mercoledì 20 maggio 2020

E-cig holder (DIY experiments)

Da un pò di tempo ho cambiato totalmente modello di e-cig, abbandonando definitvamente la serie EGo, causa atomizzatori fragili al minimo starnuto. Con il cambio però ho dovuto inventarmi un porta batterie nuovo, per tenere sempre appeso al collo il dispositivo. Già, tenerle in tasca nemmeno a parlarne, si riempiono di pelucchi e se ci si siede si rischia di spezzare il costosissimo inalatore salva vita. Nel taschino poi decisamente no, se ci si china la si fa cadere a terra. Per non parlare poi di appoggiarla da qualche parte... tempo un paio di distrazioni ed inizia la ricerca...oddio, dove l'ho appoggiata stavolta?. No, è tempo di organizzarsi e costruire un qualcosa che possa essere appeso al collo in modo da poterla avere sempre a portata di mano, anche in auto senza che finisca nel buco nero fra un sedile e l'altro, assieme a centinaia di oggetti smarriti irrimediabilmente (chiavi, bottoni, batterie, monetine, scontrini, gettoni del carrello della spesa, chewingum usati, preservativi, lenti a contatto,  ecc.ecc.).
Di soluzioni ce ne possono venire in mente tantissime, dipende da molti fattori:
  • materiali disponibili in casa,
  • dimensioni di contenitori precedentemente destinati ad altri usi,
  • colore del materiale,
  • rigidezza del supporto,
  • facilità di lavorazione,
  • attrezzi a disposizione
e via dicendo. Ma vediamo cosa mi è venuto in mente nel giro di una mezza giornata.

E-cig holder prototipo 1
Prototipo 1: Decido di partire con delle cinghie di nylon, recuperate da alcuni marsupi di quelli che si portano in vita e da una borsa griffata, passata di moda da molto tempo, l'importante è che sia materiale di recupero a cui dare nuova dignità.
Inizio intanto a crearmi un modellino di legno, di dimensioni leggermente più grandi del mio dispositivo, giusto per evitare di creare un vano troppo piccolo nel quale l'e-cig si infilerebbe con difficoltà. L'idea è quella di creare un supporto minimale, una specie di sacchetto aperto, che lasci spazio per il cavo di ricarica, per la finestrella del display ed il pulsante di accensione. Ovvio, è un lavoro su misura ma non prevedo di cambiare modello a breve. Per unire le striscie, uso dei ribattini forati, così posso farci passare il laccio in cui infilare la testa. Con un punzone si praticano i fori nelle posizioni volute e si crimpano i ribattini con l'apposita pinza... la pinza... ovviamente in materiale fragilissimo che si rompe appena si inizia ad usare il suo punzone incorporato della misura esatta calcolata sui ribattini in dotazione.

Il primo prototipo mi viene troppo grande e il dispositivo balla all'interno. Forse potrà essere adattato ad un altro modello di batteria più grande che usa la mia compagna. Con la mia no, rischio di perderla. Ne realizzo un altro, con alcune migliorie, con le dimensioni più accurate e la cosa sembra funzionare alla grande (sto eseguendo il collaudo sul campo e sembra andare bene).

Prototipo 2
: Poi, spinto dalla fantasia, provo ad usade del "pellame" recuperato da una borsetta scippata ad un anziana per strada (no dai, scherzo), anche se il colore non mi piace, così provo anche ad usare il lucido da scarpe..uno schifo, meglio di no. Per chiudere l'involucro penso al velcro come soluzione semplice, adattabile e regolabile. La tenuta dipenderà da quanto bene e stretta lo si avvolge attorno alla batteria essendo il fondo aperto...l'attrito ci darà una mano... mancano ancora i fori per display e pulsante, da eseguire su misura. Pare funzionare, a patto di cucire il velcro e non tentare, come fatto inizialmente, di incollarlo con la colla artiglio... tiene ma non abbastanza per l'uso quotidiano. In mancanza nell'hack lab di una macchina da cucire, questo modello è un work in progress, in attesa che vada presso un altro laboratorio segreto dove poter completare il lavoro.

Prototipo 3: Ma non mi fermo qui. Voglio qualcosa facile da realizzare e replicare, esteticamente carino da vedere, semplice da utilizzare, adattabile a millemila modelli di e-cig. Recupero il rivestimento nero della mia mitica valigetta 24ore, acquistata con immenso sacrificio (economico) più di trent'anni fa da studente sbarbato e squattrinato (oggi le cose sono cambiate, la barba mi cresce). Non è pelle ovviamente (magari) ma è morbida, nera, flessibile, resistente. Si parte da un rettangolo alto quanto la batteria e lungo "un pò meno" della circonferenza della batteria. Tutto attorno, a intervalli regolari si praticano i fori e si ribattono gli occhielli. Con un laccio da scarpe poi si chiude il tutto, compresa la parte inferiore. Ho usato la legatura incrociata ma in rete si trovano un infinità di tutorial su come allacciare le scarpe, con effetti estetici davvero interessanti. Si può poi usare la fantasia nello scegliere i colori dei lacci, essendo molto vasta l'offerta. Io uso quelli neri, rigorosamente usati e mai buttati (tanto lo sapevo che prima o poi tornavano utili)... meglio scegliere quelli lunghi da anfibi, presto si fa ad accorciarli.
Prototipo 4: ne ho in mente altre di soluzioni ma per ora mi fermo qui.
Ora sto cercando dove cavolo ho messo quelle palline a molla che servono a fermare i lacci... so di averle conservate ma non ricordo proprio dove cavolo le ho messe... al limite mi inventerò qualcosa di particolare, per ora... annodo.
Ok, alla fine sono soddisfatto. So che qualcuno copierà le mie idee e le farà proprie in cambio di inutilissimi like e so che qualcuno si metterà a produrre porta e-cig da collo, così come accaduto con le mascherine che tanto alimentano il loro mercato nero, alimentato da mille criceto-massaie, fortunate "possessrici"... "possessore"..."possedenti"... che possiedono una macchina da cucire, da troppo tempo riposta in cantina ed utilizzata pochissimo... se ve ne avanza una, vi prego buttatela che la vengo a prendere. Alla prossima.

P.S. la pantegana è nella fogna. Ripeto: la pantegana è nella fogna.

lunedì 4 maggio 2020

Lockdown - Piccole carogne crescono

Fase due dell'emergenza ed il mondo torna a mettere capolino come le lumache dopo la pioggia. Esacerbati da due mesi di clausura, gli animi non sembrano essere tanto ben disposti verso il prossimo, ognuno per i propri motivi ed in base ad una soggettiva soglia di tolleranza. Capisco ma non giustifico. L'esasperazione, spesso ingiustificata ma spesso amplificata dalla scarsa capacità di comprendonio, fa uscire il peggio del peggio di ognuno di noi. Ma partiamo dall'inizio. 
Oggi, decido di portare all'ecocentro dei sacchi di erba da conferire nel vascone del verde. In realtà potevo farlo anche nell'ultimo periodo della fase 1 ma per evitare il magone di dover dare spiegazioni a qualche solerte impiegato dello stato in vena di interpretazioni, soggettive quanto bizzarre, delle normative e dei vari DCPM ai quali aggiungere quelli dei "governatori" locali, decido di approfittare della splendida giornata di sole (il primo giorno della fase due), ed attaccare alla bici il carrettino su cui caricare i sacchi. 
Il percorso scelto, quello più corto, prevede il passaggio attraverso dei campi ed un ultimo tratto di ciclabile immersa nel verde per un paio di kilometri....mi è sembrato di rinascere, endorfine a mille. 
A 500 metri dalla destinazione.... una lunghissima fila di auto in attesa, qualcuno da prima dell'orario di apertura. Immaginatevi lo stato d'animo dei guidatori. 
So per esperienza che il conferimento a mano dei rifiuti, a piedi, è permesso senza particolari formalità, per una semplice ragione: non è un accesso che limita i posti auto disponibili. Quindi entrare a piedi o in bici si può. Già, perchè all'ingresso c'è una sbarra automatica. Se l'ecocentro è pieno, DI AUTO, la sbarra non si alza sino a quando non esce qualcuno, ovvio no? Ci arriva anche un bambino ed incazzarsi non serve a niente, proprio a niente. Ciò non vale per chi entra a piedi o in bici non avendo bisogno di un parcheggio per scaricare (elementare, vero?). 
Ad ogni modo, buona educazione ed il mio senso civico mi suggeriscono comunque di chiedere almeno alle prime dieci auto in prossimità dello sbarramento se mi permettono di passare, nonostante potrei farlo tranquillamente. 99 volte su dieci la risposta è affermativa, accompagnata da un sorriso. Raramente storcono il naso, quasi sempre ci si ferma anche a fare due chiacchiere in cordialità, nonostante non ci si conosca affatto, magari assieme brontolando per l'attesa sotto il sole (specie a luglio od agosto) o per la bizzarra organizzazione degli operatori addetti. Oggi no. Una signora mi fa notare che dovrei lasciare fuori la bici ed entrare a piedi... oibhò e perchè mai? Vabbè, alla mia offerta di accodarmi dietro di lei mi lascia comunque andare "per gentile concessione", grazie tante.  Più avanti un furgone con un signore "anziano" sulla 55na/60na circa. Lui Niente. Per lui non posso passare. Categorico! Lo ascolto con pazienza ed attenzione, per capire quale sia il SUO problema. "sono qui da più di un ora che aspetto, sei passato anche prima con la tua biciclettina, chi sei tu più bello degli altri?, aspetta anche tu come tutti noi, così hai fretta? devi morire? io posso venire solo il giovedì e lunedì, ..." e via dicendo con altre stupide motivazioni alle quali non ho voluto rispondere (comunque si, sono sicuramente più bello di lui e credetemi ci vuole davvero pochissimo).  La mia regola è da sempre: Non discutere mai con un idiota. Chi ti quarda potrebbe non notare la differenza.
Faccio notare, nel vano tentativo di spiegare, sperando comprendesse, che la bici non occupa posti auto, suscitando però ulteriori resitenze e dinieghi, come fosse lui il gestore del centro. Chiedo cortesemente se, nonostante il suo rifiuto, posso esprimere un parere ottenendo in risposta, "...certo, ma non pensare di impietosirmi." Rispondo: "ci mancherebbe, ad ogni modo, passare avanti non ritarderebbe il suo ingresso ed in che modo attendere dietro a lei potrebbe anticipare il suo ingresso?" (in sintesi che passi o meno per lui non cambia assolutamente nulla). Questa semplice domanda deve averlo spiazzato, visto l'aumentare della sue evidente irritazione conseguente alla consapevolezza dell'inutilità del suo atteggiamento negativo. Non la prende bene nemmeno  quando diplomaticamente concludo affermando: "ad ogni modo ha ragione, aspetto dietro di lei signore". Provo a dargliela vinta dai, vediamo che succede tanto lo so già, vittoria di Pirro.
Attendo appena un minuto e tocca accedere a lui, ma solo per mettersi nuovamente in coda, in nuova attesa per la registrazione dell'operatore, il quale mentre si sta avvicinando a questo imprenditore (che poverino può scaricare i rifiuti solo lunedì e giovedì, giorni dedicati alle aziende oltre che ai privati), mi fa cenno con la mano di venire avanti, facendomi passare davanti al coglione che tanto si era prodigato a bloccarmi vantando i suoi fantomatici diritti conditi da un personalissimo senso di "giustizia sociale". Non vi dico la sua faccia quando gli sono passato a fianco, e non voglio decrivere la mia espressione da ebete, con un sorrisetto dal piglio volutamente canzonatorio purtroppo celato dalla mascherina (lui, il sommo giusto, ne era invece sprovvisto nonostante gli obblighi). 
Passando tutto impettito, seguendolo con la coda dell'occhio per godermi la sua espressione rabbiosa, penso dentro di me: "Tiè carognone infame, vedi che comunque ti sono passato avanti saltando pure la fila? Pirla di un pirla!".
Ho voluto finirla lì, avrei potuto segnalare la sua mancanza delle protezioni e farlo tornare indietro o sollecitare l'arrivo dei carabinieri per una multazza da 400 euro, meritatissimi in questo caso. Ma non sono così carognone ed infame come lui. 
Quindi? bilancio finale? ho ritardato l'ingresso a qualcuno? no. Lui ha perso qualcosa? no. Ho causato danno a chicchessia? no.  Ho leso qualche diritto? no. Ho dimostrato maleducazione? no. Chi fra i due ha più senso civico e senso di comunità? io. Cosa ho perso io? 60 secondi netti, che vuoi che sia, #chissene. Chi alla fine ci ha guadagnato? io sicuramente, in salute di certo, grazie anche all'attività fisica.
Di suggerire al carognone di fare altrettanto, come me che cerco di dare il buon esempio a vantaggio di tutti... nemmeno a pensarci, c'è il rischio di sentire una sequela di motivi stupidi ed insulsi, tipici dell'imprenditore neo liberista sempre pervaso da un personalissimo ed egoista senso di "giustizia"... del resto uno stupido può solo esprimersi con stupidaggini, tocca convivere anche con questi carognoni parassiti. 
Certo è che per questi carognoni vale il principio: se soffro io devi soffrire anche tu, per par condicio. Poco conta se le condizioni di base sono diverse: io non sono venuto in auto, io, e so che la cosa ti rode non poco ma è una mia scelta. Se vuoi entrare senza fare la fila non venire con un furgone, tra l'altro praticamente semivuoto, che occupa due posti auto ed inquina come una petroliera, coglione parassita!
Sto carognone deve essere sicuramente anche uno di quegli infamoni che denunciano gli altri a spasso con il cane solo perchè lui non può. O che gode a vedere le FFOO inseguire con droni od elicotteri i runner, visto che lui non "rùnnera". La dimostrazione del suo senso civico totalmente assente è l'arroganza e menefreghismo per gli altri, dimostrata dalla sua mancanza di mascherina (ancora obbligatoria). Gli obblighi valgono solo per gli altri ovviamente, compresi quelli inventati di sana pianta specie quando è LUI ad imporli, tipo mettersi in fila solo perchè lui non può passare avanti.
Povero italiota, ovvero itagliano idiota, unano! tocca convivere e sopportare anche sti imbecilli con la mamma sempre incinta.  Alla prossima.

P.S. L'abito non fa il monaco. Ripeto: L'abito non fa il monaco.