mercoledì 8 settembre 2021

Florabest FGS 10/9 mod. IAN 41808 (conversione da Ni-Mh a Li-Ion)

Mi sono deciso, dopo l'autopsia di questo Florabest 10/9 modello 41808,  di proseguire gli esperimenti per verificare se è possibile sostituire le batterie al Ni-Mh con un paio di Li-Ion 18650 al litio. 

Schema elettrico FGS 10/9: Ho ricavato, seguendo i fili, un paio di schemi per facilitare i collegamenti. Quello presente nel modello di fabbrica è il seguente:

Schema elettrico conversione al litio: Con la conversione al litio invece occorre prevedere alcune modifiche (poche per altro). Per la ricarica delle batterie sfruttiamo il trasformatore già in dotazione che eroga 9 volts in alternata. Con un ponte raddrizzatore ed un 7809 ci creiamo la tensione continua necessaria al BMS, da piazzare all'interno del contenitore delle celle o in caso di indisponibilità, un LM317 può andare benissimo. Lo schema dei collegamenti potrebbe essere il seguente: 


Per gli assorbimenti di corrente del BMS, in configurazione ricarica batterie, dovremmo essere dentro i limiti. Il 7809 supporta sino ad 1Ampère, mentre la corrente di ricarica regolata dal BMS dovrebbe attestarsi dai 200 ai 350mA, sotto i limiti, per cui... niente aletta di raffreddamento (errore...vedi aggiornamenti nel seguito). Ci sarà poi da "bestemmiare" per creare dei riempitivi che tengano in posizione le molle di contatto e per modificare il contenitore delle vecchie batterie al fine di alloggiare quelle al litio. Un altra serie di "bestemmie" in aramaico saranno necessarie nel selezionare i componenti elettronici del circuito di ricarica, sarà una bellissima sfida. Per quanto concerne il BMS occorre fare un paio di considerazioni per il suo dimensionamento. Dato che ormai tutti i bms in commercio, quelli cinesi, sono in grado di limitare la corrente in uscita al valore di progettazione, conviene sceglierne uno che sia di poco superiore al massimo assorbimento del motore a pieno carico. Meglio far intervenire il circuito di cut-off del BMS che rischiare di bruciare il motore, quest'ultimo difficilmente reperibile come ricambio (e sicuramente molto più costoso).

Realizzazione: Devo ancora realizzare delle prove pratiche, per vedere se con 8,4 volts (batterie a piena carica) il motore ce la può fare sotto sforzo (e sino a che punto). Prima di fare questo, dovrei dare una pulita, lucidata e lubrificata alle cesoie che, al momento, sono durissime a causa di un pò di ruggine, nonostante una parte sia trattata con l'anneritore e l'altra verniciata (male). Un'affilata a pietra e via. Più le cesoie saranno affilate e lucidate e minore sarà l'attrito, con conseguente vantaggio per i consumi del motore e dell'autonomia dell'elettro utensile. Per l'anneritore, visto che non ce l'ho ed è costoso più del rene che mi rimane, provo col ferox in grado di reagire chimicamente col metallo e creare una patina protettiva. Sconsiglio l'annerimento con l'olio, in quanto non è mai consigliabile "scottare" le lame temperate (però prima o poi dovrò fare delle prove).  

Me la sto prendendo comoda nel procedere, nessuno mi corre dietro. Ad ogni decisione che devo prendere, mi ritaglio il tempo per ragionarci su, per capire se ci possono essere delle soluzioni migliori. Ad esempio, se due 18650 non saranno sufficienti, potrei provare con tre in serie (cambiando BMS) ed un DC/DC converter regolabile, che mi riporti la tensione da 12 a 9,6 volts, sempre da inserire nel contenitore delle batterie....dovrebbe starci senza grossi problemi. L'obiettivo è di non alterare l'aspetto esteriore dell'apparecchio e contenere al massimo la spesa per la conversione. 

Come sempre, "prendere con le pinze" gli schemi pubblicati, potrebbero contenere errori che non correggerò nel post. Mancano ancora i risultati pratici...stay tuned. Alla prossima.

La medusa mangia i pescetti. Ripeto: La medusa mangia i pescetti. 

Aggiornamento 12 luglio 2021 - Funzionaaaaaa, è vivoooooo!! OK, l'assemblaggio del pacco batterie non ha dato i problemi ipotizzati, spazio ne rimane per eventuali upgrade (2S 2P per aumentare l'autonomia). L'unico neo è che il led rosso rimane acceso con le batterie inserite. Basterebbe uno spinotto con interruttore che esclude il led quando disinserito il cavo dell'alimentatore di ricarica (trovarne uno di recupero la  vedo dura ma non demordo). Ora manca da rifare le ruote di supporto e l'attrezzo è pronto per tornare operativo a nuova vita. Happy gardening!


Aggiornamento 14 luglio 2021 - Ed anche le ruote di supporto sono state realizzate. Ho preso un foglio di plastica (originariamente un espositore da negozio) dello spessore di 3mm e l'ho sagomato. Alla base ho incollato con la bicomponente due tubicini di alluminio (allargati con un taglio longitudinale) e dentro i quali ho fatto passare un perno recuperato da una stampante ad aghi. Le due ruote gommate (perfette) provengono dalla stessa stampante, dal rullo trascina carta. Ora si passa al collaudo sul campo. 

Aggiornamento del 26 agosto 2021. Dopo un periodo di utilizzo, un problema. Il 7809 è andato in fumo, cotto e bruciato, segno che le considerazioni precedenti sull'assorbimento di corrente in fase di ricarica erano errate. Ora ho deciso di realizzare un carica batterie esterno, togliendo dall'interno della cesoia i componenti elettronici, lasciando solo i collegamenti motore/batteria/interruttore e presa di ricarica. Per l'alimentatore sto ancora frugando nel ciarpame  di recupero per verificare se ne trovo uno da 9 volts 3-5 ampère (teniamoci larghi dai, a 6 volts in configurazione 2S, l'assorbimento di ricarica è di 1,85Ampère). In caso negativo, l'idea è quella di recuperare un vecchio alimentatore da portatile a 19 volts e collegarci uno step down DC-Dc converter da 3 ampère (ce l'ho!). Così posso utilizzarlo anche per l'arpirapolvere in corso di conversione che utilizza la stessa tensione e lo stesso BMS. L'unico "problema" sarà trovare un contenitore a prova di massaia...stay tuned.

Aggiornamento 30 agosto 2021: il contenitore per l'alimentatore l'ho trovato, una scatolina nera che ne conteneva un altro. Devo solo addattarlo un pò. Da una prima prova al volo, il DC DC converter sembra funzionare bene, anche se l'integrato LM2596S-ADJ scalda da matti. Il led rosso l'ho eliminato, non mi serve... dai che ci siamo. 

Aggiornamento 9/9/2021: l'originale proprietario ha trovato le ruote... vabbè, mi ero arrangiato ma appena le recupero, credo userò le originali. Ho terminato l'assemblaggio dell'alimentatore di ricarica. Ho recuperato l'alimentatore di un vecchio Acer a 19 volts 5Ampère ed in serie ho collegato uno step down converter cinese da 3Ampère, regolato a 8,9 volts (appena sotto la soglia di tensione per la ricarica, specifica per il BMS utilizzato). Collego il tutto e le batterie si ricaricano sino a 3,7 volts...poi tutto si spegne. Non ho compreso se sia dovuto al BMS che non si fida a caricare di più (boh), al massimo raggiungo 7,7volts totali. Poi ho un problemino non da poco... appena accendo la cesoia, la tensione droppa a zero come se ci fosse un corto... sospettando un assorbimento anomalo (o l'intervento del BMS che va in protezione) o un corto circuito interno, provo ad alimentare la cesoia con un alimentatore da banco, per verificare una volta per tutte gli assorbimenti di corrente del motore.

Alimentazione 9 volts limitati ad 1Ampère, a vuoto misuro l'assorimento del led rosso, 140mA. Allo spunto di avviamento, noto un picco di 1A, mentre a motore avviato l'assorbimento si attesta a 0,950Ampère. 

Alimentazione 7,4volts (3,7x2) stavolta con limitazione a 3Ampère. All'avvio noto un brevissimo picco che varia a volte sino a 2,5A o 1,1Ampère per poi attestarsi su 0,828 Ampère. Dovremmo esserci, anche se misurare la corrente in questo modo non è il massimo. 

Provo allora a ricaricare il pacco batterie con l'alimentatore da banco. Imposto la tensione di ricarica a 9 volts limitati a 3Ampère. La tensione droppa a 8,8 volts e dopo un pò l'alimentatore sembra spegnersi brevemente (un paio di secondi) per poi riaccendersi. Aumento la corrente di limitazione a 5Ampère. La tensione rimane stabile a 9 volts ma la frequenza di spegnimento e riaccensione si fa più rapida, erogando una corrente che si attesta sui 3,5Ampère. Non va bene. Il DCDC step down converter è da 3A nominali e così mi sa che gli sto tirando il collo... dovrò inventarmi un limitatore di corrente in uscita, stand alone, a parte.... altra complicazione, altra sfida.

Quindi? mi sa comunque che forse le due celle utilizzate (usate) sono da sostituire con qualcosa di nuovo, almeno per toglierci qualsiasi dubbio. Per provare il pacco batterie misuro la resistenza della cesoia assemblata, 2 ohm circa. Collego al pacco batterie una resistenza di potenza da 3ohm, dovrei misurare circa 2,5Ampère... in pratica il pacco eroga 2,2Ampère a 7,8 volts.  Con la resistenza di carico collegata la tensione droppa da 7,8 a 7,3 volts... ma allora le batterie sono ok! Cosa succede allora? non riesco a capire perchè con la cartuccia batteria assemblata, se accendo la cesoia il led si spegne e non succede nulla quando accendo. Forse un corto quando avvito il tutto? magari chiudendo il guscio della cesoia ho pizzicato qualche filo? Prima di ri-smontare il tutto per l'ennesima volta, collego al volo il pacco batterie con dei ponticelli e verifico.... la cesoia parte e funziona perfettamente...ma allora? checcaxo c'è che non va? devo avere qualche problema di contatto intermittente... infatti....il problema c'è. Le due lamelle + e - sono montate su un supporto che in origine ospitava le vecchie batterie Ni-mh. Il supporto è mobile, costruito in modo da essere tolto. Le vecchie batterie, per come erano assemblate, fungevano da "riempitivo di spinta". Senza quelle il contatto non era ben fermo e ciò spiega i problemi di funzionamento intermittente. Un abbondante pioggia di termocolla pare abbia risolto tutti i problemi. Ora la corrente di ricarica (a batterie quasi cariche) si attesta inizialmente a 1,2A e scende progressivamente, lentamente (ultima lettura 0,853A). Ancora non mi spiego come mai prima la ricarica richiedeva più di 3A...boh, mistero. Spero di aver risolto il problema, considerato che la cesoia mi serve per rifinire una siepe maledetta che sporge in strada. Al prossimo aggiornamento (se servirà).

I falchi volano ed i piccioni sono nel nido. Ripeto: I falchi volano ed i piccioni sono nel nido.

giovedì 2 settembre 2021

Montaggio di un disco LUKS su Ubuntu 21.04 via CLI

Cifrare il disco del proprio computer con LUKS (Nell'ambito della sicurezza informatica, il Linux Unified Key Setup, abbreviato LUKS, è un metodo di cifratura dei dischi rigidi) può essere una buona idea per una svariata moltitudine di ragioni, la prima delle quali è la riservatezza delle proprie informazioni (il tanto sacrosanto quanto calpestato diritto alla privacy). 

E' una tecnica utilizzata anche dai criminali che chiedono il pagamento di un riscatto (ransomware) in cambio delle chiavi per rendere leggibili i dati crittografati. Non è il mio caso, non sono un utonto tecnofobo che lavora nella PA. 

Può però essere un "problema"  (o una seccatura in più) quando occorre estrarre i dati dal disco, al volo, magari quando estratto e collegato ad un adattatore SATA/USB, magari su un altro PC linux (o peggio winzozz). 

Causa instabilità del sistema che utilizzo per "lavoro", dovuta alle scelte scellerate di un ingegnere testa di caxo che "lavora" in Canonical e di un ingegnere "cinese" che lavora in Nvidia (non so chi dei due sia peggio ma sempre ingegneri sono, quindi...), ho la necessità di accedere ai dati crittografati senza l'uso dell'interfaccia grafica ma a linea di comando (CLI: Command line interface). Con il tempo, l'uso di bottoni ed icone mi ha un pò impigrito, lo ammetto. Senza la rassicurante interfaccia grafica ci si sente un pò persi a volte. Nel mio caso si tratta solo di togliere un pò di ruggine ed ossido e si ritorna agli anni '90, quando a seguito di smadonnamenti in klingon, litri di caffè e nottate sulla tastiera (invece di andare a gnocche), alla fine si riusciva a mettere in piedi i sistemi. Ok, poche ciance e vediamo di dare una risposta alla domanda: come montare LUKS via CLI??

Risposta breve:

inserire il disco LUKS nella porta usb (non fisicamente, intendo il cavetto che va all'adattatore SATA/USB! daiiii....)

Con il comando dmesg (sudato se serve) vedere quale dispositivo a blocchi è stato assegnato al disco. In questo esempio si trova /dev/sdb1.

[  251.135935]  sdb: sdb1
[  251.139640] sd 6:0:0:0: [sdb] Attached SCSI disk

usare il comando udisksctl (dal pacchetto udisks2 - D-Bus service to access and manipulate storage devices)

Sblocco:

udisksctl unlock -b /dev/sdb1

il sistema richiederà la passphrase usata per crittografare il disco in fase di creazione (dimenticata? butta pure il disco oppure cercati un àcher). 

Digitata la passphrase, il sistema restituirà il nome del dispositivo sbloccato (es. /dev/dm-1)

Montaggio:

udisksctl mount -b /dev/dm-1

il sistema provvederà a montare il disco su una cartella predefinita (es. /media/qualcosa/qualcosaltro/dipende) sulla quale si potrà "navigare" e vedere i files in chiaro. 

Terminato il "lavoro" occorre smontare, sbloccare e spegnere il disco...semplicissimo:

Smontaggio: udisksctl unmount -b /dev/dm-1

Blocco: udisksctl lock -b /dev/sdb1

Spegnimento: udisksctl -b /dev/sdb1

...e così si può unpluggare l'unità dalla porta USB. Per le altre opzioni, si veda il manuale (man udisksctl da riga di comando) che in pochi leggono perchè preferiscono rompere i c*glioni in rete a chi l'ha già fatto, tanto è gratis, si fa prima ed è facile, alla faccia del rispetto sempre preteso ma raramente concesso. Alla prossima. 

il lupo perde le palle ma non il vizio. Ripeto: il lupo perde le palle ma non il vizio.

martedì 31 agosto 2021

USB device not accepting address error -32 [fix]

Da poco ho aggiornato la mia linux distro Ubuntu alla versione 21.04 e devo dire che sono già pentito. Ad ogni aggiornamento, mi ritrovo con gli stessi problemi cronici concentrati per lo più nella scheda grafica Nvidia FX1800M (GT215GLM), maledettissima (mai più nei miei sistemi) e con i driver nouveau (che ora non riesco nemmeno più a disabilitare perchè un ingegnère ha deciso che funzionano e non servono i driver proprietari).

Da qualche giorno ho notato uno strano messaggio di sistema:

[ 6873.054746] usb 2-1.3: new full-speed USB device number 18 using ehci-pci
[ 6873.119743] usb 2-1.3: device descriptor read/64, error -32
[ 6873.290737] usb 2-1.3: device descriptor read/64, error -32
[ 6873.457715] usb 2-1.3: new full-speed USB device number 19 using ehci-pci
[ 6873.522733] usb 2-1.3: device descriptor read/64, error -32
[ 6873.690726] usb 2-1.3: device descriptor read/64, error -32
[ 6873.793822] usb 2-1-port3: attempt power cycle
[ 6874.373717] usb 2-1.3: new full-speed USB device number 20 using ehci-pci
[ 6874.785710] usb 2-1.3: device not accepting address 20, error -32
[ 6874.849705] usb 2-1.3: new full-speed USB device number 21 using ehci-pci
[ 6875.265699] usb 2-1.3: device not accepting address 21, error -32
[ 6875.265798] usb 2-1-port3: unable to enumerate USB device

EH?? l'unica periferica dati USB collegata è una chiavetta per il mouse wireless... che sarà mai? Un oretta di smanettamenti ed indagini sistemistiche mi rivela il problema. Il messaggio potrebbe essere il risultato di un guasto hardware, di un driver o di un kernel buggato. Ma più probabilmente, e sostanzialmente, il messaggio è dovuto alla protezione nelle porte USB e viene attivato quando il consumo di corrente è troppo elevato. 

Nel mio caso? il colpevole è il collegamento della e-cig alla porta USB 3, per tenerla in carica. Strano ma vero, l'e-cig non è periferica dati. Con un misuratore provo a testare i valori di tensione e corrente. L'alimentazione, con l'e-cig collegata ad una porta USB 2, da 5volts droppa a 4,5, quando l'assorbimento in ricarica è a 420 mA. Provando a spippettare, la tensione scende ulteriormente a 4,34volts e la corrente sale a 500mA (limite massimo imposto dalle specifiche). 

Con una porta USB 3, in modalità ricarica e-cig, la tensione droppa a 4,9V con una corrente di 630mA. 4,89volts e 670mA quando si spipetta. Strano... le specifiche USB3 dovrebbero ampiamente essere superiori in termini di assorbimenti, ma forse è un problema di computer portatile e di elettronica progettata male dal produttore. E pensare che quando ho preso (nuovo) il portatile che ancora utilizzo a distanza di anni, non ho badato a spese, preferendo l'ultima generazione disponibile all'epoca... un vero salasso ma ne è valsa la pena. La durata media dell'hardware nel bunker-lab è di 10 anni. Alla prossima. 

P.S. il bar è polversoso. Ripeto: il bar è polveroso.

domenica 15 agosto 2021

Buon ferragosto

Oggi per me è come il Natale per voi umani. Oggi festeggio a modo mio. Mi concedo solo in questo giorno una bistecca gigante di carne rossa, cibo x cavernicoli, con peperoni al forno, zucchine grigliate e icnusa non filtrata a fiumi. I vicini non scelti diffondono "musica" tecno a palla che pare di essere al luna park. Oggi è la mia festa e voi poveracci non mi potete capire. Alla prossima. 

P.s. 

martedì 20 luglio 2021

Caricabatteria Telwin Nevada 11 (autopsia)


Da un pò di tempo, l'amperometro del caricabatteria Telwin Nevada 11 non segna più la corrente di ricarica. Decido oggi di smontarlo per vedere l'interno e capire cosa mai ci possa essere che non va. 

Il caricabatteria in questione è ad oggi venduto a circa 45 euri su ebai (60 euro su manomano!) ed ha un interruttore per la ricarica di batterie a 12 / 6 volts. Gùgol restituisce una valutazione delle recensioni ad oggi in rete, con l'esordio:"Caricabatterie Nevada 11, per la carica di batterie ad elettrolita libero (WET) con tensione di 6/12V, con protezione contro sovraccarichi ed inversioni di polarità. Dotato di amperometro."


4 viti a croce uniscono due valve di plastica. All'interno....una delusione totale. Trasformatore a due tensioni di uscita, ponte raddrizzatore da 200volts 25A ( il datasheet del ponte KBPC2502 è reperibilissimo in rete), un "amperometro" embedded (non sostituibile con quelli ad incasso) e basta. I cavi che escono non sono nemmeno fissati con un passacavo, nemmneo un nodo che eviti i danni da strappo accidentale, nulla, manco un condensatore di livellamento dopo il ponte raddrizzatore.

La lancetta dell'amperometro è fissata ad un lamierino che fluttua all'interno di un avvolgimento di rame smaltato, impossibile che si guasti qualcosa, strano che non funzioni in quanto la lancetta è libera da ostacoli... boh. fose si muove solo a correnti superiori a qualche Ampère. Vedrò di sostitire lo "strumento" con qualcosa di più preciso. 

Che dire... 45 euro non li vale di certo, men che meno 60 per 4 componenti ed un contenitore di plastica. Maaa... le batterie le carica? Certo che no, l'ultima SLA a 12 volt che ho collegato in carica... si sentiva l'elettrolita bollire all'interno... Quindi, dalla descrizione del genio del marketing fuffarolo truffatore...regolazione corrente? zero, ciclo di fine ricarica? zero, protezione da inversione di carica, zero, protezione da sovraccarichi? zero (a parte un fusibile da 7,5A progettato come "protezione" tuttofare)..... altre necessità ? Alla prossima. 

P.S. la mucca è pastorizzata. Ripeto: la mucca è pastorizzata.

mercoledì 14 luglio 2021

Torcia Power plus (autopsia, riparazione - Li-ion conversion)

Con i temporali tropicali di questi giorni, delle vere "bombe" d'acqua, che stanno flagellando il territorio, è ormai "normale" che venga a mancare la corrente e che, per ripristinare il differenziale, sia necessario optare per due alternative:

A) brancolare nel buio rischiando la vita nello slalom fra invisibili ostacoli vari

B) prendere una pila e dirigersi in sicurezza verso l'interruttore generale.

La soluzione A è quasi d'obbligo, quando la pila o è scarica o proprio non ne vuole sapere di funzionare. In casa, i più previdenti sono usi a disseminare alcune pile di scorta, da tenere sempre sottomano in casi di emergenza. Il problema è che ci si dimentica di caricarle periodicamente (causa naturale effetto di auto scarica delle batterie) o di collaudarle per verificare l'efficienza dopo un certo periodo di inutilizzo. 

In particolare, l'ultimo black-out ha evidenziato la morte di questa torcia portatile (Power +), presa non ricordo dove e pagata una miseria (sicuramente "in offerta" scontata, altrimenti non l'avrei presa causa il mio cronico periodo di povertà assoluta combinata con l'orami perenne sciopero della spesa). 

il Problema: anche dopo molte ore di ricarica, la pila non si accende. Sino a qualche mese fa emetteva un lampo iniziale e poi si spegneva. Prima ancora, l'autonomia è andata progressivamente scemando, sino ad arrivare a pochi minuti. Una progressione di sintomi che mi avrebbe dovuto allarmare, contrastata da un pò di pigrizia ed inerzia nell'agire. Quando era nuova emetteva un bel fascio molto luminoso, sopra la media della stragrande maggioranza delle pilette cinesi in commercio. 

L'alimentatore di ricarica: è un normalissimo alimentatore switching marca SPPS model S050-050-EU input 100-240V~50/60Hz 0,2A, output 5,0V cc 0,5A made in china.

L'apertura: Per accedere alle parti interne occorre svitare la ghiera frontale che tiene il "vetro" di protezione del led (spot led, composto da un unico led a punto singolo ad alta efficienza).

L'interno:  Si nota subito una basetta di plastica gialla, tenuta in sede con due viti con testa a croce ed una basettina elettronica (che comanda la dopppia luminosità) fissata anch'essa con una vitina più piccola sul supporto giallo. La batteria si trova in fondo, incastrata con un foglietto di spugna attaccato ad essa con un biadesivo. Una leggera trazione e la batteria esce senza difficoltà.

La batteria: è una batteria a 4 volts nominali, del tipo Sealed rechargeable lead-acid (SLA battery piombo acido), alta 6,5cm e con base 2x3cm circa. A guardare bene tanto "sealed" non è. In testa, in prossimità dei contatti positivo e negativo c'è un coperchietto apribile (non incollato o saldato) che copre due tappini di gomma azzurra. Quest'ultimi sono solo appoggiati su due aperture che permettono il rabbocco dell'elettrolita o almeno al momento credo, con  acido solforico anche se ho letto che il rabbocco va fatto solo con acqua distillata e mai con acido solforico. Quest'ultimo, al limite, lo si può reperire anche al 98% in alcuni marchi di sgorga lavandini che andrà opportunamente diluito e la soluzione usata solo per batterie SLA completamente "secche". La capacità in mAh non è dichiarata. Questa dovrebbe essere (dalle dimensioni) una 700mAh (credo)  per un autonomia dichiarata di 4 ore in alta luminosità. Fatto un calcolo, molto spannometrico, l'assorbimento del led non dovrebbe superare  i 150mA ma. con alcune prove e misurazioni pratiche, alimentando con 4 volt a bassa luminosità, il led assorbe 148mA. Aumentando la luminosità, la tensione droppa a 3,66 volts ed il led assorbe 207mA.

Al momento devo decidere cosa fare e mi metto subito all'opera per raccogliere un pò di informazioni:

  1. Rigenerazione delle batterie sealed lead acid. Ho visto un pò di tempo fa che qualcuno immette dell'acqua salata (con sale apposito, Epsom salt) per ripristinare la funzionalità di questo tipo di batterie. Prove già effettuate in passato non mi hanno entusiasmato, ma ho usato all'epoca acqua distillata. Di certo non voglio acquistare litri di elettrolita per usarne poche gocce (2 euro al litro!), alla peggio provo con lo sgorga lavandini (acido solforico al 98%). Aggiungendo acqua distillata in questa batteria, alla ricarica si nota assorbimento di corrente pari a zero, forse è proprio morta del tutto.
  2. Acquisto batteria di ricambio: In alternativa la si trova in rete su amazon india (la traduzione dei prezzi in dollari o euro sembra non funzionare bene) o anche su alibaba per meno di un euro.... più trenta euro di spedizione! Aliexpress la vende a circa 8 euro la coppia più iva.
  3. Conversione al litio. Basterebbe una singola 18650 Li-Ion ed un BMS 1S (magari 2P) 5€ circa per la batteria, qualche centesimo per il BMS che dovrà accettare i 5volts del trasformatore di ricarica fornito con la pila. 

Che faccio? Vorrei divertirmi un pò, acquistando un paio di BMs che al momento non ho sottomano, che alla fine mi sa che risparmio di più con la conversione al litio e mi posso assicurare più autonomia e ricariche meno frequenti. Alla prossima. 

P.S. la strega passeggia, il mago osserva. Ripeto: la strega passeggia, il mago osserva.


Trapano PT Tool mod.CD006 (parte 3 - autopsia motore)

Sono curioso come una scimmia. Tempo fa, avevo sostituito il motore del trapano cordless PT Tool CD006 con un motorino da stampante.... non adatto per coppia e numero di giri. Ho da poco trovato i fondi (dal 2017) per la sostituzione con il modello corretto (in sigla sono identificati come tipo 550) e finalmente mi ritrovo funzionanete un pesantissimo trapano con motore nuovo e batterie nuove (ancora al Ni-Cd per ora, finchè durano). Sempre meglio avere un avvitatore di scorta che dover continuamente cambiare inserto e punta da trapano. 

Ora, in questa giornata piovosa e grandinosa (addio vendemmia ed addio alle mie mitiche confetture di uva (e liquore) anche quest'anno), mi voglio togliere lo sfizio di vedere le differenze fa i due motori in CC e capire come mai quello del trapano si è guastato (perizia tecnica). 

Come dimensioni, i due modelli sono pressochè identici esteticamente, con alcune differenze. Il motore in CC del trapano ha un aletta di ventilazione all'interno e tre poli al posto dei cinque dell'altro. La sezione del filo che compone l'avvolgimento del rotore è (ovviamente) maggiore nel motore del trapano rispetto a quello della stampante. In entrambi i modelli, la dimensione dei magneti è identica e, apparentemente, con la stessa forza magnetica,  tenuti in sede con una molla a "V" che li spinge verso due incavi ricavati nel cilindro metallico che li alloggia. Ma, la causa del guasto?? Sembra che nel collettore a spazzole si sia raccolta una quantità di sporco, apparentemente polvere mescolata alla grafite micronizzata, che ha mandato in corto le lamelle di rame che separano gli avvolgimenti del rotore. Forse, con una buona pulizia, il motorino potrebbe tornare operativo, dato che gli avvolgimenti sembrano a posto, nonostante un lieve imbrunimento della vernice isolante che ricopre i fili di rame (segno di surriscaldamento).   Se l'ipotesi diagnostica è corretta, procederò con aggiornare i dati di assorbimento in corrente, per poter calcolare un BMS adatto con alimentazione a batterie al litio.

Ora, vorrei capire la regola che lega il numero dei poli con la coppia motrice, giusto per comprendere meglio cosa e come fare se volessi riavvolgere il rotore un motorino in CC e trasformarlo in uno più potente. Ripasso di elettrotecnica... sono troppo arrugginito, troppo (qualche anima pia si offre volontario per un ripasso?). Alla prossima. 


P.S. la calla è in fiore. Ripeto: la calla è in fiore.

lunedì 5 luglio 2021

Florabest FGS 10/9 (IAN 41808 autopsia)

In un incontro occasionale, noto, butttato in un angolo, una cesoia elettrica, abbandonata e dall'aspetto trascurato. "Che fai? la butti?" presa! non perdo occasione per recuperare e mettere da parte qualsiasi attrezzo a tecnologia avanzata (da altri). Florabest è un marchio di elettroutensili da giardino, distribuiti nei supermercati Lidl (da poco bannato per varie ragioni e dal quale sto alla larga, ultimamente). Sulla qualità di questi prodotti, per ora, non voglio sbilanciarmi, non prima di aver aperto ed osservato i risultati del reparto R&D soggiogato alle logiche del marketing. 

Qui stiamo parlando del modello Florabest FGS 10/9Articolo (o IAN) 41808. Non ho trovato molte foto in giro per la rete ma credo di aver visto che questo modello è dotato di ruote (trovate a 10 euro!! no, no, no, me le faccio da me con dei trascina-carta di una vecchia stampante, grazie)


Smontaggio: L'apertura dell'elettroutensile non è difficile. Viti a vista tengono unite le due valve di plastica verde, facendo attenzione a togliere anche quella microscopica posta in testa (perchè! PERCHEEE'!!!!!!?!!). L'apertura del guscio mettte in vista altre due viti che tengono uniti i due gusci neri (la terza è a vista, in testa). Niente clip di aggancio da scovare. Aprendo i due gusci verdi occorre osservare, prima di separarli totalmente, come è agganciato il pulsante meccanico (verde) e la leva accensione (nera) che contiene una molla (da non perdere). Dietro all'interruttore c'è l'aggancio meccanico per l'interruttore posto in testa all'asta removibile.

All'interno, niente di trascendentale. I collegamenti con cavo rosso e nero facilitano l'individuazione delle polarità +/- . L'attacco caricabatterie porta ad un misterioso e complicatissimo circuito di ricarica... con due resistenze, un diodo ed un led rosso. Il trasformatore a muro è un 9 volts 1200mAh AC, uscita in alternata con valore da misurare per verificare la differenza fra dati di targa e valori effettivi.

Il motore (Johnson, già visto...fatwato!): riporta due sigle: 66260 - 314322. Mi vien voglia di ri-contattarli per le caratteristiche tecniche ma ho la quasi certezza che riceverei le stesse risposte: motore "custom" = segretissimo. Poco male, mi sono già arrangiato in precedenza, grazie lo stesso, la fatwa rimane. Il motore che più si avvicina a quelli a catalogo dovrebbe essere l'HC610G-011 diametro esterno 35,80 a 9,6 volts 21400 giri a vuoto 56,6 watt. Dovrebbe assorbire da 1 a 1,5 ampère a vuoto (con ingranaggi agganciati e cesoie accoppiate), forse 2 o 3 sotto carico. A perno libero, con batterie a 7,4 volts, assorbe poco più di mezzo Ampère, mentre l'assorbimento è attorno a 1,3 ampère (a vuoto) alimentato a 9,6 volts (con alimentatore da banco).


Il perno del motore  è agganciato ad un ingranaggio che fa girare una ruota dentata sulla quale è posto un eccentrico che va ad inserirsi nell'incavo della lama superiore, facendola oscillare sopra a quella fissa. La particolare conformazione delle lame fa sì che queste lavorino a "forbice" scorrendo l'una sull'altra. Visti i materiali usati, è sconsigliabile esagerare e tentare di rifinire una siepe o dei rametti.... meglio restare sui bordi del prato e concentrarsi sui fili d'erba (ed inevitabili erbacce).


Le cesoie: arrugginitissime ma smontabili e separablili togliendo una rondella elastica di acciaio. Un trattamento di affilatura e riverniciatura è d'obbligo così come una buona ingrassatura a coprire una dose eccessivamente parca, erogata dal produttore. Magari, per l'accoppiata, ci mettiamo il grasso al litio, tiè.

Le batterie: 8 batterie Ni-Mh form factor AAA (mini stilo) 300mAh da 1,2 volts c.d. poste in serie, ad ottenere 9,6 volts totali. Con un minimo di attrezzatura sarebbe possibile anche ricostruirle con un pacco nuovo, a parte i prezzi esorbitanti delle batterie. Per 8 batterie da puntare con la striscia di nikel (preferendo le top flat head) occorre spendere più di trenta euro (quelle economiche sono out of stock)) mentre la batteria assemblata, nuova, la si trova a 35 euro, manco conviene ricostruirla originale. 

Di una conversione al Litio... se usiamo due 82650, otteniamo una tensione nominale media  di 7,4 volts mentre (più di 8 volts a piena carica), per tre in serie otterremmo 11,1 volts. Si potrebbe optare per un DC/DC converter (a valle del BMS) per riportare i valori entro le "specifiche", oppure rischiare e scegliere per un motore sotto alimentato (e forse troppo lento) o sovra alimentato col rischio di fonderlo senza possibilità di sostituirlo od essere costretti a riavvolgere il rotore a spazzole (vedi post succcessivi per i risultati). A voler fare i trogloditi, una resistenza in serie e non ci si pensa più. Certo che, con quelle mini batterie AAA da fighetta, l'attrezzo pare più un giocattolino per cornute signore bionde col cagnolino rabbioso, occhialoni da sole ed il SUV del marito ricco industriale (e cornuto ovviamente). Che si fa? non lo so, per ora. Sarei tentato a giocare un pò o googlare un pò più a fondo. Non si trova un granchè su questo specifico modello, soppiantato tempo fa da nuovi modelli apparentemente più performanti (e litio nativi)

Assistenza e ricambi: il sito ufficiale Lidl, nella sezione dedicata, offre ricambi e consumabili solo per i prodotti recenti. Per i modelli più "agee" (il mio è del 2009), Lidl ti rinvia nel sito Amazon ed arrangiati a perdere tempo, che tanto Lidl i soldi li ha già incassati e te ne puoi andare affanchiulo!. Se il prodotto è vecchiotto non ci sono molte speranze di trovare i ricambi e nemmeno i consumabili. Occorre fare a cazzotti col motore di ricerca di Amazon, che fa letteralmente schifo, peggio di quello di You Tube. Su "ibèi" l'ho trovato all'asta (tedesca) a 1,50 euro ma non ho tempo e voglia di litigare con i bot che rilanciano il prezzo in automatico e litigare con google traduttore. Fatto sta che appena esce un modello più recente, scordatevi l'assistenza per quello diventato "obsoleto". Tanto vale, all'acquisto, acquistare subito i ricambi e tenerli di scorta per far durare di più l'attrezzo... ma, a sto punto, preferisco spendere subito qualcosa di più per un marchio serio e professionale, ed assicurarmi l'assistenza "a vita" o almeno sino a quando deciderò IO quando vorrò sostituirlo con un modello più recente. L'aquisto di elettroutensili alla Lidl va fatta solo se si è ricchi e sboròni, anti ecologisti, spreconi e odiatori dell'ambiente nel quale si vive, senza pensare al futuro degli altri che verranno. Florabest, Lidl...shame on you!

P.S. la fagiana cova sottovento. Ripeto: la fagiana cova sottovento.

Seguito

venerdì 2 luglio 2021

Black & Decker FV7201-H1 (parte 4 - conversione da Ni-Cd a Li-Ion)

Questo lavoretto è a puro scopo ludico / didattico, per futuri progetti di conversione per elettro utensili a batteria (e non). Devo solo fare un pò di pratica e sbagliare per ripassare le mie (poche) conoscenze tecniche in materia di elettricità. Il concetto è "impara l'arte e metti da parte". 

Sicuramente è utilissimo sapere fare un pò di tutto ciò che può essere a portata di mente, mani e materiali a disposizione, il resto lo fa l'ingegno, la creatività, la voglia di sperimentare, ecc.... Alla, fine del percorso dedicato a questo "elettrodomestico" già documentato (vedi riflessioni precedenti), ovvero autopsia, smontaggio, pulizia e fatwa al produttore, le perplessità tecniche restano irrisolte. Funzionerà? Si brucerà il motore? Il caricabatteria fai da te reggerà la corrente di ricarica? Le batterie andranno a fuoco? Mi fido a lasciarlo sempre in carica appeso alla parete? (nei commenti correggetemi se sbaglio i ragionamenti che vado a documentare).

A premessa, duole constatare come le vecchie batterie al Ni-Cd fossero caricate applicando direttamente 15 volts in AC (un volgarissimo trasformatore incapsulato per il collegamento "a muro" con dati di targa a 10 volts AC) raddrizzati da un solo diodo, senza regolazione della corrente di carica o senza un circuito in grado di staccare la ricarica a ciclo completo...manco un condensatore, nient'altro che un diodo... complimentoni alla multinazionale con i suoi segretissimi motori custom.


Batterie 18650: Per le batterie, data la scarsa importanza del progetto, ho optato per due Li-Ion recuperate dalla batteria defunta, a 9 celle, di un vecchio portatile. Un ciclo completo di scarica e ricarica per tutte e 9 ed ho scelto quelle che parevano messe meglio. Ne ho messe due in serie per avvicinarmi alla tensione nominale delle batterie originali, 7,4 volts a carica completa. Per alloggiarle sotto al motore, ho dovuto togliere un aletta di rinforzo ed adattare il contenitore al diverso form factor del litio rispetto al Ni-Cd, nulla di difficile. Non conosco la loro capacità (non c'è scritto) ma presumo siano da 2000mAh, per cui 2 ampère per un ora (60 minuti), 20 ampère per 6 minuti e via dividendo

il BMS: le batterie al litio, si sa, hanno la necessità di un sistema che blocchi l'erogazione di corrente al raggiungimento di una soglia minima di tensione, pena la distruzione delle batterie stesse. BMS è l'acronimo di Battery Management System. In rete ormai si trovano una moltitudine di circuitini pre-costruiti e pronti all'uso. Io ho optato per un 2S (2 batterie in serie) da 10 Ampère... meglio "tenersi larghi" (era il ragionamento iniziale) per evitare surriscaldamenti o sovraccarichi potenzialmente dannosi. Il BMS è bilanciato per carica e scarica (ottimo) da 8,4 volts, il motore è da 7,4 volts... reggerà? Costo 5,7 euro alla coppia, ne ho presi due, si sa mai. Data la sperimentazione, non ho voluto mettere in parallelo un altra coppia di batterie per aumentare l'autonomia dell'apparecchio.... è un aspirabriciole per dio! quanto mai dovrà durare un aspirata veloce? mica ci devo fare le pulizie a fondo!. Per i collegamenti è facile. P+ e P- vanno collegati nei punti dove si trovavano le vecchie batterie. I +/- 9 vols vanno collegati nella base di ricarica (occchio alle polarità).


L'interruttore ON/OFF: La B&D ha deciso di predisporre il modulo batterie/switch su un unica basetta (vendono il pacco assemblato come ricambio, motore compreso!). Due lamelle di contatto ad incastro, in basso nella foto, servono per la ricarica (il positivo l'ho "sporcato" di rosso per evitare errori ed inversioni di polarità). L'interruttore è in realtà un deviatore che collega alternativamente le batterie o al motore (normale funzionamento) o alle lamelle della base di ricarica dove ho portato i 9 volts necessari al BMS. In foto si notano i contatti esposti dopo la rimozione del pettine a scorrimento superiore. Quest'ultimo è un foglietto di rame con tre lamelle a strisciamento, che scorre sulle prime tre guide di ottone a sinistra. In posizione "OFF" i contatti a striscio connettono le prime due piste in ottone a sinistra. In questo modo il catodo del diodo (sul cui anodo abbiamo collegato i +9volts di ricarica) è collegato al P+ del BMS. il P- è sempre a massa del caricabatterie ed è collegato ad un capo del motore. In posizione "ON" il P+ (out del BMS) va a connettersi con la terza pista in ottone contando da sinistra, escludendo il caricabetterie ed andando ad alimentare il motore (striscia in ottone in foto all'estrema destra).


Il carica batterie: per la ricarica delle batterie è sufficiente predisporre un circuitino, semplice semplice, per garantire da 8,4 a 9 volts, come da specifiche del BMS usato. Tengo il trasformatore a muro, un ponte raddrizzatore recuperato da qualche alimentatore, un 7809CV (della ST) recuperato tempo fa e messo da parte, più un paio di condensatori di filtro (pure di recupero), identici a quelli suggeriti dal produttore nelle Application notes o nel Datasheet. Un condensatore da minimo 1000micro 35V dopo il ponte è d'obbligo. Tutto su basetta millefori nascosta nella base di ricarica e tenuta in sede con la versatilissima termocolla (e biadesivo per esagerare).

Il Filtro per la polvere: 15 euri più spedizione?? ma siamo matti? no, no...googla meglio... 9 euri più spedizione? non ci siamo proprio...  dò una lavata a quello che ho, al limite ho un pacco di "mascherine" che la regione ha distribuito nella prima fase della finta pandemia COVID... prodotte da un leghista che faceva tutt'altro (ma amico del Governatore) e che quando indossate sembra di avere le orecchie da elfo (quando le orecchie entrano nei fori... manco l'elastico!!)... ecco, dato che quasi nessuno le ha usate (erano troppo ridicole, troppo) provo a recuperarle (dato che le abbiamo comunque pagate un botto) e vedere se si riesce a ricostruire il filtro originale ( o almeno simile)... soldi alla B&D basta, abbiamo già dato (ed anche troppo).

Alla fine... quanto ho speso sino ad ora? 5,17 euro per il BMS (due), qualche euro per la guaina protettiva, i cartoni isolanti, i reggi batterie... facciamo 6 euro in tutto? Si, maaaa... funziona? No!. Maledetto me che non ho controllato gli assorbimenti del motore. Appena lo si accende, il BMS va in limitazione e non eroga (protezione per i corto circuiti). Ok, smonto il tutto, provo a misurare la resistenza del motore con il mio mega tester.... 0,2 ohm. Giusto per alimentare i miei dubbi, provo con altri due tester cinesi... 0,6 ohm e 1,2 ohm... è il problema dei tester non tarati e non professionali che, alle basse resistenze, danno di matto. Nessun problema, ho realizzato un circuitino per misurare resistenze con frazioni di ohm, devo solo cercarlo e ripassare come funziona. OK, dalle misurazioni effettuate col circuito per misurare frazioni di ohm trovo che la resistenza del motore dovrebbe essere 6,51ohm.

Ad ogni modo, provo a collegare il motore dirrettamente ad un alimentatore da banco (di quelli cinesi). Imposto 7,4 volts e 5Ampère (di più l'aggeggio non mi lascia impostare). Il motore gira ma la tensione droppa a 2,4 volts, girando poi ad una velocità ovviamente insufficiente per aspirare. Dalla legge di ohm l'assorbimento dovrebbe arrivare a 12/13Ampère. Siamo sopra la capacità del BMS che ho scelto a caxo! Ora dovrei cercarne un BMS 2S da 7,4 volts 20A (non più di due litio in serie che non c'è posto per alloggiarle più di due). Allora? Che faccio? compro? butto tutto in discarica e mi concentro su cose più utili? Rinuncio al litio e compro delle Ni-Cd di ricambio da impaccare? Cheffaccio?

Stay tuned. Alla prossima.

P.S. il coniglio bianco si mangia la carota. Ripeto: il coniglio bianco si mangia la carota.

giovedì 24 giugno 2021

Philips QC5370 rasoio elettrico (sostituzione batterie)

Prendi, porta a casa e quando hai un minuto provi a riparare... Un rasoio elettrico Philips QC5370. Due anni fa un ciclo di manutenzione ed un (fallito) tentativo di apertura, troppo alto il rischio di spaccare qualcosa. Molti mesi fa, dato che le batterie erano "morte" ed occorreva usarlo col cavo, il proprietario decide di sostituirlo con un altro modello. L'occasione è ghiotta per tentare di aprirlo senza paura di rompere qualcosa, ed avevo ragione. L'apertura di questo ciòttolo è un delirio. La complicazione maggiore è data dal fatto che il rasoio può essere sciacquato sotto l'acqua corrente del rubinetto, per cui l'ingengère ha deciso di "sigillarlo" per bene con una guarnizione posta alla giuntura delle due valve che compongono l'apparecchio. Non pago di questo magistrale incastro, sto progettista decide anche di fissarla con 4 viti (quattro!!), il design ad onda del creativo progettista fa il resto. Le prime due viti sono a vista, le altre due, per toglierle, occorre aprire....solo che per aprire bisogna applicare una torsione, tirando, per sfilare una delle due conchiglie incastrate al terminale di ricarica.... io non ce l'ho fatta... ho rotto la guarnizione e col cacciavite ho un pò rovinato i bordi. Le parti proprio non ne volevano sapere di aprirsi. 

Questo mi insegna, se ci sarà una prossima volta, che un eventuale riparazione va accettata solo se il "cliente" è consapevole che l'attrezzo non tornerà come nuovo, almeno esteticamente. Nel rimontare il tutto mi sembra di aver dimenticato un pezzo... credo, non sono sicuro se è del rasoio o di qualche altro apparecchio (sì, a volte sono leggermente disordinato). Ad ogni modo alla fine ce l'ho fatta. 2 batterie Ni-mH sostituite. Quelle originali da 750mAh con due da 900mAh, così abbiamo una durata maggiore ed un minor ciclo di ricariche che le ammazzano col tempo. Soddisfatto? non molto, non fosse per la difficoltà di apertura e riassemblaggio e per everlo leggermente danneggiato (ma tant'è che era un esperimento per eventuali future riparazioni "professionali"). Lo rifarei? non so...forse per risparmiare (ho speso in tutto 7 euro) e boicottare le discariche. Ora il rasoio non è più a tenuta stagna, ma...lo era davvero? non ho notato particolari accorgimenti nel sigillare il perno del motorino. Di convertire il rasoio con batterie al litio nemmeno a provarci... non c'è posto all'interno, almeno sino a quando non troverò delle batterie al litio delle dimensioni AAA.

Ad ogni modo, il rasoio ora funziona con l'autonomia necessaria, senza fili e senza cavi che tanto ingombrano quando faccio anche il barbiere a tempo perso in cambio di un pasto caldo. Alla prossima. 

P.S. La trota nuota in acqua corrente. Ripeto: La trota nuota in acqua corrente.

DELL PT434 E6400 Li-Ion Battery (autopsy)

Mi appunto qui un pò di pensieri al volo, a futura memoria, nell'analizzare la batteria di un portatile DELL Precision M4500. Questa batteria, in particolare, l'ho ordinata nuova presso un rivenditore su e-bay, attratto dal prezzo conveniente. Subito ha presentato un problemino: non si ricarica, per cui, una volta esaurita è diventata un ingombrante mattone. Il rivenditore, onesto, alla segnalazione e senza esitare ha proceduto con il rimborso immediato, senza nemmeno discutere... fosse stato un italiano sono convinto che a distanza di anni saremmo ancora qui a litigare, ma veniamo a me. Batteria maggiorata PT434 E6400 da 7800mAh/80Wh Li-ion (per laptop DELL Precision M4500). All'interno un pacco batterie 18650 3S 3P, ovvero tre gruppi in parallelo posti in serie da tre: 12 volts. Il BMS (la basettta di gestione della carica/scarica) riporta nelle serigrafie i valori intermedi del pacco, per cui credo proprio che lo ri-utilizzerò in qualche progettino al volo.


All'interno un totale di nove batterie Li-Ion 18650, di colore viola, con scritte e sigle serigrafate:

  • Cylindrical - Lithium Ion Cell 20181208 - SZNS ICR 18/65-2000mAh 3,7/4,2V - 7.4Wh GL5L11EL878401 - Made in china R-41047147
  • 3,7V 7,8Wh INR18650E 20EEBJ30A10YOC (più un barcode)

L'ultimo numero dovrebbe essere una sorta di seriale in quanto cambia ed ogni elemento. La sigla INR18650E dovrebbe darmi indicazioni aggiuntive. La prima lettera I indica "built-in lithium ion" (e questo s'è capito), la C indica Cobalto (si ma dove?), la R indica che è cilindrica (ma va?), 18650 è il form factor (diameter of 18mm and a height of 65mm) ma la E finale proprio non ho trovato cosa significhi. 

In rete  ho trovato poco o nulla che combaci perfettamente e mi potesse aiutare con un datasheet, probabilmente sono batterie "custom" (almeno questa è la mia opinione).

Dai dati possiamo almeno avere le specifiche base. La tensione misurata con un trester ne rivela un paio a 1,8 volts mentre le altre a 1,75 volts e rotti... poco, troppo poco. Sotto i 2,4 volts interviene il BMS per evitare la scarica eccessiva, soglia sotto la quale le batterie potrebbero rovinarsi fisicamente. Nel mio caso però considero che la tensione così bassa sia dovuta al fenomeno dell'autoscarica e non ad un uso eccessivo (uso che in realtà non c'è stato se non per un unico utilizzo)... per cui presumo (da buon ottimista ingenuo) si possano ancora recuperare. Al momento ho un carica batterie per le Ultrafire protette... non credo sia uno di quelli "intelligenti" per la rigenerazione o per i cicli di carica "da zero" ma spero possa funzionare, al limite tengo la carica presidiata controllando periodicamente surriscaldamenti, perdite di elettroliti o cenni di rigonfiamento... speriamo bene, al limite brucio tutto e ricompro il nuovo (con che soldi non lo so perchè li ho proprio finiti). Se riuscissi a recuperarle, potrei usarle anche per svapare ma soprattutto per l'aspirabriciole in fase di conversione dal Mi-Cd al litio....

Ma vediamo il BMS in dettaglio. Sul retro, la parte senza componenti, compare una sigla: DELL E6400 DD20140417309 R5 mentre in prossimità del connettore di ricarica ed alimentazione, vediamo serigrafati i segnali. 

P- P- ID NC P- C P+ P+ 

così, misurando esternamente le polarità o la continuità del P- è possibile scovare gli altri pin senza bisogno di aprire e distruggere la batteria. Provo a buttarla lì... ID e C sono rispettivamente SDA e SCL del protocollo I2C, per esclusione e deduzione logica.

Lato componenti notiamo la barra a led ed il pulsantino per verificare al volo lo stato di carica della batteria. In corrispondenza delle piazzole di alimentazione vediamo le tensioni applicabili, da zero a 12 volts, con 4 ed 8 intermedi per la serie. F2 è un fusibile (F1 risulta non presente), R13 è una resistenza di sense e serve al processore per misurare la caduta di tensione in funzione della corrente. Q1 e Q2 sono due integrati siglati 4437P, mosfet P- channel 30 volts tra drain e source e 11 - 14 A. 4 pin, dal 5 all'8  sono in comune da un lato come i pin 1,2,3 dall'altro (Drain e Source). Il Gate è il pin 4. RT1 dovrebbe essere il termico ma questo modello di batteria sembra che non lo preveda. Le piazzole infatti sono pulite, segno che non è mai stato saldato allo stampato. U1 è il processore che governa il BMS e dialoga con il PC, molto probabilmente attraverso il protocollo Smart Battery SMBus. La sigla che si legge è A2170 - A06077001G - 1821 ma una ricerca in rete non ha dato risultati soddisfacenti. Di solito l'ultimo numero è una data di produzione. Seguire le piste? naaa, quasi impossibile per un multi strato...quasi ma forse non ne vale la pena...per ora. Probabilmente si tratta di un chip proprietario e le sue specifiche non sono disponibili (maledetti, cosa abbiamo fatto di male?). Ci si auspica che, almeno per le parti obsolete, i produttori rilascino le informazioni tecniche. Chi lo farà per primo diventerà il mio fornitore preferitissimo. 

Ad ogni modo, avendo a disposizione il connettore serigrafato, si può tentare con un microprocessore (tipo un Arduino Mega o un Raspberry) a tentare di leggere e scrivere dati da/verso il circuito. Sarà una bella sfida da mettere in cantiere.

Aggiornamenti qui, stay tuned. Alla prossima.

P.S. la lupa è a secco. Ripeto: la lupa è a secco.

martedì 22 giugno 2021

CAT V9041CR ventilatore (riparato)

Mi (ri)arriva per le mani un mega ventilatore a piantana, interamente in metallo scintillante... CAT ventilatore a colonna in metallo modello V 9041CR diametro pala 39 centimetri, 55 watt di potenza pura. Qualche giorno fa lo avevo riparato chiudendo le griglie con una soluzione fuori dal comune.

Purtroppo il proprietario non lo vuole buttare, altrimenti lo avrei fatto mio. A malincuore decido di riportarlo operativo. Cos'ha? un difetto di progettazione, a mio avviso un grave difetto. La base, internamente, è dotata di un peso per tenerlo stabile alla massima velocità, che quando lo si accende al massimo (velocità III) le tende di casa svolazzano come in balia ad un tifone tropicale. Il peso, altro non è che della sabbia con una percentuale minima di cemento, oppure è della volgarissima malta da muro... non ho capito bene che materiale sia, ma, fatto sta che... si sbriciola e si frantuma con estrema facilità. Il materiale è racchiuso da uno strato di plastica sottilissima, che si spezza facilissimamente con le mani, si frantuma. E così, basta appoggiare a terra il ventilatore una volta di troppo, che con il tempo il peso si frantuma in mille pezzi, pregiudicando la stabilità del ventilatore stesso, specie quando è configurato alla massima altezza. 

Francamente sono rimasto davvero stupito della soluzione adottata, non me lo sarei aspettato e ancor più francamente, è come indossare una scarpa ed una ciabatta. Un bel ventilatore, solido e potente con una ciambella di sabbia che si sgretola in questo modo... ben otto bulloni per fissare l'asta alla base di metallo, otto! Otto bulloni ancorati alla sabbia... ma chi c*zzo è il progettista? mammolo dei sette nani? Non ha previsto sto demente di ingegnère, laureato per corrispondenza
durante uno sciopero delle poste, che il ventilatore viene preso per l'asta e spostato in giro per le stanze? Potevi metterne anche ottanta di bulloni imbecille!, la sabbia non tiene lo sforzo meccanico.... magari il cemento puro si, ma la malta da muro NO! Cretino!

Vabbè, che si fa? Una base nuova ovviamente, tempo e soldi ce li mettiamo noi dopo averne spesi una parte per un ciòttolo mal progettato. Fortunatamente, qualche tempo fa, ho disassemblato un tapis roulant, di quelli meccanici senza motore, acquistato usato ma inutilizzabile per lo sforzo da fare per "camminare"... dal mucchio ho selezionato il volano dove era attaccato il magnete per l'odometro, il misuratore di distanza. Perfetto. Già lo avevo massacrato per togliere il cuscinetto (sto costruendo un carrettino da giardino con un vecchio portabagagli da camper ed una carriola con le parti di un e-scooter). Ora è tempo di riutilizzarlo.

Un pò di passate con il flessibile e disco grana 40 per togliere una flangia (ho il tornio troppo piccolo per questo), 8 fori con una punta affilata (e c'è posto per altri 4 fori), 4 bulloni nuovi (più lunghi) ed il peso è assicurato. Dato che i bulloni mordono sul metallo (e non su un blocco di malta), ne ho utilizzati solo 4 e non OTTO con relative rondelle!

Collaudo ok, alla massima velocità e massima altezza. Direi che sono soddisfattissimo per un oretta di lavoro. Ora il ventilatore è tornato a fare il suo lavoro, ovvero ventilare. Speriamo che non emergano altre sorprese. Ah, se avete in programma di acquistarlo, trattate sul prezzo.... vale la metà, ma anche meno. Alla prossima.

P.S. il lupo perde il pelo, la gallina canta. Ripeto: il lupo perde il pelo, la gallina canta.

Ventilatore O.ERRE type SPECIAL 300/12" (restaurato)

Un ventilatore vintage, tornato a nuova vita e sottratto al RAEE ed alle multiutility del male, è sempre una buona notizia. Stavolta è toccato ad un ventilatore O:ERRE da tavolo, da 12 pollici, tornato come nuovo, probabilmente dopo sicuramente più di 20 anni di utilizzo... dai tempi in cui l'azienda lo produceva, la stessa ha fatto notevoli progressi in campo tecnologico. Spero solo che ancora oggi producano cose fatte per durare... una visitina al sito non guasta.

Lo smontaggio non andrebbe nemmeno documentato, tanto è banale alla portata di un unano medio: 4 viti alla base, alcuni collegamenti da tagliare (quelli dell'interruttore selettore delle tre velocità), i morsetti del cavo di alimentazione, la vite che tiene la testa del motore... insomma, tutto si può ridurre ai minimi termini, per poter lavare le parti lavabili, lubrificare gli ingranaggi ed i meccanismi, togliere l'annerimento delle polveri sottili, ecc.ecc.

L'unico componente che necessiterebbe un ritocco è la griglia di protezione dell'elica, bianca, che presenta alcuni punti di ruggine (appena, appena, poco, poco). Basterebbe una bomboletta di acrilico bianco, magari tonalità panna o leggermente giallina per lasciare il tono vintage dell'elettrodomestico... uso il condizionale, non ho  nemmeno i soldi per mangiare ma ho un sacco di tempo per fare felice una donna che come me non naviga nell'oro... missione compiuta, così il vostro pianeta merdoso, sporco e puzzolente può contare almeno due persone felici  in più delle poche che ha.  Alla prossima. 

P.S. Eolo cerca Pisolo. Ripeto: Eolo cerca Pisolo.

Black & Decker FV7201-H1 (fatwa!! - parte 3)

Ecco, lo sapevo, le parti "custom" sono una scusa per respingere delle legittime richieste di dati tecnici delle apparecchiature sulle quali si rivendicano dei diritti di proprietà (e di riparazione). Ma andiamo con ordine. Nel post precedente ho paventato la possibilità di richiedere le specifiche tecniche del motorino dell'aspirabriciole Black & Decker FV7201-H1, che riporta nel corpo metallico la sigla 63403 Johnson 3D3911. Il produttore mi risponde avvisando che non riesce a trovare a catalogo il codice indicato, lasciandomi perplesso sul perchè abbia sentito la necessità di stampigliare il proprio logo e dei codici sull'oggetto.


Purtroppo non risco ad identificare il motore con il code indicato, ha una foto da mandarci ?

Potrebbe darmi qualche dettagli in più relativamente al progetto e all'applicazione a cui sta lavorando ?

Grazie

Anna, solerte e gentilissima impiegata, chiede lumi in merito, ai quali prontamente rispondo, pervaso da un senso di fiducia e riconoscenza per un azienda che trova il tempo di rispondere a me, povero utente medio. Un paio di foto, descrizione dell'oggetto e spiegazione del "progetto". La risposta è disarmante:


il motore in questione è un vecchio modello custom di cui non possiamo fornire documentazione.
Qualora stesse lavorando ad un nuovo progetto per lo stesso clienti finale, la prego di fornirmi maggiori dettagli ed i volumi stimati e le faremo sapere.
Grazie e buona serata 

Grazie al piffero!  Sono incappato in un segretissimo segreto industriale?? Un informazione strategica la cui divulgazione potrebbe mettere in crisi un colosso degli elettroutensili? Un dato di primaria importanza su cui poggia il successo della mega multinazionale? 

Deluso e francamente un pò "indisposto" dall'atteggiamento del fornitore, seppur in parte comprensibile, provo a formulare delle ipotesi frutto della mia mente bacata:

  1. La B&D ha ordinato (una tantum) migliaia di motorini alla JE, previa contrattazione al ribasso, ovviamente, su delle parti già a listino, chiedendo al fornitore una sorta di "esclusiva", dei "diritti" di non precisata natura, dei patti di "segretezza" sulle caratteristiche di un oggetto a listino.
  2. La B&D vende il motorino come parte di ricambio e pertanto non desidera che i riparatori fai da te possano risparmiare rosicchiando il loro fatturato .
  3. il motorino è OEM  acronimo di Original Equipment Manufacturer, cioè “produttore di apparecchiature originali” ovvero un'azienda che realizza prodotti, parti o componenti utilizzati poi da altre società definite “casa madre” che vi appongono il proprio logo sopra
  4. La B&D ha veramente richiesto un motorino "custom", personalizzato, fuori specifiche e pertanto desidera tenerle per sè in quanto frutto del proprio intelletto.
  5. Anna non aveva voglia di scartabellare negli archivi dei progetti ed ha preferito tagliare corto.
  6. Anna ha seguito specifiche e precise policy aziendali di non divulgazione.  

Qualunque sia la risposta, giusta o sbagliata che sia, ho preso una serie di decisioni:

  1. Mai più prodotti B&D a casa mia
  2. Mai più frequenterò ferramenta o Brico vari che espongono i prodotti B&D
  3. Mai più riparerò prodotti B&D , e se del caso, procederò con la sostituzione dei componenti interni con altri di marca diversa (anche se cinese)
  4. Mai più prodotti Johson electric nei miei progetti di retrofit (ed ovvia sostituzione delle parti JE con altre marche). 
  5. Divulgazione capillare e social, di queste discutibili policy di marketing, foriere dell'usa e getta, controproducenti per le nostre tasche e per l'ambiente
  6. Fatwa globale e perenne alle due aziende! 

Se siete così gelosi delle vostre cose... tenetevele!

Ecco, ben vi sta. siete finiti nel mucchio delle aziende "fatwate" che snobbano unamico ed i clienti tutti. Così facendo, l'unico risultato che avete ottenuto è quello di spingermi ad eseguire delle misurazioni tecniche per scoprirle da me ste benedette specifiche segretissime. ah... nulla mi vieta a sto punto di cercare un motorino "cinese" così l'apparecchio diventa mio "custom" al 100%

Che la maledizione si propaghi come le pulci su mille cammelli. Non esiterò a sconsigliare, con solide motivazioni, l'acquisto o utilizzo dei vostri prodotti, consapevole che non fallirete e non andrete in rovina... sino a quando i vostri concorrenti si accorgeranno di questa vostra debolezza e vi spazzeranno via. Auguri, buona vita. Alla prossima.

P.S. le pulci sono scappate dal circo. Ripeto: le pulci sono scappate dal circo.

venerdì 18 giugno 2021

Black & Decker FV7201-H1 (riparazione - parte 2)

Mentre aspetto mi arrivino dalla cina alcuni pezzi, cerco di appprofondire l'autopsia sull'aspira briciole Black & Decker attualmente dissezionato ai minimi termini sul tavolo del bunker lab (vedi prima parte Black & Decker FV7201-H1). Ne approfitto per lavare le parti plastiche, con acqua e sapone, dalla micro polvere che le annerisce all'interno, già che ci sono, nel miraggio di riportarlo a nuovo. La cosa figa è che tutte le parti sono separabili ai minimi termini, senza trucchi o trabocchetti meccanici che tanto complicano la vita a tecnici e riparatori.

Ho deciso di approfondire un dubbio che mi è venuto. Le batterie incluse sono completamente morte, zero volts. Nell'iniziare a pensare ai dati tecnici per progettare un carica batterie al litio, ho necessità di alcuni dati aggiuntivi e con l'occasione misuro la tensione di alimentazione dell'alimentatore a muro in dotazione.

L'alimentatore: I dati di targa stampigliati nel contenitore plastico del trasformatore  indicano 10Volts AC mentre la misurazione col tester mi dà 12 volts AC... poco male. All'interno della base di ricarica dell'aspirabriciole non c'è alcun regolatore, nulla... la tensione a 12 volts alternata viene applicata direttamente alla basetta switch, raddrizzata a semionda da un diodo 1N4001S (1A general purpose silicon rectifier) ed applicata direttamete ai capi delle batterie in serie... nient'altro... e poi viene da chiedersi come mai certi elettrodomesticfi a batteria durano poco... mi sarei aspettato qualcosa di più serio, magari minimale, ma almeno un limitatore di corrente di ricarica con un vetusto LM317 mi pare il minimo sindacale. Vabbè, meglio così. Ad una misurazione del diodo, scopro che è interrotto (guasto) e si spiega come mai le batterie sono morte del tutto, nonostante l'apparecchio sia rimasto attaccato in carica per lungo tempo... forse le batterie sono ancora buone...

Black & Decker switch FV7201

Il motore: La dicitura stampigliata riporta 63403 Johnson 3D3911 con diametro esterno di 35mm. Una rapida googlata mi restituisce una serie di motorini di varie sigle con caratteristiche diverse ma alla fine si trova il sito ufficiale del produttore (link al produttore Johnson Electric ). Ovviamente la sigla stampigliata sul motore non corrisponde a quelle riportate a catalogo ed occorre andare un pò ad intuito. L'unico che si avvicina come caratteristiche dovrebbe essere il seguente:

  • part number HC613G-011
  • diametro 35,8mm 
  • 7,2Volts 
  • Stall Torque nMn 198,0 
  • no load speed 27500 rpm
  • 143Watt

....ma non mi pare corretto... 143 watt a 7,2 volts P=VI I=P/V = 143/7,2= 19,86A non mi pare questo, 20 ampère? 27mila giri? Mi pare tantino, per cui scrivo direttamente al produttore per avere il Datasheet che mi servirà per tunizzare al meglio l'alimentatore, le batterie, e di conseguenza il circuito di ricarica... se non mi risponderà, proverò con misure dirette.  Nel frattempo mi sto divertendo con google translate, che a volte ne combina davvero di divertenti.

Ah...questo post è provvisorio, frutto di ragionamenti liberi e quasi certamente sbagliati.... retrofit in corso...stay tuned (parte 3). 

P.S. La gatta è morta. ripeto: la gatta è morta.

giovedì 10 giugno 2021

Rasoio Microtouch (riparazione...impossibile)

Forse esagero... anzi, no... esagero proprio e documento l'operazione a titolo di mio promemoria, per attestare la mia precaria salute mentale. Era da un pò che volevo riparare il mio micro rasoio cinese Microtouch. Davvero micro, con una batteria AAA, comodo e sempre a portata di mano per i ritocchi dove i normali regola barba non arrivano. Pagato poco meno di 4 euri, per un pò ha fatto il suo sporco dovere. 

Ad un certo punto è saltato il pulsante a slitta di acccensione... per fortuna riesco ad evitare che finisca nelllo scarico del lavandino... di un rasoio che resta sempre acceso e che per spegnerlo devo togliere la batteria non ci faccio molto... che sarà mai? un pò di colla e via. Invece no. 

La slitta era fissata ad una lastrina metallica con due micro forellini che ospitavano due micro pioli di plastica fusi all'interno... l'unica colla che potrebbe dare dei risultati sarebbe un epossidica bi-componente.... applicata in microdose con una precisione chirurgica, non senza smontare completamente l'aggeggio...  4 viti e l'apparecchio si apre ma la strada della colla sembra inapplicabile...che sarà mai? Mica mi scoraggio per così poco.

Risolvo con il mio potentissimo kit ripara plastica Workzone, preso in offerta all'Aldi a 9,99 euri  (scontato per confezione rovinata dai soliti unani che toccano tutto)... invece no... il kit spacciato per "ripara plastica" ha in dotazione dei cubetti colorati ed una punta riscaldante con due batterie AA... in realtà mi sono fatto fregare come un pollo... i cubetti non sono plastica da fondere ma sono solo... cera colorata!.... resistenza meccanica di una candela.... caxo! Inoltre i cubetti di cera non vengono venduti a parte, per cui una volta terminati bisogna arrangiarsi.

Ben mi sta! Avrei dovuto cogliere, all'acquisto compulsivo, lo sguardo scettico della mia compagna, con tanto di sopracciglio sollevato, contrapposto alla mia espressione idiota di chi è pronto a riparare l'impossibile e pronto con la chiosa: " tiè! te la faccio vedere io chi ha ragione alla fine!". Già mi immaginavo la scena.... Accipicchia, si è rotta la plastica, me la aggiusti? Certo che si amore mio (he he he)... invece no, stavolta ho fatto la figura del cretino.... me ne ricorderò concedendo il classico "te lo volevo dire!".

Ci provo comunque ma niente.... la cera colata nei forellini della slitta metallica non si fonde bene e non si salda al pulsante... che sarà mai? mico mi scoraggio per così poco... provo a  ricostruire i piolini fondendo dell'ABS e con una micro lima diamantata li sagomo...ci provo.... macchè... micro meccanica di super precisione non disponibile. Non restano molte soluzioni super fantasiose, che l'orgoglio sta salendo a livelli preoccupanti.

Alla fine vince la scazzatura con a corollario "non ho così tanto tempo da perdere" ed in fin dei conti posso rinunciare alla modesta cifra spesa ed imparare una lezione importante: 

il fatto che una cosa costa pochissimo non giustifica mai l'acquisto privo di reale necessità.

Mi resta un motorino da 1,5 volts, un led bianco, due micro lame a seghetto, una basetta con un paio di transistor smt, un induttanza (eh?) ed il mucchio di ciarpame tecnologico che aumenta nella speranza si possa riutilizzare qualcosa.

Mi arrangerò con le mie fedelissime ed affilatissime forbicine professionali, mano ferma e pazienza. Alla prossima.

P.S. il facocero è nel recinto, la nutria non salta. Ripeto: il facocero è nel recinto, la nutria non salta.

Chiusura griglia protezione Ventilatore a colonna CAT (riparazione)

Iniziano, in ritardo, le prime ondate di calore ed è tempo di tirar fuori i ventilatori riposti a fine estate nei più impensabili anfratti di casa, giusto per non ingombrare quando non utilizzati. 

Solitamente, a fine estate, i ventilatori presentano i soliti acciacchi. Polvere accumulata, numero di giri ridotti, a volte guasto al condensatore del motore, crepe e rotture della base o della striscia che tiene unite le due valve di protezione. Qualsiasi sia il problema che si presenta, i più (me compreso) decidono di procrastinare la riparazione a quando sarà veramente necessaria, sperando che, quando sarà, si abbia la disponibilità economica per buttare il vecchio e prendere magari l'ultimo modello senza pale (sperando abbia meno bisogno di manutenzione e meno problemi). 

Oggi è ora. La strisciolina di plastica rigida che tramite un meccanismo di tiraggio a vite, tiene unite le due griglie di protezione delle pale, è spezzata e necessita di sostituzione. Ovviamente il pezzo di plastichetta non viene fornito come ricambio, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che la politica dell'usa e getta è ormai imposta dai produttori che difendono esclusivamente i propri interessi a scapito di noi utenti e dell'ambiente, quest'ultimo ormai ridotto ad uno schifo per colpa di tutti. 

Ad ogni modo occorre (per cronica mancanza di fondi) ripristinare la funzionalità della parte rotta, ma... come procedere? Ci si possono inventare vari sistemi non necessariamente alternativi l'uno dall'altro:

  1. Colla (quale?)
  2. Nastro adesivo (quale?)
  3. Fili metallici di rinforzo affogati della plastica (come?). 

Dipende dal risultato che si deve ottenere. Incollare di testa due parti plastiche con una superficie di contatto di pochi millimetri, che dovrà essere soggetta a trazione (pur modesta) non sembra da sola la miglior soluzione, anche se si volesse utilizzare l'epossidica bi-componente. Diciamo che se si utilizza, oltre alla colla, il metodo 2, anche una colla generica per plastiche rigide può andare bene, rispettando scrupolosamente le indicazioni del produttore (parti asciutte, pulite e sgrassate con acetone, tempi di asciugatura, ecc...)

Per le ragioni che precedono, è imperativo utilizzare, in aggiunta, del nastro adesivo di rinforzo sfruttando una superficie di adesione più ampia. In questo caso il migliore, per robustezza meccanica, è il nastro di alluminio adesivo, sopra al quale poi incollare del nastro telato, magari dello stesso colore della plastica, per rispettare l'esigenza estetica di chi non vuole apparire come il solito barbone che usa cose rotte e riparate (ma perchè poi dovrei vergognarmi?).

Affogare poi dei fili metallici di rinforzo nella plastica, offre una soluzione quasi definitiva al lavoro di riparazione.  E' sufficiente procurarsi del filo elettrico (rame, costantana, khantal, nikel...) che andrà posto perpendicolarmente alla linea di frattura e sul quale far passare una corrente elettrica sufficiente a renderlo caldo quanto basta per sciogliere la plastica, in modo che il filo stesso riesca ad affogarsi dentro. Una rifinitura con carta vetrata e se si vuole un pò di stucco (quello per la carrozzeria andrà benissimo) renderà il lavoro invisibile (comunque poi coperto dal nastro adesivo). 

Personalmente ho optato per i primi due metodi, assieme, utilizzando una colla generica per plastica rigida, a solvente,  uno strato di alluminio adesivo ed uno strato finale di nastro telato (per nascondere l'alluminio e rinforzare ulteriormente la giuntura). Il filo metallico affogato preferisco riservarlo alle parti soggette a maggior sforzo, tipo le gambe di un cavalletto fotografico per intenderci.  Funziona? Si, devo dire di sì.

Se l'oggetto riparato si romperà nuovamente... sarà in un altro punto, maledetti oggetti di plastichetta da pochi soldi. Alla prossima.

P.S. la chioccia ha fatto 3 uova. Ripeto: la chioccia ha fatto 3 uova.