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lunedì 17 febbraio 2020

Acer Aspire 8930G repair

Un lavoretto facile facile, per me, ovvio ;-)  
Tempo fa, ho interrotto in extremis uno degli sport preferiti, praticati dai consumatori compulsivi... il lancio del portatile nel cassonetto del RAEE
Con mia sorpresa mi ritrovo per le mani un Acer Aspire 8930, non certo un PC da buttare, ancora ben quotato. Quad core, lettore di impronte, schermo di dimensioni generose per l'home teather, porta infrarossi, blue tooth, touch pad multimediale, Dolby ed altri accessori che lo promuovono al rango di "ancora sfruttabile" per qualche anno. I motivi della sua dismissione? Non pochi in realtà ma tutti risolvibili con poca spesa. 
  • La batteria ovviamente è andata ma si può fare senza. 
  • Alla tastiera mancano 5 tasti e per fortuna il ricambio si trova a poco, e poi il layout lo conosco a memoria, tanto che non mi servono nemmeno le serigrafie. 
  • Il lettore DVD sembra avere dei problemi ma lo si può sostituire senza difficoltà (è estraibile come una cartuccia) con qualcosa di usato. 
  • Uno dei due hard disk da 320Gb ha dei cluster guasti, basta toglierlo o trovarne uno anche usato, magari un paio da 1Tb ciascuno . 
Forse questo cumulo di piccoli problemi ha stuzzicato l'avidità del rivenditore che auto proclamatosi "consulente informatico" ha consigliato al facoltoso cliente babbeo l'acquisto del nuovo, con la solita motivazione... "conviene buttare e prenderne uno più aggiornato" (non dicono mai a chi conviene realmente). 
Il SO è winzozz 7 (aggiornabile gratuitamente a W10). Lasciamo perdere i dati memorizzati sui dischi... so di chi è e so una miriade di informazioni private che francamente poco mi interessano, per rispetto della privacy più che altro ma anche per onestà ed un senso etico professionale profondamente radicato... stavolta al cliente babbeo è andata bene.
Fatti due conti, vista anche la quotazione attuale ad oggi ancora "importante", essendo il modello di fascia medio alta, con meno di cento euro tutto compreso il portatile torna come nuovo. 
Ma io che ho il braccino corto (non è vero! sono solo povero!), lo uso così com'è, a spesa zero. Ho dovuto solo riparare un difetto alquanto fastidioso: lo spinotto di alimentazione ha dei problemi che spengono ad intermittenza il PC e nel bel mezzo di un installazione non è certo una bella cosa. 
Preoccupato di dover scomodare dei cinesi per un nuovo componente e sostituire il vecchio, procedo con smontare la copertura plastica (della spina) tenuta in sede da una sola vite. Il problema appare subito evidente: il cavo di massa è attaccato con lo sputo e solo lo spazio ridotto interno, accanto alle cerniere, permetteva di tenere il cavetto in contatto (instabile). Niente di complicato. Procedo con saldare il filo al suo posto ed anche questo difettino da poco è risolto "agratis". Bene. Ed ora? Ci installo la Kali 2020 di gennaio e tengo il PC come muletto, per le prove generali del mio piano di distruzione di massa dell'umanità (scherzo, lo devo dire per i tremebondi deboli di mente e per i servizi segreti che monitorano i miei scritti deliranti :-). 
Un grazie sincero all'imprenditore babbeo, fossero tutti come te...(e lo sono)... magari la prossima volta pensa di donarlo a chi ne ha davvero bisogno non certo per giocarci e ricordati di eliminare i dati... è un obbligo di legge, babbeo!.
Ok, anche questo è a posto, metto in pensione il muletto che ormai non ce la fa più nemmeno con LXDE (un Acer 5620...lo so... ne buttano un casino di Acer, chissà perchè) e procedo con altri progetti, presi da una todo list ormai infinita. Alla prossima.

P.S. Gianmario ha i denti blu. Ripeto: Gianmario ha i denti blu.

martedì 5 novembre 2019

5 lire del 1954

5 lire delfino del 1954
Rovista, rovista, ribalta, ribalta, sposta, accatasta, cerca di fare ordine del ciarpame che si accumula impulsivamente senza un apparente motivo... ed ecco che da una soffitta compare una scatola piena zeppa di monetine e banconote. Un classico. Sembra che l'accumulo di monete e più in generale di danaro sia una caratteristica dell'unanità che per paura del futuro, forse per mera prudenza e buon senso, spesso per avidità e mania di misurare le persone solo in base alle loro "ricchezze", accumula soldi e li nasconde nei posti più banali e scontati (soffitta, mattonella, materasso, vasi da fiori ecc...).... per non parlare di quelli che si dimenticano di averli messi da parte.
In questo caso, conoscendo il vecchio proprietario passato a miglior vita, si trattava solo di collezionismo, di un hobby, vista la sterminata vastità di tipologie di monetine provenienti da tutto il mondo... pezzetti di metallo e foglietti di carta variopinta che per convenzione ormai universalmente riconosciuta rappresentano una valutazione condivisa per lo scambio di beni e servizi. 
Preso dalla curiosità, complice la comparsa in questo periodo di alcuni articoli di giornale, mi faccio prendere dalla cupidigia di cercare la classica moneta rara, ambita dai collezionisti più attenti, magari la vecchia 10 lire del 1954 o la 5 lire uva del 1946/47 o del 1956 che pare valgano oltre i mille euro (cifra diversa da quella alla quale sono disposti a pagare certi collezionisti)
Da una rapida cernita (ancora in corso) non sono stato fortunatissimo e mi pare che non ho fatto il colpaccio che mi cambia la vita. 
Ho per ora trovato un "pezzo unico" (per me ovviamente), una 5 lire delfino del 1954, abbastanza comune essendo stata coniata in grandi tirature dal '51 al '55. in buone condizioni sembra valere oggi attorno agli 8 euro (alla faccia di quello che ne chiede 80€ spacciandola per "rara" e nemmeno Fior di Conio). Il guaio ora è trovare un compratore. I collezionisti non sono numerosi come la quantità di monete in circolazione e sicuramente avranno già un esemplare sicuramente in condizioni migliori del mio... ed allora? lo svendo a 4 euro, 1 euro? mi sa di no. Sto pensando, come sempre, ad un uso alternativo che lo possa valorizzare, magari assieme ai buoni da 1 lira, alle 500 lire d'argento (ne ho trovate un paio) ed a tutte le lire (anche di carta) che ho trovato nella scatola. Se valgono poco occorre valorizzarle e trovare un destino diverso, si fottano i collezionisti. Alla peggio fondo il blocco per recuperare la lega di alluminio e farci dei pomelli, delle maniglie o dei ganci, posso permettermelo di bruciare i soldi. Così facendo, riduco il numero di quelle in circolazione, aumentando il loro valore... ringraziatemi e mandatemi una ricompensa, stupidi ingrati. Se invece vi interessano... andate qui https://vecchiemonete.blogspot.com/2019/11/5-lire-delfino-dal-1955-al-1953.html
Per chiudere, mi ricordo quando ero veramente piccino, che c'è stato un periodo, attorno agli anni '60/'70, nel quale gli spiccioli erano quasi scomparsi dalla circolazione. Ai quei tempi hanno iniziato a girare i mini assegni ed il resto veniva convertito dai soliti commercianti disonesti in gettoni telefonici e caramelle dalle dubbie proprietà. A quei tempi con 10.000 lire si passava un weekend da sceicchi... altri tempi. Alla prossima. 

P.S. la volpe ha preso l'uva. Ripeto: la volpe ha preso l'uva.

P.P.S. interessato a monete di antiquariato a prezzi "umani"???
https://vecchiemonete.blogspot.com/ 

giovedì 25 luglio 2019

Termoconvettore ARDES mod.465 (AGAIN!!!)

No, ormai è diventata una questione di orgoglio, o me o te maledetto ciòttolo mal progettato. E' la terza volta che ci metto le mani ma l'intuito mi dice che non sarà l'ultima. Ne ho parlato nel 2013 https://sfogobenefico.blogspot.com/2013/06/termoconvettore-ardes-mod-465.html, poi nel 2017 https://sfogobenefico.blogspot.com/2017/11/termoconvettore-ardes-mod465-another-one.html ed ora mi ritrovo con l'ennesima rottura. Le precedenti riparazioni "provvisorie" vista la fragilità dell'apparecchio sono comunque durate più di 4 anni... di termoconvettori ne ho due uguali ma stavolta il guasto si è presentato contemporaneamente su entrambi ... stesso problema, i supporti del motore... mi sa che questi apparecchi si parlano fra di loro. 
Stavolta deciso di affrontare il problema alla radice: sostituzione (o meglio rifacimento) dei supporti. Qualche scarto di legno, tanto lavoro di fresatura per eliminare la struttura plastica, fiumi di colla epossidica, qualche vite autofilettante a mezzo filetto (per "tirare" i pezzi") ed alla fine vinco io, per ora. 
Non sono poche le difficoltà da affrontare. Innanzitutto occorre calcolare le misure adatte per tenere in asse il motore con la ventola tangenziale altrimenti si creano delle deformazioni ai supporti in gomma che sospendono le pale cilindriche e col tempo, per "fatica", corrono il rischio di rompersi ( ed alcuni segni di cedimento erano già stati affrontati tempo fa). Poi, irrigidendo il supporto si causerà inevitabilmente che le vibrazioni si scaricheranno da qualche altra parte. Sotto i supporti in legno è stata incollata ed avvitata una piastrina di alluminio... vedremo se l'idea è buona o meno col tempo e con l'uso prevalentemente invernale. 
Finisco il secondo ciòttolo e stiamo a vedere. Come step successivo, dato che non ho intenzione di mollare, ci sarà da rifare totalmente il case, in lamiera di alluminio battuto (che so fare anche il carrozziere battilamiera fra le tantissime cose che so fare). Staremo a vedere pezzo di plastica. alla prossima. 

P.S. testa di cocco e cuore di burro. Ripeto: testa di cocco e cuore di burro.

lunedì 8 luglio 2019

Accumulatori compulsivi ed unani

La caratteristica essenziale del disturbo da accumulo (Hoarding Disorder) è la persistente difficoltà di gettare via o separarsi dai propri beni, a prescindere dal loro valore reale.
Ho trovato questa definizione che mi ha incuriosito. E' noto che sono affetto, seppur in modo molto lieve, da questo "disturbo". Non so perchè poi sia un "disturbo" e per chi. Forse per coloro che conformati ed omologati in una società conformista si sono adeguati solo per obbedienza derivante dalla sindrome dello zerbino?  
Disturbo qualcuno quando conservo qualcosa che poi va riparato o restaurato o riciclato o trasformato o migliorato? Forse sì, sicuramente "disturbo" i mafiosi delle discariche o chi si arricchisce con il consumismo compulsivo altrui.  Forse il "disturbo" si manifesta quando si arriva al limite, ovvero quando si manifestano seri problemi di mobilità ed igiene, solo su questo posso essere d'accordo. 
Ma la cosa che più mi irrita è il riferimento al "valore reale". Chi ha deciso a quanto ammonta il "valore reale" degli oggetti accumulati??? Il valore reale è forse determinato dai soliti idioti che misurano la vita con il valore economico dei beni posseduti? Lasciamo stare il valore affettivo, che ha a che fare più con i bei ricordi . Parliamo del "valore reale"... che non ha alcun senso e che sicuramente è una stima estremamente soggettiva. Il valore di un oggetto è sempre soggettivo e non calcolato da un agenzia di rating o da un perito estimatore, il quale quest'ultimo lo fa sulla base di precisi criteri economici di mercato correlati al livello di corruzione personale. 
Ciò che è diventato MIO, l'oggetto sul quale vanto dei diritti di proprietà, che ho acquistato con i miei soldi, con il mio tempo e che non ho intenzione di vendere, ha un valore MIO, esclusivo, personale, privato, indiscutibile, insindacabile ed inopinabile. Io vedo cose che voi unani non potete vedere, in quanto unani dell'unanità (trad."umani ridotti").
Faccio un esempio così è più semplice e la semplicità è il pane degli unani sempliciotti. Prendiamo ad esempio un vecchio tagliaerba elettrico destinato alla discarica. L'unano vede un vecchio attrezzo che "funziona male" rispetto ad un nuovo modello nuovo di fabbrica con mille mila funzioni in più. L'unano nel vecchio vede solo difetti e motivi per disfarsene, e se ne disfa, io invece lo accumulo perchè vedo oltre. Vedo un motore da riutilizzare per altre funzioni, vedo una lama in acciaio che può diventare coltello, machete o altro attrezzo da taglio, vedo una fioriera, vedo un copri rubinetto esterno da giardino, vedo dei fili conduttori, vedo dadi e bulloni, vedo dei tubi in ferro da tagliare e saldare assieme per creare altri oggetti a costo zero per me e per l'ambiente, vedo il divertimento di trasformare, progettare, riutilizzare, risparmiare... quante cose si perde l'unano. Preferisco essere definito "disturbato" che apparentemente "sano" come un unano (per definizione diversamente sano). Alla prossima, ma anche no.

P.S. il ramarro è verde. ripeto: il ramarro è verde.

martedì 25 dicembre 2018

Regali alternativi (parte 1)

Come ogni anno, a dicembre, mi diverto a produrre i regali con le mie mani, con fantasia, creatività e voglia di boicottare l'industria del consumismo. Francamente trovo inappropriata, per una società che suole auto definirsi "civile", la frenesia senza senso negli acquisti di regali spesso poco graditi. Peggio ancora quando vedo le file davanti ai negozi dalle 18 di sera (con notte all'adiaccio) per l'apertura del giorno dopo alle ore 10, magari solo per un paio di scarpe griffate. Peggio ancora le zuffe al supermercato per accaparrarsi il prodotto scontato. Uno schifo. Se proprio si vuole regalare qualcosa, che venga dal cuore, conoscendo bene i desideri ed i gusti del destinatario, così sì è un gesto di affetto "tipico" di questa festività del caxo che vorrebbe celebrare la nascita del figlio dell'uomo invisibile e per un solo giorno sentirsi più "buoni".
Comunque... ad un paio di persone su questo pianeta ci tengo, per cui devo conciliare un saldo a zero (causa due maledette schifose che non mi hanno pagato) con l'obbligo sociale di ricambiare la brutta abitudine degli unani di mettere a disagio chi i regali, per ricambiare il gesto, non se li può permettere proprio. 
Alcune assi da dei vecchi bancali destinati alla discarica, una vite di ottone proveniente da un mobile distrutto, un lamierino di ottone trovato a terra e completamente ossidato... poche ore di manualità sottratte ad altri impegni inderogabili ed il regalo è fatto... stupendo. Due cavalletti porta foto o porta ricette in cucina o perchè no per dipingere delle tele con colori ad olio o acquerelli... lasciate libero sfogo alla vostra fantasia, sempre. Alla prossima.

martedì 31 luglio 2018

Manico nuovo e tornio KO

Non vedevo l'ora di provare il nuovo tornio da legno che ho realizzato nei ritagli di tempo libero, utilizzando materiale che per altri è "di scarto". Oggi ho ricostruito due manici per due raspe da legno, uno per una limetta triangolare e l'ultimo per un traccino da falegname che uso per segnare i punti di taglio (anche nel metallo) o gli incastri a coda di rondine che mi piacciono tantissimo.
L'ultimo perchè l'alimentatore, collegato al motore in cc da 48 volts 6A, ha tirato le cuoia. Mi sa che sotto sforzo l'assorbimento prolungato ha sovraccaricato l'alimentatore, facendo saltare il fusibile interno e sicuramente qualche altro componente...pazienza, vedrò se si può riparare. 
Il manico non è terminato purtroppo. E' leggermente più grosso dell'originale, manca il mordente per il colore scuro, manca la finitura a carta vetrata e cera d'api per renderlo lucido ed impermeabile....faremo a mano dai.
Per il ferrulo ho utilizzato un tappo da 16, di rame, di quelli usati per gli impianti idraulici, giusto per una finitura "elegante" ed anche perchè ad utilizzare i tubi aperti mi resta scoperta la parte terminale (è solo un problema estetico). Legno utilizzato? Nocciòlo, mi avanzava un ramo, messo da parte proprio per questo scopo. Dovrebbe essere duro abbastanza per resistere anche a lavori "pesanti".
Ora, per il tornio, sto pensando di tornare all'idea originaria, ma migliorata, ovvero di utilizzare, al posto del motore, un trapano. Dovrò solo creare un supporto ed una contropunta adatta, che spinga il pezzo in direzione del mandrino, facendolo così lavorare in pressione (è un trapano) e sperando di attenuare le vibrazioni, vedremo. Per ora mi fermo un pò che sono sudato, e stanco per la canicola. Alla prossima.

P.S. a nord di Belgrado si respira, due per due fa quattro. Ripeto: a nord di Belgrado si respira, due per due fa quattro. 

lunedì 16 luglio 2018

Stevia in polvere (DIY fai da te)


Un paio di piantine di stevia che superano miracolosamente l'inverno (sembravano morte ad inizio primavera) ed una germogliazione rigogliosa... da non credere. Sono bastate esposizione al sole e innaffiature regolari. Cresciute oltre il limite del loro vaso ho dovuto potarle quasi a raso e mi ritrovo con quasi mezzo kilo di foglie di stevia. Masticate a crudo, ancora verdi, lasciano in bocca un buonissimo sapore dolce, con un fondo di liquiriza. Un paio di foglioline e passa subito quel languorino pre-pasto che ci dirotta sempre verso l'aperitivo con salatini od altre schifezze. Sono un dolcificante potentissimo (e buonissimo per me).
Decido allora di trasformarle come dolcificante da usare al posto dello zucchero. Ma dato che non posseggo un impianto idustriale per raffinarla e portarla allo stato bianco cristallino (e dio solo sa che schifezze di processi utilizzano), mi basta polverizzarla ed usarla "tal quale", un pò come lo zucchero di canna grezzo (non quello marrone col caramello che fa da colorante).
Il procedimento è semplicissimo e prevede solo poche fasi:
  • potatura
  • essiccazione delle foglie
  • micronizzazione 
Potatura: gli steli di stevia si diramano un pò come le piante dei pomodori. In prossimità di una coppia di foglie si diramano due rametti. Basta tagliare appena sopra e la piantina col tempo diventerà più folta. Potare all'alba.
Essiccazione: si sceglie per il metodo naturale o forzato. Il primo prevede il raggruppamento dei rametti legati a testa in giù o distesi sparpagliati su un ampio piano, che verranno esposti al sole. Il secondo prevede l'uso di un essiccatore a torre e 8-12 ore di energia elettrica, possibilmente proveniente dai pannelli solari (così la stevia diventa più buona). L'importante è che sia ben essiccata e croccante da polverizzarsi con le mani. L'essiccazione appena dopo colte le foglie conserva meglio il colore verde che tende a diventare un pò più scuro con il metodo di essiccazione all'aria. Di quale sia il metodo migliore non ne ho idea.
Micronizzazione: ovvvero riduzione in polvere sottilissima, per evitare di veder galleggiare sul caffè dei pezzettini di foglioline. Basta un buon tritatutto, con le lame affilatissime, affilate a pietra 8000grit o più poi lappate con la pasta diamantata. Occhio ad usare un buon sminuzzatore a tenuta stagna, altrimenti la polverina verde micronizzata vi trasformerà presto in un ramarro.
Con un passino delle dimensioni desiderate si ottiene la "grana" desiderata. Quello che resta (rametti duri) io l'ho buttato (ma ne resta davvero poco

Costo totale? Praticamente zero. 

False controindicazioni: Ad alcuni puristi del gusto ma divoratori di zucchero, ed obesi come balene, non piace il retrogusto della stevia grezza, che assomiglia un pò alla liquiriza e va inevitabilmente ad alterare il gusto della bevanda che si intende dolcificare. In realtà anche lo zucchero altera il sapore ma ci siamo abituati. Dopo un pò che si usa la stevia naturale non ci si accorge nemmeno. Personalmente a me non dispiace (de gustibus), anzi, rafforza il caffè appena macinato. Piace anche sapere cosa sto ingerendo...foglie tritate (bio-compatibili), non certo della polverina bianca trattata non si sa bene con cosa, a che percentuali e soprattutto come, alla faccia dei segreti industriali. Volete tenere segreto il metodo di raffinazione e gli additivi? nessun problema, noi non si compra e tenetevelo per voi. Alla prossima.

P.S. Il protocollo si è rotto. L'etichetta è bianca. Ripeto: Il protocollo si è rotto. L'etichetta è bianca.

lunedì 9 aprile 2018

E-cig fai da te (parte 21 rigenerare i justfog)

Ero felice per il gesto ma un pò preoccupato, quando mi hanno regalato a Natale un atomizzatore  Justfog P14A.... o cartomizer o vaporizer o clearomizer... boh, ormai con i nomi non ci capisco più nulla essendo usciti un infinità di modelli e marchi da quando 18 anni fa ho iniziato, fra i primi, all'epoca derisi pionieri, a svapare per smettere di fumare. 
La preoccupazione era la spesa per gli atomizzatori di ricambio. Ogni atomizzatore Justfog di ricambio venduto dal tabacchino di zona (un cretino sapientone maleducato e scorbutico) mi sarebbe costato 4 euro... eh? possibile? 
Fosse che durano anche una settimana, nella migliore delle ipotesi... 16 euro al mese... circa 200 euro l'anno... no no no, così non va bene. Allora...una rapida ricerca in rete e gli stessi identici atomizzatori si trovano a 99 centesimi l'uno... 50 euri l'anno... ancora troppo però. Preferisco risparmiare ed ecco che inizio a pensare come poter rigenerare più o meno come facevo con i Phantom ai quali cambiavo solo lo "stoppino". 
Gli atomizzatori Justfog sono apribili e smontabili credo un numero limitato di volte. Occorre infatti far "saltare" il coperchietto ad incastro che si trova sulla sommità, dalla parte dove esce il vapore, dove si trova la piccola guarnizione cilindrica nera o rossa. E' sufficiente infilare un perno e fare leva. Non so quante volte si potrà fare affidamento sull'incastro a scatto... togli e metti, togli e metti... boh.
Tolto il coperchietto, si nota l'interno formato da una scodellina ceramica attorno alla quale c'è una strisciolina di cotone. All'interno della scodella vediamo la resistenza, i cui terminali sono infilati verso la parte che si avvita all'adattatore, dove si nota una piccola guarnizione isolante bianca. Con le unghie si toglie il contatto centrale, una specie di chiodino, si toglie la guarnizione isolante e si infila un perno per spingere fuori la resistenza avvolta attorno a del cotone (e probabilmente le solite incrostazioni alle quali siamo abituati). 
Il cotone avvolto attorno alla scodella preferisco lasciarlo dov'è e procedere ad un abbondante lavaggio ad ultrasuoni in acqua distillata... niente sgrassanti o altri prodotti. 
Con una punta di trapano da 2mm (o un attrezzino apposito a scalini per vari diametri) si avvolge il filo resistivo del valore desiderato (1,3 - 1,5 - 1,7 ohm dipende da cosa si preferisce e da cosa si trova in rete) . 
Il filo resistivo deve essere quello NR-R-NR. In pratica è una resistenza con i terminali finali più spessi, che non diventano incandescenti contrariamente al tratto centrale che andrà a costituire la parte che vaporizza il liquido usato... in questo modo il calore si concentra solo nella scodella ceramica e non verso i contatti. 
Una volta avvolto il filo, ci si infila del cotone idrofilo e si tagliano le estremità con un tronchesino di precisione. Meglio lasciare il cotone un pò fuffoso, soffice, per permettergli meglio di assorbire per capillarità il liquido. 
Poi si prendono i due terminali e li si infilano dentro l'alloggiamento, avendo cura di separarli con la guarnizione bianca che andrà quest'ultima rimessa dov'era. In pratica un capo della resistenza è a contatto con il chiodino centrale, l'altro capo con il corpo metallico. Prima di tagliare i fili in eccesso, con un tester si misura la resistenza (attorno ai 2 ohm circa) per verificare di non aver fatto un cortocircuito con il chiodino. 
Alla fine si fa scattare il coperchietto tolto per primo, con una pinza, e l'atomizzatore torna come nuovo. Ecco alcune foto in sequenza:

Spesa totale? 100 resistenze credo di averle pagate poco più di 3 dollari (Kanthal Nichrome Pre-made Welded Wires - NR-R-NR )... ne ho prese 500 da 1,7 ohm... così si ragiona. 
Alcune accortezze, giusto per rispondere ai soliti dementi da forum in pieno delirio da onniscenza. Io uso il cotone idrofilo quello in confezione da farmacia, non quello "organico", "bio", "giapponese", "non trattato"... il mio è sterile, costa meno ed è quello che mi basta. Tutto il resto sono solo argomenti da imbecilli convinti di essere più sapienti degli altri (e guai a contraddirli... mai dare da mangiare ai trolls). Il cotone ha un unico inconveniente... brucia... per cui non va mai usato senza liquidi (uno lo sa e ci sta attento). Se poi, per non pensare, si preferisce la mesh ossidata, il silica whick ed altre porcherie... siete liberi di mettervi in bocca quello che vi pare e buttare i vostri risparmi come vi pare, poveracci. 
Questo modello di atomizzatore, rispetto a ciò che usavo io... "è più meglio"? Pare di si. Non ha il problema della condensa e la rigenerazione è decisamente più facile e rapida rispetto ai phantom. Poco importa se sono nati come usa e getta. Se si possono rigenerare lo stesso tanto meglio. Devo dire che a me non piace cambiare modello di atomizzatore in quanto una volta che mi attrezzo per la rigenerazione non voglio altre attrezzature ad ingombrare il laboratorio. Ora per un pò andrò avanti con questi e chissenefrega se c'è "di meglio". A me basta spendere poco, spippettare in santa pace e produrre meno rifiuti. Poche ciance, tanta ciccia.
Alla prossima.

P.S. il pollo è crudo. Ripeto: il pollo è crudo

giovedì 8 marzo 2018

De Longhi espresso ECO310.V (Rigenerazione totale)

Pulizie di primavera e si inizia dalla macchinetta del caffè, ovvero il prezioso nettare indispensabile alla sopravvivenza umana, oltre che diritto fondamentale dell'umanità. In verità ho dovuto mettere le mani sulla mia DeLonghi ECO310V  per un problema di pompa (già ne parlavo a marzo 2015, tre anni fa). La macchinetta ha iniziato a fare un rumore diverso dal solito, ma non esce nulla. Urge riparazione. Con l'occasione ne approfitto anche per un disassemblaggio totale, già che ci sono, per ingegnerizzare lo schema elettrico e lo schema idraulico e per una super mega ultra iper decalcificazione. 
Le operazioni di smontaggio sono abbastanza agevoli ed a non saper nè leggere nè scrivere, si procede con allentare tutte le viti a vista, con calma, catalogandole in una vaschetta a scomparti con un foglietto sottomano ove annotare la loro posizione. Se si ordinano i ricambi in rete, potrebbe accadere che i tempi di attesa affievoliscano la memoria e si rischia di dimenticare cosa avvitare e dove posizionare le viti.
Può essere utile avere sottomano l'esploso del prodotto, che elenca nei minimi dettagli ogni parte che lo compone ed agevola notevolmente lo smontaggio.


Si parte dal coperchio, poi l'interno, la base, per estrarre tutto il gruppo caldaia/pompa + pulsantiera. Tutto è smontabile ai minimi termini.
Vediamo pezzo per pezzo i componenti:
La pompa: ULKA Model E Type EP5 230V 50Hz 48Watt è sorretta da due alette di gomma e poggia su un piedino pure lui di gomma solidale ad un supporto in lamierino metallico che fa da base di appoggio anche per la caldaia. Per sfilare i tubicini di silicone che portano l'acqua dal serbatoio non si deve tirarli sperando si sfilino (in realtà tirando si strozzano e si rischia di strapparli). Occorre spingerli dalla parte terminale verso l'esterno. 
Questa pompa ha anche un diodo al suo interno (ne ignoro la funzionalità) ma il collegamento dei due fili non è critico (si possono anche invertire). A volte il problema che si presenta con queste pompe è dovuto a formazioni di calcare che si possono sciogliere in aceto o acido citrico. Ci si accorge quando vibrano poco indicando il pistone poco libero di muoversi (bisogna avere orecchio anche per questo).  Raramente (mooolto raramente) si rompono per usura. Sono di una semplicità meccanica disarmante e molto spesso (ripeto:MOLTO SPESSO) il problema non è la pompa ma la caldaia intasata di calcare responsabile del caffè che esce a stento. Ho comunque preferito sostituire. Casomai se riesco a ripararla la tengo di scorta, si sa mai che in altri progetti la possa recuperare.

Il filtro anti impurità: è un bene smontare tutto completamente, per rendersi conto se ci sono ulteriori componenti da sostituire. Nel mio caso il filtro anti impurità presenta delle caccole nere al suo interno e va sostituito con uno nuovo. Ha la funzione di impedire che eventuali corpi estranei (zanzare, polvere...),  eventualmente finiti nel serbatoio vadano nella caldaia dalla quale non potrebbero più uscire (od otturarla definitivamente)... berresti il caffè la cui acqua è passata attraverso un filtro sporco?
La guarnizione porta filtro: si toglie il filtrino metallico e si toglie pure la caldaia per farla uscire. Date le sue dimensioni generose, è difficile che la guarnizione si usuri facilmente, ovvero dura un casino, più di altre marche. Ad ogni modo, dato anche il suo costo irrisorio (2/3 euro), con l'occasione la si sostituisce. La guarnizione è appoggiata su uno strato di kapton resistente alle alte temperature che la separa dalla caldaia in acciaio inox. E' uno strato giallo/arancione e non va rimosso per nessun motivo.  Il filtrino metallico va lavato e spillato (con uno spillo) controllando controluce che sia perfetto.
La caldaia: è in acciaio inox e non sembra apribile per un ispezione interna...peccato davvero. Se si guasta la resistenza occorre cercare il pezzo intero (e non so se si trova). Vedremo di decalcificarla con acido citrico (1 euro) o con qualche prodotto specifico ( 17 euro... che contiene acido citrico il più delle volte). Meglio ripetere di non rimuovere la parte arancione dove si poggia la guarnizione del porta filtro. Già che ci siamo... svuotiamola, così verifichiamo se è bloccata e piena di calcare. Si apre la valvola del vapore e si lascia uscire l'acqua dal tubicino di mandata che era attaccato alla valvola antigoccia. Magari, raccogliendola in un bicchiere...vedrete se presenta dei sassolini bianchi per non parlare del colore giallino torbido. Shakerate per bene e svuotate ancora. Nel mio caso ho dovuto infilare un sottilissimo fil di ferro nel tubicino di mandata per disotturarlo. A vedere le condizioni dell'acqua all'interno della caldaia (ed il colore giallino torbidissimo) fa venire la voglia di decalcificarla una volta al mese.
Il porta filtro: va aperto e pulito per bene. Non credevo all'interno fosse ridotto così. Il peso artificiale nel manico... unico neo... forse era il caso di ricoprirlo o verniciarlo per impedire la ruggine. Togliere la ruggine, passarci del Ferox e verniciarlo per bene (una volta per sempre). Anche delle viti inox non sarebbero male.  Secondo alcune scuole di pensiero (la moka non va mai lavata all'interno dove si raccoglie il caffè) si potrebbe evitare di lavare il percorso che porta il caffè nei due scoli. Io preferisco pulire senza esagerare troppo, senza grattare la plastica, con uno spazzolino da denti (non lo buttate in discarica lo spazzolino usato vero?).
Il fusibile termico: è progettato per interrompere l'alimentazione alla caldaia in caso di eccessivo surriscaldamento ed è inserito dentro un tubicino di plastica poi posto a contatto con la caldaia tramite un aletta di acciaio che fissa anche i due interruttori termici. E' un fusibile...una volta fuso bisogna sostituirlo.
Il suo valore di intervento al momento non lo so, ho preferito lasciarlo al suo posto in quanto non ho la pasta termica adatta da inserire sotto gli interruttori termici. Se salta il fusibile termico, l'effetto sarà la spia di accensione accesa ma la caldaia non scalda manco a picchiarla. Nella sostituzione bisogna evitare di usare lo stagnatore per collegare quello nuovo (è un fusibile termico! non lo si deve scaldare!!). Ci si deve procurare una mini puntatrice per i contatti a saldare (vedremo di costruircene una in futuro)
Interruttori termici: ce ne sono due, normalmente chiusi, segnati nello schema come TH1 e TH2. TH1 è quello del caffè,  responsabile si staccare la caldaia al raggiungimento di 105° (valore nominale, temperatura dell'acqua per fare il caffè), mentre TH2 sarà quello che stacca la caldaia per il vapore del cappuccinatore o montalatte come lo chiamano in giro (120° valore nominale). I valori nominali sono indicativi, desunti dalla scarsa documentazione presente in rete. Francamente c'è una cosa che non mi è chiara. L'acqua bolle a 100° a livello del mare. Qualche grado in meno in montagna... perchè 105°?? si vuole far bollire l'acqua dentro la caldaia? e perchè il vapore a 120°?? Forse questi valori non sono corretti o forse le tolleranze, o forse la trasmissione del calore all'esterno...boh.
Ciò che fa testo è il valore stampigliato nel componente. Attenzione nella sostituzione con interruttori che devono avere lo stesso valore, oltre ad utilizzare correttamente la pasta termo conduttiva.
Lo schema elettrico:  me lo sono ricavato seguendo uno ad uno i fili elettrici (non ho controllato se è corretto al 100%). Questo modello non ha parti elettroniche al suo interno e pertanto: meno possibilità di guasti e maggior semplicità nella manutenzione.
Non è difficile da capire. Il pulsante on/off accende la spia indipendentemente dallo stato del fusibile termico (secondo me andava attaccata dopo). La spia che indica il raggiungimento della temperatura si accende solo quando si apre  TH1.  Il pulsante del caffè ovviamente accende la pompa dell'acqua. Quello del vapore accende la spia relativa e si mette sempre chiuso al posto di TH1, in serie a TH2 (termico del vapore) che stacca la resistenza della caldaia al raggiungimento della temperatura di intervento.
Le parti di plastica ed il supporto di metallo: il tutto va messo a bagno in una bacinella grande, con tanto sgrassatore. Al termine, se necessario, un bagnetto nell'anti calcare per la base dove si incastra il serbatoio. Se serve, una buona spazzolata a setole morbide per rimuovere meglio eventuali incrostazioni di caffè o altro. Per gli angoli più annidati, si passa un pennello imbevuto nel viakal puro (funziona da dio) e si sciacqua. Il serbatoio trasparente va riempito di acqua bollente con diluito un pò di anticalcare e si lascia una notte a riposare (torna lucido come nuovo).

Il circuito idraulico:  può essere interessante capire il percorso dell'acqua, giusto per capire dove di ferma in caso di otturazioni ed individuare il colpevole...filtro, caldaia o pompa? E' semplice ma c'è sempre qualcuno che si perde nei ragionamenti e nei commenti fa delle domande un pò sciocche.  Basta sezionare i tubicini e vedere dove si ferma l'acqua (di solito in caldaia).

Ed ora parliamo di soldi dai. Oggi quanto costa questo modello? Dal sito ufficiale del produttore ho trovato una tabellina:

La tabella la dice lunga sui ricarichi dei rivenditori. E quanto verrebbe a costare una rigenerazione totale e con sostituzione di pompa e filtro? In negozio credo molto di più del suo valore attuale. Farlo a tempo perso per hobby ?... a parte il costo puro dei ricambi e dei prodotti usati servono minimo 3 ore (smontaggio, lavaggio, sostituzione, rimontaggio, decalcificazione) non costa nulla (se non il tempo) a farsi il lavoro in casa. E' un operazione alla portata di quasi tutti (per chi ci è portato ovviamente) ma la soddisfazione personale è alle stelle.
Per finire una "recensione" gratuita, non prezzolata, inutile, personale, soggettiva, opinabile: non lo faccio mai (anzi semmai il contrario) ma stavolta devo congratularmi con il progettista, pur in presenza di alcuni margini di miglioramento.
Questo modello ha dei pregi quali: la sua semplicità tecnica, zero elettronica e la possibilità di essere completamente disassemblata per manutenzione o per una pulizia a fondo. Le equazioni sono:
Più semplice = meno componenti che si possono rompere. 
Più smontabile = componenti da sostituire più piccoli e quindi meno costosi. 
Un ciclo decalcificante ogni 250/300 caffè è d'obbligo per farla durare a lungo (ma la frequenza è fortemente condizionata dalla durezza dell'acqua di zona). Con queste macchinette del caffè è IMPERATIVO decalcificare spesso. Ma il caffè lo fa buono? dipende dalla polvere usata, testina. Alla prossima.

P.S. Renato è tornato. Ripeto: Renato è tornato.

martedì 16 gennaio 2018

EBM Papst Industries D2E097-CB01-02 (repair in progress)

Una freddissima notte d'inverno e la ventola di circolazione dell'aria della stufa a legna inizia di sua sponte ad emettere un suono vibrante fastidiosissimo. D'inverno, la stufa a legna è indispensabile per far fronte ad un inefficiente impianto di riscaldamento a gas che il padrone di casa, avaro e bastardo, si ostina a non mettere a norma e nemmeno a renderlo più efficiente. Così tocca all'inquilino pagare un salatissimo affitto e nel contempo trovare una soluzione al progressivo e periodico rincaro della bolletta... oltre a sorbirsi le solite bufale commerciali che il gas conviene, è pulito, fa bene alla salute ed è pure senza glutine (apperò). 
La stufa in questione è un super efficiente modello di una ditta tedesca, che quelli saranno pure crucchi ma con la qualità ci vanno a nozze. Per ovviare al problema "la qualità si paga" e "conto perennemente in rosso", l'attuale proprietario decise all'epoca di acquistare un modello utilizzato per le fiere ed esposizioni, dopo essersi ovviamente assicurato che non presentasse ammaccature, rigature, crepe o altri difetti occulti...era perfetto...un vero affarone. 
Oggi, dopo tre anni di onorato servizio, l'unico problema sono le vibrazioni della ventola, che si presentano casualmente ad intermittenza, a freddo od a caldo, e che quando cominciano si deve staccare la spina e sperare che alla ripartenza non vibri più (a volte, non sempre). La ventola parte in base alla temperatura rilevata da una sonda "K" e si spegne quando la stufa è tiepida (giusto per recuperare anche l'ultimo grado di differenza). Certo è che cercare di dormire la notte o più semplicemente soggiornare in casa con un fastidiosissimo e forte ronzio, non giova certo ai nervi, già a fior di pelle nel dover sopportare gli unani con i quali volenti o nolenti si è costretti ad interagire. 
Ecco che allora occorre chiamare "il tennico" il quale, dopo una serie di rinvii e scuse più assurde (occupato altrove, malato, in ferie, furgone dal meccanico, le cavalletteeee....), decide di intervenire e sentenziare..."CUSCINETTI!!". Aveva già deciso di sostituire il pezzo alla chiamata ed i ritardi sono dovuti più alla difficoltà di ordinare il ricambio nel periodo delle festività natalizie. Il pezzo è ancora in commercio ed è venduto ad una cifra che oscilla (ad oggi) tra i 135,15€ ed i 200,54€ (da voi in itaglia il prezzo più caro ovviamente, tiè). Dopo aver smontato e rimontato arriva il conto... 315 euro!!! per un oretta di lavoro comprensive di chiacchiere social. Per una cifra del genere decido di tenermi il pezzo "guasto" e vedere se è possibile sostituire il cuscinetto, no, solo per tentare di rigenerare, rivendere come "refurbished" e recuperare parte della spesa galattica.  
Porto in laboratorio il pezzo ed inizio a ragionarci. La ventola è a centrifuga (non come credevo tangenziale) airflow 106 CFM 42 watt AC 230Volts, chiusa in un contenitore di acciaio (anche la ventola), ideale per utilizzi ove la plastica o l'alluminio soffrirebbero per le temperature elevate. 
Come primo problema trovo le palette rotanti completamente otturate da uno strato di lana, pelucchi, polvere, acari, peli di cane e gatto che otturava quasi completamente il flusso d'aria... sarà un rilievo da fare a chi si occupa della manutenzione e pulizia annuale. Il motore è fissato alle pale centrifughe con tre viti torx su un supporto a tre punti che si va a fissare sul corpo metallico esterno. Noto subito una cosa... le tre viti che sorreggono il motore sono allentate, vengono via con una facilità estrema. Quasi sicuramente è questo il problema della vibrazione. I cuscinetti sono senza manutenzione (devo ancora vedere dove sono ed in che stato sono) ma probabilmente il vero problema non erano loro ma bensì la ventola libera di vibrare credo anche a causa della polvere che sbilanciava col suo peso la parte rotante. 
Per togliere la ventola occorre sollevare senza romperle le alette di chiusura e togliere un fianco. Poi occorre sfilare dal connettore i fast-on per far passare i fili. Devo ancora verificare come separare ventola e motore (la vedo molto dura) perchè ho intenzione di lavare e riportare a nuovo il metallo. Work in progress... alla prossima

P.S. Le orchidee hanno i parassiti. Ripeto: le orchidee hanno i parassiti.

mercoledì 27 dicembre 2017

Lavorazione a sbalzo dei metalli

Sono convinto che nella vita è necessario saper fare di tutto, nei limiti delle proprie abilità (che vanno coltivate ed allenate) ed in funzione degli attrezzi che abbiamo o che ci sappiamo costruire. Nel riordinare dei vani dimenticati da anni, mi salta per le mani un kit per la lavorazione a sbalzo dei metalli (materiali per il lavoro manuale della scuola e per gli svaghi dell'operosità ingegnosa). Avrà almeno 50 anni ma gli attrezzi non hanno scadenza e non vanno a male come il cibo, per cui... quale migliore occasione per provare una cosa nuova e creare un regalo di natale unico, fatto a mano e "soddisfazionogeno"??
Il kit comprende degli attrezzini con delle punte di varie forma: a spatola curva, a sfera, a punta. Prima d'ora non mi ero mai cimentato in un impresa simile. A scuola era un arte che nessuno mi ha insegnato ma oggi c'è internet e di istruzioni... qualcosa si trova, almeno per imparare se c'è qualche trucco del mestiere (impara l'arte e metti da parte...si sa mai). 
Come prima idea devo realizzare un lamierino sottile e leggero da mettere sotto i campanelli a vento, quelli con i tubicini a cerchio ed il batacchio centrale. Tempo fa ne avevo realizzato uno ma con un peso troppo pesante, per cui per suonare era necessaria la bora di trieste. Allora prendo un lamierino di ottone messo da parte anni fa ed inizio ad impratichirmi per verificare come si comporta e come si deforma a seconda dell'uso di punte diverse a diverse angolazioni e diverse pressioni. Un lamierino un pò troppo robusto ma pian piano, molta pazienza, qualcosa salta fuori, realizzato senza un disegno preciso ma sbalzato un pò a casaccio, senza troppe pretese. 
Ci prendo gusto e decido di passare ad un foglio di rame più sottile, messo da parte non ricordo nè quando nè perchè, per  realizzare una madonnina (conosco una che le colleziona e ne ha una parete piena). 
Il risultato non sarà quello del miglior artigiano ma ci può stare dai. Per conferire un tocco di antico procedo col cuocere il rame ed ossidarlo un pò...invecchiato come me. Ora mi manca una cornice tonda... non ne ho mai realizzato di tonde...dovrò inventarmi qualcosa e soprattutto intrufolarmi in qualche cantiere per recuperare dei pezzi di legno vecchi, sperando di non beccarmi vent'anni per furto. Dai, sono tutto sommato contento. Non sapevo come fare per i regali di natale ed ora in parte ho risolto ed almeno posso ricambiare l'ospitalità ed il cibo che non potrei permettermi. Del resto "l'operosità ingegnosa" serve proprio a questo. alla prossima.

P.S. Il gatto ha fame. Ripeto: il gatto ha fame.

giovedì 14 dicembre 2017

Natale alternativo


Sono povero da far schifo ma non mi vergogno, anzi, per certi aspetti la cosa mi sta anche bene... non mi preoccupo di finire i soldi e non smetto di dare e fare quello che posso. Dato che i soldi fanno soldi ed i pidocchi fanno pidocchi, sto con una compagna povera pure lei, ma non mi spiego ancora come mai le donne ricchissime non mi considerano nemmeno di striscio :-) 
Vabbè. Come ogni anno devo rispettare, seppur agnostico fino all'osso, il clima natalizio. Non certo quello religioso o peggio quello solo consumistico della moltitudine, fatto di ubriaconi vestiti di rosso che adescano i bambini, di panettoni industriali prodotti da operai stagionali sfruttati come bestie, di improbabili vini spumanti fatti con acqua, coloranti e polverine varie, di regali riciclati, di sbaciucchiamenti infetti portatori di terribili virus ed ipocrti oltre che odiatissimi... aaauuuguuuuuuuriiiii. 
Preferisco il clima natalizio del nord europa, molto a nord. Quel natale che sa di pan di zenzero, renne ed elfi, di bollito col rafano e vin brulè con cannella, mele e chiodi di garofano. 
Ed ogni anno mi rattrista sempre un pò vedere la sfida degli alberi di natale. Piante tagliate dal loro ambiente naturale e poste nei luoghi più improbabili e meno adatti alla vita. Organismi viventi destinati a morire, sempre dopo il dichiarato intento di metterli in giardino o piantarli dove non c'è posto, giusto per lavarsi un pò la coscienza quando si fa notare l'ecocidio annuale in nome di uno stupido compleanno di un bambino arabo nato in una stalla come un immigrato profugo clandestino e pure ricercato.
A questo si aggiunge il ricorso ormai senza freni ai LED colorati, con buona fortuna ai cinesi che stanno accumulando delle piccole fortune nel rendersi complici delle sfide tra vicini facenti a gara a chi ha la striscia più lunga... cavernicoli. 
Per non ripiegare sul solito albero di plastica, che comunque fa tristezza, fa schifo e costa pure un occhio oltre che ad essere difficilmente riciclabile (chiedete in discarica se va nel secco non riciclabile, nell'ingombrante civile o nel vascone della plastica) decido per una soluzione alternativa, a costo (quasi) zero, unica e riutilizzabile. Prendo dei rami di nocciolo che hanno il vantaggio di essere dritti e flessibili. Come base riutilizzo il tavolino del camper. Un pò di termocolla, una forstner per incavare l'alloggiamento dei rami, in pò di fil di ferro sottile (quello verde per il giardino), della neve spray... si dispongono i rami a cono e li si fissa come meglio si può. Con alcuni avanzi si creano dei rametti sporgenti (per eventualmente attaccarci le palle, per chi ce le ha). Per riempire l'interno si possono mettere dei rametti avanzati.
Prima di addobbare si procede con della neve spray, poi un paio di giri con dei led bianchi al centro e colorati all'esterno ed è finito...bellissimo, alternativo, ecologico, oltre alla soddisfazione di farlo assieme alla donna che ami e che partecipa contenta come una bimba. E' il nostro albero e guai a chi oserà criticarlo. Sarà il solito natale di merda per gli unani ma per me, quest'anno....no, sarà egoisticamente il nostro natale alternativo. 
Alla prossima. 

P.S. Non cogliere le margherite dal giardino sud. Ripeto: Non cogliere le margherite dal giardino sud.

giovedì 10 novembre 2016

Cable organizer (unidea)

Da anni ho adottato la soluzione del rotolo della carta igienica per meglio organizzare i cavi di alimentazione 230V che girano per casa. Qui non si butta nulla. C'è però un doppio problema. Se dobbiamo riporre una prolunga, il tubo della carta igienica è troppo piccolo. Se invece parliamo dei cavetti urb, il tubo della carta igienica è troppo grande. Per le prolunghe si possono usare tubi di cartone dei rotoloni o altri tubi sempre di cartone un pò più grandi. Ma...per i cavetti USB? i tubicini dei rotoli per la carta delle calcolatrici sono troppo piccoli e non si riesce a trovare una misura intermedia. Occorre ripiegare verso altre soluzioni. 
In commercio esistono delle striscioline di velcro da fissare al cavetto.... ma di acquistare nemmeno l'idea, mi spiace ma non ho mai interrotto lo sciopero della spesa proclamato molti anni fa. Esistono delle soluzioni più economiche. 
Si prendono delle striscioline di velcro recuperate da qualche chiusura di qualche cosa che sta per essere dismesso. Una delle due parti è composta da tanti piccoli uncinetti, mentre l'altra è una specie di selva di filetti sintetici che con la pressione si agganciano in modo non permanente agli uncinetti. Al limite, ma proprio al limite, si va in merceria e si acquista una fettuccia della lunghezza e larghezza desiderata (io no, resisto). 
Si prendono i due pezzettini della lunghezza desiderata e li si incolla (in modo che uncinetti e filetti restino esposti) con del collante per tessuti (basta che il collante resti flessibile dopo l'asciugatura). Per i più virtuosi fortunati possessori di una macchina da cucire...
Ecco, delle chiusure su misura facilissime da realizzare, economiche, pratiche ed anche i cavetti più sottili e corti possono trovare il loro ordine senza attorcigliarsi o annodarsi ovunque. Prima di buttare, recuperare e mettere da parte anche i componenti apparentemente più insignificanti. Alla prossima. 

P.S. il ragno rosso è nel buco grande. Ripeto: il ragno rosso è nel buco grande.

lunedì 13 giugno 2016

Avvitatore Black&Decker (autopsy)

Succede spesso che quando ti serve qualcosa, c'è sempre in agguato un altro qualcosa che tende ad impedirti di fare il primo qualcosa. Stamane, in una pausa di "lavoro", decido di sistemare un paio di gruppi di continuità. Il primo tutto ok, funziona. Il secondo no. Ne ho già parlato in un altro post ma francamente non avevo voglia di ripararlo... per sostituire la batteria (che in realtà poi scopro essere funzionante ed efficente), occorre smontarlo ai minimi termini, un lavoraccio ed una perdita di tempo inaccettabile. Le viti che lo tengono assieme, dopo un paio di volte che le si svita ed avvita, perdono il filetto e toglierle diventa quasi impossibile. Per questo motivo mi serviva un avvitatore.... ne ho tre. Il primo della Valex, un ciòttolino di plastica, ha la batteria morta ed è solo la pigrizia che fa da deterrente per la sostituzione. Il secondo, un Bosh, non funziona più. Ho speso più di trenta euro abbondanti per la batteria che, usata pochissimo, non tiene la carica. Di ri-sostituirla nemmeno per sogno, costa troppo. Il terzo è un Black&Decker, con le batterie AA, perso per 9.99 in non ricordo quale brico. Devo dire che è un ciottolino di emergenza, ma il fatto che abbia le batterie AA mi intrippa non poco. Provo ad accenderlo e.... morto pure lui! non ci posso credere. Risolvo con l'avvitatore a trapano, preso al lidl con venti euro e proseguo con il disassemblaggio del gruppo, deciso a terminarlo per sempre. Sei morto, non mi sei mai piaciuto. 
Alla fine mi resta il problema avvitatore di emergenza. Decido di aprire il B&D e capire cosa ci potrebbe mai essere che non va. 
Lo smontaggio è uno dei più banali che ci si possa aspettare. Si toglie una molletta metallica ad U posta in prossimità della testa nera. Attenzione che tutto l'attrezzo non ha nulla di fissato, è composto da parti che se non si sta attenti possono uscire fuori improvvisamente. Sotto alla testa, gli ingranaggi planetari (occhio anche a questi) che scorrono su una rondella ingrassata ed il pignone del motorino semplicemente infilato nel perno. 
Dalla parte del foro lasciato dal porta batteria si pratica un leggero sforzo per separare le due valve del guscio, tenute da due perni in acciaio affocati nella plastica (niente colla o termo saldature per fortuna). 
Il motorino è fissato nel gruppo dei pulsanti avanti/indietro (o avvita/svita se si preferisce) semplicemente dalle linguette dei suoi contatti ripiegate sulla plastica. Dentro, due lamine incastrate e piegate in modo da assicurare il contatto da un lato e l'altro e che porta corrente dalle batterie. Niente di complicato, niente elettronica, regolatori di velocità, led indicatori di carica.... Allora? cos'ha? Il motorino è a posto, basta provarlo con l'alimentatore. Il pacco batterie dà tensione ai suoi capi, i contatti sembrano funzionare (sono pulitissimi)... rimonto provvisoriamente mezzo guscio e tutto riprende a funzionare come prima... un falso contatto credo. Meglio così. 
Pregi e difetti: il pregio maggiore è la semplicità (ed economicità) oltre alla possibilità di inserire le batterie AA (che per casa ce ne sono sempre un pò di mezze scariche da riutilizzare), così si risparmia un pò, magari usando quelle ricaricabili visto che raccomandano di non farlo (disobbedire, sempre!). Il difetto... per ora nessuno a parte il contatto misterioso che va e viene e non si riesce a capire dove sia. Comunque... procedo con terminare la mia arma segreta per sterminare silenziosamente gli unani. Alla prossima.

P.S. la Mela gialla è bacata. Ripeto: la Mela gialla è bacata.

giovedì 31 marzo 2016

Riparare, non buttare!

E' dall'apertura di questo diario che sostengo caparbiamente la politica del fai da te, della riparazione spinta, del retrofit, del ri-uso e nei casi peggiori della ricostruzione di parti rotte. Le motivazioni sono facilmente comprensibili anche ai più resistenti. 
Parto da questo articolo http://www.repubblica.it/ambiente/2016/03/29/news/riciclo_lobby_riparatori-136500057/#gallery-slider=136502080 per alcuni ragionamenti. 

Se sostenere il diritto di disporre di oggetti regolarmente acquistati è scarosanto, lo è altrettanto opporsi a qualsiasi legislazione, impedimento o politica che vorrebbe impedircelo. 

Per queste motivazioni, negli stati uniti, è nata la Repair Association https://repair.org/ alla quale si può aderire a partire da 50 dollari. E' in realtà una associazione nata dal sito https://www.ifixit.com/ comunità di riparazione on-line che però vende anche attrezzature e strumenti pubblicizzati all'interno dei tutorial liberamente accessibili (nulla con non si possa fare anche senza).
Ma nel vostro paese... c'è qualcosa di simile? No. La situazione è ben diversa. Da voi è ancora molto forte il suggerimento "conviene buttare e comprare nuovo". Ho sempre rifiutato un suggerimento simile (anche qui dove vivo), dimostrandone la falsità e soprattutto chi sia in realtà il fruitore della "convenienza" suggerita. 

C'è da dire che, complice l'ignoranza diffusa, la superficialità indotta, il bisogno percepito, l'acquiescenza di consumatori proni alle frottole e l'avidità di certi commercianti illuminati dal profitto spinto, il tutto condito da subdole politiche che tendono a metterci l'uno contro l'altro (riuscendoci benissimo), l'ostacolo maggiore che impedisce una solida costruzione di una rete di persone consapevoli, disposte a difendere apertamente un diritto indiscutibile e non mediabile, è rappresentato dall'ignoranza, dalla pigrizia, dall'invidia, comunque da tutta una serie di elementi che non possono essere certo annoverati fra le virtù. 

In un paese popolato in maggioranza da unani schifosi, per dimostrare quello che sostengo, coloro i quali decidono di riparare sono additati ed etichettati come hacker (per alcuni un indice di criminalità), pirati, smanettoni, cantinari, gente pericolosa che è contro il "progresso" (di cosa?), elementi pericolosi per l'economia (di chi?). 

E' facile intuire chi sia il responsabile di diffondere tali epiteti... chi ha interesse a sostenere il consumo spinto, dai produttori ai commercianti sino alla fine del ciclo dove troviamo solo discariche ed inceneritori, per non parlare di quelli che trattano le materie prime. 

Il processo di acquisto, uso e fine vita del prodotto è solo una piccola parte del ciclo di vita di un oggetto. Prima e dopo ci sono una serie di processi che a ben vedere sono dannosissimi per tutti noi ma di cui si parla poco e che solitamente vengono ignorati dai più. 

Diversamente, se si affronta l'argomento, la macchina del fango riparte e si viene etichettati come sognatori, utopisti, ecologisti, attivisti, antagonisti (anche a queste parole si tende a dare una connotazione negativa) o peggio terroristi o ecoterroristi. Sembra che avere idee diverse dalla massa provochi delle reazioni incontrollate da parte di chi non si sa di preciso, ma che riesce sempre a far sentire la sua voce sopra tutte le altre, inducendo timori e paure irrazionali... ma efficaci. 

Ed ecco che allora ci viene in mente una domanda... riuscirete mai nel vostro paese a creare un associazione di riparatori?, una lobby pulita (si lo so, è un ossimoro) che abbia l'obiettivo di poter esercitare un diritto? non credo, a meno che sottostante ad essa non ci sia l'interesse politco ed economico degli stessi che spingono i consumi inconsapevoli. Secondo me non avete scampo. 

Ma una soluzione c'è?? Forse si. Smettiamola di ragionare in termini numerici, di associazioni, di gruppi sui social, di raccolte firme o di soldi (oops... crowdfunding fa più figo), di partiti, di qualsiasi cosa che puzza tanto da gruppo di pecore che si sentono sole ed isolate alla ricerca di un leader o di un guru a cui votarsi come guida spirituale. 

Iniziamo a rimboccarci le maniche ed inziamo a FARE! senza nessuno che comandi, diriga, coordini. Ognuno di noi è un essere pensante (lo so non è proprio vero). Il resto viene da sè e lo dimostrano recenti studi (senza fonte, andarevela a cercare) che sostengono come l'evoluzione è frutto della cooperazione e non della competizione. E non è necessario saper navigare nella darknet per trovare le istruzioni, gli schemi, i tutorial (ovvero la pappa pronta per i pigri), bastano un pò di volontà, conoscenze, senso pratico, intelligenza... non è una cosa da tutti ma la selezione naturale farà il resto, ne resteranno soltanto pochi. Ciao imbecilli. 

P.s. le orecchie, gli occhi e le mani sono il doppio delle bocche. Ripeto: le orecchie, gli occhi e le mani sono il doppio delle bocche.

sabato 2 gennaio 2016

Datemi un watt in più

Non so perchè ma sto pensando ad una vera svolta nella mia vita (e so esattamente come, quando e cosa fare). In realtà so benissimo perchè ci sto pensando, ma mi piace tenere un profilo basso, che di fanfaroni coglioni è pieno il pianeta e non voglio inflazionare il fenomeno. Ho millemila progetti in sospeso, da realizzare da zero, altri da portare a termine e non mancherò di documentare successi e fallimenti, in pieno spirito di condivisione (si sa mai a qualcuno verrà in mente di suggerirmi come migliroare le mie puttanate). Di una cosa sono certo. Realizzo quel che posso compatibilmente con quello che mi capita per le mani. Sono perfettamente conscio che potrei farlo meglio, ma ciò che serve per farlo proprio non ce l'ho. Mi sto riferendo ovviamente ai materiali che uso (rigorosamente di recupero), ai macchinari, alla mia manualità, alla mia fantasia ed inventiva mai impaurita dalle difficoltà che si incontrano per strada ma limitata dalle scarse conoscenze tecnico accademiche che ho. Mi piace pensare che chi ha studiato riesce a fare mille volte meglio di me ciò che faccio... anche se, da quel che vedo, da quel che trovo in rete... di persone che traducono le proprie conoscenze accademiche in qualcosa di utile ne vedo davvero poche, a meno di non farle in cambio di lauti compensi. Servono (a me e più in generale a tutti), falegnami, fabbri, muratori, idraulici, elettricisti, ingegneri, geometri, architetti, informatici come mai prima, ma di innovazione in questi settori davvero poco o niente. Faccio un esempio. Vorrei progettare un unità abitativa realizzata con dei container. Sto pensando alle fondamenta, a come e dove disporli, a come unirli, a come realizzare gli interni, a come realizzare l'impianto elettrico, il riscaldamento... tutto in ottica "green" ad impatto meno di zero, utilizzando quello che si riesce a recuperare in discarica o da qualche anima pia intercettata prima che compia l'insano viaggio verso l'ecocentro. L'unità deve essere anche in grado di produrre più energia di quella consumata. Penso al recupero del calore dal riscaldamento a biogas (o singas) autoprodotto dagli scarti, penso a come sfruttare l'effetto serra in un territorio montano, a come riscaldare a pavimento com materiali recuperati (dei vecchi termosifoni affogati nel pavimento o su tutte le pareti...), all'illuminazione a led tutta a 12 volts (o meno), a delle turbine eoliche ed idroeletteriche disposte quest'ultime anche nelle grondaie, a delle serpentine di rame anche nello scarico delle acque grigie (con scambiatori di calore...l'acqua della pasta è calda...la buttiamo?), ai dissipatori di rame o alluminio, ventilati, sulle canne fumarie, ad un sistema domotico in grado di governare ed automatizzare tutti i parametri ambientali, compreso lo scambio ventilato bidirezionale di aria calda, ad una serra per l'autoproduzione di cibo, al recupero del calore, alla produzione di calore e carburante dagli scarti alimentari o del verde... recupero al 100% senza davvero trascurare nulla, anzi, esagerando davvero (chi non osa...). Armonizzare il tutto non sembra facile e le competenze necessarie per farlo risiedono in una moltitudine di specializzazioni (che ho solo in modo superficiale). Recuperare anche un solo grado, ma agratis, è per me un successo enorme. Recuperare anche poche decine di watt è un successo enorme che può essere riutilizzato. 1000 soluzioni che recuperano un watt fanno 1 kilowatt e recuperarli recuperando e riutilizzando materiali è l'obiettivo (per caricare uno smartphone ne bastano meno di due di watt). So che esistono già "soluzioni" già pronte ma, non piacendo la pappa pronta, ritengo che siano inefficienti, poco studiate, realizzate solo  per il dio profitto e sull'onda della moda del momento, troppo costose... preferisco il fai da me collaborativo. Ci sono infatti, purtroppo, un sacco di cose che non so. Quanta energia serve e qual'è la differenza in termini di tempo fra scaldare l'acqua a 40 gradi partendo da 10 o da 15 o da 20?? non lo so calcolare a priori ma per far andare una lavatrice autocostruita utilizzando solo l'energia fotovoltaica, magari accumulata, fa un enorme differenza, non so quanto ma la differenza penso sia enorme. Ecco che anche un watt diventa prezioso. In ottica informatica, anche un watt in più, recuperato da qualche parte si può tradurre in bit e qualche bit in più non guasta se sono bit utili. 
Ecco allora che cercherò pian piano di pubblicare quanti più dettagli potrò, nella speranza che arrivi qualche suggerimento, qualche dritta praticabile, anche questa ben dettagliata. Astenersi criticoni o perditempo. Alla prossima. 

P.S. Giovanna butta la pasta. Ripeto: Giovanna butta la pasta.