martedì 15 marzo 2016

Bombe accendifuoco (firestarter bombs)

E qui c'è gente che ha freddo e si scalda ancora con la legna, in latitudini più a nord di quanto lo siate voi poveracci unani itagliani. Il riscaldamento a legna, economicamente, conviene più di quello a gas, specie quando non si ha la fortuna di possedere un'abitazione in classe A, energeticamente sostenibile... ci si arrangia come meglio si può. 
Ed ecco che la necessità aguzza l'ingegno. A prendere la legna a bancali si risparmia, 4 o 5 qunitali alla volta in stagione estiva, sperando che il clima sia favorevole e la stagione veramente fredda non duri più di 4 o 5 mesi. I boscaioli (trovarne di onesti che non se ne approfittano è un impresa in tutto il mondo) te la portano a casa senza tanti problemi e la legnaia si riempie in poco tempo di pezzi di legno pronti per la stufa. Il problema però è avviare il fuoco. Si possono usare le mattonelle accendifuoco, preferibilmente quelle naturali con cera d'api che inquinano meno. Recentemente ho visto in commercio dei trucioli di legno pressati con cera d'api e paraffina... che però a lungo andare costicchiano, specie se li si usano per avviare il fuoco direttamente con la legna grossa, ne servono almeno 5 o 6 (e sperare che la legna sia ben secca). 
Per un avvio ottimale servono dei legnetti piccoli (preferibilmente tralci di vite, perfetti, o rametti di nocciolo) che facciano una brace sufficiente a scaldare la canna fumaria e innescare la combustione anche dei pezzi più grossi che richiedono più tempo e calore. Per risparmiare, il frutteto ci può dare una mano. A fine stagione, dopo una saggia potatura, i rametti piccoli vanno raccolti, spezzettati o raccolti in fascine e messi a seccare nel fienile per l'inverno successivo. I rametti secchi sono un ottimo punto di partenza per avviare in pochissimo tempo un bel fuoco vivace. Per chi non ha il frutteto, avendo scelto di vivere in una topaia di appartamento preso col mutuo assieme all'auto nuova ed al televisore al plasma (senza dimenticare lo smartphone di ultima generazione ovviamente), si può ovviare con materiale da recupero. Delle vecchie cassette della frutta (di legno ovviamente) e dei tubi di cartone della carta igienica o dei rotoloni usa e getta asciugatutto (maledetti spreconi, usate i canovacci riutilizzabili invece!) possono risolvere. Si fa a pezzi la cassetta e si infilano i pezzettini dentro al cartone che diventa così una cartuccia pronta per essere utilizzata ad ogni avvio. Se si vuole esagerare, ci si cola dentro un pò di cera d'api sciolta a bagnomaria. Fatto, niente di complicato, basta trovare un pò di tempo per farli. E qui comincia il problema.... il tempo.... dove lo trovi? lo so, siete troppo impegnati a spolliciare lo smartphone, bere spritz all'leppiauar, guardare la TV, più in generale a sprecarlo in pseudo necessità imposte da un modello di vita che non avete scelto e che non è il vostro... 'zzi vostri, io me ne sto al calduccio e vi osservo ridacchiando. Ciao imbecilli. 

P.S. l'ape regina è in volo, il calabrone ha fame. Ripeto: l'ape regina è in volo, il calabrone ha fame.

lunedì 14 marzo 2016

Vibratory Tumbler - miglioramenti (parte 3)

Troppe vibrazioni o costruzione fragile? la seconda che hai detto. Viti troppo corte, usate per fissare la levigatrice con dei blocchetti di legno, si spezzano con la vibrazione continua dopo 10 minuti. No problem. Soluzione? nuovo blocchetto più robusto e viti più lunghe. 
Nel frattempo ho notato che le due "L" di alluminio poste alle estremità, scaldano da matti, scottano al tatto... normale.... vedremo se tengono abbastanza, altrimenti le sostituisco con qualcosda di più robusto. 
Dato che ci siamo, mi è venuta la pessima idea di bagnare la sabbietta... pensavo migliorasse l'effetto abrasione e pulizia ma non è così, almeno con quella sabbia che è composta da granelli forse troppo piccoli... si impasta un pò e non garantisce che fluisca negli interstizi. Sto pensando di prendere dei pezzetti abrasivi in commercio.... vedremo. 
Nel frattempo ho sostituito la campana con uno stampo per ciambelle... 3 euro a lidl, funziona decisamente meglio del lampadario usato prima, decisamente. Effetto rotazione e rimescolamento  entrambi energici, lucidatura assicurata. 
Alla prossima.

P.S. gratatemi, ho le puLci. Ripeto: gratatemi, ho le puLci.   

venerdì 11 marzo 2016

Morsetti da falegname (parte 1)

I morsetti per stringere. Ce ne sono di tutte le forme, per svariate applicazioni, per falegnami, fabbri, muratori ecc... ovviamente a noi poveracci, barboni, taccagni e tirchi, restano quelli più cheap, cinesi per intenderci, presi al solito brico che mette in commercio attrezzi per hobbysti, non certo cose professionali da usare tutti i giorni. Quelli che ho recuperato quà e la con il tempo sono però durati un paio di volte. Inevitabilmente la parte che salta, dopo i tappi di plastica, è la rondella posta all'estremità della vite di serraggio. Risultato? Occorre proteggere la parte da stringere con dei blocchetti di legno, usando 4 mani per tenere fermo il tutto o ingegnandosi non poco in altri modi, sognando di prendere i morsetti a cricchetto che si azionano con una mano sola ma costicchiano parecchio anche se sono di plastica (e ti pareva). 
In mancanza della rondella di testa, quando si stringe, la vite tende ad affondare nel blocchetto e se si stringe troppo si va a rovinare il pezzo in lavorazione (e questa non è una cosa bella). 
Occorre quindi procedere con la sostituzione della rondella. Si smonta il tutto e si pratica un foro da filettare M4 sulla vite. Poi ci si procura una rondella delle dimensioni "giuste" e la si avvita all'estremità (testa a cono ovviamente). La lunghezza della vite deve essere tale da non bloccare la rondella che deve poter ruotare. 
Con l'occasione si infilano due pezzettini di legno duro per sostituire le plastichette di protezione e si fissa una vite all'estremità per impedire l'uscita accidentale della parte mobile. Un nonnulla come lavorazione, alla portata di tutti quelli che hanno un piccolo tornio, un kit per filettare, oltre alla normale attrezzatura per la lavorazione del legno. Alla prossima.

P.S. Guido stringe i denti e Tiziano le chiappe. Ripeto: Guido stringe i denti e Tiziano le chiappe.

Vibratory Tumbler partial success (parte 2)

Alcuni miglioramenti al vibratore a sabbia ed i risultati non si sono fatti attendere. Al posto del motorino (vedi parte 1) ho utilizzato la levigatrice orbitale, fissata con delle squadrette e delle piastrine direttamente al piano vibrante. La soluzione per ora è un pò rumorosa ma conto di mettere delle piastrine di gomma per ridurre le emissioni. Ah...per fissare i pezzi (molle e catino) è meglio usare dadi autobloccanti, quelli con l'anellino di gomma, altrimenti le vibrazioni tendono a svitare i dadi con il tempo e occorre intervenire periodicamente con la chiave da 10.
La vasca della sabbia non è ancora terminata. Occorre infatti mettere al centro un cono che permetta una corretta rotazione della sabbia abrasiva. Di comperare un imbuto dai cinesi neanche a parlarne, questo lo lasciamo fare a chi suggerisce di comprare altra plastica, incentivare i produttori che inquinano e spendere. Ho un contenitore dell'amuch*na, la cui parte superiore termina proprio a cono. Basta tagliarla all'altezza giusta e la soluzione è già pronta. Penso di fissarla al cestello con della colla epossidica... dovrebbe tenere (altrimenti mi faccio una flangia da fissare con le viti). 
Per il cestello ho utilizzato una copertura di un vecchio lampadario brutto come la fame e già cannibalizzato per produrne un altro (appena riesco a mettere in funzione il bluetooth scarico le foto dallo smartphone e scrivo due righe di promemoria). Ci sono due fori da tappare, non è un problema. L'importante è che la forma del catino sia o semi sferica o almeno conica. La vibrazione tende a far salire l'abrasivo, la gravità fa il resto riportandolo giù. 
Il movimento dell'abrasivo deve essere a toroide e ruotare su sè stesso per garantire il massimo del risultato. La potenza della vibrazione sembra sufficiente a dare dei risultati apprezzabili solo dopo pochi minuti di azionamento (non due ore come si legge da qualche parte) pur utilizzando un abrasivo non propriamente progettato allo scopo.
Per la sabbia abrasiva? lì le soluzioni possono essere molteplici. Io ho usato una sabbietta avanzata da un micro lavoro domestico di muratura. Contiene silice ed altri sassolini di materiale non meglio identificato... pare funzionare. In commercio (orrore!) ci sono anche delle sabbie specifiche e dei "sassi" di varie forme e dimensioni, di materiale abrasivo (a secco o ad acqua). In pieno sciopero della spesa posso pensare ad altre soluzioni... delle vecchie mattonelle di ceramica o grès sbriciolate in pezzi irregolari dovrebbero fare il loro dovere (esperimento in corso). Giusto per non farci mancare nulla ho recuperato dell'abrasivo di una sabbiatrice in attesa di "restauro" (usata da un dentista). E' sabbia molto sottile, molto abrasiva, adatta a lucidare se sparata con l'aria compressa.... troppo sottile per questa applicazione, una parte (quella più fine) se ne va in aria o si raccoglie sui bordi esterni (troppo leggera). Comunque, magari poco ma qualcosa contribuisce a fare, specie negli interstizi più piccoli dei particolari da lucidare. Da ricordare che l'abrasivo, se è composto da granelli di dimensioni variabili, tenderà ad affondare i pezzi più grossi e far risalire quelli più sottili, il che non è un male assoluto visto che comunque c'è un rimescolamento generale ed il tempo di azionamento fa il resto nel caos dovuto all'agitazione. Inevitabilmente la parte troppo sottile luciderà solo la parte esterna del catino... pazienza, la perfezione si raggiunge per gradi sperimentazione dopo sperimentazione. 
Difetti? si ovviamente. La vibrazione è nel verso giusto e garantisce la rotazione dei pezzi anche in mancanza del cono centrale, ma è scentrata rispetto al centro del catino vibrante. Ciò provoca due "problemi". 

  1. Una parte della sabbia si raccoglie verso la levigatrice portando con sè i pezzi che dall'altra parte restano scoperti per un pò (e quindi non sono grattati). La rotazione ottimale quindi è leggermente compromessa.
  2. La sabbia più fine si raccoglie all'esterno, in cima al bordo del catino e lì non lucida i pezzi. Se non fosse per il rialzo esterno, se ne andrebbe tutta da una parte uscendo dal catino (che non prevede coperchio, io sono il diavolo, fò solo le pentole). 

La rotazione del motore deve essere assiale con il centro del catino per garantire un ottimale mescolamento per rotazione. In ogni caso sono abbastanza soddisfatto, pensavo peggio per una realizzazione fai da te a costo zero, l'importante è replicare il principio di funzionamento. La potenza della levigatrice è più che ottima a garantire una vibrazione potente, sufficiente ad assicurare un buon sfregamento fra abrasivo e pezzi in lucidatura. 
Ho inoltre risparmiato un motore, ho recuperato 4 molle ed un orrendo copri lampadario (destinato originariamente alla costruzione di un porta ceri a vetrina da giardino)....not bad, bravo unamico. Stay updated se avrò voglia di updatare. Alla prossima.  

P.S. Agitare non mescolare. Ripeto: Agitare non mescolare. 

giovedì 10 marzo 2016

Vibratory Tumbler...epic fail (parte 1)

Caxo!! mi sto costruendo un vibratore a cestello per togliere la ruggine da bulloni, dadi, chiodi ecc... che col tempo si accumula causa l'umidità del garage senza riscaldamento.
L'accumulo di ferramenta e minuterie varie è dovuto al fatto che dal ferramenta, se ti servono 4 dadi da 8, te ne danno una confezione da 25. Gran litigate a coltello con conseguenti minacce di boicottaggi e flash mob non sortiscono grandi effetti su quei peracottari ignoranti. Al brico è ancora peggio... self service... se prendi 4 dadi da 8 te li fanno pagare un euro mentre se prendi una loro scatoletta e la riempi di un pò di tutto sino a quando è piena, te la fano pagare un euro, più un altro euro per la scatoletta.... bastardi, per cui tanto vale riempirla di cose inutili che regolarmente restano per anni ad arrugginire (consumisti bastardi).
Comunque, mi ritrovo un set di molle di acciaio, provenienti da un materasso di una volta.... che ci faccio? Nel post precedente mi ero riproposto di costruire un agitatore per i barattoli di vernice... la base è pronta. Recupero un vecchio motorino in cc a 12Volt di una sirena da auto (quelle che negli anni 80 i tamarri installavano nelle alfasud). Al momento di provarlo con un alimentatore ATX da PC mi accorgo che qualcosa non va... le spazzole non fanno contatto...manca una mollettina spingi spazzola. Poco male, assomigliano molto a quelle recuperate dai vecchi lettori di floppy disk. Non è un contatto perfetto ma sembra funzionare. L'alimentatore ATX però non va bene. Allo spunto si spegne come se l'uscita fosse in corto... 6 A nominali a vuoto, chissà quanti allo spunto, di più credo. Allora prendo una batteria... funziona ovviamente, a scatti dato il cattivo contatto delle spazzole ma non è quello che volevo. Peccato... devo rifare tutto il supporto non appena trovo un motorino asincrono a 220... occhio ai ventilatori che se ne trovo uno diventa mio (esproprio proletario). La lezione appresa è la seguente: mai costruire un supporto motore se prima non lo si è collaudato.  Si lo so sono un deficiente, è scritto in testa al blog. 
Comunque... sto pensando di fissare in qualche modo la levigatrice orbitale e vedere se in qualche modo si può risolvere... forse. Nel frattempo devo procurarmi uno stampo per dolci, quello che fa le ciambelle col buco (un toroide! massaie ignoranti)... è perfetto per quello che devo fare. Poi devo pensare all'abrasivo... sabbia di fiume? sassi? ghiaino? spezzame di marmo?... boh... esperimenti in vista. Alla prossima. 

P.S. Il merlo non cinguetta. ripeto: Il merlo non cinguetta. 

mercoledì 2 marzo 2016

DIY Blackboard

Eccola, finita. Il fondo di un mobile da cucina, un asse in pino per la copertura delle pareti (tipico di certe case o rifugi in montagna), della tinta lavagna, un gancio per appenderla ed un gessetto recuperato dai tempi delle scuole elementari (qui non si butta nulla, si ricicla e si riusa TUTTO), più un pezzetto di lamierino di ottone che proprio non mi ricordo da dove l'ho recuperato.
In realtà è un esperimento, un epic fail a dirla tutta, ma piace tantissimo alla mia compagna... regalo!
Il problema è stata la tinta lavagna, presa in occasione di una visita dal fornitore, quando l'estate scorsa mi è venuta l'idea di ridipingere le scale interne... sono pure pittore. 
Un barattolo...14 euro, una sassata nei maroni, ma l'idea mi piaceva. In realtà sono stato un vero coglione, vittima di un impulso alla spesa non controllato. Avrei potuto risparmiarli in quanto c'è un metodo pratico per farsela in casa... vabbè, si impara. Il problema di quella acquistata? Credo che quel barattolo sia rimasto per troppo tempo sullo scaffale del negozietto, dai tempi delle guerre puniche. Un blocco nero quasi solido ed il liquido tutto attorno... ho dovuto agitare emescolare non poco per tentare di sciogliere e riportare alla consistenza cremosa originaria (più l'idea di fare un agitatore elettrico...). I grumi rimasti hanno fatto la loro parte. La base poi non l'ho carteggiata e complice lo strato abbondante di tinta, ha iniziato a screpolare all'asciugatura e staccarsi in vari punti. Tecnicamente un esperimento fallito. 
Ma, qui non si butta nulla... carteggio la superficie in modo da renderla più liscia possibile, poi alla fine uno strato di flatting impregnante per colmare le crepe, una mano finale di vernice satinata e la lavagna funziona. La polvere nera dopo la carteggiatura l'ho mescolata con la vernice per dare alla cornice una splendida tonalità "anticata" scura (il pino è pallido), sulla base ingrigita trattata all'aceto. Esteticamente il risultato finale è gradevole, grezzo, un pò vintage, non male tutto sommato, anche se desideravo una superficie più liscia per scriverci tutti i giorni l'elenco delle cose che mancano in cucina (il cibo di solito, ho fame). 
Come esperimento iniziale non è malaccio dai, ho intenzione di proseguire e farne altre, magari con la tinta lavagna fatta da me, ricetta in elaborazione. La prossima volta che passo accanto ad un azienda di produzione biliardi o magari nelle vicinanze delle cave di lavagna, mi fermo e vado a frugare negli scarti, come un barbone affamato però di materiali di scarto da resuscitare, a cui dare la giusta dignità. alla prossima. 

P.S. Il pino è pallido. Ripeto: Il pino è pallido