martedì 19 agosto 2014

Lampadina a LED (anonima parte 2)

Proseguono le analisi della lampadina a led descritta nel post precedente. L'apertura non ha presentato particolari difficoltà. Al contrario, devo dire che, visto l'interno,  la delusione "tecnica" è stata tanta. Ma andiamo con ordine. Per aprire l'involucro si dissaldano i due terminali in testa, collegati alla basetta rotonda, sigla DLD-L1978. Filo nero negativo, filo bianco positivo. Si procede con far "saltare" la ghiera rotonda, tenuta assieme con un blando adesivo (un leggero "crack" ci indica che l'adesivo secco si staccca abbastanza facilmente), utilizzando come leva un cacciavite a testa piatta. Senza incrinare nulla si riesce a togliere l'anello che tiene in sede il nodulo led rotondo e si sbircia l'interno. 
Si nota immediatamente come le varie basette che alloggiano i LED smt, sono collegate in serie, a partire dal filo rosso. Le striscie rettangolari si sfilano dall'alloggiamento a binario verticale, facendo attenzione che alcune potrebbero essere cementate, non si capisce bene come, o incastrate dall'attrito alluminio/plastica morbida. 
Il circuito di alimentazione è un autentica delusione, avvolto malamente in una striscia di biadesivo la cui funzione dovrebbe essere quella di tenerlo fermo al riparo dagli urti (LOL). Mi aspettavo il classico integrato di alimentazione a corrente costante... nulla di tutto ciò. 
Un classico circuitino a reattanza con due condensatori in parallelo, per abbassare l'alimentazione alternata, un ponte composto da 4 diodi 1N4004, un paio di resistenze ed un misero condensatore di livellamento per l'alimentazione di uscita. Sui led nessuna sigla (forse sotto ma non indendo dissaldarli almeno sino a che non ne individuo uno di guasto). Quindi nessuna indicazione che ci possa permettere di conoscerne le caratteristiche tecniche... tensione, corrente, temperatura della luce, potenza nominale, angolo di apertura... info utili per poter riutilizzare i led in applicazioni diverse. 
Da una googlata, possiamo solo desumerne le caratteristiche basandoci sui datasheet di prodotti simili. Le dimensioni dei LED sono 5x5.1,5 (quelle nominali, mentre le effettive sono 4,93x4,99x1,65) con la superficie gialla (led bianchi). Molto probabilmente ogni led deve essere alimentato a 3 volts circa (da 2,8 V al massimo di 3,6 i suppose), il che ci fa calcolare che essendocene 60 in serie, tutto l'accrocchio collegato assieme deve essere alimentato a circa 180 volts DC. e la corrente dei leds? se non mi sbaglio, questo modello ha un range da 80 a 120mA, credo e spero di non sbagliarmi, al limite su una breadboard posso fare degli esperimenti. Viene da pensare inoltre al collegamento in serie dei moduli... se salta un solo led, tutta la lampadina smette di funzionare, ma ai capi di ciascuno notiamo tre terminali per lato, collegati assieme. Con molta probabilità ogni led ne contiene tre di indipendenti, per cui se salta il primo, la corrente fluisce sugli altri due facendoli saltare a cascata. Ma c'è una buona notizia. Si può pensare, per quelli che funzionano, di creare una lampada a tre livelli di intensità, o più combinando opportunamente le varie striscie, ognuna delle quali montata su un supporto di alluminio per dissipare meglio il calore. 
Per il dissipatore...sto pensando di montare le striscie su un dissipatore da CPU preso da qualche personal computer. La basetta tonda inoltre mi sa che finirà come faro frontale della bicicletta, devo solo trovare una lente adatta per correggere il fascio di luce ed un contenitore adeguato (e stagno... IP qualchecosa). Sto pensando di riutilizzare le lenti rettangolari delle stampanti laser. sono di plastica, rettangolari e curve, dovrebbero ampliare il fascio luminoso in modo da illumonare tutta la strada, non solo un cono stretto che, in bici, di notte, senza lampioni, non basta mai.  
Il circuito di alimentazione è abbastanza banale da poter essere riparato senza grandi difficoltà. 
L'unico componente "sconosciuto" che non mi convince è quello che assomiglia ad una resistenza a strato metallico di colore azzurro (parrebbe resistenza ad alta stabilità termica anche se la cosa appare strana). Passo ad indagare e creare il circuito.  Detto questo, la risposta alla domanda iniziale è ovvia...si possono riparare? Questo modello "cinese" sicuramente sì, senza grossi problemi. L'apertura è semplice, non serve rompere nulla, il circuito è banale, i componenti apparentemente di facile reperibilità ed al limite non dovrebbe essere difficile riprogettare l'alimentazione... tutte buone notizie, smettetela di intasare inutilmente le discariche che oggi è il giorno in cui avete consumato tutte le risorse che il pianeta è in grado di fornire, stiamo consumando in anticipo risorse che potrebbero servirci in futuro, un prestito che non potremo restituire, e non abbiamo un pianeta di ricambio, imbecilli. Alla prossima, ma anche no.

P.S. il nano è in giardino e la giraffa ha perso la testa. Ripeto: il nano è in giardino e la giraffa ha perso la testa.

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