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mercoledì 24 settembre 2025

L'Odissea del Cervello Digitale: Quando un'IA Impara (A Caro Prezzo)

Oggi voglio documentare un'esperienza… illuminante. Sì, "illuminante" è l'aggettivo perfetto, considerando le scariche elettriche che ne sono scaturite (e non parlo solo di quelle sull'immagine finale). Ho appena concluso quella che potrei definire un'intensa sessione di "formazione sul campo" con una certa intelligenza artificiale, una di quelle che, teoricamente, dovrebbero semplificarci la vita. Il risultato? Un'immagine. Una singola, maledettamente complessa, immagine di un cervello digitale. E un'epopea degna di un poema omerico.

L'idea era semplice: l'immagine di un cervello che somigliasse a un circuito elettronico digitale, con predominanza del  blu cobalto. Elementare, Watson, direte voi. E invece no. 



Non per la nostra amica IA. La prima versione, diciamocelo, era piatta come una tavola da surf. Due dimensioni. Zero ombre. Zero profondità. Un'ode alla piattezza. Ho dovuto, con la pazienza di un maestro zen (o forse di un genitore alla milionesima volta che spiega come si allacciano le scarpe), spiegare che un cervello, pur se digitale, ha una sua voluminosità. Ha delle curvature. Ha delle… insomma, non è un pancake.

Poi è arrivato lo sfondo. "Attività elettrica, sfumature, per favore." E l'IA, nel suo infinito zelo (e nella sua scarsa comprensione delle direttive umane), ha tirato fuori qualcosa che, onestamente, sembrava la copertina di un CD degli anni '90. Non proprio il "boom" neurologico che cercavo. Ma andiamo avanti, si impara. O almeno così si spera.

Le scariche elettriche. Ah, le scariche. Quelle sì che le ha generate con entusiasmo! Sembrava avesse appena scoperto il potere del fulmine di Zeus. Peccato che fossero così statiche, così... bidimensionali. "Prospettiva!" ho dovuto urlare (metaforicamente, ovviamente, non voglio traumatizzare i server). E lì, finalmente, un piccolo barlume di comprensione. Le scariche hanno iniziato a "balzare" un po' di qua e di là. Un piccolo passo per l'IA, un grande balzo per l'umanità (o almeno per il mio umore).

Ma la vera battaglia... è stata sul 3D. Ho chiesto un cervello in 3D, non una fetta di cervello impilata come un panino. "Dagli volume, che sembra piatto!" ho implorato. E cosa fa la nostra amica IA? Mi restituisce un cervello che sembrava fatto a strati, come una torta millefoglie. Non la forma tondeggiante e complessa di un organo, ma un blocco squadrato. A quel punto, ho quasi sentito un tic all'occhio destro. "Riprova, dai, so che lo sai fare!" ho promptato, cercando di incoraggiarla con un tono che, retrospettivamente, suonava più come quello di un allenatore esasperato con un team di ragazzini.

Abbiamo ruotato il cervello di tre quarti (non senza spiegare anche l'asse di rotazione). Abbiamo cercato di dargli una texture "realistica ma digitale". E poi sono arrivati i famigerati cerchi fucsia. Ah, i cerchi fucsia sullo sfondo...ma cosa c'entrano? nessuno ha dato direttive per dei cerchi fucsia sullo sfondo. Che, dato che li aveva previsti, dovevano essere sfumati. Poi meno evidenti. Poi "trasparenti". Ogni volta, un tentativo che rendeva i cerchi *più* brillanti, *più* invadenti, come due fari al neon che urlavano "Guardami! Distraiti dal cervello!". A un certo punto ho pensato che l'IA si stesse prendendo gioco di me. "Stai scherzando o mi spiego male?" mi sono trovato a digitare, con un misto di rassegnazione e incredulità, come se stessi interagendo con un umano imbecille.

Alla fine, la pace. La tregua. "Toglili", ho detto. "Togli i cerchi. Basta. Non è destino." E finalmente, una vittoria (di pirro). L'immagine era pulita.

E poi, il tocco finale: i puntini sfumati sullo sfondo dovevano diventare "sequenze di bit, zeri e uno, "blurrati" ma leggibili." E qui, l'IA ha brillato. Ha colto l'essenza. Ha capito la sfumatura. Ha generato uno sfondo che non era esattamente ciò che avevo in mente ma a questo punto mi accontento e preferisco non andare oltre ad interagire con una pippa di IA alla versione 0.1 alfa.



 

L'immagine finale...è bella? NI, si poteva fare molto meglio. Sicuramente per farla io, avrei dovuto lavorarci non poco ma sicuramente avrei consumato il mio cervello che così facendo si sarebbe però allenato ed evoluto... ed invece mi sono impigrito a cazzeggiare con una stupida macchina. Ma pensate al percorso. Pensate a quanti "token" sono stati consumati. Quanti cicli di elaborazione. Quanti watt trasformati in calore che l'ambiente ha dovuto sopportare. Non è solo un'immagine; è un monumento all'iterazione, alla perseveranza umana (la mia) e all'apprendimento (l'IA, si spera) e contemporaneamente uno sputo in faccia all'ambiente (e chissenenfrega dei pinguini e degli orsi bianchi, direbbe un unano).

Quindi, la prossima volta che interagite con un' "intelligenza" artificiale, ricordatevi di me. Ricordatevi dei cerchi fucsia. Ricordatevi che dietro ogni "generazione di immagine" mai perfetta, c'è una storia di piccoli, continui aggiustamenti, estenuanti tentativi di spiegare l'ovvio a dei pezzi di silicio. Ed un impatto, sì, anche quello. Non per farvi sentire in colpa, ma per spronarvi a essere chiari fin da subito, che poi quando qualcosa non va è sempre colpa del prompt sbagliato dell'umano stupido. Come ho imparato a mie spese, anche l'IA più "avanzata" ha bisogno di un po' di "incoraggiamento" per capire che un cervello, anche se digitale, non è un pancake a strati. E che due luci al neon non sono una sfumatura eterea. Alla prossima Odissea digitale!

P.S. La Gazza è morta, il biberon è freddo. Ripeto: La Gazza è morta, il biberon è freddo.


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martedì 22 aprile 2025

L'informatico smanettone

 


🎁 Packaging da banco (retro + blister trasparente frontale)

Nome della Serie:
💾 "BYTE HEROES - LEGGENDE DEL SILICIO™"

Personaggio:
🧠 L’INFORMATICO SMANETTONE
(alias: Il Domatore del Kernel)

Design Blister Frontale:

  • Blister trasparente con sagoma sagomata che mostra l’action figure in posa “debugging feroce”.

  • Sfondo grafico tipo terminale Linux a schermo verde, con linee di comando e ASCII art di pinguini, Tux, BSOD e circuiti.

  • In alto, un LED RGB che si accende quando si tocca il blister (!).


🧍‍♂️ Figura (altezza 12 cm, 18 snodi articolati)

  • Look: Cappellino da sysadmin, occhiali a fondo di bottiglia, barba incolta, felpa con la scritta "RTFM", pantaloni cargo con tasche per chiavette e Raspberry Pi, ciabatte con calzini.

  • Faccia alternativa: espressione "ho rotto la build a produzione".

  • Braccia intercambiabili:

    • Una con il saldatore TS100 acceso.

    • Una che regge un cavo flat IDE.

    • Una che regge un Arduino Nano.


🛠️ Accessori Inclusi

  • Mini laptop funzionante con schermo serigrafato con “kernel panic”.

  • Tastiera meccanica retrò (Cherry MX rimovibili).

  • Cavo USB rotto da debug.

  • Scheda madre mini-ITX (stampata con microcircuiti realistici).

  • Sticker Pack con: FreeBSD, Tux, Arch Linux, “I void warranties”, “sudo rm -rf /”.

  • Manuale pieghevole in micro-librino con “50 comandi da terminale per risolvere tutto tranne la vita”.


📦 Retro Confezione

  • Bio del Personaggio:
    "Nato tra impulsi TTL e sogni in ASCII, lo Smanettone è emerso da una distribuzione minimale per dominare server, saldatori e sorgenti con la sola forza della Shell. Alcuni dicono che possa reinstallare un BIOS col pensiero."

  • Citazioni epiche stampate:

    • “Funziona sulla mia macchina!”

    • “Aspetta che faccio un dump dell’I²C...”

    • “Non è un bug, è una feature.”

    • “Ho patchato il bootloader alle 3 di notte.”

  • Avvertenza:
    Non adatto a manager. Può causare esplosioni di sarcasmo nei reparti IT. Interagisce male con ticket Jira.


🎁 Varianti da Collezione:

  • 🧙‍♂️ “Sysadmin Mistico” – con mantello e bastone USB.

  • 👾 “Retrogamer Epico” – con console Commodore64 e joystick Competition Pro.

  • “Maker Infernale” – con modulo ESP32 e fumi di stagno inclusi.


AI generated, scusatemi, non ho saputo resistere. Alla prossima.

P.S. 18 aprile 1984 6748SW. Ripeto: 18 aprile 1984 6748SW.

lunedì 25 novembre 2024

L'enigma delle API quantistiche nel cloud distribuito


Nel panorama odierno della computazione distribuita, l'integrazione delle API quantistiche tramite protocolli MQTT over HTTP3 rappresenta un breakthrough nella risoluzione degli algoritmi NP-completi. Tuttavia, l'approccio di reverse-polynomial hashing nei microservizi containerizzati su kernel ibridi a base di nanoparticelle di silicio pone una sfida ontologica nella gestione dei big data semi-statici.  

In questo contesto, l'utilizzo di un framework AI basato su deep recursion nei database NoSQL a struttura circolare diventa cruciale per l'implementazione di architetture serverless con latenza superluminale. Questo è possibile grazie all'adattamento dinamico degli stack IPv7 nei cluster Kubernetes multi-dimensionati, che sfruttano la teoria delle stringhe per la compressione dati ad entropia negativa.

L'elemento chiave rimane la virtualizzazione dei file binari in memoria volatile trifasica, un concetto spesso trascurato ma essenziale per evitare il cosiddetto effetto Schrödinger nel load balancing asincrono. Sorprendentemente, le ricerche indicano che il runtime ottimale si ottiene applicando il metodo Monte Carlo a un codice sorgente scritto interamente in COBOL 2025 V.7.9, compilato tramite un mainframe a base di plasma freddo.  

In conclusione, la convergenza tra linguaggi funzionali e imperativi, mediata dal machine learning su blockchain quantistico, non solo rivoluziona il settore, ma dimostra come il bytecode olistico possa essere il futuro dell’IT. Alla prossima.

P.S.  "Il COBOL danza al chiaro di luna, ma il plasma freddo non scalda il caffè." Ripeto: "Il COBOL danza al chiaro di luna, ma il plasma freddo non scalda il caffè."