sabato 11 aprile 2009

Autopsia di uno strumento di misura

Da un pò di tempo la caldaia del riscaldamento domestico ha intrapreso di sua iniziativa un sciopero intermittente, non autorizzato. Ci si svegliava al mattino con l'acqua fredda. Dopo ben sei interventi dei "tecnici" addetti alla manutenzione, l'ultimo dei quali il titolare in persona, il problema è stato finalmente risolto. 180 euro in nero per sostituire a) lo strumento di misura della temperatura dell'acqua, b) due interruttori termici, c) la centralina elettronica... il tutto in ben 6 interventi, 5 dei quali inutili.
Per le spie di segnalazione non c'è stato verso di convincerli a sostituirle. Comunque mi sono tenuto i pezzi sostituiti, a parte la centralina che mi dicono va in riparazione, altrimenti avrei dovuto pagarla.

Così con i pezzi "rotti" in mano, decido di assecondare la mia innata e mai soddisfatta curiosità.
Partiamo dallo strumento di misura della temperatura. E' uno scatolotto nero da cui parte un tubicino in rame alla cui estremità c'è un bulbo in ottone. Bulbo e tubo sono ripieni di un liquido che presumo serva per condurre il calore. In effetti il tubicino "perde" da una micro fessurazione. L'odore tipico degli idrocarburi, simile al gasolio, mi fa pensare a qualcosa a base di petrolio, sicuramente infiammabile. Con un accendino ho provato a scaldare il bulbo per vedere la scala graduata salire progressivamente (solo sino ad 80 gradi) per poi scendere rapidissimamente vero lo zero non appena si toglie la fiamma. La perdita di pressione del liquido all'interno del circuito, provoca una considerevole perdita di risposta dello strumento a fronte dell'innalzamento della temperatura rilevata dal sensore. OK, la cosa mi consola, è sicuramente guasto ed andava sostituito.

All'altra estremità, il tubo è appiattito e termina avvolto su un perno di plastica (in senso antiorario) su cui viene fissata una rotellina graduata, visibile esternamente attraverso una finestrella trasparente che riporta il segno di riferimento per la misura. Il principio di funzionamento è puramente meccanico. Si basa sulla trasmissione di calore e dilatazione termica del materiale. Rame e liquido conducono il calore. La spirale, avvolta attorno ad un perno in senso antiorario, quando si dilata tende a far ruotare il perno in quanto il materiale occupando un volume maggiore tende a "stirare" l'avvolgimento. La dilatazione viene meccanicamente trasmessa al perno su cui è fissata la scala graduata. Semplice...30 euro per il pezzo, più altri 30 per il lavoro di sostituzione. Durante la riparazione della caldaia mi sono soffermato a fare domande ai vari tecnici che si sono succeduti nelle riparazioni (inutili). Solo uno (ho scoperto poi essere il figlio del titolare) ha saputo darmi una spiegazione molto sommaria del funzionamento dello strumento. Gli altri a fare ipotesi assurde, sbagliate, imprecise... e poi se la prendono con gli informatici smanettoni... anche gli idraulici sono un branco di ignoranti con la sola differenza che si fanno pagare a peso d'oro, quando li chiami vengono quando gli pare comodo a loro, per fare il loro lavoro occorre un patentino e dulcis in fundo siamo obbligati a chiamarli almeno una volta all'anno per il controllo obbligatorio dei fumi. Non è giusto. La provincia è chiamata a fare i controlli ed in caso di mancato adeguamento sono multe salate. Se ci fosse una legge che obblighi tutti i possessori di computer a chiamare una volta all'anno degli informatici col patentino per controllare la presenza di virus, sono sicuro che sarebbero in molti a protestare. Ma gli idraulici guai a toccarli. Per quanto riguarda la loro professionalità...meglio lasciar perdere. Sono pagati mooolto di più degli informatici ed hanno una conoscenza dei sistemi che riparano mille volte inferiore ad un tecnico informatico. Cambiano pezzi a casaccio, per tentativi ma si fanno pagare a tariffe più che rispettabili, ovviamente in nero altrimenti la massaia di voghera deve sborsare un 20% in più senza capire perchè (tanto nessuno glie lo spiega). OK. Ed ora?? Durante lo smontaggio, il cervello non è stato certo a guardare. Con un pò di fantasia si potrebbe tenere la parte meccanica e delegare la rotazione della scala graduata ad un micro motorino passo passo, tipo quello che si trova nei floppy disk. Basta tradurre e mettere in relazione le grandezze "gradi centigradi - passo del motore stepper" e si può ottenere uno strumento di misura sicuramente meno afflitto da problemi di usura o perdite di liquido, economico in quanto realizzabile con poche parti di recupero, controllabile elettronicamente per eventualmente "loggare" le escursioni termiche... di possibilità ce ne sono a iosa. alla prossima.

P.S. Hack the planet. Ripeto: Hack the planet.

giovedì 9 aprile 2009

Ore10

Le poste italiane non finiranno mai di stupirmi. La fantasia di quei managers illuminati non ha confini, al pari dei messaggi pubblicitari tanto distanti dalla realtà. Dopo la consueta pulizia alla casella postale infestata senza rimedio dai messaggi di spam, cui è riservato un semplice, inutile ed inefficace "blocca mittenti" che non offre nemmeno la possibilità di editare gli indirizzi bloccati, se ne escono con un servizio di recapito dei pacchi postali entro le ore 10 del mattino. Leggiamo per bene l'offerta con alcuni commenti:

"Se hai bisogno di una spedizione veloce e puntuale Poste Italiane ha pensato per te Ore10
Il nuovo servizio accessorio che prevede la consegna delle spedizioni Postacelere 1 Plus e Paccocelere 1 Plus entro le ore 10 del giorno lavorativo successivo (sabato escluso) a quello di spedizione in oltre 700 località italiane. Clicca qui per verificare da quali regioni di partenza e verso quali destinazioni puoi inviare Ore10 oppure chiama il numero verde gratuito 803.160"

Che bello, hanno pensato a me! per avere informazioni poi posso addirittura usare il telefono... avete mai provato? Se vi volete perdere un paio d'ore prima che qualcuno risponda solo per darvi un numero a pagamento da chiamare... mandare un e-mail?? ma siamo impazziti? cos'è l'e-mail?? poi gli tocca mettere addirittura qualcuno pagato per rispondere!!


"Con la formula "soddisfatti o rimborsati", se la spedizione arriva con un ritardo superiore ai 15 minuti, è possibile richiedere un bonus, pari al supplemento pagato, da utilizzare entro 6 mesi per una nuova spedizione(*) con Ore10. Per tutte le caratteristiche, le limitazioni e le altre ipotesi di rimborso relative al servizio consulta le condizioni generali del servizio".

Qui mi viene un dubbio. Se non sono soddisfatto, e decido di non utilizzare mai più i servizi di Poste Italiane, non mi viene rimborsato nulla? Complimenti. Mi promettono un bonus del tipo..."ritenta e sarai più fortunato". E poi il bonus riguarda solo il supplemento... ed i danni conseguenti al ritardo di un servizio che avevo utilizzato per una ragione urgente?? Suona tanto come "lascia perdere i reclami che è meglio". non voglio nemmeno leggere le "limitazioni ed ipotesi di rimborso" nelle condizioni generali. Di limitazioni ce ne sono anche troppe, concentrate nelle capacità mentali di questi geni del management. Già si capisce poi che sono solo IPOTESI le richieste di "rimborso".

"Basta un semplice adesivo e la spedizione arriva prima".

Urca! Si certo, basta il bollino e già mi immagino il postino, già incazzato per il precariato o il salario da fame, che si mette a correre come un pazzo sul motorino di servizio per consegnare entro le 10. Per piacere! Se basta solo un bollino, perchè non applicano la celerità di consegna a tutta la corrispondenza? Il postino è sempre lo stesso, i mezzi di trasporto pure, l'organizzazione la stessa, i fossil-managers poi sono lì da più di duecento anni credo.... o forse esistono dei superman che gestiscono la posta di serie A e serie B ? O forse la corrispondenza "pagata poco" viene ammassata da qualche parte come se se avesse la lebbra dei poveri?

"Spedire con Ore10 è facilissimo: è sufficiente verificare che la destinazione sia inclusa nelle tratte servite e applicare l'adesivo dedicato sulla spedizione. Gli adesivi sono disponibili negli uffici postali".

Facilissimo. Applichiamo un bollino e si risolve tutto, basta mandare la corrispondenza alle zone di serie A. Ma in quale film?? I pacchi arrivano con ritardi mostruosi ed a costi esorbitanti. Un pacchetto spedito da "honcong" (cina) ci ha messo una settimana per arrivare al costo di due dollari. Qui in "itaglia" per 9 euro spedisco un pacco senza garanzie che arrivi ed a volte non arriva affatto, quando arriva, anche dopo due settimane se arriva, sembra che ci sia passato sopra un camion a 12 assi, spesso inzuppato d'acqua quando piove o strappato, forato, sporco di terra. A richiedere in posta i moduli di reclamo ci si scontra con le impiegate addestrate a farti cambiare idea, restie a darti un modulo che potrebbe danneggiare la prestigiosa immagine dell'azienda.... meglio lasciare perdere ed affidarsi ai corrieri. Lasciamo perdere la collanina di poco valore economico che avevo spedito alla mia compagna, sarà al collo di qualche postina e speriamo che ci si strozzi!

Un vantaggio tira l'altro...scrivono in calce alla presentazione del nuovo servizio, a cui vorrei aggiungere anche un vaffanculo tira l'altro.

P.S. Una rondine non fa primavera. Ripeto: Una rondine non fa primavera.

domenica 29 marzo 2009

Autopsy di un hard disk (2)

Sto eseguendo un analisi di un disco per conto di un cliente. 1TeraByte di dati da anlizzare senza sapere nemmeno cosa cercare esattamente. Un vero incubo. Da qualche giorno il mio fedele PC da 2.4 Ghz monoprocessore sta sbatacchiando il disco di destinazione, giorno e notte, per creare il datafile su cui poi generare la timeline. Spero solo in un colpo di fortuna, anche se l'esperienza mi insegna di focalizzare l'attenzione, per prima, su due o tre cose. La sterilizzazione, la clonazione dei dati, la generazione delle impronte md5 e sha1 ha richiesto quasi una settimana, per non parlare del fatto che ho dovuto acquistare i supporti ed un banco di ram da 1GB (odio spendere soldi). Speravo, anche questa domenica, di potermi riposare un pò. Invece eccomi qui a lavorare (per fortuna). Mi riposerò nei periodi di stanca, nei quali approfitto del tempo libero per studiare cose nuove e sperimentare nuovi hack mai intrapresi da chicchessia. Mi spiace solo aver dovuto accantonare molte cose in sospeso e dover ritardare ancora i risultati. Pazienza. alla prossima.

PS. ACAB. Ripeto: ACAB.

giovedì 19 marzo 2009

Autopsy di un hard disk

Normalmente, quando ricevo un disco rigido usato per le prove di laboratorio, procedo immediatamente on la formattazione in ext3, giusto per levarmi di torno il sistema (non)operativo che solitamente risulta installato e che non voglio nemmeno più nominare. Stavolta però, reduce da una serie di rifiuti collezionati in seguito ad una "campagna pubblicitaria" mirata alla cura degli aspetti inerenti la sicurezza, voglio procedere diversamente. E' notizia di cronaca, che si ripete con periodicità costante, il rinvenimento di dati sensibili in hard disk dismessi o destinati al macero. Un apposita legge, obbliga i possessori di supporti digitali a provvedere alla distruzione dei dati in caso di rottamazione di periferiche in grado di memorizzarli. L'"itaglia" invece è un paese di furbi, sapienti e presuntuosi. Grandi managers, amministratori lungimiranti, capitani d'industria illuminati... tutti che credono di sapere e producono, o contribuiscono a produrre, la crisi economica finanziaria che stiamo vivendo e pagando. Ad andarli a trovare nei loro mega uffici e proporre servizi orientati alla sicurezza dei dati, alla tutela della privacy dei loro clienti, nemmeno a parlarne. Deficienti. Tutti gli argomenti che non producono un guadagno immediato vengono rintuzzati come "spesa" e quindi ovviamente, per loro, un capitolo da tagliare con l'unico scopo di massimizzare i profitti ed accontentare quegli azionisti bastardi che premiano questi atteggiamenti miopi e potenzialmente dannosi nel lungo periodo. A vederli usare un backberry si nota la stessa perplessità che possono avere delle scimmie nel tentare di aprire un barattolo (ma è più probabile che le scimmie imparino moooolto prima).
Ecco che allora nei supporti digitali dismessi, nei palmari, nelle chiavette, negli smart phone, nel trashware destinato alla discarica, si trova di tutto, è possibile rinvenire addirittura in chiaro quanto il proprietario nemmeno si è premurato di cancellare, dati riservati, corrispondenza delicata inerente strategie aziendali, listini e progetti, comunicazioni importanti, password con tanto di nome utente e quant'altro possa fare felice e tentare anche il più mite dei malintenzionati. Stavolta non mi faccio sfuggire l'occasione, preso dal desiderio di vendicarmi, punire e dare una dura lezione. Se lo meritano. Nemmeno si immaginano (e non vogliono immaginarselo) i danni che hanno già prodotto con il loro atteggiamento di menefreghismo. Quando accadrà loro, di trovarsi il conto bancario prosciugato, qualche grande cliente che passa alla concorrenza o il prodotto di punta "clonato" e venduto a metà prezzo, già me li immagino i piagnistei, pronti a fare le vittime del pirata di turno, ad invocare l'ennesima legge liberticida, a pagare qualcuno che ben si guarda di risolvere il vero problema, ma è pronto a fare ciò che gli si ordina consapevole che all'ignoranza c'è rimedio, alla stupidità no, ed allora è meglio incassare la fattura, stare zitti ed ubbidire senza polemizzare o proporre delle vere soluzioni. Va bene così. Se la sono cercata. Cazzi loro. I crackers sono il prodotto naturale di una classe dirigente miope, presuntuosa ed arrogante, di imprenditori stupidi, di dirigenti avidi, di capi e capetti incapaci ma pagati profumatamente. E, dato che questo modello di società esalta il possesso di danaro ed il profitto come modello positivo e mette in secondo piano le persone, la pratica dei valori, la solidarietà, allora per mettere a nudo il problema e dimostrare come tutto ciò sia sbagliato e dannoso, è sufficiente togliere loro il danaro per far apparire la sostanza. Ma è possibile che alla base di questa rivoluzione ci sia l'autopsia di un hard disk?

AGGIORNAMENTO: stavolta è andata bene. il disco in questione è stato pulito in tutta l'area non allocata.

P.S. Controllare i log. Ripeto: Controllare i log.

venerdì 13 marzo 2009

Banca sanguisuga, il ritorno

Ci risiamo. Nonostante le rassicurazioni alla vice-direttrice, alla quale avevo assicurato la disponibilità a rientrare con piccole rate mensili, mi viene recapitata l'ennesima raccomandata con ricevuta di ritorno. Ci risiamo. Mi comunicano che la "siffatta esposizione" non può essere tollerata e mi concedono 8 giorni per raccattare milleottocentoeuro. Grazie. In otto giorni potrei andare a trovare i miei creditori ed avvisarli che un siffatto atteggiamento di menefreghismo nei confronti dei crediti che vanto, non posso tollerarlo oltre e dare loro al massimo 10 minuti per ottemperare, magari con una mazza da baseball puntata verso i legamenti delle ginocchia. Potrei tentare anche con delle minacce velate, tipo "...so dove studiano i tuoi figli..." o cose del genere. La cosa strana è che ho dimostrato la mia buona volontà, con rate da 100 euro mensili. di più non posso davvero, dovrei rinunciare all'indispensabile per vivere. Ora, per tappare questa voragine finanziaria che in confronto ai loro problemi è una tragedia, dovrò tornare dal direttore e spiegare per l'ennesima volta come non sia davvero possibile spremere acqua dai sassi. Il lavoro ce l'ho, sono i pagamenti che saltano.. Forse capirà. Se vorrà andare avanti, che proceda pure a pignorarmi il rottame di auto che ho, così davvero non potrò più lavorare e credito addio. Vorrei però ricordare al mio saputello direttorino, una cosa. Quando vendevano le azioni del sud pacifico, quelle che poi sono crollate a zero lasciando sul lastrico centinaia di clienti, fra cui pensionati e famiglie monoreddito, erano sorridenti e rassicuranti. Ora invece sono arroganti e prepotenti. Si vede che dopo aver perso la causa, devono raccattare da me gli spiccioli (che non ho). che ce li mettano loro, dai fondi raccolti raccontando frottole agli investitori, dai loro guadagni stratosferici, dalle somme guadagnate con l'inganno . Mi sa che stavolta non pago. Non possiedo nulla, davvero nulla, per cui ci rimetteranno loro. Banche, andatevene Affanchiulo.

P.S. Trenta danari per l'informazione. Ripeto: Trenta danari per l'informazione.

mercoledì 11 marzo 2009

Carta di credito

Ci sono giorni che li passo a rispondere al telefono, a signorine incaricate di battere a tappeto la numerazione di una particolare area geografica per le solite proposte commerciali. Inutile ricordare loro che la legge sulla privacy vieta di effettuare chiamate a scopo commerciale. Vani i tentativi di chiedere una rimozione del numero dai loro elenchi. Ad ogni modo, mi chiama una certa angela "di citybak"... vuole a tutti i costi parlare col titolare. Sono una ditta individuale e pertanto "in azienda" svolgo mansioni di titolare, amministratore, centralinista, operaio, addetto alla manutenzione, usciere, impiegato, addetto alle pulizie e... Provo solo a dire "A che proposito?" che la signorina inizia con la solita predica recitata a memoria. La lascio parlare, che si sfoghi, tanto lo so che terminerà la presentazione con una domanda. Conosco le tecniche di vendita e quella utilizzata in questo caso è una delle peggiori e più inefficaci. Alla prima domanda inizio io a farle, fingendomi moderatamente interessato. Vuole mandarmi a casa una nuova carta di credito, una visa black (sarà per i fondi neri che ho alle cayman?)... innumerevoli i "vantaggi", costa niente a parte trenta euro all'anno (contraddizione), accumulo punti (che se non spendo a cosa mi servono?), mi danno due biglietti gratis per l'aereo (...) e via con tutta una serie di affermazioni generiche e aggettivi positivi rimarcati con un tono di voce più incisivo..."vantaggi, incredibile, risparmio, libertà, quando vuole lei, senza impegno...".... mentre i termini "scomodi" vengono pronunciati in fretta fra una frase e l'altra, "...firma, contratto, spese, debito...".

Tutte le argomentazioni proposte, non sono minimamente allineate alle mie esigenze. Mi sento come il solito "uno dei tanti" da convincere, uno del mucchio su cui sparare, che una legge statistica prevede una certa percentuale di successo... La goccia che fa traboccare il vaso è l'ennesimo tentativo di dire qualcosa e venire interrotto con le obiezioni. Al quarto tentativo di interruzione, continuo a parlare per terminare ciò che volevo dire e la signorina, incurante di ciò, continua a parlarmi sopra (o sotto, dipende dai punti di vista). Siamo andati avanti così per tre minuti, dove io e lei parlavamo contemporaneamente, totalmente incuranti dell'altro. Se questa è l'attenzione prestata alle esigenze del cliente, stiamo freschi... Allora decido che è venuto il momento di usare la frase magica..."Signorina, ho preso una decisione. Non sono interessato". Ho dovuto ripeterla due volte per terminare la conversazione senza doverla mandare a fanchiulo . In genere non me la prendo con gli operatori, talvolta male formati. E' il loro lavoro, sembrerebbe la giustificazione. Ma un lavoro migliore non è giusto pretenderlo?
Allora. Giusto per puntualizzare alcune cose...
1) Un altra carta di credito non mi serve. Potessi farne a meno ne sarei felice
2) Sta storia dell'accumulo punti sconto non mi piace. Preferisco uno sconto immediato visto che se lo possono permettere.
3) Non è mia abitudine dare a sconosciuti i miei dati di appoggio bancario.
4) Se proprio qualcuno decide di farmi credito lo faccia a fondo perduto, altrimenti no grazie.
5) Le banche andrebbero chiuse con l'imputazione di associazione criminale
6) Le carte di credito sono solo una comodità per indurci a consumare più agevolmente. Sono ancora in sciopero della spesa.
7) Le banche potrebbero investire le sovvenzioni statali (i nostri soldi) per educare il personale che ci disturba al telefono, almeno ad ASCOLTARE i potenziali clienti
8) Non mi sono mai permesso di chiamare le banche per proporre i miei servizi, gradirei la stessa cortesia in cambio.

Per ultimo la motivazione più importante. In banca sono in rosso... Quando va bene ci sono solo pochi spiccioli. Sono anni, tantissimi anni che non faccio ferie, almeno quattro anni che non mi compro vestiti nuovi, due anni che non vado al ristorante, la mia auto ha 20 anni, la casa dove vivo cade a pezzi... sono un povero straccione, ma prendere per il culo una banca e fingermi un milionario da convincere mi ha un pò reso di umore migliore. Grazie, ma per favore non chiamatemi mai più.

P.S. spartire le acque. Ripeto: Spartire le acque.

domenica 8 marzo 2009

DIY hot air rework

Cronaca di un temporaneo fallimento. Oggi mi sono messo in testa di riprendere una realizzazione abbandonata tempo fa. Ho la necessità di una stazione dissaldante per recuperare i componenti SMD o per piccole riparazioni alle schede elettroniche. In rete si trovano diversi progetti per modificare un saldatore a stagno e con una pompetta da acquario creare un dissaldatore ad aria calda. Mi sono procurato la pompetta, il saldatore ed un pezzo di tubo in silicone presso una ditta specializzata (li vendono a rotoli ma sono riuscito a portare fuori un pezzettino). Dopo aver assemblato il tutto, inserendo il tubo in silicone direttamente dentro l'elemento riscaldante, sono passato alle prove. Nulla. Lo stagno proprio non ne vuole sapere di sciogliersi. Allora oggi ho cercato di capire cosa non va. Lo stagnatore è da 40 watt... la temperatura dell'aria a contatto con il tubicino di ottone in uscita raggiunge i 280 gradi. La misurazione è effettuata inserendo la sonda K direttamente dentro il tubo. 280 gradi sono sufficienti a fondere lo stagno. Ma se misuro la temperatura dell'aria a 4 - 5 mm dall'uscita, sembra che la temperatura scenda sotto i 110 gradi, troppo pochi per sortire un effetto fusione. O il flusso d'aria è troppo lento oppure mi serve una temperatura interna più alta. Ho trovato in rete un progetto che prende il filo riscaldante da una pistola ad aria calda di recupero...che non ho. In questo modo, l'elemento riscaldante è totalmente auto costruito, alimentato a 12 volts (3 amp), inserito dentro un tubo di ceramica ed avvolto con della mica isolante. Raggiunge i 310 gradi in uscita e con una ventola di recupero il soffio d'aria è sufficiente a spegnere una candela a 5 centimetri. OK. Non so come facciano quelli che hanno modificato lo stagnatore da 40 watt ed una pompetta da acquario ma a me non funziona. Ho provato ad isolare le perdite, nulla da fare. Mi serve più temperatura e maggior flusso d'aria. Allora ho in programma di recuperare una resistenza che tempo fa ho utilizzato per riparare una sigillatrice per sacchetti di plastica (è una fettuccia metallica larga 3mm). Con il metodo sperimentale posso determinare la lunghezza e la tensione di alimentazione in modo che arrivi ad arroventarsi. Dubito di riuscire a far stare il tutto dentro uno stagnatore, ma vorrei provarci. Per il soffio d'aria nessun problema, basta un piccolo compressore, una ventola da PC, un motorino di un phon, qualcosa lo trovo sicuramente. In questo modo posso anche progettare un regolatore di corrente o alimentare la resistenza in PWM in modo da poter controllare la temperatura, magari agendo anche sulla velocità del flusso d'aria.
Mi manca il tubo di ceramica (o un supporto adeguato) , è uno scoglio non da poco e non so dove andare a recuperare una pistola ad aria, guasta. Quella che ho è nuova e non mi va di smontarla. In alternativa potrei usare dei fogli in silicone da avvolgere all'interno di un tubo metallico e crearmi un manico, magari con una manopola di un manubrio da moto. Forse presso qualche ditta di forniture industriali riesco a trovare qualcosa... Per ora accantono il progetto nel contenitore degli esperimenti falliti,ma non demordo. Alla prossima.

P.S. Aldo dice 44 meno 3. Ripeto: Aldo dice 44 meno 3.

LG FLatron LCD 575LM


Mi è capitato per le mani un monitor LG modello LM565D-EA, schermo da 15,1 pollici, alimentato a 12 volts (3A). Ha un difetto che si verifica a freddo. Presenta, all'accensione, delle righe orizzontali che fanno intravedere la schermata sottostante. A dire il vero è l'immagine sottostante che viene riprodotta senza sincronismo verticale. Dopo un ora di funzionamento, quindi "a caldo", l'immagine si stabilizza pian piano e si riesce ad utilizzare il monitor. E' un difetto che si presenta in altri monitor dello stesso tipo, per cui chi lo utilizzava in azienda ha deciso di lasciarlo sempre acceso 24 ore su 24 (mascherando il pulsante di accensione con nastro adesivo). A me il monitor serve per il laboratorio di elettronica dove ho anche un portatile compaq Presario P700 ricevuto in dono da un Collega. Dalla poca esperienza che ho, dato che il problema si verifica a freddo, presumo che il "guasto" sia da ricercare in qualche componente che presenta una deriva di funzionamento. Solitamente può essere qualche condensatore elettrolitico che interssa il circuito di sincronismo verticale. In mancanza dello schema, ho provveduto ad acquistarlo on-line a 19.95$ (poco più di 15 euro al cambio attuale). Sto aspettando che mi arrivi il link per il dovnload. Mercoledì scorso ho acquistato anche un manuale per la riparazione degli schermi LCD (e dei televisori al plasma), che contiene informazioni generali circa il funzionamento della circuiteria interna, giusto per non andare a casaccio nella ricerca dei guasti. Sembra che mi sia capitato un problema dei più difficili da risolvere. Pazienza. Un vero ostacolo resta la mancanza di un oscilloscopio, di un misuratore di capacità e di un altro paio di strumenti che non riesco a procurarmeli "di recupero". Temo che stavolta dovrò investire qualcosa... magari al prossimo incasso se mi va in porto una trattativa in corso. Nella ricerca dei manuali tecnici, degli schemi e delle istruzioni di riparazione, ho scoperto un mercato dove non esiste nulla di "gratis". La categoria dei riparatori non è certo una categoria che applica la condivisione del sapere che si può riscontrare ad esempio fra gli informatici, dove l'open source sta diventando ormai un obbligo. Schemi, manuali a pagamento in formato PDF. Vorrei informarmi se si tratta di copie acquistate dal produttore o se si tratta di manuali di servizio redatti da riparatori. Nel primo caso sarebbe una copia che credo vada a violare dei diritti d'autore. Nel secondo caso c'è il rischio di acquistare un manuale "inutile". Alla peggio avrò buttato 15 euro ed il rivenditore disonesto si guadagnerà una serie di improperi via mail. Per quanto poi riguarda il reperimento dei componenti di ricambio... come farò?? Mi venderanno una capacità SMD?? Un singolo componente mi sa che non si degnano nemmeno di spedirmelo e francamente non ne voglio acquistare 100 per poi trovarmeli nei cassetti inutilizzati. Fore riuscirò a recuperarlo da qualche scheda...speriamo. Ciao

P.S. Non spingere, c'è posto. Ripeto: Non spingere, c'è posto.

domenica 22 febbraio 2009

Server crash

Avrei preferito in questo week-end andarmene a fare un giro o dedicarmi ad altre cose. Venerdì la prima sorpresa. Il server è spento. Why?? Ad avviarlo si avvia ma dopo pochi minuti si spegne da solo. Allora adotto le procedure di disaster recovery e prontamente il disco viene installato nella macchina gemella di scorta. Pochi minuti ed il sistema riparte. Domenica mattina un altra sorpresa. Il server è giù un altra volta. Acceso ma insensibile ai comandi...bloccato. Riavvio impossibile, non si avvia nemmeno il bios. Due guasti hardware nel giro di due giorni sono per lo meno sospetti. A poco valgono i test successivamente effettuati sull'hardware. Guasti e basta.
Urge un intervento straordinario per ripristinare le funzionalità del sistema. Il disco (ed i preziosissimi dati che contiene) è integro. Manca solo una mother board con scheda di rete incorporata, un minimo di memoria ram, un alimentatore. Frugo nel mucchio di ciarpame e salta fuori un vecchio case slim di un PC anonimo, con il telaio piegato probabilmente da una caduta. Installo il disco che però è troppo spesso per l'alloggiamento del case di recupero. Pazienza, lo terrò in sede con un pò di nastro adesivo. Monto il tutto ed in due minuti ottengo un "nuovo" server. L'aspetto è simile a quello che si può immaginare in uno scenario post-atomico. Manca la copertura esterna, la ventola del processore è un pò rumorosa, il nastro adesivo tiene fermo il gruppo unità di memorizzazione (lettore CD compreso)... ma 2.3 Ghz di processore, 1Gb di ram, scheda di rete da 1 megabit... anche troppo per le funzioni che deve svolgere. Apache web server, server imap POP3 (dovecot), Fetchmail su cron periodico, MySQL server, NFS... anche troppo per la modesta rete che deve gestire. Ora, dato che le disgrazie non vengono mai sole, dovrei predisporre un nuovo disco di scorta e pianificare meglio i salvataggi periodici su unità esterna. Mi manca un disco e dovrò procurarmelo alla svelta. Purtroppo all'ecocentro mi hanno combinato un bello scherzo. Il bidone delle apparecchiature elettroniche è ora inaccessibile e non è più possibile recuperare ciò che gli altri buttano. Bastardi, chissà perchè... c'è da immaginare che ci lucrino sopra, dopo che abbiamo pagato la tassa di smaltimento, probabilmente i rifiuti vengono venduti (doppio guadagno). Non è giusto. Dischi da 20 o 40 giga sarebbero sufficienti, chissà quanti ormai li buttano ed io non li posso recuperare. L'unico modo sarebbe quello di intercettarli prima che vengano gettati nello scivolo che conduce alla vasca di raccolta, chiedendo al proprietario di cederli per nulla. So che è un operazione che non è ben vista dal guardiano delle immondizie (un laureatino occhialuto e saputello) il quale ottempera scrupolosamente a precise istruzioni di costringere le persone a buttare a tutti i costi il più possibile. Il libero scambio gratuito è vietato. Pazienza. Troverò un altra soluzione. Speriamo che questo garbage-server tiri avanti ancora per un pò, in attesa di un rimpiazzo decente. Ma la cosa che più mi "dispiace" è che il case del vecchio server (un HP Vectra) l'avevo fatto verniciare dal carrozziere. Una splendida vernice lucida (da carrozzeria) di colore blu metallizzato con effetto glitter. Un capolavoro, curato nei particolari, con finiture in color argento. Mi spiace gettare quel contenitore. Quasi quasi attendo di recuperare una mother boad che ci sta dentro e lo ri-utilizzo. Alla prossima.

P.S. Stare in coperta. Ripeto: Stare in coperta.

martedì 17 febbraio 2009

Non pago per lavorare, grazie.

Oggi mi sono recato presso un'azienda di servizi, prospettando una possibilità di acquisire qualche incarico professionale. Così almeno al telefono mi si era prospettato l'appuntamento. Barba rasata, vestito buono per le occasioni, scarpe lucide, puntuale come un cronometro svizzero. Dopo un ora di fuffa e chiacchiere della serie, "siamo grandi", "siamo i migliori" ecc.ecc inizio ad insospettirmi. A poco valgono le lusinghe, i complimenti per il mio status professionale, so esattamente quanto valgo e non mi propongo mai ad un centesimo di più di ciò che posso offrire. Mi parlano addosso di appalti, gare, del settore pubblico, di incarichi a sei cifre... tutte cose allettanti sicuramente, il desiderio è emerso e la tecnica per farlo è a me nota. Ottenuto uno scontatissimo "sì, potrebbe interessarmi" , che se non lo si pronuncia l'imbonitore è costretto a continuare ad oltranza, si arriva finalmente al nocciolo della questione. Cosa dovrei fare per ottenere tutto quel ben di dio?. Ma pagare ovviamente! Un abbonamento annuale ad una banca dati... dati pubblici ovviamente, facilmente reperibili in rete agratis. Ma che mi stanno a pigliare per i fondelli? com'è possibile che esistano attività del genere? Dovrei pagare per lavorare? Un pizzo annuale per un servizio di consultazione di gare pubbliche per servizi di consulenza... non ho nemmeno chiesto "quanto costa?". Trovo disonesto usare le tecniche di manipolazione per ottenere un consenso alla sottoscrizione di un abbonamento e pagare per consultare dei dati già disponibili. Probabilmente qualcuno già sta pagando, qualcuno si è abbonato, buon per lui, forse si è trovato nella condizione di non sapere dire di no. Così ho sprecato tempo, benzina e pazienza. Vaffanchiulo.

P.S. Ciccio Paletta torna all'ovile. Ripeto: Ciccio Paletta torna all'ovile.

lunedì 16 febbraio 2009

Garmin, no grazie


"Gentile cliente, grazie per aver contattato Garmin! La informiamo che non è possibile aggiornare solo le mappe dell’Italia, ma se lei è in possesso di un navigatore satellitare Nuvi o Zumo ha molteplici possibilità di acquisto dell’aggiornamento 2009"

Non è possibile aggiornare solo...?? E da chi dipende questa limitazione?? Però è possibile acquistare!! E grazie tante. Sarò ingenuo, forse poco intelligente ma mi aspettavo una cosa. Mi vendono un apparecchio satellitare per trovare la strada quando mi reco dai miei clienti, e questo contiene le mappe dell'italia. Se voglio aggiornare le mappe DEVO per forza ACQUISTARE le mappe di tutta l'Europa!. Perchè??
A me servono solo le mappe dell'italia, dove qualche ignorante sta disseminando modifiche, svincoli, rotonde per compiacere produttori di cemento, asfalto e gestori di rifiuti tossici in cambio di lauti "incentivi" con la scusa della sicurezza, della viabilità e di altre stupidaggini che troverebbero, in un paese civile, soluzione altrove...
Da un punto di vista tecnico, la mappa dell'europa comprende quella dell'italia...quanto ci vorrà mai per estrarla e metterla disponibile come aggiornamento gratuito? E' un file che contiene dati in fin dei conti. Quale mai sarà la difficoltà tecnica?
Se poi un cliente facoltoso vuole la mappa dell'europa se la compri a parte, a me non serve. Sarebbe un incentivo in più per convincere più persone all'acquisto di un navigatore che, per inciso, permette di impostare anche gli spostamenti fatti in bicicletta ed a piedi (è bene ricordarlo). A piedi o in bici per l'europa non ho intenzione di andarci, ma in italia si! Ma a causa della mente bacata di persone approfittatrici ed avide di profitti, di azionisti diversamente onesti, di geni del marketing (uccidetevi), dovrei spendere per un aggiornamento una tantum, 120 euro più spese di spedizione "ovviamente" (il carrello fa da solo e mi propone anche quelle, nonostante io voglia del software che si può scaricare senza spese aggiuntive)... E questo ogni anno!! alla fine acquistare un navigatore satellitare diventa un debito perenne. No. non sono persone normali quelle che ragionano in questo modo. Oggi che il prezzo è sceso notevolmente, fatti due conti e stante la necessità di aggiornare le mappe solo ogni tre anni (per l'uso che ne faccio), mi conviene prenderne uno nuovo già aggiornato. Il problema che oggi si trovano nuovi modelli pieni zeppi di funzionalità aggiuntive che non mi servono...bluetooth, lettore di mp3, radio... che me ne faccio? non mi servono, teneteveli.Voglio un semplice navigatore senza fronzoli e mi sa che tra un pò sarà difficile trovarne, così come è successo per i telefonini che stanno sempre più assomigliando a dei microscopici e scomodissimi computer portatili. Ora, mi si pone un dilemma. Compro o me lo procuro comunque? Resisto in base al mio senso etico o me ne frego e mi arrangio pensando a tutte le volte che le grandi aziende si approfittano dei clienti? Compro un nuovo apparecchio e smonto il vecchio per recuperare display, batterie, slot mmc ??
Ci devo pensare, devo valutare. Acquistare l'aggiornamento con il rischio perenne che me lo ciulino in qualche parcheggio non mi sembra una buona idea (nemmeno portarmelo in giro come si faceva una volta con le autoradio). Aspettare di cambiare l'auto con navigatore incorporato e cedere al debito annuale degli aggiornamenti non mi va proprio, specie in questo periodo di magra. Viaggiare a naso in quei brevi tratti "scoperti" dagli aggiornamenti può essere una soluzione. Fortuna che non ho buttato le vecchie care ed utilissime cartine geografiche, non consumano elettricità, sviluppano l'intelligenza e soprattutto costano molto, molto, molto meno.
Sogno che oltre ai telefonini, esca un modello di navigatore open source, le cui mappe vengono aggiornate con le segnalazioni degli utenti, gli unici ad essere attendibili ed affidabili. Chi fa da sè...fanchiulo le multinazionali. Alla prossima

P.S. Gettare il fardello. Ripeto: Gettare il fardello.

venerdì 13 febbraio 2009

Fritz 7170 Fax capi-over-tcp (parte 2)

E' possibile spedire i fax con linux ed il Fritz 7170. Ni. Il fritz al suo interno ha un server CAPI over the net . Si può usare l'ISDN interna, utilizzando il protocollo tcp/ip la cui attivazione o disattivazione (di default disattivato) avviene attraverso codici telefonici (collegare un telefono analogico ad una porta ATA )
#96*3* - CAPI on
#96*4* - CAPI off

Sono necessarie anche, nella propria linux box, le librerie adatte per comunicare con il server CAPI. In molte distribuzioni linux è disponibile la libreria "libcapi20" che si occupa di gestire i segnali per schede CAPI attive o passive. Purtroppo la libcapi20 standard non ha il supporto per il CAPI remoto. All'indirizzo http://capifax.v3v.de/ sono disponibili i sorgenti ed i binari precompilati per l'architettura X86.

Installazione manuale libcapi20: copiare in /usr/lib i files .so contenuti nella cartella build e capiinfo nella cartella /usr/local/bin o direttamente in /usr/bin
I settaggi: il remote CAPI si setta attraverso delle variabili di sistema che possono essere inserite in /etc/.environment (per il settaggio all'avvio). In alternativa, per provare, è possibile digitare i seguenti comandi in un terminale:

export FB_REMOTE_CAPI_IP=192.168.x.y # Router-IP or hostname
export FB_REMOTE_CAPI_PORT=5031 # Port of capiotcp
export FB_REMOTE_CAPI_DEBUG=0 # Debug (0 nothing - 3 all)
export FB_REMOTE_CAPI_TCP=1 # Use remote capi (1=on, 0=off)
export FB_REMOTE_CAPI_DEV=1 # Use local capi (1=on, 0=off)

una volta settate correttamente le variabili ed attivato il CAPI del fritz con #96*3*, con il comando capiinfo si dovrebbe vedere le porte del fritz box che brevemente sono:

Controller 1 = ISDN (S0 esterna)
Controller 3 = ISDN (S0 interna)
Controller 4 = Analogica
Controller 5 = VoIP

Installare capifax: è il programma che si occupa di spedire i fax via libcapi20, per qualche ragione il capifax presente in ubuntu va in crash se si usa la libcapi scaricata come da istruzioni precedenti, per cui si può usare il capifax proveniente dalla stessa sorgente della libcapi20.

Installazione capifax manuale: copiare libcapifax in /usr/lib e capifax in /usr/bin

usage: capifax [OPTIONS]

OPTIONS:
-send [tiff_file] [controller] [msn] [target_no]
-receive [path] [controller] [msn]
-rate [2400|4800|9600|14400]
-ident "+00 00 0000000"
-header "My Name"
-ecm [on|off]
-loglevel [0-5]

Il parametro "controller" è uno di quelli elencati in precedenza. Per chiamare con un provider voip si userà il numero 5.
Il parametro "msn" indica il numero del provider registrato nel fritz (partendo a contare da zero)
Esempio 1:
capifax -send filefax.g3 5 2 +399999999999

Esempio 2:
capifax -send fax_g3.tif 5 4 9999999999 -ident "+39 (0)999 999999" -header "intestazione del mittente" -loglevel=3

Log FaxIl suffisso +39 può essere omesso, indicando in alternativa il numero completo di fax a cui spedire o il suffisso 0039 a seconda della propria configurazione voip.
Il parametro "loglevel" indica la "verbosità" dell'output restituito dal comando, utile per cercare di capire se qualcosa non va. Il file da inviare deve essere già in formato tiff g3 (capifax non si occupa della conversione ma solo della spedizione). Un sistema per convertire un file ps o pdf nel formato tiffg3 consiste nell'usare il comando gs (ghostscript).
Esempio per convertire un PDF in G3:

gs -q -dNOPAUSE -dBATCH -dSAFER -sDEVICE=tiffg3 -sOutputFile=file_di_destinazione.tif -f file_di_origine.pdf

Funziona?. Dipende. Mandare i fax in questo modo è un vero casino, non sempre il fax parte e l'analisi delle risposte date da loglevel è spesso inutile in quanto il linguaggio utilizzato è il Klingon. Ci sono riuscito solo una volta e il risultato è stato dall'altra parte la ricezione di una porzione di quanto spedito, ad una risoluzione inaccettabile. Occorrerebbe intervenire con i vari comandi di conversione delle immagini (tipo imagemagik convert, pdftk ecc...) che contengono una miriade di opzioni, parametri e possibilità davvero incredibili. A provarle tutte, e riuscire ad ottenere risultati accettabili, sarebbe opportuno lo sviluppo di un applet che faccia in modo semi-automatico tutte le conversioni del caso. Due mesi fra sviluppo e test...e chi mi ripaga? Forse non ne vale la pena, a meno di non volere acquisire un pò di fama. Come analisi finale, per gli utonti questa soluzione è improponibile. Per gli utenti evoluti, vorrei dare un suggerimento...il fax è uno strumento obsoleto, roba del passato, della preistoria... non è più semplice l'invio di un allegato ad una mail? E' più veloce ed è gratis. E per chi non ha l'e-mail ma ha solo il fax?...che si fo**a. Io con le aziende dinosauro non ci voglio fare affari. Al massimo potrei offrire una buona consulenza per ammodernarli e cambiare, sempre che non incontri troppa resistenza al cambiamento. Alla prossima.

P.s. Avanzare l'orologio di tre ore. Ripeto: Avanzare l'orologio di tre ore.

martedì 10 febbraio 2009

OCR - riconoscimento caratteri

Oggi mi sono dedicato ad una attività di ricerca. Vorrei poter ricavare il testo contenuto in documenti "scannerizzati" (nessuna polemica per l'uso del termine, sul quale sussistono varie interpretazioni).
E' più una curiosità che altro, dato che in ambiente linux non mi risulta ci sia così tanta scelta per questa specifica esigenza. Dai pacchetti elencati nei repository che utilizzo, da una rapida ricerca, trovo alcuni programmi che sembrano corrispondere alla soluzione del problema.
Clara: ha una interfaccia grafica molto spartana, il che va bene per le persone come me che si concentrano sulle funzionalità e velocità di esecuzione più che all'estetica. Accetta formati PBM e PGM per cui ho scartato immediatamente questa soluzione.
unpaper: è uno strumento di post processing delle pagine scannerizzare ed un pre processing per l'ocr vero e proprio. Contiene una miriade di opzioni che permettono la "pulizia" dell'immagine ottenuta dalla scannerizzazione su tutto ciò che non sembra essere testo. E' un utility, a linea di comando, orientata per la preparazione di pagine provenienti da libri ed opere, quindi, a quanto mi sembra di aver compreso, per lavori batch su grandi quantità di dati.
tesseract: sperimentazione in corso. E un progetto Open source, originariamente sviluppato da HP, ora acquisito da bigG. Speriamo in un implementazione di funzionalità che ne migliorino l'utilizzabilità, anche se sembra che funzioni solo sul formato tiff.
gocr: tool a linea di comando, accetta formati pnm, pbm, ppm, pcx e tga. L'ho configurato per funzionare con xsane collegato ad uno scanner di rete dotato di ADF (caricatore automatico). Risultato deludente, quello che si vede in foto. Scansione a 400dpi in bianco e nero (binario). Il testo risulta illeggibile, sicuramente inadatto per un elaborazione. Con un tale risultato, tanto vale digitare a mano il testo, si fa prima.
Procedo con gli esperimenti. Alla prossima

P.S. uno a zero per golia. Ripeto: uno a zero per golia.

venerdì 6 febbraio 2009

Pennarelli e ink jet (4a parte)

Non ho resistito ed ho proceduto con la ricarica dei pennarelli colorati che conservavo non ricordo per quale motivo. Se ci si chiede..."ma i pennarelli colorati con inchiostro ad acqua, si possono ricaricare?", la risposta è SI. Funziona. Ovviamente occorre considerare la cosa solo se si è ben conservata la punta, se si possono aprire (con qualche eccezione), se il serbatoio e la spugna interna sono accessibili con un ago da siringa.
Pennarelli con tampone imbevuto. Rientrano in questa famiglia i Tratto pen per intenderci. Il tampone è solitamente un cilindretto morbido di materiale assorbente, confezionato in un tubicino di plastica trasparente sottile. Se è estraibile dal corpo del pennarello, si infila l'ago all'interno del tampone (se è lungo, alternativamente in entrambe le estremità) e si osserva, iniettando il colore desiderato, e se l'involucro dello stesso è trasparente, il diffondersi del colore. Quando si nota che sta per arrivare alle estremità, ci si ferma. Iniettare lentamente, senza premere eccessivamente. Si ri-assembla il pennarello e si attende qualche minuto che la capillarità imbeva per bene la punta.
Pennarelli con cartuccia intercambiabile: Rientrano in questa famiglia gli Osama per capirci. Si riempie per tre quarti il serbatoio plastico e si aggiungono poche gocce di acqua distillata per diluire il tutto. Alternativamente si può aggiungere alcool isopropilico per facilitare l'evaporazione e l'asciugatura dell'inchiostro sulla carta. Tenere conto che l'evaporazione del solvente potrebbe "inscurire" la carta termica (es. quella dei fax di una volta).
Pennarelli tipo Stabilo Boss: hanno il corpo sigillato ad ultrasuoni e non è consigliabile tagliarli o forarli. Per la ricarica basta infilare lentamente l'ago in prossimità della punta, vicino all'imbocco, con direzione leggermente obliqua e senza interessare l'area "a scalpello" della punta. Nello spingere, per evitare che la punta rientri nel serbatoio per effetto della pressione esercitata, è meglio ruotare l'ago in modo che avanzando si credi una sede. Una volta tolto l'ago, l'elasticità della punta andrà a richiudere parzialmente il condotto creato (così l'inchiostro non esce "a fiotti" ma resta all'interno). Tale operazione non può essere ripetuta per più di due o tre volte a causa di un inevitabile danneggiamento della punta stessa. Si tenga inoltre conto che l'inchiostro iniettato non è evidenziatore (fosforescente), per cui l'effetto finale sarà quello di un normale pennarello colorato.
Per le varie tonalità non c'è problema: si dosa nella siringa, ad occhio, la miscela di inchiostro tenendo conto che :
giallo + blu = verde
giallo + rosso = arancione
verde + blu o rosso = marrone
rosso + blu=viola
ecc...
Punte secche: Per i pennarelli rinsecchiti dal tempo, si immerge la punta in acqua tiepida sino a quando non si nota scendere del colore dalla punta verso il fondo del contenitore utilizzato. Io uso i bicchierini di plastica dello yogurt, uno per colore per evitare contaminazioni. Se le punte sono totalmente rinsecchite e se sono estraibili, si può pensare ad un processo di bagnatura prolungata in soluzione leggermente "solvente" (il Cyclon sgrassante fa miracoli) o in acqua calda (anche a 40 gradi). Qualora dovessi imbattermi in punte particolarmente ostiche, mi riservo di provare a bollirle....
Punte rovinate: Le punte sono fatte da una specie di materiale poroso abbastanza consistente. Può capitare che si rovinino perdendo la forma originale o che vengano sporcate da grafite o inchiostro scuro durante un uso poco accorto. In alcuni modelli di pennarelli, è possibile rigenerare la punta. Se si riesce ad estrarla (es. gli stabilo boss evidenziatori), basta girarla e rimetterla in sede. In alcuni casi la punta è simmetrica, sia per le punte a cono che per le punte "a scalpello".
ATTENZIONE: Usare sempre i quanti e proteggere il tavolo con molta carta assorbente sopra uno strato di giornali vecchi. Indossare vestiti "a perdere", non illudersi mai di fare un lavoro pulito ed indossare i pantaloni o la camicia preferita. L'inchiostro usato per la ricarica, quello per le stampanti a getto di inchiostro, è iper concentrato e sporca tantissimo. I quanti devono essere di qualità. A me è capitato, per risparmiare, di imbattermi in una scatola di guanti....bucati e difettosi. Risultato: da due giorni non riesco a togliermi i residui di blu da sotto l'unghia del pollice destro ed andare in giro con le dita "sporche" non è proprio una bella cosa.
Per finire, visto che orientare gli acquisti può modificare la politica dei produttori verso i rifiuti zero, se si pianifica di acquistare pennarelli colorati (ad esempio per la cancelleria dell'ufficio o per i ragazzi che vanno a scuola), preferire quelli con involucro apribile o con cartuccia di ricarica (non serve fare scorta di cartucce quando si possono riempire a piacere). Per ultimo, occorre anche sensibilizzare gli utilizzatori ad usare gli strumenti di scrittura con cautela e cura, per farli durare nel tempo. I vantaggi?: nell'immediato risparmio economico, nel lungo periodo ambiente più pulito e discariche (o inceneritori) progressivamente sempre più inutili. Cambiare si può, basta volerlo. Alla prossima

P.S. Il ciccione è uscito. Ripeto: Il ciccione è uscito.

giovedì 5 febbraio 2009

Penna stilografica e ink jet (3a parte)

Dopo l'ennesima ricarica della cartuccia della penna stilografica, con inchiostro rosso stavolta per dare una tonalità violacea al nero che si stava esaurendo, ne ho approfittato per un paio di tentativi sperimentali. Mi sono trovato con il mio fedelissimo pennarello rosso, quello che uso per sottolineare i passaggi importanti dei miei appunti, quasi a secco. Dato che c'ero, ho preso dal cassetto un altro pennarello, evidenziatore con cartuccia ricambiabile, di tonalità rosso intenso (quasi rosa). Con un unica "siringata" dello stesso colore, ho voluto sperimentare la ricarica dei pennarelli. Il principio è sempre lo stesso. Dato che i pennarelli in questione non sono di quelli con inchiostro a solvente volatile ma con inchiostro a base d'acqua, l'inchiostro per le cartucce di stampa deve andare bene... per forza. Allora, animato da questa ipotesi che mi è sembrata corretta, sono partito con la ricarica più facile. Il pennarello evidenziatore è dotato di un serbatoio intercambiabile che va ad incastrarsi nel feltrino di scrittura. L'inchiostro va a finire sulla punta per capillarità. Lo stesso principio vale per il pennarello a tampone imbevuto, quest'ultimo facente funzione di "serbatoio". Fortunatamente è un modello con chiusura del serbatoio ad incastro, non saldato ad ultrasuoni tipo gli stabilo boss (per i quali tra l'altro esiste un trucco per ricaricarli lo stesso). Il tappo viene via usando una pinzetta a becchi piatti.
Una buona innaffiata di inchiostro rosso et voilà. L'esperimento è riuscito. Il pennarello a tampone ha re-iniziato a scrivere egregiamente, senza alcun tentennamento, con una tonalità leggermente diversa (dovuta sicuramente alla differente pigmentazione fra l'inchiostro originale e quello delle stampanti).
Il pennarello a cartuccia... sembra che il feltrino sia più compatto e duro, per cui sembra che il nuovo inchiostro fatichi ad essere assorbito. Nel dubbio che con l'inattività prolungata la punta possa essersi seccata, l'ho immersa per un paio d'ore in acqua distillata. E' uscito dell'inchiostro evidenziatore e si inizia a notare la differenza di tonalità, segno che l'inchiostro nuovo arriva in punta. Funziona! Potrò ora passare alla ricarica in massa di tutti i pennarelli seccati che ho conservato nella scatola della cancelleria esaurita. Sto esagerando a risparmiare?? Chissenefrega, ogni euro risparmiato è un euro guadagnato ed un commerciante in più che piange miseria dopo essersi arricchito in nero ed aver riso alle mie spalle dato che pago le tasse anche per lui. Alla prossima.

P.S. Dito puntato accusa per due. Ripeto: Dito puntato accusa per due.

martedì 3 febbraio 2009

Fritz 7170 Fax capi-over-tcp (parte 1)

Sono un "fortunato" possessore di un FRITZ!Box Fon WLAN 7170, un modem, router dalle possibilità davvero potenti, sicuramente migliore delle ciofeche installate presso gli utonti che firmano i contratti adsl senza sapere nemmeno cosa stanno acquistando. Ho anche aggiornato il firmware alla versione italiana, giusto per comodità dopo un lungo utilizzo in lingua inglese.
La necessità, scaturisce da alcuni problemi con il vecchio modem 3Com utilizzato per inviare e ricevere fax tramite hylafax su server dedicato. Il sistema risponde alle chiamate ma poi, misteriosamente, cade la linea e di ricevere i documenti nemmeno a parlarne. Non ho avuto molto tempo per indagare, potrebbe essere la linea, il numero voip, qualche aggiornamento software, fatto sta che dopo due anni di onorato servizio mi ritrovo con il sistema fax a terra. Ne approfitto, dato che da poco tempo sono state implementate nel firmware del fritz le capacità di inviare fax senza necessità di modem esterni, tutto "over TCP". Per la ricezione nessun problema. Il fritz mi avvisa via e-mail per i fax in arrivo, proponendoli già in formato pdf, con nome formattato che contiene data e ora di ricezione. Basta salvarli in una cartella apposita o crearsi una semplice interfaccia grafica per gestirli. Ma per la spedizione da un client di rete??
Allora... vediamo la procedra:
Prima di tutto occorre attivare CAPI-OVER-TCP da un telefono analogico collegato alle porte ATA del fritz.

digitare dal telefono: #96*3*

poi installare nel proprio client o in un server: apt-get install capiutils

Se si sta usando la distro Intrepid di Ubuntu, la libreria libcapi2-3 dovrebbe essere già installata, altrimenti verificare se lo è o meno e provvedere.
Successivamente occorre configurare, modificando in /etc/capi20.conf la riga come segue
REMOTE "ip_del_fritz" 6000

Poi, per vedere da terminale se tutto funziona, digitare: capiinfo ed analizzare il risultato.
Fatto. Per spedire i fax quindi basta configurare il seguente comando in qualsiasi programma in grado di eseguire comandi (Xsane, gv, cups, oowriter ecc.ecc.... tanto per fare un esempio)

capisuitefax -d "numero_di _fax" /"percorso"/nome_documento.pdf

ed il gioco è fatto. Purtroppo o per fortuna, questa non è una procedura adatta agli utonti, ai quali se consegni un qualcosa che abbia più di due o tre bottoni vanno totalmente nel pallone e rifiutano di imparare. Per loro è meglio windows, alice, fastweb o qualsiasi fornitore che si fa pagare a caro prezzo la loro pigrizia ed ignoranza piuttosto che insegnare loro come risparmiare.
Alla prossima
P.S. Vedi aggiornamento Parte 2
P.P.S. L'ossobuco è pronto. Ripeto: L'ossobuco è pronto.

lunedì 2 febbraio 2009

Facebook?? no grazie

Il libro delle facce... ne sento parlare e la curiosità prende il sopravvento. Non vorrei apparire asociale o essere, come sostiene qualcuno, tagliato fuori. Non devo trovare amici o vecchi compagni di scuola o d'armi, le mie ex..., se li ho persi tutti di vista è solo perchè l'ho voluto, nulla di interessante in persone vuote, egoiste, ignoranti, arroganti, socialmente pericolose e potenzialmente dannose al quieto convivere sociale. Mi sono tenuto in contatto solo con le persone che credo meritino la mia amicizia.
Stavolta però, contrariamente al solito, metto a freno l'impulso di registrarmi e vado a consultare preventivamente le condizioni d'uso...c'è da inorridire!! Ci sono più motivi per dire di no! nemmeno morto. Avete letto le condizioni d'uso?? elenchiamone alcune
1) Possono cambiare le carte in tavola (le condizioni d'uso) senza avvisare, e se continui a usare il servizio le accetti implicitamente (anche se non lo sai in quanto non avvisato).
2) Facebook fa discriminazione in base al censo. Se hai piu’ di 13 ma meno di 18 lo puoi usare solo se frequenti una scuola superiore!!
3) Tutto quello che scrivi ti viene espropriato: “all rights reserved” ... si prendono automaticamente i diritti di sfruttamento commerciale dei tuoi contenuti!!
4) Se parli male di qualcuno, anche a ragion veduta, la responsabilità è comunque tua. I diritti si, le rogne no!
5) Su Facebook non puoi far vedere quello che succede in giro... puoi solo postare filmati fatti da te o che contengano te come soggetto... nemmeno i filmati liberi possono essere divulgati
6) Su Facebook l’ultimo criterio per decidere se qualcosa va bene oppure no e’ “il giudizio della compagnia”. Insomma, decidono solo loro cosa da fastidio e cosa no
7) Possono sbatterti fuori anche senza nessun motivo o spiegazione. Alla fin fine bastava solo questa regoletta

Dulcis in fundo...non c'è modo di cancellare definitivamente quanto messo in rete. ci si può disattivare (con una procedura farraginosa) ma non cancellare. Resta tutto a loro disposizione.
Decido di approfondire la ricerca.... tra class action per violazione della privacy (vendita dei dati degli utenti e dei profili senza autorizzazione) e colegamenti con la CIA ed enti governativi vari orientati al controllo globale...c'è da impallidire. Risultato...Facebook, ma vaffanculo!
Alla prossima

P.S. Annaffiare il giardino. Ripeto:Annaffiare il giardino.

mercoledì 28 gennaio 2009

F(reg)attura urgente

Oggi ci hanno provato. Da tempo ho consegnato una perizia di stima per un azienda in concordato fallimentare. Per il lavoro, ho chiesto un anticipo fondo spese che doveva essere bonificato come conferma d'ordine e dare l'inizio ai lavori. Bonariamente, stante le rassicurazioni verbali, ho deciso di iniziare comunque la mia opera, nonostante il mese di promesse verbali giornalmente rinnovate ma mai onorate. Sono così arrivato al termine del lavoro senza vedere il becco di un quattrino ma con l'ennesima promessa..." entro venerdì diamo disposizioni per il pagamento" (venerdì scorso). La valutazione totale dei macchinari e di parte del magazzino ammonta a circa ad 800.000 euro....una bella sommetta se calcoliamo anche il valore del capannone di proprietà e di tutte le altre attrezzature. Decido, sempre bonariamente, di consegnare le copie in ogni caso, fidandomi, un pò rassegnato a non essere pagato, dato che ultimamente sembra diventata una costante nei comportamenti di imprenditori privi di scrupoli. Passa venerdì e non si vede un euro. Oggi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Mi chiama uno dei due soci per comunicarmi il numero di CRO (solo quello, senza data della valuta o altro...). Parlando concitatamente, come se un incendio stesse divorando i libri contabili, non risponde alle mie richieste di chiarimento. Mi chiede invece di inviare immediatamente la fattura, entro un quarto d'ora.... coooosa?? Allora...per obbligo legislativo come libero professionista, devo emettere fattura al momento dell'avvenuto pagamento. Sto ancora aspettando il pagamento dell'anticipo fondo spese a lavoro finito a consegnato (che dire dell'avviso di fattura allegato a consuntivo?). Una chiamata alla mia banca mi conferma che il bonifico non è ancora arrivato, che servono almeno un paio di giorni (ma che computers usano in banca?). Ed io dovrei mandare una fattura che attesta un avvenuto incasso?? Ecchèsoscemo?. Dopo i quindici minuti concessi (a mezzogiorno) il socio richiama. Mi sono ben guardato dal rispondere. Allora prova a chiamarmi al cellulare.... non rispondo, lo spengo. Credo di essere stato anche troppo disponibile a consegnare, entro la loro scadenza, un lavoro che richiedeva almeno il doppio del tempo concesso. Credo possano pazientare un pò. Da quando c'è così urgenza di registrare una fattura?? Sono stato anche troppo disponibile. Tocca a loro aspettare ora, visto che comunque il saldo non lo percepirò, se lo percepirò, prima di gennaio 2010 nella più rosea delle ipotesi. Dovrei lavorare quasi gratis e correre quando chiamano?? Ma andate a fanchiulo!!.

P.S. Tela strappata mai riparata. Ripeto: Tela strappata mai riparata.

domenica 25 gennaio 2009

Laura in informatica

Mi sono sempre sentito discriminato in quanto non sono "laurato". Non ho mai conseguito una laura in informatica. Non conosco nemmeno una Laura vera. A dire il vero, da ggiOvane, avevo tentato di laurarmi, ma le vicende della vita a cui non ci si può opporre, mi hanno impedito di farlo. Avrei voluto laurarmi. Mi ero pure iscritto ad ingegerìa (vedi post sugli ingegèri). Niente laura. Solo un misero "diplomna" (vedi post precedente). Google mi dà pietosamente una mano. Se cerco un posto di lavoro dedicato ad un laurato, il motore digitale mi avvisa... forse cercavi "laureato". No. Sembra che nelle offerte di lavoro cerchino proprio un laurato, uno con tanto di laura in informatica, un figlio dei "fratelli Capone....che siamo noi". Ma dai... sono chiaramente degli "erori" di battitura e la colpa è sicuramente del webmaster che ovviamente non è laurato. Se avesse una laura non farebbe certi "erori". OK. Pensavo di essermi perso qualcosa per strada. Magari era stato istituito un apposito corso di laura in informatica per soddisfare i discriminati che ne sono privi e calmare gli invidiosi che sono invece laureati. Sembra che la laura in informatica sia abbastanza richiesta e pubblicizzata, a tal punto da sospettare la nascita di un nuovo termine (neologismo), come ad esempio il blossig, ovvero gossip a mezzo blog. Prendersi una laura in informatica è davvero importante. Con una laura nel cassetto, si evita automaticamente, per privilegio divino acquisito, di essere additati come smanettoni. Un laurato conta più di un "diplomnato". Autorevoli agenzie di collocamento e recruiting cercano disperatamente laurati. Importanti ed autorevoli università, sfornano laurati di primo livello. Professoroni e ingegneri, pontificano la laura conseguita con anni di ricerca, studio ed abnegazione. Il messaggio è chiarissimo...ggiOvani!! LAURATEVI in informatica, il lavoro del futuro!!!!

P.S. Programmare un attività nel piccolo orifizio. Ripeto: Programmare un attività nel piccolo orifizio.

Erori

Una delle attività più dispendiose,e quindi trascurate, nello sviluppo dei siti web, è il controllo ortografico dei contenuti. Nonostante ormai siano onnipresenti i correttori ortografici "automatici", non è raro (è frequente) imbattersi in strafalcioni ortografici o errori di battitura. In un blog la cosa può essere perdonata. Un blog è prevalentemente un diario on-line ova l'autore dispone dei contenuti come meglio crede. Generalmente non c'è fine commerciale, un blogger infatti non ha l'obbligo di dimostrare ai lettori la propria serietà e cura nei contenuti. Poco importano gli errori ortografici, la semantica, la grammatica... non deve vendere nulla e non deve certo convincere nessuno che dietro al blog c'è un gran lavoro di sviluppo per dimostrare di essere una grande azienda. Ad ogni scrittura di ogni post, non segue l'attività di debug, di controllo, di analisi. La lettura può risultare anche poco scorrevole, a volte confusa, poco importa. Diversamente, i siti aziendali o commerciali che presentano errori, rappresentano un boomerang per l'attività. Si pensi ad una grande azienda, con centinaia di dipendenti, che non considera importante l'offerta di contenuti chiari e corretti. Cosa si può pensare di un sito aziendale che è infarcito di errori di ortografia?. Quale immagine ci si fà di un attività commerciale che non cura la comunicazione con i potenziali clienti? Compreresti un on-line un "prosiutto" a cui vengono abbinate pagine di descrizione che ne decantano le virtù? Di esempi se ne possono fare a iosa. Di certo, c'è che gli errori di ortografia compaiono dove meno ci si aspetta. Se già l'approccio all'azienda afflitta da questa piaga era avvicinata con il sospetto che deriva dalla mancanza di poter toccare con mano i prodotti, un errore ortografico nel sito di presentazione rappresenta un ottimo motivo per non comprare nulla e rivolgersi ai concorrenti più attenti e meglio organizzati. Personalmente, quando mi imbatto in un sito di qualche azienda e riscontro degli errori ortografici, immediatamente mi faccio un immagine di questa. Un titolare grezzo ed ignorante (la quasi totalità degli imprenditori), di quelli che comandano, danno ordini che devono essere eseguiti senza discutere e che è abituato a seguire direttamente l'ufficio acquisti, incarica il solito cuggino brufoloso di sviluppargli il portale di presentazione promettendo in cambio il lauto compenso di 10 euro a pagina sviluppata. Il cuggino informatico, che si sente in dovere di accettare in cambio del lauto compenso anche per dimostrare le proprie abilità acquisite in ben tre anni di studi universitari, inizia immediatamente a lavorare per dare risultati il più presto possibile. Lo scrupolo di rileggere e controllare i contenuti viene immediatamente soffocato e represso dalla fretta del titolare che ha "urgenza" di pubblicare il sito. Un dipendente dell'azienda, un ragazzetto sveglio che si sta diplomando alla scuola serale, segnala al titolare che il sito contiene degli errori. Il ragazzetto viene licenziato in quanto non si deve permettere di sputare nel piatto dove mangia e per sentenza della Cassazione non deve criticare il datore di lavoro. Complimenti. E'un classico, con qualche variante ma un classico, un evergreen qui in "itaglia", popolata da webmaster "diplomnati" ignoranti grezzi e cretini, da imprenditori ignoranti, miopi, stupidi ed avidi, da laureati ignoranti, arroganti e presuntuosi, da ingegneri ignoranti ed impreparati che hanno preso un "laura", da gente onesta che per paura se ne sta zitta e nascosta, in attesa che l'orda barbarica termini la distruzione ed il saccheggio. Ciao

P.S. Ripulire il garage di notte. Ripeto: Ripulire il garage di notte.

venerdì 16 gennaio 2009

Riparazioni (Ruote pivotanti)

Da un pò di giorni una rotella della poltrona basculante che uso nello studio dove lavoro, si sfila dalla sua sede. E' un problema che si è già verificato in passato. All'epoca, ho risolto con l'acquisto di un set completo di rotelle nuove, prontamente sostituite con la premura di conservare quelle vecchie ancora funzionanti. La premura si è rivelata azzeccata in quanto anche il nuovo set, dopo un paio di anni, ha iniziato a presentare lo stesso problema. Il corpo è di plastica, così come le ruote fissate su un perno di metallo tenero. Sono fissate ad incastro e con il passare del tempo, complice l'uso intenso, la sede del perno si consuma quel tanto che basta a non tenere più. Per un pò ho resistito sostituendo quelle rotte con quelle sane del primo set originale. Oggi, terminato il "giro" di sostituzione, non posso più fare finta di nulla e mi sono trovato di fronte al dilemma... acquisto di un altro set o riparazione artigianale? Un rapido sguardo al conto in banca mi convince per la seconda opzione. Allora, prendo il perno e ci faccio un foro sull'asse. Ad avere un tornio con contropunta si va molto meglio, ma anche con un buon trapanino a colonna e con un pò di attenzione e pazienza si riesce a fare un lavoro abbastanza centrato (in questo caso la precisione non è di primaria importanza). Filettatura dei fori (M4) e foratura delle ruote di plastica (5mm). L'unico modo per una riparazione definitiva è fissarci delle viti e non pensarci più. Inutile pensare di fissare le rotelline con della colla epossidica, magari con il rischio di incollare anche il perno e bloccare per sempre la rotazione (con buona pace del pavimento che ringrazia). Decido anche di non acquistare le viti. Vado a frugare nel contenitore dove ne ho raccolto qualche migliaio (pazientemente nel tempo) e saltano fuori 4 bellissime viti anodizzate in un intenso blu cobalto, con testa flangiata e corpo da 15 mm.
Dato che sbagliando si impara, per le prossime due terrò conto della profondità del foro nel perno in modo che sia leggermente inferiore alla lunghezza della vite. In questo modo riesco a fissare per bene le viti (di alluminio) in modo che non si svitino, lasciando nel contempo spazio alle ruote per muoversi. Ad ogni modo ho risolto avvitando le viti (in modo da lasciare un pò di gioco alle ruote) bloccandole con un pò di colla, così come ho bloccato il perno alle ruote per evitare che con il tempo ed i movimenti si sfilassero. Esteticamente non si dovrebbe notare (eventualmente la prossima volta prevedo casomai di mettere il mastice dentro la filettatura per un fissaggio definitivo). Ed oplà, lavoro finito, 5 minuti ed ho risparmiato una ventina di euro in quanto le rotelline non le vendono sfuse (ovviamente) ma 5 alla volta (per le poltrone da ufficio). Almeno non seguono la politica delle batterie, dove trovi confezioni che ne contengono sempre una in più o in meno di quelle che servono effettivamente. OK. un altra soddisfazione. Stasera,per festeggiare esco, vado al bar e mi sa che ordino pure un grappino assieme al caffè, via, esageriamo! Non bado a spese. alla prossima

P.S. Il cane è bagnato. Ripeto: Il cane è bagnato.

domenica 11 gennaio 2009

Recuperare dati da supporti danneggiati

Per chi ha un attività o gestisce un impresa, l'evento più disastroso che scatena il panico è la sorpresa data dalla perdita dei dati elettronici dai supporti usati per memorizzarli. Mi accorgo di ciò quando entro in ufficio e trovo una moltitudine di chiamate perse al cellulare. Il disastro si verifica solitamente negli orari meno opportuni, quasi sempre nei giorni festivi e spesso quando sono oberato di impegni inderogabili. Solo allora divento indispensabile ed oggetto di suppliche, mai accompagnate dalla promessa di retribuire adeguatamente la mia disponibilità a risolvere la situazione. Stavolta è toccato ad una chiavetta usb, con gli archivi dei clienti di un dentista. Non mi chiedo come mai i dati dei clienti siano memorizzati in un archivio di lavoro su una chiavetta usb invece del PC dello studio dentistico. Accetto l'incarico "agratis" e, dato che non è la mia attività principale ma solo un favore fatto in funzione di un lavoretto che dovrei far fare alla mia arcata dentale superiore, sperando nella disponibilità futura ad un pagamento "in natura" (cambio merce), decido di dare un occhiata al supporto. A volte mi arrivano dei casi veramente disperati, supporti danneggiati a tal punto che il recupero è quasi impossibile. Ecco qui gli strumenti che utilizzo per riportare il sorriso a chi si affida a me, anche se non sempre la fiducia riposta trova una vera soluzione.
Gli strumenti che uso per il recupero dei dati? Sono dei programmi in ambiente GNU-linux. Vediamoli:

dd_rescue
È una variante dell'utility unix “dd”. Estrae i dati dal supporto e trasferisce ciò che è leggibile su un file o su un device a blocchi. Crea un "clone" dei dati con blocchi a zero se non riesce a leggerli dall'origine.

fsck
E' uno strumento di unix per la manutenzione dei filesystem. È composto da una suite di programmi, ciascuno dei quali lavora su uno specifico filesystem: per esempio fsck.ext3 lavora su filesystem ext3, fsck.vfat su FAT16/FAT32, ecc… Verifica la consistenza della struttura del filesystem e risolve gli eventuali problemi. Può lavorare sia su device a blocchi (es. /dev/sdb /dev/hda ecc...) che su file immagine (creati ad es. con dd_rescue).

testdisk
E' un programma di recupero dati interattivo che ricostruisce in modo "semi-automatico" una tavola di partizione danneggiata. Legge i settori iniziali di ciascun cilindro del disco e cerca quelli che potrebbero assomigliare ad una partizione. E' in grado di rilevare in automatico il tipo di filesystem (ne riconosce davvero moltissimi) e le sue dimensioni provando anche a volte di correggere problemi di consistenza.

photorec
L'interfaccia è simile a testdisk. Recupera i files direttamente dall'area dati senza affidarsi al filesystem. È utile quando il filesystem è pesantemente danneggiato e/o non è supportato dagli altri strumenti. Sarebbe da impiegare come ultima spiaggia dato che è in grado di recuperare solo alcuni tipi di file. Ovviamente non può mantenere i nomi originali dei files, per cui ci si potrebbe trovare nella situazione di aprirli uno ad uno per comprendere cosa contengano aiutandosi con l'estensione.

La procedura
Do per scontato che nelle operazioni di recupero si utilizzi uno strumento predisposto a farlo, ovvero un PC con gli strumenti software installati, spazio sufficiente per trasferire i dati da recuperare, eventualmente delle porte ide libere (evito, se posso, gli adattatori usb-ide), collegato ovviamente in rete per scaricare eventuali aggiornamenti.


Controllo il partizionamento del supporto per individuare quali partizioni contiene. Se il device è /dev/sdb:

fdisk -l /dev/sdb

Se l'MBR è corrotta non si può effettuare il mount in sola lettura, altrimenti provo a montare in read-only la partizione in esame (SDB1 per la prima):

mkdir -p /mnt/dati
mount -o ro /dev/sdb1 /mnt/dati

Se il mount non va a buon (MBR è corrotta) o non è leggibile, devo clonare l’intero disco:

ddrescue /dev/sdb /mnt/immagine_chiavetta.img

Con il comando precedente, estraggo tutto il dispositivo con tutte le sue partizioni.

Se dd_rescue va a buon fine senza errori, occorre ripristinare una tavola di partizione corretta:

testdisk /mnt/immagine_chiavetta.img

che esegue una scansione dell’immagine alla ricerca dei possibili punti di inizio delle partizioni. Se esce il messaggio "partition sector don't have the end mask 0xAA55" significa che la tabella delle partizioni è completamente andata (salta al passo photorec direttamente) e difficilmente è possibile ripristinarla a mano (in alcuni casi si può fare).
Se tutto va bene, testdisk ripristina il tutto e si può procedere a salvare la nuova MBR. Quando si lavora con testdisk può essere necessario impostare a mano la geometria del disco CHS Cilindri - testine - settori per traccia: sui dischi vecchi i dati sono riportati sull'etichetta, mentre in quelli più attuali è riportata solo la dimensione in blocchi: in questo caso il firmware del disco usa una geometria fittizia per mappare l’indirizzo LBA dei blocchi: i settori per traccia sono sempre 63 e le testine 255: il numero di cilindri si calcola dividendo la dimensione in blocchi per 16065.

Dopo la ricostruzione della tavola di partizione, si può estrarre l’immagine solo della partizione che ci interessa: Per sapere dove inizia e dove finisce:

sfdisk -d /mnt/spazio/immagine.img

Ci si annota “start” e “size” della partizione: supponendo che i valori siano rispettivamente 63 e 156296322 posso estrarre l’immagine sovrascrivendo quella completa ottenuta in precedenza:

ddrescue -i (numero_inizio)b -s (numero_size) /dev/sdb /mnt/immagine_partizione.img

Si può così tentare un fsck: supponendo un filesystem di tipo FAT:

fsck -t vfat /mnt/immagine_partizione.img

e montare in loopback l’immagine:

mkdir -p /mnt/chiavetta
mount -o loop,ro /mnt/immagine_partizione.img /mnt/chiavetta

Il lavoro è terminato e si può procedere con l'analisi dei dati. Se, come nel mio caso la FAT è completamente andata, l’ultima possibilità consiste nell’uso di photorec:

mkdir -p /mnt/chiavetta/files
cd /mnt/chiavetta/files
photorec /mnt/immagine_partizione.img

Il supporto di origine può essere inutilizzabile o inaffidabile per memorizzarci altri dati. Se si desidera comunque riutilizzarlo, va formattato con il comando:

dd if=/dev/zero of=/dev/sdb bs=1

A meno di spiacevoli sorprese, in molti casi si riesce a recuperare qualcosa, magari non tutto. Possono però capitare dei comportamenti "strani". Con dd possono comparire errori di I/O che interrompono il processo di recupero. Anche dd_rescue può conteggiare errori di lettura. A volte l'errore di I/O è volatile, nel senso che si verifica saltuariamente ed imprevedibilmente in settori diversi. E' comunque indispensabile riuscire a salvare il maggior numero di blocchi (tutti se possibile) altrimenti il tentativo è inutile. A volte l'errore deriva da una chiavetta "consumata", ovvero utilizzata oltre il numero di cicli di scrittura consentiti. In altri casi può essere un problema hardware del circuito di interfaccia alla porta usb che si manifesta solo in particolari condizioni di temperatura. In questi casi essere un pò maghi e conoscere qualche rito sciamanico può aiutare. Alla prossima

P.S. Invertire il 7 con l'8. Ripeto: Invertire il 7 con l'8.

martedì 6 gennaio 2009

Serbatoio sottovuoto (parte 9)

Collaudo ok. Il macchinario per l'aspirazione dell'inchiostro dalle cartucce a spugna è finalmente terminato e funziona alla grande. Dopo aver sperimentato numerosi materiali per creare la tenuta dell'aria attorno alla testina durante l'aspirazione, ho optato per una gomma morbida, recuperata dal materiale di protezione di un tamburo nuovo che avevo tempo fa acquistato per una stampante laser Brother hl700 ora in fase di rottamazione. Tutto il materiale utilizzato è di recupero, a parte il pannello frontale in plexyglass. Per la realizzazione ho utilizzato:
  • un serbatoio trasparente cilindrico con fori per il circuito pneumatico
  • una pompa a palette (220 volts ) per l'aspirazione dell'aria dal serbatoio
  • tre elettrovalvole, una per lo scarico dell'inchiostro esausto, una per creare il vuoto ed una per la fase di aspirazione dell'inchiostro
  • un alimentatore industriale a 12 volts raffreddato ad aria (ventola interna)
  • tre pulsanti illuminati (Verde, rosso e giallo). Quello blu in foto è inutilizzato in quanto rotto.
  • un interruttore manuale che sostituisce il pressostato mal funzionante.
  • un manometro che misura il livello di vuoto nel serbatoio
  • un relè a 12 volts e 2 deviatori per l'azionamento delle elettrovalvole
  • una morsa per cartucce HP (di tipo diverso da quella in foto ma utilizzabile comunque)
  • un tubo di gomma per lo scarico dell'inchiostro esausto, dotato di fascetta metallica stringi tubo
  • cavi elettrici di collegamento intestati a fast-on
  • una morsettiera industriale montata su rail DIN
  • quattro piedini in gomma per sollevare il macchinario dal piano di appoggio
  • tubi per l'aria ed innesti rapidi per i collegamenti della parte pneumatica
  • pannelli in multistrato e compensato assemblati con spine di legno

Per l'azionamento di agisce sull'interruttore manuale che aziona il relè di scambio e si preme il pulsante giallo sino a quando non si raggiunge il vuoto desiderato (-0,8 bar / -9 psi). Si commuta il deviatore manuale in modo da chiudere il condotto per creare il vuoto ed abilitare il circuito pneumatico di aspirazione. Si posiziona la cartuccia nella morsa e si agisce sul pulsante verde per l'aspirazione. Il metodo migliore consiste nel dare dei colpetti (due o tre) in rapida successione al pulsante di aspirazione. In questo modo ho rigenerato un paio di cartucce nere che in precedenza non stampavano su alcuni ugelli. Le cartucce colore sono un pò più critiche. Sono riuscito a rigenerarne solo una su un totale di tre (ulteriori prove sono in corso per verificare a fondo il funzionamento). In linea di principio il tutto funziona e si vede chiaramente scendere l'inchiostro dal condotto di scarico, a dimostrazione che le mie intuizioni iniziali si sono rivelate esatte. Il serbatoio assicura un aspirazione (con cartuccia installata) di circa 10 secondi alla pressione di -9 psi, dipende da quanto si preme la cartuccia nella morsa. Per non creare un aspirazione troppo forte si lascia defluire un pò d'aria dalle fessure attorno la testina o in alternativa premere forte la morsa in modo che l'unica via di "sfogo" sia rappresentata solo dagli ugelli. Importante che ad aspirazione terminata non si formi della schiuma sulla tstina, segno che è fuoriuscita dell'aria dagli ugelli che rendono il lavoro inutile. Ovviamente l'operazione vaeffettuata a cartuccia totalmente piena (al limite della sua capacità massima).

Il galleggiante per il troppo pieno è stato escluso, così come il pressostato. Non escludo in futuro di provvedere ad installare l'elettronica di comando con un microprocessore dedicato. L'utilizzo dei cavi elettrici di recupero ha notevolmente appesantito i collegamenti interni. Il filo utilizzato, a mio avviso, è di sezione esagerata. Com'é ovvio, la realizzazione presenta dei margini di miglioramento molto ampi, ma tanto il macchinario lo devo usare io e non è in vendita, per cui "chissenefrega" delle norme di sicurezza. Pensavo inoltre di dover realizzare una specie di vaschetta raccogli inchiostro sotto la morsa, ma ho verificato che così come realizzata, l'inchiostro non fuoriesce e va a finire tutto dentro la canaletta di aspirazione. Il fatto poi di aver posto l'elettrovalvola di aspirazione sotto il livello del serbatoio non comporta alcun tipo di problema relativo al ritorno indietro dell'inchiostro. Per pulire il condotto di aspirazione ho spruzzato dell'acqua che è andata tutta aspirata dentro il serbatoio di raccolta. Perfetto. Ora voglio procedere con la combinazione centrifuga + vuoto per procedere con un lavaggio completo e totale (con acqua distillata) delle cartucce, specialmente quelle a cui manca inspiegabilmente del tutto un colore su tre (il giallo sembra essere quello che più frequentemente da dei problemi, seguito dal blu). Il rosso sino ad ora non mi ha mai preoccupato e non mi spiego perché. Anche se i risultati ottenuti non rappresentano una base statistica attendibile per poter cantare vittoria, mi accontento per ora del risultato, in attesa di approfondire la rigenerazione della scorta di cartucce che è in stand-by per essere sistemata. Preferisco procedere con due cartucce alla volta in modo da evitare di dover lasciare le altre per lungo tempo nel cassetto. Credo infatti che in mancanza di un adeguato confezionamento, tenere le cartucce a lungo all'aria aperta (anche con la clip di protezione) crei dei problemi che posso comunque risolvere in quanto, tempo fa, ho recuperato e restaurato una termo saldatrice a filo per confezionare le cartucce nei sacchetti di plastica. Ad ogni modo sono proprio contento e felice. Alla prossima.

P.S. La Befana ne ha per cinque. Ripeto: La Befana ne ha per cinque.

domenica 4 gennaio 2009

Serbatoio sottovuoto (parte 8)

Dopo una lunga pausa sul progetto temporaneamente messo da parte per ragioni di lavoro, decido di completare l'opera. Sto costruendo un macchinario per "succhiare" l'inchiostro dalle cartucce di stampa a spugna per le stampanti a getto. L'operazione si chiama "priming" e serve a ripristinare il flusso di inchiostro nei condotti che lo portano alla testina piezo. Dopo aver smanettato per due ore a tappare le falle d'aria (con nuova intestazione dei tubi pneumatici) e aver ri-collegato il filo di alimentazione del circuito a 12 volts (staccatosi per sbaglio), mi imbatto in un problema inaspettato. Il pressostato non lavora come mi aspettavo. Il pressostato dovrebbe aprire un contatto che diseccita il relè che commuta l'aspirazione, dalla pompa principale al serbatoio, tramite due elettrovalvole. Nonostante riesca ad arrivare a -9 psi (-0,8 bar), il contatto del pressostato non si apre. Ho tentato di agire sulla vite di regolazione, in modo da renderlo più sensibile e scattare a -4 psi. Il problema è che quando la depressione scende a valori quasi nulli, il pressostato non ri-chiude il contatto. Anche se scatta manualmente (agendo sulla vite di regolazione), non ne vuole sapere di lavorare a modo. Mi aspettato una certa isteresi di funzionamento ma così proprio non va. Quando la depressione va a zero, il contatto non si richiude e non posso azionare la pompa per ripristinare il vuoto. Devo apportare una ulteriore modifica al circuito di comando, bypassando il pressostato ed aggiungendo un interruttore. Così il macchinario diventa totalmente manuale e dovrò stare attento ad azionarlo come si deve. Peccato. Ora che sto per finire le cartucce, ne ho proprio bisogno. Vedrò di sbrigarmi. Alla prossima.

P.S. Neve e ghiaccio in ombra. ripeto: Neve e ghiaccio in ombra.