giovedì 10 marzo 2016

Vibratory Tumbler...epic fail (parte 1)

Caxo!! mi sto costruendo un vibratore a cestello per togliere la ruggine da bulloni, dadi, chiodi ecc... che col tempo si accumula causa l'umidità del garage senza riscaldamento.
L'accumulo di ferramenta e minuterie varie è dovuto al fatto che dal ferramenta, se ti servono 4 dadi da 8, te ne danno una confezione da 25. Gran litigate a coltello con conseguenti minacce di boicottaggi e flash mob non sortiscono grandi effetti su quei peracottari ignoranti. Al brico è ancora peggio... self service... se prendi 4 dadi da 8 te li fanno pagare un euro mentre se prendi una loro scatoletta e la riempi di un pò di tutto sino a quando è piena, te la fano pagare un euro, più un altro euro per la scatoletta.... bastardi, per cui tanto vale riempirla di cose inutili che regolarmente restano per anni ad arrugginire (consumisti bastardi).
Comunque, mi ritrovo un set di molle di acciaio, provenienti da un materasso di una volta.... che ci faccio? Nel post precedente mi ero riproposto di costruire un agitatore per i barattoli di vernice... la base è pronta. Recupero un vecchio motorino in cc a 12Volt di una sirena da auto (quelle che negli anni 80 i tamarri installavano nelle alfasud). Al momento di provarlo con un alimentatore ATX da PC mi accorgo che qualcosa non va... le spazzole non fanno contatto...manca una mollettina spingi spazzola. Poco male, assomigliano molto a quelle recuperate dai vecchi lettori di floppy disk. Non è un contatto perfetto ma sembra funzionare. L'alimentatore ATX però non va bene. Allo spunto si spegne come se l'uscita fosse in corto... 6 A nominali a vuoto, chissà quanti allo spunto, di più credo. Allora prendo una batteria... funziona ovviamente, a scatti dato il cattivo contatto delle spazzole ma non è quello che volevo. Peccato... devo rifare tutto il supporto non appena trovo un motorino asincrono a 220... occhio ai ventilatori che se ne trovo uno diventa mio (esproprio proletario). La lezione appresa è la seguente: mai costruire un supporto motore se prima non lo si è collaudato.  Si lo so sono un deficiente, è scritto in testa al blog. 
Comunque... sto pensando di fissare in qualche modo la levigatrice orbitale e vedere se in qualche modo si può risolvere... forse. Nel frattempo devo procurarmi uno stampo per dolci, quello che fa le ciambelle col buco (un toroide! massaie ignoranti)... è perfetto per quello che devo fare. Poi devo pensare all'abrasivo... sabbia di fiume? sassi? ghiaino? spezzame di marmo?... boh... esperimenti in vista. Alla prossima. 

P.S. Il merlo non cinguetta. ripeto: Il merlo non cinguetta. 

mercoledì 2 marzo 2016

DIY Blackboard

Eccola, finita. Il fondo di un mobile da cucina, un asse in pino per la copertura delle pareti (tipico di certe case o rifugi in montagna), della tinta lavagna, un gancio per appenderla ed un gessetto recuperato dai tempi delle scuole elementari (qui non si butta nulla, si ricicla e si riusa TUTTO), più un pezzetto di lamierino di ottone che proprio non mi ricordo da dove l'ho recuperato.
In realtà è un esperimento, un epic fail a dirla tutta, ma piace tantissimo alla mia compagna... regalo!
Il problema è stata la tinta lavagna, presa in occasione di una visita dal fornitore, quando l'estate scorsa mi è venuta l'idea di ridipingere le scale interne... sono pure pittore. 
Un barattolo...14 euro, una sassata nei maroni, ma l'idea mi piaceva. In realtà sono stato un vero coglione, vittima di un impulso alla spesa non controllato. Avrei potuto risparmiarli in quanto c'è un metodo pratico per farsela in casa... vabbè, si impara. Il problema di quella acquistata? Credo che quel barattolo sia rimasto per troppo tempo sullo scaffale del negozietto, dai tempi delle guerre puniche. Un blocco nero quasi solido ed il liquido tutto attorno... ho dovuto agitare emescolare non poco per tentare di sciogliere e riportare alla consistenza cremosa originaria (più l'idea di fare un agitatore elettrico...). I grumi rimasti hanno fatto la loro parte. La base poi non l'ho carteggiata e complice lo strato abbondante di tinta, ha iniziato a screpolare all'asciugatura e staccarsi in vari punti. Tecnicamente un esperimento fallito. 
Ma, qui non si butta nulla... carteggio la superficie in modo da renderla più liscia possibile, poi alla fine uno strato di flatting impregnante per colmare le crepe, una mano finale di vernice satinata e la lavagna funziona. La polvere nera dopo la carteggiatura l'ho mescolata con la vernice per dare alla cornice una splendida tonalità "anticata" scura (il pino è pallido), sulla base ingrigita trattata all'aceto. Esteticamente il risultato finale è gradevole, grezzo, un pò vintage, non male tutto sommato, anche se desideravo una superficie più liscia per scriverci tutti i giorni l'elenco delle cose che mancano in cucina (il cibo di solito, ho fame). 
Come esperimento iniziale non è malaccio dai, ho intenzione di proseguire e farne altre, magari con la tinta lavagna fatta da me, ricetta in elaborazione. La prossima volta che passo accanto ad un azienda di produzione biliardi o magari nelle vicinanze delle cave di lavagna, mi fermo e vado a frugare negli scarti, come un barbone affamato però di materiali di scarto da resuscitare, a cui dare la giusta dignità. alla prossima. 

P.S. Il pino è pallido. Ripeto: Il pino è pallido

giovedì 25 febbraio 2016

Forno fusione elettrico (Klim parte 2)

Bene, la copertura posteriore è ok, niente male. L'ho rimontata senza metterci la lana di roccia originariamente presente. Ero troooppo ansioso di provare. Accendo il tutto, inverto i fili della termocoppia e con il termometro laser (preso al lidl) aspetto che la temperatura salga. Immediatamente mi accorgo che la parete destra è fredda. Dannazione! la resistenza è parzialmente interrotta. Le altre due invece sembrano funzionare (quella superiore non so se deve scaldare o meno, ma non ho ancora verificato). Temperatura massima raggiunta? poco più di 200 gradi, un pò pochino per l'uso che ne devo fare. Il fondo scala dello strumento frontale arriva a 1000 gradi. Me ne basterebbero 750 per fondere il vetro. 200 gradi sono davvero troppo pochi, giusto per il rinvenimento dell'acciaio dopo la tempra, ma di temprare con questo fornetto...nisba!. Peccato davvero. Ora lo metto da parte. Smontare la parte con i mattoni refrattari non è uno scherzo. Sostituire la resistenza?? mmm... boh. Spero si possa tirare la molla ed agganciarla in qualche modo (al momento non mi viene in mente nulla. Vedremo in futuro, nei ritagli di tempo. Ora mi metto a fare una lavagnetta da cucina, per liberarmi della vernice ardesia presa qualche mese fa. Alla prossima.

P.S. il fabbro ha finito il carbone. Ripeto: il fabbro ha finito il carbone.

AGGIORNAMENTO: ripreso in mano il forno e la brutta sorpresa si manifesta. Ho aperto la camera riscaldante... ruggine, ruggine dappertutto!. Quattro resistenze interrotte e di sostituirle... nemmeno per scherzo, sono affogate nella malta refrattaria. I mattoni...quasi disintegrati... praticamente da buttare e rifare completamente. Tanto vale tenere solo la base con termostato a termocoppia e rifare il forno. Per ora, no, niente soldi, niente ricerca, niente realizzazione (ma la cosa è fattibilissima). Credo che recupererò le mattonelle integre per lavori di saldatura (alluminio ed ottone, brasatura forte). Per la base con il termometro analogico... vedremo cosa fare in futuro. Ciao