mercoledì 25 marzo 2020

Pietra domestica


"Hai scambiato il mio futuro con una pietra domestica?!!?" E fu così che alla mia veneranda età ho scoperto di non aver mai avuto una pietra domestica, per prendermene cura, darle da mangiare, educarla, insegnarle a nuotare... Poi scopro anche che non è una novità. C'è una spiegazione su wikipedia...pet rock... che tardone che sono. Scopro inoltre che il suo ideatore è diventato milionario, il che mi ha profondamente deluso in quanto, senza saperne nulla, stavo già pensando di produrle in serie e venderle io, ma sono arrivato tardi...peccato.
Fatto sta che sono a ridosso di un paio di compleanni speciali e non ho proprio il becco di un quattrino, quindi di comprarle già fatte... manco a parlarne. Così, ideona, decido di cercare una pietra domestica, speciale, unica, particolare, bellissimissima.
Un pomeriggio di una domenica, invernale ma assolata, quel tiepido sole che ti anticipa il profumo della primavera, ne approfitto per portare i cani, con la compagna, a passeggiare. La scelta della "lochèscion" ricade sul fiume che passa non lontano. Ci si avventura in mezzo ai rovi, dentro ai rami secchi del letto del fiume, fuori dai passaggi convenzionali, andandoci a ficcare dove non passa nessuno mai, dato che la morfologia del territorio cambia ad ogni piena ed a me non piace andare dove vanno tutti gli unani.
Sembrerà strano, ma fra milioni di sassi non è facile trovare quello giusto, quello speciale, da regalare col cuore. La pietra domestica non è per niente facile da trovare, deve essere lei a chiamarti quando passeggiando ci arrivi vicino, lei ti guarda e sembra dire "accudiscimi ti prego" "portami a casa tua"...  Fatto!... in realtà non me la sono sentita di lasciarne altre abbandonate sul greto del fiume, senza una casa calda ed accogliente... così ho preso mamma, papà, figli e nipotini... più una a forma di lumaca... in realtà la lumaca è dentro e devo solo tirarla fuori. 
Per le pietre domestiche portate a casa, ho costruito delle scatole di cartone per contenerle. Recupero dei vecchi porta riviste neri, taglio, piego, incollo et voilà, una bellissima scatola 1.0 col coperchio. Il fondo di paglia, un etichetta carina ed il regalo è pronto, un paio di giornate regalate volentieri. Non sarà una cosa glàm o griffata ma è sempre un regalo, unico, fatto a mano, di riciclo, spero gradito... potaaaaaa. Alla prossima, contagiosi!.

P.S. Paoli è in salita, Ruggero in piano. Ripeto: Paoli è in salita, Ruggero in piano  

venerdì 20 marzo 2020

Disdetta online prenotazione visita medica

In tempi di pandemia, la Pubblica Amministrazione (PA) sta "collaudando" (nel 2020!!) le procedure telematiche per virtualizzare le prenotazioni e disdette delle visite mediche. 
Dopo aver atteso un anno per ricevere conferma della visita schedulata (proponendo una data che, minimo, è dopo altri 6 mesi), in questo periodo occorre pure attrezzarsi per disdire (sine die) le prenotazioni (su suggerimento dello sciamano di base). 
Causa lock down, vietati i contatti umani, i due metodi a disposizione sono il telefono o la sacra form nel sito istituzionale, ovvero il sacro sito dove vieni dirottato dall'impiegato o medico quando non sa rispondere a delle semplici domande. Di telefonare nemmeno a pensarci... non rispondono o risulta occupato, per cui resta la sacra form del sito istituzionale da compilare. 
OK, bello... il problema è che la procedura web è scritta con i piedi (c'era da aspettarsi qualcosa di meglio?). 
La didascalia dei campi "data" suggerisce la formattazione gg/mm/aaaa ma nel campo è proposto di default dd/mm/yyyy. 
Mancano le formattazioni automatiche per le date, per cui se non si inseriscono le barrette di separazione come da suggerimento ambiguo, all'uscita dal campo compare uno strano numero.  Ad esempio se si digita 01012020 (primo gennaio 2020) all'uscita il campo propone 24/12/4790... forse è per questo che le visite mediche vengono fissate con tempi biblici.
Nel campo "Data prenotazione" poi, compare una finestrella sotto il campo, che istruisce dove trovare la data scadenza della carta di credito VISA (con tanto di logo per migliorare la user experience).
Accanto alla didascalia di ogni campo compare poi un asterisco fra parentesi... non c'è alcuna spiegazione che dia indicazioni sul significato di quell'asterisco misterioso... tocca all'utente capire che è un dato obbligatorio.  In realtà l'asterisco è "cliccabile". Al primo click il campo acquisisce il focus del cursore, al secondo click sull'asterisco il campo diventa rosso e compare la scritta "Dato obbligatorio"... ridicolo.
Immaginate una persona anziana, che cerca di capire... non ce la può fare, per quanto sveglio sia non ce la può proprio fare, e non ce la fa. Per cui resta il telefono, da chiamare in continuazione, sperando nella lotteria... ora capite perchè le linee telefoniche della PA sono sempre intasate? Fanchiulo!. 

P.S. il calcio fa bene alle ossa. Ripeto: il calcio fa bene alle ossa.

martedì 17 marzo 2020

I nuovi padroni

Con cadenza assillante e fastidiosa, continuo a ricevere un avviso di violazione delle regole che avrei "sottoscritto" cliccando su... non ricordo quando...non ricordo dove...  al momento in cui ho ceduto al miraggio effimero di fare due lire (all'epoca) con la pubblicità di BigG.
Già da tempo ho tolto il codice pubblicitario di quell'azienda, sia perchè le entrate sono miserrime, sia perchè qualcuno ha avuto la malsana idea di decidere dove e come piazzare gli annunci pubblicitari senza che io possa intervenire. Per completezza, mi sono installato 4 ad block nel browser, così non la vedo proprio più. 
La piattaforma di self publishing qui usata poi fa il resto, non lasciandomi spazio per personalizzare e configurare il diario come piacerebbe a me... della serie: tieni lo stampino, visto e piaciuto, giocaci e se non ti sta bene fuori dalle balle. Grazie, a buon rendere.
OK, a me può anche star bene. Ma la cosa che mi infastidisce un pò è che l'avviso di violazione delle regole non è per niente chiaro. Mi si dice che una o più pagine sono contrarie alle norme di pubblicazione degli annunci. Si ok... ma quali? Al momento ne ho più di 700... non pretendi che me le vada a spulciare una a una, regole alla mano, per interpretare cosa va o non va? Se mi avvisi che "una o più pagine" non vanno bene, perchè non mi dici quali sono, visto che lo sai? Perchè non me le elenchi così, se voglio, posso valutare se rimuoverle o modificarle? E poi... una o più di una? come fai a dire una cosa del genere? Non è il caso di istruire un pò meglio il bot che scansiona le pagine o di istruire l'ingegnere programmatore di fare un pò meglio il suo lavoro?
Forse ho trattato un argomento scomodo? Forse sì, vado a vedere l'elenco delle regole e trovo qualcosa che potrebbe essere compatibile... Forse, il primo articolo della serie dedicata alle e-cig, parla di un prodotto che non deve essere menzionato, un argomento tabù che non posso nemmeno nominare, altrimenti il bot si incazza... il post descrive della produzione fai da te utilizzando quella foglia che viene macerata e trattata per poi essere destinata al consumo sotto forma di rotoloni di carta che la avvolge, con all'estremità un filtro atto a far passare il prodotto della sua combustione. Per brevità useremo il termine "bionde" sperando di non far incazzare il bot.... bionde fai da te. 
Non se ne può parlare altrimenti le entrate pubblicitarie ne risentono negativamente... in pratica gli inserzionisti hanno storto un pò il naso dicendo più o meno così: "Noi non investiamo per comparire in pagine dove si parla di argomenti a noi sgraditi". Le bionde sono dannose, ...dicono, ....si sa, ...pare, ma non sono dannose ai monopoli ed alle aziende produttrici. Se è per questo anche i conservanti, i coloranti, i solventi chimici. i grassi idrogenati, l'olio di palma, il glutine (per qualcuno), il mercurio, gli antibiotici, le nanoparticelle, i metalli pesanti fanno male, li troviamo nei prodotti di largo consumo... gli inserzionisti senza scrupoli di questo non si preoccupano più di tanto... ma questo è un argomento ben più complesso e lungo.
A me preme lamentarmi del fatto che in un sistema sociale basato su regole che vengono applicate e fatte rispettare da chi è preposto a farlo (giudici + ffoo), con tutti i diritti di difesa possibili, ci sia qualcuno che si intromette nella mia vita per regolare cosa si può dire e cosa no, senza che abbia la possibilità di difendermi, di dire la mia (secondo me non ho violato alcuna regola). 
Di Padroni che mi comandano ne ho già sin troppi e non me ne serviva certo un altro. Di fatto però l'influenza di BigG (e di Shitbook) si sta facendo sempre più prepotente ed invadente. Di fatto controllano ed influenzano le opinioni, le notizie, le mode, la politica, le nostre scelte quotidiane, i nostri spostamenti, praticamente tutto. E noi, in cambio di qualcosa di "gratis", pigramente, come pecore, zitti senza protestare. 
Allora, la storia insegna e ci indica la strada come esempio per risolvere la cosa. Di sicuro non mi farò mettere la mordacchia da un gruppo di azionisti  magnaschèi e continuerò così come ho sempre fatto, ovvero infastidirli sino alla morte ma sopratutto da uomo LIBERO (ever). Alla prossima, contagiosi.

P.S. la pecora pascola di giorno. Ripeto: la pecora pascola di giorno.

sabato 7 marzo 2020

Scatole e contenitori fai da te

In un post precedente ho realizzato al volo un reggi-smartphone, utilizzando degli scarti di cartone. In realtà il grosso dell'attività si è concentrato nello sperimentare delle tecniche per la realizzazione di contenitori di cartone, delle scatole in grado di contenere tutta la minuteria domestica che altrimenti andrebbe smarrita. Sto parlando di tutti quegli oggettini che girano per casa e che inevitabilmente finiscono, nei casi più ottimistici, tutti assieme alla rinfusa sparpagliati nei cassetti. Di cosa sto parlando? Quale minuteria?: viti e vitine, elastici, pezzi di spago, interruttori, portalampade, guarnizioni per rubinetti, bottoni, inserti per cacciaviti, laccetti chiudi-sacchetti, tappi, batterie, fermacravatte, gemelli, monetine e spiccioli che i negozi ormai non accettano più, gettoni per il carrello della spesa, penne, matite, tasselli da muro, pennarelli, nastro adesivo, colla, soprammobili di m*rda utili solo a prendere polvere, calamite da frigo rotte, souvenir, cartoline, accendini, cuffiette e millemila altre paccottiglie, vado avanti?....
Per chi poi ha la passione per l'elettronica... a cui aggiungere una passione per il recupero ed il riuso... son dolori. Per trovare le cose quando servono, occorre riporle tutte in modo ordinato e coerente. 
Esistono in commercio dei porta minuterie di plastica con tanto di divisori fissi e/o mobili per le minuterie di casa, ma... costano parecchio, non si trova mai quello della misura giusta, non ce ne sono mai abbastanza di uguali ed ad ogni riordino del commerciante arrivano dei modelli diversi che male si impilano l'uno sopra l'altro. Per me che amo le cose tutte in ordine, è un incubo.
Una prima soluzione per risolvere agli inconvenienti di cui sopra, consiste nel recuperare le confezioni di cartone dei prodotti da supermercato (sapone, dentifricio, caffè, integratori, collutorio...) o dei medicinali o di qualsiasi prodotto, avendo cura di aprirli e girarli "il dentro per fuori", giusto per avere all'esterno un contenitore senza scritte colorate. 
Per molto tempo è stata la mia soluzione preferita, agevolata dal fatto che sono un consumatore abitudinario, ovvero, una volta trovato il prodotto che mi aggrada, tendo a ricomperarlo per moltissime volte, ritrovandomi con dei contenitori tutti uguali che alimentano il senso di ordine necessario al mio autismo. Quando voi vedete un rifiuto sotto forma di confezione, io vedo dei contenitori.
Il problema delle "scatole girate" è che spesso nell'aprirle, si strappano male (troppa colla), mentre nel migliore dei casi la nuova incollatura, oltre ad evidenziare il lato un pò strappato, non tiene a lungo, richiedendo altra colla od un rinforzo con un antiestetico nastro adesivo. Per ovviare a tutto ciò, si può pensare di realizzare una serie di template di cartone da piegare, così si risolve per sempre anche il problema delle dimensioni che, nelle scatole già fatte, non vanno mai bene al 100%.
La forma:  si parte da un pezzo unico da piegare ed incollare, uno per la scatola vera e propria e l'altro per il coperchio che si infila sulla sommità. In realtà, a vedere come sono realizzate le confezioni che ci passano per le mani, le soluzioni sono davvero tantissime, basta scegliere quella che più ci piace, copiarla e ridurre od aumentare le dimensioni a piacere, dipende da quanto grande è il cartone di partenza. Sto pensando di realizzarmi un software che agevoli la progettazione, il taglio e l'assemblaggio.
L'alternativa è creare un pezzettino per ogni lato, ne serviranno in tutto 6 (si pensi alle facce di un cubo) a coppie di dimensioni per i parallelepipedi (eh? parallelepipedo??)
Il materiale: Per la scelta del materiale poi c'è l'imbarazzo della scelta. Il cartone ondulato può andare bene, lo si trova in abbondanza anche nei cassonetti della carta da discarica (se il giorno prima non ha piovuto) anche se a volte un pò problematico da piegare esattamente dove si vuole. Se si desidera quello più spesso, senza anima ondulata, ma molto rigido (molto), si può optare per i raccoglitori ad anelli a copertina rigida (a volte coperti da plastica termosaldata ai bordi). Più rigido è e più "difficile" sarà piegarlo. Al limite si possono creare dei tagli a "V" in prossimità delle linee di piega. Il cartone lo si può trovare anche come fondo per le valigette 24ore, quelle più economiche che finiscono più spesso in discarica. Le cassette per la frutta offrono cartone ondulato molto resistente ma di dimensioni ridotte in quanto il fondo, spesso, è forato e quindi inutilizzabile per contenere minuterie.
Gli attrezzi: è sufficiente una forbice, ci si aiuta con un righello lungo ed una matita. Per una maggiore precisione si possono usare i taglierini a lama, le taglierine a ghigliottina (io ne ho rigenerata una tutta arrugginita che stava per essere gettata via), righello a squadra, goniometro, compasso...
La tecnica: Il problema è unire i bordi e tenerli assieme. Il materiale più facile e versatile è la termocolla. Permette un breve tempo di riposizionamento in caso di errori e non richiede tempi lunghi di assemblaggio rispetto alla colla. Serve una pistola per colla a caldo con il dispenser sottile e lungo, per arrivare anche nei posti meno agibili. Una volta piegato il cartone, lo si può eventualmente fermare con delle mollette da hobby o anche con quelle per il bucato. Per facilitare la piega a tre sponde può essere utile, con un punzone di diametro adeguato, effettuare un foro in coincidenza con le tre linee di piega (il foro poi verrà chiuso dalla piegatura e dallo spessore del cartone). Fermate le parti da incollare, si passa una volta con la termocolla e poi si ripassa con la punta della pistola (senza aggiungerne altra colla fusa) per "lisciare" il cordone, facendolo aderire un pò sulle superfici, ottenendo una cosa simile ad un cordone di saldatura MIG su due facce a 90°. Per le giunture a 90° è meglio usare dei supporti in 3D, qualcosa che tenga verticale, orizzontale ed in squadra le tre parti da unire (l'interno di un altra scatola più grande può essere perfetta. Altrimenti ci si costruisce una struttura, sempre di cartone, di riferimento campione... dai, un pò di fantasia ce la vogliamo mettere? Per i giunti "di testa"? sono quelli necessari quando si devono unire due pezzi (a 180°) che stanno su un piano...abbastanza rari, ma se si desidera spingere il recupero.... Se lo spessore del cartone lo permette, si spalma la colla su un bordo e poi si unisce tenendo le parti su un piano orizzontale (meglio uno specchio o vetro così non si corre il rischio che le parti restino incollate al piano di riferimento). Se l'operazione lo permette, meglio passare con una spatola molto calda per spianare il cordone di incollaggio e spalmarlo sulle superfici piane per aumentare la superficie di adesione. 
Per il coperchio si può optare per quello "ad infilare" di dimensioni leggermente più grandi della scatola da chiudere, o la soluzione "a cerniera". La cerniera altro non è che un pezzo di nastro adesivo, nastro isolante, nastro telato (bellissimo) o qualsiasi materiale flessibile che si possa attaccare al cartone senza dover impazzire. In teoria, per i più evoluti, dei micro rivetti a ribattere dovrebbero andare bene se il cartone è abbastanza rigido e compatto. Volendo si possono costruire anche i rinforzi per gli angoli (di cartone o di materiali diversi) e la chiusura, quest'ultima con simil pelle sottile, delle strisce velcro o delle micro calamite che si trovano nelle testine dei lettori CD e DVD.
L'interno delle scatole può essere suddiviso a piacere con delle strisce di cartone (ma anche la plastica sottile può andare, dipende da cosa si ha). 

Con un pò di fantasia, manualità, creatività si possono realizzare delle cose molto interessanti, a costo praticamente zero. Ora devo studiarmi come realizzarmi della termocolla fai da te... altro non è che plastica che fonde a basse temperature... parte la ricerca... he he he... alla prossima.

P.S. Giovanni dice All'alba vincerò. Ripeto: Giovanni dice All'alba vincerò.

mercoledì 4 marzo 2020

Come fermare una ventolina di lamiera sul perno di un motorino

Brasatura a stagno, ecco la prima risposta che mi viene in mente. L'alternativa è tanta colla epossidica che forse è alla portata ti tutti. Dipende da cosa deve fare la ventola, che sforzo deve sostenere, quanto veloce deve andare e se è ben bilanciata da eliminare le vibrazioni. 
Per basso numero di giri e dimensioni ridotte è sufficiente la colla epossidica bi-componente. Si crea un dischetto o si prende un tondino (anche di plastica) con un foro al centro del diametro del perno, in modo che entri a "fatica" (non deve ballare, ovvero non ci deve essere gioco fra il tondino ed il perno.  Al tondino (meglio se di diametro adeguato per aumentare la superficie di contatto) si attacca la ventolina di lamiera e si spera che le cose possano durare a lungo (seguire le indicazioni del produttore per migliorare l'adesione fra le parti). L'importante è la centratura perfetta, per non creare troppe vibrazioni al funzionamento dovute allo sbilanciamento che non è facile da risolvere su due piedi.
Ma, dato che la ventolina è di lamiera, meglio pensare ad un tondino di ottone, facile da lavorare senza tante attrezzature particolari. La brasatura è l'operazione di saldatura fra materiali diversi, con una lega compatibile. Basta cercare il termine "brasatura" su google e compaiono tutta una serie di link e filmati per brasare con la lamiera, l'ottone, il rame, ecc... si può fare anche in casa, non è così difficile alla fin fine. Finora per quanto concerne la ventola.
Resta il problema di come fissare stabilmente il perno del motore al foro della ventola. A pressione... se il foro è di dimensioni uguali o appena inferiori al diametro del perno. Al limite se il foro sulla ventola è in metallo, lo si può riscaldare per dilatarlo e spingerlo sul perno. Quando si raffredderà risulterà ben fermo, ma dipende molto dalle tolleranze. Se il perno del motorino è sottile, non è mai una buona regola procedere con la saldatura che richiede molto calore con il rischio di bruciare il motorino. Al limite si può creare sul perno un piccolo incavo con un Dr*mel ed infilarci qualcosa (anche un filo di rame), che faccia da bussola aderendo nell'incavo ricavato a mano nel foro della ventola.
OK, questa è una nota personale, dei pensieri al volo. Li lascio qui e vediamo come risolvere per bene quando sarà il momento. Alla prossima. 

P.S. il nano è scappato dal circo. Ripeto: il nano è scappato dal circo

Garmin Nuvi200 (riparazione fallita)

Un parziale fallimento, quasi totale. Tempo fa il mio navigatore satellitare che mi ha accompagnato in moltissime scorribande in bici, memorabile quella da Levico - Trento - Lago di garda - Mantova - Brescia - Verona, ha smesso di funzionare. Il sintomo è lo schermo con la retro illuminazione che lampeggia debolmente ad intermittenza regolare. Con molta probabilità è un problema di qualche condensatore in perdita. Prima di ripararlo, decido di acquistarne uno di identico, su e-bay, per ripristinare quanto prima la possibilità di avventurarmi, cicloturisticamente parlando, in giro per il vostro solo geograficamente a macchia di leopardo prevalentemente bellissimo paese (si, ci sono anche dei posti di m*rda, anche da voi). 
Con la tranquillità del riparatore che procede con "o la va o si spacca", illuso di poterne avere due di navigatori satellitari funzionanti, mi avventuro nello smontaggio e test della mother board. 
Per farla breve, decido di misurare l'assorbimento della scheda con la pochissima attrezzatura disponibile. In effetti la corrente presenta dei picchi di assorbimento anche con lo schermo collegato. Con una pinzetta di test per i componenti SMT credo di aver trovato i condensatori maledetti... 3 condensatori in prossimità del Flat che collega lo schermo. Quasi bene. Provo ad effettuare la misura con il flat a 4 fili che va allo schermo (presumendo fosse quello dei led di retro illuminazione), e... patatrack!!! 
Ecco l'ho fatta. Il flat si infila in un connettore femmina FFC-FPC con il coperchietto flippabile che fissa il flat quando è chiuso. Non so come mai il flip si sia staccato dal connettore... e non ho idea come ri-infilarlo. Cerco su google se trovo qualche indicazione fra le milla mila risposte inutili e non pertinenti di google. Trovo qualcosa che assomiglia ma non è ovviamente uguale... via, non ho tutto il giorno da perdere.
Prendo delle pinzette di precisione il microscopico coperchietto e... ri-patatrack!! premendo la pinzetta ho fatto skizzare via il componente alla velocità della luce. Fortuna vuole che lo ritrovo sul piano di lavoro... riprovo... ri-ri-patatrack!!! riprovo, ri-ri-ri-patatrack!!! per 8 volte il coperchietto marrone di m*rda skizza via, non vuole proprio farsi tenere fra le puntine della pinzetta, non c'è verso di infilarlo... alla nona volta il coperchietto skizza via e probabilmente è finito su marte... introvabile, proprio non ho idea di dove sia finito, set, game, partita! finito 9 a zero per lui, ho perso. 
Di riordinare il connettore manco a parlarne. Occorrerebbe prenderne una quantità industriale, con spese altissime, con difficoltà poi di sostituzione... mille mila rischi da correre, sicuramente interessanti sotto il profilo didattico ma in questo periodo anche no... portafoglio vuoto, sono povero in canna e non se ne parla proprio. Sorry. 
Ripongo i pezzi in una scatolina in attesa di tempi migliori o di un modello uguale magari solo con lo schermo rotto. Ma perchè mi intestardisco con questo modello?? Perchè traccia anche i percorsi a piedi o in bici (oltre all'auto ovviamente). Quelli più moderni inoltre, oltre a non avere la funzione "percorso a piedi" ed alcuni nemmeno in bici (sono progettati nello specifico per le auto), hanno mille mila fronzoli che francamente non mi interessano e non mi servono. Preferisco quello che ho, anche perchè ho preso il supporto da manubrio per la bici e di buttarlo manco morto. Mi tengo quello che ho, sinchè vorrà durare, spero a lunghissimo. Comunque non mollo, mai! alla prossima.

P.S. Piero si è perso e mamma lo cerca. Ripeto: Piero si è perso e mamma lo cerca.

lunedì 2 marzo 2020

Reggi smartphone

Ed alla fine, topo tanto tribolare e buttare soldi in ciòttoli inutili, ho trovato 2 minuti per costruirmi un porta smartphone su misura. Già, dai miei fornitori preferiti, per ora, i cinesi, avevo preso, a distanza di tempo l'uno dall'altro (quando il coronavirus ancora non circolava), dei ciòttolini di plastica pubblicizzati come reggi telefono da tavolo. Nessuno dei due però si è rivelato adatto allo scopo. Sono realizzati entrambi per gli smartphone sottili, quelli progettati appositamente per piegarsi o rompersi quando ci si siede sopra, inavvertitamente, essendo le tasche posteriori dei pantaloni il posto (sembra) preferito per riporli... forse mi è sfuggita l'ennesima moda di far sparire i taschini, boh. Inoltre, quelli onnipresenti nelle bancarelle sono di dimensioni "sbagliate" se si vuole usare lo smartphone in verticale... appena si tocca la parte superiore dello schermo, non essendoci nulla dietro, il telefono si sposta o cade, essendo il baricentro del telefono posto fuori dell'area di appoggio. Serve qualcosa che lo regga veramente e che garantisca stabilità anche quando si pigiano i tastini laterali.
Da tempo ho preso un modello di telefono "da escursione", apparentemente indistruttibile e soprattutto a tenuta stagna, IP68. Viene venduto con un supporto in spugna galleggiante da usare in piscina, anche se vorrei vedere chi si mette a prendere il sole in piscina con il telefonino che se ne galleggia un pò dove gli pare...se squilla lo devi andare a prendere comunque, tanto vale lasciarlo sullo sdraio. 
A me serve in quanto, muovendomi spesso in bici con qualsiasi tempo (automobile addio), causa povertà cronica, non posso permettermi di rovinare il telefono per qualche goccia di pioggia. Pesa come un mattone ma... chissene, non sono come certi fighetti dai muscoli gonfiati si, ma della consistenza di un caco strafatto.
La cosa si fa problematica, oltre al peso notevole, per le misure fuori "conformità di massa". E' infatti troppo spesso (nel senso di thickness) per i reggi telefono "standard", per cui ho deciso di costruirmene uno al volo, da usare quando consumo il mio unico pasto, frugale e giornaliero... per me lo smartphone è come la TV (che non ho per scelta) con il vantaggio che me lo posso portare dove voglio. 
Avevo in mente varie soluzioni dalle forme fantasiose, di plastica, di legno, di metallo, tutti materiali presi da scarti e rifiuti vari. Il fato vuole che, in questo periodo, stia preparando dei regali con delle scatoline di cartone fai da te e pertanto, per non buttare i pezzi avanzati, decido di costruirlo di cartone, sì di cartone. E' un materiale veramente versatile, molto robusto e resistente, facile da lavorare, anche quello ad anima ondulata. Alla fine ne è uscito quello che si vede in foto. Fa veramente schifissimo ma è comodo per tenere lo smartphone orizzontale o verticale, garantendo stabilità in entrambe le posizioni per un corretto uso del touch screen.
Per la schifezza, quale essa sia, facciamoci delle domande e forniamo le risposte:
  • Funziona? Sì!
  • Devi venderlo? No! 
  • Devi presentarlo o prestarlo a qualcuno? No!
  • Assolve ai suoi compiti? Sì!
Perfetto, quindi... Utile, versatile, ma soprattutto...UNICO! Il tutto è tenuto assieme con della termo colla, che, se ben distribuita, assicura una rigidità più che sufficiente, non male davvero, credevo di no. C'è gente che si costruisce mobili, sedie, sgabelli ed armadi con il cartone, non ci credevo ma il risultato è straordinario. 
Ok, ed anche questo è fatto, procedo con i regali che stanno venendo benissimo ma non li posso pubblicare prima dei compleanni cui sono destinati. Pazienza. alla prossima. 

P.S. La trota nuota in acque torbide. Ripeto: la trota nuota in acque torbide.

domenica 1 marzo 2020

La chiave a pappagallo

Nel settore IT o digitale o tecnologico... quando si ha a che fare con l' "Informatica", tutto sembra più complicato.

Forse è il caso di ricordare che hardware e software, le fondamenta, altro non sono che attrezzi, niente di più, al pari di un martello, un cacciavite o di una chiave inglese.

Se si deve avvitare un bullone, va da sè che è necessaria una chiave inglese. Per una vite con testa a croce servirà un cacciavite con testa a croce, è ovvio vero? Avvitare un dado esagonale con un cacciavite a croce si può anche fare,  a patto di usare anche un martello, modificare e/o rovinare il dado e comunque non garantire un serraggio corretto. Ovvio no?

Esistono poi una moltitudine di varianti ai cacciaviti, ai martelli, alle chiavi inglesi e via dicendo. In ogni contesto servirà l'attrezzo più adatto. I martelli usati dai falegnami sono ben diversi da quelli usati dai calzolai, dagli idraulici, dai fabbri, dagli orafi, per forma, dimensione, peso...
C'è poi un attrezzo particolare, la chiave a pappagallo, pure questa soggetta ad una moltitudine di varianti ma che principalmente viene utilizzata dagli idraulici, i quali sanno perfettamente quando, come, dove e perchè usarla.

Credo sia pacifico pensare che nessuno si sognerebbe mai di chiedere all'idraulico, chiamato per una perdita di acqua, di usare una specifica variante di chiave a pappagallo e tanto meno imporre che venga utilizzato un attrezzo di una specifica marca.

Eppure, quando si parla di informatica... le cose cambiano.  In alcune realtà, i committenti assumono il ruolo di autorità che impone le proprie scelte in termini di hardware e/o software, sconfinando nel suggerire metodologie e modalità di svolgimento di una commessa, quale che sia, consulenza, fornitura, sviluppo.

Ma allora perchè all'idraulico nessuno dice nulla, mentre con gli informatici ci si sente autorizzati ad imporre gli attrezzi da usare? Un esempio banale...a chi non è mai capitato di sentire "richieste" di utilizzo, solo per fare un esempio, di whatsapp, skype, Windows, Office e via dicendo? A chi non è mai capitato che il committente richiedesse di usare specifici strumenti di misura o acquisizione, di marche particolari o specifici software? Anche per un semplice PDF, che è un formato ormai universalmente riconosciuto, ci si mette a discutere su quali strumenti usare per leggerlo o per crearlo. Per non parlare dei linguaggi di sviluppo o, più oltre, degli ambienti (o IDE) di sviluppo.

Sia chiaro, sto semplificando, forse troppo, ma lo schema resta sempre quello. Nessuno si mette a polemizzare su quale chiave a pappagallo cadrà la scelta dell'idraulico, forse perchè ci si focalizza più sull'allagamento in corso e sull'urgenza della soluzione, della serie "...non mi importa come, ma ferma la perdita!".
Ecco, quotidianamente le aziende hanno delle perdite a volte importanti. Perdite di dati, di fatturato, di reputazione, di tempo sprecato in disorganizzazioni e scelte scellerate. Ma l'urgenza, se e quando percepita al pari di un allagamento, si tramuta nella chiamata di un consulente tecnico al quale impartire una sequenza di direttive, l'uso di specifici strumenti e metodologie per risolvere il problema.

Allora, facciamo così. Se sai già cosa fare e come farlo, incarica un tuo impiegato o assumi, a tempo determinato, qualcuno che si fa chiamare Consulente ma accetta anche incarichi di lavoro subordinato e ripete tutto quello che gli ordini di fare.
Se invece credi ti serva uno specifico prodotto, rivolgiti ad un commerciante che sarà lieto di proporti un preventivo, mega sconti esclusivi e 3x2.

A volte vien voglia di fare come certi idraulici, rispondere alle chiamate come e quando ci pare e piace, praticare prezzi esorbitanti per le parti di ricambio e per la fattura... si certo, come no. L'importante è avere sempre con sè una chiave a pappagallo. Buona fortuna.  

P.S. questo articolo non è mio, l'ho preso in prestito dall'autore, ma mi sembrava troppo giusto per non riportarlo qui.