mercoledì 20 febbraio 2013

Riparazione lampadina alogena

Eccola la str*nza che ha deciso di suicidarsi. 4.50€ di spesa dopo appena un anno di funzionamento in ufficio. Sto male quando le cose si rompono. Penso al fallimento degli ingegneri che l'hanno progettata, ai soldi buttati, a come migliorare le cose e soprattutto a recuperare  in qualche modo l'oggetto, marari ripensandone l'utilizzo in ambiti diversi. Sarò malato ma non riesco a farne a meno. Decido quindi di approfondire la questione ed osservare la lampada alogena defunta. Noto immediatamente che il filamento è interrotto, in prossimitità del punto di aspirazione e saldatura del vetro. La lampadina infatti, per evitare che con l'incandescenza il filamento bruci, deve funzionare con all'interno il vuoto o perlomeno con atmosfera inerte priva di ossigeno. 
L'interruzione non ha prodotto alcuna scintilla (lo si noterebbe dall'oscuramento del vetro) per cui sono molto propenso a pensare ad un difetto di fabbricazione o ad un difetto meccanico del condotto di aspirazione, forse fuso male. Con una micro/macro webcam mi metto ad ispezionare la lampadina in prossimità del punto di fusione. Non si vede molto bene ma secondo mè c'è una microfessurazione del vetro, è entrata aria ed il filamento è saltato proprio nel punto ove "forse" è stato sollecitato meccanicamente durante le fasi di aspirazione dell'aria interna. E' un ipotesi ovviamente ma abbastanza plausibile. In altri casi mi è capitato di sentire un "POP" e la lampadina "esplodere" annerendosi. In questo caso è decisamente suicidio, nessuna bruciatura, nessuna scintilla....ergo, problema meccanico, per deduzione "logica" plausibile. 
Se la struttura è integra, mi viene da pensare... si può riparare?? Secondo me sì e spiego perchè. Il filamento è fatto a molla, per cui accedendo all'interno con dei micro gancetti è possibile sovrapporre le due parti interrotte (stirandole leggermente e sovrapponendole di due o tre spire) senza nemmeno avere la necessità di saldarle (non sarà meccanicamente robusta ma una volta installata nella piantana non va toccata). Ma come si accede all'interno? Basta con un dr*mel togliere la protuberanza di aspirazione, con una punta abrasiva bagnata con acqua, lentamente, non a pieni giri, delicatamente. Praticata l'apertura e riagganciato il filamento, sull'apertura si salda un tubicino di vetro (con un cannello a gas), di dimensioni adeguate, per permettere l'aspirazione dell'aria all'interno. Con una buona pompa sottovuoto si aspira l'aria e mentre la pompa è in funzione alla massima potenza con un cannello ed una pinza di metallo si richiude il tubicino al fine di sigillare il tutto. Si lascia raffreddare naturalmente per non creare tensioni (il vetro è meglio riscaldarlo tutto) e si collauda. 
Fattibilità?? al 90% nelle condizioni in cui si trova l'alogena. Con l'accorciamento del filamento, la lampadina consumerà un pò di più e scalderà un pò di più ma basta ricordarsi di non usarla mai a piena potenza. So che la cosa è fattibile anche perchè ho visto in rete un tizio che si costruisce in casa le valvole termoioniche ed i tubi sottovuoto per i raggi X... incredibile ma vero. Ora mi manca solo il vetro tubolare, il cannello a gas, le pinzette, gli uncini, i tubicini in silicone... la pompa ce l'ho (recuperata da un macchinario di ricarica delle cartuccce inkjet) ed il resto pian piano non dovrebbe essere difficile da recuperare. Nel frattempo la lampadina non la butto e v*ffanc*lo alle discariche ed ai mafiosi che le gestiscono. alla prossima.

Ciro è in purgatorio e Angelo lo segue. Ripeto: Ciro è in purgatorio e Angelo lo segue.

martedì 19 febbraio 2013

200W e più

Oggi ho dovuto recarmi dal ferramenta del paese per acquistare una nuova lampadina alogena. quella della piantana ha deciso di suicidarsi interrompendo il suo filamento. Prendo la bici e via di corsa con una temperatura polare, inferiore a quello che mi aspettavo. Al negozio arriva il ragazzino, gli mostro la lampadina bruciata e gli dico..."è da 200 watt". Fruga nello scaffale e mi tira fuori quella nuova...con la sorpresa. "Ce l'ho da 230 W, quelle da 200 non le fanno più". 
Mi viene il dubbio... siamo sicuri che quelle da 200 watt non siano più in produzione? Immediatamente scatta la paranoia del complotto... le multinazionali delle lampadine (già note alle cronache per i modelli ad obsolescenza programmata) in combutta con i governi si sono inventate l'ennesimo trucco per indurre l'incentivo dei consumi senza che i consumatori possano fare niente per difendersi da quella che sembra in ungiustizia vera e propria. Faccio presente la cosa al commesso chiedendo invece se non c'è un modello da 180 watt o meno. Si c'è ma è di una lunghezza più corta, non va bene. Il commesso, percepito il mio disagio mi rassicura..."guarda però che questa è a basso consumo energetico!"... sto zitto, sorrido, ma dentro di me il dialogo interno continua urlando..."brutto deficiente! 230 watt sono sempre 230 watt, cosa c'entra il basso consumo ??...basso rispetto a cosa, pappagallo del c*zzo! che ripeti i ritornelli dei rappresentanti senza riflettere!". 
Oggi se non è dichiarato verde, a basso consumo, a basso impatto, biologico, ecc... non si vende nemmeno, devono aver pensato quelli del marketing (uccidetevi!). Il commesso annota a penna su un foglio il codice a barre del prodotto (stampato su un etichetta prodotta dal negozio stesso) e lo passa alla titolare alla cassa, la quale scarica a mano il magazzino ridigitando il codice a computer...di lettori di barcode nemmeno a parlarne deficienti trogloditi del c*zzo! Hanno un AS400 per la contabilità e fior di computer al bancone, da anni, ma di lettori di barcode nemmeno a parlarne. Stampano le etichette, caricano il magazzino a mano e lo scaricano a mano...quando non hanno i fogli di carta su cui trascrivere a mano i codici a barre, se li scrivono a mano sulla mano (è vero!), vi lascio immaginare come sono ridotti. 
Pago e torno a casa, installo la lampadina ed installo un blocco meccanico al regolatore di luminosità, così almeno la lampadina non andrà mai a piena potenza e durerà di più, approfittatori dei miei ciufoli!. Tocca inventarsene di tutti i colori pur di risparmiare. Intanto mi sono alleggerito di 4.50€ (quattroeuroecinquanta!) e sono più incazzato di prima. Bastardi, la pagherete cara!.Alla prossima. 

P.S. La lupa non dà latte. Ripeto: La lupa non dà latte. 

sabato 19 gennaio 2013

Synaptic T1002D touch pad

Dopo l'analisi del fratello maggiore, il T1004, ecco il piccino T1002D per il quale non ho ancora trovato la piedinatura dei segnali. Ne ho più di uno ed appena ho un pò di tempo libero di sicuro proverò a sperimentare qualche aplicazione pratica.
Il chip dedicato (ASIC) della Synaptic è siglato 

  • T1002 D0096 

mentre una serigrafia nel Cs riporta 

  • Model TM1002M1 - 
  • PWB920-000135 REV.C.  
  • FE101C 

Un eichetta cartacea, stavolta rimasta integra nello smontaggio riporta le seguenti sigle - 

  • TM1202MPU-156-4 
  • IB749NO84-034-04A

il T1002 funziona accoppiato ad un processore, il noto PIC 16C58A-04/S0 della Microchip... non dovrebbe essere difficile quindi decodificare i segnali e capire come funziona il touchpad (sempre sul noto protocollo PS/2. Il valore di mercato di questo componente si aggira attorno ai 10 € a cui vanno aggiunti eventuali costi di manodopera in quanto per sostituirlo occorre ridurre il portatile che li alloggia ai minimi termini. 
Ok, anche questo nel contenitore delle cose da fare, che oggi purtroppo ho delle priorità per le quali sto cercando una scusa futile per non assumermi le mie responsabilità. Alla prossima.

P.S. l'affare rosso va nel contenitore nero. Ripeto: l'affare rosso va nel contenitore nero. 



mercoledì 16 gennaio 2013

Rainbow candle (part.2)

A dicembre dell'anno scorso ho parlato della candela multicolore spiegando cos'è (con filmato accluso trovato in rete). Terminata la cera (e finalmente l'odioso odore di vaniglia sintetica) sono passato alle vie di fatto, troppo incuriosito da cosa ci fosse di "magico" all'interno. Niente di speciale ed una piccola delusione. Mi aspettavo un led multicolore con incorporata l'elettronica che accende alternativamente i tre colori. Delusione... un PCB con tre led monocolore, blu, verde e rosso, un chip affogato nel cemento, qualche resistenza di limitazione e due batterie a bottone al litio CR2032 (che trovano applicazione nel sostituire quella guasta dell'auricolare bluetooth in attesa). Assieme allo stoppino della candela, esce un tubicino di plastica che convoglia la luce della fiamma su una fotocellula, la quale attiva il misterioso processore dedicato ad accendere alternativamente i tre led tramite un segnale PWM che ne fa aumentare e diminuire la luminosità gradualmente. La fotocellula è protetta da un tubicino di plastica nera ed è recuperabile assieme ai tre led, alle due batterie ed al bicchiere satinato. 
Il PCB, per mio promemoria, riporta le seguenti sigle: JX002-E ROHS HQ-Aur-03 1112208 (ROHS è solo il richiamo alla direttiva lead-free)
Non ho ancora trovato il modo di togliere la protezione dei chip affogati in quella che sembra una resina epossidica, dura e resistente ai normali solventi, anche se non credo sia utile scoprire il tipo di chip, facilmente sostituibile con un PIC a 4 bit
Resta la delusione circa l'inutilità del recupero. Mi serviva un led multicolore e mi ritrovo con un circuito inutile, buono solo per qualche nuova applicazione che si attivi con la luce e non con il buio... soldi buttati, l'avevo messo in preventivo. Risolverò il problema della riparazione dell'albero di natale USB, recuperando il led multicolore di un mouse usb dismesso (per l'anno prossimo ovviamente). Dimenticavo...quando vi prende l'impulso di comperare qualsiasi cosa, occorre riflettere sulle REALI motivazioni che ci spingono a farlo. L'idea di un ambiente profumato con un bicchiere geek è un pò debole ma l'idea di buttare soldi un ottimo deterrente. Alla prossima. 

P.S. Ottobre rosso è in stand-by. Ripeto: Ottobre rosso è in stand-by.

domenica 13 gennaio 2013

Synaptic T1004 touch pad

Nel proseguire l'opera di rottamazione dell'hardware obsoleto (mi viene da piangere), mi diletto nell'allenarmi a smontare cose e studiarne il funzionamento. Da un vecchio Apple Powerbook Mac G3 stavolta mi incuriosisce il touch pad. Mi hanno sempre affascinato i touchpad e sto pensando di riutilizzarli. Per me non sono dei mouse ma dei trasduttori di contatto e pressione. Non molti sanno che nei registri di questi trasduttori c'è l'informazione che indica la quantità di pressione usata nell'utilizzo o l'indicazione che informa se si sta usando un dito piccolo o grande, il palmo della mano o una penna. Interessante. In rete si trovano molte applicazioni di questi trasduttori, dall'usarli come semplici mouse (basta collegare i fili dato che al loro interno c'è un chip ASIC specifico che traduce i segnali nel protocollo PS/2 ed in commercio si trovano adattatori PS/2 - USB), al dimming di un led tramite un arduino o un raspberry PI. Le applicazioni possono essere le più disparate, ovunque si voglia comandare qualcosa con il tocco tramite un pò di hardware e del software, come ad esempio:

  • aprire una porta con un "doppio click" e chiuderla a chiave con tre o più. . 
  • accendere una lampadina di una stanza e variarne la luminosità (o il colore)
  • muovere una telecamera di sorveglianza (pan e tilt su 2 assi) più lo zoom a due dita come nei tablet
  • pilotare un rover a distanza per esplorare gli ambienti "ostili"
  • ecc...

Il chip è l'arcinoto T1004 della Synaptic,  fratello minore del più evoluto T1006, per i quali sembra non esista il datasheet ma solo il lavoro di qualche intrepido hacker buono dotato di pazienza. La cosa che lascia dubbi sono i quesiti dei meno esperti ai quali si rammenta sempre di usare cautela e qualsiasi cosa fatta è a proprio rischio e pericolo. Il chip riporta delle sigle diverse che non dipendono dal modello di computer su cui sono montati. Dopo la sigla T1004 compare un numero a 4 cifre e sotto un altro, alfanumerico (es. 0351 FHGC1). Quest'ultimi due sono sigle del produttore che con molta probabilità indicano il lotto e la data di produzione. Nel nostro caso la sigla è T1004 0026 E4X46 che andrebbe accompagnata da un altra sigla che indica la famiglia dell'hardware nel suo insieme, scitta su un etichetta che nel mio caso è rimasta incollata su una protezione di plastica nella parte stampata e non risulta leggibile (qualcosa tipo TM41PUD ecc.ecc...). Per contare il numero del piedino del chip, basta identificare la tacca nel corpo plastico che indica il piedino numero 1 e contare i successivi procedendo in senso antiorario. Per trovare la corrispondenza con il connettore, si usa un tester e si "suonano" i collegamenti. Come si può notare, la piste che escono da molti piedini del chip passano per dei "test point" numerati (contatti che il produttore usa per testare il funzionamento del pezzo in produzione). Se non si riesce a saldare dei fili sul connettore a pettine ci si può attaccare direttamente sulle piazzole dorate (sarà brutto ed antiestetico ma è più facile e funziona uguale perfettamente. 
Nella foto ho indicato i piedini del chip con i segnali che servono. Da qui in poi l'unico limite è la fantasia. Alla prossima.

P.S. la canna fumaria è sporca. ripeto: la canna fumaria è sporca. 

lunedì 7 gennaio 2013

Scopa elettrica Hoover

Non ho preso nota del modello, ma la scopa elettrica che si intravede in foto è purtroppo destinata alla discarica prima o poi. E' circa un anno che è in funzione (da pochissimo fuori garanzia), con soddisfazione dell'acquirente che ne ha apprezzato la capacità di commutare l'aspirazione dalla spazzola a terra verso il tubo flessibile, per aspirare al volo quello che capita sottomano mentre si passano i pavimenti. 
In questo modello si è spezzato il supporto interno del manico (smontabile con un innesto elettrico a 6 fili). Il manico si innesta su una protuberanza (vuota) che esce dal corpo motore ed il tutto è assicurato con una vite metallica dello spessore di una matita. A forza di passare i pavimenti avanti ed indietro, la plastica di supporto si è fessurata ed alla fine ha ceduto di schianto in quanto il peso del motore fa fulcro proprio in quel punto. A mio avviso il tutto è stato progettato malissimo. La proprietaria ha provato con la millechiodi (inadatta) perchè "incolla tutto" (assolutamente inadatta) ma in questo caso ci sono solo poche soluzioni:
1) si ordina l'involucro plastico (non so se è disponibile come parte di ricambio ed a quale quotazione)
2) si riprogetta il supporto ricostruendone uno (magari esterno) che supporti il peso del motore
In mancanza di tempo e risorse, non ho trovato di meglio che incollare con la termocolla i pezzi... e sperare che duri. Va usata la termocolla per metalli, quella grigia, avendo cura di passare della carta vetrata sulle parti da incollare e rendere ruvide le superfici. Non so se la "riparazione" durerà. Certo è che, accrocchiata in questo modo, sarà difficilissimo smontarla per eventuali successive riparazioni e pertanto, se la termo colla non dovesse reggere, l'attrezzo finirà in discarica (purtroppo) o messo da parte in attesa si trovi un idea per riprogettare da zero il supporto. 
L'esperienza ci ha insegnato una cosa.... quella marca va evitata in quanto per contenere i costi sembra si sia data priorita alla fragilità ed alla scarsa durata. Alla prossima.

P.S. oggi no. Ripeto: oggi no. 

giovedì 3 gennaio 2013

Conviene riparare ?

Prima di iniziare il lavoro al mattino, dopo la colazione, è mia abitudine dare un occhiata ai giornali on-line, giusto per svegliarmi con la consueta incazzatura che mi tiene attivo per tutto il giorno, specie a causa delle notizione sulla "politica". Stamattina però mi sono imbattuto in questo articolo http://canali.kataweb.it/kataweb-consumi/2013/01/02/smartphone-rotto-lo-riparo-o-lo-cambio/ che disquisisce circa la convenienza fra riparare o acquistare il nuovo. In questo diario, più volte, ho dimostrato che con un pò di buona volontà, conoscenze tecniche e manualità è possibile riparare senza buttare, continuando ad utilizzare il proprio elettrodomestico per anni senza alimentare le discariche ormai piene di spazzatura riciclabile e mai riciclata. L'articolo pubblicato fa riferimento a telefonini o smatphone e segnala il problema legato ai pezzi di ricambio. "Spesso gli smartphone sono costruiti in modo tale da dover sostituire più pezzi insieme, ma ripararli può essere comunque conveniente. " Vero, dipende dai costi di manodopera e da dove si rifornisce il riparatore. Alcuni fornitori vendono i componenti che vanno poi assemblati. Un riparatore onesto acquista solo il componente guasto e non tutto l'elemento. Certo che se il "riparatore" ufficiale si rivolge alla casa produttrice per i ricambi... otterrà solo due risultati (costo esorbitante ed elemento pre-assemblato), entrambi poco convenienti per il cliente. Messo di fronte al preventivo esoso, il cliente deciderà di acquistare il nuovo, spesso dal riparatore medesimo che in entrambi i casi ci lucra.
"Attenzione al fai da te"... perchè?? forse arrangiarsi danneggia le cricche dei riparatori ufficiali? o meglio una delle "principali società di riparazione on-line"?? Robe da non credere.... da quando le riparazioni si fanno on-line? Le riparazioni si fanno in laboratorio!
Vabbè, lasciamo perdere che è meglio per tutti. Quello che dovrebbe essere un aiuto ai consumatori si rivela in realtà un modo per manipolarne le abitudini. Personalmente continuerò a riparare cercando i ricambi a prezzi umani, magari disassemblandoli da quello che viene buttato che è a costo zero. Lo so che questo atteggiamento farà incazzare le lobby della riparazione "professionale" (che di professionale ha davvero poco), dei peracottari del "non conviene" (a chi?). Probabilmente verrà istituito il "patentino" dei riparatori autorizzati come già accade per le caldaie del gas, cedendo al giogo dell'autorizzazione per lavorare (sic!) ed automaticamente chi lo fa per passione, con onestà, diventerà ABUSIVO!! Questo è il paese dove chi lavora onestamente viene sottoposto ad una serie di limitazioni atte a garantire "il mercato" a chi invece lucra con profitto e spesso non paga nemmeno le tasse (ad un privato interessa la fattura di riparazione del tablet?). Quello che conta è "il mercato" ed il giro di interessi sottostanti... chissenefrega dell'utente? alla prossima. 

P.S. belo ano a tuti. Ripeto: belo ano a tuti. 

giovedì 20 dicembre 2012

Rainbow candle

Con la scusa di un giretto al supermarket per prendere l'idraulico liquido, mi imbatto quasi per caso su un nuovo prodotto ed immediatamente mi viene in mente un utilizzo alternativo. Poco tempo fa mi è stato regalato un alberello di natale usb di plastica trasparente, che si illumina con i led multicolori (o rainbow led). Un regalo per sopperire alla distruzione della mitica ed insostituibile glitter lamp usb, andata dopo un uso intenso da parte di chi l'ha presa in prestito restituendola guasta (anatema!!). L'alberello natalizio necessita di un nuovo led multicolore e la necessità ha messo in allarme la ricerca di qualcosa da cui recuperarlo. Quale migliore occasione di un oggetto destinato alla discarica dopo il suo unico utilizzo?? Ho trovato una candela in bicchiere che all'accensione della fiamma, automaticamente, attiva un led multicolore al suo interno. Ho trovato anche un video, eccolo.... 

Immediatamente non ci volevo credere ma è così. Non ho ancora capito come si accenda e spegna da sola semplicemente accendendo e spegnendo lo stoppino, forse una fotocellula tarata sulla luminosità della fiamma, anche perchè non mi sembra ci siano sensori di temperatura solitamente "lenti". Ora devo solo aspettare che si consumi (25 ore dichiarate) e disobbedire alle raccomandazioni del produttore, un disgraziato che dice ai propri clienti di buttare dopo l'uso, ma solo quando la cera arriva a 2,5 centimetri dalla fine...ma se la fine non si sa dov'è (non c'è alcun segno), come si fa a capire quando buttare il tutto?? e poi... non si può in qualche modo recuperare il bicchiere in vetro satinato?? perchè no? bisogna per forza buttare tutto?? e come la mettiamo con la batteria che potrebbe avere ancora un pò di energia?? ed il led, buttiamo anche quello vero?? Certo certo... si legge nelle istruzioni di smaltimento "obbligatorio"..."Capovolgere la candela consumata e dare un colpetto energico alla superficie rivestita da materiale morbido. Rimuovere la cera e la parte elettronica. Separare le batterie e smaltirle secondo la normativa vigente. Smaltire la parte elettronica secondo la normativa vigente. ATTENZIONE: il presente dispositivo deve essere smaltito con raccolta differenziata e non come normale rifiuto, oppure può essere riconsegnato al distributore all'atto dell'acquisto di un nuovo apparechio equivalente. Il mancato rispetto delle direttive è soggetto a sanzione amministrativa in accordo alla normativa vigente".
Ora, facciamo un pò di riflessioni che ci possono convincere a violare la legge... il "colpetto energico" è un vero ossimoro e la superficie morbida ?...boh, vedremo. Smaltire la cera.... nel secco non ricilabile? la cera è riciclabilissima ma non esistono contenitori appositi...come facciamo?? la buttiamo nel secco non riciclabile anche se è riciclabile? Occorre smaltire cera, vetro, batterie ed elettronica con la differenziata, ma se il mio comune è amministrato da un *#@@!** di m*rda che non fa la differenziata cosa devo fare? depositiare il rifiuto davanti a casa sua? boh. E tutto sto lavoro di separare e differenziare...perchè non è compensato con una diminuzione della TARSU che aumenta ogni anno?? eh?? a chi sto pagando lo stipendio, eh? ad un manager di m*rda che paga sottobanco anche l'amministrat*re di m*rda per prolungare la "convenzione" di raccolta rifiuti senza nulla riciclare?. E poi, ammesso che volessi comprarne uno nuovo restituendo l'usato (il dispositivo)... la restituzione va fatta al distributore...chi è? eh?? il commerciante al dettaglio, il grossista o l'importatore?? tutti e tre distribuiscono...quale dei tre?? stai a vedere che è il corriere che fa le consegne. Ah...che sciocco...all'atto dell'acquisto...è sicuramente il supermercato... vorrei proprio provare a consegnarlo ad una di quelle commesse sceme e svampite, che hanno terminato la scuola dell'obbligo a calci in c*lo....ci sarà da ridere.  E poi..."la normativa vigente"...quale?? cerco con google "normativa vigente"?? E la normativa vigente prevede il ri-utilizzo delle cose?? sono soggetto a sanzioni se riutilizzo le cose senza smaltirle?? e se non smaltisco nulla, idealmente producendo zero rifiuti... devo pagare lo stesso lo smaltimento dei rifiuti?? Si, purtroppo si, la normativa vigente è stata scritta da dei dementi malati e vigenti...deficienti con tanto di diploma preso per miracolo.  

Nel frattempo mi devo sorbire una nauseante fragranza di vaniglia e caramello che ha saturato l'ambiente e mi fa venire mal di testa. Appena finisce la cera, non vedo l'ora, inizio a smontare il tutto per capire cosa c'è dentro e recuperare il led, così il natale posso arredare l'ufficio con l'albero geek tecnologico che fa tanto atmosfera... alla prossima. 

P.S. se domani è la fine del mondo sappiate che vi odio tutti, se non ci sarà... scherzavo.  Ripeto: se domani è la fine del mondo sappiate che vi odio tutti, se non ci sarà... scherzavo.

martedì 18 dicembre 2012

Ovovogio 2

Un altro "ovovogio fine 900" che ci lascia e smette di funzionare. Questo proviene dalla cucina, sottoposto a vapore e sbalzi di temperatura notevoli. Ha fatto il suo dovere per anni ed anni, senza sbagliare un secondo e mi sembrava brutto gettarlo fra i rifiuti, assieme al fratello della stanza accanto che per primo se ne è andato in silenzio. Per qualche giorno l'ho tenuto in ufficio, sino a quando, spinto dalla necessità, mi è venuta l'idea di come riutilizzarlo. Ho tolto la meccanica ed è diventato un praticissimo ed utile vassoio per portare il thè delle 5 accanto al PC che uso per lavoro. Un ottima idea. La base è solida con un buon bordo anti scivolamento che evita alle tazze di uscire quando lo si porta in giro. Bene, non avrò salvato il pianeta ma almeno ho tolto qualcosa ai nemici dell'ambiente che inceneriscono tutto quello che gli capita a tiro, avvelenando anche me. Ecco comunque cosa intendo per "riutilizzo delle cose".  Alla prossima.

P.S. il bruco esce dalla mela. ripeto: il bruco esce dalla mela.

martedì 11 dicembre 2012

La stampante che non funziona

Un cliente ha scoperto che la sua stampante a getto di inchiostro, per funzionare, ha bisogno delle cartucce e che queste, se sono installate, addirittura che devono necessariamente essere cariche di inchiostro, altrimenti la stampante non funziona.  Diceva che era rotta e che bisognava cambiarla con una nuova. 
UNANO di m*erda, ti meriti la visita di una schiera di commerciali pronti a venderti l'impossibile sino a prosciugarti il conto bancario già ridotto all'osso.... in giro di soldi ce ne sono pochi, in misura inversamente proporzionale agli sprechi di certi dementi ed alla loro ignoranza tecnologica. 

P.S. gomma liquida e ceralacca. Ripeto: gomma liquida e ceralacca. 

domenica 9 dicembre 2012

Accumulo compulsivo

Mi sa che sono malato. Sicuramente mentalmente disturbato, come diagnosticò tempo fa la mia tenera compagna in vena di affettuosi complimenti. Ho scoperto da poco, dato che non ho per scelta nè la TV e tantomeno il digitale terrestre voluto da dei dementi, la serie "sepolti in casa"... cose da non credere. Unani che si circondano sino al soffitto di "cose" ed immondizia... ma non sono tutti uguali. Alcuni vivono nella sporcizia, fra cartacce, lattine, bottiglie vuote e residui di cibo... a volte sono anziani o disabili che non ce la fanno proprio (fisicamente), altri casi di depressione cronica mai curata o peggio di traumi affettivi mai elaborati. Altri invece che accumulano oggetti, separano la plastica dal metallo e così via... ammucchiano con criterio ed ordine maniacale dando un preciso "valore" e significato ad ogni singolo pezzo messo da parte. Un altra categoria è quelli che sono affetti da shopping compulsivo, comprano cose nuove e le mettono da parte, tanto erano "in offerta" (e ci mancherebbe) e che un domani potrebbe servire di sicuro.
La cosa che mi ha colpito particolarmente è il punto di vista di quelle persone che si circondano di oggetti, ognuno dei quali è o un ricordo o racchiude un utilità ben definita e percepita ma mai sfruttata.  Ho notato che l'opera dello psicologo che interviene non è convincere la persona malata di disfarsi  delle cose che accumula, ma di farlo ragionare sulle motivazioni che lo portano a comportarsi in quel modo e riportarlo alla "ragione". Manìa da accumulo compulsivo. Mettere da parte degli oggetti che "sono nuovi" anche se usati, che potrebbero servire ad altri, che potrebbero essere venduti, potrebbero essere riparati, potrebbero essere recuperati... potrebbero.... ma regolarmente restano dove sono per anni. 
In qualche ragionamento di quei malati mi ci sono riconosciuto ed a volte, come loro, mi sono sentito in contrasto con le motivazioni degli psicologi intervenuti, prendendo moderatamente le difese dei malati. Anch'io tendenzialmente accumulo quello che per altri è spazzatura, in genere apparecchi elettronici funzionanti o da riparare...alcuni riesco anche a rimetterli in funzione ed utilizzarli... altri restano negli scatoloni in attesa di trovare il tempo per studiarne il funzionamento, sperimentare o recuperare qualche pezzo che mi serve per altre riparazioni. Porta a casa e metti da parte.... è un attimo e non ci si accorge che dopo un pò si inizia ad avere difficoltà a camminare e muoversi fra le cose accumulate che finiscono impilate in verticale sino a quando quasi ci si dimentica di averle, oltre a dimenticare il primo motivo per cui si è deciso di accantonarle. 
Vedere certe situazioni mi è servito per capire molte cose. Francamente non mi interessa il motivo per cui lo faccio. Se ho o no un trauma infantile non me lo ricordo e se l'ho rimosso un buon motivo ci sarà. L'importante è decidere di disfarsi periodicamente di tutto quel "ben di dio", pian piano e senza tagli netti, che tutto è utile ma se è rimasto fermo troppo a lungo... significa che o non serve proprio a nessuno o non ci arrivo proprio a ripararlo o ancora non mi interessa poi così tanto. Mentre penso di farlo, sto male e trovo sempre delle scuse per non farlo, ma devo farlo. Buttare è male, consumare è male per tanti motivi... 

  • si sostengono le ecomafie e si danneggia l'ambiente, è fuori da ogni dubbio, anche se mi consola che non sono cose comprate da me e che comunque in discarica prima o poi ci dovevano finire...pazienza per le balene e gli orsi polari e per i poveracci che muoiono a causa degli inceneritori.... quello che posso lo faccio, la mia parte almeno
  • si sostengono i produttori ed i sostenitori dell'obsolescenza programmata, ma accumulare i loro rifiuti non risolve poi molto, meglio boicottarli e smettere di comprare
  • si alimenta l'estrazione di risorse e materie prime solo per il miraggio di un impossibile "crescita" infinita e di uno "sviluppo" che sviluppo in fin dei conti non è. 

Certo è che continuerò senza sosta a recuperare e riparare, ma senza esasperare l'accumulo per un "magazzino ricambi" che non posso sostenere a lungo. Sto male al pensiero e sono quasi certo che dopo essermi liberato di quelle cose, mi serviranno, lo so già... pazienza, risolverò in altra maniera, spero. 

P.S. Il gufo è in letargo. Ripeto: Il gufo è in letargo. 

sabato 20 ottobre 2012

Misurare una bassa resistenza

Sto ri-progettando l'alimentatore da 24 volt 6 Ampère che nella sua realizzazione originale non ha retto ai limiti delle specifiche a cui l'ho portato elevando i 12 volts del 7812 con un partitore resistivo. Per questo motivo ho rotto temporaneamente il porcellino di terracotta con i miei miseri risparmi (monetine da uno o due centesimi) e mi sono recato in negozio per acquistare dei regolatori 7824 (che ad oggi non ne ho trovato nemmeno uno di recupero, dannati commercianti, stavolta avete vinto voi). Nel ricalcolare i valori delle resistenze di sense per la protezione dai cortocircuiti ho voluto stavolta risolvere il problema della misurazione di valori ohmici estremamente bassi rispetto alla serie di valori comunemente in commercio.  Mi serve una resistenza da 0,166666 ohm ma ho un altro problema.... i due tester che ho non funzionano benissimo. Con la scala più bassa, mettendo in corto i puntali misurano uno 0,6 e l'altro 0,5 ohm (lo so, è il prezzo da pagare per un acquisto dai "cinesi" in regime di sciopero della spesa ).  Ed allora? una ricerca in rete e saltano fuori molte soluzioni... tutte prive però di spiegazioni sul come calcolare i valori dei componenti utilizzati... post inutili allora, non sono una scimmietta che copia e, quando qualcosa non va, non sa dove mettere le mani o come intervenire per risolvere. 
Il principio più semplice e di rapida realizzazione consiste nel realizzare un generatore di corrente costante (indipendentemente dal carico) e noto (impostato in fase di progettazione del misuratore), in modo da calcolare la resistenza incognita misurandone la caduta di tensione ai suoi capi applicando la legge di Ohm (R=V/I). Per il generatore di corrente costante si può utilizzare il diffusissimo LM317 o il meno noto L200 (che ne ho recuperati un pò da alcuni carica batterie ove trovano spesso applicazione). La scelta è ricaduta sul primo, collegato come da datasheet, in configurazione "Current Regulator". All'uscita del regolatore si collegano due resistenze in parallelo, di cui una variabile (per la taratura, possibilmente un trimmer multigiri). Il piedino ADJ si collega direttamente al carico di valore ignoto. La taratura è semplice, si ruota il trimmer sino ad ottenere un valore pari a 100 mA (0,1A) collegando all'uscita del circuito un amperometro prima con fondo scala 1A poi con fondo scala 200mA per arrivare al valore desiderato.  Poi si inserisce la resistenza incognita e si misura la caduta di tensione (in millivolts). La resistenza incognita avrà quindi il valore dato dal rapporto della caduta di tensione sulla corrente costante impostata secondo la formula:

Rx ohm= Vmisurata mV / 0,1A (o 100mA)

Ma nella pratica le cose sono un pò diverse da come pubblicato in certi siti di illustri teorici della fuffa. Come si calcola la R di uscita ed il valore del trimmer? Dal datasheet possiamo trovare la formula per calcolare la R1. La corrente in uscita è data dal rapporto fra la Vref e R1. La Vref è una tensione di riferimento (generata internamente) pari a 1,25 Volts fra il terminale ADJ (massa) e quello di uscita, secondo la formula :

Io = (Vref/R1) + Iadj = 1,25/R1

quindi se vogliamo una corrente costante di 100mA

R1=1,25/0,1 = 12,5 ohm

Non è un valore reperibile in commercio per cui occorre prevedere una resistenza variabile da collegare in parallelo per aggiustare il valore finale a quello che si desidera. Sarà quindi necessario adottare una R1 di valore di poco maggiore o uguale a 13 ohm ed un trimmer di valore adeguato (da 100 a 470 ohm, meglio se multigiro).  Se si guarda la formula del valore equivalente delle resistenze in parallelo è più facile capire quali valori scegliere per arrivare ai 12,5 ohm necessari 

Nel mio caso, dato che è meglio dimensionare la R1 da 1Watt (oltre che per sicurezza montare il regolatore su una aletta di raffreddamento), ho trovato solo una resistenza da 12 ohm nel cassetto dei componenti di recupero (anni di "magazzino" da accumulo compulsivo si rivelano utilissimi). Se si usano 12 ohm per R1, si otterrà in uscita un valore di corrente pari a 0,10416mA  (con il trimmer da 500 ohm praticamente a zero nel mio caso). Poco male. Si perde la comodità di calcolo nel determinare Rx e ci si dovrà aiutare con una calcolatrice. L'importante è conoscere esattamente il valore di corrente ed applicare la formula, per cui anche se i valori dei componenti non sono esatti, con le formule il valore della resistenza incognita sarà sempre determinato con buona approssimazione.... o quasi. 
I due tester che uso hanno un problema. Per una maggiore precisione occorrerebbe usare dei tester ad alta impedenza che non influiscono troppo nel misurare correnti e tensioni in gioco. I miei come già detto sono modelli da pochi euro. Esisterebbe la possibilità di ovviare all'inconveniente amplificando la tensione di uscita con un valore noto usando un operazionale di precisione, ma di complicarmi troppo la vita non mi va proprio. 
Ma vediamo alcuni valori presi con i due strumenti:

Tester Modello NI2100

Iout = 104,9mA Vrx = 16,5mV Rx=Vrx/Iout= 0,15729 ohm  
R0 (con puntali in corto) = 0,5 ohm  Rx misurata 0,7 ohm

Tester Modello DT890C

Iout = 106,6mA Vrx = 16,2mV Rx=Vrx/Iout= 0,15197 ohm
R0 (con puntali in corto) = 0,6 ohm  Rx misurata 0,8 ohm

Anche con gli errori introdotti dagli strumenti possiamo fermaci alla seconda cifra decimale e determinare una resistenza di 0,15 ohm "o poco più". A me me ne serve una da 0,16 ohm per cui diciamo che ci siamo se consideriamo di aggiungere anche la resistenza delle stagnature e delle piste a montaggio ultimato. Con la misura diretta non era possibile arrivare a tale risultato, stimando la resistenza incognita pari a 0,2 ohm.... circa (valore inadatto per l'applicazione prevista). 
Ok, direi che ci siamo (per ora) e posso procedere con il montaggio dell'alimentatore per poi procedere con lo smontaggio di componenti "esotici" da utilizzare nei miei progetti di ricerca.
Possibili sviluppi: perchè non dotare il circuito di resistenze di precisione, magari aggiungere un convertitore AD e processare la misura in modo che tramite un processore venga visualizzata su uno schermo LCD il valore già calcolato?
Alla prossima.

P.S. il gufo è nel bosco ed il merlo migra. Ripeto: il gufo è nel bosco ed il merlo migra.

lunedì 1 ottobre 2012

disassemblaggio

E' periodo di intensa attività. Devo, ripeto, devo fare spazio nel laboratorio ed il ciarpame tecnologico si è accumulato a dismisura. A qualcosa dovrò rinunciare. Ad ogni apparecchio che mi viene in mano, mi ripeto: qui ci dovevo fare X, con questo volevo sperimentare Y, ed immancabilmente l'oggetto viene riposto dov'era. Ho trovato comunque un compromesso: tolgo metallo e plastica superflua (che verrà veicolata rigorosamente differenziata in discarica) e metto temporaneamente da parte le schede. 

Nell'agire in questo modo però ho comunque dovuto rinunciare a molte attività che avevo in mente, quali: 

  • Fondere i metalli con una fornace fatta in casa 
  • Usare il toner avanzato per un esperimento di verniciatura a polvere 
  • Costruire dei supporti per lampade alogene con le casse del dolby surround 


Ed in più: 

  • Recuperare l'argento dalle tastiere 
  • Recuperare l'oro dalle schede 
  • Recuperare il palladio ed altri metalli preziosi
  • De-ingengerizzare il firmware delle stampanti 
  • Modificare una stampante laser per il trasferimento del toner su lastra metallica 
  • Studiare per bene il protocollo i2C (che il logic sniffer è andato...sic!) ed il protocollo USB
  • Modificare delle webcam per un impianto di videosorveglianza
  • ecc...


In ogni caso dovrò rinunciare anche ad una montagna di motorini elettrici (DC e Stepper), di componenti elettronici, di minuterie e particolari tenuti da parte per i motivi più disparati.  Ho messo da parte inoltre alimentatori, schede varie, memorie, unità laser, cavi, connettori... troppe cose che restano lì ad occupare spazio ed il tempo per fare esperimenti messo da parte per far posto ad attività che mi permettano di guadagnare quel poco che mi serve per vivere, dato che ancora una volta il conto in banca è a zero e la fame tanta.. 
Il mio cuore sta piangendo a dover rinunciare al divertimento che amo, sto male per colpa di certi ladri al governo ed al parlamento. Maledetti bastardi, me la pagherete cara. Alla prossima.

P.S. Polvere di alluminio, ossido di ferro e magnesio. Ripeto: Polvere di alluminio, ossido di ferro e magnesio.



mercoledì 5 settembre 2012

Dinamo portatile


Fa parte della dotazione standard del cicloturista o più generalmente dell'escursionista. Una luce, sempre pronta per le emergenze notturne. Una torcia elettrica, tascabile, alimentata da una mini pila ricaricabile con la rotazione di una manovella che che assicura luce quanto basta per le riparazioni in emergenza, quando alla sera tardi, al rientro, la catena cade e l'illuminazione pubblica o non c'è o non è sufficiente. Questo modello è nuovo, in vendita da D*cathlon per 9.90 (un furto) ma rivelatosi difettoso. Si scarica molto in fretta assicurando luce solo per un paio di minuti. Ne ho prese tre in tutto e le altre due, identiche ma di marca diversa, assicurano una durata ben maggiore. 
Tre viti e una copertura grigia da sfilare e l'apertura è assicurata.  All'interno un ingranaggio moltiplicatore che fa girare un motorino minuscolo. Al motorino è collegata una batteria NiMh 20mA/h da 3.6 Volts che alimenta due led bianchi in serie ad alta luminosità tramite un pulsantino. E' talmente semplice che ci si diverte poco a smontarla. Ora parte la ricerca di una batteria uguale ma funzionante (quella verde che si vede in foto è sicuramente difettosa). Sarà dura trovare il ricambio ma credo che si possa ovviare con qualche super condensatore da CS, ne ho visto uno alloggiato nella mother board di una stampante fax che forse fa al caso mio. Appena mi torna fra le mani ci provo.  Alla peggio recupero il motorino ed i led. alla prossima. 

P.S. la nutria non nutre. ripeto: la nutria non nutre. 

Energia solare in viaggio

Ferie in bicicletta, attrezzato come un cosmonauta in missione verso marte. Ordine del medico, causa operazione al ginocchio che, causa immobilità prolungata (servizio sanitario e medici di m*rda), ha perso il 50% delle funzionalità motorie. Imbottito di potenti antidolorifici (poco efficaci sotto sforzo), ho percorso più di 500Km in bici, stringendo i denti e pensando che il dolore è solo uno stato mentale come altri... Fra l'attrezzatura che mi sono tirato dietro, ed a volte spinto in salita, ho optato per dei pannelli solari (Geonaute made in china) trovati da D*cathlon a 29,95 euro cadauno. Sono dei pannelli fotovoltaici portatili, 18X22 cm, che promettono una carica sufficiente per le emergenze... tenere in carica il cellulare (per le emergenze), il navigatore GPS (il G*rmin Nuvi200 è troppo avido di energia) o nel mio caso per ricaricare le batterie delle e-cig EGO510 (che a rimanere senza è come restare senza accendino per i fumatori 1.0). Promette una corrente di 1 ampère (dichiarati), più che sufficiente per gli scopi prefissati. 

La prima cosa che ho fatto, appena rientrato dal giro di acquisti delle ultime necessità legate ad una lunga trasferta cicloturistica, è stata quella di aprire, smontare ed analizzare l'attrezzo. Il "contenitore", una bustina di materiale idrorepellente (non a tenuta stagna purtroppo) con all'estremità inferiore un apertura a velcro, contiene un pannello fotovoltaico (abbastanza fragile all'apparenza), una piccola batteria ed un circuito dotato di due prese USB, una per la ricarica via computer (alternativa al pannello) ed un uscita di ricarica dei dispositivi. Il circuito elettronico ("protetto" da un foglietto di plastica trasparente) è quindi diviso in due. Una parte commuta l'energia in ingresso (pannello fotovoltaico o sorgente di rete a 5V) e regola la corrente di ricarica della batteria. Un altra parte regola la corrente di uscita stabilizzandola a 5V (La tensione di 3,7 V della batteria viene elevata, tramite un commutatore DC/DC, a 5V). Non dovrebbe essere troppo difficile costruirsene uno di artigianale. 
Vediamo alcuni dati tecnici:
  • Batteria a 3.7V (non si sa se al litio o cosa) sigla 063450 1000mA/h. Batteria a 3 fili che porta a pensare alla presenza del termistore di allarme per evitare le cariche eccessive (litio?)
  • PCB sigla ON300 con integrato ST 8 pin sigla 393 eZ108 (forse un LM358) ed un anonimo 5056 1213 a 8pin a cui sono collegati i 2 led rosso e verde.


La classica domanda stupida che i vari curiosi incontrati per strada formulano, attratti dalla "novità", in lingua tedesca o inglese è..."funziona?". Allora... durante il giro quasi tutti ci hanno rivolto domande in lingua straniera... ci scambiano per tedeschi. Ciò dimostra l'arretratezza di voi italiani nei confronti di chi si sposta in bici con un minimo di attrezzatura...bici + carrello e l'immancabile caschetto. Quest'ultimo sembra che gli "itagliani" non lo portino che "fa poco figo". Tornando a noi ed al quesito, la risposta è sì, funziona. Giusto quel poco che serve per le emergenze (lavatrice, TV portatile, asciugacapelli e forno a microonde esclusi) ma con alcuni punti di demerito (o margini di miglioramento). Vediamoli:

  • Il contenitore non è rigido e non protegge il pannello fotovoltaico dagli urti o dalle accidentali sollecitazioni quando lo si ripone nelle borse (che non vanno prese a calci e tanto meno buttate per terra quando si è stanchi morti) 
  • Il tempo di ricarica della batteria è dichiarato in 6-8 ore con sole a picco (che picchia a 90° di incidenza sul pannello fotosensibile) il che è quasi impossibile mentre si pedala con i pannelli agganciati alle borse. 2-3 ore per la ricarica via USB se ci si trova presso qualche fonte di energia alternativa al sole. Entrambi i tempi sono incompatibili per lunghe trasferte in bici a meno che non si ricarichi il tutto durante le pause notturne a scapito delle emissioni di CO2 conseguenti. 
  • Il tempo di scarica dipende fortemente dal pannello. Nel mio caso uno dei due non funziona bene, si carica e scarica troppo in fretta probabilmente a causa di una batteria difettosa... provvederemo a riparare e modificare.
  • Durante la carica sotto il sole, l'elettronica e la batteria si scaldano parecchio (e sappiamo quanto male faccia la temperatura alle batterie). Il circuito e la batteria andrebbe isolato con dei fogli di silicone e non a diretto contatto con il pannello (capisco, problemi di spazio ma possiamo rinunciare a qualche millimetro vero?). Andrebbe studiato un isolamento termico per elettronica e batteria, magari remotizzandolo per riporlo dentro le borse "al fresco".

Bene per la tasca a rete porta cavetto USB (in dotazione) e l'elastico con moschettone, utilissimo. La proverbiale "qualità" cinese ben si sposa con i prezzi al pubblico, tralasciando il ricarico gigantesco del rivenditore. Conviene cercarne uno in cina e farselo spedire a casa, secondo me si risparmia qualcosa o si trova qualcosa di meglio. Si sente il bisogno di un autonomia maggiore per la ricarica (una batteria leggermente più capiente?), di un indicatore di carica alternativa al led rosso e verde "tutto o niente", di minori tempi di ricarica, di un area leggermente più grande per l'elemento fotovoltaico (compatibilmente con lo spazio a disposizione nel portapacchi o nel carrello portabagagli).
Tutto sommato, per ora, sono soddisfatto. I pannelli hanno svolto il loro lavoro ed il ginocchio ora è operativo al 90%.  Alla prossima.

P.S. Prugne e mele sono sotto spirito. Ripeto: Prugne e mele sono sotto spirito. 

sabato 30 giugno 2012

Honeywell VK4105C autopsy

Ieri è venuto l'idraulico che, dopo vari armeggiamenti e riti sciamanici su una caldaia che perdeva acqua ed andava in blocco, termina il lavoro con un pezzo in mano, imputato del malfunzionamento. Un elettrovalvola del gas... cosa c'entri con la perdita d'acqua dio solo lo sa. La sostituzione è "gratis" in attesa che venga a breve installata la caldaia nuova, elettrica stavolta, che sicuramente con quello che ci guadagna non si sta certo a formalizzare per il lavoro visto che poi il ricambio se lo porta via assieme ai preziosi tubi di rame della caldaia vecchia e di tutti i ricambi usati ancora funzionanti. Mi faccio consegnare il pezzo "guasto", per mera curiosità ovviamente, mica per sfiducia ovviamente. Voglio capire e vedere cosa c'è dentro. Si tratta di un elettrovalvola per gas marca Honeywell  VK4105C con doppio solenoide a 220V (costo stimato dai 150 ai 200 euro!).
L'apertura è facilitata dalla presenza di viti Torx. L'interno non svela poi chissà quali sorprese. Un solenoide (quello più grosso) aziona un pistone a molla che apre o chiude il condotto di ingresso, su cui si trova una retina metallica per trattenere eventuali corpi estranei. Il secondo solenoide è la valvola di sicurezza comandata dalla centralina ad intervenire in caso di malfunzionamenti.  Il gas in entrata passa poi attraverso dei condotti ed attraverso delle membrane e delle guarnizioni di regolazione della pressione (tramite delle viti) fluisce verso l'uscita. Niente di particolarmente complicato ma se non c'è elettronica mi diverto poco. All'apparenza tutto sembra a posto e la sostituzione sembra più una scusa per vendere una nuova caldaia e durante la sostituzione imbonire commercialmente la cliente (un anziana signora che a conti fatti risparmia a prenderne una nuova che mantenere per anni questi scienziati dell'idraulica). 
L'unica parte delicata sembrerebbe essere la membrana di gomma ma all'ispezione è risultata perfetta e priva di segni di usura o rottura. Forse, spezzo una lancia in favore del tecnico, il solenoide presenta dei problemi di contatto a caldo per cui se lo si prova a freddo sembra funzionare. E vabbè. Ieri c'è stato l'aumento del gas in misura molto maggiore dell'aumento dell'elettricità e la nuova caldaia elettrica forse permetterà un risparmio maggiore. L'unico cruccio è il carico. Tra frigoriferi e congelatori, server, condizionatori, ventilatori, stufette elettriche per i vani isolati, lampadine varie ed elettrodomestici... mi sa che 3Kw non basteranno ma di chiedere l'aumento all'enel della potenza disponibile giammai.  Piuttosto rinuncio al congelatore e sfrutto la cantina per tenere al fresco la roba che non ha bisogno di temperature tipiche del frigo. Ragionandoci poi un pò mi sono chiesto: d'inverno che senso ha un frigorifero che posto in una stanza a 18-20 gradi raffredda l'aria calda quando la temperatura esterna è sicuramente inferiore o prossima allo zero? Mi sembra una tonteria, una sciocchezza e sicuramente uno spreco. Riscaldare la cucina e tenerci un elettrodomestico che raffredda l'aria calda quando fuori fa freddo... pensiamoci... siamo proprio dei deficienti. E' un pò come riscaldare l'acqua fredda per la lavatrice quando fuori ci sono 40 gradi o usare l'acqua potabile per lo sciacquone del WC. Geniale no? Alla prossima.

P.S. la marmellata è pronta ed i vasetti sterilizzati. Ripeto: la marmellata è pronta ed i vasetti sterilizzati.

domenica 24 giugno 2012

Termografia con webcam

Oggi, complice l'impossibilità a deambulare causa infortunio già descritto, mi ritrovo ad intripparmi con un idea che mi frullava da tempo. Decido quindi di documentarmi meglio per trasformare una webcam in un apparecchio in grado di rilevare le temperature, una webcam termografica. 
Pessima idea. Scordiamoci sin dall'inizio che si possa ottenere qualcosa di decente. I sensori CCD di una webcam sono inadatti per rilevare qualcosa di utilizzabile nel campo della termografia. Ci hanno già provato in tanti ma niente da fare, nemmeno pensando di elaborare le immagini con un software ad-hoc. Il problema è dato dalla gamma di sensibilità dei CCD commerciali e la frequenza della luce infrarossa di temperature "elevate". Se qualche bimbominkia pensa di esserci riuscito, che si vada a documentare, così magari la smette di parlare "ad penis" di "webcam a raggi infrarossi" o telecamere "antinebbia". L'unico esperimento percorribile è la rimozione del filtro ad infrarossi, un vetrino che blocca la componente infrarossa della luce catturata dal sensore. Così si ottiene una webcam più sensibile alla radiazione infrarossa ma siamo ben lontani da una termografica. L'effetto risultante è una variazione dei colori. Gli indumenti neri appaiono grigio chiaro o addirittura bianchi. Altri colori virano in dipendenza del materiale, a volte la plastica rossa diventa rosa, il verde e l'azzurro cambiano tonalità e così via. Un paille nero diventa bianco, ad eccezzione dei bottoni che si vedono ancora neri. Ma l'aumento della sensibilità alla radiazione IR ne fa un interessante strumento per la ripresa notturna. Basta illuminare la scena con un led che emette luce IR e la scena, ad occhio nudo al buio, appare illuminata. Per grandi spazi serve un illuminatore abbastanza potente  mentre per vani dentro casa, ingressi o garage, ne basta solo uno, magari recuperato da qualche vecchio telecomando. In queste condizioni, vorrei provare anche con un laser ad infrarossi per captare le conversazioni puntandolo sui vetri delle finestre... ci hanno già provato ma sono abbastanza scettico si possa ottenere qualcosa di decente senza ottiche professionali. Vabbè. Stanotte, complice il buio, voglio provare a verificare se si riesce a fare qualcosa di interessante. Per ora provo a vedere se una bibita ghiacciata mostra qualche differenza con una bibita uguale ma a temperatura ambiente o magari calda... non credo ma la curiosità è tanta e poi mi diverte il pensiero di sperimentare per smentire chi enfaticamente afferma di esserci riuscito. Alla prossima.

P.S. l'avvocato mangia l'aringa. ripeto: l'avvocato mangia l'aringa. 

domenica 10 giugno 2012

mi sono rotto...

Nel vero senso della parola...mi sono rotto. Un movimento falso ed il menisco si frantuma, nemmeno fosse di vetro. E così mi tocca spostarmi in precario equilibrio con due bastoni, col rischio di cadere ad ogni passo, con le spalle non allenate a reggere il peso e che si sono messe anche loro a far male. Ad ogni stampellata (almeno per i bisogni fisiologici) penso ad un modo per migliorare gli attrezzi... due tubi di alluminio con una scomodissima manopola ed una sede per il gomito che a progettarle deve essere stato il solito ingegnere demente laureato come compagno di banco del trota. Pensare di inserire un paio di molle per ammortizzare no? pensare ad un materiale un filino più morbido per le impugnature no? pensare ad un appoggio per i gomiti un pò più "anatomico" no?  E quanto costava poi un led per illuminare i passi? chi mi spegne la luce in camera deficiente che non sei altro. E magari, proprio per dimostrare che siete una categoria degna di un minimo di rispetto... un sistema di recupero dell'energia magari... 90 chili di pressione ogni metro e mezzo quanta energia possono creare? ok, ok, basta così. Basta lamentarsi. Chi fa da sè fa per tre. Mi studio un pò il FreeCAD 3D parametrico per linux ed un esoscheletro per deambulare salta fuori, tanto non mi posso muovere. 
Nel frattempo mi devo confrontare con certi unani che vedendoti arrivare si piazzano nel mezzo del corridoio, di spalle, senza spostarsi di un millimetro (in particolare una maledetta tr*ia con l'aria snob...me la paghi lo giuro, so chi sei e so dove studiano quei fr*ci dei tuoi figli), che occorre fare il giro largo a zig zag fra panchine ed ostacoli. Altri non si degnano nemmeno di guardarti nel passare davanti o tagliare la strada a piedi, altri ti incitano neanche fossi Bartali o Coppi in salita sul gran sasso, altri lasciano borse ed ostacoli per terra e non si preoccupano di pensare che stanno intralciando il passo a chi farebbe volentieri a meno di stampellare. Ma il premio UNANO D'ORO dell'anno va a quella zoccola snob, tutta figa, che ordina di farti alzare dalla poltrona sotto il gazebo perchè ha "ospiti" (la sua mamma maiala) ed uno col ginocchio rotto vale meno di un cane randagio con la rogna e si merita di fare 100 metri sul ghiaino, per una panchina di legno, sotto il sole a picco, per stare un pò seduto, col il ghiaccio che si squaglia in 10 secondi netti e la temperatura dell'articolazione sale a livelli paurosi. Vaffanchiulo. Avrai anche tu bisogno di aiuto, lo so, prima o poi.... e quello che hai fatto ti tornerà indietro.   

Ah, dimenticavo. Grazie a chi mi sta salvando la vita quotidianamente, assistendo pazientemente un vecchio rompicoglioni brontolone... il mio regno un giorno sarà tuo. 

P.S. non tutti sono unani. Ripeto: non tutti sono unani.  

martedì 24 aprile 2012

HP1600 magenta fix

Abbiamo già parlato di come risolvere il problema dei colori disallineati nella stampante HP1600. Dopo l'intervento già descritto, ho attivato l'opzione di calibrazione dopo 5 minuti di inattività, giusto per farla eseguire in automatico e così non ci penso più. Per chi invece non riesce a calibrare per bene la stampante (troppo trascurata in mano ad utonti della tecnologia) si può tentare di risolvere in questo modo. Questa stampante infatti ha un altro "problema", simile al modello HP2600 (la sorella maggiore assieme alla HP2605), dovuto all'uso ed all'età (e ripeto un uso trascurato). Dopo un pò, si nota che i colori non sono più brillanti, il nero assume una tonalità che vira verso il verde giallo (anche a causa di micro disallineamenti) e non sembra più tanto a fuoco. Nella stampa di test però si nota l'effetto più evidente. Il magenta (il "rosso" per capirci) appare sbiadito nella parte sinistra e si intensifica a valore "normale" man mano che si va verso destra. E' un problema congenito di questa stampante, niente paura, si può risolvere. 
La causa è l'opacizzazione del gruppo lenti/specchi. Del perchè poi il problema si evidenzi apparentemente solo sul magenta  è un "mistero", credo dovuto più alla posizione hardware ed agli effetti termodinamici interni alla stampante che ad altro. Per risolvere, occorre smontare la stampante e pulire lenti e specchi...semplice no? Dipende. L'operazione non è delle più facili in quanto occorre aprire e sezionare la stampante quasi ai minimi termini. Più si deve smontare la stampante e più probabile è creare guai. L'importante, come sempre, è buona attrezzatura, manualità, esperienza. Come si procede? Vediamo le operazioni passo passo. 
Si tolgono le 4 cartucce e le si ripone in luogo sicuro. Per comodità di manovra, si tolgono le due fiancate di plastica. Per la fiancata destra ci nono due viti da togliere. Una è posizionata dentro l'incavo che fa da maniglia in basso e l'altra è nell'incavo dove trova posto il cavo USB. Per la fiancata sinistra, basta osservare...sono a vista e non ci si può sbagliare. Occorre sganciare delicatamente le parti partendo dall'angolo in basso a destra e procedere con una lieve rotazione millimetrica dell'insieme, senza tirare troppo, procedendo con lo sgancio in senso orario. I ganci plastici sono appoggiati per meno di mezzo millimetro e non occorre tirare o sforzare troppo...pazienza (tenere aperto lo sportello frontale durante l'operazione). 
Si passa alla fiancata posteriore. C'è una quantità industriale di viti...vanno tolte tutte e si asporta la copertura mettendo a nudo l'interno. La scheda elettronica sinistra è l'interfaccia USB che credo contenga anche il firmware della stampante. Quella a destra è il "cervello" che governa il tutto e che si interfaccia anche con i motori, con i sensori carta e toner, con le ventole, ecc... Nella parte in basso, c'è il sensore di umidità (quello collegato con i fili gialli) che misura la "qualità" dell'aria ed informa il processore su come comportarsi con le temperature di fusione del toner. Le schede elettroniche sono montate su una piastra metallica. Non serve smontare i supporti delle schede che devono venire via assieme al supporto. Per togliere il supporto occorre smontare le viti che lo fissano. Le viti di fissaggio sono a vista, a parte tre che si trovano sotto la canalettta passacavo nera orizzontale in alto. Occorre toglierla assieme alla guida cavo nera che si trova in alto a destra. Per togliere le canalette guidacavo, si devono scollegare tutti i cavi dai connettori (senza tirare i fili ma il connettore!). Nella scheda di sinistra c'è una piattina ed un connettore bianco. Quest'ultimo ha una levetta da premere per lo sgancio (non tirare se non viene, altrimenti si strappano i fili). La scheda di destra invece ha più cavi, piatti ed ad innesto. Meglio fare una foto se si soffre di amnesie, così poi non si sbaglia a rimontare il tutto. Nel togliere i cavi piatti, evitare di prendere e schiacciare la parte terminale piegata su se stessa, altrimenti è facile creare delle interruzioni "invisibili" a occhio nudo. Una volta scollegati i cavi, occorre toglierli dalle guide, e lasciarli penzoloni ai lati. Il guidacavo nero destro è un pezzettino agganciato con delle alette plastiche da sganciare delicatamente senza farle saltare. Il guidacavo superiore viene via facilmente facendolo scorrere a sinistra. 
Tolte le ultime tre viti, prima nascoste dai cavi, il gruppo ottico risulta facilmente visibile. Per smontarlo, basta togliere 4 viti. Due nella parte superiore (occhio che per ovvi motivi sono molto dure e serve un ottimo cacciavite a stella della giusta misura) e le altre due nella parte inferiore (una delle quali in posizione "bastarda") che occorre ribaltare tutta la stampante per andar bene a toglierle. Una volta che il gruppo ottico è in mano, va riposto con le lenti in altro e si deve togliere il coperchio, Da questo punto in poi non si deve toccare con le mani quello che c'è all'interno. Una vite centrale ed una piccola molla sono l'unica "protezione" delle delicatissime parti interne (il coperchio superiore lato "lamiera" serve solo come protezione dalla polvere e non ha alcuna funzione "meccanica"). Dentro il gruppo ottico si notano delle lenti curve e 4 specchi "rosa". Il colore non è polvere di toner depositata ma il trattamento ottico necessario per migliorare la riflessione. Se il problema non è particolrmente grave, ad occhio nudo non si nota nulla di strano. Lenti e specchi sembrano puliti e perfetti. Vanno puliti lo stesso. Con un aspira toner (filtro EPA) ed un pennellino morbidissimo (quello fa fotografi per gli obiettivi va bene), si passa più volte sempre nello stesso senso sulle lenti più grandi che si affacciano verso le cartucce.
Per i poveracci come me, a cui nessun generoso ha mai regalato un aspira toner, ci si arrangia. Microfibra e pennello per obiettivi fotografici o al limite bastonici per la pulizia interna delle orecchie, facendo attenzione a non lasciare pelucchi e usarne uno (ed una sola volta) per ogni componente da pulire. 4 specchi (uno per colore + nero) e 8 lenti che raggiungerle c'è da impazzire e serve tanta pazienza. Meglio non smontare niente e non spostare nulla all'interno. Se si vuole, si può pulire anche il pezzo che ruota (quello quadrato con le facce a specchio) passando sui lati corti del cubetto rotante. Lo sporco che si raccoglie sulla testina di cotone è visibile e ci si rende conto di quanto poco ne basti per provocare un malfunzionamento come quello del toner sbiadito. Niente liquidi, niente pannetti umidificati, niente alcool, niente aria compressa, tanto meno quella in bomboletta che lascia residui... ad occhio nudo sembra pulito ma il tamburo della stampante vede cose che noi umani non possiamo vedere. Occhio anche ai pelucchi, l'alternativa è un ottima microfibra asciutta, evitando la microfibra cinese che microfibra non è. Dò per scontato che si usino i guanti in lattice (senza talco!!), lo dico, anche se di sicuro qualcuno non li userà pensando di non lasciare impronte di grasso che è difficilissimo togliere senza smontare gli specchi ed allora...addio stampante. La pulizia è fondamentale, meglio indugiare con doppie e triple passate che rimontare il tutto ed accorgersi che il difetto persiste. Terminata la pulizia, si rimonta il tutto... la sfida è terminare senza avanzare nemmeno una vite... io ho perso :-) Alla prossima

P.S. il gatto peloso dorme nella cassetta. Ripeto: il gatto peloso dorme nella cassetta.
P.P.S. grazie per le foto. Ripeto: grazie per le foto.

sabato 7 aprile 2012

HTC P3600 parte 2 (riparato)

OK, alla fine della storia sono riuscito nella disperata impresa di riparare l'impossibile. Ora sono un (in)felice possessore di un "nuovo" cellulare con GPS integrato e posso verificare se mi può tornare utile durante le mie escursioni in MTB per boschi e sentieri da Freeride e Down Hill con la mia super attrezzatura da post-atomic survivor. Chi mi segue lo sa che il tablet acquistato tempo fa non ha il GPS e devo in qualche modo sopperire per tracciare i percorsi e documentarli a dovere.  Un HTC P3600 mod TRIN100 P/N 99HCK017-00 fa comodo..speriamo. Per il difetto primario e congenito temo non ci sia rimedio. Winzozz mobile non lo si può rimuovere e sostituire con nulla di alternativo, tocca tenerselo purtroppo e questo decreterà la morte prematura dell'hardware, destinato al sezionamento e successiva vendita a pezzi. Nel post precedente avevo descritto un pò le condizioni pietose dell'apparecchio e, purtroppo a causa mia, la rottura del flat della tastiera. Quest'ultima l'ho ordinata in cina e dopo mille peripezie e giri per il mondo, mi arriva a casa.
Il montaggio non è dei più agevoli, occorre infatti smontare tutto, persino l'LCD e infilare il connettore in una fessura ingegnerizzata con una tolleranza micrometrica (maledetti ingegneri progettisti...uccidetevi!) e fissata con l'adesivo. Per il rimontaggio ho dovuto inoltre fare attenzione al connettore rotto del flat che collega lo schermo, ripristinando la soluzione a schiuma per assicurare i contatti....funziona perfettamente, speriamo che duri. La soluzione di blocco del dado affogato nella plastica non ha funzionato. La colla da usare deve essere epossidica bi-componente cementante (ferro liquido), altrimenti si rischia di ritrovarsi con la vite che gira assieme al dado e impossibilità di (ri)smontare il tutto senza rompere nulla... pazienza. Di ordinare un case nuovo nemmeno a parlarne, ho già speso nove euro per la tastiera per cui basta spese folli, anche se l'aspetto del cellulare sembra quello conseguente ad un bombardamento atomico. Comunque, sempre meglio del ciottolo di emergenza che sto usando adesso, causa rottura del nokia ed in attesa di un valido sostituto...devo valutare un nuovo acquisto e per ora sto con i piedi di piombo nel guardare in giro le ultime novità. 
Con il P3600 ho Bluetooth, GPS, Wi-fi, HDSPA, connessione 3G quadribanda GSM + EDGE... manca solo pa possibilità di modificarlo o installarci quel che mi pare, cosa che fa desiderare fortemente Android (o Uberoid che lo sto provando e va millemila volte meglio). Ora cerco un applicativo che mi registri i punti del GPS e poi vediamo. OK, anche oggi la mia autostima va a mille, che se aspetto gli altri... alla prossima. 

P.S. il bagno è libero ma manca la carta. Ripeto: il bagno è libero ma manca la carta. 

giovedì 8 marzo 2012

E-cig 510 macro view

C'è un motivo per cui mi accanisco con gli atomizzatori e cerco di studiarne a fondo il comportamento che deriva da un uso intenso, sottoponendoli ad aromi fai da te (autoprodotti), tensioni di alimentazione non standard ed altri maltrattamenti. Sto utilizzando in questo periodo i cartomizer per la Ego con attacco 510, quelli a maxi capienza per la loro categoria. Anche se non mi soddisfano al 100% (ogni atomizzatore ha i suoi pregi e difetti e l'atomizzatore perfetto non esiste), mi concentro su questi per il rapporto qualità / prezzo. I tank costano troppo ma sono comodi e facili da ricaricare, i phantom sono ingombranti e condensano tantissimo, i giantomizer dopo 10 tiri gorgogliano e occorre pulire il bocchino... quindi? Quindi abbiano sempre il solito problema... per quanto poco costino, costano e di spendere nemmeno l'idea o meglio...il meno possibile. Per cui devo capire se si possono rigenerare o ricostruire. 
Ho voluto dare un occhiata da vicino alla resistenza, per capire come si riduce e come si comporta il wick, lo stoppino assorbente. Premetto che quello che si vede in foto è seminuovo ma bruciato con una tensione di 7,4 volts, per cui le incrostazioni si noteranno poco mentre sarà evidente il comportamento del wick alle alte temperature. Nel dettaglio il wick è abbrustolito nella parte centrale, si notano delle fibre spezzate e la parte bruna verso l'esterno che evidenzia il colore della glicerina usata (molto scura). Se si prova a bruciarlo con un accendino, il wick si annerisce a causa dei residui del gas, per poi diventare rovente e sbiancare dove diventa incandescente. Per cui l'annerimento che si nota nelle foto deve per forza essere il residuo della combustione del liquido usato per il vapore. Si nota nella foto a massimo ingrandimento la formazione di residui tra la resistenza ed il wick che con l'andare dell'uso provoca dopo una decina di ricariche la copertura del filo rovente e il decadimento delle prestazioni del cartomizer. 
Dai dati rilevati è chiaro come si debba procedere per una rigenerazione completa, ovvero sostituzione del wick del filo per i collegamenti e per la resistenza. Occorre quindi procurarsi del wick in fibra di vetro (che ovviamente non brucia), del filo per resistenze e del filo a sezione maggiore, isolato, per i collegamenti. Quest'ultimo lo devo ancora cercare per bene ma lo si deve trovare nei negozi di elettronica, per i cablaggi (che codice AWG sia per ora non lo so ma vedremo di aggiornare il post in futuro non appena avrò il dato). La resistenza è composta da 5 spire su un diametro di uno o due millimetri circa (un chiodo di supporto dovrebbe andare bene). Lo spezzone del wick non deve superare i 10 - 10,5 cm. Ricordare che quando si procede con la stagnatura dei collegamenti, lo stagno che si trova in commercio contiene piombo se non è RoHS, altrimenti è una lega di stagno ed argento con percentuali di piombo minori. Il piombo è tossico velenoso e sarebbe interessante sapere se si "diluisce" nella glicerina durante l'uso. In ogni caso dopo la stagnatura è il caso di pulire con alcool isopropiloico per eliminare la colofonia che si trova nel filo di stagnatura e che serve per disossidare la saldatura e flussare meglio l'operazione. 
Per i più esigenti, si può procedere anche con la verniciatura del tubo esterno con alcune considerazioni.  Occorre usare una vernice atossica per uso alimentare la quale solitamente è bi-componente, va stesa con due mani e ci mette "una vita" ad asciugare, oltre a costare decisamente tantino. Ne vale la pena se occorre verniciare una quantità industriale di cartomizer, mentre per una decina il gioco non vale la candela. OK, non resta che procurarsi i materiali, senza trascurare l'uso di materiali diversi, e verificare se c'è convenienza economica....sto già pensando di auto costruirmi un estrattore - inseritore  per smontarli e rimontarli più rapidamente senza deformarli o rovinarli troppo.  Indubbiamente con la rigenerazione ex-novo (ricostruzione del cartomizer) si eliminano i tempi di attesa, i problemi doganali per gli ordini effettuati direttamente in cina, i problemi degli approvvigionamenti dagli e-shop dei "cooked pear sellers" italiani.  Alla prossima. 

P.S. il vento da oriente porta pioggia in occidente. Ripeto:  il vento da oriente porta pioggia in occidente.

venerdì 2 marzo 2012

Switching Fritz 7170 AVM

Arrivo in ufficio e mi accorgo che manca l'adsl. Una rapida ispezione nella sala server ed il modem è spento mentre tutto il resto sembra funzionare a dovere. L'alimentatore switching del Fritz 7170 (AVM) è morto. Rapida sostituzione con quello gemello acquistato proprio per queste evenienze e successiva autopsia diagnostica per capire cosa sia successo. Stiamo parlando dell'alimentatore originale AVM AC/DC Adapter AVM04047 12V 1,2A board code LC PC782-V03 (lato componenti)  LS PC782-V03 lato saldature e componenti smt.
Apertura con attrezzo a seghetto (già spiegato nei post più anziani) e immediata individuazione del problema. (Per fortuna) si nota una sfiammata in corrispondenza dell'alimentazione a 230V con parziale distruzione di una resistenza a filo (più probabile una induttanza?) nello stadio di ingresso, prima dei due diodi di livellamento. Un pò più a valle un condensatore elettrolitico presenta il classico rigonfiamento che ne indica la sua rottura e probabilmente una concausa del guasto. Più a valle alcuni componenti SMT preoccupano non poco...saranno integri? La sfiammata e le sovratensioni generate dall'arco elettrico che si è sviluppato li avrà risparmiati? Speriamo di si. Per ora procedo con smontaggio, reperimento dei componenti e sostituzione per tentare una riparazione, anche se prima devo potare la vigna e le piante da frutto.
Non lo voglio buttare per le note ragioni inerenti la mia sensibilità ambientalista (io la mia parte la faccio) tralasciando il solito scontato consiglio del menga..." ...prendine uno nuovo che costa poco...", grazie no. Se vado a prenderne uno nuovo, oltre a disubbidire allo sciopero della spesa ed al buy-nothing-year, il negoziante non riuscirà mai e poi mai a vendermi la soddisfazione personale di averlo riparato e risparmiato dalla discarica, oltre a quella (più enorme e malignamente gratificante) di aver ostacolato il mantenimento del suo SUV di m*rda, guidato dalla moglie tr*ia e figli drogati ignoranti. Per ora pubblico alcune foto prese col microscopio usb acquistato per 9 euro e novantacentesimi# che va da dio e mi permette di sopperire al calo di vista dell'età che avanza. Mi sto divertendo troppo un casino zio! Alla prossima. 

P.S. Cave Canem. Ripeto: Cave Canem.