martedì 19 agosto 2014

Lampadina a LED (anonima parte 2)

Proseguono le analisi della lampadina a led descritta nel post precedente. L'apertura non ha presentato particolari difficoltà. Al contrario, devo dire che, visto l'interno,  la delusione "tecnica" è stata tanta. Ma andiamo con ordine. Per aprire l'involucro si dissaldano i due terminali in testa, collegati alla basetta rotonda, sigla DLD-L1978. Filo nero negativo, filo bianco positivo. Si procede con far "saltare" la ghiera rotonda, tenuta assieme con un blando adesivo (un leggero "crack" ci indica che l'adesivo secco si staccca abbastanza facilmente), utilizzando come leva un cacciavite a testa piatta. Senza incrinare nulla si riesce a togliere l'anello che tiene in sede il nodulo led rotondo e si sbircia l'interno. 
Si nota immediatamente come le varie basette che alloggiano i LED smt, sono collegate in serie, a partire dal filo rosso. Le striscie rettangolari si sfilano dall'alloggiamento a binario verticale, facendo attenzione che alcune potrebbero essere cementate, non si capisce bene come, o incastrate dall'attrito alluminio/plastica morbida. 
Il circuito di alimentazione è un autentica delusione, avvolto malamente in una striscia di biadesivo la cui funzione dovrebbe essere quella di tenerlo fermo al riparo dagli urti (LOL). Mi aspettavo il classico integrato di alimentazione a corrente costante... nulla di tutto ciò. 
Un classico circuitino a reattanza con due condensatori in parallelo, per abbassare l'alimentazione alternata, un ponte composto da 4 diodi 1N4004, un paio di resistenze ed un misero condensatore di livellamento per l'alimentazione di uscita. Sui led nessuna sigla (forse sotto ma non indendo dissaldarli almeno sino a che non ne individuo uno di guasto). Quindi nessuna indicazione che ci possa permettere di conoscerne le caratteristiche tecniche... tensione, corrente, temperatura della luce, potenza nominale, angolo di apertura... info utili per poter riutilizzare i led in applicazioni diverse. 
Da una googlata, possiamo solo desumerne le caratteristiche basandoci sui datasheet di prodotti simili. Le dimensioni dei LED sono 5x5.1,5 (quelle nominali, mentre le effettive sono 4,93x4,99x1,65) con la superficie gialla (led bianchi). Molto probabilmente ogni led deve essere alimentato a 3 volts circa (da 2,8 V al massimo di 3,6 i suppose), il che ci fa calcolare che essendocene 60 in serie, tutto l'accrocchio collegato assieme deve essere alimentato a circa 180 volts DC. e la corrente dei leds? se non mi sbaglio, questo modello ha un range da 80 a 120mA, credo e spero di non sbagliarmi, al limite su una breadboard posso fare degli esperimenti. Viene da pensare inoltre al collegamento in serie dei moduli... se salta un solo led, tutta la lampadina smette di funzionare, ma ai capi di ciascuno notiamo tre terminali per lato, collegati assieme. Con molta probabilità ogni led ne contiene tre di indipendenti, per cui se salta il primo, la corrente fluisce sugli altri due facendoli saltare a cascata. Ma c'è una buona notizia. Si può pensare, per quelli che funzionano, di creare una lampada a tre livelli di intensità, o più combinando opportunamente le varie striscie, ognuna delle quali montata su un supporto di alluminio per dissipare meglio il calore. 
Per il dissipatore...sto pensando di montare le striscie su un dissipatore da CPU preso da qualche personal computer. La basetta tonda inoltre mi sa che finirà come faro frontale della bicicletta, devo solo trovare una lente adatta per correggere il fascio di luce ed un contenitore adeguato (e stagno... IP qualchecosa). Sto pensando di riutilizzare le lenti rettangolari delle stampanti laser. sono di plastica, rettangolari e curve, dovrebbero ampliare il fascio luminoso in modo da illumonare tutta la strada, non solo un cono stretto che, in bici, di notte, senza lampioni, non basta mai.  
Il circuito di alimentazione è abbastanza banale da poter essere riparato senza grandi difficoltà. 
L'unico componente "sconosciuto" che non mi convince è quello che assomiglia ad una resistenza a strato metallico di colore azzurro (parrebbe resistenza ad alta stabilità termica anche se la cosa appare strana). Passo ad indagare e creare il circuito.  Detto questo, la risposta alla domanda iniziale è ovvia...si possono riparare? Questo modello "cinese" sicuramente sì, senza grossi problemi. L'apertura è semplice, non serve rompere nulla, il circuito è banale, i componenti apparentemente di facile reperibilità ed al limite non dovrebbe essere difficile riprogettare l'alimentazione... tutte buone notizie, smettetela di intasare inutilmente le discariche che oggi è il giorno in cui avete consumato tutte le risorse che il pianeta è in grado di fornire, stiamo consumando in anticipo risorse che potrebbero servirci in futuro, un prestito che non potremo restituire, e non abbiamo un pianeta di ricambio, imbecilli. Alla prossima, ma anche no.

P.S. il nano è in giardino e la giraffa ha perso la testa. Ripeto: il nano è in giardino e la giraffa ha perso la testa.

lunedì 18 agosto 2014

Lampadina a LED (anonima parte 1)

E proprio non ho potuto resistere. Oggi, solito giro all'ecocentro, in bici con rimorchio, per scaricare l'erba del giardino appena tagliata e tornare con un paio di sacchi di compost per l'orto. La compostiera è accanto ai rifiuti RAEE e un occhiata al contenitore è quasi inevitabile. 
In cima al mucchio dei tubi al neon, campeggia la lampadina che si vede in foto... come resistere? se la lascio lì verrà sommersa dai rifiuti degli unani consumatori, no no no... Le salvo la vita e la porto immediatamente in un luogo più dignitoso con la curiosità di scoprire cosa c'è all'interno, com'è fatta e soprattutto con la speranza di poterla riportare a miglior vita. Alla peggio recupero i 60 led per qualche progettino in cantiere. Si, 60 led bianchi, sessanta, non i miseri tre del modello precedente. Questa inoltre è a 220 volts. Di punti di smontaggio nemmeno a parlarne, almeno a prima vista. L'attacco E27 è punzonato alla base...mi sa che devo rompere per aprire a meno che non scopra qualche diavoleria costruttiva che mi permetta di poterla rimontare... l'involucro all'esterno non riporta alcun dato tecnico, nessun marchio del produttore, niente, se non l'indicazione 220-240 volts RoHS nel corpo plastico e la sigla DLD-L333 sulle piastrine rettangolari e DLD-L1978 sulla piastra circolare, dove sono montatii leds bianchi. Google non aiuta molto in questo caso...forse sono le sigle del produttore...boh. Procedo con il tentativo di apertura...incrociamo le dita. Stay Tuned.

P.S. il bagnino è in spiaggia. Ripeto: il bagnino è in spiaggia. 

martedì 5 agosto 2014

Lampadina a LED ST4-041030 (parte 2)

Come fare per aprire la lampadina in esame l'abbiamo già trattato, nulla di più semplice. Ora vediamo di approfondire la conoscenza per verificare se la si può riparare. L'analisi del PCB di pilotaggio dei tre led di illuminazione nella lampadina Microwatt ST4-041030 quindi prosegue. Dopo una googlata, ho reperito il datasheet dell'unico circuito integrato presente Si tratta di un SM7523B, un ASIC (Application specific integrated circuit) in package SOP8 classificato come "Constant primary Control power switch". 
Purtroppo il datasheet è in cinese, con quegli sgiribizzi strani. Google Translate, nella traduzione del pdf, non aiuta molto. Va infatti a capire cosa significa "Circuito interno tranciatura all'avanguardia"..., o cosa sono i "Piedi penzoloni" che ad intuito credo siano i pin NC non collegati, o ancora "Scolare ingresso interruttore di alimentazione lato", "Terreno chip". Il produttore (Shenzen Sunmoon Microelectronics co.ltd) non prevede il rilascio delle specifiche con i caratteri occidentali, almeno non sono riuscito a trovarne uno. Per cui occorre andare un pò a casaccio, a intuito. La lampadina, alimentata a 12 volts (300 mA), emette una luce fioca che dopo alcune decine di secondi si affievolisce lentamente. Il sintomo induce a pensare che il problema sia di qualche condensatore...ce ne sono pochissimi per cui controllarli non deve essere poi nulla di trascendentale.
Analizzando un pò a fondo il PCB si scopre che la realizzazione non è molto dissimle dal circuito di esempio pubblicato nel datasheet, nemmeno per i valori dei componenti che sono in gran parte quelli suggeriti dal produttore, ed esclusione di quelli che compongono il partitore calcolato in funzione della corrente di assorbimento dei tre led messi in serie. Con un tester, il ponte di ingresso sembra a posto (un MB10S in package SOIC-4 da 0.5 A) ed anche i condensatori non sembrano evidenziare particolari problemi. Non vorrei che ci fosse un problema nell'integrato ma in mancanza di un oscilloscopio, non è che posso poi fare più di tanto. Al limite provo ad ordinare un paio di campioni (sperando nel buon cuore dei cinesi) e sostituirlo...la vedo mooolto lunga.
Nel frattempo procedo, per scrupolo e per diletto, con distaccare i singoli componenti e provarli con un tester a microprocessore per verificare che i valori non siano andati fuori scala. Più di così... dovessi trovarne qualcuno di "sballato" il casino sarà trovare il pezzo di ricambio. I componenti SMT sono venduti a bobine e non credo li forniscano sfusi, tantomeno a singoli pezzi. Spero in qualche PCB di recupero...spero...ad ogni modo la buona notizia è che i tre led sono integri. Alla peggio li piloto con un PWM per realizzare l'illuminazione di qualche cassetto o dell'interno dell'armadio (già provvisto di lucette di natale a led che fanno il loro dovere egregiamente come già spiegato in un precedente post). 
Conclusioni: la riparazione di queste lampadine, questo modello di questa marca, è tecnicamente possibile se il guasto coinvolge il ponte di ingresso o i condensatori del filtro EMI in ingresso. Più difficile (ma escluderei la parola impossibile) ed economicamente poco conveniente se si riesce a trovare il componente di ricambio in tecnologia SMT (per chi ha un laboratori ben fornito ed attrezzato la difficoltà scende notevolmente). Portare la lampadina presso un lab di elettronica? Io non ci proverei per due motivi... il primo i costi di intervento e riparazione che superano di gran lunga il valore del pezzo, il secondo perchè sono stanchissimo di sentirmi ripetere "conviene buttare"... NO, buttare non conviene mai se si considerano le tonnellate di materiali sprecati che fanno questa brutta fine, i costi di smaltimento, l'inquinamento correlato... ingegneri del piffero, imparate a fare i conti, da voi me lo aspetterei. Ciao pirletti. 

P.S. la marmotta non mangia le ghiande. Ripeto: la marmotta non mangia le ghiande.

P.P.S. AGGIORNAMENTO: parrebbe l'induttanza L1 il colpevole (anche se trovo strana la cosa). Il problema è che non na ho una di ricambio...

lunedì 4 agosto 2014

Lampadina a LED ST4-041030 (parte 1)

In occasione del giretto in discarica (in bici of course!) per scaricare l'erba falciata del prato e caricare un pò di Compost (agratis) per l'orto, mi imbatto nel contenitore dei rifuti RAEE per le lampadine ad incandescenza. Fra i tubi al neon compare una lampadina a led, l'unica, sola soletta e l'idea di recuprare almeno i led mi spinge a prenderla e portarla a casa, incurante dell'incalcolabile danno provocato alla partecipata che presidia l'area con ben 4 persone ed un impianto di telecamere da far invidia a fort knox.
La lampadina riporta nel suo corpo terminale le seguenti sigle:
MICROWATT
ST4-041030
4w 3000.K 34mA38D
220/240V - 50-60Hz
Del perchè si sia guastata meritando la rottamazione è materia di indagine. Sono seriamente intenzionato ad aprirla per soddisfare l'insaziabile curiosità e voglia di imparare qualcosa di nuovo.
Da una rapida googlata scopro che si tratta di una SPOT TRILED con attacco GU10 serie ST4 da 4 watt equivalenti ad una lampadina ad incandescenza da 40 watt, garantita per una durata media di 25.000 ore (non un minuto di più suppongo, giusto per rilanciare i consumi dai).  
Il colore della luce è indicato a 3000K con un angolo di apertura del fascio luminoso di 38 gradi (che spiega la sigla stampigliata). Aggiungiamo il codice EAN (a barre) 8111041030009 e la classe energetica A++
OK, dati tecnici a parte, voglio capire come aprirla senza rompere troppo l'involucro, ipotizzando che il progettista, il solito "ingegniere" abbia fatto di tutto per impedirne l'apertura... misteri dei meandri mentali di qualche mente bacata che pensa alla nostra "sicurezza"... lasciamo a casa le polemiche per una volta.
Una cosa mi insospettisce immediatamente. Nella parte dell'innesto GU10 si notano due forellini, uno nero ed uno blu... che saranno? ed il piolino centrale fra i due? una specie di spina ad incastro per tenere fermo l'interno? boh, andiamo avanti. L'unico punto aggredibile sembra il filtro anteriore che mostra una specie di incavo in un punto della circonferenza... o forse è un punto di collante, non si capisce bene....in trasparenza si notano anche tre piolini di fissaggio...la vedo dura senza rompere... proviamo a fare leva lì per vedere se si apre. La plastica bianca è molto dura e si capisce anche perchè... deve resistere a temperature abbastanza alte e non deve essere certo di quella che si ammorbidisce col calore.
Dopo una serie di tentativi, decido di tagliare. Tanto, per un nuovo involucro non ho bisogno del sottovuoto come le lampadine ad incandescenza, ed un barattolo in vetro dello yogurt credo si possa adattare senza troppi sforzi (almeno così lo riutilizziamo e non "consumiamo" plastica). 
Dopo un accurata ispezione visiva, la scelta ricade nel forare i tre piolini di fissaggio. Punta dello stesso diamtero e via. La plastica è più tenera del previsto ed il vetrino (che in realà è plastichetta), viene via facendo leva con un cacciavite sottile. E' costruito con tre lenti disposte a trifoglio e si scopre che i piolini in realtà erano incollati alla basetta di supporto ai led che si mostra nell'incavo interno. La basetta led (Sigla YX-LED-3C1B) è fissata con tre viti autofilettanti, tolte le quali la lampadina si apre senza difficoltà...troppo facile. Sfatiamo immediatamente le ipotesi iniziali... il piolino centrale, non esiste, i forellini colorati non sono altro che due forellini e la loro differenza di colore è dovuta ai componenti interni sottostanti. 
Il circuito stampato di pilotaggio dei led racchiuso nel corpo cilindrico della lampadina, protetto con una guaina isolate termorestringente, contiene da un lato un paio di condensatori, un induttanza, un soppressore di sovratensioni, mentre l'altro lato una serie di componenti SMT al cui ispezione è in corso. Alla prossima. 

P.S. la gallina ha le uova. Ripeto: la gallina ha le uova. 

martedì 17 giugno 2014

BRAUN Spazzolino elettrico type 4712 - 4731

BRAUN Toothbrush type 4712
Ho per le mani, ancora intero, uno spazzolino elettrico Braun Type 4731 mentre quello che è stato autopsyzzato (in antico e desueto dialetto ladino il ttermine trova significato che lo definisce in "apertura di un oggetto dalle fattezze interne in orgine sconosciute che nonostante la costruzione antivandalo viene fatto a pezzi al fine di comprenderne il funzionamento ed analizzarne i componenti e la logica costruttiva") è un Type 4712. Vediamo se è possibile, "da due farne uno" o almeno capire se sono facilmente riparabili o rigenerabili. 
L'inutile ciòttolo, ennesimo esempio di come il ciarpame venga spacciato per necessità irrinunciabile, ha "smesso di funzionare...sicuramente è la batteria". La diagnosi è impietosa e formulata dal possessore il quale, stranamente, stavolta ha pienamente ragione. In effetti la batteria è spezzata in due... si, una ricaricabile al Mi-CD Sanyo made in japan è rotta a metà. Anche il supporto in simil teflon è rotto. Ipotizzo che la causa sia dovuta ad una caduta. Qualora l'ipotesi fosse vera, io non ci credo, ma se fosse vera allora siamo di fronte all'ennesimo progetto superficiale, incompleto, frettoloso, minimalista.
Uno spazzolino da denti lo si usa in bagno, spesso con le mani bagnate... è prevedibile che cada a terra, basta pensarci prima e dotarlo di un supporto un pò più robusto o di un vano batteria che non permetta alla stessa di muoversi. E poi...vogliamo parlare della base?? 2,8 centimetri per un altezza di 21,6 ... lo capisce anche uno studente di ingegneria al primo anno che basta un nonnulla per farlo cadere se lo si posa "in piedi". Ah... mi sa che il progettista in germania è  proprio un neo ingegnere scappato dall'italia per non fare l'operatore di call-center... se si da un occhiata alla basetta elettronica... a che servono gli alloggiamenti per gli integrati? se poi lo stampato non viene popolato? Circuito stampato standard per più modelli e questo è il modello base?? Devo andarmi ad informare in negozio... magari ce nè uno con display, blue tooth, wi-fi e via dicendo... questo ha pochi componenti, sicuramente un regolatore di carica.
La bobina che si intravede alla base è come il secondario di un trasformatore ed il primario sta nella base dove si infila lo spazzolino, quella collegata alla 230V. Ma... torniamo a noi... come si fa ad aprirlo? la batteria si può sostituire e rigenerare lo spazzolino per farlo tornare come nuovo?? Naaa, mi sa che questi oggettini soffrono ancora di molti problemi. Innanzitutto per aprirli... bisogna con cautela spingere forte l'astina dove si infila la testina rotante (tenendo il corpo con le mani) e sperare che il tappo alla base salti senza rompere nulla... sicuramente sono aggeggi usa e getta. Al limite ci si può aiutare con una lametta per facilitare l'estrazione della base.
Dentro, in questo modello, il corpo batteria-motorino è tenuto assieme da un supporto bianco che ne faciliterebbe l'estrazione (se fosse rimasto integro...sic... rotto pure quello. E poi c'è il problema più grave... dentro c'era molta acqua, o saliva... come posso saperlo?? (usare sempre i guanti mi raccomando). Il circuito non ha fatto in tempo ad ossidarsi ma... le guarnizioni in testa non hanno fatto bene il loro dovere... altro punto a sfavore dell'attrezzo. Pulire il tutto, sostituire la batteria, rimontare e chiudere il contenitore.... probabilità di successo da 1 a 100... due. 
Quindi cosa resta? un motorino con meccanismo che fa ruotare alternativamente un perno (ottimo per qualche micro agitatore), un regolatore di carica wireless (una figata per qualche progettino di robotica), alcune testine nuove che se si decide di non comprare mai più aggeggi simili devono trovare un riutilizzo alternatico (tipo venderle su ebai, non mi viene in mente altro). Rimane l'opzione spazzolino elettrico cinese da 5 euli con attacco compatibile braun, ma non oso nemmeno immaginare di mettere in bocca della plastica prodotta in quei posti. Risparmiare si, va bene, ma a tutto c'è un limite. Resta lo spazzolino classico manuale magari con testine ricambiabili (maledetti brevetti, hanno l'esclusiva) ed un minimo di manualità... fanchiulo allo spazzolino a motore. Fottetevi pigroni. 

P.S. la bumba è finita e Lella è in viaggio. Ripeto: la bumba è finita e Lella è in viaggio.

mercoledì 28 maggio 2014

Black & Decker CHV1510 Dustbuster 15.6-Volt Cordless Cyclonic Hand Vacuum

Ormai questo diario sta diventando un centro di assistenza e le richieste vengono abbandonate nei post meno attinenti il contenuto dell'aiuto richiesto . Premesso che in testa alle pagine è inserito l'avvertimento di come gli altri mi vedono, in particolare "bugiardo", "asociale" e "mentalmente disturbato", il che espone chiunque a diventare bersaglio dei vaffanchiuli che elargisco con generosità esemplare anche senza un reale motivo, voglio ribadire ai lettori più pigri che questo posto è mio, nessuno mi paga per scrivere le cazzate che scrivo, modero i commenti se ho voglia (e sono molto pigro) e soprattutto non sono in vena di rispondere con cortesia che specialmente in questo periodo mi girano i c*glioni a mille, anche per i risultati delle votazioni che hanno visto una massa di pecore imbecilli credere alle balle ed alle fandonie di tutti i partiti in lista. 
Premesso questo, ripubblico qui un commento finito chissà perchè in un post che parlava di tutt'altro, nonostante ce ne fosse uno di simile e sicuramente più attinente (questo è quello più attinente). Ho 5 minuti e voglio impiegarli così, tra il mal di denti, il recupero di un paio di insoluti e la quotidiana maledizione che con speranzosa perseveranza indirizzo verso i miei compaesani di m*rda. 
Faccio a pezzi il commento e rispondo ad ogni singolo argomento che credo meriti un approfondimento che registro qui a mò di promemoria personale e per aiutare il mittente con un paio di inutili dritte, reperibili facendo appello al ragionamento ed al buon senso.

"Un commento per chiedere un consiglio (non sapevo come altro fare...)."
Se non pubblico la mia mail un motivo ci sarà... comunque, per il consiglio richiesto...io un suggerimento ce l'avrei... è quello del "o la va o si spacca". Se il ciòttolo è quasi da buttare tanto vale provarci ad aprirlo e tentare. Se non altro si impara qualcosa e se si ha voglia si condivide anche il fallimento... c'è bisogno dei fallimenti altrui per imparare qualcosa di nuovo e sappiamo quanto di questi tempi sia vitale riattivare il "granu salis". Per trovare un ottima motivazione a procedere con il "faidate", si può provare a chiedere un preventivo ai centri di assistenza, ovvero quei banditi che si "affiliano" alle case madri (di p*ttana) sperando di fare business senza investire in qualità e marketing. Una volta calcolate le cifre stratosferiche che sempre superano il valore del bene in autopsia o raccolta un impressionante mole di "meglio buttare e comprare un altro", ci si sente abbastanza incazzati e motivati ad arrangiarsi e procedere. 


"Ho un miniaspirapolvere B&D DustBuster, con batteria a 3.6V. "

non so se è il CVH1510... dovrebbe... io non l'avrei preso....40 dollari per un motorino a batteria ed un supporto di plastica con un filtro... mi paiono un pò troppo. Se la B&D in esordio produceva degli ottimi attrezzi, ultimamente sembra abbia sposato la politiche della plastichetta. sarà solo una mia impressione ma l'abbattimento dei costi dimostra solo risparmio sui materiali... non credo abbiano ottimizzato la produzione con robot industriali e processi particolari. Dai....diciamo che te l'hanno regalato alla festa del papà ;-)

"Ormai ha 4 anni e la potenza di aspirazione, nonché la durata, si sono ridotte di molto. "
Si, è normale, vediamo poi perchè.

"Ovviamente non voglio buttarlo o cambiarlo, anche perchè sul libretto di istruzioni c'è scritto che prima di buttarlo bisogna aprirlo, tagliare i cavi che vanno alla batteria e smaltire gli oggetti separatamente!!!
Ti ringrazio. Buttare è brutto, recuperare è bello, stop.... soprattutto se ci si aggiunge il gusto di boicottare i cultori del consumismo e dare loro un segnale forte sulla dissennata politica dei consumi e della "crescita" infinita. Ci spolpano e pretendono che continuiamo a consumare... imbecilli. La cosa buffa è che suggeriscono a NOI di separare i materiali di un oggetto che magicamente da "super prodotto" diventa "rifiuto"... su questo argomento ci tornerò in futuro. Ma, il suggerimento è proprio assurdo.... me la vedo la massaia depressa armarsi di cacciavite torx, tronchesi e forbici ad aprire, tagliare e separare delle cose che manco si immagina cosa siano. 

 "Ora: se io cambiassi la batteria con una equivalente, potrei riuscire ad ottenere ancora il mio aspirapolvere come nuovo?"
Ni. sicuramente le batterie sono da cambiare perchè dopo un uso intenso perdono la capacità di mantenere la carica. E' un problema di chimica. Il problema forse è trovare quelle giuste, da assemblare con i normali attrezzi che usualmente ci affanniamo a collezionare dai brico del menga che vendono anche loro ciòttoli cinesi da pochi euro... alla peggio, in perfetto stile "hacker" si assembla una batteria esterna "a spalla" o fissata con il nastro telato... non sarà elegante e per niente GLAM... ma funziona. Che torni come nuovo... continua a leggere...

 C'è rischio che sia degradato anche il motore (credo bene sia a spazzole), e magari necessiti di manutenzione pure lui? 
E' raro che il motore "degradi" in così poco tempo. Non credo sia un modello con spazzole a carbone (probabilmente ha solo due lamelle flessibili). In ogni caso occorre controllarlo, ispezionarlo e verificare che non sia pieno di polvere o altro... il percorso dell'aria è ovviamente separato dal vano motore ma le polveri sottili non le ferma nessuno e con il tempo queste si accumulano nei posti più impensati. Si potrebbe pulirlo con un liquido speciale che vendono gli appassionati di modellismo (lo si fa girare immerso nel detergente) e procedere poi con una lubrificazione ...anche il WD40  o lo Svitol vanno bene, meglio l'olio per le macchine da cucire, senza abbondare sennò si combina un disastro, olio e polvere non vanno d'accordo, bisogna essere estremamente parchi e limitarsi alle estremità del perno rotore. Non credo che il motore abbia i supporti in nylon caricato o teflon... probabilmente sono in ottone visto il costo "limitato"... mi raccomando POCO olio, molto poco. 

"Hai già avuto esperienza su questi affari?"
no, ma la cosa non mi preoccupa affatto... sono molto semplici sempre se qualche ingegnere malato li ha progettati bene. A volte certi dementi per impedire le riparazioni progettano delle vere trappole per principianti... ma dato il "modesto" valore del ciòttolo non credo si siano sbizzarriti a pensare. Un controllo che farei però, riguarda le guarnizioni per verificare la tenuta dell'aria nel percorso di aspirazione.. le perdite fanno calare la potenza e mandano su di giri il motore che si degrada prima del previsto. Ovvio che con l'occasione si pulisce per bene tutto l'interno, eliminando sporcizia e patine varie... deve tornare come nuovo per durare altri 4 anni e così via all'infinito.


"In cambio ti posso mandare la foto di un apparecchio aerosol della Pic che ho riparato ;) "

Postalo sul tuo sito e condividi così fai un favore a tutti quelli che potrebbero avere bisogno.

In sintesi, il degrado delle prestazioni dipende da:

  • batterie
  • motore
  • meccanica di tenuta dell'aspirazione


Se si controllano questi tre fattori, il bussolotto torna come nuovo al rango di oggetto "utile"... le briciole sul tavolo sono davvero la piaga del ventesimo secolo... meglio raccoglierle e darle ai passeri che ne vanno davvero ghiotti. Spero di essere stato esaustivo. alla prossima.

P.S. Cip. Ripeto: Cip. 


lunedì 26 maggio 2014

ecco fatto

ecco... visti i risultati forse condizionati dell'effetto "promessa 80 euro"?... prima era "un milione di posti di lavoro" e ci siete cascati come polli. Adesso 80 euro (lordi) e ci siete ricascati... branco di morti di fame. Tutti a promettere l'impossibile, tanto voi italiani vi bevete proprio di tutto. Credete di scegliere, anche se altri lo fanno al vostro posto. Sapete solo lamentarvi, ma di verificare di persona nemmeno l'idea. Parlate solo per sentito dire. Giudicate senza prima informarvi a fondo. Quando vi informate lo fate alla fonte della menzogna. Quando vi si dimostra il contrario, cercate solo di rafforzare le vostre convinzioni per evitare di dire "ho sbagliato". Se per caso vi accorgerte di aver sbagliato, allora la colpa è sempre degli altri. Predicate bene e razzolate male. Siete un pessimo esempio per le generazioni future. Siete estremamente egoisti. Vivete nella perenne paura... dell'avversario, del diverso, dello straniero, del vicino di casa, di quello che sogna un futuro diverso, perchè... confessatelo... avete smesso di credere anche in voi stessi. Quando al potere, alla casta, servirà una vostra opinione, ve ne darà una e la farete vostra difendendola con i denti. Siete presuntuosi, arroganti ed ignoranti come dei lombrichi. Fanatici talebani privi di obiettività. Popolo bue che crede di aver "vinto"... cosa? quando passerà l'euforia ed arriverà il conto da pagare... rabbia e delusione... per pochi giorni e poi via, tutto nel dimenticatoio per ricominciare a tirare il carro per cercare di raggiungere la carota. 
Ecco... avete risolto i vostri problemi delegando i soliti? Si, quelli...proprio quelli che hanno causato lo sfascio totale, il saccheggio del paese, per avidità, cupidigia, ignoranza, malafede, disonestà, egoismo. Li avete delegati a continuare per la loro strada, non certo per il bene comune. E si sentiranno pure legittimati a continuare. Avete invece scelto i perdenti? Allora non avete compreso una cippa, non per la "scelta sbagliata" ma perchè non avete capito che non avete comunque scelto un bel niente... il voto non era e non è una scelta. Votare tizio o caio non cambia le cose. Cambiare, cambia le cose. Ecco. Io sono cambiato tempo fa e le cose per me sono cambiate. Per voi non c'è speranza, non cambierete perchè avete troppa paura e comunque non avete capito cosa cambiare... cambiare partito non cambia le cose. Ecco. Cambiare per cambiare ma... cosa cambiare? Domanda sbagliata... quella giusta è... Chi cambiare?? comincia da te e gran parte del cambiamento è fatto. Vaffanchiulo.

P.S. luigi è violento ed ha bevuto troppo. Ripeto: luigi è violento ed ha bevuto troppo

giovedì 15 maggio 2014

bing

Oggi vorrei mandare affanchiulo quei 5 strunzi che sono arrivati al mio diario usando bing, l'unico stronzio che ha usato bingpreview, quei 12 che hanno usato Internet exploder e quei 63 che hanno usato winzozz per visitarmi. Winzozziani del menga, suicidatevi. Vaffanchiulo.

P.S. Maskio è assai sveglio e Linia si alza presto. Ripeto: Maskio è assai sveglio e Linia si alza presto.

giovedì 1 maggio 2014

1° Maggio

Cosa caxo ci sia da festeggiare proprio non lo capisco. E' un pò che non lavoro, che non mi pagano gli arretrati, che i nuovi clienti giocano al ribasso. Il mio tempo, quello che mi resta a disposizione, è unico e prezioso, non voglio sprecarlo più con cialtroni e disonesti, non voglio più ascoltare chiacchiere e promesse, non voglio più degnare nulla a profeti e miracolati, non voglio più dare un centesimo a ladri e truffatori in cambio di ciò che non serve per vivere dignitosamente, non voglio nemmeno considerare frivolezze e inutilità, non voglio un paese popolato da isterici, avidi, ignoranti, ignavi, vigliacchi e voltagabbana. La mia parte l'ho sempre fatta...il mio dovere pure...sempre... senza mai tirarmi indietro anche quando ne avrei avuto motivo... ma se ciò che è diventato il paese in cui vivevo è quello che è oggi .... non provate mai più a rompermi i cogli*ni, siete avvisati. Stop.

P.S. Stop. Ripeto: Stop 

martedì 1 aprile 2014

1° Aprile

Sono scappato in un paese senza estradizione e me la godo alla grande.

P.S. la locusta mangia la foglia. Ripeto: la locusta mangia la foglia.

venerdì 14 febbraio 2014

Riparazione alimentatore switching A15D2-05MT

Un componente da pochi centesimi può mandare in tilt un intera rete di computers. Mi ero accorto che qualcosa non andava ma avevo addossato la colpa al provider, il quale visto come lavora non è sbagliato in quanto statisticamente è proprio lui a non fare il suo dovere come da contratto. Apro il vano che ospita la sala servers e il problema salta all'occhio... lo switch è spento! Come osa? E' nuovo, ha solo 5 anni e si permette di suicidarsi così?? Vediamo... una rapida prova col tester ed il colpevole è immediatamente individuato...l'alimentatore. Statisticamente sono quelli che saltano dopo un pò che sono in funzione 7/7 24/24. Posso immaginare già quale sia il problema... il solito condensatore in uscita che si gonfia, ingrassa e poi...infarto! L'alimentatore è un AK II mod A15D2-05MT da 5 volts 2,5A. Il circuito non è di quelli minimali cui siamo abituati da un pò, dopo l'invasione nei mercati da parte dell'oriente, ma non proprio di quelli "professionali", una via di mezzo dai. Un ponte raddrizzatore KBP208G il solito trasformatore ad alta frequenza, il solito transistor su alettta, un optoisolatore per il feedback, due diodi in uscita ecc.ecc... uno step down classico. Il guasto è evidente, lo si nota dal rigonfiamento  del condensatore di uscita.... un tuffo nello scatolone dei condensatori low ESR che da anni aspettano di essere classificati e se ne cerca uno uguale, o quasi, basta che stia dentro il contenitore che per fortuna ha delle dimensioni generose e sovradimensionate.  Mezzoretta e lo switch ritorna a fare il suo dovere. Temo che tra un pò dovrò intervenire anche sugli alimentatori dei telefoni IP... Alla prossima.

P.S. le pillole blu sono amare. Ripeto: le pillole blu sono amare.

martedì 4 febbraio 2014

Riparazione cavatappi da sommelier

E' un pò che il kit apri bottiglie, rotto, se ne sta in un angolo, in attesa del suo turno. Il kit comprende l'apribottiglie (il mio è uguale a quello che si trova su wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Cavatappi) con la lama taglia capsula ed il verme per l'estrazione dei turaccioli, un tappo per versare, un salvagoccia ed il tappo di chiusura per le bottiglie lasciate a metà (caso estremamente raro quando la compagnia è buona e ci si diverte a tavola). Il manico in legno del cava turaccioli si è scheggiato e va sostituito, giusto per evitare di incollare i pezzettini e sfruttare allo stesso tempo l'occasione per personalizzare l'oggetto. Le due metà di legno (nessuno vieta di usare altri materiali) sono incollate al metallo e dei piolini di ottone ribattuto fanno il resto. Il perno della vite (o verme come la chiamo io) invece  non è di ottone in quanto deve sopportare lo sforzo che si fa all'apetrura della bottiglia facendo leva con il doppio dente di appoggio al collo della bottiglia. 
Per la sostituzione basta procurarsi due pezzettini di legno, a scelta, pregiato o di recupero, l'importante è che sia abbastanza duro da resistere a lungo anche in caso di utilizzo intenso (gli ubriaconi sono avvisati). Dopo la sagomatura, che sarà leggermente più ampia della base in metallo, si procede con i fori e successivamente con i perni che andranno ribattuti per farli stare al loro posto (quelli che non sono passanti hanno una funzione più estetica che di tenuta vera e propria). A fissaggio ultimato si rifilano le parti del manico e dei perni in eccesso (a mano con carta vetrata) ed il gioco è fatto, niente di particolare, spero...., devo ancora iniziare a procurarmi i materiali, perni in ottone ed in acciaio, ribattere, rifilare, tingere ed incollare.... facile a parole, vedremo se sarà davvero facile o no, devo solo trovare il tempo per procurarmi i materiali e procedere con la lavorazione. Vedremo...non lo so, alla prossima.  

P.S. gli occhi sono inutili se la mente è cieca. Ripeto: gli occhi sono inutili se la mente è cieca.

mercoledì 29 gennaio 2014

Mattinata alle poste

Un racconto verosimile che descrive come ci si possa trovare in situazioni assurde. Duole come sempre conststate l'abisso fra realtà e dichiarazioni, fra la concretezza del quotidiano ed i proclami aziendali, fra pubblico e privato... un vero skifo. Alla prosima

P.S. il gufo è tornato. Ripeto: il gufo è tornato.

venerdì 27 dicembre 2013

Hoover DIVA (again!)

A volte ritornano. La riparazione (una e due) al supporto meccanico ha tenuto bene (magica colla epossidica bi-componente!). Stavolta però è un problema elettrico. L'aspirapolvere va a scatti, si accende a volte e si spegne da solo... è nevrotico....un agonia!. Il cavo di alimentazione si è interrotto in prossimità del fissacavo...pizzicato, a comprova della scarsa qualità del prodotto, figlio di un assemblaggio poco accurato. La soluzione è semplice, non fosse che ho dovuto aprire col *remel (un clone, mica l'originale che diamine!) il cover incollato che faceva da tenuta "meccanica" al pessimo incastro del manico. Plastichetta. 
Ora, tagliando la parte superiore che copre la parte elettrica, il ciòttolo si è sicuramente indebolito e presto ritornerà all'ovile. L'attrezzo è equipaggiato con una leva di selezione del percorso dell'aria... solitamente, quando la si sposta, si tiene l'altra mano sul manico. Il risultato? stress meccanico che provoca la rottura della scopa... è inevitabile, proprio in qquel punto. Ora che ho tagliato parte del cordone di colla che saldava l'involucro (per aumentare la superficie meccanica di resistenza), presto si romperà in modo irreparabile.  Sto seriamente pensando di ricostruire l'intero involucro con un tubo di scarico delle acque grigie che si usa in edilizia. Dovrebbe avere il diametro giusto per il motore. Recupero il meccanismo che convoglia l'aria alla bocchetta di aspirazione superiore, recupero il regolatore di velocità ed il resto.... di legno, dato che ho una certa pratica anche con la falegnameria...(non sono "ingegniere" per fortuna). Sarà dura ricostruire l'alloggio del filtro in stoffa e del filtro HEPA ma credo che ce la posso fare, ci credo... quindi lo farò....nulla è impossibile... è solo questione di tempo, o di una buona stampante 3D... in preventivo.... maledetti clienti, pagassero puntuali.... bastardi! Alla prossima. 

P.S. il caco è strafatto. Ripeto: il caco è strafatto. 

mercoledì 13 novembre 2013

Illuminazione a microled

Da un giro presso il vivaista, presso il qiuale mi ero recato per l'acquisto di alcuni olii essenziali per l'ufficio, me ne esco come al solito con qualcosa che funziona ad elettricità... è un vizio, non posso farne a meno. In prossimità delle casse trovo dei pacchettini con delle luci a led un pò particolari. Un filo sottilissimo con intervallati dei led bianchi (disponibili in due tonalità, luce calda o fredda), microscopici, probabilmentre SMT affogati in una resina trasparente (mmm...no buono...non sono sostituibili se si guastano). Venduti come decorazione di natale... ma perfetti per illuminare l'interno dell'armadio...presi! e vaffanchiulo al natale. 
Funzionano con tre batterie AAA che presumo, dato lo scarsissimo uso (la luce sta accesa solo pochi secondi) dureranno più di un anno. La scatolina che contiene le batterie l'ho fisssata con del nastro bi-adesivo ed i fili fissati nella parte superiore con del nastro da mascheratura, rimovibile che non lascia residui sul legno se lo si deve togliere. Date le dimensioni ridottissime, i fili ed i led non danno fastidio nell'entrare ed uscire con le grucce porta abiti e la luce calda è sufficiente per illuminare l'interno. Ecco un paio di esempi che mostrano la differenza:

Ma... sto già pensando ad una modifica... se mi dimentico la luce accesa? No problem. Un timer con un 555, una manciata di componenti, un pulsante ed il gioco è fatto. Investimento zero.
Comunque, l'effetto è gradevole e rende l'armadio simile a quelli che si trovano pubblicizzati nelle riviste di arredamento a prezzi stratosferici (almeno così mi piace pensare). Me la sono cavata con 9 euro (una coppia), così oltre ad aver reso felice un cinese, metto da parte il progetto di riutilizzare il neon che retroillumina gli schermi LCD (quelli un pò datati che faccio a pezzi ovviamente)...e lo piazzo in bagno sopra lo specchio (luce bianchissima, pefetta per quando ci si fa la barba). Ok, anche questa è andata. Alla prossima.

P.S. la barca è nel porto. Ripeto: la barca è nel porto.

lunedì 11 novembre 2013

DIY paper brick - osservazioni

carta, carta e trucioli di legno, cartone
Nei ritagli di tempo, fra una compilazione ed un reboot, sto portando avanti il progetto dei mattoncini di carta da bruciare nella stufa. Uno al giorno, in previsione della sua attuazione nel 2014 per il prossimo inverno. Perchè non questo inverno? E' facilmente intuibile.... una massa di carta bagnata, 22x8x10cm, in assenza di fonti di calore adeguate (magari quella gratis del sole), impiega parecchi giorni prima di asciugarsi completamente. Il tempo di essiccazione varia in funzione del tipo di carta impiegata e della compattezza ottenuta nella pressa manuale utilizzata per compattare il tutto. Al momento ho compattato carta da quotidiano, carta dei rotoloni, cartone da imballaggio (quello marrone). Le differenze sono evidenti come visibile dalla foto (da sinistra carta uso ufficio a fettuccine + fazzolettini, carta di giornale e trucioli di legno, cartone da imballaggio).
La carta da giornale: macerata per pochi minuti, giusto il tempo che assorba l'acqua, è un pò meno compatta della carta degli "asciugoni" (quelli in rotolo). Se la carta da giornale viene lasciata al macero per qualche giorno e poi "frullata", assume la consistenza della creta, una pasta malleabile che una volta indurita risulta dura quasi come il legno. E' interessante il fatto che aggiungendo alla pasta della colla vinilica si possono ottenere oggetti lavorabili, modellabili e sufficientemente duri da pensare ad utilizzi altenativi (si chiama cartapesta). E' meglio se, prima di bagnarla, la si riduce "a tagliatella" con un macina documenti, così le varie striscie si mescolano e si legano l'un l'altra ottenendo una massa più compatta e manipolabile senza che si rompa, sia durante la produzione che per lo stoccaggio.
Il cartone ondulato: l'esperimento è in corso.  Credo che il cartone da imballaggio contenga una blanda qualtità di colla (specialmente quello ondulato o a nido d'ape) e probabilmente una sostanza impregnante atta ad evitare che con la pioggia lo scatolone si sciolgain breve tempo. Non ho elementi per poter affermare la presenza di particolari trattamenti ma ho osservato che l'assorbimento rispetto alla carta da giornale è più lento. A mio avviso è un materiale da preferire (ampiamente disponibile) e credo migliore per ottenere una pasta omogenea, marrone, dura come il legno. Se utilizzato per la combustione, è da evitare il cartone plastificato, quello delle confezioni patinate o peggio il tetrapack (con l'alluminio). Va in ogni caso spezzettato ed il tempo di bagnatura deve superare il paio d'ore, per dare il tempo agli strati ondulati di staccarsi, così poi si "legano" fra loro quando li si compatta. Prima di compattare i pezzettini, mescolare energicamente e strizzare un pò con le mani per piegare la carta in forme irregolari.
La carta in rotoloni: ce ne sono di molti tipi, quelle in cellulosa purissima (dicono), quella ovattata, quella "soffice"... secondo me è la migliore, ma occorre tenere conto che viene utilizzata anche con detersivi ed in ogni caso è "sporca" in base al liquido con cui è stata usata (vino, latte, caffè, pomodoro, uovo....). Si ottiene un mattone molto compatto che tende però una volta asciugato a disfarsi facilmente. Sicuramente brucierà più velocemente ma non so ancora se il calore rilasciato sarà sufficiente per scaldare a sufficienza.  
L'aciugatura: ottenuto il mattone, se lo si asciuga sopra il termosifone in questo periodo che il riscaldamento è acceso un paio di ore al giorno, dopo 24 ore appare asciutto all'esterno, più leggero ovviamente. Basta aprirlo in due per rendersi conto che l'umidità è ancora presente anche a distanza di qualche giorno. Presumo che sotto un sole di luglio-agosto, in un paio di giornate sia possibile ottenere una mattonella perfettamente secca, anche meno se riuscirò a costruire l'essiccatoio per le verdure. Per migliorare il processo di asciugatura, basterebbe produrre delle mattonelle più piccole o magari forate come i mattoni da costruzione. In rete si trovano un infinità di soluzioni auto-costruite, tutti con pro e contro molto interessanti. 
L'acqua di risulta: è ovviamente sporca ma recuperabile in periodo estivo con un evaporatore a condensazione. Si otterrà acqua pulita, ideale per innaffiare l'orto o le piante ornamentali. Quella che risulta dalla carta da giornale è grigia (per effetto anche dell'inchiostro che inevitabilmente si discioglie), mentre quella del cartone è meno "contaminata" ma in ogni caso da distillare per evaporazione (si sa mai cosa ci mettono durante il processo di produzione). E per i "fanghi residui" dell'evaporazione? Quello sì è rifiuto, secco non riciclabile (ma non ci scommetteri tanto) che va smaltito tramite i normali canali di trattamento. 
Quando iniziare? E' ovvio che tutta l'attività di produzione dei mattoncini va prevista nel periodo estivo, quando fa caldo e c'è sole in abbondanza... da maggio ad agosto ed oltre se il clima lo permette. Ma iniziare con un mattone al giorno nel periodo invernale, si ha anche il tempo per essiccare per bene il materiale...più secco è, meglio brucia e più calore produce.
Post in aggiornamento... alla prossima.

P.S. carta canta, villan dorme. Ripeto: carta canta, villan dorme. 

venerdì 8 novembre 2013

DIY Paper brick

Ebbene si, anche io e allora? Durante un giro su "ebai" ad acquistare l'impossibile (rigorosamente da moddizzare, in futuro, ne parlerò) mi capita di cliccare sulla pressetta in metallo per recuperare la carta straccia e produrre dei mattoncini da bruciare nella stufa. Da tempo ci pensavo, tanto che ne avevo regalata una al mio scoiattolo, in preda alla preoccupazione circa il costo della legna. Visto che fai la differenziata, ti rendi conto di quanta carta butti nel bidone e quanto paghi per fartela portare via? In effetti, dato che quella carta in gran parte finisce negli inceneritori (checcè ne dicano io non ci credo che la riciclino) è meglio bruciarla in casa, in attesa di affinare l'attrezzatura per recuperarne la cellulosa e prodursi i fogli che tanto danno un tocco di classe ai biglietti di auguri ed alla corrispondenza 1.0 (vedremo).  Mi piace. Presa! Se funziona, presto faccio a costruirmela in casa, magari con un attuatore lineare di recupero... ci sto già pensando in verità. 
Come primo esperimento, prendo una bacinella di plastica, vinta ad una pesca di beneficenza che a forza di prendere biglietti l'avrò pagata uno sproposito, e la riempio di acqua bollente. Dall'ufficio prendo il cestino che sta sotto il trita documenti... è pieno e metto le fettuccine a bagno. Sono certo che è tutta carta "buona", priva di pezzi di plastica, a parte il toner. Dopo un paio d'ore (senza aspettare che maceri per bene) la metto dentro la pressa e pigio. Un cestino pieno non basta per riempire il vano che dovrebbe produrre il mattone... devo recuperarmi altra carta da buttare. Opto allora per il cestino che contiene la carta dei fazzolettini in cellulosa e della carta in rotoloni per le pulizie (qui la differenziata si fa in modo davvero spinto, c'è un bidoncino per tutto). A bagno anche quella e poi...carico e pigio per far uscire tutta l'acqua residua...tutta... quella che si può. Durante il procedimento (che non è ancora terminato), mi vengono in mente un giga-trilione di domande... Allora... per un mattone servono due cestini pieni di carta straccia... ma... quanti quotidiani? quanto durerà un mattone a bruciare nella stufa? Sono certo che ha un buon potere calorifico, ma quanto dura?? la sua durata durante la combustione dipende da quanto si pressa il mattoncino?? e quanto tempo ci vorrà mediamente per essiccare per bene un quarello di carta bagnata? e quanta energia occorrerà per seccarlo del tutto?? Il toner della carta stampata è plastica fusa... produrrà dei vapori tossici?? e l'inchiostro della carta da giornale... i pigmenti che lo compongono sono tossici se bruciati? (atteso che ormai il piombo dovrebbe essere scomparso dalle rotative). E per superare un inverno nemmeno tanto rigido, diciamo tre mesi, quanti mattoncini dovrò produrre? Quanto tempo ci devo dedicare durante l'estate per riuscire a scaldarmi per tutto l'inverno?? La carta che sembra plastificata delle confezioni (ad esempio della pasta o dei medicinali), va bene bruciarla nella stufa? E le riviste patinate (i settimanali per capirci) sono plastificati? che trattamento hanno? è salutare bruciarli?? Ma perchè non me ne frego? Vengono solo a me questi dubbi e queste domande? Sarò mica un ingegnere a mia insaputa? 
Tutte domande che complicano la vita alle persone sensibili e scrupolose. Da una rapida googlata in rete nei siti "ecologici" che parlano di riciclo, "ri-uso", "ambiente" e "stile di vita green", si scopre che le domande ed i dubbi in merito non sono nemmeno presi in considerazione, nemmeno l'elemento "tempo libero" sotratto alla vita è dibattuto, segno che molti siti che si riempiono la bocca di ecologia ed ambiente in realtà sono solo ed unicamente dei ricettacoli di click pubblicitari pagati da inserzionisti incauti e creduloni. Perfetto, come volevasi dimostrare. Le informazioni che si trovano sono per la maggior parte inutili, compresi quelli di certe massaie che scrivono post superficiali solo per promuovere il loro miracoloso libro di economia domestica del piffero.
Personalmente, voglio pensare al cartone, ai trucioli di legno ed alla segatura (residuo di lavoretti domestici di falegnameria) da mescolare al fogli di quotidiano...dovrebbe funzionare bene e c'è solo da sperimentare le percentuali e la compattezza. L'obiettivo è un mattone che bruci non troppo lentamente e che rilasci comunque calore per la notte.
C'è da aggiungere una semplice considerazione finale. Sottrarre agli "eco-centri" che "gestiscono" i "rifiuti" del materiale che vorrebbero chiamare "rifiuto" è antieconomico secondo il punto di vista di una certa politica del menga in voga di questi tempi. Ma, tecnicamente, il "rifiuto" è tutto ciò che non si può ricilare e bruciare non è riciclo, casomai è ri-uso. Possiamo dimostrare come il 99% dei materiali di scarto si possono riciclare, molti di loro si possono riciclare in casa o tramite piccole cooperative controllate dal basso (altrimenti diventano dei centri mafiosi di riciclo sì ma di soldi)  Francamente trovo sciocco bruciare la carta che in realtà è materia prima, ma dato che è roba mia, l'ho pagata cara, il gas costa due mensilità all'anno e vivere al freddo non è una bella esperienza... che ca**o faccio di male se alimento la stufa con la mia carta? il CO2?? ma per piacere! Diciamo la verità... molte municipalizzate che raccolgono in convenzione la differenziata non riciclano un caxo! Raccolgono e vendono alle riciclerie vere, ecco perchè promuovono la "differenziata" ma solo di roba pulita, distinguendo anche i tipi di carta....raccolgono e vendono, e la separazione tocca a noi altrimenti sono multe! Ah si? lascia fare a noi allora che siamo addestrati a trovare soluzioni. Sto pensando di riciclare anche la carta igienica usata, e allora? è roba mia, mica la devo vendere. E poi mi ci ha costretto la politica fallimentare di certi idioti diversamente illuminati ed ignoranti a diventare quello che sono, sicuramente non colpevole, vostro (dis)onore. Ok, farneticazioni superficiali a parte, credo di aver già allarmato abbastanza l'agente pack di turno, me ne torno alle mie cose e vaffanchiulo a tutti gli unani di m*rda. Alla prossima.

P.S. lo scarico è aperto ed il liquame è pronto. Ripeto: lo scarico è aperto ed il liquame è pronto.

lunedì 26 agosto 2013

Pianta carnivora

Giretto dai cinesi, all'Hiper HU, per acquistare un battipanni e me ne esco con una pianta carnivora ed una racchetta fulmina insetti....il battipanni non ce l'avevano...ottima alternativa. Vabbè. Stamattina ho piantato i semini di una Dionaea Muscipula (vedi descrizione) o Venus fly Trap. Voglio provare a farla crescere anche se dicono che sia difficile e che richieda molte attenzioni. E' la mia terza carnivora che uso come metodo naturale alternativo a respirare spray e liquidi insetticidi. Odio gli insetti, specialmente quelli che volano, fra cui le terribili tigri e le locuste. Quest'anno è stato un disastro per le locuste ma ho scoperto che basta andarle a cercare dove si rintanano per il letargo invernale, schiacciarle nel sonno così non soffrono. Per le zanze è diverso e quest'anno è stato terribile. Ho preso due piante di quelle con il serbatoio pieno di liquido zuccherino (non ricordo il nome) e si sono riprodotte alla grande. Funzionano per i moscerini e per le mosche ma purtroppo sembra che le zanzare non vadano dentro e pertanto devo optare per il piano B. Queste hanno le foglie a scatto e spero funzionino. Intanto ho già commesso un piccolo errore. Ho innaffiato i semini per farli germinare ma ho usato acqua di rubinetto... cloro... in piccole quantità (per fortuna qui l'acqua è ancora buona) ma sempre cloro... speriamo bene. 
Per precauzione ho tenuto da parte un pò di semini. Dicono che occorre della torba acida per il terreno con PH compreso tra 3,5 3 4,5... noproblem....bici e carretto e me ne prendo un sacco dal vivaista di fiducia. L'acqua...consigliano quella osmotizzata per acquari da acqua dolce...mi costruirò un distillatore solare così ce l'ho agratis o quasi. bisogna ricordarsi di recidere i fiori per aumentare la produzione di trappole e per rendere la pianta più vigorosa. Altro consiglio...non far scattare a vuoto le trappole e non dare troppi insetti in pasto. Per ultimo...va tenuta all'aperto, anche al sole e non va innaffiata dall'alto...è una pianta paludosa, ama l'acqua stagante.  
Ora aspetto che germini...sono impaziente. Se riesco a riprodurla la metto accanto alle bio-trappole per i calabroni, così evito i veleni che contaminano la frutta...susine, uva, albicocche...gnammmm quando sono sane ed autoprodotte. 
Nel frattempo, provo a collaudare la racchetta fulmina insetti che dicono funzioni benissimo. Sto già pensando di modificarla come antifurto punitivo... una scossa da 600 volts dovrebbe bastare. Scuscio il circuito e lo piazzo sulla bici... chi tocca muore! Sembra che se si mettono dei cartelli con scritto "Pericolo, non toccare", statisticamente ci sia il pirla che ci mette le dita... selezione darwiniana. Alla prossima.  

P.S. i pomodori sono maturi. Ripeto: i pomodori sono maturi. 

domenica 25 agosto 2013

Qualità questa sconosciuta

Ieri, accompagnato dal mio fedele sherpa che mi vizia quotidianamente con delle attenzioni riservate solo ai marajà, mi sono recato alla fiera dell'elettronica di Cerea (VR). Sette euro per entrare, dopo aver regalato i dati personali di un altro in cambio di due euro di sconto, ed appena dentro ci si accorge di essere in un suk pieno di unani a caccia dell'affarone e di ingegneri sfigati. Fiera mercato, c'è poco da fare. Faccio un rapido giro iniziale per verificare merce e prezzi, rigorosamente con l'atteggiamento di diffidenza atavica che mi impedisce di interagire con commercianti ed imbonitori che solitamente frequentano questi eventi. Mi rendo conto immediatamente che i prezzi non sono poi così convenienti come si potrebbe pensare. Chi frequenta abitualmente e-bay o i siti cinesi di gadget dell'elettronica di consumo lo sa perfettamente. Basta entrare con una lista di prezzi di riferimento per oggetti di largo consumo e confrontarla con le quotazioni proposte... è tutto un 20-30% sopra la soglia di convenienza...tutto. Ed è tutta roba di importazione cinese ovviamente. E' arrivato un container di portachiavi parlanti e la distribuzione fa il resto. Oggetti all'ingrosso acquistati per pochissimi centesimi, rivenduti con ricarichi "da suogno". 
Lo stesso identico articolo lo si può trovare in numerose bancarelle, tutti allo stesso prezzo concordato in precedenza. Concorrenza? naaaaa. Sicuramente si sono messi d'accordo, alla faccia della concorrenza, del libero mercato e dei nostri portafogli che ai loro occhi non hanno mai goduto del giusto rispetto. E che dire della merce? Tantissimi banchi con l'elettronica non hanno nulla a che vedere... padelle antiederenti, schiaccianoci, abbigliamento militare, ferramenta pesante, orologi, occhiali, profumi... lasciamo stare l'usato ed il vintage...quello è un mercato a parte, riservato alle trattative per veri intenditori che nulla hanno a che fare con il commercio "classico". 
Ed allora, giusto per ricambiare la scortesia riservata a noi portafogli ambulanti (alcuni ci vedono così, è vero), decido al secondo giro di rompere un pò i c*glioni a quegli esserini avidi che fanno capolino da dietro la merce, la cui unica preoccupazione sembra essere quella di controllare le manoleste ed i cleptomani compulsivi. Ci si finge interessati fissando a lungo, in silenzio ma attentamente, un oggetto qualsiasi. Tempo tre secondi ed Alì Babà arriva speranzoso in una transazione. Lo si fissa negli occhi senza dire una parola e si aspetta che il ladrone faccia qualcosa. I più intraprendenti ci provano, alcuni sottolineando sinteticamente una o due qualità dell'oggetto (sperando in un "wow! lo prendo!!"), altri si limitano a dire "è in offerta" (credevo fosse lì solo per esposizione, per bellezza), altri si avvicinano ma guardano altrove (a parte la vigile coda dell'occhio che si punta a fissare l'oggetto del desiderio). Si chiede il prezzo (quando non è esposto) o lo sconto per quantità (non più di due ovviamente) e si studia la reazione del povero diversamente onesto. Qualsiasi cosa dica o faccia, dopo aver atteso l'immancabile ressa di curiosi con il collo a giraffa che ti alitano addosso il fetore di cipolla o bambino morto e ti appiccicano il loro sudore umidiccio e nauseabondo, si squote la testa con espressione delusa, ci si gira e si va oltre (sghinazzando dentro) non senza prima di aver mollato una peta mefitica, conservata da prima a chiappe strette (ovvia una dieta pre-fiera di fagioli). Tiè, ben vi sta a voi ed alla vostra "crisi" che avete contribuito a creare con le vostre idee del menga. Di commercianti onesti, lì dentro, sicuramente qualcuno ci sarà ma di commercianti abili nemmeno l'ombra. Di quelli che si prodigano ad aiutare un potenziale cliente...ne esistono ancora?
Allora, dopo essermi divertito come un bambino a dieta in un negozio di dolci, decido il budget della giornata. Contanti, pochi, poche decine di euro, non di più, facendo forza alla voglia di spendere per dei ciòttoli che dopo averli usati qualche giorno vanno a prendere la polvere in qualche scaffale. Opto per il "gadget utile" e mi concentro su una microspia con telecamera camuffata da telecomando (per registrare di nascosto le c*zzate o gli insulti che volano in riunione con certi clienti)), una cam per il veicolo (utile in caso di incidente per documentare i criminali di strada) e due mini DVR da bicicletta (anche in questo caso per documentare le prodezze di certi automobilisti cornuti dal pene microscopico). Niente recensione per ora, ci penserò dopo il collaudo, forse. Appena a casa procedo con mettere in carica i gadgets e leggere i "manuali" d'uso. Un inglese stentato, sgrammaticato, ortograficamente sbagliato ed a tratti incomprensibile. Vabbè, ci hanno provato, guardo le figure...microscopiche. La cosa che urta un pò e la fragilità e la pessima qualità degli oggetti... capisco che sono venduti a 5 o 10 euri cadauno ma sono veramente oggettini fragilissimi, friabili.
La clip di aggancio dei micro DVR mi è rimasta in mano (perno sfilato e micro molla schizzata sulla luna), la presa usb per la ricarica sì è aperta in due e sto aspettando che si rompa il resto. Di reclamare la garanzia e chiedere la sostituzione nemmeno a parlarne. Dovrei spendere 9 euro solo per la raccomandata all'indirizzo riportatro nello scontrino (miracolosamente rilasciato...esisterà l'indirizzo??), loro lo sanno che statisticamente non si reclama la garanzia per la merce di poco valore, specie quando il negozio si trova a mille chilometri di distanza, una causa costa un fottìo ed il tempo perso non è mai rimborsato...bastardi, me la pagherete lo stesso, ho il vostro indirizzo e vi ho fotografato di nascosto. Avevo già messo in preventivo l'eventualità di acquistare merce di dubbia qualità, lo sapevo, non sono arrabbiato. La vicenda mi è stata utile per ricordare (periodicamente fa bene farlo), spinto anche dal desiderio di sgusciare le microcamere e riadattarle con delle modifiche per altre aplicazioni... è questo in fondo il motivo che mi ha spinto a prenderle. Purtroppo o per fortuna sono gli eventi che mi costringono a reagire ed intraprendere delle soluzioni che in condizioni "normali" non avrei mai preso in considerazione. La smetterò quando non ci sarà più bisogno di documentare menzogne, truffe, reati e comportamenti illeciti assieme altri atteggiamenti figli della maleducazione che sembra siano diventati una regola di comportamento.  Alla prossima.

P.S. il cobra mangia la mangusta e la scimmia usa le banane. Ripeto: il cobra mangia la mangusta e la scimmia usa le banane.

mercoledì 21 agosto 2013

Pompa a pedale (riparazione)

Di cosa ci sia nelle cantine degli unani è dato sapere solo ai più attenti ad una sana politica del recupero, riciclo e riuso, in questo periodo tornato in voga grazie alla "crisi" finanziaria (ben venga). Del fenomeno che spinge certe persone a tenere gelosamente nel ripostiglio oggetti rotti e fuori uso, per anni e anni, non si conosce bene la motivazione. Fatto sta che ho messo le mani su una pompa a pedale, di quelle "di una volta", in metallo, a doppio pistone, con tanto di manometro per la pressione, all'apparenza robusta a tal punto che era davvero un peccato buttarla... " cheffai? la butti? te la porto io in discarica dai, ti do una mano". Ed ecco che mi ritrovo con una pompa che non pompa, da riparare.
Non è di progettazione cinese ma fatta in cina con delle scritte in tedesco ed importata su licenza da una ditta inglese (potenza della globalizzazione). L'etichetta riporta le sigle: GS geprufte Sicherheit - Z1A 06 03 44708 126 Lizenz inhaber: Paget Trading Ltd., c/o Paget Services 65 66 Woodrow London SE18 5DH UK  Modell H4001 LOT H4001J Maximaldruck 5 bar 2006 made in china.
Il meccanismo sembra a posto (cigola un pò ma lo Svit*l ed il WD4* fanno miracoli) ed un pò di ruggine intacca il pedale (Fer*x, una mano di vernice nera all'acqua e siamo a posto anche per questo). Gli stantuffi lavorano senza apparenti problemi ma non pompano aria...ci deve essere una perdita da qualche parte. Immediatamente mi concentro sulla cannula in gomma, fissata alle estremità con delle fascette a pressione...impossibili da rimuovere a meno di non rompere ulteriormente. Sembra nuova per cui non mi concentro più di tanto. Allora decido di svitare i pistoni, limare i perni a pressione (ci penserò a sostituirli con una barra di recupero da una stampante a getto, filettata alle estremità) e togliere il manometro. Con mia sorpresa, il primo pistone lavora egregiamente mentre il secondo non va in pressione...rotto, tocca aprirlo. Per fortuna è fermato ad una estremintà da un cappuccio a pressione, agganciato don due sedi che si incastrano su due protuberanze del cilindro. Si "svita" per pochi millimetri ed il martello gentilmente reclama l'apertura. 
Dentro uno stantuffo con un O-ring, grasso a iosa, una molla, un perno metallico. Una rapida pulizia e si scopre il problema. Il pistone è di plastica! ed ovviamente è crepato a metà così l'aria esce dalla parte opposta di dove dovrebbe. Allora...prima di cominciare a ragionare su come risolvere il problema... un paio di considerazioni sul produttore e sui suoi progettisti del c*zzo. Un aggeggio interamente in metallo... potrebbe essere eterno, me lo doti di una parte di plastica?? proprio quella che dovrebbe reggere di più lo sforzo?? ma allora lo fai apposta!. Ma, pensandoci, se fosse anche un trucco per costringerci a consumare, buttare e comprare il nuovo....chi è quel deficiente che dopo una rottura di un qualcosa lo compra uguale della stessa marca?? Esistono davvero degli imbecilli di siffatta natura?. Ok, sfogo scontato e considerazioni banali. L'ingegnere di turno ha fatto male i suoi conti o forse è colpa del "titolare" che si crede particolarmente furbo, un vero "impenditOre da suogno". 
Pensiamo a come risolvere. Di cercare la parte di ricambio nemmeno a parlarne...mesi di attesa e litigi telematici tra la germania, l'inghilterra e la cina. Soffro quando mi dicono di no... non ce l'abbiamo... non esiste il ricambio... conviene comprarla nuova (si cerrrto, sono imbecille, conviene a te). 
Il piano B prevede di rifare il pezzo in alluminio, al tornio...lo si fa uguale e non ci si pensa più. Il problema è procurarsi in breve tempo una barra di alluminio, ovviamente di recupero, col rischio di far passare settimane con il laboratorio occupato da parti smontate e messe da parte in attesa del pezzo. No, la pompa mi serve per la bicicletta che posso usarla intensamente in questo periodo dell'anno..per cui.... si pensa al piano C... compro una stampante 3D a filamento plastico, progetto con un CAD il pezzo e me lo stampo... al limite penso ad un service esterno che lo facciano al posto mio...ma così ho sempre un pezzo di plastica che si può rompere nuovamente... no...piano D, più rapido, grezzo ma efficace, poco durevole ma immediato... colla epossidica bicomponente, termocolla nella raggera posteriore di rinforzo e rinforzo frontale in gomma incollata in modo da prevenire ulteriori eventuali crepe e dare un pò di rigidità al tutto...un buon compromesso dai. Per precauzione smonto anche l'altro cilindro e lo modifico con il rinforzo prima che si rompa anche lui...è solo questione di tempo e non lo voglio perdere a rimetterci le mani. alla peggio c'è sempre il piano B ma con pistone di legno ;-). Alla prossima.

Aggiornamento: il piano D ha funzionato alla grande ed ora ho una pompa a pedale da 5bar perfettamente funzionante. Passo a migliorare la pompa elettrica a batteria 12V con un alimentatore ed un caricabatterie...sono lanciato.

P.S. la quaglia salta e il canarino canta. ripeto: la quaglia salta ed il canarino canta.   

lunedì 5 agosto 2013

Ho squoiato una scimmia...again!

L'ho aperto in due, il ventre della scimmia morta, per verificare lo stato delle interiora e cibarmi di conoscenza. Come avevo intuito, l'interno non rileva molte sorprese. Due motoriduttori, il vano batterie, un interruttore, un circuito elettronico di poco conto con il solito chip affogato che ormai sembra una specialità della cina, dato che le loro leggi non prevedono il diritto d'autore e si devono tutelare come meglio possono. Occorrerebbe avvisarli che vale la pena di proteggere le cose di valore (che comunque è relativo) e che la filosofia open hardware alla fine paga molto di più di quella "closed".
Di interesse i driver a transistors, che sicuramente prevedono dei ponti ad H per l'inversione del senso di rotazione dei due motorini (bocca e coda). Non dovrebbe essere difficile ricostruire il circuito, anche se sarebbe inutile vista l'affogatura del chip. Devo procedere con l'apertura del riduttore della bocca....sembra rotto e non funziona a dovere. 
Altre osservazioni...Mi sa che in cina non hanno ancora inventato i passacavi, preferendo la termocolla per tenere assieme fili e connettori. Ah, quasi dimenticavo: se vedete solo due motorini ed un circuito elettronico è meglio che lasciate perdere la lettura di questo diario. C'è molto di più ma non ho voglia di svelare le mie fantasie, almeno per ora. 
Giusto per dare una pillola....l'applicazione pratica del meccanismo? Pensavo di utilizzarlo per lo "specchio specchio delle mie brame chi è il più furbo del reame?". Ci si piazza davanti e lo specchio comincia a ridere a crepapelle, e ricomincia appena ci si muove, giusto per ricordarmi quanto sono ridicolo a perdere tempo con queste cazzate invece di uscire a cercare qualche cliente. Potrebbe anche essere un buon metodo per iniziare la giornata allenandosi a litigare con se stessi.....azzo ridi imbecille!!! giusto per la quotidiana dose di incazzatura che aiuta molto a resistere e reagire alla massa di unani che tentano di interagire ogni minuto. I motorini potrei utilizzarli per far uscire un bigliettino con scritto..."ricordati quanto sei cretino"! che rientra alla fine della risata. Un gadget utile per i geek perditempo, per i nerd del nuovo millennio, un must per stupire parenti ed amici sperando la smettano di inondarci con i loro stupidi elettrodomestici da riparare. Alla prossima.

P.S. lo scoiattolo è protetto ed i pinoli sono pronti. Ripeto: lo scoiattolo è protetto ed i pinoli sono pronti.

Ho squoiato una scimmia!

Avviso per gli animalisti: No, non è vero, almeno non una scimmia vera (meglio mettere questo avviso dato che anche io sono animalista ma non certo isterico e skizzato come certi fanatici talebani sempre pronti a sollevare polveroni anche per le questioni più futili, tipo il finto orso polare di greenpeace). Il secondo pupazzo meccatronico è una scimmietta con gli occhi appallati (sembra strafatta). Quando è accesa, ride a crepapelle e si rotola per terra, grazie alla rotazione della coda che, facendo leva nel pavimento, provoca la rotazione del corpo. Come meccanismo aggiuntivo la bocca si apre e chiude secondo uno schema pre-impostato... devo vedere cosa c'è dentro, non resisto. Questo non è il solito ciòttolo cinese, è un evoluzione meccatronica, un robot embrionale in quanto coinvolge almeno due motori ed un sensore, visibile nella fronte, che ne attiva i movimenti. E' un Cheric*le Trademark Creations HK (cinese per generalizzare) prodotto per Reg*landia "Carefully hand made with care", inadatto ai bambini di età inferiore ai 36 mesi, importato da I-Tr*de Srl. (made in P.R.C... cinese! e che altro?)
E' già aperto nella pancia, per la sostituzione delle batterie. Si scuce come se si dovesse squoiare un coniglio (me l'ha insegnato il nonno, non è maltrattamento...è cibo! cazzo!). Dentro, il sensore di movimento (una fotoresistenza?) e due motori. Un motore per il meccanismo che fa aprire e chiudere la bocca e l'altro per la rotazione della coda. Il circuito elettronico? un attimo che questo bisogna togliere le viti. Alla prossima. 

P.S. Non toccare niente e dare da mangiare alla scimmia! Ripeto:   Non toccare niente e dare da mangiare alla scimmia!