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mercoledì 28 maggio 2025

Avventura Elettrica tra Fantasmi e Fancazzisti


Questa mattina, alle 6 in punto, mi sono svegliato con un'illuminazione: la casa, un tempo un faro di energia e vita, si era trasformata in un oscuro abisso di silenzio e gelo. Sì, la magia dell'elettricità aveva deciso di prendersi una pausa, lasciandomi in balia di un mondo senza corrente. Ma non temete, perché l'avventura era appena cominciata!

Con il coraggio di un eroe dei fumetti, ho preso il telefono ed ho composto il numero per la segnalazione guasti. La voce robotica, che sembrava più un fantasma che un'assistente, mi ha accolto con un caloroso "Benvenuto nel nostro incubo". Mi ha chiesto il numero POD della bolletta, ma ahimè, non lo possiedo. Il contratto è intestato alla persona che mi ospita, un novantaduenne che, a quanto pare, ha deciso di dormire fino alle 9:30.

Dopo aver "spiegato" la mia situazione (una sequenza di numeri), la voce robotica ha continuato a snocciolare richieste come un DJ in un club: "Numero POD?, Numero telefonico di intestazione del contratto? CAP del paese di residenza?" Ma chi ha bisogno di un CAPpello quando sei in balia di un blackout? Alla fine, la voce dall'aldilà mi ha informato che c'era un guasto già segnalato e che sarebbe stato risolto entro le 8:30. Fantastico! Solo due ore e mezza di attesa, giusto il tempo di preparare un caffè... oh, aspetta, non posso, caldaia in blocco, niente gas!!! Noooooooooooooooo.

Decido di premere 1 per parlare con un umano, sperando in un miracolo. Risponde un impiegato che sembra essere stato risvegliato da un letargo invernale. La sua voce è lenta, come se stesse cercando di risolvere un cruciverba complicato. "Numero POD? Telefono? CAP?" Mi sento come un personaggio di un videogioco, costretto a ripetere le stesse missioni senza mai avanzare.

Dopo un'attesa interminabile, l'impiegato, con la stessa energia di un bradipo in letargo, mi informa che non può aprire la segnalazione di guasto senza il numero POD. "Deve essere il firmatario del contratto a segnalare", dice, come se avesse appena scoperto l'acqua calda. Peccato che il firmatario, novantaduenne, è ancora nel mondo dei sogni, ignaro del dramma che si sta consumando nel suo regno di ghiaccio. Ah, dimenticavo... a LUI, l'impiegato, non risulta nessun disservizio!!

Ultima chicca.... la voce ultraterrena, prima di passare la patata bollente all'umano, mi invita a non riagganciare al termine per poter lasciare un giudizio sull'esperienza utente... peccato che appena l'umano termina, cade la linea e non posso vomitare tutta la mia rabbia e delusione nel loro database della Qualità! Geniacci del marketing, c'entrano sicuramente loro.

Nel frattempo, il congelatore si sta scongelando, l'allarme di sicurezza è muto, il mio computer è un elegante fermacarte e la caldaia del gas ha deciso di entrare in modalità "blocco totale". E non parliamo del caffè: senza gas la mia moka è diventata un oggetto di culto, un simbolo di speranza perduta. Forse dovrei cercare due legnetti da sfregare per fare un fuoco.

Ecco la grande verità: in caso di blackout, mentre la tecnologia avanza, noi ci ritroviamo a combattere con robot "assistenti vocali" che non possono comprendere la nostra umanità. La discrepanza tra uomo e macchina è palpabile. Da un lato, un impiegato dell'assistenza clienti che sembra aver fatto del "minimo sforzo" la sua filosofia di vita; dall'altro, una voce robotica che non può fare altro che ripetere domande senza senso.

In conclusione, la prossima volta che vi troverete in una situazione simile, ricordate: la vera avventura non è solo nel guasto elettrico, ma nel tentativo di comunicare con un sistema che sembra più un labirinto di burocrazia che un servizio clienti. E mentre il mondo intorno a noi si spegne, noi continuiamo a cercare la luce... o almeno un caffè caldo. Alla prossima.

P.S. Attenzione, attenzione! Messaggio in codice: La fenice sorgerà dall'oscurità quando il sole bacerà il mare. Ripeto, la fenice sorgerà. Rimanete vigili e preparati. Fine del messaggio."

martedì 17 novembre 2020

Rowenta RS 110 aspirapolvere

RIP, un aspirapolvere passato a miglior vita non è mai una buona notizia, specialmente quando... ma andiamo con ordine. In casa c'è sempre bisogno di fare le pulizie, è inevitabile. La frequenza con cui le si fanno dipende dallo scrupolo di chi ci abita e dalle abitudini consolidate nel tempo. Chi è abituato ad abitare in campagna, con la cucina che si affaccia direttamente sull'aia dove razzolano le galline, il concetto di "sporco" è diverso di quello che potrebbe avere una bionda svampita, particolarmente attenta ai suoi capèlli, che vive nel nuovo quartiere di Milano dove tutto è glàm e l'appartamento arredato in bianco sembra l'ambulatorio di un chirurgo estetico. In ogni caso, è buona e sana abitudine, tutte le mattine, aspirare la polvere che nella notte si è depositata ovunque. C'è chi, armato di buone intenzioni, acquista l'ultimo modello della Dyson, (800 euri di salasso senza filo) o chi invece incarica una rumena, rifilandole un vecchio aspirapolvere a filo con sacchetto.... quello c'è, arrangiati come meglio credi. I "problemi" degli aspirapolvere a filo e sacchetto sono ormai noti, il filo è scomodo, il sacchetto non filtra le polveri sottili  (che danneggiano i capèlli delle bionde svampite) ecc.ecc... ci sono però alcuni vantaggi, ovvero non occorre smettere ogni 20 minuti per ricaricare o cambiare la batteria quando si effettuano le cosidette "pulizie a fondo", con l'apirapolvere in funzione per ore. 

C'è però un problema che i progettisti non hanno mai considerato, sapendo che le bionde svampite non useranno MAI un aspirapolvere che danneggia i loro capèlli. Un uso maldestro ed ignorante, può causare l'utilizzo protratto nel tempo dell'elettrodomestico anche con il sacchetto strapieno. Il sacchetto strapieno da anni, col tempo, si rompe e parte del contenuto va ad intasare anche la griglia di aspirazione che sta prima della turbina aspirante, otturandola del tutto. Qualsiasi aspirapolvere è in grado di funzionare ininterrottamente, anche con il sacchetto pieno, senza particolari problemi. L'aria entrerà non più dal tubo di aspirazione ma da altre fessure che nessuna guarnizione del vano sacchetto è in grado di tenere.  Ma se si ottura anche la griglia di aspirazione, il motore va su di giri e scalda. In queste condizioni viene logico pensare.... maaaa... non ti accorgi facendo le pulizie che non stai aspirando nulla? No, pare che le rumene delle pulizie abbiano questa particolarità, passano la spazzola avanti ed indietro ma non si preoccupano del resto. Aggiungiamo inoltre un altro comportamento non previsto: le rumene cambiano il sacchetto ma non vedono l'intasamento della griglia di aspirazione, nonostante il vano che alloggia il sacchetto di carta sia pieno di detriti. Non si chiedono perchè, se sia normale che la polvere sia sparsa nel vano sacchetto, fuori del sacchetto. Ma non finisce qui... l'aspirapolvere viene usato anche per aspirare calcinacci, residui di malta, sassi da giardino, graffette e punti metallici, crocchette umide del cane e del gatto, ecc... del resto nessuno ha mai sentito parlare di un aspira crocchette o di un aspira sassi, per cui un aspiraPOLVERE deve poter fare anche quelle cose. Pensiamo che sia finita qui?? Certo che no. Pare che sia abitudine abbandonare l'aspirapolvere acceso, per ore e ore, in funzione ed incustodito, mentre ci si accinge a fare altre cose (il perchè è facilmente intuibile dai). 

Con la concomitanza di tutti questi fattori è inevitabile ritrovarsi con una stanza invasa dal tipico fumo azzurrino e puzzolente che deriva dalla bruciatura dell'isolante che ricopre i fili elettrici e l'interruttore generale saltato... la cosa buffa è che quando si interviene, ci si sente dire... il fumo usciva dalla prolunga, è da sostituire. Ciò insegna una cosa ai riparatori...  

mai credere alla descrizione della manifestazione dei guasti quando a raccontarli è un utonto

Risultato? il motore è bruciato, completamente fuso, le parti in plastica deformate, le parti in gomma ridotte a ceramica friabile... riparare? magari anche si, ma... l'apparecchio è talmente vintage che non si trovano i ricambi, occorrerebbe ricostruire a mano alcune parti, rifare gli alloggiamenti, ricostruire i porta spazzole, riavvolgere lo statore ed il rotore, ricostruire il collettore... fattibile ma veramente dispendioso, forse troppo anche per chi, maniaco del recupero come me, vorrebbe salvare il pianeta e boicottare le discariche. Da una ricerca in rete, il motore specifico per questo modello non si trova. Tutti i centri ricambi contattati on-line rispondono laconicamente: "parte non disponibile". Solo un centro assistenza risponde invece: "parte non disponibile ma se viene qui col pezzo vediamo se troviamo qualcosa di adattbile" (ed è il centro assistenza mio preferito). 

Per mettere una pietra tombale definitiva alla questione, la proprietaria decide di comprare qualcosa di nuovo e buttare il vecchio. Quindi preferisce spendere più di 800 euro al posto di 40 euro per un motore di ricambio... cosa mai sarà scattato nel cervello di quella vecchia signora? effetto marketing?  consumismo ormai diventato la normalità? risultato della pubblicità martellante ed invasiva? boh. Spiace inoltre che l'utente abbia deciso di cambiare marca, a mio parere senza motivo. L'aspirapolvere ha fatto il proprio dovere per più di trent'anni, non ha mai dato problemi, è facile da riparare e da smontare, non riciede particolari manutenzioni o accorgimenti d'uso (come molti elettrodomestici di una volta) e devo dire che la marca non gode di cativa fama... perchè cambiare marca? boh.  Aspirapolvere... RIP. Alla prossima.

Un cervo non fa primavera. Ripeto: Un cervo non fa primavera.