giovedì 24 giugno 2021

DELL PT434 E6400 Li-Ion Battery (autopsy)

Mi appunto qui un pò di pensieri al volo, a futura memoria, nell'analizzare la batteria di un portatile DELL Precision M4500. Questa batteria, in particolare, l'ho ordinata nuova presso un rivenditore su e-bay, attratto dal prezzo conveniente. Subito ha presentato un problemino: non si ricarica, per cui, una volta esaurita è diventata un ingombrante mattone. Il rivenditore, onesto, alla segnalazione e senza esitare ha proceduto con il rimborso immediato, senza nemmeno discutere... fosse stato un italiano sono convinto che a distanza di anni saremmo ancora qui a litigare, ma veniamo a me. Batteria maggiorata PT434 E6400 da 7800mAh/80Wh Li-ion (per laptop DELL Precision M4500). All'interno un pacco batterie 18650 3S 3P, ovvero tre gruppi in parallelo posti in serie da tre: 12 volts. Il BMS (la basettta di gestione della carica/scarica) riporta nelle serigrafie i valori intermedi del pacco, per cui credo proprio che lo ri-utilizzerò in qualche progettino al volo.


All'interno un totale di nove batterie Li-Ion 18650, di colore viola, con scritte e sigle serigrafate:

  • Cylindrical - Lithium Ion Cell 20181208 - SZNS ICR 18/65-2000mAh 3,7/4,2V - 7.4Wh GL5L11EL878401 - Made in china R-41047147
  • 3,7V 7,8Wh INR18650E 20EEBJ30A10YOC (più un barcode)

L'ultimo numero dovrebbe essere una sorta di seriale in quanto cambia ed ogni elemento. La sigla INR18650E dovrebbe darmi indicazioni aggiuntive. La prima lettera I indica "built-in lithium ion" (e questo s'è capito), la C indica Cobalto (si ma dove?), la R indica che è cilindrica (ma va?), 18650 è il form factor (diameter of 18mm and a height of 65mm) ma la E finale proprio non ho trovato cosa significhi. 

In rete  ho trovato poco o nulla che combaci perfettamente e mi potesse aiutare con un datasheet, probabilmente sono batterie "custom" (almeno questa è la mia opinione).

Dai dati possiamo almeno avere le specifiche base. La tensione misurata con un trester ne rivela un paio a 1,8 volts mentre le altre a 1,75 volts e rotti... poco, troppo poco. Sotto i 2,4 volts interviene il BMS per evitare la scarica eccessiva, soglia sotto la quale le batterie potrebbero rovinarsi fisicamente. Nel mio caso però considero che la tensione così bassa sia dovuta al fenomeno dell'autoscarica e non ad un uso eccessivo (uso che in realtà non c'è stato se non per un unico utilizzo)... per cui presumo (da buon ottimista ingenuo) si possano ancora recuperare. Al momento ho un carica batterie per le Ultrafire protette... non credo sia uno di quelli "intelligenti" per la rigenerazione o per i cicli di carica "da zero" ma spero possa funzionare, al limite tengo la carica presidiata controllando periodicamente surriscaldamenti, perdite di elettroliti o cenni di rigonfiamento... speriamo bene, al limite brucio tutto e ricompro il nuovo (con che soldi non lo so perchè li ho proprio finiti). Se riuscissi a recuperarle, potrei usarle anche per svapare ma soprattutto per l'aspirabriciole in fase di conversione dal Mi-Cd al litio....

Ma vediamo il BMS in dettaglio. Sul retro, la parte senza componenti, compare una sigla: DELL E6400 DD20140417309 R5 mentre in prossimità del connettore di ricarica ed alimentazione, vediamo serigrafati i segnali. 

P- P- ID NC P- C P+ P+ 

così, misurando esternamente le polarità o la continuità del P- è possibile scovare gli altri pin senza bisogno di aprire e distruggere la batteria. Provo a buttarla lì... ID e C sono rispettivamente SDA e SCL del protocollo I2C, per esclusione e deduzione logica.

Lato componenti notiamo la barra a led ed il pulsantino per verificare al volo lo stato di carica della batteria. In corrispondenza delle piazzole di alimentazione vediamo le tensioni applicabili, da zero a 12 volts, con 4 ed 8 intermedi per la serie. F2 è un fusibile (F1 risulta non presente), R13 è una resistenza di sense e serve al processore per misurare la caduta di tensione in funzione della corrente. Q1 e Q2 sono due integrati siglati 4437P, mosfet P- channel 30 volts tra drain e source e 11 - 14 A. 4 pin, dal 5 all'8  sono in comune da un lato come i pin 1,2,3 dall'altro (Drain e Source). Il Gate è il pin 4. RT1 dovrebbe essere il termico ma questo modello di batteria sembra che non lo preveda. Le piazzole infatti sono pulite, segno che non è mai stato saldato allo stampato. U1 è il processore che governa il BMS e dialoga con il PC, molto probabilmente attraverso il protocollo Smart Battery SMBus. La sigla che si legge è A2170 - A06077001G - 1821 ma una ricerca in rete non ha dato risultati soddisfacenti. Di solito l'ultimo numero è una data di produzione. Seguire le piste? naaa, quasi impossibile per un multi strato...quasi ma forse non ne vale la pena...per ora. Probabilmente si tratta di un chip proprietario e le sue specifiche non sono disponibili (maledetti, cosa abbiamo fatto di male?). Ci si auspica che, almeno per le parti obsolete, i produttori rilascino le informazioni tecniche. Chi lo farà per primo diventerà il mio fornitore preferitissimo. 

Ad ogni modo, avendo a disposizione il connettore serigrafato, si può tentare con un microprocessore (tipo un Arduino Mega o un Raspberry) a tentare di leggere e scrivere dati da/verso il circuito. Sarà una bella sfida da mettere in cantiere.

Aggiornamenti qui, stay tuned. Alla prossima.

P.S. la lupa è a secco. Ripeto: la lupa è a secco.

martedì 22 giugno 2021

CAT V9041CR ventilatore (riparato)

Mi (ri)arriva per le mani un mega ventilatore a piantana, interamente in metallo scintillante... CAT ventilatore a colonna in metallo modello V 9041CR diametro pala 39 centimetri, 55 watt di potenza pura. Qualche giorno fa lo avevo riparato chiudendo le griglie con una soluzione fuori dal comune.

Purtroppo il proprietario non lo vuole buttare, altrimenti lo avrei fatto mio. A malincuore decido di riportarlo operativo. Cos'ha? un difetto di progettazione, a mio avviso un grave difetto. La base, internamente, è dotata di un peso per tenerlo stabile alla massima velocità, che quando lo si accende al massimo (velocità III) le tende di casa svolazzano come in balia ad un tifone tropicale. Il peso, altro non è che della sabbia con una percentuale minima di cemento, oppure è della volgarissima malta da muro... non ho capito bene che materiale sia, ma, fatto sta che... si sbriciola e si frantuma con estrema facilità. Il materiale è racchiuso da uno strato di plastica sottilissima, che si spezza facilissimamente con le mani, si frantuma. E così, basta appoggiare a terra il ventilatore una volta di troppo, che con il tempo il peso si frantuma in mille pezzi, pregiudicando la stabilità del ventilatore stesso, specie quando è configurato alla massima altezza. 

Francamente sono rimasto davvero stupito della soluzione adottata, non me lo sarei aspettato e ancor più francamente, è come indossare una scarpa ed una ciabatta. Un bel ventilatore, solido e potente con una ciambella di sabbia che si sgretola in questo modo... ben otto bulloni per fissare l'asta alla base di metallo, otto! Otto bulloni ancorati alla sabbia... ma chi c*zzo è il progettista? mammolo dei sette nani? Non ha previsto sto demente di ingegnère, laureato per corrispondenza
durante uno sciopero delle poste, che il ventilatore viene preso per l'asta e spostato in giro per le stanze? Potevi metterne anche ottanta di bulloni imbecille!, la sabbia non tiene lo sforzo meccanico.... magari il cemento puro si, ma la malta da muro NO! Cretino!

Vabbè, che si fa? Una base nuova ovviamente, tempo e soldi ce li mettiamo noi dopo averne spesi una parte per un ciòttolo mal progettato. Fortunatamente, qualche tempo fa, ho disassemblato un tapis roulant, di quelli meccanici senza motore, acquistato usato ma inutilizzabile per lo sforzo da fare per "camminare"... dal mucchio ho selezionato il volano dove era attaccato il magnete per l'odometro, il misuratore di distanza. Perfetto. Già lo avevo massacrato per togliere il cuscinetto (sto costruendo un carrettino da giardino con un vecchio portabagagli da camper ed una carriola con le parti di un e-scooter). Ora è tempo di riutilizzarlo.

Un pò di passate con il flessibile e disco grana 40 per togliere una flangia (ho il tornio troppo piccolo per questo), 8 fori con una punta affilata (e c'è posto per altri 4 fori), 4 bulloni nuovi (più lunghi) ed il peso è assicurato. Dato che i bulloni mordono sul metallo (e non su un blocco di malta), ne ho utilizzati solo 4 e non OTTO con relative rondelle!

Collaudo ok, alla massima velocità e massima altezza. Direi che sono soddisfattissimo per un oretta di lavoro. Ora il ventilatore è tornato a fare il suo lavoro, ovvero ventilare. Speriamo che non emergano altre sorprese. Ah, se avete in programma di acquistarlo, trattate sul prezzo.... vale la metà, ma anche meno. Alla prossima.

P.S. il lupo perde il pelo, la gallina canta. Ripeto: il lupo perde il pelo, la gallina canta.

Ventilatore O.ERRE type SPECIAL 300/12" (restaurato)

Un ventilatore vintage, tornato a nuova vita e sottratto al RAEE ed alle multiutility del male, è sempre una buona notizia. Stavolta è toccato ad un ventilatore O:ERRE da tavolo, da 12 pollici, tornato come nuovo, probabilmente dopo sicuramente più di 20 anni di utilizzo... dai tempi in cui l'azienda lo produceva, la stessa ha fatto notevoli progressi in campo tecnologico. Spero solo che ancora oggi producano cose fatte per durare... una visitina al sito non guasta.

Lo smontaggio non andrebbe nemmeno documentato, tanto è banale alla portata di un unano medio: 4 viti alla base, alcuni collegamenti da tagliare (quelli dell'interruttore selettore delle tre velocità), i morsetti del cavo di alimentazione, la vite che tiene la testa del motore... insomma, tutto si può ridurre ai minimi termini, per poter lavare le parti lavabili, lubrificare gli ingranaggi ed i meccanismi, togliere l'annerimento delle polveri sottili, ecc.ecc.

L'unico componente che necessiterebbe un ritocco è la griglia di protezione dell'elica, bianca, che presenta alcuni punti di ruggine (appena, appena, poco, poco). Basterebbe una bomboletta di acrilico bianco, magari tonalità panna o leggermente giallina per lasciare il tono vintage dell'elettrodomestico... uso il condizionale, non ho  nemmeno i soldi per mangiare ma ho un sacco di tempo per fare felice una donna che come me non naviga nell'oro... missione compiuta, così il vostro pianeta merdoso, sporco e puzzolente può contare almeno due persone felici  in più delle poche che ha.  Alla prossima. 

P.S. Eolo cerca Pisolo. Ripeto: Eolo cerca Pisolo.

Black & Decker FV7201-H1 (fatwa!! - parte 3)

Ecco, lo sapevo, le parti "custom" sono una scusa per respingere delle legittime richieste di dati tecnici delle apparecchiature sulle quali si rivendicano dei diritti di proprietà (e di riparazione). Ma andiamo con ordine. Nel post precedente ho paventato la possibilità di richiedere le specifiche tecniche del motorino dell'aspirabriciole Black & Decker FV7201-H1, che riporta nel corpo metallico la sigla 63403 Johnson 3D3911. Il produttore mi risponde avvisando che non riesce a trovare a catalogo il codice indicato, lasciandomi perplesso sul perchè abbia sentito la necessità di stampigliare il proprio logo e dei codici sull'oggetto.


Purtroppo non risco ad identificare il motore con il code indicato, ha una foto da mandarci ?

Potrebbe darmi qualche dettagli in più relativamente al progetto e all'applicazione a cui sta lavorando ?

Grazie

Anna, solerte e gentilissima impiegata, chiede lumi in merito, ai quali prontamente rispondo, pervaso da un senso di fiducia e riconoscenza per un azienda che trova il tempo di rispondere a me, povero utente medio. Un paio di foto, descrizione dell'oggetto e spiegazione del "progetto". La risposta è disarmante:


il motore in questione è un vecchio modello custom di cui non possiamo fornire documentazione.
Qualora stesse lavorando ad un nuovo progetto per lo stesso clienti finale, la prego di fornirmi maggiori dettagli ed i volumi stimati e le faremo sapere.
Grazie e buona serata 

Grazie al piffero!  Sono incappato in un segretissimo segreto industriale?? Un informazione strategica la cui divulgazione potrebbe mettere in crisi un colosso degli elettroutensili? Un dato di primaria importanza su cui poggia il successo della mega multinazionale? 

Deluso e francamente un pò "indisposto" dall'atteggiamento del fornitore, seppur in parte comprensibile, provo a formulare delle ipotesi frutto della mia mente bacata:

  1. La B&D ha ordinato (una tantum) migliaia di motorini alla JE, previa contrattazione al ribasso, ovviamente, su delle parti già a listino, chiedendo al fornitore una sorta di "esclusiva", dei "diritti" di non precisata natura, dei patti di "segretezza" sulle caratteristiche di un oggetto a listino.
  2. La B&D vende il motorino come parte di ricambio e pertanto non desidera che i riparatori fai da te possano risparmiare rosicchiando il loro fatturato .
  3. il motorino è OEM  acronimo di Original Equipment Manufacturer, cioè “produttore di apparecchiature originali” ovvero un'azienda che realizza prodotti, parti o componenti utilizzati poi da altre società definite “casa madre” che vi appongono il proprio logo sopra
  4. La B&D ha veramente richiesto un motorino "custom", personalizzato, fuori specifiche e pertanto desidera tenerle per sè in quanto frutto del proprio intelletto.
  5. Anna non aveva voglia di scartabellare negli archivi dei progetti ed ha preferito tagliare corto.
  6. Anna ha seguito specifiche e precise policy aziendali di non divulgazione.  

Qualunque sia la risposta, giusta o sbagliata che sia, ho preso una serie di decisioni:

  1. Mai più prodotti B&D a casa mia
  2. Mai più frequenterò ferramenta o Brico vari che espongono i prodotti B&D
  3. Mai più riparerò prodotti B&D , e se del caso, procederò con la sostituzione dei componenti interni con altri di marca diversa (anche se cinese)
  4. Mai più prodotti Johson electric nei miei progetti di retrofit (ed ovvia sostituzione delle parti JE con altre marche). 
  5. Divulgazione capillare e social, di queste discutibili policy di marketing, foriere dell'usa e getta, controproducenti per le nostre tasche e per l'ambiente
  6. Fatwa globale e perenne alle due aziende! 

Se siete così gelosi delle vostre cose... tenetevele!

Ecco, ben vi sta. siete finiti nel mucchio delle aziende "fatwate" che snobbano unamico ed i clienti tutti. Così facendo, l'unico risultato che avete ottenuto è quello di spingermi ad eseguire delle misurazioni tecniche per scoprirle da me ste benedette specifiche segretissime. ah... nulla mi vieta a sto punto di cercare un motorino "cinese" così l'apparecchio diventa mio "custom" al 100%

Che la maledizione si propaghi come le pulci su mille cammelli. Non esiterò a sconsigliare, con solide motivazioni, l'acquisto o utilizzo dei vostri prodotti, consapevole che non fallirete e non andrete in rovina... sino a quando i vostri concorrenti si accorgeranno di questa vostra debolezza e vi spazzeranno via. Auguri, buona vita. Alla prossima.

P.S. le pulci sono scappate dal circo. Ripeto: le pulci sono scappate dal circo.

venerdì 18 giugno 2021

Black & Decker FV7201-H1 (riparazione - parte 2)

Mentre aspetto mi arrivino dalla cina alcuni pezzi, cerco di appprofondire l'autopsia sull'aspira briciole Black & Decker attualmente dissezionato ai minimi termini sul tavolo del bunker lab (vedi prima parte Black & Decker FV7201-H1). Ne approfitto per lavare le parti plastiche, con acqua e sapone, dalla micro polvere che le annerisce all'interno, già che ci sono, nel miraggio di riportarlo a nuovo. La cosa figa è che tutte le parti sono separabili ai minimi termini, senza trucchi o trabocchetti meccanici che tanto complicano la vita a tecnici e riparatori.

Ho deciso di approfondire un dubbio che mi è venuto. Le batterie incluse sono completamente morte, zero volts. Nell'iniziare a pensare ai dati tecnici per progettare un carica batterie al litio, ho necessità di alcuni dati aggiuntivi e con l'occasione misuro la tensione di alimentazione dell'alimentatore a muro in dotazione.

L'alimentatore: I dati di targa stampigliati nel contenitore plastico del trasformatore  indicano 10Volts AC mentre la misurazione col tester mi dà 12 volts AC... poco male. All'interno della base di ricarica dell'aspirabriciole non c'è alcun regolatore, nulla... la tensione a 12 volts alternata viene applicata direttamente alla basetta switch, raddrizzata a semionda da un diodo 1N4001S (1A general purpose silicon rectifier) ed applicata direttamete ai capi delle batterie in serie... nient'altro... e poi viene da chiedersi come mai certi elettrodomesticfi a batteria durano poco... mi sarei aspettato qualcosa di più serio, magari minimale, ma almeno un limitatore di corrente di ricarica con un vetusto LM317 mi pare il minimo sindacale. Vabbè, meglio così. Ad una misurazione del diodo, scopro che è interrotto (guasto) e si spiega come mai le batterie sono morte del tutto, nonostante l'apparecchio sia rimasto attaccato in carica per lungo tempo... forse le batterie sono ancora buone...

Black & Decker switch FV7201

Il motore: La dicitura stampigliata riporta 63403 Johnson 3D3911 con diametro esterno di 35mm. Una rapida googlata mi restituisce una serie di motorini di varie sigle con caratteristiche diverse ma alla fine si trova il sito ufficiale del produttore (link al produttore Johnson Electric ). Ovviamente la sigla stampigliata sul motore non corrisponde a quelle riportate a catalogo ed occorre andare un pò ad intuito. L'unico che si avvicina come caratteristiche dovrebbe essere il seguente:

  • part number HC613G-011
  • diametro 35,8mm 
  • 7,2Volts 
  • Stall Torque nMn 198,0 
  • no load speed 27500 rpm
  • 143Watt

....ma non mi pare corretto... 143 watt a 7,2 volts P=VI I=P/V = 143/7,2= 19,86A non mi pare questo, 20 ampère? 27mila giri? Mi pare tantino, per cui scrivo direttamente al produttore per avere il Datasheet che mi servirà per tunizzare al meglio l'alimentatore, le batterie, e di conseguenza il circuito di ricarica... se non mi risponderà, proverò con misure dirette.  Nel frattempo mi sto divertendo con google translate, che a volte ne combina davvero di divertenti.

Ah...questo post è provvisorio, frutto di ragionamenti liberi e quasi certamente sbagliati.... retrofit in corso...stay tuned (parte 3). 

P.S. La gatta è morta. ripeto: la gatta è morta.

giovedì 10 giugno 2021

Rasoio Microtouch (riparazione...impossibile)

Forse esagero... anzi, no... esagero proprio e documento l'operazione a titolo di mio promemoria, per attestare la mia precaria salute mentale. Era da un pò che volevo riparare il mio micro rasoio cinese Microtouch. Davvero micro, con una batteria AAA, comodo e sempre a portata di mano per i ritocchi dove i normali regola barba non arrivano. Pagato poco meno di 4 euri, per un pò ha fatto il suo sporco dovere. 

Ad un certo punto è saltato il pulsante a slitta di acccensione... per fortuna riesco ad evitare che finisca nelllo scarico del lavandino... di un rasoio che resta sempre acceso e che per spegnerlo devo togliere la batteria non ci faccio molto... che sarà mai? un pò di colla e via. Invece no. 

La slitta era fissata ad una lastrina metallica con due micro forellini che ospitavano due micro pioli di plastica fusi all'interno... l'unica colla che potrebbe dare dei risultati sarebbe un epossidica bi-componente.... applicata in microdose con una precisione chirurgica, non senza smontare completamente l'aggeggio...  4 viti e l'apparecchio si apre ma la strada della colla sembra inapplicabile...che sarà mai? Mica mi scoraggio per così poco.

Risolvo con il mio potentissimo kit ripara plastica Workzone, preso in offerta all'Aldi a 9,99 euri  (scontato per confezione rovinata dai soliti unani che toccano tutto)... invece no... il kit spacciato per "ripara plastica" ha in dotazione dei cubetti colorati ed una punta riscaldante con due batterie AA... in realtà mi sono fatto fregare come un pollo... i cubetti non sono plastica da fondere ma sono solo... cera colorata!.... resistenza meccanica di una candela.... caxo! Inoltre i cubetti di cera non vengono venduti a parte, per cui una volta terminati bisogna arrangiarsi.

Ben mi sta! Avrei dovuto cogliere, all'acquisto compulsivo, lo sguardo scettico della mia compagna, con tanto di sopracciglio sollevato, contrapposto alla mia espressione idiota di chi è pronto a riparare l'impossibile e pronto con la chiosa: " tiè! te la faccio vedere io chi ha ragione alla fine!". Già mi immaginavo la scena.... Accipicchia, si è rotta la plastica, me la aggiusti? Certo che si amore mio (he he he)... invece no, stavolta ho fatto la figura del cretino.... me ne ricorderò concedendo il classico "te lo volevo dire!".

Ci provo comunque ma niente.... la cera colata nei forellini della slitta metallica non si fonde bene e non si salda al pulsante... che sarà mai? mico mi scoraggio per così poco... provo a  ricostruire i piolini fondendo dell'ABS e con una micro lima diamantata li sagomo...ci provo.... macchè... micro meccanica di super precisione non disponibile. Non restano molte soluzioni super fantasiose, che l'orgoglio sta salendo a livelli preoccupanti.

Alla fine vince la scazzatura con a corollario "non ho così tanto tempo da perdere" ed in fin dei conti posso rinunciare alla modesta cifra spesa ed imparare una lezione importante: 

il fatto che una cosa costa pochissimo non giustifica mai l'acquisto privo di reale necessità.

Mi resta un motorino da 1,5 volts, un led bianco, due micro lame a seghetto, una basetta con un paio di transistor smt, un induttanza (eh?) ed il mucchio di ciarpame tecnologico che aumenta nella speranza si possa riutilizzare qualcosa.

Mi arrangerò con le mie fedelissime ed affilatissime forbicine professionali, mano ferma e pazienza. Alla prossima.

P.S. il facocero è nel recinto, la nutria non salta. Ripeto: il facocero è nel recinto, la nutria non salta.

Chiusura griglia protezione Ventilatore a colonna CAT (riparazione)

Iniziano, in ritardo, le prime ondate di calore ed è tempo di tirar fuori i ventilatori riposti a fine estate nei più impensabili anfratti di casa, giusto per non ingombrare quando non utilizzati. 

Solitamente, a fine estate, i ventilatori presentano i soliti acciacchi. Polvere accumulata, numero di giri ridotti, a volte guasto al condensatore del motore, crepe e rotture della base o della striscia che tiene unite le due valve di protezione. Qualsiasi sia il problema che si presenta, i più (me compreso) decidono di procrastinare la riparazione a quando sarà veramente necessaria, sperando che, quando sarà, si abbia la disponibilità economica per buttare il vecchio e prendere magari l'ultimo modello senza pale (sperando abbia meno bisogno di manutenzione e meno problemi). 

Oggi è ora. La strisciolina di plastica rigida che tramite un meccanismo di tiraggio a vite, tiene unite le due griglie di protezione delle pale, è spezzata e necessita di sostituzione. Ovviamente il pezzo di plastichetta non viene fornito come ricambio, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che la politica dell'usa e getta è ormai imposta dai produttori che difendono esclusivamente i propri interessi a scapito di noi utenti e dell'ambiente, quest'ultimo ormai ridotto ad uno schifo per colpa di tutti. 

Ad ogni modo occorre (per cronica mancanza di fondi) ripristinare la funzionalità della parte rotta, ma... come procedere? Ci si possono inventare vari sistemi non necessariamente alternativi l'uno dall'altro:

  1. Colla (quale?)
  2. Nastro adesivo (quale?)
  3. Fili metallici di rinforzo affogati della plastica (come?). 

Dipende dal risultato che si deve ottenere. Incollare di testa due parti plastiche con una superficie di contatto di pochi millimetri, che dovrà essere soggetta a trazione (pur modesta) non sembra da sola la miglior soluzione, anche se si volesse utilizzare l'epossidica bi-componente. Diciamo che se si utilizza, oltre alla colla, il metodo 2, anche una colla generica per plastiche rigide può andare bene, rispettando scrupolosamente le indicazioni del produttore (parti asciutte, pulite e sgrassate con acetone, tempi di asciugatura, ecc...)

Per le ragioni che precedono, è imperativo utilizzare, in aggiunta, del nastro adesivo di rinforzo sfruttando una superficie di adesione più ampia. In questo caso il migliore, per robustezza meccanica, è il nastro di alluminio adesivo, sopra al quale poi incollare del nastro telato, magari dello stesso colore della plastica, per rispettare l'esigenza estetica di chi non vuole apparire come il solito barbone che usa cose rotte e riparate (ma perchè poi dovrei vergognarmi?).

Affogare poi dei fili metallici di rinforzo nella plastica, offre una soluzione quasi definitiva al lavoro di riparazione.  E' sufficiente procurarsi del filo elettrico (rame, costantana, khantal, nikel...) che andrà posto perpendicolarmente alla linea di frattura e sul quale far passare una corrente elettrica sufficiente a renderlo caldo quanto basta per sciogliere la plastica, in modo che il filo stesso riesca ad affogarsi dentro. Una rifinitura con carta vetrata e se si vuole un pò di stucco (quello per la carrozzeria andrà benissimo) renderà il lavoro invisibile (comunque poi coperto dal nastro adesivo). 

Personalmente ho optato per i primi due metodi, assieme, utilizzando una colla generica per plastica rigida, a solvente,  uno strato di alluminio adesivo ed uno strato finale di nastro telato (per nascondere l'alluminio e rinforzare ulteriormente la giuntura). Il filo metallico affogato preferisco riservarlo alle parti soggette a maggior sforzo, tipo le gambe di un cavalletto fotografico per intenderci.  Funziona? Si, devo dire di sì.

Se l'oggetto riparato si romperà nuovamente... sarà in un altro punto, maledetti oggetti di plastichetta da pochi soldi. Alla prossima.

P.S. la chioccia ha fatto 3 uova. Ripeto: la chioccia ha fatto 3 uova.

mercoledì 9 giugno 2021

Black & Decker FV7201-H1 (battterie ko parte 1)

Sono in piena fase di riparazioni folli ed impossibili, su dei ciòttoli progettati per l'usa e getta, consapevole che il pianeta finirà sommerso dai rifiuti e popolato da unani pigri  e condizionati a lavorare come schiavi per spendere i risparmi in cose inutili. Vabbè. 

Mi ritrovo per le mani questo Floor Vac, dustbuster, aspirabriciole... chiamatelo come 'azzo vi pare, un Black & Decker FV7201-H1. Un motorino con una ventola, alimentato a batterie ed il resto è plastica. Ne ho già riparato uno di diverso in passato, sostituendo le batterie, usato come aspira briciole quando diventa complicato tirar fuori l'ammiraglia degli aspirapolvere, ingombrante come un SUV parcheggiato in doppia fila. Questo modello ha anche il tubo e la spazzola per i pavimenti, alcuni spazzolini e tubi per gli anfratti.... un salto di qualità rispetto a quello che ho e così vorrei provare a ripararlo. Le batterie sono completamente morte ed andrebbero sostituite...


L'idea che avrei sarebbe una conversione al litio... fattibile ma è un periodo di m*rda per il lavoro, per cui preferisco bloccare l'economia ancora per un pò, almeno sino a quando non passeranno gli elicotteri a riversare contanti dal cielo su noi poveracci. Ad ogni modo devo smontare le batterie morte, per cui... cacciaviti e si parte. L'apertura è facilissima. Si tolgono le viti a vista e l'apparecchio di apre. Dentro la sorpresona... il pacco batteria sembra assemblato da un demente genio del male, ingegnere e pure demente. 


Già mi immagino la sua espressione, tutto tronfio come un bambino orgoglioso che mostra alla mamma la sua c*cca (guarda cosa ho fatto!), nel mostrare la disposizione degli elementi, collegati con dei terminali rigidi ed il tutto racchiuso in una confezione plastica trmosaldata...wow... si vede che non c'era soluzione migliore (e poi chiediamoci come mai certi ciòttoli di m*rda costano un occhio). I due terminali di alimentazione sono poi incastrati su due fori rettangolari dotati di 4 arpioni che per toglierli devi bestemmiare come uno scaricatore di porto... non importa, non sono certo queste cose a fermarci. Ora viene il bello... dove trovo delle batterie compatibili con queste, che sono rivestite in cartone e non riportano nessuna sigla o scritta? Compero il ricambio a 45 sterline? (part.102 - BATTERY PACK  7.2VBDE-499694-02.A2499694-02)...52,32 euri?? più spedizione??? ma siamo matti? Ma allora lo fate apposta. 

Allora facciamo due conti... un paio di batterie 18650 8800mAh al litio, ricaricabili, le posso trovare a 4 euro. Ciascuna è da 3,7 volts, per due fanno 7,4 volts, giusto quello che mi serve.

Poi mi serve un regolatore di carica scarica per due elementi... facciamo 5 euro? Esagero... dovrei poi controllare l'alimentatore di carica. Quello in dotazione eroga 10 volts in alternata, quindi devo prevedere un modulo DC/DC converter compatibile con il BMS scelto, oltre ad un ponte raddrizzatore ovviamente... cercherò nel ciarpame accumulato per verificare se trovo qualcosa di compatibile e recuperabile.

In tutto poteri spendere una decina di euro e mi ritroverei per le mani un attrezzo con batterie al litio.... conviene? Appena trovo un finanziatore mi attivo.  Alla prossima.

P.S. Lupo, Capra e cavoli rientrano in silenzio. Ripeto: Lupo, Capra e cavoli rientrano in silenzio.

Aggiornamento del 15.6.2021 : ci sto ancora pensando ... segue parte 2

martedì 8 giugno 2021

Braun toothbrush 4731 - 4728 (Batteria ko)

 Dopo anni ed anni di onorato servizio, lo spazzolino elettrico decide per la sua morte, per vecchiaia.... Grazie, RIP. Il problema? non si accende più, all'improvviso, e sottocarica scalda da matti....mmmm... brutto segno. Forse è la batteria da sostituire o alla peggio un guasto all'elettronica interna. Devo dire che esperienze precedenti mi hanno convinto a lasciar perdere le riparazioni di questi apparecchi. Smontarli è difficile senza rompere qualcosa in quanto sono sigillati per evitare che l'acqua entri all'interno danneggiando l'elettronica. Credo inoltre che sia una precisa politica del costruttore con al seguito una schiera di progettisti ingegneri dementi che si masturbano mentalmente in infinite riunioni dove si entra in dieci e si esce con almeno 20 opinioni diverse. 

Il modello di cui stiamo parlano è un Braun con una scritta sotto allo spazzolino Type 4731, mentre la base di ricarica che mi è stata consegnata a corredo riporta Type 4728... giusto per fare un pò di confusione nelle ricerche. Già perchè dai risultati di Gùgol, usando come parole chiave le due sigle, esce di tutto, compresi i siti furbetti che vorrebbero vendere qualcos'altro di "simile" o più aggiornato. Le foto poi non aiutano molto ad alimentare certezze. 


Ad ogni modo, intuisco che questo modello si apre da sotto, in corrispondenza della base che si va ad infilare nel supporto di ricarica delle batterie. E' un sistema ad induzione, per cui c'è da aspettarsi un avvolgimento, una bobina "secondaria" (come se fosse un trasformatore con avvolgimenti separabili per capirci). Se si osserva attentamente la parte inferiore dello spazzolino, tolti i residui incrostati di dentifricio, si nota una strettissima fessura dove infilare un qualcosa di sottile e robusto che riesca a far leva. Pian piano si insiste e si cerca di sfilare la base di chiusura, stando attenti alla bobina che è attaccata al circuito elettronico solo con due fili sottili... io sono riuscito a staccarne uno (poco male, lo si risalda). 


Aperto il fondo si spinge il perno dove va innestrato lo spazzolino e si fa uscire il corpo interno dal tubo che lo contiene. Poi si separa il meccanismo oscillante dal motorino, quet'ultimo saldato direttamente alla scheda elettronica assieme alla batteria. 

Per rimuovere la batteria basta dissaldare le due linguette. La batteria non ha sigle che possano permettere la ricerca di un ricambio già pronto. In realtà sono due batterie al nickel cadmio ricaricabili, unite assieme in serie dentro una guaina termoretraibile che le tiene assemblate.

Ora... il dilemma... cercare online fra improbabili siti di e-commerce fatti male, dalle descrizioni criptiche, privi di dimensioni e valori, è un incubo e si rischia di acquistare qualcosa di inadatto. Tra l'altro, non so se si possono sostituire le Nikel cadmio NiCd con le nichel-metallo idruro (detto comunemente, ma impropriamente, nichel-metalidrato), abbreviato NiMH (inglese: nickel-metal hydride). Mi sa che mi recherò di persona, alla faccia del rischio contagio, presso un negozio di ricambi, sperando abbiano qualcosa che si può adattare. Sto pensando anche ad una conversione al Litio... purtroppo le 18650 sono un pò più grandi e non entrano nel vano... shit!.

L'obiettivo è una riparazione per far durare lo spazzolino per molti anni ancora, risparmiando non poco. Ad acquistarne uno nuovo, magari il modello di moda all'ultimo grido, glàm e feschion, con tanto di display con le faccine, c'è da spendere un rene (e come si sa, ne ho solo uno dato che ho usato l'altro per pagare l'Agenzia delle Entrate, per cui non me lo posso permettere). A dire il vero, ci sono modelli di spazzolini elettrici con le batterie AA, costano dai 9 ai quindici euri, ma nel lungo periodo credo che alla fine si spenda di più in batterie, credo, non so, tempo fa ne ho acquistato uno e lo uso poco per due ragioni: Lo spazzolino manuale, magari con le testine intercambiabili, è più efficace e costa molto meno. Inoltre può essere usato anche senza corrrente e quest'ultima la paghiamo a caro prezzo, anche ambientale... pensiamoci. Alla prossima.


P.S. La lupa ha finito il latte. Ripeto: La lupa ha finito il latte.  

Aggiornamento 14.6.2021: e me lo dovevo aspettare... stupido, stupido, stupido. Ho optato per la sostituzione delle batterie... stupido, stupido, stupido. Lo spazzolino è morto a causa di un guasto all'elettronica... 3 diodi, un transistor (credo) ed un microchip a 6 terminali... impossibili da sostituire causa mancanza di sigle e datasheet adeguati. I compnenti SMT sono per me un mistero, hanno delle sigle personalizzate e variabili da produttore a produttore, per cui è impossibile cercare, comprare un singolo pezzo e sperare che tutto funzioni... avete vinto voi, per ora. Comunque non demordo, è una questione di orgoglio personale... sto pensando ad una soluzione... vedremo.... qualcuno si vuole disfare del suo con le batterie guaste? 

Aggiornamento del 15.6.2021: un carica batterie al Ni-Cd a corrente costante è facile da progettare con un volgarissimo LM317, ma... occorrono dei componenti smt, c'è poco spazio nel tubo, per cui...

giovedì 27 maggio 2021

Z-Coil anatomy & rebuild (parte 2)

Un primo tentativo di rigenerazione di questi Inn*kin Z-Coil (ex Zenith), al volo, sembra dare dei risultati promettenti. In mancanza del materiale adatto, ho optato per una strisciolina di cotone, presa da un vecchio (35 anni) lenzuolo azzurro, di cotone ovviamente, avvolta attorno alla resistenza da 2,4 ohm ed inserita a mano con serraggio finale delle due parti. A parte il sapore di ammorbidente che contamina l'aroma che uso solitamente, il vapore c'è, bello abbondante ad una potenza adeguata ma c'è, per cui posso procedere con cercare del cotone organico più pulito, più assorbente e più sano di un vecchio straccio. Magari già che ci sono, posso provare a cercare anche il filo adatto, non credo costerà l'unico rene che mi rimane (l'altro l'ho già venduto al mercato nero per pagare le tasse).

Da una anlisi dettagliata, ho contato e misurato i seguenti elementi che compongono il prodotto originale:

  • 7 spire di filo resistivo (non so di che tipo, acciaio, Khantal o altro) del diametro di 0,32mm (AWG28) avvolto su un diametro di 4 mm per una lunghezza totale di 100/110 mm
  • 6 foglietti di cotone, da 6,5x25 mm sovrapposti l'uno sull'altro a ridosso dell'avvolgimento resistivo
  • 1 foglietto di cotone, avvolto tutto attorno alla resistenza, da 6,5x78mm

Per non complicarmi la vita e per facilitare l'inserimento dell'assemblato dentro l'alloggiamento, provo con un unica strisciolina alta 6,5mm e lunga tanto quanto possa raggiungere un pò meno il diametro interno del coperchio. Troppo lunga e il pacco non si riesce di farlo entrare senza deformare la resistenza. Troppo corto, il cotone difficilmente resterà a contatto col filo resistivo.... 

Ad ogni modo, meglio documentare lo stato di usura della resistenza, per capire come si riducono dopo un uso intenso, con incrostazioni di aroma rinsecchito. Dalla seconda foto si notano a destra due diversi tipi di elemento riscaldante. Oltre al modello con filo avvolto, si notano due "mesh", o elemento a rete. Quest'ultime impossibili da rifare a mano e francamente non so nemmeno se si trovano già pronte per questo modello di atomizzatore, credo di no, dato che nascono come disposable (usa e getta...maledetti). Per la cosiderazione se sia meglio la mesh o il coil... non so, non ho notato differenze apprezzabili fra le due soluzioni, nè in temini di durata nè in termini di aroma percepito. Boh.

Work in progress, alla prossima.

P.S. la mela è bacata. Ripeto: la mela è bacata.

 

Il professore ed il contadino


Un professore universitario stanco del proprio lavoro intellettuale decise di passare le vacanze in una fattoria. In cambio dell'alloggio, si accordò con il contadino per eseguire qualche lavoro manuale.

Il primo giorno il contadino chiese al professore di svuotare il letame in fondo alla stalla e di spargerlo sul campo dietro la fattoria.

Alla sera quando il contadino ritornò dai campi trovò con grande meraviglia il lavoro già fatto.

Il secondo giorno il contadino chiese al professore di raccogliere e contare tutte le balle di fieno presenti nel terreno.

Alla fine della giornata quando il contadino tornò dai campi trovò il lavoro perfettamente eseguito.

Il terzo giorno il contadino, un po' vergognandosi del lavoro pesante proposto al professore nei giorni precedenti, gli chiese di fare un'attività più modesta: dividere le mele grosse dalle mele piccole e scartare le mele marce.

Quando il contadino alla sera ritornò dai campi, con grande meraviglia, vide che nulla era stato fatto. Trovò il professore con in mano una mela che disse:

- "E' piccola o grossa?".

Morale: sono capaci tutti di spargere merda o contar balle, ma quando si tratta di prendere una decisione...

martedì 25 maggio 2021

Z-coil rebuild (parte 1)

La necessità aguzza l'ingegno e quando mi metto in testa di fare qualcosa, difficilmente demordo, ci volessero anni. Testardo come un mulo, ad ogni rifornimento di atomizzatori mi ritrovo a bestemmiare in 12 lingue, al momento del pagamento. Il mio obiettivo è da sempre quello di spendere il meno possibile, non per taccagneria ma per i soliti motivi che ho spiegato mille mila volte in moltissimi promemoria qui già pubblicati. 

Da un pò ho cambiato meotodo di svapo. E' la terza volta in più di ventanni da quando ho iniziato. La scelta attuale è ricaduta sugli Zlide della Inn*kin con i suoi Z-coil. Metodo adottato per la praticità di rifornimento del liquido da svapo, che si puà fare al volo senza trafficare troppo con tappi da svitare ed avvitare, teste da smontare, bocchini da togliere, e-cig da capovolgere e via dicendo.

Il problema è il costo degli atomizzatori... c'è un innegabile vantaggio nella semplicità dei serbatoi "sub ohm". Le bobine prefabbricate funzionano in modo eccellente e sono facili da installare e utilizzare, ma qualcuno spaccia le testine di ricambio anche a 3 euro l'uno... una follia. C'è anche un problema ambientale: per un pezzettino di resistenza incrostata e qualche foglietto di cotone bruciacchiato si butta tutta la parte metallica perfettamente integra... un altra follia consumistica inaccettabile. Inoltre può essre considerato un hobby aggiuntivo: lo svapo è un sostituto del fumo, ma gli aspetti più tecnologici lo rendono anche un ottimo hobby. La ricostruzione delle bobine di serie può darti qualcosa di divertente con cui armeggiare.

E così nasce l'esigenza di ricostruirli o rigenerarli in casa. E' ovvio che i produttori non hanno alcun interesse a distribuire delle testine preconfezionate e rigenerabili, così l'ingegnere progettista di turno (il solito demente a contratto) si inventa mille meschini trucchetti costrittivi per impedire la rigenerazione o mettere gli altri in difficoltà

Ma veniamo alla parte pratica. Per rigenerare gli Z-coil occorre prima capire come sono costruiti e con quali materiali, così da poter serializzare il processo di disassemblaggio, ricostruzione e rimontaggio. Ci si scontra però con diversi modelli, funzionalmente identici ma con alcune differenze costruttive che li distinguono fra loro. 

Il principio ovviamente resta sempre lo stesso, quello di sempre. Una resistenza, del materiale assorbente, un contenitore che andrà affogato nel liquido. Negli Zcoil il contenitore che alloggia la resistenza, si trova dentro un "tappo" incastrato a pressione su un corpo cilindrico con base filtettata, che andrà a collegarsi alla batteria. L'abilità del rigeneratore sarà quella di far saltare il tappo senza rompere nulla (o quasi).

Già pensavo di realizzare un estrattore a slitta ma poi ho visto che con una chiave a pappagallo ed una pinza si riesce lo stesso, senza stringere troppo o deformare il metallo. Un movimento circolare, tirando un pò, delicatamente, fa staccare le due parti.

Nell'estrarre l'elemento riscaldante, è inevitabile romperlo. Le incrostazioni all'interno, l'attrito del cotone "gonfiato" dal liquido ed il poco spazio a disposizione non permettono di estrarre la resistenza senza deformarla ma del resto, è da buttare (impensabile di bruciare le incrostazioni come si faceva una volta, non funziona). Ad ogni modo si riesce a capire come è realizzato il tutto. 

La resistenza è "verticale", con l'asse nella direzione dell'aria aspirata. In un modello è circondata con dei "foglietti" di cotone, mentre in un altro è avvolta con una striscia di cotone. Dalle foto si notano le bruciature, dovute al tiraggio a secco e causa del saporaccio che ci invita a sostituire l'atomizzatore. Dalle foto, vedendo lo stato del cotone, si capisce perchè il dry-burn è sconsigliatissimo.

Lo standard in vigore, maggiormente adottato per il materiale assorbente, attualmente, è il cotone organico giapponese... cos'avrà di meglio quello giapponese non lo so, ma penso al solito demente del marketing che deve sempre creare qualcosa di sofisticato per giustificare i prezzi alti (ed i margini alle stelle).

Ora viene la parte creativa.... non ho il cotone giapponese e non ho soldi per comprarlo, per cui mi dovrò inventare qualcosa di alternativo, tipo una vecchia maglietta bianca da buttare, ma rigorosamente "made in ciaina" (che è geograficamente vicina al giappone, per cui andrà bene lo stesso). Le resistenze... NR-R-NR ne ho da 1,2 ohm, kanthal,... sono quelle che ho avanzato da quando rigeneravo i just-fog ed i phantom... andranno bene... credo utilizzerò anche del cotone idrofilo da farmacia... non sarà giapponese ma chissenefrega, sperimentiamo. 

Devo provare a vedere come infilare la sesistenza nel suo tappino senza pigiarla e senza mandarla in corto... boh... mi inventerò qualcosa di sicuro. Stay tuned. Alla prossima.

P.S. Il facoero ha fame, la giraffa salta. Ripeto: il facocero ha fame, la giraffa salta.

giovedì 20 maggio 2021

Domenica prossima mi vaccinerò

Alla fine ho ceduto al ricatto di Stato. Se non ti vaccini potresti essere inibito in certe attività, questa è la "motivazione" che ci prospettano. Vuoi essere libero? devi vaccinarti!. Se hai bisogno di un pass per dimostrare che sei libero... non lo sei! A me sembra un ricatto bello e buono. 

Era meglio fare leva sul senso di responsabilità sociale che dovrebbe governare ogni individuo di questa società. Sicuramente era meglio puntare sulla salute, ma non si poteva dato che questi vaccini sono tutti sperimentali e nessuno sa che effetti produrranno nel lungo periodo. Certo è che si è preferito inibire le cure (che esistono e funzionano da anni) per portarci tutti al vaccino (sperimentale e non testato), e la cosa oltre ad essere gravissima, mi fa insospettire non poco. 

Uno non nasce sospettoso.... lo diventa quando chiede chiarimenti che non arrivano e solo per aver chiesto si sente dare del complottista..... strano.... complottista è chi i complotti ordisce, non certo chi avanza o formula ipotesi.

Mio malgrado, mi devo far iniettare delle sostanze chimiche, senza nemmeno la possibilità di scegliere, senza potermi attivare autonomamente ma sottostando a direttive, imposizioni, divieti e regole che mal digerisco per il fatto che sono imposte obtorto collo. 

Stavolta non sono convinto di quello che sto andando a fare.... il tutto aggravato dalla lettura delle informazioni fornite su questi vaccini sperimentali...non proprio rassicuranti... fatto stà che siamo delle cavie per le big pharma, dei vuoti a perdere, maledette multinazionali del male, prive di umanità e votate solo al fatturato. Il bello è che ogni anno mi sottoponevo al vaccino autunnale anti influenzale, senza timori, dubbi o paure. Stavolta però la cosa è diversa. Molto diversa. 

E, dato che in questi ultimi anni la sfiga ha aguzzato la vista e mi sta tenendo d'occhio, potrei finire nelle statistiche dei morti per vaccino, nel conteggio del rapporto rischi/benefici (a mio danno ovviamente) e morire privandovi della mia importante presenza in questo vostro pianeta sporco ed ignorante. 

Bene, se morirò, sappiate che vi odio tutti e che vorrei polverizzarvi con un arma di distruzione totale... se sopravviverò... scherzavo :-D  Addio, alla prossima, ma anche no. 

P.S. La scimmia è scappata dalla gabbia. Ripeto: La scimmia è scappata dalla gabbia.

Aggiornamento: Hahaaa.... ancora vivoooooo... niente maaleeee, faccia di maiaaleeee, fatto nieenteee, faccia di serpeenteee....gnè gnè gnè... ci avete provato ad ammazzarmi con questo subdolo e raffinato trucchetto che, secondo i vostri diabolici piani, doveva funzionare senza che a nessuno venisse in mente che i mandanti eravate voi... forse non lo avete capito ma sono un higlander.... ne resterà soltanto uno (io) e così posso continuare a tramare per polverizzarvi tutti in un colpo solo, maledetti unani. Vi informo che con me, nemmeno mezza linea di febbre, nessun ematoma, niente stanchezza o spossatezza, dolori articolari o altri terribili sintomi, niente, tiè... nemmeno la calamita si attacca... forse mi avete iniettato dell'acqua distillata, complottisti di m*rda! (o forse il microchip è amagnetico...bastardi).

P.P.S. la scimmia è ubriaca. ripeto: la scimmia è ubriaca.

sabato 15 maggio 2021

Una brava sartina

Un lavoretto di alta sartoria, fatto da me che sono un vecchio informatico. Sono addestrato a fare di tutto, basta che sia manuale e non intellettuale... che sarà mai? Da tempo sto dormendo su dei cuscini "ortopedici", spacciati come miracolosi per la cervicale... purtroppo non ho mai preso le federe ed oggi mi sono deciso di farmele da me.  Ecco allora che una vecchia tenda, che campeggiava da tempo immemore, intonsa, in un angolo di casa, diventa tre federe per tre cuscini, uno lungo, uno ortopedico e l'ultimo in semi di farro...stupendi. Era ora, dato che non ci sono soldi per comprare e bisogna ingegnarsi, arrangiarsi, aguzzare la mente e cercare sempre opportunità. 

Devo dire che non è stato facilissimo, causa ovviamente inesperienza. Il cuscino lungo l'ho racchiuso con la tecnica della piega interna. Un lembo viene ripiegato in modo da non aver bisogno di altri tipi di chiusura (ed è il metodo più facile e in voga). Per i due cuscini "piccoli" (standard o quasi), opto per la chiusura a bottoni.... così ho dovuto imprecare nel creare le asole. La macchina da cucire utilizzata, ha la funzione apposita per facilitare il lavoro, basta regolare tensione del filo, alcune manopole e sembra semplice ma... ho dovuto insistere non poco per ottenere dei risultati quasi soddisfacenti. Alla fine ce l'ho fatta, nonostante l'avviso di qualcuno che individuava la stoffa come troppo sottile per ottenere un risultato perfetto...meno male, colpa del supporto, non della mia inesperienza...he he he... Anche i bottoni usati per la chiusura sono di recupero, presi da una scatola deputata allo scopo, che nella vita non si sa mai, qui non si butta nulla, qui non si compra nulla, qui al massimo si vende. 5 bottoni rossi (il sesto l'ho spezzato con l'ago della macchina in quanto non ho centrato bene il foro) ed uno blu scuro che tutto sommato alla fine avrei pure potuto usarli tutti diversi dagli altri... magari per il prossimo lavoro, visto che mi sono pure divertito e ci ho preso gusto. Ecco alcune foto del risultato, giusto per documentare la mia maestria sartoriale, preludio ad una lunga e "profiqua" carriera come stilista glàm e fesciòn di successo... Armani, Valentino, Trussardi &  Co... mi fate un baffo!



 
Sono contento, nonostante i margini di miglioramento dovuti ad inesperienza. Nella vita, dove gli unani non ti danno mai margini di soddisfazione, serve anche questo, giusto per pompare l'autostima che, per note cause sociali, a volte crolla sotto le piante dei piedi...Alla prossima. 
 
P.S. il picchio è violento. Ripeto: il picchio è violento. 

giovedì 8 aprile 2021

Spara biscotti... funziona?

Chiusi in casa, autorizzati ad uscire solo per andare al lavoro (per chi ce l'ha), per motivi di salute (che in clausura peggiora) o necessità (concetto opinabile e spesso mai riconosciuto)... che si fa? Di cose da fare ce n'è un infinità, Il passatempo preferito da voi in itaglia sembra essere cucinare e panificare.  Così, in occasione di un giorno speciale che deve venire, ci si mette in testa di preparare dei biscotti fatti in casa da offrire ad amici e conoscenti. Per chi ha un minimo di esperienza lo sa che, fatto l'impasto (pasta frolla con molto burro), occorre poi dividerlo in parti uguali, conferirgli una forma accattivante e cuocerlo. Bisogna dividerlo in parti e dimensioni uguali per evitare che alcuni biscotti si cuociano di più rispetto a quelli con maggior impasto. Ed allora? come si fa? Si tira fuori dai cassetti della cucina un attrezzo che viene utilizzato raramente e che non tutti, per vati motivi, ce l'hanno: la sparabiscotti

E' un estrusore manuale, composto da un serbatoio, uno stantuffo che preme l'impasto in quantità predefinita su delle trafile progettate per produrre forme diverse. Assomigia un pò alla pistola per stendere il silicone sigillante. Sembra facile da usare ma, a leggere i commenti di molti utenti, l'attrezzo sembra più un ciòttolo inutile che non funziona, destinato a restare chiuso nel cassetto in cucina. 

Che problemi ha? Non pochi. L'impasto non si attacca alla teglia, resta appiccicato alla trafila, esce con difficoltà se troppo denso, a volte si appiccica a metà, a volte esce a metà... e di tutorial fatti bene o istruzioni esaustive nemmeno l'ombra. 

Alla fine, a furia di esperimenti, smadonnamenti in lingue sconosciute e mooolta pazienza, l'attrezzo funziona e si riesce a produrre dei biscottini tutti uguali, esteticamente belli da vedere e soprattutto da mangiare (con moderazione vista la guantità di grassi che contengono). 

Maaa... quali sono i fattori che determinano il successo dal fallimento? Ho sperimentato varie tecniche, combinandole fra loro, arrivando alla fine a delle conclusioni. Lascio perdere le ricette, se ne trovano moltissime ma vanno seguite alla lettera senza varianti strane e senza sostituzione degli ingredienti (operazione riservata ai più esperti e sperimentatori curiosi). 

I fattori da considerare sono:

  • Fluidità dell'impasto che dipende dalla temperatura (il burro...)
  • Presenza di sacche d'aria nello stantuffo
  • Superficie di destinazione (teglia, alluminio ecc...)
  • Pressione generata ad ogni click dell'attrezzo
  • Tempo di estrusione
  • Sollevamento dell'attrezzo dalla teglia
  • Untuosità della trafila
  • Tipo di forma dell'estrusore

Ad ogni click del manico, (che genera un avanzamento uniforme e dosato grazie ad un arpionismo) "dovrebbe" uscire una quantità predeterminata di impasto... secondo la mente malata del progettista. L'impasto si comprime e continua a fluire anche senza esercitare ulteriori pressioni, per cui il tempo di attesa fra un click e l'altro fa variare la quantità che esce dalla trafila e questo dipende anche dalla presenza di bolle d'aria, dalla temperatura, e quindi dalla pressione risultante generata. 

Il problema dell'apiccicosità dell'impasto è un altro fattore. Scartato il silicone (su cui l'impasto non si attacca manco morto), alcune teglie non ne vogliono sapere di trattenere appiccicato l'impasto, altre sì. Questo è dovuto a volte alla quantità sparata ed alla differenza di adesione della teglia rispetto alla trafila. Imburrare periodicamente la parte esterna della trafila, aiuta molto. Sparare i biscotti sull'alluminio funziona... ma è un casino quando si solleva la pistola cercando di tenere fermo il foglio... meglio usare una teglia perfettamente pulita.

Principalmente però ho notato una cosa: le trafile con i disegni più larghi funzionano meglio, mentre quelle con molti forellini piccoli un pò meno. Le trafile inoltre sono punzonate, per cui da un lato i fori hanno i bordi smussati mentre dall'altro risultano più taglienti... francamente non ho ben capito quale sia il verso giusto non notando significative differenze.

Ad ogni modo, il funzionamento è un pò complicato, stante la presenza di una moltitudine di fattori concomitanti la cui combinazione può favorire il risultato o comprometterlo. Ma... alla fine mi è venuto in mente una cosa, frutto dell'utilizzo continuo per un pomeriggio intero... hai presente l'attrezzo per le palline di gelato? quello che quando schiacci il manico azioni un meccanismo che stacca la pallina dallo stampino? Ecco, quello! perchè non hanno inserito nella spara biscotti un qualcosa di silime?, magari una semplice levetta che taglia l'impasto e lo stacca dalla trafila, un pò coma si fa manualmente quando si usano le macchinette per trafilare la pasta in casa.... sti geniacci di ingegnèri dementi non ci sono ancora arrivati? Alla prossima. 

P.S. il tempo è grasso e la vacca è magra. Ripeto: il tempo è grasso e la vacca è magra.

venerdì 12 marzo 2021

enogastrocicloturista

In attesa di riprendere la mia passione per l'elettronica, il software e smontare tutto ciò che si può disassemblare, covid permettendo, sto timidamente riprendendo in mano, complice il clima, la mia più grande passione: la bicicletta

La bicicletta che uso, è una mountain bike super attrezzata per escursioni di luuuunga durata. Borse, trailer a rimorchio, gps, pannelli solari, sistema antipioggia vento e gelo ecc.ecc...

Ieri ero dal medico, un fisiatra bravo ma skizzato con le distorsioni di questa società folle. Alla mia domanda: "per la patologia che ho, la bicicletta mi può fare male?" La risposta ovvia è stata: "Movimento ed attività fisica non fanno mai male, anzi. Basta affrontare la cosa senza strafare ed esagerare"... e chi ci pensa ad esagerare? mico devo andare in siberia a -60°, non sono in competizione con nessuno, cerco di frequentare posti tranquilli e soprattutto rilassarmi nella natura, che questo lock-down e questa privazione di libertà e diritti mi sta esaurendo. Devo evadere. La bici conferisce un senso di libertà indescrivibile. 

Quando vai in bici, vedi particolari che quando giri in auto non vedi. 

Si conoscono persone nuove, si scoprono attività commerciali, artigianali ed agricole che manco sono su internet. Una cosa stupenda. 

Dato che non devo sfoggiare prestazioni fisiche dei cultori del doping, non devo girare con abbigliamento griffato da esibire per mostrare uno status sociale elevato, soprattutto per il motivo che me la prendo comoda... una delle attività preferite come ciclo turista è quella di fermarmi ogni tanto. Mi godo la giornata. E quale metodo migliore di godersela, fra le altre cose, se non assaggiare specialità gastronimiche molto particolari o bere un buon bicchiere di vino totalmente bio, fatto in casa, senza marketing e senza skifezze industriali? 

Attività fisica e buon cibo, un accoppiata vincente per la salute e per la mente. Per cui, per distinguermi dai fighetti che si allenano sulle statali trafficate, con biciclettina da fighetta, tutina attillata da fighetta, andatura da fighetta, ho coniato un neologismo che racchiude tutta la filosofia del vero cicloturista convinto:

ENOGASTROCICLOTURISTA.

l'Enogastrocicloturismo è un attività per pochi. Costa mediamente più che muoversi in camper o con la tenda o peggio con l'auto.  La durata delle mie escursioni nel vostro paese può durare tranquillamente più di un mese (anche due o tre), alla faccia dei "turisti", unani mordi e fuggi del weekend. Nel periodo di escursione, oltre a mangiare e bere (colazione abbondante, pranzo e cena), serve un posto per dormire, bed&breakfast, hotel, albergo (che sia pulito come un ambulatorio svizzero) con bagno in camera e garage al chiuso per il mezzo di trasporto/rimorchio. Si dorme in tenda solo nei casi di vera emergenza. 

L'attività fisica produce endorfine e dopamina, per cui è rarissimo trovare un enogastrocicloturista incazzato, maleducato o scorbutico. Se ne vedi uno in giro.... ospitalo tranquillamente a casa tua, nel tuo ristorante, nel tuo agriturismo se hai qualcosa di particolare da offrire. E' il migliore investimento in passaparola che puoi fare. Alla prossima.


P.S. la gomma è sgonfia. Ripeto: la gomma è sgonfia.

lunedì 8 marzo 2021

Sono un infame carognone?

Ho il dubbio amletico dell'italiano medio. Da un lato ho fatto il mio dovere da bravo cittadino. Dall'altro ho fatto la spia. Il dubbio nasce perchè ancora non ho capito bene da che parte sto o da che parte stare. Dalla parte dei poveracci come me o dalla parte delle istituzioni? Ma per dio! cosa avrò mai fatto? Sono andato dal ferramenta ad acquistare una zanzariera... 21 euro! cazzo!! 21 euro per una retina di plastica da un metro per 150 cm, un prezzo esorbitante. Maaa... perchè non sei andato da un altra parte? Zona rossa... la vedo dura giustificare l'uscita come "necessità" e poi non ho l'auto ed un altra ferramenta si trova a 10 km di distanza in zona non servita dai mezzi pubblici. 

Al momento dell'acquisto, dato che in contanti avevo solo 15 euri (speravo pure di avanzarne) ho dovuto pagare col bancomat. Visto che c'ero, ho esibito il bar-code della Lotteria degli scontrini... con 21 biglietti virtuali "gratis", tanto vale sfidare la fortuna, si sa mai. L'esercente mi guarda con lo sguardo da gufo e mi dice di non essere attrezzato... ecco, per i suoi motivi non si è attrezzato. Da dire che la ferramenta non ha avuto grossi problemi con le chiusure forzate, ha sempre lavorato bene e magari, se di calo di fatturato si può parlare, certo è modesto rispetto ad altre categorie di esercenti (tipo il bar accanto). Preferisco non approfondire, pago e me ne vado... 

Il vantaggio di muoversi a piedi è quello di avere un sacco di tempo per riflettere. Riflettendo circa l'opportunità di non mettere mai più piede in quell'esercizio commerciale, ho confezionato al volo una fatwa! Ci andrò solo in caso di forza maggiore. Poi, riflettendo ancora di più, penso alle estrazioni da 100miloa euri ed alle probabilità di essere uno dei fortunati destinatari. Non so quale sia, numericamente, la probailità di vincere, che dipende dal numero di scontrini e dagli importi spesi. Ma so che è sicuramente più alta di ZERO! Per cui quell'esercente, pur avendo emesso lo scontrino, mi ha escluso di fatto dalla probabilità di vincere (e la cosa mi fa parecchio incazzare). 

Posso anche tentare di comprendere le sue ragioni, ovvero la resistenza ad affrontare la spesa media aggiuntiva di circa 300 euro per adeguare i suoi sistemi al "gioco". Ma, dato che in ogni caso vengono premiati anche gli esercenti in caso di estrazione di uno scontrino emesso da loro, non posso approvare il loro atteggiamento. I commercianti al dettaglio sono nella grande maggioranza, persone false, avide ed egoiste. Sono anche bersaglio dell'Agenzia delle Entrate, ma nè più nè meno di chiunque abbia una partita iva. Trovo sia una scusa, un pretesto egoistico, quella di non voler spendere 300 euro per adeguarsi. Di certo, qualche scontrino non lo emettono, magari poca roba, ma è pur sempre evasione fiscale. I commercianti sono delle vitime di un sistema esoso, avido ed ingiusto? In generale, non meno di chiunque sia soggetto al versamento delle tasse, all'obbligo di acquistare il POS, alle spese per la PEC, allo stillicidio di esborsi del conto corrente bancario, al costo ricorrente della firma digitale e via dicendo... occorre mettere in conto anche i costi di adeguamento dei sistemi di pagamento... perchè tu no e gli altri si? Ah, quasi dimenticavo... non hai l'obbligo di accettare la lotteria degli scontrini ma hai l'OBBLIGO di adeguare i tracciati del registratore di cassa... per cui i 300 euri li DEVI spendere!

E poi... ma che furbata è "risparmiare" 300 euro senza considerare le mancate vendite a chi come me preferisce sfidare la fortuna ed acquistare presso esercizi che si sono adeguati? Mediamente, dal ferramenta, spendo all'anno ben più di 300 euro, in viti e tasselli, punte da trapano, zanzariere, tinte e vernici, fascette, guarnizioni, rondelle, dadi e bulloni, lampadine, interruttori, fili elettrici, rubinetti, casalinghi, attrezzi vari... sei proprio un genio di commerciante a risparmiare sui costi senza considerare le mancate vendite. Stesso discorso per il bar sotto casa... il lusso del caffè al bar me lo concedo due volte alla settimana (sino a poco tempo fa tre volte al giorno) più qualche aperitivo, difficile fare due conti per capire quanto costa non adeguarsi alla lotteria degli scontrini? E poi giù a piangere per il calo di fatturato.... IDIOTI DISONESTI!

Ecco, per questi ragionamenti... ho utilizzato la funzione prevista nel portale della lotteria degli scontrini di segnalazione dell'esercente...partita iva, data acquisto, click!  anche se, ne sono quasi certo, non servirà a molto. 

Ho fatto la spia, il delatore, l'infamone o il mio dovere? Da che parte sto? Dalla mia ovviamente. Sono un infame solo per i disonesti, per gli evasori e per i commercianti ignoranti.  In ogni caso ho meno probabilità di vincere e questa non riesco a mandarla giù. Alla prossima (segnalazione)

P.S. la stalla è chiusa, il pollo galleggia. Ripeto: la stalla è chiusa, il pollo galleggia.

Aggiornamento dicembre 2022: alla fine la ferramenta si è adeguata ed ora accetta la lotteria degli scontrini, non senza difficoltà, dato che deve digitare a mano il codice e non sa come usare il suo codice a barre per la lettura. Quindi il dubbio amletico si dissolve. Ho contribuito (forse) a mettere le cose a posto... ma la fatwa rimane ovviamente, io non perdono.