venerdì 27 luglio 2018

Antichi cacciaviti Vintage (inizio XX secolo)

Mi sa proprio che sono un patetico accumulatore compulsivo. Non si spiega come mai ho acquistato questi cacciaviti dall'aspetto antico, molto vecchio. Qui siamo oltre la soglia del "vintage". 
Hanno il corpo interamente in metallo, prodotti quando la durevolezza era un plus, non come oggi dove è tutta plastichetta. In corrispondenza del manico sono applicati con dei rivetti, due inserti in legno che conferiscono un aspetto molto particolare. L'impugnatura che ne risulta, a sezione ovale, permette una presa migliore e con le mani è così possibile esercitare una forza di torsione superiore a quella che si potrebbe esercitare se il manico fosse tondo. 
I segni di ribattitura in testa, ci raccontano che il cacciavite è stato usato assieme ad un martello, per chissà quale operazione. 
Particolare è quello che ho definito un "levachiodi". Forse in realtà, questo taglio particolare serviva per l'apertura di qualche coperchio o vite con testa a due punti. Ho il sospetto che questi cacciaviti fossero a corredo di qualche automobile o mezzo militare inglese, avendone visti di simili per le auto d'epoca. L'assenza di marchi o segni distintivi non aiuta molto ma la lavorazione, il legno, il metallo e la patina ci suggeriscono di collocare questi oggetti ad inizio secolo, probabilmente fra gli anni '30 o '40. A quell'epoca in itaglia i cacciaviti erano meno elaborati, con il manico tondo.
Vorrei venderli (subito, non svenderli) a qualche intenditore o a qualche collezionista. In alternativa li uso come oggettistica per un arredamento vintage, con i mobili costruiti da vecchi bancali, che fa rustico ed elegante allo stesso tempo. Di lucidarli e cambiare le impugnature nemmeno a parlarne, questo lo fanno gli americani che di restauri non capiscono un caxo!. La patina, la ruggine e l'usura devono restare a testimonianza, conferendo valore storico agli oggetti. 
Alla prossima

P.S. Venezia affonda. Roma brucia. Ripeto: Venezia affonda. Roma brucia.

giovedì 26 luglio 2018

Antica bilancia a molla (vintage)

Mi hanno regalato una bilancia tascabile (pocket balance), apparentemente "antica", non fosse perchè è un pò arrugginita e presenta le tracce del tempo. E' una bilancia a molla, con scala in Kilogrammi (fondo scala a 12 Kg), made in germany e riporta un logo che rappresenta un pesce. 
Da una ricerca in rete, non sembra che ce ne siano di simili in giro, sicuramente di marche ed epoche diverse. Qualcuno l'ha identificata come una bilancia per pescatori, forse per il logo a pesce stampigliato. Qualcuno dice che è approssimativamente del 1940 o attorno lì. Non è rarissima ma nemmeno apparentemente molto disponibile.




Con così poche e non confermate informazioni, è difficile calcolare il valore reale dell'oggetto così come individuare possibili interessati. Di sicuro quella che ho non è in ottone, e nemmeno molte delle altre che si trovano in giro lo sono anche se sembra dal "colore". 
Vorrei venderla (possibilmente subito, non svenderla) altrimenti, visto che mi piace, la tengo attaccata al muro in cantina che fa arredo rustico assieme alle damigiane ed ai fiaschi anni '50. Ah, quasi dimenticavo: funziona ancora e soprattutto senza batterie!
Alla prossima.

P.S. i kili di troppo sono finiti. Ripeto: i kili di troppo sono finiti. 

I peli sulla lingua

cit:"In Giappone quando una persona entra nella fascia dei 60 anni (Ji Jun, 耳順),  viene particolarmente festeggiata. Si conclude una fase importante della vita e se ne inizia un'altra altrettanto importante.
Durante questa seconda fase, però, chi la attraversa, ha un diritto inalienabile in più: "l'ordine dell'orecchio", cioè diventa un buon ascoltatore ma, soprattutto, può parlare liberamente di tutto poiché l'esperienza gli ha dato la saggezza e le conoscenze adeguate..."

Già, così si spiegano gli sproloqui di quel "gionalista" e di tutta una pletora di personaggi "mediatici" o "social". Certo è che se l'esperienza trascorsa è negativa, parziale, soggettiva tanto da fossilizzare la persona, vittima di una conoscenza distorta da una mente elementare in misura tale da non permettere che si muti in saggezza, ecco, allora si può tranquillamente parlare di

rincoglionimento

E di sessantenni rincoglioniti che parlano a caxo convinti che i loro deliri siano perle di saggezza ce nè a iosa, troppi. 

Ecco, se in giappone può funzionare, dove i dirigenti che sbagliano chiedono scusa pubblicamente e si dimettono, da voi in itaglia no, funziona diversamente.

Il rincoglionimento over sessanta è premiato e fare carriera è scontato, quasi un riconoscimento al merito. E più grosse le sparano, più carriera fanno, ma di ascoltare nemmeno a parlarne. Non siete il giappone dei samurai e dell'onore. Siete vecchi e pure rincoglioniti, guidati dalle informazioni distorte e manipolate, governati dalla corruzione, condizionati dai disvalori e dai cattivi esempi. La vera saggezza ormai è scomparsa e soprattutto ahimè disprezzata. Alla prossima.

P.S. il bruco è verde e mangia la mela. Ripeto: il bruco è verde e mangia la mela.

martedì 24 luglio 2018

Indovina chi è(ra) (indovinello 2)

Dicono di lui nei commenti e nei propri profili "social":
  • Ho avuto l'onore di cenare con lui. Oltre ad essere un manager gigante ho trovato una persona super simpatica e con una incredibile sensibilità. 
  • Ci ha insegnato a pensare in modo differente, spesso in modo non convenzionale.
  • Un visionario, che ha influenzato e orientato un intero settore nel Mondo. 
  • Un grande manager indubbiamente
  • Un uomo intraprendente, tre lauree, un master in business administration, tanta gavetta e voglia di fare. 
  •  Grande condottiero. Ha scritto un pezzo importante della storia economica mondiale
  • Un genio del business, una mente brillante

... chi è(ra)?

P.S. Il leccaculi non dà giudizi sul culo da leccare. Gli piace perché gli serve. Evita di farsi dei nemici, si dichiara disponibile. L' adulatore è uno che ti fa sapere questo: su di me puoi contare...


lunedì 23 luglio 2018

Severin BM3982A - macchina per il pane

Tra un "rifiuto" e l'altro, stavolta arriva una macchina per il pane, una Severin mod. BM3982A (qualità tedesca, fuori produzione). Il motivo della sua morte? in realtà funziona benissimo ma dal cestello non si riesce ad estrarre la pala. Giuro le ho provate tutte ma niente da fare, sembra saldato e di spendere più di trenta euro per uno nuovo nemmeno a parlarne. 
La "casa" che mi ospita ne ha già 3, più una ancora imballata per le "emergenze", giusto per non farci mancare nulla. Tutte e 4 prese ad una cifra inferiore ai 50 euro, prezzo soglia sopra il quale a mio parere, non vale la pena di spendere. Sì perchè stiamo parlando in generale di un motorino che fa girare la pala della vaschetta, una resistenza da forno per scaldare ed un pò di elettronica + firmware per i programmi di cottura. Il firmware controlla:
  • l'avvio del motore, a impulsi nella prima fase di mescolamento dei prodotti poi continuo per l'impastatura, 
  • il tempo di lievitazione  a motore fermo
  • il tempo di cottura, 
  • un buzzer che avvisa l'utente dell'avvio di ogni fase più il termine cottura. 

Ogni programma (pane, marmellata, brioches...) sarà caratterizzato da tempistiche diverse, un pò come nella lavatrice, che alle massaie bisogna dare compiti semplificati altrimenti chiudono la mente a riccio e si rifiutano di proseguire. 
Più programmi = prezzo più alto. La cosa per me triste è che l'utente non può intervenire nei tempi pre-impostati. Ad esempio a me il pane piace bello croccante con molta crosta, cosa che nessuna macchinetta è in grado di fare. Inolte a me piacciono i vostri filoni (che in estonia ce li sogniamo) e questo tipo di macchine per il pane non sono in grado di farli, peccato. A me basterebbe giocare sui tempi di cottura e lievitazione ma almeno a livello utente non è possibile, occorre hackerare.
Quindi? che fare?? aspettiamo che qualche anima pia si disfi di un modello uguale e recuperare la vaschetta, non vedo altra soluzione. Oppure riutilizzarla per fare un miscelatore o riscaldatore o qualcos'altro. Nelle fredde sere d'inverno poi magari modificare il firmware o meglio rifare l'elettronica per farle fare quello che meglio ci pare, senza sottostare alle preimpostazioni di fabbrica. Si può fare.
Lo smontaggio non è difficile. alcune viti sul fondo, alcune sopra, tre per il pannello di comando et voilà, la copertura viene via. alcune foto possono aiutare. Alla prossima. 

P.S. Ambasciator non porta pane. Ripeto: ambasciator non porta pane.

venerdì 20 luglio 2018

Consumo obbligatorio

Qualche giorno fa mi è arrivato un messaggio dal mio operatore di telefonia mobile, la TIM, quello del demente che balla spensierato mentre noi continuiamo a pagare per un servizio che scompare (zero tacche) non appena arriva una nuvoletta in cielo. 
Il messaggio è chiarissimo, in perfetto stile ricattatorio:

Ti informiamo che il servizio di telefonia mobile associato al tuo numero è in scadenza, in assenza di una ricarica effettuata entro il 11/08/2018 verrà sospeso al traffico uscente. info40916.

Oibhò, poffarbacco, che è questa novità? Sapevo che se si lascia la sim "spenta" il numero viene disabilitato e poi rivenduto a qualcun'altro. Posso comprendere il motivo dovuto alle numerazioni limitate concesse ad ogni operatore che si sa deve massimizzare i profitti ed accontentare gli azionisti mettendo all'ultimo posto quelli che pagano. Ma sta storia dell'obbligo di ricarica per mè è una novità. devo pagare per telefonare, d'accordo. Ma devo continuare a pagare anche se non telefono. Ma allora che prepagata è? a me sembra un abbonamento annuale se devo pagare comunque. Ho un credito di più di 50 euro e ne devo aggiungere altri 20 (taglio minimo concesso) altrimenti non potrò più chiamare. Allora, un paio di considerazioni: 
  • Io pago quando chiamo, ok
  • ho 50 euri di credito
  • posso chiamare quando mi pare perchè il credito c'è
  • Chiamo poco, ovvero quasi mai
Sembra che questo non basti. Bisogna pagare in ogni caso che si chiami o no, sei obbligato altrimenti ti impediscono di chiamare. Se fossi certo che sono comunque garantite a vita le chiamate in entrata, magari un pensierino ce lo faccio...ma per il credito depositato? quello resta lì a loro disposizione per i loro bilanci? in pratica se non pago mi si minaccia come risultato di non poter utilizzare il credito accumulato! Non sono un esperto di diritto ma a me sta cosa mi pare una benemerita STRONZATA, degna dei peggior ladri attualmente ricercati.  
Ho il numero non ricordo più da quanti anni, da sempre posso dire. Ho sempre avuto una prepagata, pago quello che consumo e niente di più, senza canoni mensili. Non mi risulta alcuna comunicazione di modifica unilaterale delle condizioni contrattuali. L'imposizione arriva d'ufficio, senza preavviso, senza possibilità di negoziazione o di recesso, a cose fatte. Non mi pare giusto, dovrò rifarmi in qualche modo, non so come, ma in qualche modo dovrò farmi valere. E dato che mi trovo all'angolo senza possibilità di uscita, credo mi vedrò legittimamente costretto a fare come fa un animale messo all'angolo senza via di fuga e sotto minaccia... attacca e morde come unica, ultima, disperata e vana possibilità (e credetemi lo fa anche il più mite degli animali indipendentemente dalla taglia dell'aggressore). 

Se questo è il ringraziamento per anni di "fedeltà", allora le conclusioni nei confronti di TIM non possono essere diverse da quelle che si potrebbe avere nei confronti dei peggiori delinquenti aguzzini, avidi e prepotenti. Affanchiulo!

P.S. la termite rosicchia il tronco. Ripeto: la termite rosicchia il tronco.

giovedì 19 luglio 2018

LC185WH1 guasto

Ho già sviscerato tutta l'odissea, andata a buon fine, del televisore Telefunken TE19880-N15 (qui e qui). L'alimentatore di per sè non sembra (in questo caso) essere stato la causa principale del malfunzionamento, nonostante sia la parte che maggiormente si rompe in questo modello di televisore. Nei precedenti post avevo notato come il pannello LCD presentasse nell'angolo superiore destro un annerimento ed un aumento considerevole della temperatura (scotta). Non contento (mai), decido di approfondire e verificare cosa possa essere successo. 
Apro il pannello e la causa salta immediatamente agli occhi (garlic eyes...LOL). Un capo del CCFL superiore era danneggiato, arrivando a fondere e bruciare la plastica circostante. Sono stato ad un passo dall'incendio. Ad essere tecnici fino in fondo, sarebbe bastato sostituire il CCFL, ma la bruciatura dei transistor TFT nell'angolo, la sostituzione non avrebbe risolto del tutto il problema, per cui ho smontato tutto, messo da parte le pellicole ed il pannello rifrangente e mi sono messo l'animo in pace.
Ora mi ritrovo con due alimentatori Vestel in sigla 17IPS16-14 020210 V1 con codice 20522876, guasti, da riparare o da usare per recupero componenti... o da buttare, vedrò. Alla prossima.

P.S. il tetto scotta e la gatta scappa. Ripeto: il tetto scotta e la gatta scappa.

mercoledì 18 luglio 2018

Curriculum vitae del candidato - analisi

Hai presente i c.d. "recruiters" o responsabili HR? Hai presente le migliaia di "suggerimenti" su come si "deve" compilare un CV? Hai idea dei numerosi colloqui a cui ti sottopongono improbabili "sociologi" o "psicologi", hai presente le domande stupide che ti vengono formulate? hai presente che durante la selezione il tuo interlocutore non gli frega una mazza di chi sei come persona ma solo se sei ubbidiente e sai eseguire degli ordini senza fare domande? hai presente che il curriculum deve essere "sintetico" perchè il recruiter fa "fatica" a leggerlo? (e poi non lo legge nemmeno)
Ecco, oggi ci sono delle votazioni on-line per 5 candidati ad un importantissima istituzione nazionale. In pratica sono chiamato a scegliere per assumere un dipendente che non conosco minimamente, di cui non so nulla a parte ciò che mi viene riferito attraverso un auto referenziale curriculum vitae. Mi viene voglia, per stupida ed inutile rivalsa dell'ignorante volgare (così almeno mi dipingono quei parrucconi), di adottare un nuovo metodo stupido di selezione, simile per stupidità ai metodi generalmente adottati dagli stupidi recruiters HR: Analizzo i curricula al 10% nei contenuti, al 70% sotto il profilo tecnico e quel che manca lo lascio agli effetti della teoria del caos e dell'emotività.
I curricula sottoposti sono in PDF e voglio vedere quali informazioni tecniche contengono, per poi immaginarmi il profilo socio-attitudinale del candidato (tutti mega professori laureati in giurisprudenza).

Usiamo il tool "pdfinfo" per estrarre alcuni metadati:

pdfinfo CVcandidato1.pdf
Title:       nome cognome1 cognome2 (1971), dal 2004 ************* (un intero paragrafo come titolo!!)
Author:        nome cognome  (della segretaria)
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Producer:       Microsoft® Word 2013
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pdfinfo CVcandidato2.pdf
Title:          Microsoft Word - CV ** europeo (***).doc ---!!

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pdfinfo CVcandidato3.pdf
Title:          Senza titolo ---troppa fatica mettercelo vero?
Subject:       
Keywords:      
Author:         UNI*** ---compilato col piccì dell'università vero?
Creator:        Word
Producer:       Mac OS X 10.10.5 Quartz PDFContext ---!!
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pdfinfo CVcandidato4.pdf
Title:          Nuovo documento 2018-07-17 (1) ---!!

Subject:        Nuovo documento 2018-07-17 (1)
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Author:         CamScanner ---!! pdf immagine!!
Producer:       intsig.com pdf producer --- sito coreano
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pdfinfo CVcandidato5.pdf
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Considerazioni: quali ulteriori informazioni possiamo estrapolare? le versioni del PDF ci indicano l'obsolescenza del software utilizzato con l'onnipresente "Uord di winzozz", a parte due candidati che sembra utilizzino un Mac OS X (sempre software proprietario che sembra fornire "garanzie" per gli allocchi). Si notino i byes per pagina, giusto per vedere come lo spreco sia all'ordine del giorno. Solo un candidato, forse ignaro, usa l'ottimizzazione dei PDF. Un candidato invia il CV scannerizzato con la scritta in ogni pagina "Scanned by CamScanner" (salva con nome... no eh?).  Un candidato indica per lo studio legale un dominio internet inesistente. Un candidato che sottopone il formato europeo (sul quale sorvoliamo per ora), indica il proprio e-mail con un dominio disponibile per la registrazione (quindi errato) ma soprattutto, la cosa gravissima, indica in calce "il sottoscritto autorizza al trattamento dei dati personali, secondo quanto previsto dalla legge 675/96 del 31 dicembre 1996"... la 675 è stata sostituita dalla 196/03 integrata poi dal GDPR.... avvocaaaatoooooo!!!!!! Non importa chi ho scelto ma di sicuro non questo asino.
...e non finisce qui. Alla prossima.

P.S. il pesce è muto. Ripeto: il pesce è muto.

lunedì 16 luglio 2018

Stevia in polvere (DIY fai da te)


Un paio di piantine di stevia che superano miracolosamente l'inverno (sembravano morte ad inizio primavera) ed una germogliazione rigogliosa... da non credere. Sono bastate esposizione al sole e innaffiature regolari. Cresciute oltre il limite del loro vaso ho dovuto potarle quasi a raso e mi ritrovo con quasi mezzo kilo di foglie di stevia. Masticate a crudo, ancora verdi, lasciano in bocca un buonissimo sapore dolce, con un fondo di liquiriza. Un paio di foglioline e passa subito quel languorino pre-pasto che ci dirotta sempre verso l'aperitivo con salatini od altre schifezze. Sono un dolcificante potentissimo (e buonissimo per me).
Decido allora di trasformarle come dolcificante da usare al posto dello zucchero. Ma dato che non posseggo un impianto idustriale per raffinarla e portarla allo stato bianco cristallino (e dio solo sa che schifezze di processi utilizzano), mi basta polverizzarla ed usarla "tal quale", un pò come lo zucchero di canna grezzo (non quello marrone col caramello che fa da colorante).
Il procedimento è semplicissimo e prevede solo poche fasi:
  • potatura
  • essiccazione delle foglie
  • micronizzazione 
Potatura: gli steli di stevia si diramano un pò come le piante dei pomodori. In prossimità di una coppia di foglie si diramano due rametti. Basta tagliare appena sopra e la piantina col tempo diventerà più folta. Potare all'alba.
Essiccazione: si sceglie per il metodo naturale o forzato. Il primo prevede il raggruppamento dei rametti legati a testa in giù o distesi sparpagliati su un ampio piano, che verranno esposti al sole. Il secondo prevede l'uso di un essiccatore a torre e 8-12 ore di energia elettrica, possibilmente proveniente dai pannelli solari (così la stevia diventa più buona). L'importante è che sia ben essiccata e croccante da polverizzarsi con le mani. L'essiccazione appena dopo colte le foglie conserva meglio il colore verde che tende a diventare un pò più scuro con il metodo di essiccazione all'aria. Di quale sia il metodo migliore non ne ho idea.
Micronizzazione: ovvvero riduzione in polvere sottilissima, per evitare di veder galleggiare sul caffè dei pezzettini di foglioline. Basta un buon tritatutto, con le lame affilatissime, affilate a pietra 8000grit o più poi lappate con la pasta diamantata. Occhio ad usare un buon sminuzzatore a tenuta stagna, altrimenti la polverina verde micronizzata vi trasformerà presto in un ramarro.
Con un passino delle dimensioni desiderate si ottiene la "grana" desiderata. Quello che resta (rametti duri) io l'ho buttato (ma ne resta davvero poco

Costo totale? Praticamente zero. 

False controindicazioni: Ad alcuni puristi del gusto ma divoratori di zucchero, ed obesi come balene, non piace il retrogusto della stevia grezza, che assomiglia un pò alla liquiriza e va inevitabilmente ad alterare il gusto della bevanda che si intende dolcificare. In realtà anche lo zucchero altera il sapore ma ci siamo abituati. Dopo un pò che si usa la stevia naturale non ci si accorge nemmeno. Personalmente a me non dispiace (de gustibus), anzi, rafforza il caffè appena macinato. Piace anche sapere cosa sto ingerendo...foglie tritate (bio-compatibili), non certo della polverina bianca trattata non si sa bene con cosa, a che percentuali e soprattutto come, alla faccia dei segreti industriali. Volete tenere segreto il metodo di raffinazione e gli additivi? nessun problema, noi non si compra e tenetevelo per voi. Alla prossima.

P.S. Il protocollo si è rotto. L'etichetta è bianca. Ripeto: Il protocollo si è rotto. L'etichetta è bianca.

venerdì 13 luglio 2018

Un nuovo manico (ricostruzione)

Un coltello da cucina, dopo un affilatura "giapponese" ed usato come "rasoio" per il cibo, è un oggetto indispensabile. Un coltello che non taglia è inutile. Vero, ma conta anche tutto il resto. Ad esempio il manico, com'è fatto, con quali materiali, ecc... Quello in foto dopo un periodo di uso intenso, ha iniziato a dare dei segni di cedimento. Prima sono saltati i tappini copri-foro dei perni che assemblano le due valve al metallo. Conseguentemente ad ogni lavaggio l'acqua è penetrata all'interno ed ha iniziato con l'ossigeno a far reagire l'acciaio che tanto inox non sembra nonostante le stampigliature a laser sulla lama. L'interno vuoto poi, non aiuta di certo. Mi chiedo cosa sia passato per la testa a quell'ebete in vena di risparmiare qualche grammo di plastica lasciando la cavità vuota... (demente) per poi prevedere due viti e bulloni per serrare il tutto. La plastica è uno dei tanti mali di questo secolo, ma ancor di più lo sono le scarse capacità mentali degli object designers. 
Brontolii a parte, in condizioni unano-consumistiche, l'oggetto sarebbe stato riposto e dimenticato in un angolo di qualche inaccessibile cassetto ripieno di cianfrusaglie auto accumulate, nella speranza che l'attesa possa produrre una sorta di qualche miracolo auto riparatorio. Ma qui, io in prestito temporaneo nel vostro pianeta popolato da unani, voglio recuperare, aggiustare, manutenere, far durare e soprattutto usare (possibilmente in eterno) ciò che è costato soldi e fatica. 
Si sa che una costante manutenzione è indispensabile per far durare gli oggetti sempre più pesantemente prodotti con la logica del risparmio (ed aumento dei profitti) a scapito della qualità che nessuno più sa riconoscere o apprezzare. 
Per questo oggetto, l'acciaio c'è, non di qualità ecccellente ma c'è. Perchè allora non rifare il manico? magari di legno. Ho per le mani dei tronchetti di ulivo ma anche qualche altro legno duro può andare bene, purchè recuperato gratis da qualche ebete che decide di disfarsene (non è poi così raro trovare mobiletti in Noce massello buttati in discarica o abbandonati in strada)... vanno bene anche gli "scarti" dei parquet.
Con un pò di lavoro di raspa, scalpello, carta vetrata ed un abbondante sigillatura dei pori del legno con olio di lino e cera d'api (quella naturale ovviamente) si può ottenere un risultato eccellente. Un pò di colla epossidica poi aiuta ad impedire le infiltrazioni d'acqua e garantire che non si arrugginisca l'acciaio nella parte del manico. 
Così, con un oretta di paziente manualità ormai scomparsa, unita ad una maniacale affilatura manuale con pietra sino a 8000 grit, si ottiene un buon risultato, oltre alla soddisfazione di averlo per l'ennesima volta messo in quel posto ai consumisti. Alla prossima.

P.S. il re, il rame ed il pero sono tutt'uno. Ripeto: il re, il rame ed il pero sono tutt'uno.

lunedì 9 luglio 2018

Obsolescenza della SIM

Qualche giorno fa mi è arrivato un messaggio da parte del mio fornitore di telefonia mobile, TIM: 
Gentile cliente, la tua SIM è obsoleta e non supporta tutti i servizi TIM. Vai in un negozio TIM per sostituirla. Il costo di 15€ per il cambio SIM ti sarà rimborsato automaticamente entro 24 ore. Inoltre avrai anche gratis un mese di chiamate illimitate verso tutti senza vincoli o rinnovi alla scadenza.

OK, grazie per l'avviso franco, diretto, privo di tanti fronzoli. Data l'ambiguità del messaggio, deciso di recarmi presso un centro TIM per maggiori informazioni... su "tutti i servizi TIM"??.

Entro nel corner TIM ed attendo pazientemente che il commesso finisca di chiacchierare del più e del meno con una coppia neonato munita che se ne sta appoggiata al bancone nemmeno stessero aspettando il mojito in spiaggia. 
5 minuti e tocca a me. Faccio vedere il messaggio ed il commesso mi chiede..."devi cambiare il telefono?" Eh? che c'entra l'apparecchio! mi si dice che devo cambiare SIM, non tutto il telefono... Rispondo che prima o poi dovrò farlo e mi sento richiedere..."Entro quando?" Rispondo "Boh... quando cadrà a pezzi e la batteria muore del tutto...". 
"Allora non serve che cambi la SIM, quella che hai funziona lo stesso".
Faccio notare che ultimamente il telefono non prende il segnale SIM e quando lo prende lo prende malissimo, facendo vedere zero tacche nella SIM TIM.
Il guru mi dice "Eh, qui dentro i sicuro il segnale non lo prendi"... penso dentro di me..."ma allora sei proprio un deficiente! Ho uno smartphone dual SIM, l'altra è Iliad e prende tutte le tacche quando la tua non risce nemmeno a collegarsi alla cella".
Lascio perdere, non ho voglia di confontarmi con questo luminare. Chiedo ancora, "cosa serve per fare il cambio?", "Documento di identità e tessera sanitaria". "E per la rubrica nella SIM?" "Devi salvarla sul telefono se ti lascia farlo..." (manco avessi uno star-tac degli anni 80) "....oppure devi usare un computer..."...poffarbacco, addirittura?
L'irritazione inizia a salire a livelli preoccupanti, lascio stare e soffoco l'impulso di prenderlo per il cravattino e fargli provare una tempesta di schiaffi. Trovo la pacatezza di dirgli "Allora vado a salvare i dati e poi di sicuro torno da te, grazie per l'assistenza" penando dentro di me "...a mai più arrivederci"... 
Ora dovrò cercarmi un altro TIM corner, con un commesso meno scorbutico, con l'idea di portare il numero ad un altro operatore. 
Resta comunque la constatazione sull'operazione proposta. Come mai devo anticipare 15 euro se poi me li rimborsano immediatamente? Non era più semplice se ce li mettevano loro direttamente? Stanno raccattando le briciole? do sta l'inchiulata? (che con TIM non sarebbe una sorpresa) e poi... un mese di chiamate illimitate senza vincoli... perchè, ora, che vincoli ho? e poi no grazie, da anni non chiamo più con il vostro numero, ho una prepagata che non devo rinnovare ogni mese, pago solo quello che consumo e quindi consumo poco. Fanchiulo. 

P.S le pere cotte sono per la colazione. Ripeto: le pere cotte sono per la colazione.

venerdì 6 luglio 2018

Delusione professionale

Dopo aver impegnato l'anima per un incarico professionale davvero "difficile", ovvero prendere la difesa come consulente tecnico di parte di un imputato con i suoi sacrosanti diritti in una causa disperata, dopo aver anticipato le spese per trasferte, pernottamenti fuori sede, benzina e pasti frugali (pure frettolosi), dopo aver ricevuto i complimenti dagli avvocati di parte civile, dall'investigatore della polizia postale, dal pubblico ministero ed anche dal giudice per l'ottimo intervento in udienza (un ora di discussione che nemmeno una discussione di una tesi di laurea), dopo ore ed ore di preparazione, ricerche in rete, studio di leggi e sentenze, studio di manuali, prove e simulazioni tecniche, riunioni con avvocati e Colleghi... dopo averci messo davvero l'anima... la mazzata: il cliente contesta l'avviso di fattura, con le scuse più assurde. Complice anche la scarsa conoscenza della lingua e grammatica italiana, si inerpica con delle contestazioni corredate di termini offensivi, denigratori, che sminuiscono la professionalità e la offendono profondamente... niente da fare, si aspettava di spendere due mentre il conto è dodici... Grazie davvero. 
Più che una delusione professionale è una delusione "sociale", ovvero constatare quale sia la percezione del valore di una prestazione professionale a dir poco eccellente, da parte di chi per principio crede di comandare avendo i cordoni della borsa e valuta tutto in base al "costo". Rispetto per gli altri = ZERO! 
La motivazione principale della contestazione è "Non me l'aspettavo". Embè? mica è colpa mia se non sai fare i conti. Sapevi la tariffa giornaliera, sapevi il tempo necessario... due più due lo sai fare? 
Sembra un pò come quei furboni che al ristorante, a fine pasto, dopo essersi scolati un paio di bottiglie si lamentano che il vino sapeva di tappo ed iniziano la trattativa per ridurre il conto... manco al mercato del pesce.
Chi si ricorda quando con mille lire si comperara un cono gelato con tre palline? Ecco, se oggi si va in gelateria e si pretende un gelato due gusti con 50 centesimi di euro, come minimo si viene buttati fuori a calci nel sedere, BARBONE! mentre nella migliore delle ipotesi, con quella cifra, si ottiene un cucchiaino di assaggio.
Ma forse dovrei fare anch'io come altri... vuoi spendere poco?, vuoi un cono gelato tre gusti da 50 cent?? ok, no problem, avrai il corrispettivo di 50 cent in gelato, tanto in galera ci vai tu, mica io. 
Vaffanchiulo, questa me la paghi. 

P.S. Gli str°nzi galleggiano. Ripeto: Gli str°nzi galleggiano.

lunedì 25 giugno 2018

Telefunken TE19880-N15 (repaired, ma anche no, ma anche si)

Che vergogna... vedi antefatto... come riparatore sono proprio una m*rda. Dopo aver consegnato l'alimentatore guasto ad un amico, dopo aver sperato che la sostituzione del TR900 fosse risolutiva (solo per pochi minuti), dopo aver aspettato così tanto e non essere arrivato a capo di nulla... ho deciso di comperare l'alimentatore di ricambio... 30 euri andati in fumo, speriamo di aver risolto e che non sia l'inverter dello schermo LCD (agg.to: l'inverter è incorporato nell'alimentatore).
Ora aspetto che mi arrivi il pezzo dalla germania e vediamo. Proprio ieri avevo trovato un televisore LCD ad 80 euro, in offerta fine stock, ed ero lì lì per comperarlo come monitor per PC (conviene visti i prezzi di certi schermi)...desisto, insisto e persisto nel risparmiare (in realtà di risparmi non ne ho e vivo perennemente in emergenza) costretto a spendere i già magrissimi risparmi ad altre cose più utili necessarie. A me il televisore non serve proprio, non guardo la TV, visti i moltissimi programmi di me*da e le notizie del caxo che ci propinano.  Ma per "lavoro" regolarmente non retribuito (solo per un maledetto senso del dovere) mi serve un monitor aggiuntivo. 
Ora sono in ansia... avrò buttato la preziosa somma? E che dirà, fra il dentista, il panettiere, il macellaio ed una fila di creditori alla porta, quando dirò che mi tocca saltare una rata? boh... mi venderò qualcosa al volo, ho dei PC e qualche portatile ancora utilizzabili, magari a 30 euro riesco a piazzarli. Alla prossima

P.S. la mela è bacata e la pera cade. Ripeto: la mela è bacata e la pera cade.

Aggiornamento: povca tvoia, povca puttana! il pezzo arrivato è guasto e non funziona. mi sa che la telefunken porta sfiga. ora mi tocca rendere a spese mie ed aspettare ancora, povca tvoia!!

P.P.S. la mela e la pera odiano la banana. Ripeto:  la mela e la pera odiano la banana.

Aggiornamento: ok, la scheda arrivata in realtà funziona ma ha bisogno di una modifica. Diversamente dall'originale, è arrivata con una presa PL800 on board che sostituisce i ponticelli S800 ed S801. E' bastato mettere in corto i due pin e tutto ora funziona a meraviglia, o quasi. Mi sono accorto che l'LCD nell'angolo superiore sinistro è nero e toccandolo (esternamente) scotta da matti.  Sarà questione di tempo (non so quando), ma mi sa che questo TV prima o poi mi abbandonerà. Per ora lo uso come monitor secondario 16:9 1366x768 (di più si vede male), sino a quando vorrà, giusto per giustificare la spesa affrontata. Direi che per ora sono a posto, per ora.

P.P.P.S la barba rossa di ludovico è folta. Ripeto: la barba rossa di ludovico è folta.

Aggiornamento: ho deciso di sostituire il pannello LCD prendendolo da un televisore defunto con lo stesso problema del mio (l'alimentatore Vestel sembra sia la maggior causa di guasto). Il pannello è un LG LC185WH1 TLG1, ben documentato in rete. Su e-bay per pochi giorni me ne sono perso uno a trenta euri ma per la stessa cifra forse ho trovato un TV equivalente (acquisto al buio). Staremo a vedere.

P.P.P.S. la papera non galleggia. Ripeto: la papera non galleggia.

Aggiornamento: ok, il televisore da cannibalizzare è arrivato. Sostituito il pannello e... niente: lo schermo si accende, fa vedere una schermata bianca, poi alternativamente delle schermate con il rosso, il verde ed il blu, ciclicamente e da l' non se ne esce. Il pannello LCd sembra funzionare ma niente più di queste quattro schermate. Sembra entrato in "service mode". Googlando sembra che per uscire da questa modalità basta premere il tasto MENU dal telecomando. Io ho il telecomando originale, funzionante, ma nisba, non sembra funzionare. Qualcuno suggerisce di premere menù durante le schermate colorate....niente. Ho provato a cambiare anche la mother board ma nulla di nuovo. Anche il ricevitore ad infrarossi... niente #NONSOPIUCHEPESCIPIGLIARE. Mi ritrovo per le mani una lampada tricolore, niente di più... HELP, se qualche tecnico passa di qui, può darmi qualche utile dritta?? Grazie in anticipo. Alla prossima.

P.P.P.P.S I chiodi da muro sono storti. Ripeto: I chiodi da muro sono storti.

Aggiornamento: ho un difetto grandissimo... sono testardo peggio di un mulo. Sospettando ci fosse qualcosa nel connettore del pannello, lo smonto per l'ennesima volta, giusto per darci un occhiata. Con sorpresa, noto che il pannello LCD del televisore cannibalizzato è diverso! Quello guasto "originale" è un LG  in sigla LC185WH1, mentre quello nel televisore rotto dello stesso modello , (Telefunken TE19880-n15) è un Samsung LTM185AT01. Noto un altra cosa: nel flat di collegamento lato mother board c'è un rettangolino di Kapton isolante incollato nei pin centrali.... forse per ovviare alle diversità dei due LCD. Che fare?? allora, ho tolto il kapton ed ho utilizzato la mother board cannibalizzata, giusto per questioni di firmware credo.... e tutto torna a funzionare a meraviglia!! Funziona. Cosa abbiamo imparato? la schermata rossa, verde e blu ci dice una cosa... problemi con l'LCD, probabilmente nelle connessioni. Ecco, problema risolto, ora posso chiudere definitavamente queso post infinito ed iniziare ad utilizzare la TV come monitor esterno 16:9 (costo totale? 49 euri, non male dai), la metà di ciò che si trova in commercio. Sono soddisfatto a tal punto che mi và di taggare qualcosa #faidateèmeglio #tvshowsuks #fanchiulotelefunken ...

P.P.P.P.P.S I mattoni sono rosso mattone. Ripeto: I mattoni sono rosso mattone.

venerdì 25 maggio 2018

#GDPR day

Una valanga di richieste di consenso, un tornado di comunicazioni di modifica delle condizioni di trattamento dei miei dati. Un delirio. Un pò mi sento coccolato e circondato di attenzioni, un pò preso per il chiulo.
A molti non ricordavo nemmeno di aver dato la mia mail. Qualcuno ne ha approfittato per chiedere il consenso anche se non mi sono mai registrato (i soliti furbetti). Altri non si sono fatti sentire nonostante l'obbligo. Ad ogni modo ne ho approfittato per fare un pò di pulizia e ripartire. Greenpace e pochi altri, il resto se ne vadano affanchiulo, a loro ed alle loro profilazioni mai autorizzate, ai loro markettari strafatti di segatura bagnata e che si masturbano sulle statistiche... E' di qualche giorno fa (dopo il terremoto dei dati degli utenti usati per influenzare le elezioni politiche, sai che novità) la notizia della rincorsa a fakerizzare i propri dati personali ed a falsare le ricerche per "disturbare" i manovratori. Poveracci ed illusi. Credono così di poter diventare "anonimi". Lasciamo che ci credano come credono ad un dio invisibile, buono e misericordioso, contenti loro... Poco importa che il profilo ormai è stato venduto chissà quante volte ed ancora verrà venduto in cambio di qualcosa di gratis da usare. Qualcuno, con la nostra privacy, sta guadagnando montagne di soldi e noi poveracci a spolliciare sullo smartphone come non ci fosse un domani. Un like, un click su un link o su una foto, una mail inviata, un post su twitter o uat sap... tutto ma proprio tutto fa guadagnare qualcuno eccetto chi i dati li possiede. Secondo la nuova normativa siamo noi i proprietari dei nostri dati, non di chi li raccoglie e li elabora.

Ogni volta che conferiamo autorizzazioni sui nostri dati è come se votassimo: decidiamo noi cosa il mercato offrirà domani.

Ed il giorno del GDPR #GDPRday ecco la chicca, con il più grande data breach degno del paese delle banane:  


Privacy, gigantesca voragine nel portale delle imprese: chiunque può scaricare 6 milioni di dati personali 

...ecco... a noi poveracci che abbiamo sempre rispettato la privacy altrui con le nostre modestissime risorse e con le nostre mailing lists, gli adempimenti sono stati serrati e nel nostro piccolo, estremamente "costosi". Per i "BIG" str*nzi invece... software banale, insicuro, bucato, sviluppato forse dal solito ingegnere o dottorino di turno sottopagato ma eterodiretto dal solito paperone dallo stipendio di giada (magari pagato sempre da noi). 

Questi regolamenti, pensati per contrastare i soliti furbetti, sono solo un ulteriore fardello per gli onesti ed un venticello fresco per chi invece le regole non le rispetta e se ne frega alla grande.  Sono convinto che da domani torna tutto come prima, specie con lo spam via mail o via telefono, con operatori che si rivendono tra loro i nostri dati a nostre spese. A pagare alla fine siamo sempre noi. Ricordatelo la prossima volta che supplicherete per una nuova legge. Alla prossima

P.S. il lupo perde solo il pelo, la gallina fa le uova. Ripeto: il lupo perde solo il pelo, la gallina fa le uova.

lunedì 9 aprile 2018

E-cig fai da te (parte 21 rigenerare i justfog)

Ero felice per il gesto ma un pò preoccupato, quando mi hanno regalato a Natale un atomizzatore  Justfog P14A.... o cartomizer o vaporizer o clearomizer... boh, ormai con i nomi non ci capisco più nulla essendo usciti un infinità di modelli e marchi da quando 18 anni fa ho iniziato, fra i primi, all'epoca derisi pionieri, a svapare per smettere di fumare. 
La preoccupazione era la spesa per gli atomizzatori di ricambio. Ogni atomizzatore Justfog di ricambio venduto dal tabacchino di zona (un cretino sapientone maleducato e scorbutico) mi sarebbe costato 4 euro... eh? possibile? 
Fosse che durano anche una settimana, nella migliore delle ipotesi... 16 euro al mese... circa 200 euro l'anno... no no no, così non va bene. Allora...una rapida ricerca in rete e gli stessi identici atomizzatori si trovano a 99 centesimi l'uno... 50 euri l'anno... ancora troppo però. Preferisco risparmiare ed ecco che inizio a pensare come poter rigenerare più o meno come facevo con i Phantom ai quali cambiavo solo lo "stoppino". 
Gli atomizzatori Justfog sono apribili e smontabili credo un numero limitato di volte. Occorre infatti far "saltare" il coperchietto ad incastro che si trova sulla sommità, dalla parte dove esce il vapore, dove si trova la piccola guarnizione cilindrica nera o rossa. E' sufficiente infilare un perno e fare leva. Non so quante volte si potrà fare affidamento sull'incastro a scatto... togli e metti, togli e metti... boh.
Tolto il coperchietto, si nota l'interno formato da una scodellina ceramica attorno alla quale c'è una strisciolina di cotone. All'interno della scodella vediamo la resistenza, i cui terminali sono infilati verso la parte che si avvita all'adattatore, dove si nota una piccola guarnizione isolante bianca. Con le unghie si toglie il contatto centrale, una specie di chiodino, si toglie la guarnizione isolante e si infila un perno per spingere fuori la resistenza avvolta attorno a del cotone (e probabilmente le solite incrostazioni alle quali siamo abituati). 
Il cotone avvolto attorno alla scodella preferisco lasciarlo dov'è e procedere ad un abbondante lavaggio ad ultrasuoni in acqua distillata... niente sgrassanti o altri prodotti. 
Con una punta di trapano da 2mm (o un attrezzino apposito a scalini per vari diametri) si avvolge il filo resistivo del valore desiderato (1,3 - 1,5 - 1,7 ohm dipende da cosa si preferisce e da cosa si trova in rete) . 
Il filo resistivo deve essere quello NR-R-NR. In pratica è una resistenza con i terminali finali più spessi, che non diventano incandescenti contrariamente al tratto centrale che andrà a costituire la parte che vaporizza il liquido usato... in questo modo il calore si concentra solo nella scodella ceramica e non verso i contatti. 
Una volta avvolto il filo, ci si infila del cotone idrofilo e si tagliano le estremità con un tronchesino di precisione. Meglio lasciare il cotone un pò fuffoso, soffice, per permettergli meglio di assorbire per capillarità il liquido. 
Poi si prendono i due terminali e li si infilano dentro l'alloggiamento, avendo cura di separarli con la guarnizione bianca che andrà quest'ultima rimessa dov'era. In pratica un capo della resistenza è a contatto con il chiodino centrale, l'altro capo con il corpo metallico. Prima di tagliare i fili in eccesso, con un tester si misura la resistenza (attorno ai 2 ohm circa) per verificare di non aver fatto un cortocircuito con il chiodino. 
Alla fine si fa scattare il coperchietto tolto per primo, con una pinza, e l'atomizzatore torna come nuovo. Ecco alcune foto in sequenza:

Spesa totale? 100 resistenze credo di averle pagate poco più di 3 dollari (Kanthal Nichrome Pre-made Welded Wires - NR-R-NR )... ne ho prese 500 da 1,7 ohm... così si ragiona. 
Alcune accortezze, giusto per rispondere ai soliti dementi da forum in pieno delirio da onniscenza. Io uso il cotone idrofilo quello in confezione da farmacia, non quello "organico", "bio", "giapponese", "non trattato"... il mio è sterile, costa meno ed è quello che mi basta. Tutto il resto sono solo argomenti da imbecilli convinti di essere più sapienti degli altri (e guai a contraddirli... mai dare da mangiare ai trolls). Il cotone ha un unico inconveniente... brucia... per cui non va mai usato senza liquidi (uno lo sa e ci sta attento). Se poi, per non pensare, si preferisce la mesh ossidata, il silica whick ed altre porcherie... siete liberi di mettervi in bocca quello che vi pare e buttare i vostri risparmi come vi pare, poveracci. 
Questo modello di atomizzatore, rispetto a ciò che usavo io... "è più meglio"? Pare di si. Non ha il problema della condensa e la rigenerazione è decisamente più facile e rapida rispetto ai phantom. Poco importa se sono nati come usa e getta. Se si possono rigenerare lo stesso tanto meglio. Devo dire che a me non piace cambiare modello di atomizzatore in quanto una volta che mi attrezzo per la rigenerazione non voglio altre attrezzature ad ingombrare il laboratorio. Ora per un pò andrò avanti con questi e chissenefrega se c'è "di meglio". A me basta spendere poco, spippettare in santa pace e produrre meno rifiuti. Poche ciance, tanta ciccia.
Alla prossima.

P.S. il pollo è crudo. Ripeto: il pollo è crudo

martedì 27 marzo 2018

Promemoria

non usare il gas vicino alle fiamme. Ripeto: non usare il gas vicino alle fiamme.
il fuoco brucia. Ripeto: il fuoco brucia.
abiti e capelli sono combustibili. Ripeto: abiti e capelli sono comustibili.
non giocare con le bombole. Ripeto: non giocare con le bombole.
il GPL non è Giochi Per Ludopatici. Ripeto: il GPL non è Giochi Per Ludopatici.


lunedì 26 marzo 2018

Philips QC5370/15 (manutenzione)

Un epic Fail! Sì, in realtà volevo sostituire le batterie di questo rasoio Philips QC5370 ma mi sono bloccato. Il rasoio non è da buttare, è ancora in uso al proprietario. Nell'apertura, dopo aver tolto l'elemento tagliente si notano due vitine all'interno della cavità dalla quale spunta il perno con l'eccentrico che fa scorrere la lama mobilesu quella fissa. Facendo leva si aprono in due le valve del guscio. Io mi sono fermato sino a poco sotto la rotellina, trovando una resistenza forzando la quale correvo il rischio di spaccare tutto. Mi spiace. In rete ho trovato dei tizi russi che ce l'hanno fatta ma io ho preferito fermarmi per non rischiare di doverlo comperare nuovo, per chiedere perdono della mia imperizia. Mi riserverò di farlo quando potrò rischiare. Per il momento ho preferito un pò di manutenzione, dopo sette anni di uso ne aveva bisogno. 
Il pettine: è quell'accessorio fatto a mò di pettine che regola la distanza dalle lame, ovvero l'altezza di taglio e che grazzie ad uno snodo segue la curvatura della testa. Dato lo stato in cui l'ho trovato, era d'obbligo lavarlo per bene. Basta un pò di sapone liquido e dell'acqua tiepida, usando uno spazzolino da denti a setole medie.
La testa del vano motore: inevitabile la presenza di capelli la cui rimozione si può fare anche con il solo spazzolino in dotazione. Sconsiglio di lavare il rasoio sotto l'acqua corrente come suggerisce il produttore. Meglio non fidarsi delle guarnizioni che con il tempo potrebbero non tenere più a dovere, per cui meglio non rischiare di allagare l'apperecchio ed ossidare l'elettronica.
Le lame: non sono in titanio come scritto sulla confezione. Sono in acciaio inox e solo la lama mobile, quella gialla, è rivestita in titanio. Per la lubrificazione non serve aggiungere nulla. La cosa strana però è il prodotto pulente e lubrificante venduto dal produttore a circa 7 euro e rotti nel negozio on-line.  
Sfatiamo inoltre il mito dell'autoaffilatura che, secondo quanto dichiarato, non dovrebbe richiedere affilature ulteriori. Lo sfregamento fra acciaio e superficie rivestita in titanio dovrebbe essere sufficiente (credo, il titanio è più duro dell'acciaio). Se però si osserva la superficie di taglio con un microscopio, si noterà che quella di fabbrica non è proprio una lappatura, essendoci striature tipiche di un affilatura a grana sicuramente inferiore ad 800  grit. Io preferisco una passata con la pietra ad acqua minimo a 1500 grit o più. Mano ferma ed un pò di passate per lucidare la superficie. 
Per togliere la lama mobile basta fare leva sulle estremità della molla. Questo per pulire per bene le parti non perfettamente a contatto, ove si annida inevitabilmente dello sporco (che crea attrito), oltre a dei peli sottili che si annidano, con le vibrazioni, nei posti più impensabili. Il rimontaggio è davvero semplice e non merita spiegazioni.
Ecco, mi resta il dispiacere del fallimento, non essendo riuscito (per ora) a sostituire la batteria, ben nascosta all'interno, lontano dalle necessità del consumatore. A "fine vita", la cui durata è decisa dal dio produttore, o si porta il prodotto in riparazione fuori garanzia (spendendo una cifra prossima al valore dell'aggeggio), oppure lo si butta per la gioia dei mafiosi gestori del RAEE. 
A noi poveri mortali consumatori forse restano le briciole con il tentativo, spesso vano, di vendere qualche pezzo usato "ebai", sperando che l'agenzia delle entrate non vada a ficcare il naso nel conto corrente e tassarci anche quei pochi spiccioli.  Alla prossima. 

P.S. Gnocchi fritti a colazione. Ripeto: Gnocchi fritti a colazione. 

lunedì 19 marzo 2018

Decalcificare la macchina del caffè (ecologicamente)

In attesa che arrivi la pompa dell'acqua per la Eco 310.v De Longhi in riparazione, cerco un pò di informarmi su un metodo efficace per la decalcificazione della caldaia. Efficace e soprattutto a basso impatto ambientale, dato che su questo pianeta ci vivo anche io e vorrei lasciarlo come l'ho trovato (almeno, fare la mia parte).
Ho approfondito l'argomento visitando la moltitudine di siti che riportano l'argomento, molti dei quali vittime del vizio copia & incolla del blogger pigro ed ignorante a caccia di click. Un buon punto di partenza potrebbe essere questo : https://www.altroconsumo.it/alimentazione/caffe/news/decalcificanti

Se scartiamo i prodotti specifici, quei liquidi "raccomandati" dalle case produttrici di macchinette per il caffè, nei quali difficilmente si trovano gli ingredienti (non essendo obbligati a scriverli), resta solo un metodo che sembra più efficace di altri.
Per le dosi ed i metodi, siamo un pò allo sbaraglio, nel senso che ognuno ha la propria ricetta, altri riportano dei consigli che è meglio evitare, altri sono imprecisi e pressapochisti. 
Innanzitutto occorre seguire (se ci si fida) delle raccomandazioni del produttore, e qui iniziamo a diventare sospettosi. Se la raccomandazione è quella di non usare aceto o acido citrico, c'è da credere che la macchinetta contenga parti in alluminio, che si danneggia al contatto. In questo caso si smonta la macchinetta e si verifica se la caldaia (se c'è) è di ottone, acciaio o alluminio.  Se invece la raccomandazione è quella di usare un particolare prodotto megari venduto in esclusiva dal produttore... meglio cambiare marca. 
Partiamo ad analizzare un prodotto specifico: DECALCIFICANTE ecologico espresso (1041) di elettrocasa, in bustine da 30 grammi. Le istruzioni specificano:
  • Sciogliere il contenuto della bustina in un litro di acqua circa e versare nel serbatoio della macchina del caffè
  • Accendere la macchina, premere il tasto di erogazione fino a riempire una tazza grande circa 200 grammi. in caso di ostruzione ripetere l'operazione facendo fuoriuscire l'acqua dal beccuccio. 
  • Ripetere questa operazione ogni 15 minuti sino all'esaurimento della soluzione
  • finita la decalcificazione lavare internamente la macchina facendo passare acqua pulita sia dal gruppo caffè che dal beccuccio
  • si consiglia l'uso del decalcificante ogni 30/60gg circa.
DECALCIFICANTE è un acido estratto dagli agrumi ed è conforme alle specifiche della farmacopea ufficiale...
Quindi stiamo parlando innanzitutto di ACIDO CITRICO, reperibile facilmente ad esempio in farmacia, erboristeria e molti altri negozi (sicuramente ad un prezzo più conveniente).
Si maaaa... se ci si procura l'acido citrico, va diluito con la stessa proporzione della bustina? In rete ci sono ricette molto diverse. Se elettrocasa consiglia in sostanza 30gr/litro (3%), in rete si trovano quantità da 150 grammi/litro (15%), 180 grammi/litro (18%) sino a 200 grammi / litro (20%). Quindi qual'è la percentuale giusta? Dipende dal grado di incrostazione della caldaia, grado che però non è misurabile con metodo scientifico. Diciamo che quando la caldaia si ottura del tutto, 20% di acido citrico è una percentuale da valutare. 0,3% è invece una percentuale valida per le pulizie frequenti e periodiche. Se in questo prodotto si consiglia una frequenza di 30/60gg (e se bevo un caffè alla settimana?), altri consigliano più giustamente una pulizia ogni 150/200 caffè (a 2 caffè al giorno fa una pulizia ogni 60giorni circa, poco più)...ognuno si regola poi come crede in funzione dell'uso. La frequenza di pulizia dipende anche dalla "durezza dell'acqua". Ad essere maniaci, con 2 utilizzi giornalieri, una pulizia ogni 30giorni con 30 grammi di acido citrico diluiti in un litro pare un buon compromesso. Io ad esempio vado "ad orecchio". Quando la resistenza è su on e sento "friggere" l'acqua con degli scoppiettii dentro la caldaia, significa che è ora di decalcificare immediatamente senza aspettare oltre.
Sì maaaa... l'acido citrico va diluito con l'acqua del rubinetto?  Allora, tutto si può fare, tenendo a mente due cose.... se decalcifico, perchè usare acqua calcarea per diluire l'acido citrico? Forse è meglio l'acqua distillata, non credi?
Si maaaa... fredda o calda? Un sale si scioglie più rapidamente ed in maggiori quantità (oltre il punto di saturazione) in un liquido "caldo" (un chimico saprà spiegare meglio come e perchè). Quindi calda o fredda dipende solo da ciò che si desidera, ovvero acqua calda per fare le cose rapidamente o a concentrazione molto alta. Da considerare che la pompa della macchinetta del caffè non sopporta bene l'acqua calda, è progettata per l'acqua a temperatura ambiente, per cui... meglio acqua distillata a temperatura ambiente (si scalderà poi nella caldaia). 
Riempito il serbatoio, si riempie la caldaia (preventivamente svuotata se possibile) facendone uscire un pò dal beccuccio del vapore. 
Si maaaa... come faccio a sapere quando la caldaia è "piena" della soluzione? Vai a occhio e cerca nelle specifiche del produttore  la capienza della tua caldaia, per confrontarla poi con una tazza da colazione. In mancanza d'altro, una scodella da caffèlatte di "dimensioni medie" dovrebbe andare bene. Oppure usa il metodo a tempo: 15/20 secondi di erogazione e non pensarci più.
Si maaaa... quanto deve agire la soluzione citrica? Lascia agire per 15 ma anche 20/30 minuti, per poi svuotare  e riempire nuovamente (meglio dire ricambiare l'acqua dentro la caldaia) sino a quando non si svuota tutto il litro dal serbatoio. 
In caso di incrostazioni importanti (ed esempio l'uso intenso per anni senza mai una decalcificazione), ripetere dall'inizio per un altra volta.
Per la pulizia finale si fa passare per l'erogatore ed il beccuccio del vapore un intero serbatoio di acqua pulita (e distillata). 
Sì maaaa.... se non si sciacqua per bene la caldaia? L'acido citrico si trova anche in alcuni additivi alimentari (E330), per cui se restano delle tracce non si muore avvelenati.  L'acido citrico inoltre è insapore, non c'è pericolo che il caffè sappia di limone... oddio... a concentrazioni alte se si assaggia l'acqua sembra un pò salata... meglio sciacquare due volte và. Mi fiderei molto meno as "assaggiare" quelle bottigliette a liquido ove non è riportata la composizione del contenuto... ma indipendentemente dalla mancanza dell'obbligo di indicare la composizione del liquido disincrostante e decalcificante, perchè certi produttori non lo indicano comunque? Un buon segno di attenzione verso i consumatori mai vero? Bastardi! Alla prossima.

P.S. il limone è maturo. Ripeto: il limone è maturo.


venerdì 16 marzo 2018

Mediacom Smartbook 13 (M-SB130)

Le vicende che precedono l'arrivo di questo attrezzo nelle mie mani, saranno materia di trattazione futura (forse).  Per il momento... statene lontani come si farebbe con una malattia rara priva di cure. NON COMPERARE lo Smartbook 13 (M-SB130) Mediacom (per gli altri non so, ma si fa presto ad intuire come comportarsi). Non cadere nel miraggio indotto dalla pubblicità di questo prodotto: leggero, consuma poco, è silenzioso, ha winzozz 10, ideale per portarlo in giro... m*rda! Non è tutto oro quello che luccica. Io l'ho avuto gratis da uno che lo ha buttato ancora in garanzia dopo solo una settimana d'uso (chiedetevi perchè, dai...).
Per ora, un assaggio: assistenza tecnica esternalizzata, truffaldina, silente, inerte, inattiva, inutile, inefficace... per non parlare del produttore che risponde alle richieste via e-mail senza leggere i rilievi e senza considerazione alcuna per i propri clienti (risposte a cazzo preconfezionate).
Dopo l'acquisto (incauto) si è totalmente alla mercè di sè stessi. Al primo problema tecnico, si è alla mercè di improbabili centri di "assistenza", non si sa come siano stati "selezionati" o scelti in base a quali criteri, visto che non rispondono nemmeno alle richieste di preventivo. Fosse solo questo. Alcuni centri di "assistenza" non hanno un numero di telefono e nemmeno pubblicata una mail alla quale scrivere. Solo una form di inserimento dati che non funziona (pulsante di invio disabilitato). Di sicuro, si trovano in rete delle recensioni feroci, da querela. Con google maps si vede un capannone anonimo, in mezzo ai campi, privo di insegne... mooolto sospetto. Chi ci sia dietro non è dato sapere ma approfondendo le indagini le sorprese non mancano.
Per non parlare della comunicazione con i clienti... si nota che siamo considerati come un branco di deficienti, ignoranti, rompiscatole, portatori di richieste assurde. Per non parlare dei centri di "assistenza" indipendenti (in realtà ne ho parlato http://sfogobenefico.blogspot.it/2018/03/informatici-peracottari.html). Chiedere delle specifiche tecniche nemmeno a provarci, manco fosse un segreto di stato.
Ma l'azienda "produttrice" che colpe ha? Produttrice? come definire chi ordina la produzione in cina, delega a terzi la vendita, delega a terzi la manutenzione erogando un assistenza di primo livello praticamente a livello elementare? Chi vuole calcolare i margini di guadagno in condizioni simili? E cosa siamo noi, un branco di polli da spennare e prendere per il chiulo?? 
Ecco, anche per questi motivi, soprattutto per questi... FATWA!!!!! mai più in casa mia e vaffanchiulo per sempre!. #sapevatelo: Mediacom Mmartbook 130 = prodotto usa e getta al primo problema (e di problemi non ne ha pochi). 

P.S. il merlo ha cinguettato, la mucca è gravida. Ripeto: il merlo ha cinguettato, la mucca è gravida.

lunedì 12 marzo 2018

Una piccola chiave gialla

Tanto materiale di scarto con cui giocare, complice un trasferimento di residenza grazie al quale ci si deve liberare degli inutili fardelli che accumuliamo nel tempo. A me toccano i gadget tecnologici, sempre graditissimi, purché funzionino con l'elettricità. Devono essere stati gli shock a 220 volts presi da piccolo, ma la curiosità di vedere come è fatto un oggetto prende sempre il sopravvento, è più forte di me.
"Tieni, si è rotto il meccanismo di estrazione". Una chiavetta marchiata SONY da 16 Gb con estrazione e rientro a scatto. Dovrebbe stare stabilmente con la spina USB dentro o fuori, credo più per ragioni estetiche dato che la spina, quando dentro, non è protetta né da polvere né da potenziali danni. Fatto sta che c'è la tendenza a liberarsi delle cose difettose, che non funzionano a dovere, il cui comportamento devia dalle aspettative (un po come accade con i disabili, i gay o con chi ha un orientamento politico diverso dal proprio).
Di riparare nemmeno a parlarne. Di recuperare sì, 16giga vengono sempre comodi per trasportare files da un sistema ad un altro, alla faccia dei NAS, dei protocolli FTP, degli allegati via mail, dei trasferimenti via bluetooth o altre soluzioni... Dato che contenitore e logo non mi interessano proprio, si toglie l'involucro (brutale taglio con coltello seghettato da pizza) e si formatta per bene, non senza prima analizzare i contenuti alla caccia di segreti o dati occulti, il cui ritrovamento è materia dei migliori esperti forensi ed il cui possesso offre una buona base di ricatto (scherzo dai, ma impaurire gli ignoranti mi piace da matti). Ecco. un post flash per un flash drive. Alla prossima.

P.S. il cinese ha dato. Ripeto: il cinese ha dato.