mercoledì 22 luglio 2009

IP-301 reflash via jtag


Mi si è "guastato" il telefono IP. All'accensione compaiono dei caratteri strani sul display e non si avvia. E' il modello IP301 della Perfectone (www.perfectone.net). Ipotizzo che in qualche modo si sia "sputtanata" la memoria flash che contiene il firmware e pertanto risulta bloccato, inutilizzabile. Forse sono stati i fulmini del tifone tropicale dei giorni scorsi...boh. Decido allora di ripristinare il firmware originale che a suo tempo mi ero prudenzialmente salvato.
La procedura è abbastanza semplice per gli "addetti ai lavori" con un particolare ringraziamento a "Franklin Nell'Ano Roosevelt", ai ragazzi che collaborano al progetto Openwrt ed agli sviluppatori del programma che, attraverso la porta parallela, permette il dialogo tramite porta JTAG alla CPU. Quest'ultima è una CM5000 il cui datasheet è reperibile in rete e con un minimo di passione e buona volontà (oltre alla strumentazione adatta) è possibile riscrivere da zero il firmware per migliorarne le potenzialità. Ma, cosa occorre per ripristinare il firmware originale del produttore nel proprio telefono e poter godere appieno di TUTTE le funzionalità che esso offre?
Hardware:
  • Telefono PERFECTONE IP-301
  • Un pc con porta parallela.
  • Un cavo jtag auto-costruito. Per il cavo: Un connettore 25 pin maschio possibilmente con contatti placcati oro (per la porta parallela), filo sottile per wire-wrap di ottima qualita' (facoltative: 4 resistenze da 100 ohm 1/2 watt fasce marron nero marron oro)

Software:
  • un pc con sistema GNU/Linux (io ho utilizzato la Ubuntu 9.04).
  • tjtag

Files:
  • IP301_070105.rom firmware originale (reperibile direttamente dal produttore con tanto di licenza d'uso o usare quello che ci si è salvati dal proprio telefono bloccato senza avviso da un azienda che illecitamente ha truffato impunemente molti clienti senza nemmeno chiedere scusa dell'errore commesso)
  • tjtagv2-1-4_for_Lexra_LX4380_CPU_20090122.zip (da compilare per quel sistema operativo che non voglio più nominare o per linux con un paio di modifiche ai sorgenti)
Il cavo è "semplice" da realizzare. Nel mio caso non ho utilizzato le 4 resistenze da 100 ohm. La porta parallela del portatile (che ho utilizzato), è noto, ha dei livelli di tensione diversi (più bassi) da quelli di un PC (dipende dal modello) e supportano correnti più basse di quelle indicate nelle specifiche. Occorre connettere dei pin della porta parallela ad altri pin del connettore JP10 presente nella mother board del telefono. Per aprirlo ci sono solo 4 viti con testa a croce. Il JP10 è posto "sotto" il processore principale. Sono due file di piazzole da 6 disposte parallelamente. Una di queste è quadrata ed indica il pin numero 1. La numerazione dei pin di JP10 è dispari per la fila superiore (quella con la piazzola quadrata) e pari per quella inferiore che è collegata a massa (quindi tutti i pin 2,4,6,8,10,12). Le connessioni da eseguire sono:
LPT <----------> jtag JP10
2<----100ohm--->3 (DATA0)
3<----100ohm--->9 (DATA1)
4<----100ohm--->7 (DATA2)
13<---100ohm--->5 (SELECT)
17-25<--------->2 (GND)
quindi 5 fili in tutto.

La cosa che può far bestemmiare in dodici lingue è la saldatura nel circuito stampato dei fili che provengono dalla porta parallela. Serve del flussante liquido e dello stagno sottilissimo NON RoHS in quanto fonde a temperatura inferiore ed è più facile da trattare. Temperatura della punta...250-280 gradi circa se si ha la mano svelta. Senza flussante o senza una punta a spillo del saldatore...lasciate perdere. C'è il rischio di bruciare le piazzole e sollevarle dal circuito, costringendovi a provare a saldare i fili direttamente sul microprocessore... anche questa soluzione riservata solo ai malati di mente o agli incapaci, dilettanti, incompetenti. Una buona lente di ingrandimento di dimensioni generose è quasi indispensabile (come la mia, recuperata da un proiettore di lucidi). Nel mio caso è andata bene al secondo colpo. I fili non devono essere più lunghi di 8-10 centimetri e tirandoli per collegare il connettore è facile strapparne qualcuno (oops...succede). La soluzione più "professionale" è quella di avere un connettore maschio femmina del passo previsto, anche se lo sconsiglio. Questa operazione non è cosa di tutti i giorni e pertanto meglio saldare i fili direttamente sullo stampato.

Prima di spippolare il telefono è meglio fare un backup di quello che c'è...non si sa mai.
Per iniziare, nella propria linux box è meglio rimuovere il modulo lp, uccidere CUPS ed HPoj se attivo (driver stampanti HP). Meglio fermare tutto quello che ha a che fare con la porta parallela, moduli e devices personalizzati compresi. Quindi dare i comandi:

sudo rmmod lp

sudo /etc/init.d/cups stop

sudo /etc/init.d/hpoj stop

Collegare il connettore maschio 25 pin alla porta parallela del PC ed alimentare il telefono con l'alimentatore in dotazione all'apparecchio.
Provare se il cavo è ok con :

sudo ./tjtag -probeonly

Se qualcosa non va, il programma vi elenca i motivi. Generalmente, dato che contrariamente alle indicazioni la CPU è compatibile con quella indicata, c'è qualche collegamento sbagliato o qualche saldatura fredda. Controllare con un oculare illuminato prima di procedere è una cosa saggia se non indispensabile. Okkio ai corti!!

Poi il backup del firmware::

sudo ./tjtag -backup:wholeflash

Il backup dura un pò (più di trenta minuti) ed a video è possibile seguire la percentuale di avanzamento sino alla fine. Poi ci si copia nella cartella dove si trova tjtag compilato, il file IP301_070105.rom che va rinominato in WHOLEFLASH.BIN

Quindi si lancia:

sudo ./tjtag -flash:wholeflash

Il programma inizia a cancellare la memoria e poi a scriverci il file. Ci mette una vita, sia a backuppare che a riflaschare. Armatevi di pazienza e mentre aspettate... fate un pò quello che vi pare. Potete anche stare ad osservare i bytes che scorrono sullo schermo, che fa tanto da film di fantascienza...
Alla fine si spegne il PC, si staccano i fili saldati e si rimonta il tutto. All'accensione, digitare nome utente e password di default previste dal firmware originale e tutto magicamente torna a funzionare come prima. Ottimo lavoro di hacking, perfettamente legale e legittimo contrariamente alla connotazione negativa che certa stupida stampa di regime ha dato al termine "hacker".

Il modello in questione è lo stesso noto apparecchio telefonico (ethernet) che viene dato in "omaggio" da una nota azienda. Ne regalano uno per ogni 20 euro circa di ricarica del credito. Circa due anni fa, veniva "regalato" senza avvisare i clienti che l'apparecchio è bloccato, ovvero non permette di usare altri operatori al di fuori di loro. Grazie tante per il mancato avviso, ne avete fregato chissà quanti, maledetti disonesti miliardari. Sono un consumatore, un cliente, e PAGO regolarmente in anticipo il credito che mi serve per lavorare. Perchè questo trattamento?. L'apparecchio è mio, non è in comodato d'uso e pertanto ci voglio fare quello che mi pare. Se voglio mi ri-scrivo il firmware da zero, a mio piacimento e me lo installo come piace a me. E sia ben chiaro, non è illegale. Della garanzia non mi interessa. Se si guasta ci recupero il display e lo uso per altre attività...sono ca**i miei. Vorrei, data l'occasione e spinto dall'euforia della riuscita dell'operazione, mandare a fanchiulo qualcuno:
In primis, bonariamente, quei ragazzini di quel bellissimo forum, che si sono letteralmente cagati addosso dalla paura alla prima minaccia dell'azzeccagarbugli di turno ed hanno cancellato dal forum le istruzioni per sbloccare quegli apparecchi bloccati indebitamente senza avviso ai clienti. Ragaaaaaaaazzi... gli azzeccagarbugli mentono! Se c'è odore di illecito, quelli partono alla grande (per guadagnare) e non preavvisano di certo, tanto meno "bonariamente". Molti avvocati, per ordine dei propri clienti e per l'interesse dei loro padroni, mentono, mentono in aula, mentono davanti ai giudici, mentono solo per interesse...non lo sapevate? Svegliaaaaa!
In seconda istanza, un vaffanchiulo anche agli azzeccagarbugli di quell'azienda. Maledetti pezzenti, prepotenti e bugiardi. Facile minacciare dei ragazzini che permettono il libero scambio di informazioni senza commettere nulla di illegale vero?. Facile ubbidire al padrone (solo per soldi) il quale ha interessi commerciali nel mentire ai propri clienti per i propri profitti vero? Facile favorire chi non reinveste nell'attività e mette in cassa integrazione i collaboratori a progetto, che vengono usati come fazzolettini usa e getta vero?
Per ultimo...giova far notare all'azzeccagarbugli di turno che naviga alla ricerca di garbugli da azzeccare, che in questo post non vi sono dati sensibili di nessuno. La riparazione di un telefono che si guasta è consentita e perfettamente lecita. Ogni eventuale utilizzo delle informazioni qui riportate per commettere illeciti, è da attribuire a chi commette l'illecito stesso. E COMUNQUE, VAFFANCHIULO, IL TELEFONO E' MIO E CI FACCIO IL CA**O CHE MI PARE. Andatevene a fanchiulo, bastardi!.

P.S. hack the planet! Ripeto: hack the planet!

domenica 12 luglio 2009

Batteria portatile - CMB001B (approfondimento)

Chi la dura la vince. Dopo un infinità di tempo passato a "googlare" a causa della mia testardaggine che mi "impedisce" a volte di scegliere le domeniche per un più sano giro in bici, sono riuscito a decodificare i segnali della batteria in corso di analisi. Premetto che ora, sono molto più "preparato" in merito al funzionamento delle batterie al litio. Se vengono caricate con una corrente troppo alta che porta le celle ad un valore superiore a 4,8 volts, si produce ossigeno che essendo infiammabile può provocare esplosioni ed incendi. Se la tensione di cella scende sotto i 2,6 volts, si ha un degrado fisico dell'anodo, per cui la batteria si distrugge irreparabilmente. Il metodo di carica è multi-step. In una prima fase deve essere caricata con corrente regolata sino ad una certa soglia di tensione. Successivamente la carica è in tensione, sopra una soglia predefinita, con conseguente diminuzione della corrente assorbita. Il tutto va controllato con la temperatura, che deve rimanere entro limiti ben precisi in base al valore di resistenza del termistore che in questi casi è obbligatorio ed indispensabile. Si spiega così come mai le batterie al litio necessitano di uno specifico processore e di una memoria che memorizza i valori di soglia (specifici per le celle utilizzate). E' necessario inoltre memorizzare lo stato di carica totale e residua per poter riprendere in fase di ricarica il giusto step. Si spiega inoltre come mai a volte alcune batterie, di cellulari o portatili, esplodono o si incendiano. Una causa potrebbe essere la presenza di valori incongruenti o fuori specifica. La colpa viene quasi sempre addossata alle batterie "cinesi", comunque non originali cui segue sempre la raccomandazione di acquistare batterie originali. Ecco spiegato perchè quando accade, la casa madre richiede sempre il pezzo bruciato od esploso... controllano i dati. Ma se ai primi sintomi di decadimento provo a variare i parametri e far "esplodere" una batteria originale, è probabile che mi venga sostituita in garanzia con tanto di rimborso dei danni conseguenti. Basta solo distruggere l'eeprom e nessuno sarà mai in grado di dimostrare nulla.
Può però accadere che i valori memorizzati normalmente, calcolati a volte per approssimazione in base al firmware implementato e dipendenti dalla temperatura, presentino dei valori incongruenti con l'effettivo stato delle celle. Accade infatti che il portatile (quasi improvvisamente o nel giro di pochissimi giorni) si rifiuti di caricare le celle in quanto la lettura dei parametri suggerisce il contrario. Le celle a mio avviso non sono "guaste", forse presentano una piccola diminuzione di efficienza, ma possono ancora continuare a lavorare per un pò di tempo. Leggendo infatti la documentazione sulla chimica delle batterie al litio, non esiste in letteratura alcuna segnalazione che indichi o spieghi un progressivo e rapido degrado come quello che si riscontra nell'uso quotidiano delle batterie dei computer portatili. Forse c'è un "problema di firmware" e pertanto vorrei provare a modificare i valori di carica - scarica memorizzati nell'eeprom per sperimentare la "resuscitazione" di una batteria dichiarata prematuramente defunta.
Per procedere con la lettura e scrittura dei valori che mi interessano, avrei prima la necessità di decodificarli. Ho trovato nella schedina di controllo, un integrato prodotto dall'azienda Power Smart (purtroppo il sito non risponde), un PS331S il cui funzionamento di principio è visibile in figura, così come la sua piedinatura. E' un processore che controlla lo stato di 4 celle e regola la comunicazione con l'esterno e con l'eeprom. Ecco la descrizione dei pin, in inglese.
PIN # NAME DESCRIPTION
1 SWITCH (Input) Edge triggered input pin typically used for LED activation. May also be used for ‘Sleep Mode’ wake-up comparator input.
2 EE-SCK (Output) External serial EEPROM Clock. Connect to SCK pin on external serial EEPROM. 3 EE-CS (Output) External serial EEPROM Chip Select . Connect to CS pin on external serial EEPROM.
4 VREFT (Output) Reference voltage output for use with temperature measuring A/D circuit . This 150 mV output is the top leg of a voltage divider thermistor circuit.
5 VNTC (Input) Temperature measurement A/D input for use with temperature circuit. This is the mid-point connection of a voltage divider where the upper leg is a thermistor (103ETB-type) and the lower leg is a 3.65K ohm resistor . This input should not go above 150 mV.
6 VCELL1 (Input) Lowest level input for A/D measurement of cell voltages.
7 VASS1 Analog ground reference point.
8 VCELL2 (Input) Second to lowest level input for A/D measurement of cell voltages.
9 VCELL3 (Input) Second to highest level input for A/D measurement of cell voltages.
10 VCELL4 (Input) Highest level input for A/D measurement of cell voltages.
11 VADD (Input) Analog supply voltage input.
12 VSHP (Input) Current measurement A/D input from positive side of the current sense resistor.
13 VSHM (Input) Current measurement A/D input from negative side of the current sense resistor.
14 VASS2 Analog ground reference point.
15 VREG (Output) Used to control an external small signal MOSFET to provide a regulated voltage to the IC . Only required for battery packs with voltages greater than 3.6V.
16 OSCOUT (Output) Oscillator connection for an external low-power 32.768 kHz crystal which provides accurate timing for self-discharge and capacity calculations.
17 OSCIN (Input) Other oscillator connection . (See OSCOUT description.)
18 EE-SO (Output) External SPI serial EEPROM data input. Connect to the SO pin on external SPI serial EEPROM. 19 EE-SI (Input) External serial EEPROM data input. Connected to the SO pin on external serial EEPROM
20 VDDD (Input) Digital supply voltage input.
21 SAFEOUT (Output) Programmable over-voltage and/or over-temperature output. Default non-active output is low (0V)
22 LED4 (Output) Relative or Absolute State-Of-Charge visual display
23 LED3 (Output) Same as LED4 pin
24 LED2 (Output) Same as LED4 pin
25 LED1 (Output) Same as LED4 pin
26 SMB-DTA SMBus Data pin connection.
27 SMB-CLK SMBus Clock pin connection.
28 VDSS Digital ground reference point.
I pin che ci permettono il "dialogo" con la batteria, dall'esterno senza necessità di aprirla, sono il 26 ed il 27, collegati al pettine di connessione esterno assieme al positivo (P+), negativo (P-) e termistore (T), come mostrato nella foto. I pin 2, 18 e 19 invece offrono la possibilità di interfacciarsi via SPI all'eeprom, per operazioni di lettura e scrittura. Occorre programmare un micro o utilizzare un interfaccia compatibile con i protocolli previsti. Il bus-pirate che ho ordinato deve ancora arrivare, altrimenti sarebbe stato un gioco da ragazzi farlo immediatamente.
Per leggere i valori nell'eeprom, non ci sono grandi difficoltà, se non riuscire a saldare dei fili sottili (che non ho per ora) con un operazione chirurgica. Verso l'esterno, il connettore della batteria presenta i soliti segnali che abbiamo già visto con il primo post sulla batteria alla quale è stata fatta la radiografia. Oltre ai poli positivo e negativo, il terminale del termistore (per la misura e monitoraggio della temperatura, ed il segnale SMBUS (vedi foto). Per complicare la vita ai tecnici "faidate" (DIY do it yourself) il produttore ha sdoppiato il piedino di massa, mentre gli altri sono sempre i soliti (T,D,C). Nella prossima batteria che andrò ad analizzare, i punti di contatto sono 11 ma ho il sospetto che molti di essi siano sdoppiati solo per confondere (inutilmente) gli hackers. Bene. Ora manca solo l'organizzazione dei dati nell'eeprom per verificare se la mia teoria è esatta. Mi sa che avrò bisogno di tuffarmi in qualche forum specializzato per cercare qualche dritta utile. Alla prossima.

P.S. Piove dove serve. Ripeto: Piove dove serve.

sabato 11 luglio 2009

Batteria portatile - CMB001B

Questo post è in corso di aggiornamento. Potrebbe contenere informazioni non corrette. Stay tuned for further updates.
Stavolta ho aperto una batteria di un computer portatile Compaq P700, per proseguire le indagini, approfondimenti e ricerche in merito all'elettronica di controllo delle celle. Il modello della batteria è CMB001B, un elemento da 14.8V e 3.6Ah (Compaq part number 246437-001) con celle coreane assemblate a Taiwan e compatibili con i Compaq modelli CM2090 e CM2130. Il contenitore plastico non è particolarmente critico da aprire, a anche se occorre inevitabilmente romperlo un pò. Le due parti sono agganciate con due clips su ciascun lato lungo ed una per ciascun lato corto in posizione centrale. I bordi sono saldati non tanto tenacemente ad ultrasuoni e le celle all'interno sono tenute al loro posto con del bi-adesivo sottile. Otto celle, LG Chem made in Korea sono collegate in una serie di 4 coppie in parallelo fra loro, ciascuna da 3,7 volts. Per ogni coppia di celle in parallelo, è collegato un filo che entra nella scheda di controllo, probabilmente per misurare i valori di carica - scarica o per poterle caricare coppia per coppia. Potrò essere più preciso solo dopo l'analisi approfondita del circuito. Al polo positivo è collegato un fusibile mentre il termistore di controllo temperatura è incollato in prossimità dell'elemento intermedio alla serie. Su ogni cella è stampigliato un numero diverso in calce ad un codice a barre. Due codici, sono impressi a punti di inchiostro direttamente sull'involucro di ogni cella ma, a causa della bassa risoluzione, risulta difficile individuare le differenze fra una C una D o uno zero, mentre a volte il 2 sembra un 8. Confrontando le varie sigle, dovrebbero essere CCD0011102 e CAD0C30302 e si può supporre che rappresentino il codice della cella per un eventuale ricerca e riordino dei ricambi.
elettronica batteria compaqIl pettine di connessione presenta 6 contatti, ma sfortunatamente non esiste alcuna indicazione in merito al loro significato. L'elettronica risiede su un unica scheda che alloggia anche il pulsante di visualizzazione dello stato di carica ed i 4 led corrispondenti.
Cobra Ver.G2 sembra essere l'unica sigla dello stampato che alloggia due integrati interessanti siglati 1511414C e 25LC040. Il primo è sconosciuto, non si riesce di trovare il datasheet, mentre il secondo è un SPI bus serial (Simple Serial Peripheral Interface ) eeprom (electrically erasable PROM) da 4Kbyte con SCK (clock) ed uscite separate SI ed SO. E' sicuramente lì dentro che sono memorizzati i valori che vorrei leggere, solo che in mancanza dei dati del processore, è particolarmente difficile comprenderne il significato. Proverò ad approfondire la ricerca e controllare il logo del produttore stampigliato per verificare se nel suo sito è possibile reperire qualcosa... la ricerca continua, alla prossima.

P.S. Il riso è cotto. Ripeto: Il riso è cotto.

venerdì 10 luglio 2009

Batteria portatile - BTP-331

Dal mucchio di hardware in attesa di essere analizzato, stavolta ho pescato una batteria di un computer portatile. Un Extensa 335 ormai pensionato, ma che presto tornerà in attività grazie ad alcuni "magheggi" in corso di studio. Ha in dotazione una batteria al Nikel Metal Hydride modello BTP-331 da 8.4 volts e 3500mA. La batteria sembra defunta, si carica in due minuti e si scarica in due secondi...così almeno sembra. Dico così perchè mi risulta che le soglie di carica e scarica, oltre ad altri dati, sono scritte in una eprom al suo interno. I dati contenuti, sono scritti dal PC, attraverso un collegamento SMB (simile all'I2C) presente nel pettine di innesto nel suo alloggiamento. Il PC conta le accensioni e stima lo stato di carica della batteria. Con il tempo e con l'utilizzo frequente i dati vengono stimati ed aggiornati continuamente. Il problema è che a furia di stime successive, l'errore relativo si somma ad ogni calcolo, producendo alla fine la presenza di dati che a mio avviso sono errati. E più o meno lo stesso problema del PC che segnala una cartuccia vuota quando si sa che è piena. Ho il sospetto che si tratti di un errore del firmware progettato per la soddisfazione del produttore quando riceve la richiesta di acquisto di un nuovo pacco. Credo, ho il sospetto, che la batteria sia in grado di essere utilizzata per un tempo più lungo di quanto stimato dal produttore e pertanto vorrei provare a leggere il contenuto dell'eprom e provare a scriverci dentro. Questa è l'intenzione. Per procedere, ho la necessità di capire il tipo di chip contenuto all'interno della batteria e quindi ho la necessità di aprirla. Spesso gli involucri plastici delle batterie sono saldati ad ultrasuoni (non incollati come spesso si crede, a meno che non siano fatte in "cina"). Per aprirli occorre munirsi di pazienza, un dremel con disco diamantato (+ preciso) e lo schema interno della batteria. Dato che quest'ultimo non è mai disponibile, dato che vorrei evitare di danneggiare i circuiti interni ed anche le celle, dato che comunque se ho torto devo sostituire le celle, ho bisogno, prima di aprire il tutto, di capire com'è fatto l'interno. L'unico modo che conosco è fare una radiografia. Una rapida googlata ed il centro radiologico più vicino riceve una mia richiesta di appuntamento. Lasciamo perdere lo stupore dell'infermiera e del dottore quando ho presentato "...l'inusuale oggetto inanimato da sottoporre ad analisi...". Sono comunque stati disponibilissimi a ricevermi fuori orario di ricevimento del pubblico e sperimentare un metodo mai tracciato in precedenza. Dopo vari studi e prove, metodi di fissaggio degli oggetti (biadesivo, polistirolo e nastro da pacchi) abbiamo optato di utilizzare il macchinario per la radiografia degli arti superiori, calibrato alla potenza di 60Kv per 0.32 secondi (il minimo disponibile) su una lastra 24X30cm
L'analisi dei risultati (ad oggi non completi ed a cui seguiranno altri esperimenti) ha rivelato alcuni particolari interessanti. La batteria in questione contiene 7 elementi ciascuno da 1,2 volts, collegati come si può notare chiaramente, in serie. La radiografia conferma quello che già si sapeva dall'etichetta, ovvero il polo positivo e negativo del pettine di collegamento. Esistono in questo modello altri tre punti di connessione contraddistinti dalle lette T, D, C. La lettera T indica il termistore, l'elemento grazie al quale si può misurare la temperatura della batteria ed intervenire in caso di innalzamento della stessa. In breve è una resistenza il cui valore varia al variare della temperatura. Il PC "dialoga" con questo terminale e prende i necessari provvedimenti atti ad evitare disastri. Le notizie di batterie che esplodono o prendono fuoco sono probabilmente elementi che all'interno riportano dati di ricarica eccessivi e fuori specifica, per cui c'è da aspettarsi la presenza di valori di soglia anche per il sensore di temperatura. Dalla radiografia, sembra che il termistore non sia previsto all'interno, sembra che manchi il filo e per scoprirlo, si potrebbe tentare di misurare la resistenza verso massa. Se non si misura nulla, allora il termistore non c'è. I terminali C e D fanno parte del protocollo I2C (Clock SCK e Data SDA), trasmissione seriale su un filo. La scheda dati sembra nascosta sotto l'ultima batteria verso massa. Per scoprirlo, sarebbe necessaria una radiografia tomografica assiale... con troppe complicazioni per calcolare la distanza dell'asse che si vuole individuare (e lievitazione dei costi connessi).
Il pettine che si vede a destra fa parte di un altra batteria (prossimo post con altra analisi) e non c'entra nulla per ora, se non il fatto che conta più terminali di quelli previsti in questo modello. In queste condizioni e con queste informazioni, potrebbe essere possibile collegare i terminali C e D ad un micro e leggere i dati memorizzati utilizzando il protocollo standard. Per capire il significato dei dati letti e scrivere eventualmente i nuovi, occorre comunque smontare la batteria, trovare il datasheet dei componenti elettronici all'interno e decodificare il valore di ogni singolo byte, dato che con molta probabilità esiste un circuito dedicato. Con un pò di "fortuna"... Dato che di batterie ne ho, posso sacrificarne una per la scienza e riportare a nuova vita le altre. Dalla foto si vede poco (scannerizzazione artigianale del post precedente) ma si possono individuare i bordi plastici dell'involucro e scoprire che non c'è molto spazio per affondare il disco di taglio...occorrerà un taglio moooooolto preciso... La ricerca prosegue. Alla prossima.

P.S. Più e meno poi collegare il polo. Ripeto: Più e meno poi collegare il polo.

Prove tecniche di scansione

Per ora non posso sbilanciarmi sui motivi che mi spingono ad effettuare queste prove, in vista di un hack spinto oltre i limiti dell'immaginazione. Diciamo solo che per ora devo scannerizzare delle radiografie e mi manca lo scanner appositamente realizzato per questo scopo. Come fare per scannerizzare delle radiografie realizzate su lastra? Ho effettuato alcune prove. La scannerizzazione dei trasparenti (i gel) richiede che la lampada scanner venga illuminata da una lampada man mano che avanza. Alcuni modelli di scanner montano nella parte superiore un carrello che si muove in modo sincrono al sensore. Il carrello superiore illumina il gel trasparente in modo che il sensore possa acquisire la lastra trasparente. Alcuni modelli di scanner hanno l'opzione per i trasparenti, ma dato che sono solitamente utilizzati in ambito grafico o medico, per quest'ultimo motivo costano un occhio della testa. Occorre pertanto arrangiarsi come meglio si può. Il primo tentativo (foto1) è frutto di un ragionamento. Se riesco a riflettere la luce della lampada dello scanner, dovrei ottenere l'effetto desiderato. Allora ho provato con uno specchio con risultato deludente. La lampada dello scanner è troppo debole, viene riflessa poco ed il risultato è chiaramente visibile. Serve più luce. Gli apparecchi professionali hanno in dotazione delle lampade a ccfl.
Allora ho pensato di appoggiare alla lastra una lampada, una pila o una sorgente luminosa abbastanza forte. Ho usato l'illuminatore a lente che uso per le ispezioni dei circuiti. Risultato deludente (foto2). I led, oltre a non emettere una luce uniforme, emettono una luce troppo forte per il sensore e si notano delle "chiazze" sovra-esposte. Allora ho pensato fosse sufficiente la luce ambientale (foto 3).Il mio scanner è posto sotto una finestra lato ovest, non direttamente colpita dalla luce del sole al mattino. Procedo con la scannerizzazione lasciando il coperchio dello scanner aperto. Risultato deludente in quanto la luce ambiente è sempre troppo forte e va attenuata in qualche modo. Occorre una schermatura opaca, che lasci passare la luce al livello "giusto"Allora, sempre con il coperchio aperto, appoggio sopra la lastra un foglio di carta bianca... et voilà, funziona. Non sarà il massimo del dettaglio a causa della granularità della carta utilizzata, ma per i miei scopi è più che sufficiente. Alla prossima.

P.S. Il monocromo è velenoso. ripeto: Il monocromo è velenoso.

giovedì 9 luglio 2009

e-scooter - una "moto" elettrica

Gira e rigira, si incappa sempre in qualcosa di reso inutile da questa assurda mania di comprare e gettare. Tempo fa la mia compagna, per fare un regalo al figliolo, ha acquistato uno scooter elettrico. Non so il motivo che l'ha spinta a farlo. Ho preferito "sgridarla" senza chiedere spiegazioni. Il commerciante, tra l'altro, non si è premurato di avvisare che questi veicoli, per circolare per strada, hanno bisogno di bollo ed assicurazione, Lo so, la legge è stupida, fatta da stupidi per soddisfare le lobby di stupidi. Così, se vi va di contribuire a migliorare la qualità della vita e dell'ambiente a vantaggio di tutti, mettete in preventivo che occorre pagare i soliti pochi approfittatori.
A nulla comunque sono valse le proteste ed i tentativi di renderlo per avere indietro i soldi. Così, dopo i primi due kilometri in centro, il pupo si impaurisce per un eventuale multa e l'aggeggio viene appoggiato al muro del garage, ad occupare inutilmente spazio prezioso, arrugginire, prendere polvere e deteriorarsi inesorabilmente (vedi foto). Circa 250 euro buttati nel cesso nonostante le bollette arretrate ed i debiti che si accumulano... il consumismo fa brutti scherzi. Nel frattempo il pupo perde la chiave di accensione, la chiave di chiusura del vano batterie, rompe il porta fusibile, crepa la plastica del cruscotto... lasciamo perdere che l'elenco è lungo. Alla fine mi sono offerto di portarlo via, con l'idea di farci non so cosa, ma un motore elettrico fa sempre comodo così come due batterie ed il circuito di regolazione. L'ho smontato pezzo per pezzo, sempre spinto dalla curiosità di vedere com'è fatto.
Lo scooter elettrico in questione è di fattura cinese, con carrozzeria di plastica scadente molto fragile (presumo per risparmiare sul peso). I collegamenti elettrici sono pessimi così come il cablaggio ed i percorsi dei fili. La dotazione elettrica comprende fanale anteriore, fanalino di stop, frecce di direzione, clacson, cruscotto a led per monitorare la velocità ed il voltaggio della batteria, barra a led per lo stato di carica. La parte meccanica è rappresentata da ruote piccole a camera d'aria, cavalletto, freno posteriore a tamburo, ed un telaio in ferro, pesantissimo, per sorreggere il peso concentrato sul pianale e sul sellino. I cuscinetti dello sterzo si sono rivelati una vera ciofeca, con l'anello reggi-sfere andato completamente nonostante l'uso limitatissimo. Ruggine dappertutto che rivela una verniciatura e cromatura insufficiente, fili elettrici fissati col biadesivo che dopo un pò non attacca più... una vera "cineseria" assemblata in qualche baracca "cinese" in riva ad un fiume "cinese" per un pugno di riso alla cantonese. Credo che il commerciante, un vero "mago" del furto, dopo averlo venduto si sia fregato le mani soddisfatto in quanto non credo lo abbia pagato più di 50 euro. Ed ora? che ci faccio? Una carriola? un monopattino ? Magari posso recuperare il motore per un progetto eolico, giusto per qualche esperimento. Due batterie vanno sempre comode. Il circuito regolatore e la manopola di accelerazione... forse trasformo una bici normale in bici elettrica a pedalata assistita, così posso circolare tranquillamente senza timore di essere fermato dal solito vigile idiota in vena di far rispettare l'ennesima stupida legge.
Comunque, ecco l'elenco delle caratteristiche elettriche:
  • Motore in CC da 24 volts 14 ampère 250Watt Marca Hong Yuan Co. ltd mod. MS1020
  • due Batterie in serie da 12 volts cd, 24 Ah Marca Homer Mod. 6 DHM-12
  • Un regolatore San Chuan e-scooter controller pre-assemblato Marca San Chuan Electronics Co. Ltd, Mod. e Seriale illeggibile, appositamente progettato per pilotare motori per bici elettriche
  • Una manopola a potenziometro (R da misurare)
  • Fanale, stop e frecce con lampadina ad incandescenza da sostituire eventualmente con la fanaleria a led per biciclette, sicuramente più efficaci.
  • Indicatori a led per stato di carica e corrente (da analizzare più a fondo)
Tutto materiale da ri-utilizzare. Quasi dimenticavo... c'è anche il caricabatteria, speriamo regolato in corrente. Alla prossima.

P.S. Roberto va in montagna. Ripeto: Roberto va in montagna.

venerdì 3 luglio 2009

Fake Security Camera

Ogni tanto, un giro al brico me lo faccio, anche se è in vigore lo sciopero della spesa. Stavolta la curiosità mi ha spinto ad acquistare due telecamere di sicurezza... finte. Sono degli aggeggi che costano dai 10 ai 20 euro, che secondo il produttore dovrebbero servire come deterrente per i ladri. C'è da ridere, in quanto si nota lontano un miglio che sono finte telecamere. Per aumentare l'impressione che siano vere, all'interno è installato un sensore di movimento, un motorino che le fa muovere come se qualcuno le stesse manovrando ed un led rosso che lampeggia durante il movimento....Prese! Premetto che considero molto stupido installare questi giocattoli in casa. Primo, non servono a nulla e non scoraggiano certo i ladri che conoscono migliaia di trucchi per disattivare o rendere inefficace un impianto di videosorveglianza. Secondo, possono indicare come il proprietario debba proteggere qualcosa o tema di essere derubato, trasformando l'abitazione in qualcosa di più appetibile per i topi di appartamento che così possono intuire come ci sia qualcosa di valore che val la pena di rubare. Terzo....sono ridicole! Le ho prese con l'idea di trasformarle in vere telecamere, sfruttando i meccanismi di movimento (sicuramente da modificare) e il contenitore per un operazione di retrofit ovvero di ri-utilizzo (i contenitori "professionali" costano un occhio). Allora ho provveduto a smontarla per vedere com'è fatta. Viti autofilettanti a non finire, da togliere con una sequenza precisa ed ecco il contenuto.
L'obiettivo è un coperchio "cieco" di plastica la cui forma ricorda un obiettivo con lenti e ghiera di messa a fuoco. L'interno si può svuotare per alloggiarci una telecamera a spillo e non dovrebbe essere difficile trovare un ottico in grado di tagliare un paio di lenti per una messa a fuoco con focale fissa.
Un moto-riduttore collegato ad una puleggia che scorre su un intaglio della base, permette un lento movimento destra - sinistra ( circa 30-40 gradi) del corpo principale solo sull'asse orizzontale. Il meccanismo è recuperabile, mentre sarà necessario pensare ad un ingranaggio che permetta un movimento più ampio, oltre ad aggiungere un "servo" per l'asse verticale.
Un led rosso lampeggia al movimento, mentre un altro led "credo" ad infrarossi è il sensore di movimento che entra in funzione quando cattura delle variazioni nel raggio di 3-4 metri (insufficienti decisamente)
Il circuito è rappresentato da una basetta con un microprocessore affogato nella solita goccia di resina nera, giusto per nascondere un "segreto industriale" ed "impedire" che qualcuno possa copiare un "idea" tanto semplice quanto banale da realizzare in proprio. Il mega-firmware implementato dall'ingegnere di turno, misura la variazione del sensore ed alimenta per 10 secondi il motorino, "addirittura" facendo lampeggiare un led rosso!! Incredibile come possano esistere dei geni in grado di ideare e progettare cotanta tecnologia avanzatissima. Strano che non abbia pensato di isolare i terminali del led, che penzolano in aria col rischio di andare in corto in fase di assemblaggio. Strano che non si sia provveduto ad un controllo qualità nel realizzare le stagnature che appaiono connesse per miracolo. Strano...vabbè..scherzo ovviamente. Lo spazio all'interno sembra sufficiente per inserire un circuito in grado di trasformare l'involucro un una vera telecamera di sicurezza, magari azionabile con movimenti di tilt e pan, connessa in rete e perché no... wireless, con tanto di illuminatore con led ad infrarossi. Per i servomeccanismi, ho sentito un appassionato di aeromodellismo che è possibile costruirseli...devo informarmi meglio e sto pensando di utilizzare dei motori stepper da floppy. Per le lenti nessun problema, ammesso che possono servire solo per ingrandire o mettere a fuoco nel caso si utilizzi dei sensori CCD privi di ottica. Per il momento metto da parte il tutto, pensando d utilizzare il circuito rinvenuto all'interno per qualche applicazione (un allarme?) sostituendo il motorino con un relè che azioni delle luci... magari delle luci scala che devono restare accese solo per il tempo necessario. Alla prossima.

P.S. Occhio non vede, cuore non duole. Ripeto: Occhio non vede, cuore non duole.

domenica 28 giugno 2009

Alimentatore con PT78ST112H - finito

Detto, fatto. Ecco com'è venuto. Soluzione su 1000 fori per non star lì a progettare e realizzare il circuito stampato. In compenso ho dovuto allargare con il "simildremel" alcuni fori, per il ponte, i morsetti e l'aletta di fissaggio degli integrati, quest'ultima fuori passo nella distanza fra i pin. Ho preferito per l'uscita delle due alimentazioni, adottare dei morsetti (non ricordo recuperati da dove), così in caso di sostituzione, non devo star lì a dissaldare i fili collegati direttamente alla basetta. E' la soluzione che preferisco. Il circuito non ha funzionato alla prima accensione. Mi ero dimenticato di collegare il terminale comune alla massa per i 5 volts, così ho potuto sperimentare il funzionamento dell'integrato. Appena davo alimentazione, il led di segnalazione si accendeva per mezzo secondo per poi spegnersi, segno che qualche circuito interno provvede a regolare correttamente l'erogazione della tensione ed intervenire in caso di malfunzionamenti (c'è anche, integrata, la protezione da cortocircuito e protezione termica in caso di sovraccarico). Ho effettuato due misurazioni di tensione a vuoto. L'integrato PT78HC205H eroga esattamente i 5 volts promessi, mentre l'integrato PT78ST112H fa registrare 11,98 volts in uscita al posto dei dichiarati 12 volts, entro comunque i valori di tolleranza promessi dal costruttore. Dalle foto si nota che nello stadio primario del trasformatore di tensione, ho inserito un filtro EMI (DR-EMI01), per le interferenze elettromagnetiche, non si sa mai. Proviene da un vecchio alimentatore switching per PC, anch'esso fatto a pezzi nei momenti di "svago" che mi servono per tranquillizzarmi. Per "sicurezza", nel secondario del trasformatore c'è anche un fusibile, originariamente previsto per prevenire eventuali "disastri". Ecco dimostrato per l'ennesima volta, a chi ancora non volesse capirlo, come far tornare a nuova vita dei componenti che altrimenti sarebbero finiti in discarica o presso qualche baracca in cina o india, dove provvedono a staccare i componenti sul fuoco ed avvelenare gli abitanti.
Ora devo pensare a "boxarlo" nel contenitore che ho già predisposto. Mi serviranno degli spaziatori e delle viti. Devo fissare il circuito su una base di plexyglass da 4mm e mi serviranno delle viti con la testa svasata, per non fare spessore. Sto pensando ad un modo per costruirmeli da solo, della misura che mi serve, non dovrebbe essere difficile. Ok. Ora, una piccola pausa che me la merito. Alla prossima.

P.S. Basta pasta. Ripeto: Basta pasta.

Alimentatore con PT78ST112H

Nel corso di un operazione di dissaldatura ad aria calda dei componenti elettronici presenti nelle schede di recupero che campeggiano da tempo in laboratorio, mi sono imbattuto in due regolatori dalla forma "strana". Prodotti dalla Power Trends (Texas Instruments company) riportano le sigle PT78ST112H e PT78HC205H. Il suffisso "78" induce a pensare che siano dei regolatori di tensione mentre il suffisso "PT" fa riferimento alla casa produttrice. In base a questi indizi il codice da cercare che identifica la serie per il data-sheet è PT78ST100. L'"H" finale, fa riferimento al tipo di montaggio, ovvero "V" per vertical mount, "S" per surface mount e "H" per horizontal mount, mentre le due cifre dopo l'uno, si riferiscono alla tensione regolata, elencata in 33 per 3.6 volts sino a 15 per i 15 volts. Il componente è uno "step down DC/DC switching regulator" da 1,5 ampère (serie 100). Ad ora non sono riuscito a procurarmi il datasheet del componente PT78HC205H che quasi certamente è un regolatore per i 5 volts. La sigla "HC" e la serie 2 non so a quali caratteristiche facciano riferimento, ma posso intuire che supportino sino a 2 ampère, come di può verificare nel datasheet della serie ST2.
Dato che ne ho 4 coppie, ho deciso di costruirmi un alimentatore per i 5 e 12 volts, sempre necessari in laboratorio. Lo schema è molto semplice, grazie a questo integrato che richiede solo un condensatore in ingresso (opzionale) da 1pF, ed uno da 100uF in uscita. Deciso a non acquistare nemmeno un componente aggiuntivo (lo sciopero della spesa che ho dichiarato è ancora in vigore), procedo con la ricerca dei componenti rigorosamente di recupero, ed ecco l'elenco:
Trasformatore da 19V AC 4 A che dovrà supportare entrambi i regolatori a pieno carico. Proviene da un alimentatore originariamente progettato per delle stampanti di etichette a trasferimento termico, dismesse tempo fa e sui cui componenti pende il progetto che mi deve ancora venire in mente. La tensione supportata in ingresso per entrambi i regolatori va da 16 a 38 volts, per cui ci siamo anche calcolando la tensione efficace raddrizzata in uscita del trasformatore.
Un ponte raddrizzatore KBU606 da 6 ampère 50/1000V, sicuramente sovra dimensionato ma purtroppo il modello da 4 ampère (un KBL08) si è rivelato guasto, forse a causa di una dissaldatura a temperatura troppo alta. E' il rischio che si corre nel recupero dei componenti elettronici con le "brico-pistole" progettate per sverniciare.
Un Condensatore di livellamento da 4700uF 50V più che sufficienti. Il calcolo della capacità (in micro farad) necessaria a valle di un ponte raddrizzatore a ponte di graetz, si effettua con la formula 20.000/(V/I). La tensione efficace si calcola prendendo la tensione di targa del trasformatore moltiplicata per la radice di due. Nel nostro caso 26,9 volts, al di sotto dei 50 volts del condensatore. In alternativa, per aumentare i margini di sicurezza si possono mettere in parallelo tanti condensatori di valore minore quanti sono necessari a raggiungere la capacità desiderata.
I due regolatori hanno solo tre terminali. 1 ingresso, 2 comune e 3 uscita. In ingresso il Datasheet suggerisce opzionalmente di inserire un condensatore ceramico da 1pF, ma dato che è opzionale e non ho voglia di cercare, ometto di inserirla in attesa mi arrivi ha hon-kong il misuratore di capacità che ho ordinato, così non mi devo districare fa le sigle mai standardizzate. In uscita basta un condensatore elettrolitico da 100 uF e dopo aver frugato nella scatola dei condensatori ed aver effettuato le misure opportune, ho scelto un modello da 35V, ampiamente sopra la soglia dei 12 e dei 5 volts regolati. Proviene da un lettore CD fatto a pezzi per la nobile causa ambientalista che mi vede protagonista in prima persona.
Giusto per soddisfare l'occhio, sempre avido della sua parte, due led rossi da 3mm (ne ho a centinaia frutto di un recupero "agratis" in extremis da un fallimento) con in serie le resistenze di limitazione, 180 ohm per i 5 volts e 560 ohms per i 12 volts. Una delle due, come di vede in foto è da 1/2 watt... esagerata...quella avevo, che ci posso fare?
Devo solo procedere con il montaggio. Nel frattempo sto predisponendo un contenitore adeguato. Un case di un vecchio PC slim, tenuto da parte per ogni evenienza, fa al caso nostro. Ci ho inserito una slitta di plexiglass piegata davanti e dietro per i pannelli di supporto delle boccole, spine, interruttori e led di segnalazione. Il tutto l'ho fissato con delle viti autofilettanti recuperate da qualche lettore Cd fatto a pezzi, sfruttando nella parte frontale 4 alloggiamenti sporgenti che ornano il bordo da 4mm (che nasconde anche alcune imperfezioni nel taglio della plastica). Nei prossimi post alcuni dettagli costruttivi. Alla prossima.

P.S. Spargere l'esca per le lumache. Ripeto: Spargere l'esca per le lumache.

venerdì 26 giugno 2009

DIY Hot air rework (II° tentativo)

Dopo il fallimento del primo tentativo (vedi post precedente) ed il successo del ferro da stiro capovolto (vedi altro post PCB Iron desolder) che però funziona solo se il PCB è piatto da un lato senza componenti TH (Thru hole - a foro passante), stante la promessa di non demordere ho deciso di approntare alcune misurazioni per teorizzare la costruzione di un dissaldatore ad aria calda atto al recupero dei componenti SMD. L'ultima visita dal meccanico mi ha visto rientrare con un riscaldatore dell'aria di non so quale modello di autovettura. Per la verità sono uscito anche con la plancia completa di un lettore CD e Radio, giusto per recuperare alcuni led SMD che sicuramente mi serviranno per altri progetti. Il riscaldatore monta al suo interno quattro resistenze a filo, avvolte in aria. Ed ecco com'è nata l'idea. Pensavo ad altro. Mi era venuto in mente che nella progettazione degli alimentatori stabilizzati basati sul regolatore della serie 78xx, occorre, per aumentare l'amperaggio in uscita, una resistenza dal valore molto basso in grado di dissipare una buona potenza. Nel cassetto ne avrò una cinquantina ma nessuna del valore che mi serve. Allora ho pensato bene di recuperare delle resistenze a filo da accorciare a piacere a seconda del valore che mi serve. Ma, dato che le stesse sono usate per scaldare l'aria, perché non usarle per costruire un dissaldatore?? Prima di procedere, ho deciso di effettuare delle misurazioni e sperimentare varie tensioni di alimentazione. Ecco la tabella con i valori:
Alimentazione a 12 volts
0.4 ohm 30A 360W
0.6 ohm 20A 240W
0.9 ohm 13.3A 160W
1.5 ohm 8A 96W
Alimentazione a 5 volts
0.4 ohm 12.5A 62W
0.6 ohm 8.3A 42W
0.9 ohm 5.5A 28W
1.5 ohm 3.3A 17W

Tralascio i calcoli effettuati per le tensioni di 30, 9 e 3.3 volts. Mi sono concentrato sui 12 e sui 5 volts in quanto, date le correnti in gioco e l'assenza di un serio alimentatore da laboratorio (da autocostruire), devo ripiegare su un alimentatore da PC da 250Watt, che eroga 20 ampere per i 5 volts.
Ho scelto di alimentare la resistenza più alta e quella più bassa. Mi interessa la temperatura ed avere un idea di quanto scalda. L'obiettivo è raggiungere almeno i 250 gradi se voglio fondere lo stagno (o forse qualcosa di più).
Alimentando la resistenza da 0,4 ohm a 5 volts, la corrente teorica è di 12.5A, teorici in quanto il mio tester può misurare solo sino a 10 ampère e la misura della resistenza varia a seconda della temperatura. Con questi valori, non ho potuto tenere alimentato il circuito per più di 10 secondi in quanto i cavetti di alimentazione hanno cominciato a squagliare la plastica sino al punto di fumo. In 10 secondi la temperatura è salita sino a circa 100 gradi circa. Nota: la tensione dell'alimentatore è scesa a 3.5 volts... alla faccia dell'alimentatore "stabilizzato"
La resistenza da 1.5 ohm, dopo un minuto di alimentazione ha fatto registrare una temperatura di 164 gradi, ancora insufficiente ma che fa ben sperare nella riuscita del progetto a tensioni e correnti non di molto più alte. A questo amperaggio, ci si scotta le dita a tenerle a 3/4 centimetri dalla resistenza.
OK. Con questi valori, dovrei ottenere dei buoni risultati alimentando a circa 12 volts (8 ampere) la resistenza da 1.5 ohm. Mi serve solo un alimentatore progettato ad hoc, cui inserirò anche la possibilità di variare la tensione al ribasso, per ottenere circa 100-110 watt. Se usasi invece a 12 volts la resistenza da 0,4 ohm, mi servirebbe un alimentatore da almeno 30 ampère per produrre 360 watt, sicuramente sufficienti, ma considerato che ho deciso di utilizzare solo componenti di recupero, mi sa di non avere dei transistor che supportino correnti così elevate.
Per procedere, comunque, dovrei trovare dei supporti ceramici e della plastica siliconica per alte temperature. Per la ceramica potrei fare un salto da chi vende ricambi per i forni o per le cucine. Ho già del nastro in Kapton (recupero gratis in extremis da un fallimento) che resiste anche a più di 300 gradi, per cui posso sperare in un risultato nei prossimi mesi... disponibilità di componenti permettendo. Per la ventola, sto pensando di costruirmene una, del tipo "a centrifuga", su un motorino in cc a velocità variabile, così potrò modulare la velocità dell'aria per variare la temperatura in uscita. Pian piano, vedrò di procedere. Alla prossima.

P.S. Giorgio ha trovato posto. Ripeto: Giorgio ha trovato posto.

sabato 20 giugno 2009

Philips C242 Hair trimmer

Da qualche giorno, ho mandato in pensione il taglia capelli che, gloriosamente e pazientemente, mi ha accompagnato e supportato nella mia personale lotta (vittoriosa) contro parrucchieri, barbieri, coiffeur per uomo, shampoo, gel, balsami, pettini, spazzole e via dicendo. Funzionava anche come regola-barba e non mi sono mai lamentato. Da un pò di tempo però, aveva iniziato a dare qualche segno di insofferenza. Forti vibrazioni e calo di giri. Pensando fosse causato da qualche rottura interna, dopo una caduta, ne ho acquistato un altro, guardacaso della stessa marca. Nella solita pausa sigaretta, mi prende il solito desiderio ricorrente, che non riesco a frenare. Devo smontare e vedere com'è fatto dentro. Per aprirlo, occorre sfilare la parte a punta, dove si infila il cordone di alimentazione e togliere la sommità fatta ad "U" che si trova in prossimità del perno motore. Poi si sgancia il lamierino flessibile che regge le lame e gentilmente, con un cacciavite piatto, si inizia a forzare l'apertura dall'alto verso il basso. Non ci sono viti, solo ganci in plastica, ai quali bisogna prestare molta attenzione per non danneggiarli. All'interno trovo la sorpresa. Il motorino, il pulsante di accensione e la presa di alimentazione, sono collegati ad un circuito stampato, con tanto di piste e connessione per i componenti. Incuriosito, giro la basetta e, sorpresa, di componenti elettronici nemmeno l'ombra! Solo uno stupido interruttore on-off che alimenta uno stupido motorino cinese. Che delusione. La macchinetta era un regalo, mi aspettavo qualcosa di più "corposo", magari una regolazione del numero dei giri, non so cos'altro, ma mi sembra molto stupido far pagare un circuito stampato per nulla. Eliminatelo, dato che non serve a nulla e fatemi pagare un euro in meno. Progettisti dei miei stivali. Mi immagino già la scena. Riunione con l'AD, il commerciale e l'ingegnere progettista. Quest'ultimo che cerca di proporre il suo progetto per un circuito di regolazione a microprocessore, con tanto di carica batteria al litio con controllo di soglia, spia di segnalazione bicolore lampeggiante, micro display blu che a leggerlo occorre una lente ma fa tanto tecnologico ed altre diavolerie elettroniche necessarie a riempire un ora di presentazione e dare percezione che il reparto R&D lavora alla grande per una grande azienda. l'AD ed il responsabile marketing, dopo una pausa di riflessione interminabile di trenta secondi, concordano per un "....naaaa..." e decidono di togliere, aggiustare, mettere, giustificando le scelte con teorie accademiche sui consumatori, sulle preferenze psico-attitudinali dei clienti, sull'andamento finanziario dei mercati globali, il tutto condito con citazioni di studi sull'ergonomia ecc. Alla fine, decidono di mettere in produzione l'oggetto apportando le modifiche suggerite: niente display altrimenti occorre mettere le scritte in dodici lingue, niente batterie altrimenti il costo sale troppo, niente spia di accensione, tanto si sente quando è acceso... L'ingegnere, che ha approntato il progetto lavorandoci anima e corpo, allora prende una decisione. Presa, interruttore, motorino, vaffanculo e stop. Ma, per soddisfare l'orgoglio personale, lascia il circuito stampato, giusto per ricordarsi in futuro che laurearsi, impegnarsi a fondo per 900 euro al mese quando si lavora con degli stupidi ed ignoranti, non ne vale proprio la pena.
Ciao

P.S. Inutile spingere. C'è posto. Ripeto: Inutile spingere. C'è posto.

domenica 14 giugno 2009

Sono esaurito dal blog

Sono esaurito. Non chiedermi perché ma sto tenendo in piedi ben 6 blog. Fosse per me lo farei per lavoro (inutile). Ma i ritagli di tempo non vanno riempiti dall'ozio. Una pausa sigaretta può aiutare a distrarsi da un lavoro di 15 ore giornaliere ovviamente pagato per due (ore). Ma a scrivere qualcosa da chi è fissato con la precisione è quasi un obbligo. Ora poi che il regime sta in tutti i modi di soffocare le voci libere ed indipendenti, ora più che mai è il caso di sfogarsi (forse per l'ultima volta) e dire la propria opinione, in un angolino di libertà che ci stiamo tenendo stretto con i denti. Anche l'attività di divulgazione è stressante, non fosse per la mole di stronzate che giornalmente ci vengono rivoltate e scaricate addosso. Ma la rete è un invenzione bellissima. Si può infatti prendere la merda che ci arriva e rimandarla al mittente. Straordinario. Come me esistono una moltitudine di persone, indipendenti e libere, non organizzate, che inconsciamente agiscono di concerto e senza direttive od imposizioni fanno la stessa cosa, segno che il sentimento di libertà è unico, irrinunciabile, sacrosanto, indispensabile e condiviso da tutti. Che poi i soliti approfittatori cerchino di interpretare il concetto di libertà a proprio uso e consumo, è un altra storia. Comunque lo scopo è nobile e l'attività socialmente utile. Senza le voci libere ed indipendenti, dato che la stampa finanziata con danaro pubblico non lo è più, ci troveremmo in una situazione di dittatura, governata da abili manipolatori, imbonitori e venditori di fumo. E' un attività usurante, che ci costringe a dedicare tempo e risorse altrimenti impiegate per la propria crescita personale o, perchè no, ad oziare e bearci del tempo libero che il progresso (quello buono) ci ha regalato.
Chiedo pertanto che venga riconosciuta l'attività di "blogger", con tanto di stipendio mensile, previdenza e fondo pensione. Una nuova professione. Stiamo facendo un vero lavoro che richiede impegno e passione. Non vedo perchè debba essere considerato un passatempo. Divulgare informazioni è a vantaggio di tutti, propedeutico alla crescita della società alfaabetizzata. Pretendo il riconoscimento della professione di Blogger!

P.S. Il popolo chiede sesterzi. Ripeto: Il popolo chiede sesterzi.

giovedì 11 giugno 2009

Votazioni II

Bene. Il popolo si è espresso ed ha deciso di confermare le proprie scelte sulla base di non si sa quali informazioni, dato che la stampa è particolarmente prona al volere dei potenti e da tempo non è più libera di dire la verità. Una notiziona però c'è. De Magistris Luigi e Sonia Alfano (due magistrati assolti dalle accuse che li hanno fermati nelle indagini) sono stati eletti con un numero enorme di voti, il primo, secondo a S.B e la seconda, prima donna più votata. Nessuno dei due ha praticamente avuto spazio in Tv e nei giornali, campagna elettorale tradizionale praticamente zero!. Un risultato incredibile. Ora che la rete ha dato i suoi risultati, la maggioranza ripartirà con leggi e decreti a colpi di "fiducia" (per evitare "fastidiose ed inutili" discussioni in parlamento) per imbavagliare anche questo mezzo di informazioni ancora libero e funzionante. Le scuse le conosciamo... in rete ci sono solo pedofili, terroristi e criminali. Visti i risultati elettorali, c'è da credere che in molti si berranno la storia di una internet senza regole, cattiva e pericolosa... da tempo, pian piano, lo stanno dicendo nei telegiornali, dove ad ogni fatto di cronaca ci si infila internet.... Stuprata da uno conosciuto in chat, bambino sodomizzato da un professionista che usa internet... per non parlare del reato di copia illegale di materiale protetto da diritti o del reato di calunnia (spesso verità).
Se poi si parla di intercettazioni, allora si invoca la privacy (sempre più confusa col desiderio di anonimato degli atti pubblici) mentre vengono alleggerite le restrizioni imposte a chi ci disturba sempre più spesso al telefono per venderci qualcosa.
Se tempo fa, facente parte di una minoranza, pensavo mi stesse sfuggendo qualcosa e pensavo di non aver capito, ora invece sono più consapevole... La cosa che mi rende così come sono, è l'informazione e la conoscenza. Guarda caso proprio due settori dove l'attuale governo sta intervenendo pesantemente per limitarle in quanto dannose per i loro interessi privati in atti pubblici. Di queste ore la proposta di imporre la rettifica ai siti internet (entro 48 ore!!). Si intuisce facilmente di come abbiano una paura folle della gente ibera. Mi spiace ma io non ho nessuna intenzione di rettificare la verità e nemmeno rinunciare alla libertà di espressione. Disobbedienza civile. Dovrete impedirmi fisicamente di farlo. Se mi toglierete l'accesso alla rete, conosco il modo di collegarmi comunque. Se mi sequestrerete il computer so come costruirne uno. Se mi taglierete le mani per non digitare, posso fare lo stesso con i piedi. Se mi taglierete anche i piedi posso fare lo stesso con la bocca. Non vi resta che venirmi a prendere di peso ed uccidermi, gettarmi da un elicottero in volo o rinchiudermi a vita in una caverna e non ho paura di questo. Come me ce ne sono a migliaia e prima o poi verranno a prendere voi. Non siamo noi i criminali.

P.S. Vaffanculo bastardi. Ripeto : Vaffanculo bastardi

mercoledì 3 giugno 2009

Votazioni

Torno da un assenza dovuta ad alcuni impegni professionali. Reso di buonumore dai complimenti ricevuti per l'ottimo lavoro svolto, cui non fa seguito però una chiara volontà a voler adeguatamente retribuire gli onorari, vorrei solo lasciare un promemoria. Fra qualche giorno si andrà a votare. Solo sette persone in italia hanno deciso chi candidare per le europee. Inquisiti, mafiosi, condannati per reati gravi... è un bel quadretto davvero. vorrei però aggiungere una riflessione dedicata agli smemorati. Molti di loro si sono adoperati per mettere il bavaglio alla rete, alle libertà di espressione a mezzo blog. Attricette ed attori falliti hanno proposto delle leggi liberticide ed anti democratiche, con l'avvallo di molti parlamentari che ora chiedono fiducia per poter continuare a fare i cavoli loro a nostre spese. Non mi interessa se di destra o sinistra, ma è il caso di favorire invece chi si è opposto e si oppone al tentativo di uccidere il popolo della rete per controllare internet e censurarla senza mezzi termini. Riflettiamoci ed informiamoci presso fonti credibili, non certo leggendo giornali imbavagliati o telegiornali ammaestrati. Ricordiamoci sempre che un popolo che dimentica la propria storia è destinato a commettere gli stessi errori. Pensiamoci prima di fare cazzate.
Un abbraccio

P.S. Marea in aumento. Ripeto: Marea in aumento.

sabato 25 aprile 2009

Copyright e giornalisti

Oggi è il 25 aprile, una splendida e tiepida giornata di sole. Decido di fare una pausa dalla frenetica corsa al recupero del tempo perso su un indagine forense di un hard disk, che devo consegnare prima di quanto vorrei. Pausa caffè, ne ho diritto. Il Bar è qui a 50 metri da casa, ma essendo giorno festivo riapre alle 15:30. Poco male. Mi siedo all'esterno e per ingannare il tempo decido di leggere una copia di un giornale lasciato sui tavolini. Di solito quel giornale non lo leggo mai, è pieno zeppo di pubblicità, redazionali sponsorizzati scritti dallo sponsor che si auto incensa, articoli confezionati ad arte per compiacere l'editore, il nano politico di turno, l'assessore sponsor ed una pletora di omuncoli dalla morale azzerata dall'avidità e dal profitto a tutti i costi. Di conseguenza mancano le vere notizie, quelle che infastidiscono i potenti ed il potere (politico ed economico). Spiace veramente dover constatare che i miliardi di contributi pubblici (comprese parte delle mie tasse) vengono intascati da questi ...... senza ottenere in cambio quello che ci si aspetterebbe... una NOTIZIA o almeno LA VERITA'. Ma oggi una notizia c'è. In penultima pagina compare nell'angolo in basso a destra un articolo, firmato Giordano Pascoli dal titolo "La cica" (in dialetto trad. in italiano "La sigaretta"). Troneggia nell'articolo una foto.... ma è una MIA foto!!. E' tratta dal MIO post "Sigarette fai da te" su questo MIO diario elettronico che qualcuno si ostina a chiamare Blog. Ma complimenti davvero!. Non ricordo di aver mai ricevuto alcuna richiesta di permesso alla pubblicazione, di aver mai dichiarato che le MIE foto possano essere liberamente utilizzate da chicchessia, di aver mai utilizzato materiale di proprietà altrui e nemmeno di aver letto la citazione della fonte della foto. Grazie per il furto, ladro di foto altrui.
Sono di questi giorni gli articoli spazzatura su The Pirate Bay, la triste vicenda di una condanna per violazione sui diritti d'autore inflitta a persone che non lo hanno mai personalmente violato e comminata da un giudice che sembra essere colluso con i detentori dei diritti.... diritti... diritti... che parolone desueto ed obsoleto. Oggi esistono persone che possono fare quello che gli pare, compreso rubare le cose altrui e sfruttare commercialmente le attività altrui, e farla franca...guadagnandoci ovviamente. E' il popolo delle libertà...di fare quello che gli pare senza alcun pudore, di calpestare i diritti altrui, in silenzio e con la scusa pronta che supera qualsiasi giudizio di qualsiasi magistrato. Bene!. Grazie! Bell'esempio. Gli stessi giornali si sono scagliati a favore di Mediaset che denuncia You Tube (oops, a favore del padrone dei giornali e delle televisioni). Lo stesso giornale che "dimentica" di citare le condanne in via definitiva comminate a politici o ai banchieri, o di pubblicare chi abbia mai venduto azioni spazzatura ad ignari clienti....qualche piccola banca di zona condannata (nel silenzio generale) al risarcimento e che possiede il giornale incriminato? Già. Chi è il pazzo che racconta queste cose che non fanno piacere a chi gli paga gli stipendi??
Lo stesso giornale, poche pagine prima, scriveva della maleducazione dei giovani, che bevono per strada, addirittura seduti sugli scalini delle chiese!! quale orribile reato!. Gli intervistati, con tanto di foto, si lamentavano dell'imbarbarimento della società, della caduta di stile e mancanza di educazione e pubblica decenza. Addirittura uno invocava una vecchia norma / ordinanza di Mussolini "Vietato sputare e bestemmiare". Ma di ricordare il divieto di rubare no?? Come possiamo pretendere comportamenti educati dai giovani se noi genitori (giornalisti compresi) per primi dimentichiamo prima di educarli e poi di dare il buon esempio?? Con gli esempi che vediamo in giro e senza una ferma condanna da parte dei media, come pretendere che i giovani rispettino le regole?
Paghiamo i giornali due volte, con i contributi ed all'edicola per leggere articoli che contengono materiale rubato, sempre pronti però a puntare il dito verso agli altri. Complimenti davvero. Allora...che fare??
Di sporgere denuncia nemmeno a parlarne ovviamente. Io sono un privato cittadino e loro i media... mi massacrerebbero pubblicamente con le solite menzogne ed io non avrei possibilità di replica con altrettanta forza. E poi andrei avanti anni con una causa da pagare e francamente io sono povero e loro ricchi (grazie anche a me). Allora? Allora stilerò un elenco degli azionisti e degli inserzionisti di quel giornale e comincerò a invitare a non acquistare i loro prodotti... di motivi ce ne sono a iosa. Togliere a loro il rientro degli investimenti proseguendo lo sciopero della spesa, che sto diffondendo efficacemente come un virus ed aspettare. Cosa? I giornali su carta stampata sono in crisi. Nell'era di internet è solo questione di tempo. Se continuano ad essere diretti da dinosauri, è solo questione di tempo (poco) e spariranno. Già oggi non starebbero in piedi se non fossero finanziati con le nostre tasse (e grazie tante per ricambiare col furto questo sostegno).
Per cui, inutile infierire più di tanto su un moribondo. Mi limiterò a spargere la voce, passare parola, convincere chi conosco a smettere di leggere la carta straccia e smettere di comprare i prodotti dei complici. Ricordare che il viral marketing funziona anche all'inverso e non solo per i prodotti.

Non so chi sia il vero colpevole del furto della MIA foto pubblicata,... il giornalista, l'impaginatore, l'editore, il data miner... boh non mi interessa più di tanto il colpevole. Ma se il colpevole, chiunque sia, ha una coscienza, se si sentisse male a vedere sfruttato il proprio lavoro a vantaggio di altri, se ricordasse che chi la fa la spetti e che il male che fai prima o poi torna indietro e ti si ritorce inevitabilmente contro, se si trovasse senza lavoro grazie proprio all'atteggiamento prepotente degli attuali padroni e non trovasse la solidarietà di chi lo circonda, se il suo lavoro venisse rubato, sfruttato ed attribuito ad altri senza ricevere nemmeno un grazie, se si trovasse a subire un ingiustizia senza possibilità di difendersi... anche con solo una di queste ipotesi, si ricordi di mettere nel proprio bagaglio di esperienze questo sincero, spontaneo e dal profondo del cuore di unamico,... VAFFANCULO!!.

P.S. La foto rubata contiene dati steganografati, ignorante! Voglio vedere come farai a toglierli.
P.P.S. Ruberesti mai un auto? Ruberesti mai una borsetta? Ruberesti mai un film? Rubare è reato! Anche le foto sono di proprietà di qualcuno... ignorante!
P.P.P.S. Oggi si celebra la liberazione dal fascismo (e purtroppo non ci siamo liberati dai fascisti), quando ci libereremo dei furbetti??
P.P.P.P.S. Chi la fa la spetti. Ripeto: Chi la fa la spetti.

venerdì 17 aprile 2009

Pensiero condiviso

A volte vorrei abbandonarmi alle menzogne dei media e della politica. Credere, obbedire e leggere Il Giornale, Libero e il Foglio tutti i giorni. Vivrei meglio. Il fegato non si ingrosserebbe.
La bile sarebbe sotto controllo. Il mondo rosa e blu. Blu chiaro, quasi azzurro. In casa riprenderebbero a sorridermi. Io stesso sarei più felice. La disinformazione produce sorrisi ebeti, convinzioni incrollabili e Mario Giordano. Ogni tanto vorrei seguire anch’io il flusso della fogna. Se dicono che non puzza, se credo che non puzza, forse ci farò l’abitudine. Ballare sul Titanic può essere bello, quasi emozionante. Chi si preoccupa è antidemocratico e, diciamolo, porta un po’ sfiga. Centrali nucleari, inceneritori, delinquenti che state in Parlamento e nelle banche, vi amo tutti. Se esistete un motivo ci sarà. Chi sono io per mettere in discussione la volontà di Berlusconi? Lui sa quello che fa. E se non lo sa, qualcun altro lo saprà al suo posto. Forse Cosa Nostra, la N’drangheta, la Camorra o la Massoneria.
Beppe Grillo
Tratto da La Settimana Volume 4 Numero 15 (link)

Mi associo. Passaparola.

P.S. L'orinoco non è un fiume di piscia. Ripeto: L'orinoco non è un fiume di piscia.

giovedì 16 aprile 2009

HP Color Laserjet 1600 (risolto)

Ho il morale alle stelle... ed un cliente felice in più. Sono riuscito a riparare il difetto dei colori sfalsati (disallineati) nella stampante HP Color Laserjet 1600 (vedi foto campione e post precedente). Chiamo il numero verde dell'assistenza e come mi aspettavo la Pamela mi fornisce un numero interurbano a pagamento. Chiamo il numero interurbano e, come suggerito, non pigio alcun pulsante di instradamento, così mi sorbisco per bene tutta la pappardella dei menu, compresa l'informativa sulla privacy. Alla fine risponde un tecnico ed inizia l'avventura.
Fase uno...verifica del firmware installato (20061127 ... una data rovescia) nella stampa Autotest / Configurazione (menu Report) ed aggiornamento al nuovo firmware (20070716)
Fase due... calibrazione consecutiva per tre volte e pulizia finale.
Se questa procedura non va, occorre, secondo il tecnico, sostituire il gruppo laser - specchi. L'ipotesi è suffragata dall'analisi dei numeri che compaiono in calce al rapporto autotest. Sopra le quattro bande colorate, compaiono due righe di testo. La seconda che inizia con "dh" è composta da quattro gruppi di numeri a 8 cifre ciascuno, rispettivamente per i colori giallo, ciano, magenta e nero. Secondo il tecnico, la media matematica di ogni gruppo di numeri deve dare come risultato il numero 50. Credo che quei numeri rappresentino l'intensità del laser per ogni toner o delle coordinate (di più non è stato possibile estorcere al tecnico, che credo non avrebbe parlato nemmeno sotto tortura). Nel caso in esame viene riportata una stringa come segue:

Giallo 53 55 56 58 133 133 132 134
Ciano 58 60 58 57 128 133 134 129
Magenta 71 73 73 68 118 119 120 124
Nero 10 8 7 10 12 12 10 12

Nero  disallineato HP Color Laserjet 1600Come si può notare, l'anomalia dei numeri si concentra proprio nel gruppo di 8 numeri relativi al nero. Forse lo specchio è sporco o il laser guasto (ipotesi)
Se la procedura di ripristino non funziona, il tecnico accapì "deve" aprire una richiesta di intervento di sostituzione del pezzo difettoso, sempre che il preventivo venga accettato dal cliente. Già ipotizzo un salasso esagerato anche perchè la garanzia è scaduta da appena sette giorni ed accapì su questo è tassativa... passato un anno anche di un secondo la garanzia non è più valida... complimenti per la precisione.
Procedo. Apro una pratica e poi con la tripla calibrazione e successiva pulizia:
Configurazione sistema -> Qualità Stampa -> Calibra colore -> Calibra ora
Assistenza -> Modalità Pulizia
Al termine provo a stampare una pagina di autotest ma il problema non si risolve. Richiamo l'assistenza, stavolta con il numero di pratica (aperta dando tutti i dati compreso lo stato delle cartucce) ed il pin di accesso. Due tentativi durante i quali ho ascoltato le quattro stagioni di Vivaldi. Alla fine mi risponde un tecnico diverso, pronto a darmi la soluzione... sostituzione del gruppo laser. Mi faccio consegnare il numero del pezzo da sostituire e chiedo contemporaneamente il preventivo. 100 euro solo per l'uscita del tecnico di zona, più il costo della parte di ricambio.
Passo alla ricerca in rete del prezzo della parte di ricambio - codice RM1-5181-000CN Trovo tre rivenditori, tutti oltreoceano. Si parte da 352,52 dollari sino a 355,73 dollari, con 90 giorni di garanzia più spese di imballo e spedizione. La stampante è stata pagata 159 euro più iva, a marzo 2008. A giugno 2008 è stata venduta ad un altro cliente a 139,00€ più iva. Se ci aggiungiamo il costo della manodopera, per sistemarla secondo accapì servirebbero più di 400 euro. Con una cifra del genere conviene buttarla e prenderne una di nuova. Sempre che non si conosca unamico. Preso dalla rabbia di questa pessima politica dell'usa e getta, di questo consumismo irresponsabile, decido di adottare il mio metodo..., o la va o si spacca. Prima si tenta con delle procedure "soft" che se non funzionano si procede con le procedure "hard" ovvero smontaggio e pulizia completa, sperando in un problema "meccanico" e non elettronico. Alla peggio si cerca qualcuno che ne butti una di uguale e di due se ne fa una. Il cliente è un mio amico e non mi va di proporgli il salasso. Allora? Alla fine l'ho sistemata ed ora è perfetta. Come? Io ho fatto così.
Si spegne la stampante (lasciarla spenta per almeno un minuto). Si premono contemporaneamente i due pulsanti freccia a sinistra ed a destra. Tenendoli premuti si accende la stampante e si continua a tenere premuto sino a quando non si accende. E' una procedura di reset - SUPER NVRAM INIZIALIZER. In questo modo si cancellano tutti i dati nella memoria protetta NVRAM, riportando la stampante nel modo "Generic Product" che cambia su "indefinito" il linguaggio usato e il settaggio "country/region". Si rilasciano i pulsanti ed occorre poi procedere con il settaggio del linguaggio e del media size (la carta) su A4.
La stampante entra automaticamente in modo calibrazione (occorre attendere che termini).
Terminata questa fase, per curiosità, ho stampato la pagina di autotest. La stringa dei numeri in calce viene completamente azzerata ma la stampa del layer nero appare sicuramente meno disallineata rispetto a prima. Procedo allora con quattro calibrazioni intervallate da stampe di controllo, il tutto seguito da una pulizia generale. Alla fine la stringa dei numeri appare come segue:

53 57 61 63 138 137 138 137
62 60 59 58 135 134 136 138
74 72 71 73 125 122 125 126
71 68 72 132 129 125 127

e il pattern di allineamento risulta perfetto (vedi foto). Problema risolto!.
Risultato: più di 400 euro risparmiati, ambiente meno ingombro dell'ennesimo rifiuto tossico, cliente felice, stampante praticamente nuova ed a me 40 euro in più in tasca (di più non me la sento di chiedere) che di questi tempi fanno comodo. Unico neo... il tamburo del nero rigato in 5 punti, colpa del ricaricatore peracottaro che ha colpito ancora. Ci sarà da chiedere la sostituzione "in garanzia" e senza discutere.
Morale della favola: Accapì "nell'assistere", poco si preoccupa di fare in modo che i propri clienti possano risparmiare, anzi sembra orientata a "vendere" riparazioni o sostituzioni. Credo che la cosa sia diffusa presso tutti i produttori di hardware e qui il vero business sono i consumabili. E' raro al giorno d'oggi trovare dei riparatori. E' più facile incappare in rivenditori senza scrupoli, che pensano più a sè stessi ed ai propri profitti che alle esigenze dei clienti. Sono cambiati i tempi, lo so, ma vorrei contribuire a cambiarli in meglio, ci sto provando ed a volte ci riesco, io la mia parte la faccio. Super morale della favola... al prossimo acquisto valuterò un altra marca...
Alla prossima.

P.S. Prevedo terremoto in quel posto. Ripeto: Prevedo terremoto in quel posto.

mercoledì 15 aprile 2009

HP Color Laserjet 1600

La stampante HP Color Laserjet 1600 non è malaccio. Stampa colori abbastanza brillanti, è adatta per piccoli uffici con esigenze "standard" di produzione di stampe a colori. Nulla a che vedere con la qualità fotografica delle tipografie, per cui per un catalogo è meglio rivolersi a stampatori professionali. C'è un problema però. Dopo un anno di onorato servizio, interrotto solo da un paio di cartucce difettose del solito ricaricatore peracottaro, si verifica un problema visibile in foto. Il nero viene stampato in modo sfalsato (a sinistra) rispetto al colore, di circa mezzo centimetro. A guardare la foto sembra di avere un problema alla vista. Il problema è della stampante, sicuramente non del software e non del driver. Se si stampa la pagina dimostrativa dal menu della stampante (scollegata dal PC), il problema si verifica in modo sistematico. Tutto il nero viene riprodotto fedelmente, spostato rispetto al colore che sembra nella posizione "giusta". Da cosa può dipendere? La stampante durante la sostituzione delle cartucce esegue una fase di calibrazione per allineare i colori. E' probabile che ci sia un problema di lettura durante la calibrazione, che sia entrato qualche corpo estraneo nel percorso della luce laser all'interno della stampante. Potrebbe anche essere uno specchio spostato, o sporco (vado ad ipotesi). Per me sicuramente un problema hadrware non segnalato dal firmware.
La garanzia è scaduta da meno di un mese... e c'è da pensare male in proposito. Allora chiamo il rivenditore il quale mi dice che è un problema hardware risolvibile solo da HP. Mi fornisce numero verde per l'assistenza e mi prospetta da subito l'acquisto di una stampante nuova a 150 euro. Domani chiamo l'accapì e sentiamo cosa mi dicono. La cosa strana è che il problema si è già verificato in altre stampanti ed altri modelli, sembra una cosa congenita del produttore a sentire il rivenditore. A pensar male, si può dire che accapì faccia in modo che le stampanti si rompano appena scaduta la garanzia. Di questi tempi l'ipotesi sembra credibile e la coincidenza conferma i sospetti. Certo è che HP in passato (25 anni fa) si è sempre distinta per l'eccellente qualità dei prodotti e del servizio di assistenza. Il tecnico arrivava in giacca e cravatta, minimo era laureato in ingegneria, si metteva il camice bianco e girava con tre valigioni enormi pieni zeppi di attrezzi introvabili in commercio ed una quantità industriale di parti di ricambio, anche quelle più insignificanti. Non se ne andava mai senza aver riparato i sistemi. Oggi i tempi sono cambiati e la cultura dell'usa e getta impera. E' da criminali produrre stampanti che "scadono", puntando il business solo sulla polvere colorata (toner). Da criminali. Così ci rimettiamo tutti, ci rimette l'ambiente, ci rimette il portafoglio, ci rimette soprattutto la fiducia nelle aziende che poi si lamentano per la contrazione dei consumi e rispondono a suon di sconti che aggravano sempre più il problema. Ovviamente le perdite dovute agli sconti vengono riversare sempre sulla manodopera a basso costo, sui materiali scadenti, sul sistema di distribuzione, ecc.. ed a rimetterci sono solo e sempre i lavoratori meno tutelati, le ultime ruote del carro come si suol dire. Domani chiamo il servizio di assistenza e vediamo cosa mi dicono... speriamo. Alla peggio la smonto pezzo per pezzo e cerco di risolvere con il vecchio metodo del fai da te che si fa per tre. Se nel frattempo qualcuno ha risolto, ha avuto lo stesso problema, sa come riparare questo difetto, mi contatti nei commenti per favore. Alla prossima.

P.S. Abbuffata all'orizzonte. Ripeto: Abbuffata all'orizzonte.

Aggiornamento - problema risolto (da me)

sabato 11 aprile 2009

Autopsia di un interruttore termico

interruttore termicoDal post precedente, con le considerazioni poco edificanti in merito agli idraulici smanettoni, ho proceduto con l'apertura di un interruttore azionato da un sensore termico. Dai dati di targa si legge TYPE TR/712 più altre sigle quali: T120II - CS E5567 - 250 / 15 (0.5) Prodigy Italiana Milano
Niente di elettronico ma sfruttamento dello stesso principio meccanico analizzato nel post precedente, basato sulla dilatazione termica di un liquido racchiuso dentro un elemento metallico conduttore di calore (rame). L'apertura dell'interruttore è stata effettuata semplicemente con una punta di trapano, con la quale viene rimossa la testa ribattuta di due perni metallici passanti. Un involucro di plastica, chiuso da un supporto metallico, da cui fuoriesce il tubo di rame che va al sensore e 6 contatti elettrici per la connessione fast-on. Il tubo di rame termina su un elemento meccanico, una specie di campana spinta da un perno saldato a stagno su un a piccola camera di espansione, una specie di pistone.
pistone di azionamentoIl pistone spinge una piastrina basculante su un perno metallico. La piastrina, muovendosi chiude due contatti in rame ed ottone. I contatti, dopo più di 10 anni di onorato servizio sembrano ancora "nuovi", soggetti alla naturale usura dovuta alle scintille ma ancora utilizzabili.
Due viti poste all'estremità opposta del pistone, permettono meccanicamente di regolare l'escursione meccanica del basculante che va a chiudere i contatti. In questo modo è possibile regolare la sensibilità dell'interruttore (che esce tarato di fabbrica) e l'intervallo di temperatura su cui deve lavorare. E' stato sostituito due volte, a mio avviso inutilmente. La prima volta perchè si sospettava fosse guasto, e non lo era in quanto si è poi scoperto che il problema risiedeva nella centralina. La seconda volta perchè il tecnico ha tentato per due ora a tararne uno di marca diversa, con il cacciavite, e per tagliare corto (praticamente impossibile) ha deciso di metterne uno nuovo tarato di fabbrica.
L'interruttore è di ottima qualità (il primo che è stato sostituito), niente parti plastiche o elementi fragili che si possono rompere. La ditta che li produceva, è stata inspiegabilmente chiusa con dispiacere degli idraulici che riconoscevano alla stessa un altissima qualità dei componenti prodotti. Ora si è costretti a ripiegare su prodotti più scadenti, impossibili da regolare, non meno economici ma maggiormente soggetti a rotture e malfunzionamenti. Non ci si riesce a spiegare la cosa. sembra che al giorno d'oggi conti più il profitto che la qualità, più la soddisfazione degli azionisti che dei clienti. Un vero schifo. E' anche da queste cose che si nota un decadimento progressivo della capacità produttiva di questo paese in favore della "finanza" che guarda più al profitto. Stiamo andando sempre più verso una società che non produce nulla ma consuma. Un vero peccato, dato che in questo paese ci sono persone straordinarie con capacità notevoli, fantasia da vendere, inventiva invidiata da tutto il mondo... tutte cose che devono sparire in nome del danaro.
Considerazioni a parte, da questi interruttori si possono recuperare le connessioni fast-on in ottone, che si possono saldare sui direttamente circuiti stampati per collegamenti "di potenza". Due molle in acciaio (ottima durezza), un micro involucro in plastica dura (ottimo per micro progetti di elettronica), un dado, una rondella metallica, un micro tubo di rame che metto da parte non si sa mai, tre perni metallici... meglio tenerli.
Alla prossima.

P.S. Mollare il pappafico. Ripeto: Mollare il pappafico.