sabato 29 agosto 2009

SAGEM MY 3036

Pausa di lavoro. Ci vuole un attività di relax. L'occhio cade su un rudere di telefonino, distrutto dall'uso dissennato di chi si può permettere un cellulare ogni tre mesi. Cover distrutta e display pieno di polvere. Chissà dopo l'ultimo uso dove è stato a lungo parcheggiato. E' un Sagem MY 3036 con un bellissimo display retroilluminato blu. L'LCD è funzionante, assieme a tutte le altre funzioni previste dall'apparecchio. L'LCD è ancora di quelli con i contatti appoggiati su una specie di gommino conduttivo, senza flat di collegamento, e si apre in tre parti rivelando il foglietto di plastica per la diffusione della retroilluminazione. Senza la mother board è quasi impossibile recuperarlo se non per un altro cellulare guasto. Di ri-utilizzarlo per qualche progetto... la vedo dura. Decido comunque di sezionarlo a dovere, ai minimi termini, giusto per soddisfare la curiosità di capire le diverse tecniche di costruzione e progettazione evolutesi nel tempo. I componenti sono elencati in foto. Un antennino, microfono microscopico (per costruire qualche microspia, un micro altoparlante, il motorino piatto per la vibrazione (per qualche robottino) e una moltitudine di micro led blu, bellissimi, questi si per qualche progetto. Processore ed elettronica sono nascosti sotto delle piastre di schermatura, ma immagino memorie flash, eeprom e altri componenti micro smd da recupero. Metto tutto da parte, non si sa mai in futuro. La batteria in particolare è Li-ion, una smart battery con i 2 terminali di comunicazione SMBus pronti per essere attivati in lettura per qualche indagine o esperimento sul loro funzionamento. Credo che l'apparecchio sia valutato attorno ai 3 euro, per cui, provo e venderlo a pezzi così forse rientro delle spese. Alla prossima.

P.S. Notte blu in riviera di ponente. Ripeto: Notte blu in riviera di ponente.

mercoledì 26 agosto 2009

Samsung SGH-U600 - riparazione cover

L'incauto acquisto effettuato su "ebai", mea culpa, aguzza l'ingegno. Ho un problema. Il cover viola del Samsung SGH-U600 arrivato via corriere è inutilizzabile a causa del cavo flat strappato in fase di smontaggio da un privato privo di conoscenze tecnico-meccaniche in materia di cellulari. Il cover originale ha la parte in plastica trasparente, rotta e va sostituita, per fortuna solo quella. Ergo, occorre recuperarla con uno smontaggio ai minimi termini. Il cover frontale è composto principalmente di tre parti:

  1. Il cover frontale vero e proprio
  2. Il telaio di supporto
  3. La finestra trasparente

Il cover frontale è fissato al telaio tramite dei "chiodini" in plastica che entrano in dei fori piccolissimi e che vengono successivamente allargati nella parte eccedente con il calore. Per separare queste due parti occorre farli saltare esercitando con l'apposito attrezzo una leggera leva, delicatamente, sul bordo del cover. Bisogna fare moltissima attenzione in quanto alcuni punti sono più legati saldamente di altri e si rischia di rompere qualcosa. Nel caso più favorevole, salta solo la parte eccedente (quella fusa) mente il piolino resta integro.
La finestra trasparente è, ovviamente lungo il suo perimetro, incollata al cover e con un pò di pazienza è possibile separarla. Nel telaio resta fissato il joystick, i led bianchi ed il cavo flat, il cui smontaggio a prima vista sembra "impossibile"... non certo per me. Per ora mi basta aver separato la finestrella e già sto pensando a come ri-assemblare il tutto. Nella finestrella e nel telaio delle due parti resta un pò di colla residua, sufficiente a tenerla al suo posto in fase di ri-assemblaggio. Per ovviare alla rimozione distruttiva dei piolini fatti saltare all'inizio, si può pensare ad un pò di colla cianoacrilia, sperando di non dover mai più effettuare un lavoro simile. E' comunque un operazione che nessun centro di assistenza farà mai, preferendo la sostituzione dell'intero blocco frontale che sembra più rapida e meno costosa, non fosse per il fatto che la parte di ricambio nuova la si trova in rete a 69 dollari... se ci si aggiunge diritto chiamata e lavoro di riparazione, l'intervento potrebbe superare il valore attuale dell'apparecchio. Vi terrò aggiornati sugli sviluppi non appena arriverà lo schermo LCD ordinato ad "oncong". Un piccolo problema mi rimane però. Mi restano in casa la tastiera, il copri batteria, la slitta ed altre parti che difficilmente userò...che faccio, le vendo o aspetto qualche altro danno del terribile ammazza-telefonini?? Alla prossima.

P.S. Viola odio e metallo fuso. Ripeto: Viola odio e metallo fuso.

Samsung SGH-U600 - rotto

E si deve essere sparsa la voce. Stavolta è la mia compagna a farsi avanti. L'ennesimo telefonino avuto in regalo da chi ne ha almeno 10 in una famiglia di 3 persone. Purtroppo, l'abbondanza di dispositivi di comunicazione mobile è sempre accompagnata da una scarsissima cura nell'uso, dato che vengono considerati ormai alla stregua di fazzolettini usa e getta. Poco male, non è un mio problema. Il figliolo, durante un gioco di mano gioco di villano, combina il patatrac. Cover e schermo LCD spezzati. Due danni in un colpo solo. complimenti! In foto è visibile la tipica conformazione dell'immagine che si nota negli LCD spezzati e rotti.
Il modello è un Samsung SGH-U600, sottilissimo e davvero carino, con coperchio a slitta e dal colore viola metallizzato (speriamo atossico). La valutazione attuale si aggira attorno ai 120 euro. Peccato buttarlo. Allora decido, su insistenza della compagna che se ne è innamorata, di tentare una riparazione in economia. Di mandarlo al centro assistenza nemmeno a parlarne, dato che la garanzia è scaduta poco prima mi venisse consegnato e molto dopo il fattaccio (ma perchè non si è informata prima?? boh). Sono da sostituire il cover e lo schermo LCD. Non deve essere difficile. L'acquisto dei pezzi usati è facile in rete, 7 euro per il cover e 14 per lo schermo LCD (quest'ultimo dalla cina ovviamente, e che so scemo a finanziare i nostri diversamente onesti commercianti?). Il cover però, mea culpa, ha un problemino. Non me ne ero accorto all'acquisto. Proprio il pezzo frontale che mi serve è stato smontato in modo barbaro. Il cavo flat di collegamento con la mother board è strappato e va sostituito. Sarà una vera impresa che meriterà un post a parte. Non è infatti previsto come parte di ricambio e fa parte integrante del coperchio. Occorrerà rimuovere i punti di saldatura plastica con una fresetta in entrambe le parti (guasta e sana) e scambiare i pezzi, poi cercherò di incollare il tutto (cianoacrilica o epossidica??). La vedo veramente dura. In attesa dei dettagli, che attualmente non sono documentati in rete, resto in attesa dello schermo che ci metterà una settimana se tutto va bene ad arrivare. Solo quando arriverò procederò con lo smontaggio, prima no. Alla prossima.

P.S. La mia barba è bionda e Felice non è felice. Ripeto: La mia barba è bionda e Felice non è felice.

Nokia 6288 - schermo lcd guasto

Càpita, le rare volte che esco di casa, di incontrare gli esseri "unani" che popolano questo pianeta, assillati dal male del secolo. Il cellulare guasto! Oddio!! e ora?? Questi esserini, incapaci ormai di farne a meno, sono stati ammaestrati in questi casi, come delle scimmiette, a rivolgersi ai centri assistenza (più o meno "autorizzati") o peggio ai rivenditori, i quali conoscendo perfettamente le disastrose conseguenze di un tale stress mentale, approfittano della situazione per aumentare i propri profitti e diffondere l'abitudine diffusa che conviene gettare invece di riparare e comprare, comprare, comprare....
La proprietaria mi abborda con cautela, conoscendo il mio punto di vista in merito ai mammiferi bipedi, ed attacca bottone. "Mi si è guastato il cellulare...mi è caduto per terra ed ora il video non si vede più..." ??? "il rivenditore mi ha detto che servono più di cento euro per ripararlo e francamente conviene prenderne uno di nuovo...".
"Però...ho dentro i numeri di telefono e non riesco a recuperarli... sapresti tirarmeli fuori?..." Rispondo:"Nessun problema, dammelo assieme al caricabatteria ed al cavo di connessione del PC e ci penso io...". Alla conversazione assiste il figlioletto di appena 16 anni, il quale dopo aver captato la parola "computer" si intromette..." ma io ho il portatile ed il CD originale... ci penso io...". OK. Problema risolto allora, lasciami bere in pace il mio caffè e vaffanchiulo. Dopo una settimana, in occasione di un incontro occasionale mi vedo consegnare telefonino e cavi... ne deduco che il "genietto dei PC" abbia fatto cilecca, come spesso accade con questi "gggiOvani" presuntuosi e saputelli.
Porto il dispositivo in laboratorio ed inizio con la diagnosi. Il modello è un Nokia 6288 con apertura a slitta. Il cover è senza il profilo di copertura esterno (scoprirò poi smarrito dal genietto di prima). All'accensione il dispositivo presenta lo schermo nero, e la musichetta tipica dei nokia induce a pensare che l'elettronica interna sia perfettamente funzionante ed il problema sia localizzato nello schermo LCD. Dopo pochi secondi dall'accensione, iniziano a comparire delle bellissime righe verticali colorate (vedi foto). Giusto per verificare se il problema si sia già verificato, una rapida googlata mi informa che altre persone hanno sofferto del problema e mi sono soffermato a leggere i consigli pubblicati... c'è davvero da ridere. I soliti genietti consigliano di aggiornare il firmware del telefonino, attacca e stacca la batteria, fai una giravolta e se non funziona così...udite...vai al centro assistenza più vicino...deficienti. Dai sintomi si capisce al volo, senza essere dei tecnici, che occorre sostituire l'LCD. In rete sono documentate le istruzioni per la sostituzione, un pò di manualità e 1 minuto di "lavoro". Il pezzo lo si può trovare anche su "ebai" a cifra che variano dai 14 ai 60 euro (14€ spedito). Tempo di attesa 3 giorni ed il telefono con 20 euro torna come nuovo (ad oggi sembra quotato attorno ai 100-120 euro). Allora decido come segue. Sono stato incaricato di estrarre i numeri di telefono. Si può agire in tre modi.
Metodo 1 - Si toglie la micro SD e la si monta su un adattatore in modo da leggerla direttamente con una linux box.
Metodo 2 - Si usa il Cd in dotazione al telefono e l'apposito programma per quel sistema operativo che non voglio nemmeno nominare.
Metodo 3 - Si può utilizzare il comando (da una console testuale in linux)

gnokii --getphonebook ME 1 end -r > rubrica_nokia_6288.txt

Il parametro ME indica di "dumpare" la Memoria del telefono, i parametri "1 end" indicano di estrarre dalla posizione uno sino alla fine (tutti). Il parametro -r indica che l'estrazione deve essere di tipo raw e produce un file di testo che potrà essere modificato a piacere contenente tutti i numeri memorizzati.
Tempo 3 minuti ed il gioco è fatto, "cliente" contento, lavoro gratis... è più un favore personale che un lavoro. anche se odio "l'unanità", ciò non significa che debba dare il cattivo esempio.
Ora, giusto per screditare per l'ennesima volta i peracottari delle rivendite di telefonini ed i centri di "assistenza" impigriti dall'avidità e dalla voglia di profitto, dato che il proprietario rinuncia alla proprietà del telefonino (lo butta), decido anche di riparalo. Acquisto a 14 euro lo schermo, lo sostituisco et voilà, funziona a meraviglia come prima. Torno dal proprietario e lo propongo a 20 euro, felice di osservare la sua espressione di stupore. E' stato ben contento di "riacquistarlo". Un altro essere "unano" convertito alla riparazione onesta alla faccia del consumismo.
Vorrei concludere con alcune riflessioni in merito alle affermazioni di cui sopra.
Quando vi dicono "Conviene buttare e prenderne uno nuovo" chiedetevi a CHI conviene e sulla base di QUALI premesse.
Valutare le basi dei calcolo delle premesse può essere un esercizio difficile, ma praticabile, per chi è superficiale. In realtà CONVIENE informarsi e CERCARE gente onesta con la passione del lavoro.
I commercianti sono un branco di gente avida che pensa solo al proprio profitto. Guai a credere che siano lì per aiutarci e per "soddisfare le nostre esigenze".
I centri di assistenza sono popolati da tecnici che non hanno più voglia di lavorare e da persone che cambiano pezzi a prezzi imposti dalle case produttrici.
Le case produttrici che "autorizzano" dei centri di assistenza in realtà stanno diffondendo dei centri per la rivendita di ricambi a prezzo gonfiato alla faccia del libero mercato e della libera concorrenza.
E che tali riflessioni restino patrimonio dell'unanità. Alla prossima.

P.S. La mucca non da latte e Giacomone bacia Maometto. Ripeto: La mucca non da latte e Giacomone bacia Maometto.

martedì 25 agosto 2009

e-scooter - Prove tecniche (II)

Giusto per liberare un pò di spazio in laboratorio e man mano dare sfogo ai progetti in corso di sperimentazione, ho deciso di procedere con il modding dello scooter elettrico di cui al post precedente. Ho deciso di eliminare tutte le cianfrusaglie richieste dalla legge, visto che la mancanza dei pedali rende l'aggeggio completamente fuori norma (stupida). Via fanalini, stop, frecce clacson e pannello indicatore a led della velocità e della carica batteria, quest'ultimi due troppo banali ed esteticamente orrendi per essere degni di unamico. Il mezzo non potrà circolare per strada ma in un capannone privato o in un grande cortile si. Per cui si può pensare ad utilizzarlo come monopattino per gli spostamenti veloci in grandi spazi chiusi. Importante quindi eliminare un pò di peso, carrozzeria e carentaura compresa. Telaio nudo senza sellino, così è deciso. Dopo essermi assicurato che il carica batteria fosse funzionante ed aver caricato le due batterie in serie da 12 volts nominali, ho voluto effettuare alcune misurazioni a vuoto. Dopo aver ripristinato i collegamenti essenziali alla centralina sigillata, ecco alcune misure come da elenco che segue:

  • Tensione di ricarica: 28 Volts
  • Tensione batterie appena terminata la carica: 23,8 Volts
  • Tensione batterie dopo 5 minuti di funzionamento: 23,2 Volts
  • Corrente assorbita a regime del motore senza carico 1,2 Ampère
  • Corrente allo spunto (teorica) 3-4 A

Quest'ultimo dato è da prendere con le pinze in quanto desunto dalla misura fatta con uno stupidissimo tester da pochi euro. Il motore è targato 24 volts 14 Ampère 250 Watt, il massimo consentito dalla legislazione (stupida) in vigore attualmente.
Sento la mancanza di un oscilloscopio (nessuno ne ha uno da regalare?) per misurare i transitori all'avvio, l'assorbimento del motore allo spunto, le forme d'onda di alimentazione del motore (sicuramente in PWM). Contrariamente a quanto detto nel post precedente, la manopola dell'acceleratore non è a potenziometro ma ad effetto di hall. Un sensore a tre terminali varia le sue caratteristiche all'avvicinarsi (e allontanarsi) di un piccolo magnete a forma di barretta ricurva inserito nella manopola che gira. Me ne sono reso conto solo smontando il tutto (con l'ansia di non romperlo o di non saperlo rimontare). Da notare una cosa. A manopola rilasciata il perno del motore, in assenza di carico meccanico, gira molto lentamente, segno che a scooter fermo e chiavi inserite su ON, il consumo di corrente, anche se minimo, c'è. Guai quindi a lasciare il mezzo fermo con le chiavi inserite, si rischia dopo un pò di tempo di non ripartire più. Un apposito connettore della centralina prevede la funzione di spegnimento della centralina all'apertura dei contatti. In fase di modding, dato che un interruttore a chiave non ha molto senso, sarà possibile recuperare l'interruttore generale per il fanale davanti per l'avvio o lo spegnimento del motore, magari in serie all'interruttore del freno per staccare il motore in fase di frenata ed evitare surriscaldamenti inutili.
Per la spia di alimentazione, si può recuperare l'indicatore a barretta di led rettangolari collegato direttamente ai poli della batteria, a valle dell'interruttore di alimentazione. Credo, da alcune osservazioni e misure, che abbia una scala di due volt per led, per cui dato che sono montati 5 led in tutto, possa dare un indicazione della carica della batteria da circa 16 a 24 volts. A 16 volts non credo che il motore possa avere coppia sufficiente a muovere il mezzo. Alcuni altri dati per la futura progettazione:

  • Peso del pacco batterie (2 da 12 volts 12A/h in serie): 7,1 Kg
  • Peso del motore a spazzole (24V 14A 250W): 2Kg
  • Peso del solo telaio nudo senza ruote,forcelle, manubrio e sellino: 4Kg
  • Peso accessori (cavi, circuiti, fanali, clacso, ecc...): 1,8 Kg

Dovrei riuscire ad eliminare, in tutto, un paio di chilogrammi a progetto terminato. Magari se un domani riesco a recuperare delle batterie al litio, forse, si potrà risparmiare ancora un pò di peso. Al tutto vanno aggiunti i miei 85Kg e la vedo dura per il motorino.
Ora posso passare alla sabbiatura del telaio per eliminare la ruggine e la cromatura della forcella davanti, ruote e manubrio. Considerato che non ci voglio spendere nemmeno un euro, credo che le parti cromate verranno verniciate di nero come il telaio, previa abbondante passata di ferox antiruggine. Mi mancano i cuscinetti per il manubrio e l'anello distanziatore interno per le sfere... dovrò rivolgermi al mio biciclettaio di fiducia per reperire qualcosa di recupero, sperando che i cinesi non abbiano misure fuori standard. A scopo didattico vorrei progettare un circuito a microprocessore che visualizza dei dati su un display LCD...di recupero ovviamente, ma questa è un altra storia. Alla prossima.

P.S. Alimentare il circuito. Ripeto: Alimentare il circuito.

lunedì 24 agosto 2009

PPTT ennesima stranezza

Prosegue la saga dell'ufficio postale cui mi rivolgo per la corrispondenza. Nella necessità di spedire un paio di fatture che in questo paesucolo di trogloditi devono essere cartacee anche se esiste la posta certificata e la firma digitale con tanto di marcatura temporale.
Come da consuetudine, giusto per evitare che le lettere restino esposte alle intemperie in una cassetta metallica esterna all'ufficio, entro e tento di consegnare le due buste già affrancate all'impiegata allo sportello, la quale, tutt'altro che indaffarata nelle sue mansioni, mi accoglie con un "...è arrivato il rompiscatole...". Faccio finta di niente e mi avvio verso l'uscita per andare ad occuparmi del mio lavoro. Mi sento richiamare indietro a voce alta per sentirmi dire che, causa "ordini", le buste affrancate devono essere depositate obbligatoriamente nella cassetta esterna. A poco valgono le mie segnalazioni e rimostranze inerenti le problematiche connesse al deposito della corrispondenza nelle cassette postali. La mia richiesta verbale per sapere il nome di quel deficiente che ha emanato una simile direttiva cade nel vuoto. Devo per forza uscire e mettere le due buste nella cassetta. Ora cosa succederà? Un omino andrà a prelevarle per portarle dentro l'ufficio. Logico no?? Lui può, i "clienti" non devono.
Allora.... il deposito della corrispondenza nelle cassette esterne comporta delle problematiche non indifferenti. Sono in metallo per cui, dato che sono quasi sempre esposte verso sud, durante l'estate raggiungono temperature elevatissime, complice anche il colore rosso scuro cui sono dipinte. Non sono a tenuta stagna, per cui in caso di pioggia l'acqua entra, bagna la corrispondenza prodotta con stampanti a getto di inchiostro per cui addio contenuti. Se si imbuca dopo un certo orario, la corrispondenza resta nella cassetta per tutta la notte a prendere umidità ed a cuocersi successivamente al sole per lungo tempo. E' facile introdurre corpi estranei che possono rovinare il contenuto. Da sempre si è fatto così... perchè cambiare??
Ad ogni modo mai più collaborazione con le poste ma solo rigida applicazione dei protocolli. Comincerò con moduli di reclamo prestampati che non elencano mai le problematiche che si riscontrano negli uffici postali. Uno ad ogni visita. Per gli insulti ed i trattamenti lesivi della dignità procederò con la registrazione filmata di quanto accade...è in preventivo l'acquisto di una microcamera portatile e poi deciderò il da farsi. Mi spiace per l'impiegata rea di aver ecceduto con la confidenza bonariamente concessa. Prevedo trasferimenti e ispezioni in quell'ufficio, già protagonista in passato di precedenti e numerose sanzioni a danno di impiegati fancazzisti e rompicoglioni. Sarà che l'ufficio è piccolo, solo due sportelli, per cui ci mandano solo gli impiegati in punizione i quali dimenticano in fretta che noi siamo i CLIENTI e loro sono al nostro servizio, dato che li paghiamo profumatamente. Ieri ho ordinato un pacco dalla cina che mi verrà consegnato in 7 giorni al costo, udite udite, di 2 dollari. Qui per un paccocelere devo spendere almeno 9 euro e sorbirmi pure le accuse di rompicoglioni per richiedere un semplice servizio. Ci sarà qualcosa che non va in questo paese, ma sono un pò stanco di dover continuamente pagare per nulla. Alla prossima.

P.S. Giano è bifronte. Ripeto: Giano è bifronte.

domenica 23 agosto 2009

Manutenzione Dell I6000

Sono il felice possessore di un "vecchissimo" portatile Dell Inspiron 6000, da molti venditori di marche concorrenti definito una ciofeca. Non è malaccio come macchina per lavorarci, anche se mono processore a 1.7GHz ma con una distro Linux tiene ancora bene e può essere utilizzato per qualche anno senza troppi problemi. Da un pò di tempo però, scalda come una centrale termonucleare. L'utility lm-sensor segnala temperature della CPU che vanno ben oltre i 67 gradi, dopo alcuni minuti di utilizzo nella visualizzazione di filmati. La ventola inizia a soffiare pochi minuti dopo l'accensione ed il piano di appoggio scotta... troppo.
Questi sintomi indicano, senza ombra di dubbio, che il percorso dell'aria che dovrebbe raffreddare il dissipatore della CPU è intasato da polvere, ostruito da qualcosa che impedisce il corretto deflusso dell'aria calda. Il sistema di dissipazione del calore è formato da un corpo di rame appoggiato sulla CPU tramite della pasta termoconduttiva. Un tubo di rame (pipe heat) trasporta il calore su un radiatore formato da tante lamelle distanziate l'una dall'altra. Attraverso gli interstizi viene fatta passare dell'aria a temperatura ambiente, fatta defluire con l'aiuto di una ventolina comandata dall'elettronica di comando al raggiungimento di una temperatura prestabilita. In condizioni di funzionamento normale la temperatura della CPU dovrebbe aggirarsi attorno ai 35 - 40 gradi. Dopo un prolungato uso quotidiano (il tempo dipende dall'ambiente di utilizzo), il radiatore tende ad intasarsi e le pale della ventola tendono a ricoprirsi di polvere. La rapidità con cui si forma la polvere ed il "legante" dipende dall'ambiente in cui si lavora e dalle modalità di utilizzo. Tempo fa ho pulito un portatile il cui proprietario tendeva a lavorare con lo stesso appoggiato sui pantaloni (in viaggio) o sul letto dell'albergo. Come risultato, all'interno del percorso di deflusso dell'aria era presente una quantità incredibile di pelucchi raggrumati a mò di palla di lana. Tale intasamento è facile da pulire. Basta una pinzetta e un pò di aria compressa. Diverso discorso per i fumatori. All'interno dei portatili utilizzati in ambienti frequentati da fumatori si trova una "morcia" formata da pulviscolo sottilissimo impastato con una sostanza semi appiccicosa (catrame). E' il mio caso, lo so, fumare fa male e mi immagino cosa ci deve essere dentro ai miei polmoni. Per il portatile la cura c'è. La sostanza va tolta con un prodotto sgrassante (tipo il Cyclon), della carta assorbente e dei batuffoli di cotone. Per il radiatore interamente in metallo, un bagno è quasi d'obbligo, previa pulita generale con aria compressa. Una buona asciugata e torna come nuovo. Si deve fare attenzione alla parte a contatto con la CPU. Occorre togliere i residui (spesso rinsecchiti) di pasta termo conduttiva, che va rigenerata con della pasta nuova previa pulizia della CPU con alcool isopropilico.
Per la ventola il discorso è diverso. Non va bagnata in ammollo, mai. Non va pulita con l'aria compressa facendo girare a mille la ventola, col rischio di "sboccolare" i supporti del perno e renderla rumorosa alla successiva accensione (vibrazioni fastidiosissime). Al limite, nel caso del modello in foto, si può procedere con lo smontaggio completo e lavaggio solo delle parti in plastica. Gli avvolgimenti in rame smaltato del motorino vanno lasciati in pace, lontani dai liquidi. Se non si ha la pazienza di smontare pezzo per pezzo il tutto, si può procedere con un pennello a setole rigide e dei cotton-fiocc (batuffoli per le orecchie) preventivamente imbevuti con del prodotto sgrassante e non solvente. Mai forzare la ventola e mai premere eccessivamente col rischio di rompere le palette. Si procede con pazienza, paletta per paletta, davanti e dietro, sempre tenendo ferma la ventola con le dita.
Terminata la pulizia e la rimozione della polvere catramosa, si procede con una pulita generale anche delle altre parti interne al portatile. Nel modello in questione, gli altoparlanti frontali sono posti in prossimità di una griglia. E'inevitabile che entrino corpi estranei che vanno tolti con un pennello morbido (occhio al cono centrale che è molto delicato)). Si procede poi con la rimozione della polvere da tutti gli interstizi possibili, avendo cura di togliere dagli alloggiamenti l'hard disk, il lettore DVD e altri accessori ad inserimento. Se si usa l'aria compressa di un compressore "industriale", abbassare la potenza del getto d'aria a valori accettabili. Imperativo il dispositivo di essiccazione dell'aria. Se si usano le bombolette, che sconsiglio in quanto durano poco, soffiano poco, contano un occhio e rilasciano umidità e condensa, si deve lasciare asciugare il tutto anche se ad occhio nudo non si nota nulla. Nello smontare il portatile ai minimi termini, è meglio appoggiare le viti su un foglio di carta ed annotare accanto la loro posizione. Sembra "strano", in realtà è abbastanza frequente, ma alla fine avanza sempre qualche vite e la voglia di riaprire il tutto non c'è quasi mai, per cui la vite viene inevitabilmente persa o confusa fra le altre mille orfane che si trovano in laboratorio. Prima di iniziare, consultare il sito del produttore se esiste il Service manual che elenca le procedure per il disassemblaggio (la Dell lo rende disponibile gratuitamente), così il lavoro sarà notevolmente agevolato e senza parti avanzate. Quasi dimenticavo...usare guanti antistatici. Alla prossima.

P.S. Il vino è finito. La pasta no. Ripeto: Il vino è finito. La pasta no.

martedì 4 agosto 2009

Test Kodak Zx1

Da tempo desideravo una videocamera ma le finanze languono, i bonifici tardano ed il tempo passa. Stavolta ho deciso di fare la pazzia di acquistarne una. Dopo una rapida ricerca in rete per aggiornarmi sui formati, modelli, caratteristiche e prezzi, mi rendo conto che per un modello decente, tascabile e full HD servono almeno 600 euro... una follia. Ce ne sono anche da 50 - 80 euro ma sono talmente obsolete che decido di soprassedere. Allora parto verso il negozio più vicino alla ricerca di qualche occasione. Entro in un ipermercato e mi dirigo con passo deciso verso il reparto video camere. Tempo neanche 30 secondi che arriva una commessa che si offre di assistermi. Chiedo se se ne intende e dalla risposta intuisco che non ci capisce nulla. Fa niente. Tempo 15 minuti di discussione "tecnica" durante i quali cerco di tacchinarla per una cena serale (niente da fare...sic!) e decido di acquistare l'unico modello HD tascabile con un prezzo abbordabile. Kodak Pocket Video Camera Zx1 sulla cui confezione spicca il logo di iutùb. Presa! 150 euro... vabbè, se non funziona bene intanto mi arrangio con questa, già con l'idea di smontarla non appena la sostituisco con una da 1500 euro e recupero il display per altri utilizzi. Nel frattempo mi consolo pensando al fatto che questa difficilmente me la rubano, sembra un telefonino senza tastiera, costa poco, è leggera, usa due batterie AA ricaricabili (caricatore in dotazione), ha il cavo HDMI adattatore incluso, qualche altro accessorio e sembra fare il suo dovere. Approfitto della sagra paesana, che ben mi guardo di frequentare (è frequentata da esseri "unani"!!), per fare delle riprese in notturna. Mi piacciono i fuochi artificiali. Come sospettavo in condizioni gravose la risoluzione non mi sembra proprio HD, contrariamente alle prove fatte di giorno dove invece i colori sembrano un pò sovraesposti. Pazienza. Per quello che mi aspettavo è già soddisfacente. Conto di portarla sempre con me per riprese al volo. L'altra sera mentre rientravo in bici alle tre di notte, su un rettilineo è passata un auto Wolkswagen bianca con 4 teste di ca°°o a bordo e mi hanno "gavettonato". Avessi avuto la videocamera con me potevo tentare di riprendere la targa e portare il video dai carabinieri così poi mi divertivo anch'io. E poi ho ordinato un Nokia N60 wifi (speriamo di non essere stato truffato da ebai) che com'è noto non ha la cam integrata e se ce l'avesse, le cam dei telefonini sono delle vere ciofeche, tanto vale che se le tengano per quello che servono... qualità zero. Così invece dovrei riuscire a fare delle riprese al volo, tipo ieri sera dove dei ragazzini ubriachi si sono presi a botte al bar... una scena da ridere, che meritava di essere immortalata, soprattutto quando uno dei due, dopo altri due drink iper alcoolici, è salito in macchina ed è partito sgommando. Dato che mi stanno un pò girando a mille per via di questi gradassoni, ai quali nessuno ha mai insegnato il rispetto degli altri, comprese le 4 teste di ca**o di prima, ho deciso di documentare e mandare il tutto ai caramba, sapendo già che non muoveranno un dito e giusto per ricordarmi quanto siano inutili le forze "dell'ordine", che invece di fare il loro dovere pensano a picchiare (e torturare) chi esprime il proprio disaccordo in pubblico. Alla prossima.

P.S. Movimento di 5 gradi a est. Ripeto: Movimento di 5 gradi a est.

sabato 1 agosto 2009

Riparare l'alimentatore della fonera

Una casuale ispezione periodica alla sala server che governa la domotica della mia abitazione e mi accorgo di un guasto. La fonera (www.fon.com) che condivide la mia connessione ADSL (e qui lo ricordo è perfettamente legale contrariamente a quello che dicono certi troll illuminati e male informati) è spenta. Why? Si sarà mica guastata?. Per fortuna no. E' solo un problema dell'alimentatore. Di ordinarlo nuovo nemmeno a parlarne... di portarlo da un riparatore men che meno, sono infatti sempre pronti a dire "non conviene...buttalo e comprane uno di nuovo". Branco di deficienti. Vi dimostro che avete torto marcio! Conviene riparare e decido per il "fai da te", così faccio un pò di pratica e risparmio qualche euro che mi serve resti in tasca. Decido quindi per la riparazione....senza alcuno schema. Nessuno si è mai preso la briga di pubblicarlo, forse per proteggere un segreto industriale da custodire gelosamente quasi fosse un vantaggio competitivo vitale per l'azienda produttrice. Stiamo parlando di un alimentatore switching da 5 volts 2 ampère, ovviamente made in cina visto che qui nessuno ha più voglia di lavorare salvo adoperarsi per fare posto all'attività di fare soldi sulle spalle degli altri senza produrre nulla di utile. Ad ogni modo vediamo come fare per una riparazione:
Premessa: ATTENZIONE - rischio di scosse mortali. Questo tipo di alimentatori lavorano in alta frequenza ed alte tensioni. C'è il rischio di restare fulminati. Uomo avvisato mezzo salvato. Se non avete nozioni sul funzionamento di tali circuiti e su come trattarli lasciate perdere e dedicatevi ad altro.
Primo Step: apertura del contenitore. E' un guscio saldato ad ultrasuoni, un sistema molto in voga per i produttori di apparecchiature usa e getta, economico, rapido e conveniente per il reparto commerciale. Si prende una lama da seghetto per il ferro, senza supporto che pesa ed ingombra. La si appoggia sulla scanalatura in prossimità della spina e si inizia pazientemente e lentamente avanti ed indietro...a mano, tenendo orizzontale la lama per un taglio dritto e profondo uniformemente. Ci si ferma appena si sente che i dentini della lama iniziano a "grattare" su qualcosa di più duro... il circuito stampato interno od i componenti elettronici. Guai ad andare giù con forza, si rischia di tagliare l'elettronica con conseguenze immaginabili. Evitare la lama diamantata del Dremel o simili, in quanto difficilmente si riuscirà a produrre un taglio dritto, uniforme e profondo quanto basta. Non c'è miglior controllo al mondo che le proprie mani... o una CNC non alla portata di tutti. Con la lama si pratica un incisione sui tre lati da dove non fuoriesce il cavo elettrico. Sui quattro angoli si fa "dondolare" il seghetto avanti ed indietro per seguire la curvatura della saldatura. Con un pò di pazienza si riesce ad eseguire un taglio perfetto.
Secondo Step: Apertura del guscio. Occorre smuovere alternativamente a destra e sinistra il coperchio per staccare il lato non tagliato che presenta un foro quadrato per il cavo di alimentazione in uscita. Pian piano, senza sforzare troppo, si riesce a togliere il coperchio. Non tirare troppo per non strappare i fili che partono dalla spina 220 volts e vanno al circuito.
Terzo step: Estrazione del circuito dal guscio. Si tira il circuito stampato con un pò di sforzo tenendolo per la sua sporgenza. Non prendere e tirare i componenti, non fare leva con cacciaviti o altro. Nella parte posteriore interna, c'è un foglietto di gommapiuma inserito per "ammortizzare" il tutto che risulta solo "incastrato" senza viti di fissaggio.
Quarto step: Analisi ed ispezione interna. La prima cosa da controllare è il fusibile, che risulta racchiuso dentro un tubetto nero di gomma termo-restringente. Si prende un cutter e si pratica un incisione longitudinale. Nel mio caso il fusibile è risultato bruciato e va sostituito con modello analogo da 1 Ampère 250 volts. Evitare di accendere l'alimentatore dopo la sostituzione... si rischia di amplificare il danno che sta a valle...se è saltato il fusibile un motivo ci sarà vero?? Ho usato un fusibile di recupero fra i tanti che ho pazientemente raccolto nel tempo (negli alimentatori switching da PC ce n'è almeno uno).
Quinto step: Controllo dei componenti. Il primo componente che si incontra è un condensatore in poliestere, ai cui capi è collegata direttamente la tensione di rete. Lo si dissalda e lo si testa con un capacimetro. Risultato: ho misurato una capacità diversa dal valore di targa 0.22 uF, per cui se lo avessi provato con un tester non mi sarei accorto del guasto. Una rapida frugata nel contenitore dei condensatori di recupero mi ha aiutato a trovarne uno di dimensioni quasi uguali. Il componente successivo è una doppia bobina avvolta su un nucleo di ferrite che compone il filtro LC di ingresso che sfrutta la reattanza capacitiva del condensatore ed abbassa la tensione di rete ad un valore accettabile. Da un ispezione visiva, in assenza di bruciature, ho deciso di non testare il componente in quanto difficilmente può essere sede di guasti. Lo stadio successivo è composto dal classico ponte a diodi (4 x 1N4007) ed un condensatore elettrolitico di livellamento da 22 uF 400V. Per provare i diodi occorre dissaldarne almeno un terminale e con un tester provare la conduzione in un senso solo. Per fortuna i 4 diodi sono risultati ok mentre anche il condensatore elettrolitico è andato...interrotto. Reperirne uno delle stesse dimensioni non è stato uno scherzo ma alla fine sono riuscito a trovarne uno simile. Non ho proseguito oltre con l'analisi dei componenti in quanto la bruciatura di un fusibile in ingresso, statisticamente indica un problema proprio nello stadio iniziale e l'integrità dei diodi mi ha permesso di supporre che i circuiti di regolazione fossero a posto.
Nel sostituire il fusibile sono riuscito anche a recuperare i due cappellotti che lo tengono fermo e ne permettono la saldatura. Con una pinzetta di cerca di sfilarli dal vecchio fusibile e con una morsa si inseriscono nel fusibile nuovo, senza premere troppo per evitare il rischio di rottura. Per sicurezza occorre proteggere terminali e corpo del fusibile con del tubetto termo-restringente.
Il risultato del collaudo, dopo aver rimontato il tutto e chiuso il contenitore con del nastro telato extra-forte, è stato positivo. Un successone, spesa zero per 15 minuti di lavoro, alla faccia dei riparatori svogliati dal "non conviene" facile. Ora l'alimentatore funziona alla grande e la discarica si sente orfana dell'ennesimo rifiuto tossico nocivo... alla prossima.

P.S. La misura non usura. Ripeto: La misura non usura.

mercoledì 22 luglio 2009

IP-301 reflash via jtag


Mi si è "guastato" il telefono IP. All'accensione compaiono dei caratteri strani sul display e non si avvia. E' il modello IP301 della Perfectone (www.perfectone.net). Ipotizzo che in qualche modo si sia "sputtanata" la memoria flash che contiene il firmware e pertanto risulta bloccato, inutilizzabile. Forse sono stati i fulmini del tifone tropicale dei giorni scorsi...boh. Decido allora di ripristinare il firmware originale che a suo tempo mi ero prudenzialmente salvato.
La procedura è abbastanza semplice per gli "addetti ai lavori" con un particolare ringraziamento a "Franklin Nell'Ano Roosevelt", ai ragazzi che collaborano al progetto Openwrt ed agli sviluppatori del programma che, attraverso la porta parallela, permette il dialogo tramite porta JTAG alla CPU. Quest'ultima è una CM5000 il cui datasheet è reperibile in rete e con un minimo di passione e buona volontà (oltre alla strumentazione adatta) è possibile riscrivere da zero il firmware per migliorarne le potenzialità. Ma, cosa occorre per ripristinare il firmware originale del produttore nel proprio telefono e poter godere appieno di TUTTE le funzionalità che esso offre?
Hardware:
  • Telefono PERFECTONE IP-301
  • Un pc con porta parallela.
  • Un cavo jtag auto-costruito. Per il cavo: Un connettore 25 pin maschio possibilmente con contatti placcati oro (per la porta parallela), filo sottile per wire-wrap di ottima qualita' (facoltative: 4 resistenze da 100 ohm 1/2 watt fasce marron nero marron oro)

Software:
  • un pc con sistema GNU/Linux (io ho utilizzato la Ubuntu 9.04).
  • tjtag

Files:
  • IP301_070105.rom firmware originale (reperibile direttamente dal produttore con tanto di licenza d'uso o usare quello che ci si è salvati dal proprio telefono bloccato senza avviso da un azienda che illecitamente ha truffato impunemente molti clienti senza nemmeno chiedere scusa dell'errore commesso)
  • tjtagv2-1-4_for_Lexra_LX4380_CPU_20090122.zip (da compilare per quel sistema operativo che non voglio più nominare o per linux con un paio di modifiche ai sorgenti)
Il cavo è "semplice" da realizzare. Nel mio caso non ho utilizzato le 4 resistenze da 100 ohm. La porta parallela del portatile (che ho utilizzato), è noto, ha dei livelli di tensione diversi (più bassi) da quelli di un PC (dipende dal modello) e supportano correnti più basse di quelle indicate nelle specifiche. Occorre connettere dei pin della porta parallela ad altri pin del connettore JP10 presente nella mother board del telefono. Per aprirlo ci sono solo 4 viti con testa a croce. Il JP10 è posto "sotto" il processore principale. Sono due file di piazzole da 6 disposte parallelamente. Una di queste è quadrata ed indica il pin numero 1. La numerazione dei pin di JP10 è dispari per la fila superiore (quella con la piazzola quadrata) e pari per quella inferiore che è collegata a massa (quindi tutti i pin 2,4,6,8,10,12). Le connessioni da eseguire sono:
LPT <----------> jtag JP10
2<----100ohm--->3 (DATA0)
3<----100ohm--->9 (DATA1)
4<----100ohm--->7 (DATA2)
13<---100ohm--->5 (SELECT)
17-25<--------->2 (GND)
quindi 5 fili in tutto.

La cosa che può far bestemmiare in dodici lingue è la saldatura nel circuito stampato dei fili che provengono dalla porta parallela. Serve del flussante liquido e dello stagno sottilissimo NON RoHS in quanto fonde a temperatura inferiore ed è più facile da trattare. Temperatura della punta...250-280 gradi circa se si ha la mano svelta. Senza flussante o senza una punta a spillo del saldatore...lasciate perdere. C'è il rischio di bruciare le piazzole e sollevarle dal circuito, costringendovi a provare a saldare i fili direttamente sul microprocessore... anche questa soluzione riservata solo ai malati di mente o agli incapaci, dilettanti, incompetenti. Una buona lente di ingrandimento di dimensioni generose è quasi indispensabile (come la mia, recuperata da un proiettore di lucidi). Nel mio caso è andata bene al secondo colpo. I fili non devono essere più lunghi di 8-10 centimetri e tirandoli per collegare il connettore è facile strapparne qualcuno (oops...succede). La soluzione più "professionale" è quella di avere un connettore maschio femmina del passo previsto, anche se lo sconsiglio. Questa operazione non è cosa di tutti i giorni e pertanto meglio saldare i fili direttamente sullo stampato.

Prima di spippolare il telefono è meglio fare un backup di quello che c'è...non si sa mai.
Per iniziare, nella propria linux box è meglio rimuovere il modulo lp, uccidere CUPS ed HPoj se attivo (driver stampanti HP). Meglio fermare tutto quello che ha a che fare con la porta parallela, moduli e devices personalizzati compresi. Quindi dare i comandi:

sudo rmmod lp

sudo /etc/init.d/cups stop

sudo /etc/init.d/hpoj stop

Collegare il connettore maschio 25 pin alla porta parallela del PC ed alimentare il telefono con l'alimentatore in dotazione all'apparecchio.
Provare se il cavo è ok con :

sudo ./tjtag -probeonly

Se qualcosa non va, il programma vi elenca i motivi. Generalmente, dato che contrariamente alle indicazioni la CPU è compatibile con quella indicata, c'è qualche collegamento sbagliato o qualche saldatura fredda. Controllare con un oculare illuminato prima di procedere è una cosa saggia se non indispensabile. Okkio ai corti!!

Poi il backup del firmware::

sudo ./tjtag -backup:wholeflash

Il backup dura un pò (più di trenta minuti) ed a video è possibile seguire la percentuale di avanzamento sino alla fine. Poi ci si copia nella cartella dove si trova tjtag compilato, il file IP301_070105.rom che va rinominato in WHOLEFLASH.BIN

Quindi si lancia:

sudo ./tjtag -flash:wholeflash

Il programma inizia a cancellare la memoria e poi a scriverci il file. Ci mette una vita, sia a backuppare che a riflaschare. Armatevi di pazienza e mentre aspettate... fate un pò quello che vi pare. Potete anche stare ad osservare i bytes che scorrono sullo schermo, che fa tanto da film di fantascienza...
Alla fine si spegne il PC, si staccano i fili saldati e si rimonta il tutto. All'accensione, digitare nome utente e password di default previste dal firmware originale e tutto magicamente torna a funzionare come prima. Ottimo lavoro di hacking, perfettamente legale e legittimo contrariamente alla connotazione negativa che certa stupida stampa di regime ha dato al termine "hacker".

Il modello in questione è lo stesso noto apparecchio telefonico (ethernet) che viene dato in "omaggio" da una nota azienda. Ne regalano uno per ogni 20 euro circa di ricarica del credito. Circa due anni fa, veniva "regalato" senza avvisare i clienti che l'apparecchio è bloccato, ovvero non permette di usare altri operatori al di fuori di loro. Grazie tante per il mancato avviso, ne avete fregato chissà quanti, maledetti disonesti miliardari. Sono un consumatore, un cliente, e PAGO regolarmente in anticipo il credito che mi serve per lavorare. Perchè questo trattamento?. L'apparecchio è mio, non è in comodato d'uso e pertanto ci voglio fare quello che mi pare. Se voglio mi ri-scrivo il firmware da zero, a mio piacimento e me lo installo come piace a me. E sia ben chiaro, non è illegale. Della garanzia non mi interessa. Se si guasta ci recupero il display e lo uso per altre attività...sono ca**i miei. Vorrei, data l'occasione e spinto dall'euforia della riuscita dell'operazione, mandare a fanchiulo qualcuno:
In primis, bonariamente, quei ragazzini di quel bellissimo forum, che si sono letteralmente cagati addosso dalla paura alla prima minaccia dell'azzeccagarbugli di turno ed hanno cancellato dal forum le istruzioni per sbloccare quegli apparecchi bloccati indebitamente senza avviso ai clienti. Ragaaaaaaaazzi... gli azzeccagarbugli mentono! Se c'è odore di illecito, quelli partono alla grande (per guadagnare) e non preavvisano di certo, tanto meno "bonariamente". Molti avvocati, per ordine dei propri clienti e per l'interesse dei loro padroni, mentono, mentono in aula, mentono davanti ai giudici, mentono solo per interesse...non lo sapevate? Svegliaaaaa!
In seconda istanza, un vaffanchiulo anche agli azzeccagarbugli di quell'azienda. Maledetti pezzenti, prepotenti e bugiardi. Facile minacciare dei ragazzini che permettono il libero scambio di informazioni senza commettere nulla di illegale vero?. Facile ubbidire al padrone (solo per soldi) il quale ha interessi commerciali nel mentire ai propri clienti per i propri profitti vero? Facile favorire chi non reinveste nell'attività e mette in cassa integrazione i collaboratori a progetto, che vengono usati come fazzolettini usa e getta vero?
Per ultimo...giova far notare all'azzeccagarbugli di turno che naviga alla ricerca di garbugli da azzeccare, che in questo post non vi sono dati sensibili di nessuno. La riparazione di un telefono che si guasta è consentita e perfettamente lecita. Ogni eventuale utilizzo delle informazioni qui riportate per commettere illeciti, è da attribuire a chi commette l'illecito stesso. E COMUNQUE, VAFFANCHIULO, IL TELEFONO E' MIO E CI FACCIO IL CA**O CHE MI PARE. Andatevene a fanchiulo, bastardi!.

P.S. hack the planet! Ripeto: hack the planet!

domenica 12 luglio 2009

Batteria portatile - CMB001B (approfondimento)

Chi la dura la vince. Dopo un infinità di tempo passato a "googlare" a causa della mia testardaggine che mi "impedisce" a volte di scegliere le domeniche per un più sano giro in bici, sono riuscito a decodificare i segnali della batteria in corso di analisi. Premetto che ora, sono molto più "preparato" in merito al funzionamento delle batterie al litio. Se vengono caricate con una corrente troppo alta che porta le celle ad un valore superiore a 4,8 volts, si produce ossigeno che essendo infiammabile può provocare esplosioni ed incendi. Se la tensione di cella scende sotto i 2,6 volts, si ha un degrado fisico dell'anodo, per cui la batteria si distrugge irreparabilmente. Il metodo di carica è multi-step. In una prima fase deve essere caricata con corrente regolata sino ad una certa soglia di tensione. Successivamente la carica è in tensione, sopra una soglia predefinita, con conseguente diminuzione della corrente assorbita. Il tutto va controllato con la temperatura, che deve rimanere entro limiti ben precisi in base al valore di resistenza del termistore che in questi casi è obbligatorio ed indispensabile. Si spiega così come mai le batterie al litio necessitano di uno specifico processore e di una memoria che memorizza i valori di soglia (specifici per le celle utilizzate). E' necessario inoltre memorizzare lo stato di carica totale e residua per poter riprendere in fase di ricarica il giusto step. Si spiega inoltre come mai a volte alcune batterie, di cellulari o portatili, esplodono o si incendiano. Una causa potrebbe essere la presenza di valori incongruenti o fuori specifica. La colpa viene quasi sempre addossata alle batterie "cinesi", comunque non originali cui segue sempre la raccomandazione di acquistare batterie originali. Ecco spiegato perchè quando accade, la casa madre richiede sempre il pezzo bruciato od esploso... controllano i dati. Ma se ai primi sintomi di decadimento provo a variare i parametri e far "esplodere" una batteria originale, è probabile che mi venga sostituita in garanzia con tanto di rimborso dei danni conseguenti. Basta solo distruggere l'eeprom e nessuno sarà mai in grado di dimostrare nulla.
Può però accadere che i valori memorizzati normalmente, calcolati a volte per approssimazione in base al firmware implementato e dipendenti dalla temperatura, presentino dei valori incongruenti con l'effettivo stato delle celle. Accade infatti che il portatile (quasi improvvisamente o nel giro di pochissimi giorni) si rifiuti di caricare le celle in quanto la lettura dei parametri suggerisce il contrario. Le celle a mio avviso non sono "guaste", forse presentano una piccola diminuzione di efficienza, ma possono ancora continuare a lavorare per un pò di tempo. Leggendo infatti la documentazione sulla chimica delle batterie al litio, non esiste in letteratura alcuna segnalazione che indichi o spieghi un progressivo e rapido degrado come quello che si riscontra nell'uso quotidiano delle batterie dei computer portatili. Forse c'è un "problema di firmware" e pertanto vorrei provare a modificare i valori di carica - scarica memorizzati nell'eeprom per sperimentare la "resuscitazione" di una batteria dichiarata prematuramente defunta.
Per procedere con la lettura e scrittura dei valori che mi interessano, avrei prima la necessità di decodificarli. Ho trovato nella schedina di controllo, un integrato prodotto dall'azienda Power Smart (purtroppo il sito non risponde), un PS331S il cui funzionamento di principio è visibile in figura, così come la sua piedinatura. E' un processore che controlla lo stato di 4 celle e regola la comunicazione con l'esterno e con l'eeprom. Ecco la descrizione dei pin, in inglese.
PIN # NAME DESCRIPTION
1 SWITCH (Input) Edge triggered input pin typically used for LED activation. May also be used for ‘Sleep Mode’ wake-up comparator input.
2 EE-SCK (Output) External serial EEPROM Clock. Connect to SCK pin on external serial EEPROM. 3 EE-CS (Output) External serial EEPROM Chip Select . Connect to CS pin on external serial EEPROM.
4 VREFT (Output) Reference voltage output for use with temperature measuring A/D circuit . This 150 mV output is the top leg of a voltage divider thermistor circuit.
5 VNTC (Input) Temperature measurement A/D input for use with temperature circuit. This is the mid-point connection of a voltage divider where the upper leg is a thermistor (103ETB-type) and the lower leg is a 3.65K ohm resistor . This input should not go above 150 mV.
6 VCELL1 (Input) Lowest level input for A/D measurement of cell voltages.
7 VASS1 Analog ground reference point.
8 VCELL2 (Input) Second to lowest level input for A/D measurement of cell voltages.
9 VCELL3 (Input) Second to highest level input for A/D measurement of cell voltages.
10 VCELL4 (Input) Highest level input for A/D measurement of cell voltages.
11 VADD (Input) Analog supply voltage input.
12 VSHP (Input) Current measurement A/D input from positive side of the current sense resistor.
13 VSHM (Input) Current measurement A/D input from negative side of the current sense resistor.
14 VASS2 Analog ground reference point.
15 VREG (Output) Used to control an external small signal MOSFET to provide a regulated voltage to the IC . Only required for battery packs with voltages greater than 3.6V.
16 OSCOUT (Output) Oscillator connection for an external low-power 32.768 kHz crystal which provides accurate timing for self-discharge and capacity calculations.
17 OSCIN (Input) Other oscillator connection . (See OSCOUT description.)
18 EE-SO (Output) External SPI serial EEPROM data input. Connect to the SO pin on external SPI serial EEPROM. 19 EE-SI (Input) External serial EEPROM data input. Connected to the SO pin on external serial EEPROM
20 VDDD (Input) Digital supply voltage input.
21 SAFEOUT (Output) Programmable over-voltage and/or over-temperature output. Default non-active output is low (0V)
22 LED4 (Output) Relative or Absolute State-Of-Charge visual display
23 LED3 (Output) Same as LED4 pin
24 LED2 (Output) Same as LED4 pin
25 LED1 (Output) Same as LED4 pin
26 SMB-DTA SMBus Data pin connection.
27 SMB-CLK SMBus Clock pin connection.
28 VDSS Digital ground reference point.
I pin che ci permettono il "dialogo" con la batteria, dall'esterno senza necessità di aprirla, sono il 26 ed il 27, collegati al pettine di connessione esterno assieme al positivo (P+), negativo (P-) e termistore (T), come mostrato nella foto. I pin 2, 18 e 19 invece offrono la possibilità di interfacciarsi via SPI all'eeprom, per operazioni di lettura e scrittura. Occorre programmare un micro o utilizzare un interfaccia compatibile con i protocolli previsti. Il bus-pirate che ho ordinato deve ancora arrivare, altrimenti sarebbe stato un gioco da ragazzi farlo immediatamente.
Per leggere i valori nell'eeprom, non ci sono grandi difficoltà, se non riuscire a saldare dei fili sottili (che non ho per ora) con un operazione chirurgica. Verso l'esterno, il connettore della batteria presenta i soliti segnali che abbiamo già visto con il primo post sulla batteria alla quale è stata fatta la radiografia. Oltre ai poli positivo e negativo, il terminale del termistore (per la misura e monitoraggio della temperatura, ed il segnale SMBUS (vedi foto). Per complicare la vita ai tecnici "faidate" (DIY do it yourself) il produttore ha sdoppiato il piedino di massa, mentre gli altri sono sempre i soliti (T,D,C). Nella prossima batteria che andrò ad analizzare, i punti di contatto sono 11 ma ho il sospetto che molti di essi siano sdoppiati solo per confondere (inutilmente) gli hackers. Bene. Ora manca solo l'organizzazione dei dati nell'eeprom per verificare se la mia teoria è esatta. Mi sa che avrò bisogno di tuffarmi in qualche forum specializzato per cercare qualche dritta utile. Alla prossima.

P.S. Piove dove serve. Ripeto: Piove dove serve.

sabato 11 luglio 2009

Batteria portatile - CMB001B

Questo post è in corso di aggiornamento. Potrebbe contenere informazioni non corrette. Stay tuned for further updates.
Stavolta ho aperto una batteria di un computer portatile Compaq P700, per proseguire le indagini, approfondimenti e ricerche in merito all'elettronica di controllo delle celle. Il modello della batteria è CMB001B, un elemento da 14.8V e 3.6Ah (Compaq part number 246437-001) con celle coreane assemblate a Taiwan e compatibili con i Compaq modelli CM2090 e CM2130. Il contenitore plastico non è particolarmente critico da aprire, a anche se occorre inevitabilmente romperlo un pò. Le due parti sono agganciate con due clips su ciascun lato lungo ed una per ciascun lato corto in posizione centrale. I bordi sono saldati non tanto tenacemente ad ultrasuoni e le celle all'interno sono tenute al loro posto con del bi-adesivo sottile. Otto celle, LG Chem made in Korea sono collegate in una serie di 4 coppie in parallelo fra loro, ciascuna da 3,7 volts. Per ogni coppia di celle in parallelo, è collegato un filo che entra nella scheda di controllo, probabilmente per misurare i valori di carica - scarica o per poterle caricare coppia per coppia. Potrò essere più preciso solo dopo l'analisi approfondita del circuito. Al polo positivo è collegato un fusibile mentre il termistore di controllo temperatura è incollato in prossimità dell'elemento intermedio alla serie. Su ogni cella è stampigliato un numero diverso in calce ad un codice a barre. Due codici, sono impressi a punti di inchiostro direttamente sull'involucro di ogni cella ma, a causa della bassa risoluzione, risulta difficile individuare le differenze fra una C una D o uno zero, mentre a volte il 2 sembra un 8. Confrontando le varie sigle, dovrebbero essere CCD0011102 e CAD0C30302 e si può supporre che rappresentino il codice della cella per un eventuale ricerca e riordino dei ricambi.
elettronica batteria compaqIl pettine di connessione presenta 6 contatti, ma sfortunatamente non esiste alcuna indicazione in merito al loro significato. L'elettronica risiede su un unica scheda che alloggia anche il pulsante di visualizzazione dello stato di carica ed i 4 led corrispondenti.
Cobra Ver.G2 sembra essere l'unica sigla dello stampato che alloggia due integrati interessanti siglati 1511414C e 25LC040. Il primo è sconosciuto, non si riesce di trovare il datasheet, mentre il secondo è un SPI bus serial (Simple Serial Peripheral Interface ) eeprom (electrically erasable PROM) da 4Kbyte con SCK (clock) ed uscite separate SI ed SO. E' sicuramente lì dentro che sono memorizzati i valori che vorrei leggere, solo che in mancanza dei dati del processore, è particolarmente difficile comprenderne il significato. Proverò ad approfondire la ricerca e controllare il logo del produttore stampigliato per verificare se nel suo sito è possibile reperire qualcosa... la ricerca continua, alla prossima.

P.S. Il riso è cotto. Ripeto: Il riso è cotto.

venerdì 10 luglio 2009

Batteria portatile - BTP-331

Dal mucchio di hardware in attesa di essere analizzato, stavolta ho pescato una batteria di un computer portatile. Un Extensa 335 ormai pensionato, ma che presto tornerà in attività grazie ad alcuni "magheggi" in corso di studio. Ha in dotazione una batteria al Nikel Metal Hydride modello BTP-331 da 8.4 volts e 3500mA. La batteria sembra defunta, si carica in due minuti e si scarica in due secondi...così almeno sembra. Dico così perchè mi risulta che le soglie di carica e scarica, oltre ad altri dati, sono scritte in una eprom al suo interno. I dati contenuti, sono scritti dal PC, attraverso un collegamento SMB (simile all'I2C) presente nel pettine di innesto nel suo alloggiamento. Il PC conta le accensioni e stima lo stato di carica della batteria. Con il tempo e con l'utilizzo frequente i dati vengono stimati ed aggiornati continuamente. Il problema è che a furia di stime successive, l'errore relativo si somma ad ogni calcolo, producendo alla fine la presenza di dati che a mio avviso sono errati. E più o meno lo stesso problema del PC che segnala una cartuccia vuota quando si sa che è piena. Ho il sospetto che si tratti di un errore del firmware progettato per la soddisfazione del produttore quando riceve la richiesta di acquisto di un nuovo pacco. Credo, ho il sospetto, che la batteria sia in grado di essere utilizzata per un tempo più lungo di quanto stimato dal produttore e pertanto vorrei provare a leggere il contenuto dell'eprom e provare a scriverci dentro. Questa è l'intenzione. Per procedere, ho la necessità di capire il tipo di chip contenuto all'interno della batteria e quindi ho la necessità di aprirla. Spesso gli involucri plastici delle batterie sono saldati ad ultrasuoni (non incollati come spesso si crede, a meno che non siano fatte in "cina"). Per aprirli occorre munirsi di pazienza, un dremel con disco diamantato (+ preciso) e lo schema interno della batteria. Dato che quest'ultimo non è mai disponibile, dato che vorrei evitare di danneggiare i circuiti interni ed anche le celle, dato che comunque se ho torto devo sostituire le celle, ho bisogno, prima di aprire il tutto, di capire com'è fatto l'interno. L'unico modo che conosco è fare una radiografia. Una rapida googlata ed il centro radiologico più vicino riceve una mia richiesta di appuntamento. Lasciamo perdere lo stupore dell'infermiera e del dottore quando ho presentato "...l'inusuale oggetto inanimato da sottoporre ad analisi...". Sono comunque stati disponibilissimi a ricevermi fuori orario di ricevimento del pubblico e sperimentare un metodo mai tracciato in precedenza. Dopo vari studi e prove, metodi di fissaggio degli oggetti (biadesivo, polistirolo e nastro da pacchi) abbiamo optato di utilizzare il macchinario per la radiografia degli arti superiori, calibrato alla potenza di 60Kv per 0.32 secondi (il minimo disponibile) su una lastra 24X30cm
L'analisi dei risultati (ad oggi non completi ed a cui seguiranno altri esperimenti) ha rivelato alcuni particolari interessanti. La batteria in questione contiene 7 elementi ciascuno da 1,2 volts, collegati come si può notare chiaramente, in serie. La radiografia conferma quello che già si sapeva dall'etichetta, ovvero il polo positivo e negativo del pettine di collegamento. Esistono in questo modello altri tre punti di connessione contraddistinti dalle lette T, D, C. La lettera T indica il termistore, l'elemento grazie al quale si può misurare la temperatura della batteria ed intervenire in caso di innalzamento della stessa. In breve è una resistenza il cui valore varia al variare della temperatura. Il PC "dialoga" con questo terminale e prende i necessari provvedimenti atti ad evitare disastri. Le notizie di batterie che esplodono o prendono fuoco sono probabilmente elementi che all'interno riportano dati di ricarica eccessivi e fuori specifica, per cui c'è da aspettarsi la presenza di valori di soglia anche per il sensore di temperatura. Dalla radiografia, sembra che il termistore non sia previsto all'interno, sembra che manchi il filo e per scoprirlo, si potrebbe tentare di misurare la resistenza verso massa. Se non si misura nulla, allora il termistore non c'è. I terminali C e D fanno parte del protocollo I2C (Clock SCK e Data SDA), trasmissione seriale su un filo. La scheda dati sembra nascosta sotto l'ultima batteria verso massa. Per scoprirlo, sarebbe necessaria una radiografia tomografica assiale... con troppe complicazioni per calcolare la distanza dell'asse che si vuole individuare (e lievitazione dei costi connessi).
Il pettine che si vede a destra fa parte di un altra batteria (prossimo post con altra analisi) e non c'entra nulla per ora, se non il fatto che conta più terminali di quelli previsti in questo modello. In queste condizioni e con queste informazioni, potrebbe essere possibile collegare i terminali C e D ad un micro e leggere i dati memorizzati utilizzando il protocollo standard. Per capire il significato dei dati letti e scrivere eventualmente i nuovi, occorre comunque smontare la batteria, trovare il datasheet dei componenti elettronici all'interno e decodificare il valore di ogni singolo byte, dato che con molta probabilità esiste un circuito dedicato. Con un pò di "fortuna"... Dato che di batterie ne ho, posso sacrificarne una per la scienza e riportare a nuova vita le altre. Dalla foto si vede poco (scannerizzazione artigianale del post precedente) ma si possono individuare i bordi plastici dell'involucro e scoprire che non c'è molto spazio per affondare il disco di taglio...occorrerà un taglio moooooolto preciso... La ricerca prosegue. Alla prossima.

P.S. Più e meno poi collegare il polo. Ripeto: Più e meno poi collegare il polo.

Prove tecniche di scansione

Per ora non posso sbilanciarmi sui motivi che mi spingono ad effettuare queste prove, in vista di un hack spinto oltre i limiti dell'immaginazione. Diciamo solo che per ora devo scannerizzare delle radiografie e mi manca lo scanner appositamente realizzato per questo scopo. Come fare per scannerizzare delle radiografie realizzate su lastra? Ho effettuato alcune prove. La scannerizzazione dei trasparenti (i gel) richiede che la lampada scanner venga illuminata da una lampada man mano che avanza. Alcuni modelli di scanner montano nella parte superiore un carrello che si muove in modo sincrono al sensore. Il carrello superiore illumina il gel trasparente in modo che il sensore possa acquisire la lastra trasparente. Alcuni modelli di scanner hanno l'opzione per i trasparenti, ma dato che sono solitamente utilizzati in ambito grafico o medico, per quest'ultimo motivo costano un occhio della testa. Occorre pertanto arrangiarsi come meglio si può. Il primo tentativo (foto1) è frutto di un ragionamento. Se riesco a riflettere la luce della lampada dello scanner, dovrei ottenere l'effetto desiderato. Allora ho provato con uno specchio con risultato deludente. La lampada dello scanner è troppo debole, viene riflessa poco ed il risultato è chiaramente visibile. Serve più luce. Gli apparecchi professionali hanno in dotazione delle lampade a ccfl.
Allora ho pensato di appoggiare alla lastra una lampada, una pila o una sorgente luminosa abbastanza forte. Ho usato l'illuminatore a lente che uso per le ispezioni dei circuiti. Risultato deludente (foto2). I led, oltre a non emettere una luce uniforme, emettono una luce troppo forte per il sensore e si notano delle "chiazze" sovra-esposte. Allora ho pensato fosse sufficiente la luce ambientale (foto 3).Il mio scanner è posto sotto una finestra lato ovest, non direttamente colpita dalla luce del sole al mattino. Procedo con la scannerizzazione lasciando il coperchio dello scanner aperto. Risultato deludente in quanto la luce ambiente è sempre troppo forte e va attenuata in qualche modo. Occorre una schermatura opaca, che lasci passare la luce al livello "giusto"Allora, sempre con il coperchio aperto, appoggio sopra la lastra un foglio di carta bianca... et voilà, funziona. Non sarà il massimo del dettaglio a causa della granularità della carta utilizzata, ma per i miei scopi è più che sufficiente. Alla prossima.

P.S. Il monocromo è velenoso. ripeto: Il monocromo è velenoso.

giovedì 9 luglio 2009

e-scooter - una "moto" elettrica

Gira e rigira, si incappa sempre in qualcosa di reso inutile da questa assurda mania di comprare e gettare. Tempo fa la mia compagna, per fare un regalo al figliolo, ha acquistato uno scooter elettrico. Non so il motivo che l'ha spinta a farlo. Ho preferito "sgridarla" senza chiedere spiegazioni. Il commerciante, tra l'altro, non si è premurato di avvisare che questi veicoli, per circolare per strada, hanno bisogno di bollo ed assicurazione, Lo so, la legge è stupida, fatta da stupidi per soddisfare le lobby di stupidi. Così, se vi va di contribuire a migliorare la qualità della vita e dell'ambiente a vantaggio di tutti, mettete in preventivo che occorre pagare i soliti pochi approfittatori.
A nulla comunque sono valse le proteste ed i tentativi di renderlo per avere indietro i soldi. Così, dopo i primi due kilometri in centro, il pupo si impaurisce per un eventuale multa e l'aggeggio viene appoggiato al muro del garage, ad occupare inutilmente spazio prezioso, arrugginire, prendere polvere e deteriorarsi inesorabilmente (vedi foto). Circa 250 euro buttati nel cesso nonostante le bollette arretrate ed i debiti che si accumulano... il consumismo fa brutti scherzi. Nel frattempo il pupo perde la chiave di accensione, la chiave di chiusura del vano batterie, rompe il porta fusibile, crepa la plastica del cruscotto... lasciamo perdere che l'elenco è lungo. Alla fine mi sono offerto di portarlo via, con l'idea di farci non so cosa, ma un motore elettrico fa sempre comodo così come due batterie ed il circuito di regolazione. L'ho smontato pezzo per pezzo, sempre spinto dalla curiosità di vedere com'è fatto.
Lo scooter elettrico in questione è di fattura cinese, con carrozzeria di plastica scadente molto fragile (presumo per risparmiare sul peso). I collegamenti elettrici sono pessimi così come il cablaggio ed i percorsi dei fili. La dotazione elettrica comprende fanale anteriore, fanalino di stop, frecce di direzione, clacson, cruscotto a led per monitorare la velocità ed il voltaggio della batteria, barra a led per lo stato di carica. La parte meccanica è rappresentata da ruote piccole a camera d'aria, cavalletto, freno posteriore a tamburo, ed un telaio in ferro, pesantissimo, per sorreggere il peso concentrato sul pianale e sul sellino. I cuscinetti dello sterzo si sono rivelati una vera ciofeca, con l'anello reggi-sfere andato completamente nonostante l'uso limitatissimo. Ruggine dappertutto che rivela una verniciatura e cromatura insufficiente, fili elettrici fissati col biadesivo che dopo un pò non attacca più... una vera "cineseria" assemblata in qualche baracca "cinese" in riva ad un fiume "cinese" per un pugno di riso alla cantonese. Credo che il commerciante, un vero "mago" del furto, dopo averlo venduto si sia fregato le mani soddisfatto in quanto non credo lo abbia pagato più di 50 euro. Ed ora? che ci faccio? Una carriola? un monopattino ? Magari posso recuperare il motore per un progetto eolico, giusto per qualche esperimento. Due batterie vanno sempre comode. Il circuito regolatore e la manopola di accelerazione... forse trasformo una bici normale in bici elettrica a pedalata assistita, così posso circolare tranquillamente senza timore di essere fermato dal solito vigile idiota in vena di far rispettare l'ennesima stupida legge.
Comunque, ecco l'elenco delle caratteristiche elettriche:
  • Motore in CC da 24 volts 14 ampère 250Watt Marca Hong Yuan Co. ltd mod. MS1020
  • due Batterie in serie da 12 volts cd, 24 Ah Marca Homer Mod. 6 DHM-12
  • Un regolatore San Chuan e-scooter controller pre-assemblato Marca San Chuan Electronics Co. Ltd, Mod. e Seriale illeggibile, appositamente progettato per pilotare motori per bici elettriche
  • Una manopola a potenziometro (R da misurare)
  • Fanale, stop e frecce con lampadina ad incandescenza da sostituire eventualmente con la fanaleria a led per biciclette, sicuramente più efficaci.
  • Indicatori a led per stato di carica e corrente (da analizzare più a fondo)
Tutto materiale da ri-utilizzare. Quasi dimenticavo... c'è anche il caricabatteria, speriamo regolato in corrente. Alla prossima.

P.S. Roberto va in montagna. Ripeto: Roberto va in montagna.

venerdì 3 luglio 2009

Fake Security Camera

Ogni tanto, un giro al brico me lo faccio, anche se è in vigore lo sciopero della spesa. Stavolta la curiosità mi ha spinto ad acquistare due telecamere di sicurezza... finte. Sono degli aggeggi che costano dai 10 ai 20 euro, che secondo il produttore dovrebbero servire come deterrente per i ladri. C'è da ridere, in quanto si nota lontano un miglio che sono finte telecamere. Per aumentare l'impressione che siano vere, all'interno è installato un sensore di movimento, un motorino che le fa muovere come se qualcuno le stesse manovrando ed un led rosso che lampeggia durante il movimento....Prese! Premetto che considero molto stupido installare questi giocattoli in casa. Primo, non servono a nulla e non scoraggiano certo i ladri che conoscono migliaia di trucchi per disattivare o rendere inefficace un impianto di videosorveglianza. Secondo, possono indicare come il proprietario debba proteggere qualcosa o tema di essere derubato, trasformando l'abitazione in qualcosa di più appetibile per i topi di appartamento che così possono intuire come ci sia qualcosa di valore che val la pena di rubare. Terzo....sono ridicole! Le ho prese con l'idea di trasformarle in vere telecamere, sfruttando i meccanismi di movimento (sicuramente da modificare) e il contenitore per un operazione di retrofit ovvero di ri-utilizzo (i contenitori "professionali" costano un occhio). Allora ho provveduto a smontarla per vedere com'è fatta. Viti autofilettanti a non finire, da togliere con una sequenza precisa ed ecco il contenuto.
L'obiettivo è un coperchio "cieco" di plastica la cui forma ricorda un obiettivo con lenti e ghiera di messa a fuoco. L'interno si può svuotare per alloggiarci una telecamera a spillo e non dovrebbe essere difficile trovare un ottico in grado di tagliare un paio di lenti per una messa a fuoco con focale fissa.
Un moto-riduttore collegato ad una puleggia che scorre su un intaglio della base, permette un lento movimento destra - sinistra ( circa 30-40 gradi) del corpo principale solo sull'asse orizzontale. Il meccanismo è recuperabile, mentre sarà necessario pensare ad un ingranaggio che permetta un movimento più ampio, oltre ad aggiungere un "servo" per l'asse verticale.
Un led rosso lampeggia al movimento, mentre un altro led "credo" ad infrarossi è il sensore di movimento che entra in funzione quando cattura delle variazioni nel raggio di 3-4 metri (insufficienti decisamente)
Il circuito è rappresentato da una basetta con un microprocessore affogato nella solita goccia di resina nera, giusto per nascondere un "segreto industriale" ed "impedire" che qualcuno possa copiare un "idea" tanto semplice quanto banale da realizzare in proprio. Il mega-firmware implementato dall'ingegnere di turno, misura la variazione del sensore ed alimenta per 10 secondi il motorino, "addirittura" facendo lampeggiare un led rosso!! Incredibile come possano esistere dei geni in grado di ideare e progettare cotanta tecnologia avanzatissima. Strano che non abbia pensato di isolare i terminali del led, che penzolano in aria col rischio di andare in corto in fase di assemblaggio. Strano che non si sia provveduto ad un controllo qualità nel realizzare le stagnature che appaiono connesse per miracolo. Strano...vabbè..scherzo ovviamente. Lo spazio all'interno sembra sufficiente per inserire un circuito in grado di trasformare l'involucro un una vera telecamera di sicurezza, magari azionabile con movimenti di tilt e pan, connessa in rete e perché no... wireless, con tanto di illuminatore con led ad infrarossi. Per i servomeccanismi, ho sentito un appassionato di aeromodellismo che è possibile costruirseli...devo informarmi meglio e sto pensando di utilizzare dei motori stepper da floppy. Per le lenti nessun problema, ammesso che possono servire solo per ingrandire o mettere a fuoco nel caso si utilizzi dei sensori CCD privi di ottica. Per il momento metto da parte il tutto, pensando d utilizzare il circuito rinvenuto all'interno per qualche applicazione (un allarme?) sostituendo il motorino con un relè che azioni delle luci... magari delle luci scala che devono restare accese solo per il tempo necessario. Alla prossima.

P.S. Occhio non vede, cuore non duole. Ripeto: Occhio non vede, cuore non duole.