Visualizzazione post con etichetta fai da te. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fai da te. Mostra tutti i post

venerdì 4 ottobre 2024

L'orologio da taschino del nonno Art.190027


 E' peviodo in cui ho viscopevto gli ovovogi da taschino, più eleganti a mio avviso, più comodi di quelli da polso, più preziosi... bhè, preziosi... Su Temu li si trovano a pochi euri, dalle forme e rifiniture più disparate. Meccanismo plasticoso made in china, al quarzo con tanto di piletta o al massimo con carica manuale. Dentro un meccanismo prodotto in serie, che non vale poi molto, alloggiato dentro un supporto di simil teflon, per non parlare della cassa e del "vetro"... acrilico (che lucidarlo è un delirio). 


Ma qualcuno, l'orologio da taschino lo valuta in base ad altri parametri. Conta chi l'ha usato, in quali condizioni lo ha acquistato, dove o da chi, la sua storia. Ecco che mi è capitato per le mani questo, senza marca, non si sa prodotto da chi o rivenduto da chi, made in china, a batteria, ossidato e malandato, rinvenuto assieme ad altri due di valore sicuramente superiore, in argento ma senza vetro e senza lancette....stupendi. Appartenuti al nonno ed ora in balia di chissà quale rampollo che li erediterà sperando li voglia restaurare ed usare ancora per cent'anni e più. 


Decido comunque di riportare in vita questo brutto anatroccolo, provvisto di una custodia in "pelle" (cartone pressato) e catenella, con tanto di manuale d'uso, un pò mangiucchiato dalla ruggine. Provo a togliere l'ossido sul retro, che viene via, ma mi viene la pessima idea di lucidarlo con la pasta all'ossido di cromo. Risultato? la patina credo di cromo se ne va per lasciare il posto al rame sottostante...un disastro.


A questo punto non mi resta che togliere il movimento con lancette e quadrante per nichelare le parti. Con un pò di fortuna, riesco a togliere la corona smanettando delicatamente con le parti metalliche a vista ma non so bene come ho fatto. Di certo che non c'è nessuna indicazione o marchio che identifichi il movimento per cui inutile cercare in rete un tutorial specifico, si va un pò a caxo sperando di non rompere nulla.


Un litro di soluzione elettrolita, una barra di nichel e si alimenta a 4 volts 200mA al massimo per un ora, per ottenere una superficie abbastanza ben rifinita. Ah, per promemoria: il polo positivo va all'anodo di nichel, il negativo ai pezzi da nichelare.  Il risultato non è male e l'orologio è ancora utilizzabile con dignità. 

Manca la batteria, una 377, alias V377, V376, SR66, SR626W, SR626SW... prima o poi dovrò documentare tutte le varianti ed equivalenze delle batterie a bottone

Nel rimontare la corona devo aver fatto un danno... l'ovovgio si ferma ogni tanto e la regolazione dell'ora è più dura di prima... vabbè, provo a sostituire il meccanismo, dovrebbe essere un Sunon SL68 a occhio...meno di tre euri e con l'occasione ho preso anche gli attrezzi per togliere e rimettere le lancette.

Bene, alla fine è fatta anche questa. Alla prossima.

P.S. L’orologio brilla, il tempo scintilla. Ripeto: L’orologio brilla, il tempo scintilla.

martedì 1 ottobre 2024

PETRA Boiler WK 26.07


 Il thè verde è la bevanda che accompagna i miei pasti, caldo nelle mie fredde giornate invernali e ghiacciato durante i periodi di afa. Perchè bevo il thè non mi va di spiegarlo ma per farlo, occorre dell'acqua calda (non lo sapevi?). Più di trent'anni fa ho acquistato in offerta questo bollitore figherrimo, bellissimo, da 1,7 litri (giusti per la mia caraffa in vetro borosilicato). Petra WK 26.07, qualità tedesca, illuminato da due bellissimi led blu (all'epoca una novità), ha sempre funzionato benissimo senza perdere mai un colpo e mi ci sono affezionato. Bollitori così credo non li facciano nemmeno più. 

Da un pò sentivo il tipico odore di isolante elettrico bruciato ma non mi sono mai preoccupato più di tanto. So che la plastica in prossimità della resistenza di riscaldamento può con il tempo biscottarsi un pò e rilasciare la classica puzza. Ma, un giorno, il mio fedele compagno mi abbandona, si accende, si illumina ma non scalda l'acqua... urge trasporto immediato in sala operatoria.


Il problema? ossido, ruggine in prossimità del terminale della resistenza. La lamella con il fast-on si è spezzata e di sostituirla o attaccarne un altra la vedo dura. Di stagnare il filo, non se ne parla, si fonderebbe al primo utilizzo, Per attaccare un filo di rame ad un terminale di ferro... occorrerebbe uno strumento per puntare ma non ce l'ho. Non so come fare.

Allora? scrivo all'assistenza italia che mi risponde di aver ricevuto la richiesta (una resistenza nuova) ma poi nulla, silenzio ed attesa fiduciosa ma con poche speranze. 

Nel frattempo? boiler aperto sul tavolo in attesa ad occupare posto per altre riparazioni in corso. Ma io come faccio? il thè mi serve in quanto antiossidante e non posso farne a meno. Vabbè, per ora ho ripiegato su un modello koreano, Tristar, minimalista, qualità ovviamente ai minimi ma pagato 8 euri e cinquanta! a questi prezzi se si rompe lo si butta, l'importante è non affezionarsi troppo, e lo si ricompra, anche se vorrei provare a scrivere ai koreani sicuro che loro dall'altra parte del mondo mi rispondono e mi mandano pure il pezzo di ricambio.... e poi abbiamo l'economia occidentale in crisi.. chissà mai perchè!. Alla prossima.

P.S. Il dragone bolle, l'aquila non vola. Ripeto: Il dragone bolle, l'aquila non vola.

Lampada a pinza EGLO 81265


 Una lampada a pinza, da attaccare al bisogno dove serve un pò di luce, tipo in camera per leggere, in lavanderia per leggere meglio le etichette dei prodotti, in garage per le riparazioni... è indispensabile in casa. 

Tragedia quando la pinza si rompe a causa di:

  • una plastichetta al risparmio
  • una molla di thor

Fatto sta che il ricambio, ovviamente, non si trova ed occorre ingegnarsi. Stavolta ho voluto sperimentare  la tecnica del battilamiera, per impratichirmi e vedere i problemi legati nell'applicare questa tecnica ormai desueta e praticata solo da abilissimi artigiani da tempo in pensione. L'idea è quella di incollare i frantumi di plastica e creare due piastre di alluminio per rinforzare la pinza che andrà poi riempita con della termocolla. Per fare in modo che i lamierini stiano al loro posto senza scivolare, ho deciso, giusto per complicarmi la vita, ma anche per ragioni "estetiche" di ripiegare i bordi in modo da irrobustire i pezzi al piegamento da sforzo indoto da una molla a mio avviso troppo potente per questa applicazione.


Allora, ho preso una sagoma di cartone, leggermente più grande della pinza ed ho tagliato (e rifinito a mano) una sagoma di alluminio da 2millimetri. Poi con una sagoma di cartone delle stesse dimensioni della pinza ho ritagliato un pezzettino di legno che fa da "incudine" su cui fissare con delle viti il lamierino da bombare ai bordi. Pazientemente, con un martello, ho battuto i bordi in modo che si piegassero tutt'attorno all'incudine- 

Ultimo passo, incollaggio plastica/lamiera con epossidica bicomponente e riempimento con termocolla. Rimontare la molla ha richiesto un paio di leve, ovvero due tubi di alluminio come prolunga per diminuire lo sforzo quando si chiude la pinza con il perno. 

Risultato? un autentica schifezza che non meriterebbe nemmeno di essere documentata, un ignobile perdita di tempo, un lavoro fatto in fretta senza particolari cure. Ma, tant'è, funziona bene e la lampada ha ripreso la sua funzione, con un piccolo upgrade: lampadina a led a basso consumo. Alla prossima (schifezza)

P.S. Il falegname e il fabbro si sono stretti la mano, ma il tempo dirà se il nodo reggerà sotto il sole. Ripeto: Il falegname e il fabbro si sono stretti la mano, ma il tempo dirà se il nodo reggerà sotto il sole

Festina F16459/2 riparazione ovovogio


 Ed ora mi sto anche improvvisando come orologiaio. Questo ovovogio, Festina modello F16459/2 mi è stato affidato con un "problema". Per ragioni ignote, la cassa si è aperta ed è uscita una parte in plastica che tiene fermo il meccanismo e non si riesce al volo a rimettere tutto a posto. In realtà, ci vedo poco, sono miope, presbite... cecato! ed al volo non ho ben capito come riassemblare il tutto. Ho quindi preferito portare il tutto nel mio bunker segreto dove costruisco dispositivi sofisticatissimi per eliminare dal pianeta tutti gli unani che lo popolano. 

Già che ce l'ho, (mi accorgo che anche la batteria è da sostituire) preferisco smontarlo e darci una pulita a fondo, con gli ultrasuoni. Togliere il cinturino è abbastanza facile, con un cacciavitino micro si fa leva sui perni a molla. Ci si accorge così dello sporco, grasso, polvere, cellule morte, acari, coccodrilli e tardigradi... meglio dare una pulitina a fondo. Anche la cassa è da pulire per bene ma occorre togliere il meccanismo... si ok ma bisogna togliere il perno/corona che serve a regolare la data/ora... mistero sul come si fa, dannazione! sono un informatico non un orologiaio! 

Allora ci si avventura alla ricerca del sacro tutorial, sperando che qualcuno abbia già affrontato lo stesso problema ed abbia deciso di condividere l'avventura per il diletto del popolo....niente. Quindi? Come al solito tocca mettere in moto i neuroni (troppo) invecchiati ed attingere alle metodologie diagnostiche collaudate in tuttaltre problematiche. 

Questo ovovogio ha un movimento al quarzo, plastichetta fatta in serie in giappone, no jewels.. movimento MIYOTA 1N12. Manco con questo dato si trova niente, nessuna istruzione su come togliere il perno. Allora cerco istruzioni più generali, magari concentrate su altri meccanismi e trovo dei suggerimenti. In questo movimento, si nota in prossimità del perno, una micro freccia che punta su un foro. Si preme dentro e contemporaneamente con un unghia si estrae il perno, così si riesce ad estrarre alla fine il meccanismo dalla cassa (sperando di non aver rotto niente). 

Con le parti metalliche libere da parti delicate, le si immergono in acqua e sgrassante nella vaschetta di un apparecchio ad ultrasuoni, basta un ciòttolino cinese senza tante pretese, basta che lo sgrassante sia potente come l'acido solforico....Cyclon prima e poi un prodotto privo di marca preso in un negozio etnico ma che funziona da dio (e non avete idea del nero sporco che si scioglie). 

Per esagerare, la cassa ed il vetro si possono lucidare con un prodotto apposito o nel mio caso una pasta per lucidare i fanali dell'auto, funziona lo stesso e questo non è un Rolex da 150.000 euri. 

Poi si cerca la batteria da sostituire, che c'è da impazzire con le sigle. Quella installata riporta il numero 321 che si scopre corrispondere ad SR616SW, singolarmente su am*zon a poco più di 5 euri, ladri maledetti...prime....arriva domani comodamente a casa.

Rimonto il tutto e l'ovovogio è praticamente nuovo e splendente, ma per parafrasare la trasmissione Cash or Trash... Dott.Rosa, quanto vale? Dal sito ufficiale Festina l'orologio è quotato 49 euro (esaurito ovviamente). In giro fra gioiellerie e privati che se lo ri(s)vendono, si parte dai trenta euro sino al picco massimo di ben 160 euro di un negoziante ladro come un p*rlamentare al quinto mandato. 

Ebbene? Questa operazione, che non ho voluto filmare per non far inorridire chi l'orologiaio lo fa per passione e professione, convinto che in pochi ancora leggono preferendo gli short di titoc (tiè, ignoranti), l'ho fatta sempre per gli stessi motivi già spiegati negli altri post... soddisfazione, sfida, autostima, blah blah blah 'zzimiei. Alla prossima.

P.S. Il gallo canta tre volte prima che l'alba si spenga, ma solo chi sa il colore del vento conosce il tempo giusto per girare la chiave. Ripeto: Il gallo canta tre volte prima che l'alba si spenga, ma solo chi sa il colore del vento conosce il tempo giusto per girare la chiave.

Avvitatore Ferrex WWS-AS4 (Li-Ion battery upgrade)


 Un upgrade facile facile. Da un pò anche questo avvitatore preso al volo all'Ald* per le emergenze bricolose di casa, ha iniziato a dare i primi segni di stanchezza e pigrizia. Si carica un due minuti e si scarica in pochissimo tempo. Segno evidente che la batteria o è andata o è dimensionata male per ragioni che derivano ovviamente dal braccino corto di un avido imprenditore che ha assunto un ignobile progettista sicuramente ingegnere. 

Si produce al risparmio per aumentare i profitti e proporre i prodotti a prezzi bassi e poi ci si ritrova con un ciòttolo da potenziare a spese proprie. Alla fine non so se ho davvero risparmiato o se sono vittima dei soliti produttori furbetti che si approfittano di noi consumatori imbecilli e pure un pò poveracci. 

Fatto sta che in ogni caso, mal di pancia a parte, un upgrade non è poi così laborioso o difficile. 6 viti torx T9 e mezzo guscio si apre con facilità. Attenzione a levette e pulsanti che perderli è un attimo. 


 All'interno, la solita 18650 da 1500mAh (con il suo BMS), sostituita con un altra dello stesso formato (più grande non ci sta) ma di capacità doppia, 3000mAh. Con una puntatrice si saldano 2 strisce di nikel e si saldano a stagno i due poli positivo e negativo. Personalmente sconsiglio di stagnare i fili direttamente sulla batteria, il calore potrebbe danneggiarle irrimediabilmente (anche senza "potrebbe").

Rimontare il tutto in un minuto, facendo attenzione a non pizzicare i fili, e collaudare per verificare il corretto funzionamento. Funziona. Dai, sotto con un altro ciòttolo da riparare che in questo periodo si sta spaccando tutto, dal bollitore dell'acqua calda alla pinza plastica di una lampada da comodino, dalla batteria dello smartphone alla pila di uno swatch, dai cuscinetti del rasaerba e via dicendo...non è mai finita ma alla fine la guerra la vinco io! tiè. Alla prossima. 

P.S. La luna piena brilla solo per chi ha già raccolto i frammenti d’argento, ricordati che l’ultimo rintocco arriva dopo il quarto tuono. Ripeto: La luna piena brilla solo per chi ha già raccolto i frammenti d’argento, ricordati che l’ultimo rintocco arriva dopo il quarto tuono.

venerdì 5 luglio 2024

Riparare un Paio di Skechers: Un Viaggio tra Errori e Successi

Essere povero ha i suoi lati negativi, ma può anche trasformarsi in un'opportunità per sviluppare abilità pratiche e riscoprire la gioia del fai-da-te. Recentemente, ho affrontato una sfida interessante: riparare un paio di Skechers (non Sneakers) da running/passeggio, ricevute in regalo o meglio in cambio di prestazioni sulle quali per decoro e decenza preferisco non riferire. Ecco il racconto dettagliato della mia avventura.

Motivazione: Quando l’Indigenza Incontra l’Intraprendenza

Le mie fidate Skechers, compagne di innumerevoli passeggiate e corse, avevano visto giorni migliori. La suola era consumata, rendendole scomode e quasi inutilizzabili anche se la tomaia è ancora decente. In più, hanno preso la forma dei miei piedi e sono di un comodo galattico. Invece di comprarne un nuovo paio, cosa impossibile al momento per il mio budget ridotto (i poveri del burkina faso sono più ricchi di me), ho deciso di mettere alla prova le mie abilità manuali. Armato di buona volontà e un pizzico di follia, ho deciso di ripararle.

Passo 1: Tentativo di Scannerizzazione della Suola

Per prima cosa, ho deciso di scannerizzare la suola. Sì, avete capito bene. Ho messo le Skechers sullo scanner e ho digitalizzato la suola per avere un modello preciso su cui lavorare. Tuttavia, presto mi sono reso conto che questo metodo non avrebbe funzionato: la scarpa non era in piano, e la punta ricurva oltre al tacco arrotondato non venivano scannerizzati correttamente, questione di prospettive. Dopo vari tentativi falliti, ho capito che dovevo trovare un'alternativa.

Passo 2: Utilizzo delle Parti Staccate per il Modello

Ho deciso di tornare alle basi e staccare manualmente la suola sagomata nera in gomma dal sotto suola in gomma bianca. Con l’aiuto di un coltello affilato e una lametta, ho iniziato a separare le due parti. Questo passaggio si è rivelato più complicato del previsto. La colla in alcuni punti aveva deciso di fare resistenza, e sembrava che le mie Skechers avessero sviluppato un attaccamento emotivo al loro stato di disfacimento. Dopo vari tentativi e qualche taglietto alle dita (nota per i futuri riparatori: indossate i guanti!), finalmente sono riuscito a separare le due parti.

Una volta staccate le parti, ho usato del nastro carta per unire i pezzi staccati in modo da formare un modello continuo. Questo mi ha permesso di avere una sagoma precisa da riportare sul nuovo materiale.

Passo 3: Preparazione del Nuovo Materiale

Avevo un vecchio tappetino di protezione per piani da lavoro che sembrava perfetto per il lavoro. Utilizzando il modello creato con i pezzi staccati, ho ritagliato il tappetino con precisione (occhio alla differenza tra destra e sinistra)). Ho usato una combinazione di lametta, coltello, righello e punzoni in acciaio per pelletteria. È stato un lavoro di precisione degno di un artigiano del Rinascimento. Ogni ritaglio richiedeva concentrazione e pazienza, e qualche imprecazione colorita quando il coltello decideva di fare di testa sua. Calma, pazienza, precisione...prendiamoci il nostro tempo.

Passo 4: Preparazione della Suola

Prima di incollare il nuovo pezzo, ho preparato la superficie della suola. Ho pulito accuratamente sia la suola originale che il ritaglio del tappetino. Un po’ di carta vetrata ha aiutato a rendere le superfici più ruvide per garantire una presa migliore della colla. Il mio tavolo di lavoro sembrava il laboratorio di un alchimista con tutti gli strumenti sparsi e qualche goccia di colla qua e là.

Passo 5: Incollaggio

Finalmente, era arrivato il momento dell’incollaggio. Con una colla specifica per gomma e scarpe (Artiglio, la mia preferita), ho applicato uno strato uniforme sia sulla suola originale che sul nuovo pezzo. Dopo aver atteso qualche minuto per far asciugare leggermente la colla (quasi asciutta al tatto), ho unito le parti. Ho applicato una pressione uniforme, usando qualche libro pesante come aiuto (nota: scegliere libri meno preziosi, tipo quello di quel generale demente, la colla tende a sbordare!).

Errori e Successi

Naturalmente, non tutto è andato liscio al primo tentativo. Alcuni pezzi non combaciavano perfettamente, e ho dovuto rifare alcune parti del ritaglio. Anche l'incollaggio non è stato perfetto: una delle scarpe ha richiesto una seconda applicazione di colla dopo che una parte si è sollevata.

Tuttavia, dopo vari tentativi e qualche errore, alla fine ce l'ho fatta. Le mie Skechers hanno avuto una seconda vita. La soddisfazione di averle riparate con le mie mani è stata immensa, e il risparmio economico non è stato da meno.

Conclusione

Riparare le mie Skechers è stata un'esperienza istruttiva e gratificante. Mi ha permesso di risparmiare denaro e di mettere alla prova le mie abilità manuali. E poi, c’è qualcosa di speciale nel camminare con scarpe che portano la propria impronta artigianale. Se mai vi troverete con un paio di Skechers malandate, provateci anche voi. Potreste scoprire un lato di voi stessi che non conoscevate! Alla prossima...ma anche no.

P.S. "Il corvo vola a mezzanotte. Le rose non sbocciano più nel giardino di maggio. La luna si specchia nel lago ghiacciato. L'orologio a cucù canta una sola volta, ricordate. Il vento soffia da nord-est, portando con sé segreti dimenticati. L'aquila ha perso una piuma, ma non smette di volare. A chi ascolta, la chiave è nascosta nel libro del tempo." Ripeto: "Il corvo vola a mezzanotte. Le rose non sbocciano più nel giardino di maggio. La luna si specchia nel lago ghiacciato. L'orologio a cucù canta una sola volta, ricordate. Il vento soffia da nord-est, portando con sé segreti dimenticati. L'aquila ha perso una piuma, ma non smette di volare. A chi ascolta, la chiave è nascosta nel libro del tempo."

PPS: le foto le metto qui alla fine perchè non ho nè tempo nè voglia di impaginare e nessuno mi paga per farlo. Cerca di capire se ci arrivi, altrimenti fanchiulo. 







Aggiornamento di ottobre 2024: ecco, dopo un pò di utilizzi, soddisfattissimo del risultato (la colla tiene alla grande), mi accorgo che l'usura del materiale utilizzato è andata oltre i limiti. Occorre utilizzare del materiale specifico per le suole di scarpe, in questo caso una gomma abbastanza resistente. Ora mi metto alla ricerca di qualcosa di adatto e ripartiamo più caparbi di prima. Stay tuned.

mercoledì 5 giugno 2024

Batterie potatore Minelli mod.BQ3 (rigenerazione)

Il Potatore Minelli Ener-Q3 viene venduto con due batterie da 21v e 5,2Ah modello BQ3 che alimenta un motore brusheless. Ogni pacco è composto da 10 celle in formato 18650 da 2500mAh ciascuna, collegate, a coppie in serie, ad un BMS che "legge" tramite una NTC la temperatura per spegnere in caso di surriscaldamento. A dire il vero, la NTC è posta in corrispondenza di un solo elemento all'esterno, per cui non mi è chiara l'efficacia di un tale sistema. Se a surriscaldarsi è un elemento dalla parte opposta del pacco, dubito che il BMS entri in funzione in tempo, per cui tanto vale non mettere nulla e risparmiare un pò o almeno posizionarla all'interno, fra la quinta e sesta coppia di elementi. In quest'ultima ipotesi occorre prolungare i fili del sensore.

Il pacco batteria ha bisogno di una rigenerazione completa, dato che il proprietario lamenta il solito problema... si scarica in fretta, segno evidente che le celle o alcune di esse sono andate ed occorre sostituirle. In questi casi è inutile perdere tempo nello smontare completamente i collegamenti in nikel (saldati con una saldatrice a punti) e cercare di individuare le celle meno performanti. Si procede pertanto con la sostituzione di tutti gli elementi e quelle sostituite vengono poi verificate per capire quali si possono recuperare, almeno per le e-cig o per qualche torcia elettrica. 

Il pacco è chiuso con 4 viti torx, affondate in modo che gli inserti corti che si trovano in ferramenta non arrivano in quanto non entrano nei fori. Occorre un cacciavite torx lungo (grazie ignobile ingegnere progettista). 

Per togliere gli elementi bisogna prima tagliare e poi dissaldare i terminali in nikel collegati al BMS (con uno stagnatore ben caldo). Nel tagliare le strisce fare molta attenzione ai corto circuiti per evitare spiacevoli fiammate. Le celle sono tenute in ordine con 2 gusci di plastica e per togliere quest'ultimi occorre strappare i collegamenti dalle saldature, non senza prima aver annotato la sequenza delle celle in serie ed i collegamenti intermedi. 

Sostituite le celle 18650 si procede con assemblare quelle nuove, le si salda a punti (non senza prima aver tolto l'ossido) e si ripristinano i collegamenti al BMS, non senza bestemmiare in armaico in quanto tutto quel metallo assorbe calore e se non si ha uno stagnatore più che buono si rischia di fare solo danni.

Ed ora pubblichiamo anche uno spottone in chiave SEO:

Codice: ENERQ3
Lubrificazione automatica, 2 batterie a Lito 21V 5.2Ah, 1 caricabatteria, motore Brushless, barra 20cm, costo totale € 369,00 (circa, dipende dal rivenditore)-

Il potatore a batteria Minelli EnerQ3 per la potatura è caratterizzato per la lubrificazione automatica, l'efficacia e la precisione di taglio ed è un attrezzo indispensabile per chi ha necessità di portare con sé un alleato maneggevole e compatto, ideale per il taglio di arbusti, rami o cespugli.
Utile per facilitare le operazioni in frutteto, uliveto e vigneto o semplicemente per eseguire finiture impeccabili con estrema rapidità, Ener-Q3 è l'attrezzo ideale per chiunque voglia dedicarsi al verde per passione, senza rinunciare alla potenza, alla funzionalità e agli standard qualitativi tipici del brand Minelli.
Minelli Ener-Q3 può tagliare rami e arbusti fino a una dimensione massima di 5 cm di diametro, offrendo performances sicure e un'ottima operatività in ogni contesto. La catena da 1/4" è montata su una barra da 7".
Ad azionare il potatore cordless è un motore Brushless controllato da una scheda elettronica e la massima potenza raggiunta dall'utensile a batteria è di 650 W.
L'impugnatura ergonomica antiscivolo e il peso di 1,90 kg (compreso di batteria) rendono il Minelli estremamente confortevole e semplice da utilizzare.

Caratteristiche Tecniche Potatore a batteria Minelli Ener-Q3

    Batteria Li-ion 21V 5.2Ah 82,99€
    Potenza massima 650W
    Tempo di ricarica 3 h
    Durata batteria 2-2,5 h
    Motore elettrico Brushless
    Barra 7"
    Catena 1.1 mm 1/4” - 0.043”
    Velocità della catena (giri/min) 11m/s
    Lubrificazione Automatica
    Peso 1,90 Kg

Fine spottone SEO. Riprendiamo.

Una batteria nuova può costare anche più di 80 euro. 10 batterie da 3000mAh costano circa 3 o 4 euro l'una o poco più (dipende dalla qualità e dal produttore). In questo caso non conviene risparmiare ed è meglio prendere qualcosa di affidabile, sapendo che le 18650 a prezzo stracciato sono gli scarti di produzione che vengono acquistati all'ingrosso e rivenduti al dettaglio da commercianti cinesi privi di tanti scrupoli. 

Per la sostituzione facciamo un oretta di lavoro, a 30 euro più che onesti, per un totale di 60 euro per la rigenerazione, facciamo 50 e non se ne parla più, che con la sostituzione abbiamo anche un autonomia maggiore rispetto alle originali. Comunque si risparmia, ho imparato qualcosa di nuovo e sono soddisfatto immaginando la felicità del proprietario. Alla prossima.

P.S. olive nere senza nocciolo per dessert. Ripeto: olive nere senza nocciolo per dessert.


 

 



giovedì 23 maggio 2024

Mini avvitatore Black&Decker A7073 (riparazione)


Sto tentando di riparare l'avvitatore Black & Decker  A7073 (prima serie, quella col portabatterie rosso). Dovrebbe valere attorno ai 10 euro al Brico Center, anche se.... in rete l'ho trovato all'astronomica cifra di 78,70 euri (certi commercianti sono proprio dei veri ladri).  

Il mini avvitatore monta un motorino Johnson sigla 30900 (introvabile ovviamente). Il corpo cilindrico del motorino misura un diametro esterno di  un pollice (27,70mm) ed una lunghezza di circa 1,5 pollici (38,5mm). Purtroppo le batterie alcaline rimaste a lungo inattive hanno prodotto quello che comunemente viene chiamato "acido" (ma sappiamo che acido non è), che si è propagato nel tempo attraverso i contatti su su fino al collettore del motore. I contatti li ho già puliti per bene con aceto di alcool immergendoli nella macchinetta ad ultrasuoni (vengono perfetti anche se la nikelatura un pò è andata). 

Il motorino purtroppo è talmente corroso che i supporti delle spazzole sono spezzati e i carboncini si sono staccati dal loro supporto. Devo trovare un motorino di ricambio, dato che questo non è riparabile, o trovare un motorino "compatibile" di un altra marca ma con le stesse dimensioni. Dato che la politica Johnson è particolarmente parca di particolari riguardo ai loro prodotti (ne ho già parlato in passato di un aspira-briciole convertito al litio) ho optato per la Mabuchi (cinesi ovviamente) ed in particolare per un paio di modelli che "dovrebbero" essere compatibili:

  • RS-360SH-24110
  • RS-360SH-3070

 Specifica RS-360SH-3070:

1. Marca: motore Mabuchi
2. Modello: RS-360SH-3070
3. Dimensioni motore: 27.7mm * 32.3mm
4. Diametro albero di uscita: 2.3mm
5. Lunghezza albero di uscita: 9mm(include altezza gradino 11.6mm)
6. Peso: 54g
7. Gamma di tensione: DC 3.0V-9.6V
8. Dati di prova:
Tensione: 3.0V velocità a vuoto: 6000 giri/min corrente: 300ma
Tensione: 6.0V velocità a vuoto: 12800 giri/min corrente: 330mA
Tensione: 7.2V velocità a vuoto: 15500 giri/min corrente: 360mA
Tensione: 9.6V velocità a vuoto: 20800 giri/min corrente: 420mA

Il problema di questi modelli è dato dal fatto che l'alberino non ha la scanalatura per l'ingranaggio ed occorre inventarsi qualcosa per risolvere. O si fora l'ingranaggio con una punta di qualche decimo inferiore al perno e si forza l'inserimento con una pressa (non senza Loctite ovviamente) oppure si pratica una scanalatura nel perno con un rotary tool... scegliere... io ho preferito scanalare l'alberino. Occorre anche prolungare i due contatti recuperando quelli del vecchio motorino e saldarli con dello stagno oltre che aggiungere uno spaziatore (anche della spugna semirigida va bene) per adattare la differenza di lunghezza. Un pò di termocolla per tenere fermo (solo) il motorino nella sua sede ed il gioco è fatto. Un gioco da ragazzi.

Specifica RS-360SH-24110

Marca: MABUCHI
Modello: RS-360SH-24110/47
Diametro motore: 27.7MM
Altezza motore: 32.3MM
Diametro dell'albero: 2.3MM
Lunghezza albero: 11.6MM
Distanza del foro della vite: 16.5MM (M2.5)
Peso: 55g
Intervallo di tensione: DC 3V-12V

Dati di Test:
Tensione: 3.0V corrente: 0.19A velocità: 3750RPM
Tensione: 6.0V corrente: 0.2MA velocità: 8100RPM
Tensione: 7.2V corrente: 0.21MA velocità: 10000RPM
Tensione: 9.0V corrente: 0.22A velocità: 12600RPM
Tensione: 12V corrente: 0.23MA velocità: 17100RPM

Sono arrivati il 4 giugno (ordinati il 23 maggio) (spesa totale per entrambi, spediti: 10 euri)...il modello 3070 è un pò più veloce ma non ci sono indicazioni sulla coppia, che per un avvitatore è abbastanza importante. Al momento la coppia del 3070 sembra inferiore a quella dell'originale ma da questi ciòttoli non ci si deve poi aspettare molto, basta che per i lavoretti di minuto mantenimento funzioni.

Documento qui per voi poveri mortali alcune dritte di smontaggio e sostituzione del motore. Questo modello non ha viti per l'apertura. Bisogna fare leva sul tondino metallico "ad U" in prossimità della testa. Occhio che la testa contiene gli ingranaggi planetari semplicemente infilati su dei perni e perderli è un attimo. 

Due perni in acciaio tengono le due valve di plastica e con un cacciavitino, dall'interno del vano batterie si riesce ad aprire il tutto. 

I contatti a lamelle del caddy porta batterie sono smontabili (dipende da quanto sono incrostati) ed è sufficiente sfilarli delicatamente dal supporto che è inserito ad incastro. Anche i contatti dalla parte opposta si possono togliere a patto si riesca a smontare il "tappo" finale senza romperlo. 

Per pulire i contatti si usa l'aceto bianco di alcool (ne ho già parlato in dettaglio), meglio se in una vaschettina ad ultrasuoni di quelle mini per pulire occhiali, orologi e gioielli (cerca su aliexpress o su temu). Una spazzolata col rotary tool fa il resto. Se la nikelatura dei contatti è andata, si può anche far finta di nulla a meno che non si disponga di un kit fai da te adatto allo scopo di farli tornare come nuovi di fabbrica. Senza nikelatura è più facile che i contatti si ossidino. 

Bene, un altro avvitatore funzionante per casa non guasta mai. E stavolta le foto le metto alla fine perchè sono pigro e non voglio impaginare il post. Alla prossima, ma anche no.

P.S. Broccoli ed asparagi verdi al posto di noci e meloni. Ripeto: Broccoli ed asparagi verdi al posto di noci e meloni.










fine...per ora.

mercoledì 22 maggio 2024

Avvitatore Stanley 63-048 (recupero e ricarica)

Bene, ora sono un felice proprietario di un avvitatore Stanley (e di un altro che documenterò in seguito). Mi arriva ovviamente senza carica batterie, finito chissà dove, in quale anfratto di chissà quale cassetto attira-ciarpame-di-casa. Già, le cose elettriche con un filio che esce da un estremità opposta alla spina, dalla funzionalità inspiegabile per certi unani, finiscono sempre nel cassetto dei cavi assieme ai caricabatterie dei vecchi cellulari GSM Nokia/Samsung ed alle cuffiette inestricabili. 

Fortuna vuole che la mia patologia da accumulatore seriale mi faccia ritrovare uno spinotto perfetto per ricaricare l'attrezzo ma mi resta il dubbio che le batterie siano "sane" e tengano la carica. Sono già pronto a sostituirle dato che se ne trovano in commercio e con un pò di manualità ed attrezzi adatti, tipo una saldatrice a punti, si può fare. 

Abbiamo quindi 4 batterie in serie, da 1,2 volts 600mAh ciascuna. Dovremmo progettarci un carica batterie adeguato a queste ma... con quali caratteristiche? Di comperarne uno nuovo e spendere dai 20 ai 40 euro nemmeno a pensarci. Comperare, spendere...BESTEMMIE!!

Per caricare correttamente le nostre batterie Ni-Cd (Nichel-Cadmio) da 4,8V (4 batterie in serie da 1,2V ciascuna), è necessario rispettare alcune specifiche relative alla tensione ed alla corrente di carica per evitare di danneggiarle.

  • Tensione di carica

Per un pacco batteria Ni-Cd da 4,8V (4 celle in serie), la tensione di carica dovrebbe essere leggermente superiore alla tensione nominale del pacco. Solitamente, si considera una tensione di carica di circa 1,4-1,45V per cella. Quindi:
[ 4 celle x 1,4-1,45V/cella = 5,6-5,8V ]

Pertanto, occorre impostare un alimentatore da laboratorio a circa 5,6-5,8V.

  • Corrente di carica

La corrente di carica consigliata per batterie Ni-Cd è tipicamente il 10% della capacità nominale della batteria (corrente di carica lenta). Nel nostro caso, con una capacità di 600mAh:

[ 600mAh x 0,1 = 60mA ]

Questa è la corrente di carica lenta (1/10 C). Una carica lenta è più sicura e prolunga la vita delle batterie, ma richiede un tempo di carica più lungo, solitamente circa 14-16 ore.

Se si desidera una carica più rapida, si può aumentare la corrente fino a 0,5C (300mA nel nostro caso), ma bisogna essere più attenti e monitorare attentamente la temperatura delle batterie per evitare il surriscaldamento. Le batterie Ni-Cd possono gestire cariche rapide, ma richiedono un controllo più rigoroso della corrente e della temperatura.

  • Procedura di carica

1. Impostare la tensione dell'alimentatore a 5,6-5,8V.
2. Impostare la corrente a 60mA per una carica lenta e sicura.
3. Collegare il pacco batteria all'alimentatore rispettando la polarità (positivo al positivo e negativo al negativo).
4. Monitoraggio: Durante la carica, controllare periodicamente la temperatura delle batterie. Dovrebbero rimanere fredde o leggermente tiepide al tatto.

  • Considerazioni

Interruzione della carica: Se l'alimentatore non ha una funzione di spegnimento automatico quando la carica è completa, occorre monitorare manualmente il processo ed interrompere la carica dopo 14-16 ore per la carica lenta.
Sicurezza: Evitare di sovraccaricare le batterie, poiché il sovraccarico può danneggiarle permanentemente e ridurre la loro capacità.

Seguendo queste indicazioni, dovrei essere in grado di caricare il mio pacco batteria Ni-Cd in modo sicuro ed efficace utilizzando un alimentatore da laboratorio. 

Per sicurezza e curiosità, ho collegato in serie all'alimentatore un tester in modalità "corrente" ed ho notato una cosa: la corrente inizia ad attestarsi attorno ad un paio di mA per poi salire molto lentamente, mentre non si notano surriscaldamenti particolari.... cosa accade? 

L'aumento di corrente alla ricarica, in questo caso,è indicativa di un comportamento caratteristico delle batterie Ni-Cd, specialmente se sono completamente scariche.

Carica di Riformazione (Reconditioning Charge)

Quando le batterie Ni-Cd sono completamente scariche, potrebbero richiedere una fase di "riformazione" o "pre-carica" per iniziare a recuperare la loro capacità. Durante questa fase:

  1. Bassa corrente iniziale: Le batterie assorbono inizialmente una corrente molto bassa perché la chimica interna necessita di tempo per iniziare a riattivarsi.
  2. Aumento graduale della corrente: Man mano che le reazioni chimiche interne iniziano a stabilizzarsi, la capacità di accettare carica aumenta, e la corrente di carica inizia ad aumentare lentamente.

Impostazioni del Caricatore

L'impostazione dell' alimentatore a 5,7V e 60mA è appropriata e sicura per queste batterie Ni-Cd. La corrente limitata a 60mA è sufficiente per una carica lenta, il che è ideale per batterie che sono completamente scariche.

Comportamento delle Batterie

  1. Recupero chimico: Le batterie Ni-Cd completamente scariche possono richiedere tempo per "risvegliarsi". Questo processo implica che le reazioni chimiche interne stanno gradualmente riprendendo, consentendo alle batterie di accettare sempre più corrente.
  2. Basse temperature: Il fatto che le batterie siano fredde è positivo, indica che non ci sono surriscaldamenti o problemi immediati di resistenza interna elevata che causerebbero calore eccessivo.

Cosa Fare Ora

Continuare a monitorare il processo di carica seguendo questi passaggi:

  1. Monitoraggio della corrente e della tensione: Continuare a osservare la corrente assorbita e la tensione del pacco batteria. Se la corrente aumenta lentamente, è un buon segno che le batterie stanno recuperando.
  2. Tempo di carica: La carica lenta può richiedere diverse ore. Per un pacco batteria completamente scarico, un tempo di carica di 14-16 ore a 60mA è più che normale.
  3. Temperatura: Controllare periodicamente la temperatura delle batterie. Devono rimanere fredde o leggermente tiepide durante la carica. Se diventano calde, ridurre la corrente di carica e monitorare attentamente.

Conclusione

Il lento aumento della corrente di carica è normale per batterie Ni-Cd che sono completamente scariche, quindi continuare senza preoccupazioni a caricare a 5,7V e 60mA, monitorando costantemente la corrente e la temperatura delle batterie. Con il tempo, la corrente dovrebbe stabilizzarsi a un valore adeguato e le batterie dovrebbero recuperare la loro capacità di accettare una carica normale. 

Purtroppo...dopo vari tentativi, le batterie sono andate. Si caricano e scaricano in un istante...occorre sostituirle. Con l'occasione ho optato per 4 batterie da 1200mAh, così ho il doppio dell'autonomia ed ho trovato un caricabatterie automatico con corrente di carica impostabile tramite un selettore, 120mA.

Perfect! Alla prossima.

P.S. Giorgio spegne la luce e Mario inciampa. Ripeto: Giorgio spegne la luce e Mario inciampa.


mercoledì 10 aprile 2024

Princess mod.152006 riparazione cestello per il pane

 ...e già che c'ero, dopo la rigenerazione della macchina del pane (Princess mod.152006), con sostituzione guarnizioni, boccole, perni, cinghia, rondelle in PTFE e riverniciatura della camera di cottura, mi viene proprio la voglia di raccogliere la sfida e riparare anche il cestello per la cottura del pane. 

Già, quello in dotazione è proprio andato, distrutto, disintegrato. Il perno che trascina la pala impastatrice si sfila da solo, il cestello perde e di utilizzarlo manco a parlarne... usuratissimo oltre ogni limite. Una rapida ricerca in rete e nessuno ad oggi sembra si sia cimentato a documentare la riparazione, per cui tocca mettere a frutto esperienza, manualità, fantasia e coraggio di affrontare anche questa sfida (senza tutorial come spesso mi accade), col rischio di rompere tutto e dover spendere circa più di trenta euri, per tre (tante sono le macchine da rigenerare e revisionare).


Fase 1 - rimuovere l'aggancio inferiore dal cestello. La parte inferiore del cestello del pane è fissata con tre rivetti a pressione, in alluminio e testa piatta. Con un flessibile, o con un rotary tool accessoriato con tanta pazienza, si lima la parte sporgente sino ad arrivare al supporto. Poi occorre riempire la parte interna con del materiale adatto a controbattere dei colpetti dati dalla parte opposta con un bulino. L'importante è evitare di tentare di far saltare i rivetti a martellate e deformare la base del cestello che è di lamierino sottile e deve restare piatta al fine di evitare poi infiltrazioni di liquidi che potrebbero fuoriuscire. 

 

 


Fase 2 - reperire i pezzi di ricambio. Qui sono stato abbastanza fortunato. Su ebai ho trovato un kit completo di pala, perno, guarnizione in silicone rosso, rondelle varie... ad un prezzo esagerato rispetto ai pezzi che si trovano in cina. Ho però preferito acquistare qui piuttosto che aspettare un mese e scoprire che magari i pezzi non vanno bene. Su aliexpress infatti la descrizione dei prodotti in alcuni casi non è poi sufficientemente esaustiva, si spende poco ma è facile ordinare qualcosa che poi si rivela non idoneo. 

Fase3 - pulizia della parte esterna del cestello. Questa operazione è facoltativa se si è sempre proceduto con un lavaggio accurato dopo ogni utilizzo. Da dire però che rimuovere ad ogni uso l'ingiallimento richiederebbe l'utilizzo in quantità industriale di prodotti che non si trovano poi così a buon mercato. Ho optato per una bomboletta di Fornet spray SCHIUMA. Si spruzza, si lascia agire e poi si strofina per bene, ripetendo eventualmente l'operazione se necessario più volte in caso di sporco ostinato. Con una spugnetta leggermente abrasiva si possono ottenere dei buoni risultati.

Fase 4 - riverniciatura (se necessario) del cestello. Per la parte esterna si può optare per la stessa vernice utilizzata per la camera di cottura, documentata nel post precedente. Per la parte interna (non necessaria nel mio caso) occorre procurarsi della vernice food grade, garantita per i contenitori destinati agli alimenti e contemporaneamente che resista ad alte temperature. Con un pò di pazienza si trova qualcosa ma dai costi non proprio accessibili.  


Fase 5 - rimontaggio dell'aggancio al cestello. Qui occorre stare un pò attenti a non fare il mio stesso errore. L'aggancio ha tre punti di fissaggio che però vanno correttamente allineati, altrimenti poi non si riesce più ad agganciare il cestello nella camera di cottura. Quindi, si posiziona l'aggancio dentro la macchinetta e si prova ad appoggiare il cestello per verificare se i fori sono allineati. Trovata la posizione corretta ci si segna la posizione con un pennarello e si procede con rimontare le parti di ricambio, posizionando correttamente le rondelle in PTFE, la rondella elastica in silicone rosso che poi fissa il perno trascina pala al corpo dell'aggancio. Non è obbligatorio ma io ho optato con stendere un sottile strato di grasso per alte temperature fra le parti in attrito, escludendo di lubrificare la guarnizione rossa che si trova più vicina alla base in prossimità del cestello destinato a contenere gli ingredienti... vorrei proprio evitare contaminazioni. Ho inoltre provveduto a stendere un abbondante strato di sigillane siliconico per le teste dei motori (tipo Motorsil) attorno al foro centrale ed attorno ai fori dei rivetti, in modo da assicurare la tenuta stagna della base del cestello. Si procede con il montaggio dei rivetti. Dopo averli inseriti occorre batterli con un martello in modo che la parte cilindrica si ingrossi un pò e non escano dalla loro sede. Occhio che sono molto teneri. Per farlo, occorre appoggiare l'interno su un qualcosa che fa da controbattuta, altrimenti si sfonda il cestello ed addio riparazione. ALTERNATIVA: tre bulloni M4 con testa svasata, preferibilmente in acciaio inox e tre dadi. stringendo molto bene e fare il modo che il silicone si appiattisca e sigilli per bene. In questo modo posso riparare e rigenerare infinite volte. Dimenticavo, la boccola in ottone dentro la quale gira il perno trascina pala impastatrice va sostituita con lo stesso sistema e stesso attrezzo autocostruito del post precedente.

Fase 6 - test di tenuta. Si riempie il cestello di acqua e lo si appoggia su della carta assorbente per mettere in evidenza eventuali perdite. Per essere sicuri si può procedere anche con inserire il cestello nella macchinetta ed avviare un programma per impastare e verificare la tenuta dell'anello in silicone nel quale gira il perno. Come scrupolo finale si procede con una simulazione di cottura (solo ACQUA), anche per "cuocere" il silicone e la vernice ed eliminare le ultime sostanze volatili (e pussolenti)

Fase 7 - festeggiamenti (solo in caso di esito positivo). Ci si dà delle pacche sulle spalle, ci si auto complimenta (tanto i proprietari non hanno idea che sei bravo), si riflette sul livello di autostima che sale verso vette sulle quali in pochi riescono a salire. A conti fatti per ogni cestello ho speso cica 10 euri, trenta in tutto, mooooolto meno dei quasi 100 euri che avrei speso prendendoli nuovi. 

Conclusioni: che dire? sono soddisfatto, ho accumulato ulteriore esperienza che credo non verrà mai utilizzata da quegli unani che preferiscono buttare e comperare il nuovo. Da dire che le macchinette per il pane riscuotono un certo successo per un breve periodo e spesso vengono riposte in qualche anfratto per pigrizia, dato che il pane lo trovi al supermercato, già cotto, pronto da consumare e dura mlto di più di quello fatto in casa (dio solo sa cosa ci mettono per farlo restare ancora morbido dopo 10 giorni). Se siete insoddisfatti della vostra o non utilizzatela, valutate di regalarla a me che so come usarle. Grazie in anticipo. Alla prossima. 

P.S. Le scarpe sono tutte destre, la camicia è asciutta da stirare. Ripeto: Le scarpe sono tutte destre, la camicia è asciutta da stirare.

Princess mod.152006 macchina per il pane (riparazione)


Più che di una riparazione, sarebbe corretto parlare di rigenerazione, ma veniamo alla cronaca dei fatti. Era il 26 febbraio 2018 quando scrissi della riparazione di una macchina per il pane (Princess Breadmaker Wake up modello 152006, da 600 watt e 09Kg di capacità a vasca singola). Qualche anno prima di quella data, l'utilizzatrice ne prese 3, in offertona, a meno di 50 euri cadauna (prezzo di soglia oltre il quale decise di non sforare). Quindi più di 5 anni di onorato servizio, molto intenso devo dire, con picco di utilizzo complusivo durante la maledetta pandeminchia. Usate, usatissime a tal punto che a Dicembre 2023) un paio hanno smesso di funzionare nell'arco di qualche giorno l'una dall'altra (Traggeddiaaaaa!!!). 

Dai sintomi, si capisce che è solo un problema di cinghia (il motore gira ma la pala resta ferma), per cui vale la pena di pensare ad una rapida sostituzione a costo contenuto e continuare a panificare come non ci fosse un domani (ma anche per pizze, dolci e yogurt). Ordino le cinghie di ricambio su ebai e tutto orgoglioso aspetto che arrivino...semplice no?

Sembra facile ma... le sorprese che rendono questo intervento un evento mitico ed epico non mancano. Porto le due creature morte nel "lavoratorio", un bunker segreto non segnato nelle mappe ed al riparo da occhi troppo indiscreti, ed armato di buona volontà inizio pian piano a smontarle. 



Smontaggio
: Per comodità e praticità, è meglio iniziare con togliere il coperchio. Dietro alla macchina c'è un copri cerniera, sfilabile facendo delicatamente leva con un cacciavite piatto. Poi si procede con togliere la parte metallica interna, così è possibile accedere anche al vetro ed alla finestrella di plastica trasparente per pulire meglio il tutto (occhio che il vetro non cada, potrebbe rompersi in quanto vetro temprato). Il coperchio così liberato viene via con facilità. In questo modo sarà più facile pulire perfettamente il tutto.


Rimozione vasca di cottur
a: Ci si concentra poi nel togliere la vasca di cottura, fissata alla base con 8 viti filettate più una che fissa la resistenza di cottura alla vasca. Non togliere la vite in prossimità della resistenza (dove entra verso l'elettronica di comando) in quanto è quella che tiene i fusibili termici all'interno e per rimetterla è necessario smontare completamente l'apparecchio. Se si osserva bene, la camera di cottura è costruita in modo da sfilarsi verso l'altro mentre la resistenza resta al suo posto.  Qui comunque iniziano i problemi. Anni di utilizzo scorretto hanno prodotto lo sversamento sul fondo di liquidi e farina che con il tempo, oltre ad arrugginire la lamiera, hanno prodotto una serie di incrostazioni sia sulla testa delle viti che attorno al perno con le 4 punte che fanno girare la pala del cestello. 


Quindi, prima di togliere le viti è opportuno procurarsi uno spazzolino cinese con le setole in ottone e tentare di togliere le croste e mettere in evidenza il doppio taglio della testa delle viti (a croce ed a taglio). Togliere quelle viti con la resistenza installata non è semplicissimo. serve un cacciavite adatto con un gambo lungo, superiore alla profondità della camera di cottura. Ad ogni modo si riesce a toglierle....sempre che le incrostazioni e la ruggine non abbiano fatto danni. Nel mio caso, un paio non sono proprio riuscito a toglierle ed ho dovuto limare la testa con una punta abrasiva del rotary tool. In prossimità del foro della vite c'è l'altro foro che si allinea con una piccola protuberanza della base su cui poggia la camera di cottura. Ho pensato di forare la base in corrispondenza della protuberanza e spostare la vite in quanto con la punta abrasiva è facile danneggiare la lamiera sottile. Pazienza, in ogni caso, anche se dovessero mancare un paio di viti non dovrebbero esserci problemi. 

La camera di cottura la si deve far scorrere verso l'alto e sfilarla completamente. Non è un operazione facilissima in quanto, essendo costruita con un lamierino abbastanza sottile, occorre evitare che si deformi incastrandosi, essendo la tolleranza quasi a zero (è fissata sotto, sopra non deve lasciare fessure). 


Sfilata la camera di cottura si passa col togliere l'involucro esterno, ricordandosi prima di sfilare il connettore del pannello frontale che alloggia i pulsanti ed il display. Poi si capovolge in tutto (con una pioggia di briciole carbonizzate) e si tolgono due viti di sicurezza con testa three wing ed altre tre con testa a taglio/croce. 


Qui arriva la parte più furba. Rimettendo in piedi l'apparecchio si notano tre agganci ad arpione nel lato verso la camera di cottura. Occorre inserire dei foglietti di plastica rigida ma flessibile fra la base e l'involucro esterno, in modo da sganciarli contemporaneamente. Ci si aiuta un pò facendo leva con un cacciavite a testa piatta, spingendo i foglietti di plastica con forza, senza sollecitare troppo e rischiare di rompere (ma non bastavano le viti del fondo a tenere tutto assieme? boh). Disimpegnati gli agganci si tira e si sganciano automaticamente anche i fermi dalla parte opposta. 


Per accedere alla ruota dentata trascinata dalla cinghia che va al motore, occorre svitare la base metallica che sorregge l'attacco girevole del cestello, il motore, l'elettronica e la resistenza...via tutto, che le viti sono a vista e non ci si può sbagliare. 

Per una delle due macchinette il difetto è evidente...la cinghia è strappata, ma per l'altra....la cinghia di trasmissione è leggermente usurata ma è uscita dalle pulegge dentate... come mai?  Le pulegge sono flangiate, com'è possibile? 


Le sorprese non finiscono mai quando si cerca di riparare qualcosa. Da subito si fa strada il sospetto che il problema fosse la ruota dentata solidale al perno che fa girare la pala di mescolamento. Provo a farla girare a vuoto e mi accorgo del problema...la ruota "balla" sul suo asse in modo troppo evidente, in misura tale che la cinghia, nell'uso quotidiano, ha iniziato ad andare su e giù, spezzandosi una e sfilandosi l'altra. C'è qualcosa nel perno ed occorre toglierlo per capire meglio.

Un bullone autobloccante tiene in sede la puleggia grande, solidale al perno che all'altra estremità aggancia il cestello che contiene la pala. E' sufficiente svitarlo, occhio alle rondelle ed alla placchetta metallica e la ruota viene via senza difficoltà. Rimane così il perno con la parte terminale filettata. Verso la base porta perno c'è una rondella di fermo che va spinta via dal suo incavo in modo da liberare il perno. Quest'ultimo gira dentro una boccola in ottone (credo, potrebbe essere bronzo o rame, non sono riuscito a capire). Resta da togliere per ultimo il supporto del perno trascina pala, svitando tre viti accessibili nella parte superiore. Alla fine, tolto tutto, si resta così con la lamiera nuda, la base di supporto pronta da spazzolare e pulire per bene. 


OK, maaa... il problema??
immagina, un perno di acciaio tenuto in tensione da una cinghia che va ad un motore, che ruota dentro un tubo di ottone.... per anni, almeno due volte alla settimana... USURA! che altro? La boccola è talmente consumata che il perno balla in modo troppo esagerato. Con i pezzi in mano provo a fare delle misure, aiutandomi con un calibro ed un micrometro. Il primo perno misura da 7,94 a 7,89 millimetri (5 decimi di differenza nelle parti estreme della boccola) mentre il secondo va da 7,88 a 7,86, ovvero molto più consumato del primo ma in modo più "uniforme" (solo 2 decimi di differenza). La boccola numero 1 misura un diametro interno alle estremità di 8,15 e 8,58mm (meno di mezzo millimetro di differenza!!) mentre la boccola numero 2 va da 8 a 7,95mm, molto meno usurata della prima (solo 5 decimi di millimetro o mezzo millimetro se è più facile da capire). E' evidente che un meccanismo è usuratissimo (quello nel quale la cinghia è caduta invece di rompersi) mentre il secondo è un pò malandato ma comunque usurato oltre il tollerabile.

Bene, ottimo... con un difetto del genere, il 99% dei riparatori ufficiali rinuncia, ovvero avvisa il proprietario che costa più la riparazione che la macchinetta incassando però il diritto di chiamata. Ottima notizia per il capitalismo che ci vorrebbe tutti a consumare e buttare in un loop infinito. Ma io sono un ninja hacker e le sfide mi piacciono troppo. Decido di approfittare di questa occasione per tesare i miei limiti, raccogliere la sfida, impiegare il mio tempo per imparare e sviluppare sempre più delle abilità uniche, rarissime e mai monetizzate. 

Lavaggio e ripristino. OK.  si parte con spazzole,sgrassanti e prodotti specifici, non abrasivi, vernici e solventi vari.


Prima operazione
, un lavaggio completo alle parti con sgrassante ed acqua calda, per togliere i residui di olio, farina, latte rinsecchito, sale, curcuma, semini di girasole, cumino, lino, sesamo, noci, nocciole e via dicendo.  

Seconda operazione, si passa alla base metallica ed alle camere di cottura. Prima passata con fornet spray e 30 minuti di attesa a far sì che agisca. Una bella passata con paglietta e le macchie brune spariscono.  


Terza operazione
, la base va passata con la spazzola metallica montata su un trapano, per togliere ruggine ed incrostazioni più resistenti. 

Quarta operazione: Si lava il tutto con l'acetone e si spruzza una vernice che resiste alle alte temperature, 800 gradi sono più che sufficienti in quanto con la cottura non si dovrebbero superare i 200/250 gradi. 

 


Purtroppo la ruggine che si è formata a macchie in corrispondenza dei cumuli di farina bruciata (igroscopica) ha butterato la base rovinando la superficie riducendola a buccia d'arancia. Non ho passato lo stucco da carrozzeria solo perchè non so come si comporterebbe alle temperature alte del forno sotto lo strato di vernice. Nel dubbio da ignoranza preferisco verniciare senza stuccare le imperfezioni, ma alla fine è venuto un risultato più che soddisfacente.

Quinta operazione: Ed ora viene la parte più difficile... sostituire le boccole con due grandi paure 1) trovare le boccole di ricambio 2) togliere quelle usurate e inserire quelle nuove senza rompere nulla. 


Già, le vecchie boccole sono inserite a pressione nel porta cestello di impasto che sembra fatto di Zama, ovvero una lega di zinco in elevata percentuale, unito a piccole quantità di alluminio, magnesio e rame.  Maledetta zama che si spacca con niente e non si può saldare. Se si rompe, niente ricambio e di acquistare una macchina donatrice....non si trova al momento e resterebbe comunque il rischio che presenti lo stesso problema di usura della boccola. 

Trovare le boccole, ovvero un delirio. I cinesi te le vendono a sacchi per pochi spiccioli ma il problema è indovinare le misure giuste, ovvero diametro interno, esterno ed altezza. Ogni commerciante usa il proprio modo per classificarle e non si riesce a capire una sega. La mia ha un diametro interno di 8mm (indicata con una d minuscola o id inner diameter, un diametro esterno da 12mm (indicata con una D maiuscola o od outer diameter) ed un altezza di 14mm (L o H in alcuni siti). Quindi a me servirebbe una boccola che correttamente dovrebbe essere indicata come 8x12x14. Nei siti cinesi  non è così ma sti deficienti non mettono nemmeno una didascalia nelle foto, ovvero ti fanno vedere la foto della stessa boccola (sempre quella) da 5 angolazioni diverse ma niente didascalia che ti indichi le misure...rinuncio, non mi va di litigare con i cinesi.

Decido di provare con le italiche "ferramente" (plurale di ferramenta), quelle che si sono digitalizzate, che hanno "lecommers".... un altro delirio peggio del primo. Descrizioni inutili o insufficienti, foto pietose o mancanti, richiesta dei dati completi della carta di credito (compreso il CCV), vengono più dubbi che certezze su cosa si sta acquistando ed il sospetto che deriva dalla richiesta del commerciante dei dati della carta di credito (preferibile se è il sistema di pagamento a chiedermeli, non il commerciante) alimenta la certezza che certi professionisti della truffa da me non avranno un centesimo. Opto quindi per un fornitore tedesco, ampio catalogo, configuratore di prodotto, vendita anche di un pezzo a privato... 3 minuti, scelgo una boccola di bronzo, l'acquisto è fatto e vaffanculo ai commercianti itagliani con le pezze al chiulo. 


Togliere le boccole
: qui ci siamo. Lasciare le boccole usurate e sostituire solo le cinghie, significa che in poco tempo la macchina si rompe nuovamente (e fare una figuraccia di me*da). Occorre ripristinare a nuovo il supporto del perno che fa girare la pala per l'impasto. Come? Con quello che si ha in casa ci si costruisce un estrattore su misura (dando senso alla tonnellata di dadi, bulloni e tubi vari accumulati negli anni). Il principio è semplice. Occorre spingere la boccola appoggiando una contro spinta sul pezzo che la alloggia. Ho optato per l'uso di un bullone filettato M7 e due tubi di diametro uno uguale a quello della boccola e l'altro pari al supporto della stessa. In pratica due tubi che entrano uno nell'altro, chiusi fra due rondelloni che equalizzano la pressione. Il foro di alloggiamento è da 12mm per cui serve un tubicino  con diametro esterno leggermente inferiore a 12 e diametro interno leggermente superiore a 7mm. L'altro tubicino deve avere un diametro interno leggermente superiore ai 12mm della boccola e si deve poggiare sulla flangia in zama tramite un altro rondellone. Si ferma il bullone nella morsa a banco e si stringe il dado all'altra estremità, lentamente senza esagerare, ed il gioco è fatto....success!! well done!!. Per l'inserimento della boccola nuova si usano i due tubicini ed una morsa, magari scaldando la zama (che si dilata) e congelando la nuova boccola (che si restringe), agevolando l'inserimento.  Un nano trucco da hacher... se non si ha un tubo per cui le misure non combaciano, si pratica un intaglio longitudinale in modo che, stringendo o allargando, si arrivi alla misura desiderata, funziona, io ho dovuto fare così col tubicino di alluminio che si vede in foto.


Rimontaggio: qui si presenta il solito problema. Preso dalla curiosità, pur usando un classificatore a scomparti per le viti, spesso mi dimentico qualcosa, qualche vite o qualche rondella... vabbè, stavolta è andata bene e non ho avanzato nemmeno un pezzettino. Utile documentare con delle foto o meglio con un filmato le operazioni di smontaggio. Nel mio caso niente filmato, preferisco costringere le persone a leggere e ragionare con la propria testa e mandare a quel paese chi chiede "maggiori informazioni" solo per pigrizia, per limitazioni cerebrali causate da uso eccessivo di sostanze psicotrope o solo a causa della natura ingenerosa che a campione sceglie delle vittime a caso lucrando sulla distribuzione asimmetrica di neuroni. Un accortezza... è il caso di mettere nell'accoppiamento perno/boccola un pò di grasso resistente alle alte temperature, giusto un pò per limitare frizione, attriti e cigolii. Se si riesce a reperirle, è il caso di sostituire le rondelline sottili in PTFE poste in corrispondenza della boccola (magari resistenti alle alte temperature). Le ho trovate dai cinesi ovviamente. 


Collaudo
: prima di passare alla prova di cottura, si prova a vuoto il movimento della cinghia, si cerca di verificare il gioco del perno nella boccola, si verifica che non ci siano rumori strani o cigolii e si cerca di indovinare la tensione della cinghia. Poi è il caso di eseguire un paio di cotture a vuoto, per far sì che le ultime parti volatili della camera di cottura evaporino del tutto (si sa mai). Si verifica che tutto funzioni e che la puzza di solvente sia ridotta a zero e si passa alla consegna. 

Quanto costa? Partiamo dal diritto di chiamata. Consiste nel corrispettivo che si deve pagare ad un tecnico per il semplice fatto che si sia recato presso il domicilio del cliente, in caso di guasti e malfunzionamenti del prodotto, a prescindere dal fatto che abbia eseguito o meno operazioni di riparazione sull'oggetto della chiamata. Nel mio caso è zero, sono un hobbysta non un tecnico. L'ammontare medio del diritto di chiamata varia a seconda di molti fattori e può variare dai 30 ai 170 euro a seconda dell'elettrodomestico. E' anche il caso di prevedere, se necessario, l'acquisto di un cestello nuovo. Le parti in movimento, usurate non garantiscono la tenuta dei liquidi.


La cinghia
: occorre fare attenzione. La Princess mod 152006 può richiedere due misure diverse, 570 o 540 millimetri di diametro (nel mio caso 540mm). Per misurare il diametro si schiaccia a metà la cinghia ponendola su un righello. Costo medio dai 13 euro in sù.

La boccola: quelle in bronzo, mercato tedesco da multinazionale dei ricambi, dai 4 euro circa in sù, più spedizione. Se si scelgono quelle in bronzo auto lubrificate in grafite, si parte dai 12/13 euro circa (prezzo variabile in base alle misure) ma non credo valga la pena di spendere così tanto, anche se sono praticamente eterne.

Tempo di riparazione o rigenerazione: per la sola riparazione, fatta la dovuta pratica, massimo un ora solo per la sostituzione della cinghia ed una pulizia sommaria e grossolana. Per la rigenerazione le cose cambiano. Una giornata totale fra lavaggio, spazzolatura, rimozione di eventuali viti bloccate, verniciatura a due mani di base e camera di cottura con vernice speciale, estrazione ed inserimento della boccola, rimontaggio, imprinting e collaudo... a fare in fretta, molto in fretta, una giornata intera non di meno. Il costo medio della riparazione di un elettrodomestico è compreso tra 109,22 e 250,37 euro, con un costo medio di 179,28 euro. Ipotizzando una riparazione al risparmio in questo caso possiamo calcolare (un pò a spanne) un costo totale di 126 euro... senza le tasse ovviamente...comunque più del prezzo attuale della macchinetta... ma se si opta per il baratto tempo=cibo (o tempo x tempo) la convenienza è notevole (e fanchiulo ai maledetti soldi). Sono poco meno di 20 euro di parti di ricambio. Quanto calcolare la manodopera rapportata al cibo? dipende, non c'è una tariffa precisa. Il calcolo è demandato dalla capacità di negoziazione, dal livello di gratitudine del proprietario e dall'empatia che si innesca nel rapporto "cliente/riparatore". Fate voi e fate i bravi.


Conclusioni
: due macchinette per il pane praticamente nuove di fabbrica, pronte a fare il loro dovere per altri anni a venire, anzi migliorate dalle boccole in bronzo e dalla riverniciatura. Alcune parti in plastica sono irrimediabilmente ingiallite ma è bene che sia così, ci si ricorda che nulla è eterno e va usato con cura per farlo durare il più a lungo possibile, contrastando il consumismo che sta lentamente divorando il pianeta ormai a corto di materie prime. Stiamo usando questo pianeta come una pattumiera e non ce n'è un altro dove andare. Io la mia parte l'ho fatta e sono in pace con me stesso, oltre che soddisfattissimo di aver reso felice una persona che mi ringrazierà con pane e pizza a vita...spero (almeno non morirò di fame). Alla prossima.

P.S. il topo è uscito e la rana gracida. Ripeto: il topo è uscito e la rana gracida.