xenon più il fosforo, intrappolati dentro delle "celle" fra due lastre di vetro... un problema smaltirli in sicurezza.

Speravo comunque di poterlo riutilizzare, come monitor secondario, ma vista la risoluzione ho preferito desistere. Lascio immaginare a 1024x768 pixel su 40 pollici quale possa essere il risultato. Ad ogni modo la curiosità di vedere l'interno ha preso il sopravvento. All'interno trovo una quantità industriale di viti e sbarre di ferro per tenere rigido il pannellone di vetro, che alla fine il peso è davvero troppo anche per me. All'interno una minuscola mother board, tre sezioni di alimentazione (una principale e due per le griglie degli elettrodi "embeddati" nel vetro, un buffer per la griglia verticale e la piastra per ingressi ed uscite. Confesso che ho provato a vedere se riuscivo a risolvere il classico problema della banda nera verticale, ma temo di aver combinato un pasticcio, riducendo il tutto in due bande verticali lampeggianti ed il resto desolatamente al buio. Dai, almeno ci ho provato. 

Ed ora? per smaltirlo? Le due lastre di vetro sono incollate fra loro ed il tutto fissato su una piastra di metallo (che serve anche come dissipatore presumo), impossibile separarle senza rompere qualcosa... mi sa che dovrò portarlo all'ecocentro di zona. Ovviamente niente led di retroilluminazione in quanto la tecnologia al plasma non ne fa uso (i pixel si "accendono" col gas eccitato che fa illuminare il fosforo). Il resto sono plastica e metallo facilmente smaltibili. Per l'elettronica ci sono dei componenti interessanti: un paio di relè, condensatori, fusibili, resistenze, dissipatori, mosfet e diodi di potenza, connettori flat, sensore infrarosso, pulsanti e due altoparlanti che non so che farmene. La logic board sarà oggetto di studio approfondito per esercitarmi con l'uso della porta JTAG. Ah, provo a vendere qualche componente per recuperare pochi spiccioli, necessari in questo momento come un goccio d'acqua nel deserto.  Alla prossima.

P.S. lo zio arriva dopo cena. Ripeto: lo zio arriva dopo cena.

sabato 15 agosto 2020

DCG ventilatore nuova base

Eddai, non c'è la facevo più. Un ventilatore con una base in lamierino sottile come una pellicola, che appena ci inciampi inevitabilmente si piega e non torna al suo posto, che dondola anche alla minima velocità e per giunta fatica a partire, che bisogna soffiare forte sulle pale per avviare la rotazione. Proprio no, è tempo di una soluzione al volo. Come riparare il perno del motore indurito dall'usura ne ho già parlato. Ora tocca alla base. Bastano due assi di legno. Le si incastrano a croce praticando un semplice incavo e ci si fissa l'asta di supporto. Semplice dai, solo 5 viti. Alla prossima.




P.S. il vento tira da Est. Ripeto: il vento tira da Est.

venerdì 7 agosto 2020

OMRON HN-283-E 7 anni di guai

I 7 anni di guai valgono solo per gli specchi rotti? spero di si. Mi giro con la sedia a rotelle per prendere non ricordo ora cosa e sento un tonfo, un crack ed una pioggia di schegge impazzite si disperde sul pavimento. Mi giro e trovo il morto steso a terra....nooooooooooooo. Inavvertitamente ho fatto cadere la mia bilancia pesapersone (OMRON HN-283-E o HN283), recuperata da un interrotto lancio all'ecocentro nel bidone del RAEE. Povca Tvoia Povca puttana!!! per dirla alla Guzzanti che imitava Tremonti. Lo sapevo che prima o poi avrei rotto qualcosa nel muovermi da handicappato! complice anche lo spazio angusto nel quale sono costretto a muovermi e nel quale ho ammassato l'indispensabile per sopravvivere (che a ben vedere non basta mai)

Il cristallo temprato è andato in un miliardo di pezzi, che troverò negli anni futuri nei posti più impensati durante i periodici cicli di pulizia a fondo. Ecco. Un altro oggetto da mettere nel mucchio delle cose da riparare. Non dovrebbe essere difficile, penso, trovare un cristallo temprato, dello spessore adatto, tagliato a misura, che stia a contatto con i sensori... credo... al limite la smonto per bene e cerco di individuare i componenti che mi potrebbero servire in futuro.  Nel frattempo, posso recuperare la bilancia analogica... quella puoi lanciarla anche dal terzo piano e stai sicuro che funzionerà in eterno.... maledetta tecnologia digitale! Alla prossima.

P.S. Il fosso è secco. Ripeto: Il fosso è secco.

martedì 4 agosto 2020

Mediacom M-SB130 cerniere ko

Dai, non dite che non vi avevo avvisati. Dopo una prima "riparazione" presso un centro assistenza, selezionato dopo averne girato almeno altri 4 (tutti bocciati, maledetti peracottari incapaci), dopo aver usato questo ciòttolo, da due anni ad oggi solo 4 o 5 volte, dopo essermi accorto che il microfono non funziona nonostante la sostituzione della mother board che non si riusciva a far funzionare a dovere (si accendeva ma per far apparire la schermata occorreva chiudere il coperchio, aprirlo, attendere lo standby, richiudere e riaprire), dopo queste "piccole magagne" ecco la sorpresa: le cerinere indurite. Aprendo il coperchio, la plastichetta di m*rda con cui sono costruiti, sottilissima, fragilissima...crack!!! si rompe inevitabilmente nei punti critici e gli inserti in ottone dove "mordono" le viti, saltano via come niente fosse.
Ecco, uno "smartbook" (smart per modo di dire) praticamente nuovo, usato davvero pochissimo (un paio di volte all'anno solo per aggiornarlo), si rompe. Vale la pena di portarlo in assistenza again? NO! stavolta no. Rischio di vedermi consegnare un preventivo per sostituire le cerniere, il coperchio, il guscio inferiore (ammesso siano tutte parti di ricambio per cui è prevista la sostituzione), ad una cifra assurda a cui aggiungere almeno 80  euri di "diritto di chiamata"...oppure di sentire il solito mantra "...conviene buttarlo..." conviene a te, deficicente!... andatevene affanchiulo!.
Allora? lo sbudello e vendo le parti sperando che qualche vittima decida di tenerselo e ripararlo? Probabilità stimata di trovare un soggetto disponibile: 0,001% Boh... forse, vedremo. Intanto prevale la mia innata e mai soddisfatta voglia di aggiustare l'aggiustabile, casi disperati compresi. Di buttarlo, no, direi di no, anche se mi verrebbe davvero voglia di un atto liberatorio, tipo il lancio dal terrazzo del decimo piano con tanto di filmato virale. Così decido di smontarlo con a corollario le giustificabilissime bestemmie in una lingua sconosciuta. Già perchè, oltre ai materiali, anche l'assemblaggio è una vera m*rda.
Per togliere le cerniere occorre togliere il bezel frontale tenuto da 4 viti microscopiche (che non si sa come facciano a tenere) nascoste da dei micro gommini adesivi da far saltare con una lametta (e scordatevi di rimetterli).
Poi occorre togliere la parte inferiore (la base) facendo attenzione che le viti non sono tutte uguali, le 4 davanti sono più corte. Poi occorre scollegare la batteria e poi il connettore dello schermo lcd. Poi le 4 viti che tengono le cerniere sulla base e solo così si riesce a togliere il bezel frontale (la cornicetta nera che copre i bordi dello schermo).
Così si nota che la cerniera sinistra è saltata, mangiucchiando le sedi degli inserti in ottone. La cerniera destra invece è "molle", segno che stava per saltare anche lei. Le cerniere sono durissime da muovere a mano... che faccio..., le lubrifico con lo svitol?? Ne cerco un paio di usate? A 9/10 euro l'una non ne vale la pena... svitol/WD40 e vediamo che succede. Ma come le fisso alla base dato che le sedi per le vitine sono praticamente andate??
Ci sono tre scuole di pensiero (principalmente)
  • Termocolla
  • Bicarbonato di sodio e colla istantanea cianoacrilica
  • Epossidica bicomponente (metallo liquido)
Un altra, molto steampunk, prevede l'installazione di cerniere esterne, quelle da portelline dei mobili... in casi estremi, estremi rimedi ma per ora non siamo così disperati.
Tutte le "soluzioni" indicate hanno dei pro e contro. In comune la difficoltà di mettere la colla solo dove si vorrebbe (e sperare tenga a lungo). La soluzione con il bicarbonato pare funzionare, ma è un tipo di incollaggio molto rigido (come l'epossidica). Al contrario la termocolla mantiene una certa flessibilità in grado di assorbire gli sforzi ed evitare che la plastichetta si rompa in altri punti meno rigidi della colla dura.
Io?? Termocolla, è una soluzione che mi pare sensata (al limite combinata con le altre ma si deve valutare caso per caso).
Con un getto di aria calda si cola la colla termica nelle sedi e si cerca di affogare la cerniera in modo che risulti ben salda nella sua sede, al suo posto, che la tolleranza di montaggio è davvero minima. Si può far colare la termocolla dove c'è spazio anche per allargare la base di fissaggio ed irrobustire l'assemblaggio. L'ho già fatto in altri portatili e sembra funzionare. E' sufficientemente rigida ed elastica allo stesso tempo, per supportare l'inevitabile sforzo dovuto alla naturale rigidità delle cerniere. Volendo la termocolla può sostituire le viti.  L'unico neo è che sotto la cerniera sinistra passa il cavo della webcam che non andrebbe affogato nella termocolla altrimenti un domani se lo si vuole recuperare... meglio ricoprirlo con del pongo o della plastilina morbida o con del nastro adesivo, giusto nella scanalatura altrimenti poi la termocolla non tiene abbastanza. Poi occorre stare attenti a non mettere troppa colla, altrimenti il coperchio non si chiuderà più o la cornice non resterà al suo posto. Al limite ammorbidire, avvicinare le parti sperando che la colla si modelli per bene... Con un soffiatore ad aria calda poi c'è il pericolo di colare il coperchio di plastica... occorre in ogni caso esperienza, manualità, ingegno, predisposizione al rischio di rompere qualcosa senza traumi post-intervento. Probabilità di successo stimata per un risultato professionale: 20 - 40% per i neofiti, 80%- 90% per i professionisti... mai al 100% ovviamente, qualche gancetto non si aggancerà, qualche vite resterà fuori inutilizzata o dimenticata, è inevitabile. 
Di sicuro il risultato sarà quello di un portatile dall'aspetto post atomico, uscito da un conflitto nucleare, non certo una riparazione professionale e nemmeno da esibire dai clienti... a meno di non fare la figura del barbone. Ma del resto se non lo riparassi, non mi divertirei, per cui... maledetto smartbook (??), ti concedo un altra possibilità con a corredo una FATWA forever!!... Alla prossima.  

Aggiornamento 2.11.2020 - c'era da aspettarselo! Quando si affogano le cerniere nella termocolla, assicurarsi di farlo da entrambe le parti. Se si riparano solo quelle lato schermo, è inevitabile che lo sforzo si accentui anche sul lato base che tenderà ovviamente a piegarsi sino al limite di rottura. Stavolta sono intervenuto in tempo evitando che il contenitore si rompesse del tutto. Solo che dato lo spazio esiguo, mi sa che ho bloccato anche la tastiera ed alcune schede. Se occorrerà ripararle mi sa che non si potrà, ma del resto... magari stavolta veramente faccio fare il volo dalla finestra se si rompe ancora. Mediacom... ri-FATWA forever!!

Aggiornamento 4.11.2020 No, non ci siamo. Anche bloccando le cerniere, sono talmente indurite che il contenitore del portatile si spacca, troppo sforzo, la termocolla resta un pò flessibile e si piega per assecondare delle cerniere troppo indurite!. Su ebai le si trovano oggi a 10 euri cadauna...tot 20 euro da spendere per un ciòttolo ignobile, manco morto. Testardo al limite del ridicolo, non mi arrendo, mai! nemmeno di fronte all'evidenza. Decido così di togliere tutta l'elettronica interna e rifarmi un contenitore di legno, sì di legno. Un paio di tavolette che recupero dal "tapìrulan" che ho smontato, le scavo e le sagomo con pazienza, ci rimetto dentro l'hardware e la finiamo una volta per tutte con un Mediacom M-SB130 fragile, troppo fragile per un normale uso quotidiano. Magari può andare bene per i dementi che usano faccialibro un paio di volte alla settimana, ma per un uso leggermente superiore, questo modello è proprio una vera ed autentica ciofeca, mal progettata al risparmio. Fortuna che è stata un intecettazione verso la discarica, per cui non ci ho speso nulla a parte la mother board (ciòttolosa pure quella, è vero).  Al lavoro allora, alla fine vinco io stavolta.


P.S. La mamma è al negozio e babbo non torna presto. Ripeto: La mamma è al negozio e babbo non torna presto.