giovedì 2 luglio 2020

Mi sono rotto

No, è vero, mi sono davvero rotto, la schiena stavolta, con delle ripercussioni che spero non diventino permanenti. E così ho sperimentato cosa significa muoversi con la carrozzina. Ora capisco davvero le sofferenze dei disabili costretti a starci per sempre, un vero calvario. Muoversi è quasi impossibile. Per strada nemmeno a parlarne, fra buche, crepe, scalini inutili ma onnipresenti, pali e paletti, ostacoli vari, strettoie, salite e discese assurde. Dei mezzi pubblici nemmeno a parlarne. Per salire sul treno, nella carrozza dove troneggia il logo del disabile, occorre superare la voragine fra banchina e carrozza. Negli edifici poi è difficilissimo... gradini, scalini, arredo esagerato condensato in spazi troppo stretti. Negli uffici pubblici un pò meglio... ma arrivarci è una scommessa. Anche a casa tua ti accorgi di non aver mai pensato agli ostacoli per cui muoversi è davvero difficile, per non parlare di quando devi andare in bagno, coricarti, mangiare, lavarti... è tutto diverso il mondo se lo si vive da seduti su ruote. Ecco, dopo aver bestemmiato per le ciclabili e per la nulla considerazione verso chi si muove in bici, ora devo aggiungere anche delle nuove bestemmie verso chi non pensa agli altri diversamente agili.
E rinnovo l'invito a sindaci, assessori, politici, responsabili vari, presidenti, progettisti, architetti , geometri, luminari, capoccioni vari e dotti sapientoni: venite con me un paio di settimane a fare un giro in bicicletta, e poi un altro paio in giro in carrozzina, senza barare, a svolgere le quotidiane mansioni di un cittadino che cerca di sopravvivere ed arrangiarsi senza aiuti da nessuno. Magari veniteci senza soldi in tasca così facciamo un lavoro completo. Forse così è l'unico modo affinchè vi possiate rendere conto delle puttanate che dite quando dichiarate di essere dalla parte dei cittadini o di progettare opere a misura d'uomo. Dai, l'invito è sempre aperto, vediamo chi si fa avanti (se mai qualcuno si farà avanti). alla prossima.

P.S. Previsto maltempo in pianura. Ripeto: Previsto maltempo in pianura.

mercoledì 20 maggio 2020

E-cig holder (DIY experiments)

Da un pò di tempo ho cambiato totalmente modello di e-cig, abbandonando definitvamente la serie EGo, causa atomizzatori fragili al minimo starnuto. Con il cambio però ho dovuto inventarmi un porta batterie nuovo, per tenere sempre appeso al collo il dispositivo. Già, tenerle in tasca nemmeno a parlarne, si riempiono di pelucchi e se ci si siede si rischia di spezzare il costosissimo inalatore salva vita. Nel taschino poi decisamente no, se ci si china la si fa cadere a terra. Per non parlare poi di appoggiarla da qualche parte... tempo un paio di distrazioni ed inizia la ricerca...oddio, dove l'ho appoggiata stavolta?. No, è tempo di organizzarsi e costruire un qualcosa che possa essere appeso al collo in modo da poterla avere sempre a portata di mano, anche in auto senza che finisca nel buco nero fra un sedile e l'altro, assieme a centinaia di oggetti smarriti irrimediabilmente (chiavi, bottoni, batterie, monetine, scontrini, gettoni del carrello della spesa, chewingum usati, preservativi, lenti a contatto,  ecc.ecc.).
Di soluzioni ce ne possono venire in mente tantissime, dipende da molti fattori:
  • materiali disponibili in casa,
  • dimensioni di contenitori precedentemente destinati ad altri usi,
  • colore del materiale,
  • rigidezza del supporto,
  • facilità di lavorazione,
  • attrezzi a disposizione
e via dicendo. Ma vediamo cosa mi è venuto in mente nel giro di una mezza giornata.

E-cig holder prototipo 1
Prototipo 1: Decido di partire con delle cinghie di nylon, recuperate da alcuni marsupi di quelli che si portano in vita e da una borsa griffata, passata di moda da molto tempo, l'importante è che sia materiale di recupero a cui dare nuova dignità.
Inizio intanto a crearmi un modellino di legno, di dimensioni leggermente più grandi del mio dispositivo, giusto per evitare di creare un vano troppo piccolo nel quale l'e-cig si infilerebbe con difficoltà. L'idea è quella di creare un supporto minimale, una specie di sacchetto aperto, che lasci spazio per il cavo di ricarica, per la finestrella del display ed il pulsante di accensione. Ovvio, è un lavoro su misura ma non prevedo di cambiare modello a breve. Per unire le striscie, uso dei ribattini forati, così posso farci passare il laccio in cui infilare la testa. Con un punzone si praticano i fori nelle posizioni volute e si crimpano i ribattini con l'apposita pinza... la pinza... ovviamente in materiale fragilissimo che si rompe appena si inizia ad usare il suo punzone incorporato della misura esatta calcolata sui ribattini in dotazione.

Il primo prototipo mi viene troppo grande e il dispositivo balla all'interno. Forse potrà essere adattato ad un altro modello di batteria più grande che usa la mia compagna. Con la mia no, rischio di perderla. Ne realizzo un altro, con alcune migliorie, con le dimensioni più accurate e la cosa sembra funzionare alla grande (sto eseguendo il collaudo sul campo e sembra andare bene).

Prototipo 2
: Poi, spinto dalla fantasia, provo ad usade del "pellame" recuperato da una borsetta scippata ad un anziana per strada (no dai, scherzo), anche se il colore non mi piace, così provo anche ad usare il lucido da scarpe..uno schifo, meglio di no. Per chiudere l'involucro penso al velcro come soluzione semplice, adattabile e regolabile. La tenuta dipenderà da quanto bene e stretta lo si avvolge attorno alla batteria essendo il fondo aperto...l'attrito ci darà una mano... mancano ancora i fori per display e pulsante, da eseguire su misura. Pare funzionare, a patto di cucire il velcro e non tentare, come fatto inizialmente, di incollarlo con la colla artiglio... tiene ma non abbastanza per l'uso quotidiano. In mancanza nell'hack lab di una macchina da cucire, questo modello è un work in progress, in attesa che vada presso un altro laboratorio segreto dove poter completare il lavoro.

Prototipo 3: Ma non mi fermo qui. Voglio qualcosa facile da realizzare e replicare, esteticamente carino da vedere, semplice da utilizzare, adattabile a millemila modelli di e-cig. Recupero il rivestimento nero della mia mitica valigetta 24ore, acquistata con immenso sacrificio (economico) più di trent'anni fa da studente sbarbato e squattrinato (oggi le cose sono cambiate, la barba mi cresce). Non è pelle ovviamente (magari) ma è morbida, nera, flessibile, resistente. Si parte da un rettangolo alto quanto la batteria e lungo "un pò meno" della circonferenza della batteria. Tutto attorno, a intervalli regolari si praticano i fori e si ribattono gli occhielli. Con un laccio da scarpe poi si chiude il tutto, compresa la parte inferiore. Ho usato la legatura incrociata ma in rete si trovano un infinità di tutorial su come allacciare le scarpe, con effetti estetici davvero interessanti. Si può poi usare la fantasia nello scegliere i colori dei lacci, essendo molto vasta l'offerta. Io uso quelli neri, rigorosamente usati e mai buttati (tanto lo sapevo che prima o poi tornavano utili)... meglio scegliere quelli lunghi da anfibi, presto si fa ad accorciarli.
Prototipo 4: ne ho in mente altre di soluzioni ma per ora mi fermo qui.
Ora sto cercando dove cavolo ho messo quelle palline a molla che servono a fermare i lacci... so di averle conservate ma non ricordo proprio dove cavolo le ho messe... al limite mi inventerò qualcosa di particolare, per ora... annodo.
Ok, alla fine sono soddisfatto. So che qualcuno copierà le mie idee e le farà proprie in cambio di inutilissimi like e so che qualcuno si metterà a produrre porta e-cig da collo, così come accaduto con le mascherine che tanto alimentano il loro mercato nero, alimentato da mille criceto-massaie, fortunate "possessrici"... "possessore"..."possedenti"... che possiedono una macchina da cucire, da troppo tempo riposta in cantina ed utilizzata pochissimo... se ve ne avanza una, vi prego buttatela che la vengo a prendere. Alla prossima.

P.S. la pantegana è nella fogna. Ripeto: la pantegana è nella fogna.

lunedì 4 maggio 2020

Lockdown - Piccole carogne crescono

Fase due dell'emergenza ed il mondo torna a mettere capolino come le lumache dopo la pioggia. Esacerbati da due mesi di clausura, gli animi non sembrano essere tanto ben disposti verso il prossimo, ognuno per i propri motivi ed in base ad una soggettiva soglia di tolleranza. Capisco ma non giustifico. L'esasperazione, spesso ingiustificata ma spesso amplificata dalla scarsa capacità di comprendonio, fa uscire il peggio del peggio di ognuno di noi. Ma partiamo dall'inizio. 
Oggi, decido di portare all'ecocentro dei sacchi di erba da conferire nel vascone del verde. In realtà potevo farlo anche nell'ultimo periodo della fase 1 ma per evitare il magone di dover dare spiegazioni a qualche solerte impiegato dello stato in vena di interpretazioni, soggettive quanto bizzarre, delle normative e dei vari DCPM ai quali aggiungere quelli dei "governatori" locali, decido di approfittare della splendida giornata di sole (il primo giorno della fase due), ed attaccare alla bici il carrettino su cui caricare i sacchi. 
Il percorso scelto, quello più corto, prevede il passaggio attraverso dei campi ed un ultimo tratto di ciclabile immersa nel verde per un paio di kilometri....mi è sembrato di rinascere, endorfine a mille. 
A 500 metri dalla destinazione.... una lunghissima fila di auto in attesa, qualcuno da prima dell'orario di apertura. Immaginatevi lo stato d'animo dei guidatori. 
So per esperienza che il conferimento a mano dei rifiuti, a piedi, è permesso senza particolari formalità, per una semplice ragione: non è un accesso che limita i posti auto disponibili. Quindi entrare a piedi o in bici si può. Già, perchè all'ingresso c'è una sbarra automatica. Se l'ecocentro è pieno, DI AUTO, la sbarra non si alza sino a quando non esce qualcuno, ovvio no? Ci arriva anche un bambino ed incazzarsi non serve a niente, proprio a niente. Ciò non vale per chi entra a piedi o in bici non avendo bisogno di un parcheggio per scaricare (elementare, vero?). 
Ad ogni modo, buona educazione ed il mio senso civico mi suggeriscono comunque di chiedere almeno alle prime dieci auto in prossimità dello sbarramento se mi permettono di passare, nonostante potrei farlo tranquillamente. 99 volte su dieci la risposta è affermativa, accompagnata da un sorriso. Raramente storcono il naso, quasi sempre ci si ferma anche a fare due chiacchiere in cordialità, nonostante non ci si conosca affatto, magari assieme brontolando per l'attesa sotto il sole (specie a luglio od agosto) o per la bizzarra organizzazione degli operatori addetti. Oggi no. Una signora mi fa notare che dovrei lasciare fuori la bici ed entrare a piedi... oibhò e perchè mai? Vabbè, alla mia offerta di accodarmi dietro di lei mi lascia comunque andare "per gentile concessione", grazie tante.  Più avanti un furgone con un signore "anziano" sulla 55na/60na circa. Lui Niente. Per lui non posso passare. Categorico! Lo ascolto con pazienza ed attenzione, per capire quale sia il SUO problema. "sono qui da più di un ora che aspetto, sei passato anche prima con la tua biciclettina, chi sei tu più bello degli altri?, aspetta anche tu come tutti noi, così hai fretta? devi morire? io posso venire solo il giovedì e lunedì, ..." e via dicendo con altre stupide motivazioni alle quali non ho voluto rispondere (comunque si, sono sicuramente più bello di lui e credetemi ci vuole davvero pochissimo).  La mia regola è da sempre: Non discutere mai con un idiota. Chi ti quarda potrebbe non notare la differenza.
Faccio notare, nel vano tentativo di spiegare, sperando comprendesse, che la bici non occupa posti auto, suscitando però ulteriori resitenze e dinieghi, come fosse lui il gestore del centro. Chiedo cortesemente se, nonostante il suo rifiuto, posso esprimere un parere ottenendo in risposta, "...certo, ma non pensare di impietosirmi." Rispondo: "ci mancherebbe, ad ogni modo, passare avanti non ritarderebbe il suo ingresso ed in che modo attendere dietro a lei potrebbe anticipare il suo ingresso?" (in sintesi che passi o meno per lui non cambia assolutamente nulla). Questa semplice domanda deve averlo spiazzato, visto l'aumentare della sue evidente irritazione conseguente alla consapevolezza dell'inutilità del suo atteggiamento negativo. Non la prende bene nemmeno  quando diplomaticamente concludo affermando: "ad ogni modo ha ragione, aspetto dietro di lei signore". Provo a dargliela vinta dai, vediamo che succede tanto lo so già, vittoria di Pirro.
Attendo appena un minuto e tocca accedere a lui, ma solo per mettersi nuovamente in coda, in nuova attesa per la registrazione dell'operatore, il quale mentre si sta avvicinando a questo imprenditore (che poverino può scaricare i rifiuti solo lunedì e giovedì, giorni dedicati alle aziende oltre che ai privati), mi fa cenno con la mano di venire avanti, facendomi passare davanti al coglione che tanto si era prodigato a bloccarmi vantando i suoi fantomatici diritti conditi da un personalissimo senso di "giustizia sociale". Non vi dico la sua faccia quando gli sono passato a fianco, e non voglio decrivere la mia espressione da ebete, con un sorrisetto dal piglio volutamente canzonatorio purtroppo celato dalla mascherina (lui, il sommo giusto, ne era invece sprovvisto nonostante gli obblighi). 
Passando tutto impettito, seguendolo con la coda dell'occhio per godermi la sua espressione rabbiosa, penso dentro di me: "Tiè carognone infame, vedi che comunque ti sono passato avanti saltando pure la fila? Pirla di un pirla!".
Ho voluto finirla lì, avrei potuto segnalare la sua mancanza delle protezioni e farlo tornare indietro o sollecitare l'arrivo dei carabinieri per una multazza da 400 euro, meritatissimi in questo caso. Ma non sono così carognone ed infame come lui. 
Quindi? bilancio finale? ho ritardato l'ingresso a qualcuno? no. Lui ha perso qualcosa? no. Ho causato danno a chicchessia? no.  Ho leso qualche diritto? no. Ho dimostrato maleducazione? no. Chi fra i due ha più senso civico e senso di comunità? io. Cosa ho perso io? 60 secondi netti, che vuoi che sia, #chissene. Chi alla fine ci ha guadagnato? io sicuramente, in salute di certo, grazie anche all'attività fisica.
Di suggerire al carognone di fare altrettanto, come me che cerco di dare il buon esempio a vantaggio di tutti... nemmeno a pensarci, c'è il rischio di sentire una sequela di motivi stupidi ed insulsi, tipici dell'imprenditore neo liberista sempre pervaso da un personalissimo ed egoista senso di "giustizia"... del resto uno stupido può solo esprimersi con stupidaggini, tocca convivere anche con questi carognoni parassiti. 
Certo è che per questi carognoni vale il principio: se soffro io devi soffrire anche tu, per par condicio. Poco conta se le condizioni di base sono diverse: io non sono venuto in auto, io, e so che la cosa ti rode non poco ma è una mia scelta. Se vuoi entrare senza fare la fila non venire con un furgone, tra l'altro praticamente semivuoto, che occupa due posti auto ed inquina come una petroliera, coglione parassita!
Sto carognone deve essere sicuramente anche uno di quegli infamoni che denunciano gli altri a spasso con il cane solo perchè lui non può. O che gode a vedere le FFOO inseguire con droni od elicotteri i runner, visto che lui non "rùnnera". La dimostrazione del suo senso civico totalmente assente è l'arroganza e menefreghismo per gli altri, dimostrata dalla sua mancanza di mascherina (ancora obbligatoria). Gli obblighi valgono solo per gli altri ovviamente, compresi quelli inventati di sana pianta specie quando è LUI ad imporli, tipo mettersi in fila solo perchè lui non può passare avanti.
Povero italiota, ovvero itagliano idiota, unano! tocca convivere e sopportare anche sti imbecilli con la mamma sempre incinta.  Alla prossima.

P.S. L'abito non fa il monaco. Ripeto: L'abito non fa il monaco.

mercoledì 25 marzo 2020

Pietra domestica


"Hai scambiato il mio futuro con una pietra domestica?!!?" E fu così che alla mia veneranda età ho scoperto di non aver mai avuto una pietra domestica, per prendermene cura, darle da mangiare, educarla, insegnarle a nuotare... Poi scopro anche che non è una novità. C'è una spiegazione su wikipedia...pet rock... che tardone che sono. Scopro inoltre che il suo ideatore è diventato milionario, il che mi ha profondamente deluso in quanto, senza saperne nulla, stavo già pensando di produrle in serie e venderle io, ma sono arrivato tardi...peccato.
Fatto sta che sono a ridosso di un paio di compleanni speciali e non ho proprio il becco di un quattrino, quindi di comprarle già fatte... manco a parlarne. Così, ideona, decido di cercare una pietra domestica, speciale, unica, particolare, bellissimissima.
Un pomeriggio di una domenica, invernale ma assolata, quel tiepido sole che ti anticipa il profumo della primavera, ne approfitto per portare i cani, con la compagna, a passeggiare. La scelta della "lochèscion" ricade sul fiume che passa non lontano. Ci si avventura in mezzo ai rovi, dentro ai rami secchi del letto del fiume, fuori dai passaggi convenzionali, andandoci a ficcare dove non passa nessuno mai, dato che la morfologia del territorio cambia ad ogni piena ed a me non piace andare dove vanno tutti gli unani.
Sembrerà strano, ma fra milioni di sassi non è facile trovare quello giusto, quello speciale, da regalare col cuore. La pietra domestica non è per niente facile da trovare, deve essere lei a chiamarti quando passeggiando ci arrivi vicino, lei ti guarda e sembra dire "accudiscimi ti prego" "portami a casa tua"...  Fatto!... in realtà non me la sono sentita di lasciarne altre abbandonate sul greto del fiume, senza una casa calda ed accogliente... così ho preso mamma, papà, figli e nipotini... più una a forma di lumaca... in realtà la lumaca è dentro e devo solo tirarla fuori. 
Per le pietre domestiche portate a casa, ho costruito delle scatole di cartone per contenerle. Recupero dei vecchi porta riviste neri, taglio, piego, incollo et voilà, una bellissima scatola 1.0 col coperchio. Il fondo di paglia, un etichetta carina ed il regalo è pronto, un paio di giornate regalate volentieri. Non sarà una cosa glàm o griffata ma è sempre un regalo, unico, fatto a mano, di riciclo, spero gradito... potaaaaaa. Alla prossima, contagiosi!.

P.S. Paoli è in salita, Ruggero in piano. Ripeto: Paoli è in salita, Ruggero in piano  

venerdì 20 marzo 2020

Disdetta online prenotazione visita medica

In tempi di pandemia, la Pubblica Amministrazione (PA) sta "collaudando" (nel 2020!!) le procedure telematiche per virtualizzare le prenotazioni e disdette delle visite mediche. 
Dopo aver atteso un anno per ricevere conferma della visita schedulata (proponendo una data che, minimo, è dopo altri 6 mesi), in questo periodo occorre pure attrezzarsi per disdire (sine die) le prenotazioni (su suggerimento dello sciamano di base). 
Causa lock down, vietati i contatti umani, i due metodi a disposizione sono il telefono o la sacra form nel sito istituzionale, ovvero il sacro sito dove vieni dirottato dall'impiegato o medico quando non sa rispondere a delle semplici domande. Di telefonare nemmeno a pensarci... non rispondono o risulta occupato, per cui resta la sacra form del sito istituzionale da compilare. 
OK, bello... il problema è che la procedura web è scritta con i piedi (c'era da aspettarsi qualcosa di meglio?). 
La didascalia dei campi "data" suggerisce la formattazione gg/mm/aaaa ma nel campo è proposto di default dd/mm/yyyy. 
Mancano le formattazioni automatiche per le date, per cui se non si inseriscono le barrette di separazione come da suggerimento ambiguo, all'uscita dal campo compare uno strano numero.  Ad esempio se si digita 01012020 (primo gennaio 2020) all'uscita il campo propone 24/12/4790... forse è per questo che le visite mediche vengono fissate con tempi biblici.
Nel campo "Data prenotazione" poi, compare una finestrella sotto il campo, che istruisce dove trovare la data scadenza della carta di credito VISA (con tanto di logo per migliorare la user experience).
Accanto alla didascalia di ogni campo compare poi un asterisco fra parentesi... non c'è alcuna spiegazione che dia indicazioni sul significato di quell'asterisco misterioso... tocca all'utente capire che è un dato obbligatorio.  In realtà l'asterisco è "cliccabile". Al primo click il campo acquisisce il focus del cursore, al secondo click sull'asterisco il campo diventa rosso e compare la scritta "Dato obbligatorio"... ridicolo.
Immaginate una persona anziana, che cerca di capire... non ce la può fare, per quanto sveglio sia non ce la può proprio fare, e non ce la fa. Per cui resta il telefono, da chiamare in continuazione, sperando nella lotteria... ora capite perchè le linee telefoniche della PA sono sempre intasate? Fanchiulo!. 

P.S. il calcio fa bene alle ossa. Ripeto: il calcio fa bene alle ossa.

martedì 17 marzo 2020

I nuovi padroni

Con cadenza assillante e fastidiosa, continuo a ricevere un avviso di violazione delle regole che avrei "sottoscritto" cliccando su... non ricordo quando...non ricordo dove...  al momento in cui ho ceduto al miraggio effimero di fare due lire (all'epoca) con la pubblicità di BigG.
Già da tempo ho tolto il codice pubblicitario di quell'azienda, sia perchè le entrate sono miserrime, sia perchè qualcuno ha avuto la malsana idea di decidere dove e come piazzare gli annunci pubblicitari senza che io possa intervenire. Per completezza, mi sono installato 4 ad block nel browser, così non la vedo proprio più. 
La piattaforma di self publishing qui usata poi fa il resto, non lasciandomi spazio per personalizzare e configurare il diario come piacerebbe a me... della serie: tieni lo stampino, visto e piaciuto, giocaci e se non ti sta bene fuori dalle balle. Grazie, a buon rendere.
OK, a me può anche star bene. Ma la cosa che mi infastidisce un pò è che l'avviso di violazione delle regole non è per niente chiaro. Mi si dice che una o più pagine sono contrarie alle norme di pubblicazione degli annunci. Si ok... ma quali? Al momento ne ho più di 700... non pretendi che me le vada a spulciare una a una, regole alla mano, per interpretare cosa va o non va? Se mi avvisi che "una o più pagine" non vanno bene, perchè non mi dici quali sono, visto che lo sai? Perchè non me le elenchi così, se voglio, posso valutare se rimuoverle o modificarle? E poi... una o più di una? come fai a dire una cosa del genere? Non è il caso di istruire un pò meglio il bot che scansiona le pagine o di istruire l'ingegnere programmatore di fare un pò meglio il suo lavoro?
Forse ho trattato un argomento scomodo? Forse sì, vado a vedere l'elenco delle regole e trovo qualcosa che potrebbe essere compatibile... Forse, il primo articolo della serie dedicata alle e-cig, parla di un prodotto che non deve essere menzionato, un argomento tabù che non posso nemmeno nominare, altrimenti il bot si incazza... il post descrive della produzione fai da te utilizzando quella foglia che viene macerata e trattata per poi essere destinata al consumo sotto forma di rotoloni di carta che la avvolge, con all'estremità un filtro atto a far passare il prodotto della sua combustione. Per brevità useremo il termine "bionde" sperando di non far incazzare il bot.... bionde fai da te. 
Non se ne può parlare altrimenti le entrate pubblicitarie ne risentono negativamente... in pratica gli inserzionisti hanno storto un pò il naso dicendo più o meno così: "Noi non investiamo per comparire in pagine dove si parla di argomenti a noi sgraditi". Le bionde sono dannose, ...dicono, ....si sa, ...pare, ma non sono dannose ai monopoli ed alle aziende produttrici. Se è per questo anche i conservanti, i coloranti, i solventi chimici. i grassi idrogenati, l'olio di palma, il glutine (per qualcuno), il mercurio, gli antibiotici, le nanoparticelle, i metalli pesanti fanno male, li troviamo nei prodotti di largo consumo... gli inserzionisti senza scrupoli di questo non si preoccupano più di tanto... ma questo è un argomento ben più complesso e lungo.
A me preme lamentarmi del fatto che in un sistema sociale basato su regole che vengono applicate e fatte rispettare da chi è preposto a farlo (giudici + ffoo), con tutti i diritti di difesa possibili, ci sia qualcuno che si intromette nella mia vita per regolare cosa si può dire e cosa no, senza che abbia la possibilità di difendermi, di dire la mia (secondo me non ho violato alcuna regola). 
Di Padroni che mi comandano ne ho già sin troppi e non me ne serviva certo un altro. Di fatto però l'influenza di BigG (e di Shitbook) si sta facendo sempre più prepotente ed invadente. Di fatto controllano ed influenzano le opinioni, le notizie, le mode, la politica, le nostre scelte quotidiane, i nostri spostamenti, praticamente tutto. E noi, in cambio di qualcosa di "gratis", pigramente, come pecore, zitti senza protestare. 
Allora, la storia insegna e ci indica la strada come esempio per risolvere la cosa. Di sicuro non mi farò mettere la mordacchia da un gruppo di azionisti  magnaschèi e continuerò così come ho sempre fatto, ovvero infastidirli sino alla morte ma sopratutto da uomo LIBERO (ever). Alla prossima, contagiosi.

P.S. la pecora pascola di giorno. Ripeto: la pecora pascola di giorno.

sabato 7 marzo 2020

Scatole e contenitori fai da te

In un post precedente ho realizzato al volo un reggi-smartphone, utilizzando degli scarti di cartone. In realtà il grosso dell'attività si è concentrato nello sperimentare delle tecniche per la realizzazione di contenitori di cartone, delle scatole in grado di contenere tutta la minuteria domestica che altrimenti andrebbe smarrita. Sto parlando di tutti quegli oggettini che girano per casa e che inevitabilmente finiscono, nei casi più ottimistici, tutti assieme alla rinfusa sparpagliati nei cassetti. Di cosa sto parlando? Quale minuteria?: viti e vitine, elastici, pezzi di spago, interruttori, portalampade, guarnizioni per rubinetti, bottoni, inserti per cacciaviti, laccetti chiudi-sacchetti, tappi, batterie, fermacravatte, gemelli, monetine e spiccioli che i negozi ormai non accettano più, gettoni per il carrello della spesa, penne, matite, tasselli da muro, pennarelli, nastro adesivo, colla, soprammobili di m*rda utili solo a prendere polvere, calamite da frigo rotte, souvenir, cartoline, accendini, cuffiette e millemila altre paccottiglie, vado avanti?....
Per chi poi ha la passione per l'elettronica... a cui aggiungere una passione per il recupero ed il riuso... son dolori. Per trovare le cose quando servono, occorre riporle tutte in modo ordinato e coerente. 
Esistono in commercio dei porta minuterie di plastica con tanto di divisori fissi e/o mobili per le minuterie di casa, ma... costano parecchio, non si trova mai quello della misura giusta, non ce ne sono mai abbastanza di uguali ed ad ogni riordino del commerciante arrivano dei modelli diversi che male si impilano l'uno sopra l'altro. Per me che amo le cose tutte in ordine, è un incubo.
Una prima soluzione per risolvere agli inconvenienti di cui sopra, consiste nel recuperare le confezioni di cartone dei prodotti da supermercato (sapone, dentifricio, caffè, integratori, collutorio...) o dei medicinali o di qualsiasi prodotto, avendo cura di aprirli e girarli "il dentro per fuori", giusto per avere all'esterno un contenitore senza scritte colorate. 
Per molto tempo è stata la mia soluzione preferita, agevolata dal fatto che sono un consumatore abitudinario, ovvero, una volta trovato il prodotto che mi aggrada, tendo a ricomperarlo per moltissime volte, ritrovandomi con dei contenitori tutti uguali che alimentano il senso di ordine necessario al mio autismo. Quando voi vedete un rifiuto sotto forma di confezione, io vedo dei contenitori.
Il problema delle "scatole girate" è che spesso nell'aprirle, si strappano male (troppa colla), mentre nel migliore dei casi la nuova incollatura, oltre ad evidenziare il lato un pò strappato, non tiene a lungo, richiedendo altra colla od un rinforzo con un antiestetico nastro adesivo. Per ovviare a tutto ciò, si può pensare di realizzare una serie di template di cartone da piegare, così si risolve per sempre anche il problema delle dimensioni che, nelle scatole già fatte, non vanno mai bene al 100%.
La forma:  si parte da un pezzo unico da piegare ed incollare, uno per la scatola vera e propria e l'altro per il coperchio che si infila sulla sommità. In realtà, a vedere come sono realizzate le confezioni che ci passano per le mani, le soluzioni sono davvero tantissime, basta scegliere quella che più ci piace, copiarla e ridurre od aumentare le dimensioni a piacere, dipende da quanto grande è il cartone di partenza. Sto pensando di realizzarmi un software che agevoli la progettazione, il taglio e l'assemblaggio.
L'alternativa è creare un pezzettino per ogni lato, ne serviranno in tutto 6 (si pensi alle facce di un cubo) a coppie di dimensioni per i parallelepipedi (eh? parallelepipedo??)
Il materiale: Per la scelta del materiale poi c'è l'imbarazzo della scelta. Il cartone ondulato può andare bene, lo si trova in abbondanza anche nei cassonetti della carta da discarica (se il giorno prima non ha piovuto) anche se a volte un pò problematico da piegare esattamente dove si vuole. Se si desidera quello più spesso, senza anima ondulata, ma molto rigido (molto), si può optare per i raccoglitori ad anelli a copertina rigida (a volte coperti da plastica termosaldata ai bordi). Più rigido è e più "difficile" sarà piegarlo. Al limite si possono creare dei tagli a "V" in prossimità delle linee di piega. Il cartone lo si può trovare anche come fondo per le valigette 24ore, quelle più economiche che finiscono più spesso in discarica. Le cassette per la frutta offrono cartone ondulato molto resistente ma di dimensioni ridotte in quanto il fondo, spesso, è forato e quindi inutilizzabile per contenere minuterie.
Gli attrezzi: è sufficiente una forbice, ci si aiuta con un righello lungo ed una matita. Per una maggiore precisione si possono usare i taglierini a lama, le taglierine a ghigliottina (io ne ho rigenerata una tutta arrugginita che stava per essere gettata via), righello a squadra, goniometro, compasso...
La tecnica: Il problema è unire i bordi e tenerli assieme. Il materiale più facile e versatile è la termocolla. Permette un breve tempo di riposizionamento in caso di errori e non richiede tempi lunghi di assemblaggio rispetto alla colla. Serve una pistola per colla a caldo con il dispenser sottile e lungo, per arrivare anche nei posti meno agibili. Una volta piegato il cartone, lo si può eventualmente fermare con delle mollette da hobby o anche con quelle per il bucato. Per facilitare la piega a tre sponde può essere utile, con un punzone di diametro adeguato, effettuare un foro in coincidenza con le tre linee di piega (il foro poi verrà chiuso dalla piegatura e dallo spessore del cartone). Fermate le parti da incollare, si passa una volta con la termocolla e poi si ripassa con la punta della pistola (senza aggiungerne altra colla fusa) per "lisciare" il cordone, facendolo aderire un pò sulle superfici, ottenendo una cosa simile ad un cordone di saldatura MIG su due facce a 90°. Per le giunture a 90° è meglio usare dei supporti in 3D, qualcosa che tenga verticale, orizzontale ed in squadra le tre parti da unire (l'interno di un altra scatola più grande può essere perfetta. Altrimenti ci si costruisce una struttura, sempre di cartone, di riferimento campione... dai, un pò di fantasia ce la vogliamo mettere? Per i giunti "di testa"? sono quelli necessari quando si devono unire due pezzi (a 180°) che stanno su un piano...abbastanza rari, ma se si desidera spingere il recupero.... Se lo spessore del cartone lo permette, si spalma la colla su un bordo e poi si unisce tenendo le parti su un piano orizzontale (meglio uno specchio o vetro così non si corre il rischio che le parti restino incollate al piano di riferimento). Se l'operazione lo permette, meglio passare con una spatola molto calda per spianare il cordone di incollaggio e spalmarlo sulle superfici piane per aumentare la superficie di adesione. 
Per il coperchio si può optare per quello "ad infilare" di dimensioni leggermente più grandi della scatola da chiudere, o la soluzione "a cerniera". La cerniera altro non è che un pezzo di nastro adesivo, nastro isolante, nastro telato (bellissimo) o qualsiasi materiale flessibile che si possa attaccare al cartone senza dover impazzire. In teoria, per i più evoluti, dei micro rivetti a ribattere dovrebbero andare bene se il cartone è abbastanza rigido e compatto. Volendo si possono costruire anche i rinforzi per gli angoli (di cartone o di materiali diversi) e la chiusura, quest'ultima con simil pelle sottile, delle strisce velcro o delle micro calamite che si trovano nelle testine dei lettori CD e DVD.
L'interno delle scatole può essere suddiviso a piacere con delle strisce di cartone (ma anche la plastica sottile può andare, dipende da cosa si ha). 

Con un pò di fantasia, manualità, creatività si possono realizzare delle cose molto interessanti, a costo praticamente zero. Ora devo studiarmi come realizzarmi della termocolla fai da te... altro non è che plastica che fonde a basse temperature... parte la ricerca... he he he... alla prossima.

P.S. Giovanni dice All'alba vincerò. Ripeto: Giovanni dice All'alba vincerò.

mercoledì 4 marzo 2020

Come fermare una ventolina di lamiera sul perno di un motorino

Brasatura a stagno, ecco la prima risposta che mi viene in mente. L'alternativa è tanta colla epossidica che forse è alla portata ti tutti. Dipende da cosa deve fare la ventola, che sforzo deve sostenere, quanto veloce deve andare e se è ben bilanciata da eliminare le vibrazioni. 
Per basso numero di giri e dimensioni ridotte è sufficiente la colla epossidica bi-componente. Si crea un dischetto o si prende un tondino (anche di plastica) con un foro al centro del diametro del perno, in modo che entri a "fatica" (non deve ballare, ovvero non ci deve essere gioco fra il tondino ed il perno.  Al tondino (meglio se di diametro adeguato per aumentare la superficie di contatto) si attacca la ventolina di lamiera e si spera che le cose possano durare a lungo (seguire le indicazioni del produttore per migliorare l'adesione fra le parti). L'importante è la centratura perfetta, per non creare troppe vibrazioni al funzionamento dovute allo sbilanciamento che non è facile da risolvere su due piedi.
Ma, dato che la ventolina è di lamiera, meglio pensare ad un tondino di ottone, facile da lavorare senza tante attrezzature particolari. La brasatura è l'operazione di saldatura fra materiali diversi, con una lega compatibile. Basta cercare il termine "brasatura" su google e compaiono tutta una serie di link e filmati per brasare con la lamiera, l'ottone, il rame, ecc... si può fare anche in casa, non è così difficile alla fin fine. Finora per quanto concerne la ventola.
Resta il problema di come fissare stabilmente il perno del motore al foro della ventola. A pressione... se il foro è di dimensioni uguali o appena inferiori al diametro del perno. Al limite se il foro sulla ventola è in metallo, lo si può riscaldare per dilatarlo e spingerlo sul perno. Quando si raffredderà risulterà ben fermo, ma dipende molto dalle tolleranze. Se il perno del motorino è sottile, non è mai una buona regola procedere con la saldatura che richiede molto calore con il rischio di bruciare il motorino. Al limite si può creare sul perno un piccolo incavo con un Dr*mel ed infilarci qualcosa (anche un filo di rame), che faccia da bussola aderendo nell'incavo ricavato a mano nel foro della ventola.
OK, questa è una nota personale, dei pensieri al volo. Li lascio qui e vediamo come risolvere per bene quando sarà il momento. Alla prossima. 

P.S. il nano è scappato dal circo. Ripeto: il nano è scappato dal circo

Garmin Nuvi200 (riparazione fallita)

Un parziale fallimento, quasi totale. Tempo fa il mio navigatore satellitare che mi ha accompagnato in moltissime scorribande in bici, memorabile quella da Levico - Trento - Lago di garda - Mantova - Brescia - Verona, ha smesso di funzionare. Il sintomo è lo schermo con la retro illuminazione che lampeggia debolmente ad intermittenza regolare. Con molta probabilità è un problema di qualche condensatore in perdita. Prima di ripararlo, decido di acquistarne uno di identico, su e-bay, per ripristinare quanto prima la possibilità di avventurarmi, cicloturisticamente parlando, in giro per il vostro solo geograficamente a macchia di leopardo prevalentemente bellissimo paese (si, ci sono anche dei posti di m*rda, anche da voi). 
Con la tranquillità del riparatore che procede con "o la va o si spacca", illuso di poterne avere due di navigatori satellitari funzionanti, mi avventuro nello smontaggio e test della mother board. 
Per farla breve, decido di misurare l'assorbimento della scheda con la pochissima attrezzatura disponibile. In effetti la corrente presenta dei picchi di assorbimento anche con lo schermo collegato. Con una pinzetta di test per i componenti SMT credo di aver trovato i condensatori maledetti... 3 condensatori in prossimità del Flat che collega lo schermo. Quasi bene. Provo ad effettuare la misura con il flat a 4 fili che va allo schermo (presumendo fosse quello dei led di retro illuminazione), e... patatrack!!! 
Ecco l'ho fatta. Il flat si infila in un connettore femmina FFC-FPC con il coperchietto flippabile che fissa il flat quando è chiuso. Non so come mai il flip si sia staccato dal connettore... e non ho idea come ri-infilarlo. Cerco su google se trovo qualche indicazione fra le milla mila risposte inutili e non pertinenti di google. Trovo qualcosa che assomiglia ma non è ovviamente uguale... via, non ho tutto il giorno da perdere.
Prendo delle pinzette di precisione il microscopico coperchietto e... ri-patatrack!! premendo la pinzetta ho fatto skizzare via il componente alla velocità della luce. Fortuna vuole che lo ritrovo sul piano di lavoro... riprovo... ri-ri-patatrack!!! riprovo, ri-ri-ri-patatrack!!! per 8 volte il coperchietto marrone di m*rda skizza via, non vuole proprio farsi tenere fra le puntine della pinzetta, non c'è verso di infilarlo... alla nona volta il coperchietto skizza via e probabilmente è finito su marte... introvabile, proprio non ho idea di dove sia finito, set, game, partita! finito 9 a zero per lui, ho perso. 
Di riordinare il connettore manco a parlarne. Occorrerebbe prenderne una quantità industriale, con spese altissime, con difficoltà poi di sostituzione... mille mila rischi da correre, sicuramente interessanti sotto il profilo didattico ma in questo periodo anche no... portafoglio vuoto, sono povero in canna e non se ne parla proprio. Sorry. 
Ripongo i pezzi in una scatolina in attesa di tempi migliori o di un modello uguale magari solo con lo schermo rotto. Ma perchè mi intestardisco con questo modello?? Perchè traccia anche i percorsi a piedi o in bici (oltre all'auto ovviamente). Quelli più moderni inoltre, oltre a non avere la funzione "percorso a piedi" ed alcuni nemmeno in bici (sono progettati nello specifico per le auto), hanno mille mila fronzoli che francamente non mi interessano e non mi servono. Preferisco quello che ho, anche perchè ho preso il supporto da manubrio per la bici e di buttarlo manco morto. Mi tengo quello che ho, sinchè vorrà durare, spero a lunghissimo. Comunque non mollo, mai! alla prossima.

P.S. Piero si è perso e mamma lo cerca. Ripeto: Piero si è perso e mamma lo cerca.

lunedì 2 marzo 2020

Reggi smartphone

Ed alla fine, topo tanto tribolare e buttare soldi in ciòttoli inutili, ho trovato 2 minuti per costruirmi un porta smartphone su misura. Già, dai miei fornitori preferiti, per ora, i cinesi, avevo preso, a distanza di tempo l'uno dall'altro (quando il coronavirus ancora non circolava), dei ciòttolini di plastica pubblicizzati come reggi telefono da tavolo. Nessuno dei due però si è rivelato adatto allo scopo. Sono realizzati entrambi per gli smartphone sottili, quelli progettati appositamente per piegarsi o rompersi quando ci si siede sopra, inavvertitamente, essendo le tasche posteriori dei pantaloni il posto (sembra) preferito per riporli... forse mi è sfuggita l'ennesima moda di far sparire i taschini, boh. Inoltre, quelli onnipresenti nelle bancarelle sono di dimensioni "sbagliate" se si vuole usare lo smartphone in verticale... appena si tocca la parte superiore dello schermo, non essendoci nulla dietro, il telefono si sposta o cade, essendo il baricentro del telefono posto fuori dell'area di appoggio. Serve qualcosa che lo regga veramente e che garantisca stabilità anche quando si pigiano i tastini laterali.
Da tempo ho preso un modello di telefono "da escursione", apparentemente indistruttibile e soprattutto a tenuta stagna, IP68. Viene venduto con un supporto in spugna galleggiante da usare in piscina, anche se vorrei vedere chi si mette a prendere il sole in piscina con il telefonino che se ne galleggia un pò dove gli pare...se squilla lo devi andare a prendere comunque, tanto vale lasciarlo sullo sdraio. 
A me serve in quanto, muovendomi spesso in bici con qualsiasi tempo (automobile addio), causa povertà cronica, non posso permettermi di rovinare il telefono per qualche goccia di pioggia. Pesa come un mattone ma... chissene, non sono come certi fighetti dai muscoli gonfiati si, ma della consistenza di un caco strafatto.
La cosa si fa problematica, oltre al peso notevole, per le misure fuori "conformità di massa". E' infatti troppo spesso (nel senso di thickness) per i reggi telefono "standard", per cui ho deciso di costruirmene uno al volo, da usare quando consumo il mio unico pasto, frugale e giornaliero... per me lo smartphone è come la TV (che non ho per scelta) con il vantaggio che me lo posso portare dove voglio. 
Avevo in mente varie soluzioni dalle forme fantasiose, di plastica, di legno, di metallo, tutti materiali presi da scarti e rifiuti vari. Il fato vuole che, in questo periodo, stia preparando dei regali con delle scatoline di cartone fai da te e pertanto, per non buttare i pezzi avanzati, decido di costruirlo di cartone, sì di cartone. E' un materiale veramente versatile, molto robusto e resistente, facile da lavorare, anche quello ad anima ondulata. Alla fine ne è uscito quello che si vede in foto. Fa veramente schifissimo ma è comodo per tenere lo smartphone orizzontale o verticale, garantendo stabilità in entrambe le posizioni per un corretto uso del touch screen.
Per la schifezza, quale essa sia, facciamoci delle domande e forniamo le risposte:
  • Funziona? Sì!
  • Devi venderlo? No! 
  • Devi presentarlo o prestarlo a qualcuno? No!
  • Assolve ai suoi compiti? Sì!
Perfetto, quindi... Utile, versatile, ma soprattutto...UNICO! Il tutto è tenuto assieme con della termo colla, che, se ben distribuita, assicura una rigidità più che sufficiente, non male davvero, credevo di no. C'è gente che si costruisce mobili, sedie, sgabelli ed armadi con il cartone, non ci credevo ma il risultato è straordinario. 
Ok, ed anche questo è fatto, procedo con i regali che stanno venendo benissimo ma non li posso pubblicare prima dei compleanni cui sono destinati. Pazienza. alla prossima. 

P.S. La trota nuota in acque torbide. Ripeto: la trota nuota in acque torbide.

domenica 1 marzo 2020

La chiave a pappagallo

Nel settore IT o digitale o tecnologico... quando si ha a che fare con l' "Informatica", tutto sembra più complicato.

Forse è il caso di ricordare che hardware e software, le fondamenta, altro non sono che attrezzi, niente di più, al pari di un martello, un cacciavite o di una chiave inglese.

Se si deve avvitare un bullone, va da sè che è necessaria una chiave inglese. Per una vite con testa a croce servirà un cacciavite con testa a croce, è ovvio vero? Avvitare un dado esagonale con un cacciavite a croce si può anche fare,  a patto di usare anche un martello, modificare e/o rovinare il dado e comunque non garantire un serraggio corretto. Ovvio no?

Esistono poi una moltitudine di varianti ai cacciaviti, ai martelli, alle chiavi inglesi e via dicendo. In ogni contesto servirà l'attrezzo più adatto. I martelli usati dai falegnami sono ben diversi da quelli usati dai calzolai, dagli idraulici, dai fabbri, dagli orafi, per forma, dimensione, peso...
C'è poi un attrezzo particolare, la chiave a pappagallo, pure questa soggetta ad una moltitudine di varianti ma che principalmente viene utilizzata dagli idraulici, i quali sanno perfettamente quando, come, dove e perchè usarla.

Credo sia pacifico pensare che nessuno si sognerebbe mai di chiedere all'idraulico, chiamato per una perdita di acqua, di usare una specifica variante di chiave a pappagallo e tanto meno imporre che venga utilizzato un attrezzo di una specifica marca.

Eppure, quando si parla di informatica... le cose cambiano.  In alcune realtà, i committenti assumono il ruolo di autorità che impone le proprie scelte in termini di hardware e/o software, sconfinando nel suggerire metodologie e modalità di svolgimento di una commessa, quale che sia, consulenza, fornitura, sviluppo.

Ma allora perchè all'idraulico nessuno dice nulla, mentre con gli informatici ci si sente autorizzati ad imporre gli attrezzi da usare? Un esempio banale...a chi non è mai capitato di sentire "richieste" di utilizzo, solo per fare un esempio, di whatsapp, skype, Windows, Office e via dicendo? A chi non è mai capitato che il committente richiedesse di usare specifici strumenti di misura o acquisizione, di marche particolari o specifici software? Anche per un semplice PDF, che è un formato ormai universalmente riconosciuto, ci si mette a discutere su quali strumenti usare per leggerlo o per crearlo. Per non parlare dei linguaggi di sviluppo o, più oltre, degli ambienti (o IDE) di sviluppo.

Sia chiaro, sto semplificando, forse troppo, ma lo schema resta sempre quello. Nessuno si mette a polemizzare su quale chiave a pappagallo cadrà la scelta dell'idraulico, forse perchè ci si focalizza più sull'allagamento in corso e sull'urgenza della soluzione, della serie "...non mi importa come, ma ferma la perdita!".
Ecco, quotidianamente le aziende hanno delle perdite a volte importanti. Perdite di dati, di fatturato, di reputazione, di tempo sprecato in disorganizzazioni e scelte scellerate. Ma l'urgenza, se e quando percepita al pari di un allagamento, si tramuta nella chiamata di un consulente tecnico al quale impartire una sequenza di direttive, l'uso di specifici strumenti e metodologie per risolvere il problema.

Allora, facciamo così. Se sai già cosa fare e come farlo, incarica un tuo impiegato o assumi, a tempo determinato, qualcuno che si fa chiamare Consulente ma accetta anche incarichi di lavoro subordinato e ripete tutto quello che gli ordini di fare.
Se invece credi ti serva uno specifico prodotto, rivolgiti ad un commerciante che sarà lieto di proporti un preventivo, mega sconti esclusivi e 3x2.

A volte vien voglia di fare come certi idraulici, rispondere alle chiamate come e quando ci pare e piace, praticare prezzi esorbitanti per le parti di ricambio e per la fattura... si certo, come no. L'importante è avere sempre con sè una chiave a pappagallo. Buona fortuna.  

P.S. questo articolo non è mio, l'ho preso in prestito dall'autore, ma mi sembrava troppo giusto per non riportarlo qui.

mercoledì 26 febbraio 2020

Varta type 57039 AC/DC Charger

Manutenzione straordinaria. Un infinità di post fa, nel eseguire dei test di "ricaricità" delle batterie non ricaricabili, ho dimenticato di pulire per bene la fuoriuscita di liquido della batterie sotto test. Poca roba, all'epoca trascurabile. Il tempo ha fatto il resto. Oggi dovevo testare un tester cinese, alimentato da una batteria ricaricabile a 9 volts. Prendo il caricabatteria e mi accorgo dell'ossido verde sui contatti. oi  oi, sòddolori. L'elettrolita delle batterie Ni-cd è corrosivo per i metalli. Allora apro il carica batterie (tre viti di sicurezza da aprire con cacciavite a forchetta) e vedo se si può recuperare. Per togliere l'ossido, l'unico metodo è quello meccanico. Spazzolino da denti usato (non li buttate nel secco non riciclabile vero?), un pò di alcool isopropilico e le incrostazioni più grosse vengono via. Per i contatti si può procedere con una carta vetrata finissima, 800/1000grit. Un controllo al microscopio per verificare se i conduttori dei componenti sono compromessi irrimediabilmente e si può testare il tutto. Funziona. Al momento non ci penso proprio di sostituire i componenti ossidati. Nemmeno di ricoprire con lo smalto il PCB, sarà oggetto di futuri interventi se sarà necessario, oggi no, ho troppo da fare. L'LCD del tester infatti presente delle macchie nere. Proprio non so cosa siano e da cosa dipende, forse il covid-19, boh. alla prossima.

P.S. il nido della cornacchia è pronto. Ripeto: il nido della cornacchia è pronto.

Disinfettante mani fai da te

E dopo il coronavirus (o COVID-19 che dirlo fa più glàm), dopo il panico isterico per un influenza brutta, dopo aver assistito alle comparsate mediatiche degli "esperti" che si prodigano a divulgare tutto ed il contrario di tutto, ma soprattutto con la comparsa dei soliti commercianti approfittatori disonesti e speculatori che hanno proposto confezioni di gel disinfettante mani e mascherine a prezzi stellari, ecco che stanno comparendo in rete le ricette fai da te per sopperire alla mancanza del disinfettante mani, per gli unani l'amuchina gel mani, che è un nome commerciale, anche se molti unani sono convinti che il termine Amuchina sia il nome del composto chimico base. 
Fra i suggerimenti proposti per la produzione fai da te del disinfettante mani ci sono un infinità di intrugli vegan-ayurvedici, paccottiglie e poltiglie improbabili oltre a liquidi di dubbia efficacia... se volete crederci fate vobis. In veneto.... un bel bagnetto nella grappa ed il virus scompare. 
Preoccupati per le Fake News, la stampa mainstream inizia ad allarmare i lettori unani per avvisarli della comparsa di numerosi guaritori dalla ricetta miracolosa. E nel farlo, ovviamente, non sanno fare altro, copiano ed incollano la versione "ufficiale" (che non si sa mai da dove arriva) senza controllare quello che scrivono. Come risultato, la confusione sale alle stelle e ci provo io a fare un pò di ordine. 

Lavarsi le mani per sessanta (60) secondi con il sapone. ripeto: Lavarsi le mani per sessanta (60) secondi con il sapone.

Finito, lo dice l'articolo di repubblica.  Ed io aggiungo: fatelo sempre più volte al giorno, SEMPRE, coronavirus o no, lavatevi sporchi unani, zozzi ed infetti. Farsi il sapone in casa è un giochetto da ragazzi, pochi ingredienti, un pò di tempo e pazienza.
Ma per la voglia di hackerare qualcosa, di fare qualcosa in più, visto che acqua e sapone non sembrano sufficienti (è il neuro marketing che ci frega), cerchiamo di capire cosa contiene l'amuchina, che lo si ripete è un nome commerciale a cui corrispondono formulazioni e concentrazioni diverse. Sostanzialmente è un gel che contiene cloro o più frequentemente ipoclorito di sodio. OK, già vedo frotte di unani correre in farmacia a comperare litri di ipoclorito di sodio... brutti idioti, sapete almeno come lo si può produrre in casa? Che fai se in farmacia non lo trovi? usi la candeggina per la lavatrice?. Unano! E poi.... lo usi puro? è liquido come l'acqua, occorre diluirlo e aggiungere qualcosa che lo faccia diventare un gel, altrimenti ti gocciola via e lo sprechi per niente. OK, come addensante cosa usi? la maizena? l'amido di riso? il cremor tartaro? ti serve qualcosa di trasparente ma denso... glicerina o glicerolo... è un liquido denso ed appiccicoso che cresce naturalmente in bottiglia sugli scaffali delle farmacie. Nemmeno questo ti sai produrre? vabbè allora.... vai e compra. 
La ricetta non è finita. Serve l'alcool.... puoi scegliere fra la grappa bianca (i veneti sono avvantaggiati), alcool etilico o isopropilico. Conosci la differenza fra etilico, denaturato e isopropilico?  Sei in grado di distillartelo in casa? No? nemmeno questo? e vabbè allora... compra,consuma e lamentati se lo fanno tutti e non trovi i prodotti e se li trovi costano un occhio, un motivo ci sarà. 

Ad ogni modo, è il caso di seguire la ricetta elaborata da tempo dall'OMS e pensata per i paesi poveri in via di sviluppo (si l'itaglia è un paese povero sottosviluppato, per cui è per voi). Eccola: 
  • 833 ml di alcol etilico al 96%
  • 42 ml di acqua ossigenata al 3%
  • 15 ml di glicerina (glicerolo) al 98%
  • Acqua distillata oppure bollita e raffreddata quanto basta per arrivare a 1 litro
Ah...la glicerina serve solo come emolliente per la pelle, non come gelificante.
Come esercizio, dato che sicuramente la moltitudine non ha in casa dei contenitori adeguati con le misure in millilitri, bisogna convertire gli "ml" in "grammi" che sono la millesima parte dei Kilogrammi, così con un bilancino da cucina ci si dovrebbe arrangiare meglio. Vi dò una dritta agratis, per la conversione serve il "peso specifico" dei liquidi. 

Anche i farmacisti si sono attrezzati con una ricetta a base di etanolo al 96%. Vediamo la ricetta, stavolta con le quantità in "Volumi":
  • 63% etanolo 96% (alcool etilico è la stessa cosa)
  • 37% acqua distillata
  • Gelificante (tipo SEPIGEL 305 nome INCI : aqua, polyacrylamide, C13-14 isoparaffin, laureth-7numero CAS : 38193-60-1 / 64742-47-8 / 3055-97-8
    incompatibilità : recipienti di alluminio, alcool oltre il 70%, elettroliti)....okkio che ad oggi sembra esaurito anche questo, te pareva.
praticamente etanolo gelificato "...per migliorare la texture..."... pur di vendere qualcosa... si, ok ma cosa sono i "Volumi"?... eh? manco qui ci arrivi da solo? Lascia perdere dai.

Ad ogni modo, sono ingredienti facilmente reperibili ma, come si nota nelle ricette OMS, manca l'ipoclorito di sodio, forse perchè in Africa, dova ogni mattina una gazzella muore, non è così immediato produrlo. Ci pensiamo noi. L'ipoclorito di sodio si ottiene con acqua e sale da cucina. Con l'elettrolisi per pochi minuti si ottiene l'ipoclorito di sodio (okkio all'idrogeno che si sviluppa, è altamente esplosivo). L'ipoclorito di sodio si può ottenere anche dall'acqua ossigenata e sale da cucina (H2O2 + NaCl -> NaClO + H2O. Semplice vero? Il sale non serve che sia bio - integrale- dell'himalaya o veganchic... SALE!
Ora manca la concentrazione di ipoclorito di sodio nella ricetta OMS, per essere sicuri. Possiamo però fare in due modi, alternativi o tutti e due. 
  1. Aggiungiamo del sale da cucina che reagirà con l'acqua ossigenata già presente nella ricetta OMS.  
  2. Aggiungiamo una quantità "ad penis" di ipoclorito di sodio alla ricetta 
Dovrebbe andare bene, oppure esplode tutto, non lo so non ho ancora provato per cui se saltate per aria nel tentativo, fatemelo sapere nei commenti ;-) oppure laureatevi in chimica e fra 5 anni avrete la risposta. 
Per concludere, ho qui una boccetta di disinfettante mani, presa mooolto tempo fa, in tempi non sospetti. Non è amuchina, è un altra marca già all'epoca mooolto più economica dell'amuchina. Contiene (senza indicazioni sulle percentuali ovviamente): 
  • aqua (sì è scritto così)
  • alcohol denat.
  • glyceryn
  • parfum
  • carbomer
  • aminolmethyl propanol
  • benzophenone-4
  • limonene
...tanta roba, vediamo di fare un pò di ordine.
Benzophenone-4 è un filtro UV, ingrediente di prodotti petrolchimici sintetici unecologici dato il loro processo di produzione inquinante e / o bassa biodegradabilità. Gli ingredienti di questo tipo possono avere un effetto indiretto sulla salute umana. 
Aminolmethyl propanol viene utilizzato per regolare il pH dei prodotti cosmetici: sostanza alcalina, che consente di aumentare il pH visto che il precedente è acido. 
Carbomer utilizzato per addensare i preparati come gelificante o emulsionante, ma anche come solvente per aiutare le formule a rimanere ben miscelate ed è classificato come "ingrediente non terribile".
Limonene è uno dei 26 allergeni regolamentati in Europa. Prende il nome dal limone in cui è presente in grandi quantità. In cosmetica, è usato per la sua fragranza.

Gli altri ingredienti sono facili da capire cosa sono, per formare  alla fin fine... nientepopòdimenoche.... dell'alcool gelificato!, una bella fregatura se ci si pensa, in rapporto al prezzo a banco. L'omessa indicazione della percentuale di alcool non permette di valutare l'efficacia disinfettante... meglio lasciarlo sugli scaffali e tenersi i propri risparmi per altre cose. Ora, se non siete degli unani consumatori compulsivi, provate a fare lo stesso esercizio con la classica Amuchina gel disinfettante mani e vedrete cosa state pagando... alcool e cloro gelificati, un affarone davero davero, ma se serve ad affievolire la vostra irrazionale e stupida paura dell'ignorante, accomodatevi e fate pure come 'zzo vi pare.
In buona sostanza, credo che procederò con replicare la ricetta OMS ma modificata con l'ipoclorito di sodio ed ovviamente imbottigliata nel contenitore del disinfettante "skifeza" appena lo finirò, visto che comunque ha il tappo a scatto che non serve svitarlo per far uscire il liquido. Se poi risulterà troppo liquido o troppo "puzzolente" di cloro, allora presto si fa ad aggiungere profumi o meglio aromi fatti in casa... ah, quest'ultimi, almeno questi, li sapete fare in casa vero?? neanche questi? no dai, allora ve le andate a cercare. Alla prossima, ma anche no.

P.S. la grappa è finita. Ripeto: la grappa è finita.


lunedì 24 febbraio 2020

ma tu celai lo striming?

Corona virus... lo so, per me è un argomento OT ma ve l'avevo detto in tempi non sospetti ed ora grattatevi. il Corona virus non si sa bene cos'è, non si sa di preciso da dove arrivi e come si sia diffuso, non si sa come sia improvvisamente comparso, in certe zone non si sa nemmeno dov'è il "paziente zero" (se lo sono  perso), ma tutti gli unani improvvisamente si trasformano in virologhi di specchiata fama, in luminari della medicina, tutti con il cuggino primario che se lo dice lui allora è vero. E' tutta una gara a chi è più "autorevole". Certo è che stiamo dando uno spettacolo vergognoso ed indecente. A noi interessano le soluzioni, non le chiacchiere.
Maaaa...Cosa si sa di preciso? 
  • non c'è ancora un vaccino (con buona pace per i no vax), 
  • in alcuni casi è mortale, 
  • si diffonde per contatto o per via aerobica
... bastano queste tre cose per scatenare il panico ed i comportamenti più o meno assurdi, dettati soprattutto dalla consapevolezza (o per lo meno sospetto) che chi ci "governa" (manco fossimo delle bestie da governare) non ci capisce una cippa, sono più ignoranti di noi, sono degli emeriti incapaci.
Francamente poco mi importa del Corona Virus, io sono da anni quello che viene definito un hikikomori, per cui il problema per me è già risolto retroattivamente e preventivamente... non sono per niente a rischio contagio. Forte di questa posizione privilegiata, mi siedo ad osservare, a ragionare e traggo delle conclusioni logiche, dettate dal normale e comune buon senso. 
Di fatto, io (ma solo io): 
  • non lo so se è una variante della normale influenza, 
  • non lo so se a Wuhan le esercitazioni militari che simulavano una guerra batteriologica pochi giorni prima del contagio abbiano diffuso il virus, 
  • non lo so se è mortale al 100%, 
  • non lo so se la colpa è del pangolino come veicolo zero della diffusione, 
  • non lo so se è stato diffuso appositamente per affossare l'economia cinese, 
  • non lo so se è un complotto massonico liberal fascistoide per decimare la popolazione mondiale, 
  • non no nulla perchè non lo posso/devo sapere, ci dicono tutto ed il contrario di tutto
... tanto a leggere i giornali o seguire i tiggì mainstream, si sentono le stesse cose come se provenissero da un unica fonte, l'importante è alimentare la paura che così si governa meglio. Di certo se per strada vedo un cinese non faccio come certi razzisti di bassa lega.
Gli "esperti" che si alternano mediaticamente... tanto esperti non sembrano, preoccupati più a rassicurare che informare. Gli amministratori vari, tanto sicuri non sembrano, tanto sono prodighi di consigli inutili e diffusori di tardive "soluzioni" improbabili, inefficaci ed improvvisate. Qualche esempio? Il carnevale di Venezia "chiude" dalla mezzanotte, così come i locali pubblici devono chiudere dopo una certa. Del resto si sa che il virus vien di notte come l'omo nero con il quale ci impaurivano da piccoli. 
Le strade principali vengono transennate nei comuni focolaio, tanto si sa che la gente si sposta solo in macchina e quindi chiuse le provinciali di accesso dopo una certa ora il paese è blindato ed al sicuro. 
Chiudere i voli diretti "da e per" la cina, o peggio chiudere i porti come suggerisce qualche nullafacente incapace è inefficace tanto quanto pulirsi il sedere con i coriandoli (o col giornale radio, fai tu). 

in una società globalizzzata una qualsiasi epidemia è inarrestabile

E poi... la cosa ridicola... tra i consigli sulla profilassi c'è quello di lavarsi spesso le mani. C'è proprio bisogno di dirlo? Virus o meno, lavatevi sempre!!!!
E poi... eseguire i test su tutti... è inattuabile ma... sarà mica la solita scusa per aumentare le tasse sanitarie? io non lo so ma la butto lì.
E poi... le file ai supermercati svuotati da clienti con la mascherina, che escono con il carrello pieno di confezioni da litro di coca cola!!! quella sì che ti fa bene! testa di caxo! quello che non ti fa il corona virus ci pensa lo zucchero raffinato! (Pensa che bello se gli scaffali vuoti fossero quelli delle librerie, ed il virus si chiamasse Cultura.)
E poi,... di reazioni ridicole ne abbiamo viste sin troppe, compreso l'auspicio di far scendere in campo l'esercito.... prove generali di dittatura fascista, vedi ad esempio la gazzetta ufficiale Decreto legge 23 febbraio 2020 n.6  che prevede la "...sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico..." praticamente manco gli amici a cena posso invitare.  Scommettiamo che passata l'emergenza il DL resta?
Comunque, una soluzione ridicola, come panacea a tutti i mali è quella che arriva dagli "ingegnèri"... facciamo tutto in streaming, compreso il telelavoro (o smart working che fa più figo dirlo anche se è un altra cosa) in streaming... ci si parla via Piccì ed il contagio da corona virus è escluso, almeno quello analogico, per i virus digitali... altro discorso ma troppo complicato per i deboli di mente... ridicoli pagliacci. E così, i fedeli del Cattolicissimo Veneto bigotto si sono organizzati per pregare via You-Tube in diretta streaming, anche se non so ancora come faranno a bruciare telematicamente streghe ed eretici, mentre le messe vengono trasmesse via facebook... per le offerte si organizzeranno con un pulsante Pay-Pal?.
E la classe imprenditoriale del vostro ridicolo paese medioevale?  non è ancora pronta (meglio dire "non vogliono") al telelavoro. Per certi imprenditori è necessario che il lavoratore venga in sede, così è più controllabile. Se poi "lavora a casa" c'è sempre il sospetto che batta la fiacca, troppo comodo lavorare in pantofole, o che faccia il furbo. Il LAVORO, quello "vero", per essere tale deve essere sofferenza! e così alcuni "imprenditori" chiedono al lavoratore che lavora da casa, di tenere sempre accesa la webcam, per controllare che sia sempre al suo posto (configurando così in realtà un reato)...ridicoli pagliacci incapaci.
Quel famoso "imprenditore" che affermò tempo fa "...se al lavoro ti stai divertendo, allora non stai lavorando..." la dice lunga sul modo di pensare di certi imprenditori... ridicoli pagliacci, sfuttatori, imbecilli, approfittatori, ladri di tempo altrui malretribuito.
Personalmente il telelavoro lo proponevo dai tempi dei modem a 56K, in forma diversa da come si potrebbe fare adesso ovviamente. Ma oggi a distanza di anni ancora è un argomento tabù. Alcuni imbecilli pensano che per digitalizzare l'azienda sia "più che evoluto" far girare i PDF via e-mail, salvo poi stamparli in 3 copie, firmarli a penna e ridigitalizzarli per farli girare (e credetemi, succede più spesso di quanto si possa immaginare, nel 2020)... ridicoli ignoranti col rolex . 
Per non parlare poi delle riunioni in azienda... ore ed ore a parlare del nulla, tutti assieme a voci sovrapposte, per decidere di decidere alla prossima riunione... Ecco, forse lo "strimin con uebcam" li salverà dal contagio... certo... poi se hai dei sintomi, vai dal tuo medico di base (o di famiglia, l'untore autorizzato) e ti ritrovi in strettissimo contatto, per lunghissimo tempo, in una sala d'attesa piena zeppa di persone potenzialmente ammalate e contagiate da una varietà infinita di virus e batteri peggio del corona virus... e nella sala d'attesa dell'ambulatorio nemmeno un distributore di disinfettante per le mani o di mascherine... ridicoli pagliacci con la laurea in tasca. 
E poi... almeno se fra i consigli ufficiali c'è quello di lavarsi le mani (il classico pannicello caldo che cura tutto), perchè non si rende immediatamente obbligatorio in TUTTI i luoghi pubblici il distributore di disinfettante per le mani, senza alcuna deroga? Perchè? eh? eh? Ripeto, indistintamente in TUTTI I LUOGHI PUBBLICI. 
E poi... a tappeto, senza partire come al solito dai camioncini di cibo etnico ma a partire dagli ospedali, un controllo sanitario APPROFONDITO senza deroghe e scuse per schivare o aggirare le sanzioni. Vi assicuro che il 90% di quei "reponsabili" che tanto vorrebbero andare in TV a dispensare le loro pillole di saggezza, finirebbero nei guai.
E poi... arresto immediato senza appello per i responsabili, con carcere duro 41 bis e buttate pure la chiave, altro che riunioni in streaming! Inutili Pagliacci fuffaroli magnaschèi!
E poi... non si nota la paura di certi ricconi per le ripercussioni sull'economia? Negozi e ristoranti vuoti...oddio noooo, i commercianti nooooo! poveriniiiiii.... i container vuoti...noooooo!!! i tasportatori nooooooo!! i prodotti tecnologici non arrivano più... nooooooooo! lo smartphone nuovo.... noooooooooo!!! la borsa affondaaaaaa, lo spreaaaaaadddd, nooooooooooo!!!! e via dicendo a reagire come delle pazze isteriche e proporre inutili soluzioni solo per scopi elettorali.
Sappiate comunque che il processo di sciopero della spesa è ancora in atto da tempo, applicato da una moltitudine sempre più folta, giorno dopo giorno, lentamente. Non solo i negozi ed i ristoranti si stanno progressivamente svuotando...non è il corona virus.... si stanno contraendo i consumi. La cosa devastante è invece la nostra dipendenza, non siamo in grado di garantirci autonomamente acqua e cibo, e questo i potenti lo sanno... l'importante è che continuiate a vivere nelle paure... probabilmente un giorno ce lo diranno, via streaming, perchè i veri infetti sacrificabili siamo sempre noi inermi poveracci a loro invisibili. Nel frattempo chiedete al vostro padrone lo striming, il telelavoro, lo smartuorching... Ciao imbecilli.  

P.S. la gazza è ladra e lo squalo ha fame. Ripeto: la gazza è ladra e lo squalo ha fame.

venerdì 21 febbraio 2020

Recupero raccoglitori ad anelli

Mi ritrovo come compito quello di separare il cartone dal metallo di alcuni vecchi raccoglitori ad anelli, usati per le dispense a rate distribuite dall'edicola che propone i prodotti dei grandi editori. Una clip a due o tre anelli che si chiudono a scatto ed una copertina di cartone super rigido... cosa vedo io? Dei ganci per attaccarci delle cose e dei fondi per contenitori o delle nuove copertine per i libri fai da te (manuali di hacking super segreti). Qui non si butta nulla. 
Per separare gli anelli metallici è sufficiente una fresetta per limare i rivetti che li fissano al cartone, un lavoretto da pochi minuti. Con una taglierina professionale si squadrano le copertine e le si mettono da parte per futuri progetti (tipo costruire dei fondi per delle scatole realizzate con le cassette della frutta per intenderci).
I due forellini alle estremità del supporto sono perfetti per fissarli al muro con un paio di tasselli da 4 o sul legno con delle viti autofilettanti del diamtero "giusto".
A me servivano per attaccare i cappellini e le forbici da potatura che uso quando mi trasmuto in giardiniere ma anche per appendere le prolunghe del rasa erba auto-costruite, recuperate da mille mila macchinari intercettati in discarica (in fin dei conti sempre conduttori in rame sono). 
OK, ho risparmiato un viaggio all'ecocentro, ho risolto un problemino di ordine in casa, ho contribuito a rendere l'ambiente meno ingombro di rifiuti, ho soddisfatto il mio ego, ho evitato di produrre CO2 inutile, ho contribuito nel mio piccolo al progressivo impoverimento dei brico-center, che ultimamente vendono delle ciofeche cinesi a "prezzi europei"... tanto vale andare direttamente dai cinesi a prendere certe cose. Alla prossima.

P.S. la fagiana è nel campo. Ripeto: la fagiana è nel campo.

lunedì 17 febbraio 2020

Acer Aspire 8930G repair

Un lavoretto facile facile, per me, ovvio ;-)  
Tempo fa, ho interrotto in extremis uno degli sport preferiti, praticati dai consumatori compulsivi... il lancio del portatile nel cassonetto del RAEE
Con mia sorpresa mi ritrovo per le mani un Acer Aspire 8930, non certo un PC da buttare, ancora ben quotato. Quad core, lettore di impronte, schermo di dimensioni generose per l'home teather, porta infrarossi, blue tooth, touch pad multimediale, Dolby ed altri accessori che lo promuovono al rango di "ancora sfruttabile" per qualche anno. I motivi della sua dismissione? Non pochi in realtà ma tutti risolvibili con poca spesa. 
  • La batteria ovviamente è andata ma si può fare senza. 
  • Alla tastiera mancano 5 tasti e per fortuna il ricambio si trova a poco, e poi il layout lo conosco a memoria, tanto che non mi servono nemmeno le serigrafie. 
  • Il lettore DVD sembra avere dei problemi ma lo si può sostituire senza difficoltà (è estraibile come una cartuccia) con qualcosa di usato. 
  • Uno dei due hard disk da 320Gb ha dei cluster guasti, basta toglierlo o trovarne uno anche usato, magari un paio da 1Tb ciascuno . 
Forse questo cumulo di piccoli problemi ha stuzzicato l'avidità del rivenditore che auto proclamatosi "consulente informatico" ha consigliato al facoltoso cliente babbeo l'acquisto del nuovo, con la solita motivazione... "conviene buttare e prenderne uno più aggiornato" (non dicono mai a chi conviene realmente). 
Il SO è winzozz 7 (aggiornabile gratuitamente a W10). Lasciamo perdere i dati memorizzati sui dischi... so di chi è e so una miriade di informazioni private che francamente poco mi interessano, per rispetto della privacy più che altro ma anche per onestà ed un senso etico professionale profondamente radicato... stavolta al cliente babbeo è andata bene.
Fatti due conti, vista anche la quotazione attuale ad oggi ancora "importante", essendo il modello di fascia medio alta, con meno di cento euro tutto compreso il portatile torna come nuovo. 
Ma io che ho il braccino corto (non è vero! sono solo povero!), lo uso così com'è, a spesa zero. Ho dovuto solo riparare un difetto alquanto fastidioso: lo spinotto di alimentazione ha dei problemi che spengono ad intermittenza il PC e nel bel mezzo di un installazione non è certo una bella cosa. 
Preoccupato di dover scomodare dei cinesi per un nuovo componente e sostituire il vecchio, procedo con smontare la copertura plastica (della spina) tenuta in sede da una sola vite. Il problema appare subito evidente: il cavo di massa è attaccato con lo sputo e solo lo spazio ridotto interno, accanto alle cerniere, permetteva di tenere il cavetto in contatto (instabile). Niente di complicato. Procedo con saldare il filo al suo posto ed anche questo difettino da poco è risolto "agratis". Bene. Ed ora? Ci installo la Kali 2020 di gennaio e tengo il PC come muletto, per le prove generali del mio piano di distruzione di massa dell'umanità (scherzo, lo devo dire per i tremebondi deboli di mente e per i servizi segreti che monitorano i miei scritti deliranti :-). 
Un grazie sincero all'imprenditore babbeo, fossero tutti come te...(e lo sono)... magari la prossima volta pensa di donarlo a chi ne ha davvero bisogno non certo per giocarci e ricordati di eliminare i dati... è un obbligo di legge, babbeo!.
Ok, anche questo è a posto, metto in pensione il muletto che ormai non ce la fa più nemmeno con LXDE (un Acer 5620...lo so... ne buttano un casino di Acer, chissà perchè) e procedo con altri progetti, presi da una todo list ormai infinita. Alla prossima.

P.S. Gianmario ha i denti blu. Ripeto: Gianmario ha i denti blu.