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giovedì 21 luglio 2022

Contatti ossidati da batterie alcaline (rimedio)

Tempo di riordino e di sorprese (ma neanche tanto). Il problema degli apparecchi a batteria è che se "per un pò" li si lascia parcheggiati nel cassetto con le batterie installate, inevitabilmente i contatti si riempiono di cristalli bianchi (o verdi), le batterie sono da buttare e si spera che l'aggeggio funzioni ancora...

Iniziamo con alcune informazioni. Quando le batterie alcaline "perdono", la soluzione che fuoriesce viene chiamata comunemente "acido da batteria". Non si tratta assolutamente di un acido ma di una forte base, nota come "idrossido di potassio". Le batterie che si scaricano, producono gas che se arriva a una pressione sufficiente a creare un'apertura da cui può fuoriuscire lasciando entrare nella batteria biossido di carbonio (CO2) che, mescolandosi con il potassio (K), dà origine alla sostanza cristallizzata.

L'ossido di manganese e l'idrossido di potassio, entrando a contatto con l'ossigeno, formano quella tipica patina bianca granulosa. La causa dell’ossidazione delle pile va ricercata nell’idrossido di potassio in reazione con l’ossido di manganese, la base delle pile alcaline.

Ecco. ma in tal caso... si può rimediare? ovvio che si. Quello che fuoriesce dalle alcaline non è un acido ma una base. Per neutralizzarla, ovvero riportare a PH neutro, occorre usare una sostanza acida, tipo succo di limone o aceto. Per i ricchi magnaschèi, si compra un prodotto spray apposito, che neutralizza e che uccide gli orsi polari ed i pinguini da quanto inquina.

Fra i rimedi naturali per togliere l'ossido, in rete si trovano i seguenti suggerimenti (spiegati male ovviamente dai soliti copia incolla seriali e compulsivi a caccia di visibilità):

  • Aceto: Metti 250ml di aceto in mezzo litro di acqua. Versa questo liquido in uno spruzzino e nebulizzalo sui contatti per qualche minuto.
  • Bicarbonato: aggiungi poca acqua al bicarbonato così da creare una pasta. Spalmala sui contatti e fai agire per 24h. Usa un panno umido per rimuoverla.
  • Dentifricio: metti direttamente sui contatti, fai agire per 30-40 minuti e con un panno umido rimuovi.
  • Succo di limone:  Versa direttamente il succo sui contatti ed utilizzando uno spazzolino scovolino striscia fino a rimuovere l'ossidazione.
  • Carta vetrata(grana finissima): striscia sulla parte ossidata per rimuovere l'incrostazione.
Lasciate perdere dentifricio e bicarbonato che sono difficili da togliere in quei vani stretti ed angusti, tipo il telecomando della TV. Lasciamo perdere anche gli spruzzini che nebulizzano, giusto per evitare di spargere inutilmente l'acido neutralizzante su parti che potrebbero corrodersi.
Prima di iniziare occorre asportare meccanicamente (con uno spazzolino o qualsiasi attrezzo idoneo) tutte le sostanze corrosive sparse e pulire per bene. Versare poi qualche goccia di succo di limone sul contatto e spazzolare tutto intorno (meglio se il contatto metallico è estraibile così lo si può immergere). Visto che la sostanza fuoriuscita è una soluzione basica, l'acidità del succo di limone o dell'aceto contribuirà a neutralizzarla: si noterà che l'ossido inizia a "friggere" sciogliendosi. 
 
L'aceto o il limone non deve essere usato per neutralizzare le batterie al carbone-zinco o al piombo, poiché queste batterie hanno elettroliti acidi che sono meglio neutralizzati con il bicarbonato di sodio. 
 
Se i contatti sono molto arrugginiti o danneggiati, potrebbe essere il caso di utilizzare un abrasivo (come la carta vetrata da 200-320grit in su) per pulire sino alla base metallica. Se la placcatura in nichel tipica dei contatti delle batterie è corrosa, i contatti potrebbero arrugginirsi nuovamente in futuro. Si può scegliere di proteggerli con grasso dielettrico (siliconico) o sostituirli..... si certo come no, scrivo ai cinesi per i contatti della mia pila chiedendo il pezzo di ricambio. Meglio ricostruire in qualche modo o prendere una soluzione per nichelare e rifare la placcatura. Il più delle volte l'aceto fa sparire le croste e con l'aiuto di uno stecchino di legno o plastica per non graffiare il metallo si riesce a far tornare come nuovi i contatti.

Ecco.... ora il ciòttolo a batteria riprende a funzionare per tornare nel cassetto ed essere usato una volta all'anno.... quasi quasi lo butto e non ci penso più. Cosa me lo tengo a fare se non lo uso?  Alla prossima.

P.S. la pecora veste lungo. Ripeto: la pecora veste lungo.

martedì 5 luglio 2022

Innesto rapido per tubo irrigazione (autopsy)

Siccità record (ma va?), vietato annaffiare il giardino ed obbligo di limitare gli sprechi (perchè prima si poteva sprecare vero?).  Ok, ma basta fare un giretto in bici nei paesotti di campagna e ci si accorge che nessuno rispetta l'ordinanza di quei sindaci che durante l'anno ben si guardano di agire per prevenire le perdite degli acquedotti o cercare di sensibilizzare i cittadini sui cambiamenti climatici... fanfaroni ignoranti! L'unica misura presa è stata quella di intubare i corsi d'acqua e chiudere le fontanelle pubbliche (bastardi).  Ma poi, come potremmo rispettare gli ordini di chi in agosto fa innaffiare il prato davanti al municipio con i getti a pioggia (durante il divieto) o le raccomandazioni della municipalizzata che "gestisce il territorio" innaffiando le aiuole con gli impianti automatici anche quando piove?? Inutile dare ordini se non si è disposti per primi a dare il buon esempio. Per cui... fanchiulo. Il prato è completamente giallo, secco come il deserto del sahara, le piante ornamentali andate (solo le mie ovviamente, non quelle dei vicini) ma non sono disposto a far morire di sete gli alberi da frutto, la vigna (una pianta è già morta), le erbe aromatiche, l'orto ed i pomodori... con quelle cose io mi cibo e basta. 

Comunque, incazzature a parte, mi accorgo che l'innesto del tubo di irrigazione perde ed a volte, quando c'è un pò di pressione, salta via (lavandomi completamente, ma tanto c'è caldo per cui va bene). Preso dalla curiosità e dal segreto desiderio di aggiustare, dò un occhiata all'innesto e noto qualcosa di "strano"... mancano i dentini bianchi che dovrebbero agganciare l'innaffiatore. Ecco, lo sapevo, l'ennesima cosa che si rompe e che fa pensare al ragionamento "spendo qualcosa in più ma almeno mi dura di più". 

Decido di smontare l'innesto pensando alla mente malata del progettista (sicuramente un ingegnere) che progetta le cose in funzione delle esigenze di risparmio dell'azienda padrona che lo schiavizza tutti i giorni. Occorre togliere la ghiera mobile "a molla" che permette l'attacca stacca. E' tenuta in sede con degli arpioni distribuiti su due semi circonferenze. E' sufficiente infilare delle striscioline di plastica per sfilare il tutto. Dentro, la sorpresa. Ci sono (meglio dire c'erano) due dentini di un materiale bianco, non credo sia teflon, forse nylon, plastichetta, flessibili, terminali ad un supporto di forma "strana" che dovrebbe garantire l'elasticità. La ghiera, con la sua conformazione interna, assicura un movimento sufficiente per permettere l'innesto e successivo bloccaggio. In alcuni modelli di innesto, i dentini sono tre e starò  un pò più attento la prossima volta. 

Aggiustabile? boh, per ora non mi viene in mente nulla per costruire qualcosa che possa garantire il bloccaggio, ci penserò. Di certo con la colla no, anche perchè i dentini saranno nel prato, introvabili. Di sicuro il ricambio manco a cercarlo. Questi stramaledetti produttori di profitti per sè a scapito di noi poveracci non ci pensano proprio a garantirci il diritto di aggiustare. Schifosi!. Che dio vi strafulmini. Per un pezzettino di plastica devo buttare tutto, pagare per smaltire il rifiuto, pagare il nuovo, contribuire mio malgrado a produrre rifiuti non riciclabili e peggiorare i cambiamenti climatici, con questo consumismo obbligato da questi capitalisti teste di ca**o.... e ci rimettiamo tutti. 

Sono orientato, per la prossima volta, quando sarà (per ora rinuncio per vendetta e boicottaggio), di prendere gli innesti in ottone ma prima vorrei capire come sono fatti... forse anche quelli, che sembrano più durevoli, hanno un punto debole fatto di plastichetta che salta e ti costringe a comprare, consumare e comprare all'infinito... ocio che mi stanno girando e prima o poi vi verremo a prendere. Alla prossima, ma anche no. 

P.S. Il posso è nero. Ripeto: Il pozzo è nero.

lunedì 27 giugno 2022

Fly Swatter mod (new lithium battery - ricaricabile USB)

Estate, caldo torrido, finestre aperte, luce accesa all'imbrunire e... un invasione di insetti volanti, pappataci, zanzare, mosche, cimici, cavallette, calabroni, vespe, farfalle, falene e via dicendo. Quindi? si riempie la casa di aglio, zampironi profumati, candele alla citronella, lanterne ad alta tensione, piastrine e insetticida in quantità tale da avvelenare un quartiere.... si, odio gli insetti, è un odio viscerale ed atavico che si avvicina molto alla fobia, specialmente per le zanzare che a me mi fiutano a kilometri di distanza e che se mi pungono mi tocca fare il bagno nel dopo puntura, oppure grattarmi a sangue per mesi. 

Ecco, tempo fa ho acquistato una di quelle racchette che fulminano gli insetti....sempre se riesci ad anticiparli quando volano, che ad usarle sembri un campione di tennis che non ne prende una. Racchettone fulmina insetti, bug zapper, fly swatter, matamoscas electrico, raquette anti-moustique, mosquito bats, chiamiamole come ci pare, costano una sciocchezza (intorno ai 5 euro che per me è una cifra) ma il problema che hanno quei dispositivi sono le batterie. Ultimamente si trovano quelle che funzionano con un paio di AA. Qualche modello più datato (ed evoluto nonostante sia nato per primo) contiene una mini batteria al piombo, ricaricabile ovviamente. Fra le due soluzioni, ognuna con i suoi pro e contro, preferisco quella con le batterie ricaricabili, si attacca il cavo, si aspetta un pò e non ci si deve riempire la casa di batterie usa e getta. 

Il vero problema però è che dopo un pò, le batterie al piombo perdono la carica in poco tempo ed occorrerebbe comunque sostituirle, anche se la loro sostituzione non  è prevista. Sono delle batterie nere, senza scritte, credo da 4 volts con capacità attorno ai 300/500mAh. In teoria si possono anche rigenerare, aggiungendo un pò di acqua distillata, ma non ne vale la pena. A cercare un pò in rete si trovano dei ricambi, ad un paio di euri ciascuna, spedite dall'india (dove le zanzare, lì, sono in realtà dei mini elicotteri da combattimento). Un paio di vitine e la sostituzione è alla portata di chiunque.

Ma perchè movimentare una nave dall'altra parte del pianeta per un oggettino del genere? E perchè invece non provare a moddare la racchetta con quello che si ha in casa o meglio over clockarla?? eh? eh?  Tre sono le soluzioni che mi sono venute in mente, al volo, compatibilmente con lo spazio a disposizione nel manico.

1) tre batterie AAA. Si quelle piccole perchè ho il supporto per le pile che mi permette di tenerle assieme e sostituirle senza tante difficoltà. 4,5 volts in totale e ci siamo.

2) una batteria da 9 volts... più del doppio di quello previsto... non dovrebbe esplodere nulla ma sicuramente una mega tensione in uscita da fulminare una mucca.

3) LITIO!! 3,7 volts nominali (4 volts e rotti a piena carica) sono sufficienti per innescare l'oscillatore e generare dai 2000 ai 3000 volts. 

Allora? la soluzione 3 richiede un BMS e delle modifiche per l'attacco dello spinotto di ricarica... è caldo e non ho voglia (per ora) di mettermi a perdere tempo, tanto meno accendere lo stagnatore. La soluzione 2 è particolarmente intrigante e mi riservo di fare delle prove per vedere quanto dura il circuito elevatore di tensione senza saltare. La soluzione 1 mi piace ma tre pilette AAA non ho idea di quanto possano durare. Al limite elimino il led bianco, che secondo me non serve a nulla, per risparmiare un pò di energia. 

OK, procedo.... ed immediatamente trovo la trappola di quei maledettissimi cinesi... il cavetto con il connettore è assemblato con i colori invertiti secondo i nostri standards (e si vede dalle foto). Solitamente il rosso è il positivo ed il nero la massa....per i cinesi no!. Il rosso è collegato alla massa ed il positivo al filo nero.... bastardi. Almeno la serigrafia sul PCB è di aiuto....mai fidarsi e non è la prima volta che mi capita... provare a smontare qualche lampadina a led made in cina e vedrete.

Per questo mod non ho voglia di creare uno sportello per la sostituzione rapida delle nuove pile. Al limite, al bisogno, svito il manico e sostituisco. Vabbè, ora ho due racchette praticamente nuove,da posizionare nei punti strategici, pronte a fare il loro dovere. Se trovo un portapile AA simile a quello che ho usato, e lo spazio me lo consente, posso provare ad usare tre pile con capacità ed autonomia  maggiore. Bene, ora a caccia di zanzare, ma.... capita solo a me che quando hai la racchetta killer in mano, gli insetti volanti spariscono come per magia? Alla prossima. 

P.S. La rana è rosa. Ripeto: La rana è rosa. 

Aggiornamento del giorno dopo: Ed anche la conversione al litio ha funzionato alla grande. Un micro BMS 1S da 3A (quello avevo nel cassetto), un porta batteria 18650, 4 fili da saldare et voilà. La carica prevista per la batteria precedente era a 5 volts, perfetti per il BMS. 4 volts della batteria al litio (18650 Li Ion) recuperata da un pacco di un vecchio computer portatile fa perfettamente il suo dovere, con una buona scarica fulmina insetti ed il led che si illumina alla grande. Non ho moddato il manico per la sostituzione rapida della batteria ma credo che durerà sicuramente più a lungo di quella che c'era prima. Se dovrò sostituirla, dato che è usata e non perfettamente performante, aprirò il manico ed in due secondi, grazie al porta batteria, la sostituirò in quattro e quattr'otto. Ora ho la mia racchetta fulmina insetti ricaricabile via USB ed almeno per ora sono l'unico in tutto il pianeta ad avercela.  Grande, sono felice. Alla ri prossima. 

P.P.S. la rana è bollita. Ripeto: la rana è bollita.

lunedì 4 aprile 2022

Forbice per potatura (broken handle)

E' tempo di potature, quando il verde si risveglia dopo la pausa invernale. Un paio di piogge dopo due mesi di siccità totale e le piantine esplodono di germogli, gemme, fiori e nuove foglioline, uno spettacolo che si ripete ad ogni primavera. Sabato decido di dare una potatura alla salvia, operazione necessaria per tenere la piantina sotto controllo e produrre foglie giganti, commestibili (fritte in pastella), una leccornia. 

Il taglio va effettuato lasciando per ogni rametto un paio di germogli nuovi, la natura farà il resto. Mentre mi accingo a tagliare un rametto un pò più spesso degli altri, delle dimensioni di un dito per capirci...CRACK!! il manico della cesoia si spezza!. eh?? Mai successo in vita mia una cosa del genere!! 

La cesoia incriminata è stata scelta fra una moltitudine perchè in metallo, non certo di plastichetta cinese da un euro. Pensavo che mi durasse una vita, non può rompersi dai! Eppure il manico si è spezzato e ripararlo mi pare impossibile. In prossimità della frattura si nota la grana della lega utilizzata ma non sono in grado di identificarla. Forse alluminio e magnesio, forse Zama, forse... boh, in rete non ho trovato nulla di utile. Il materiale è amagnetico, per cui niente "puntino di saldatura" in quanto il materiale utilizzato non è saldabile con una saldatrice a filo o ad elettrodo (il cannello a gas non ce l'ho proprio). Per saldare la Zama servirebbero inoltre delle bacchette speciali ma occorre comperare una confezione a più di 70 euri... moolto più del costo della forbice. La Bostik promette risultati con la colla bi-componente tipo "Acciaio liquido" ma stiamo parlando di un manico di una forbice.... dubito che possa tenere a lungo.

Quindi? Al momento sono propenso a recuperare il recuperabile. Con la lama di acciaio mi faccio un coltello da giardino, per le incisioni. Il meccanismo di chiusura lo smonto e lo installo in un altro paio di cesoie a cui manca. La molla...nuovissima, appena comperata, la installo su un paio di cesoie d'epoca, di quelle di una volta degli anni '50 credo, quelle sì indistruttibili in acciaio, dove il manico è dello stesso materiale della lama, come si facevano una volta quando le cose erano fatte per durare, altri tempi. Oggi gli oggetti sono prodotti in economia, risparmiando su tutto, dai materiali alla manodopera  per massimizzare i profitti e si fottano i "consumatori", maledetti imprenditori del menga! Fottetevi voi. Alla prossima. 

P.S. la seppia sputa inchiostro. Ripeto: la seppia sputa inchiostro.

venerdì 1 aprile 2022

Lavorwash WP 7.101.2427 - pompa a pistoni (parte 1 manutenzione - riparazione)

Dopo un periodo di stoccaggio (in garage) del solito attrezzo recuperato ed accantonato dopo il rientro da una giornata passata a rovistare nel ciarpame altrui, decido finalmente di cimentarmi in una nuova avventura, sicuro dell'inizio ed altrettanto incerto sulla fine. Fra la miniera di oggetti usati, riposti malamente in un garage grande quanto l'appartamento di un noto cardinale romano, fra polvere e ragnatele, noto anche degli oggetti che il proprietario nemmeno si immagina quanto possono valere. Quello lo butti? Si, ok me lo prendo io... a casa...sì, è argento. Per decenza non voglio dire cos'era ma fra tutti gli oggetti che mi hanno incuriosito c'è un idropulitrice Lavorwash WP. cod. 7.101.2427. Quella la butti? Si, OK me la prendo io... cos'ha? Funziona... ma dopo qualche secondo si spegne da sola (penso: ma che caxo esordisci dicendo che funziona allora??). 

Le pompe a pistoni delle idropulitrici hanno un funzionamento abbastanza semplice. Un motore ad alta velocità fa girare un disco inclinato (affogato nell'olio lubrificante) su cui strisciano le teste di tre pistoncini a molla, facendoli muovere avanti ed indietro dentro un foro praticato su una piastra che separa l'olio lubrificante dall'acqua. Ciascun pistone, apre e chiude contemporaneamente due valvole ad una via, spingendo l'acqua dalla valvola di ingresso verso quella di uscita. Un ugello sottile aumenta la pressione di uscita ottenendo un getto la cui potenza dipende dai parametri costruttivi della pompa stessa.

Il problema più diffuso delle idropulitrici ad acqua fredda è il calcare. Fra i difetti e sintomi che ne derivano si notano:

  • calo di pressione
  • l'idropulitrice si accende e spegne ciclicamente
  • l'idropulitrice si accende e quando va in pressione si spegne per sempre.

A me è capitato il terzo problema. Il pressostato è incrostato e non attacca e stacca come dovrebbe, si blocca. E' sempre buona norma, al termine dell'utilizzo, svuotare il più possibile l'idropulitrice... ma di solito, a fine utilizzo, i più ripongono l'attrezzo senza pensarci tanto, senza nemmeno riavvolgere il tubo della lancia e senza nemmeno asciugarla. Tempo una decina di utilizzi e l'idropulitrice va in malora, complice la ruggine, specie se è un modello economico che pertanto non merita nè garbo nè attenzione all'utilizzo, manco fosse un attrezzo usa e getta. Un altra saggia scelta è quella di acquistare un filtro in ingresso per l'acqua, che "stranamente" non viene fornito in dotazione.

Decido di provare a recuperare anche questo ciòttolo, anche se ne ho già uno perfettamente funzionante, magari per utilizzarlo anch'io senza tanti riguardi così da sentirmi un riccone che se ne frega di quanto consuma, spende e spande. Non ho mai smontato un idropulitrice e le sorprese non sono state poche. Dopo alcune imprecazioni contro la ruggine e con delle viti bastarde (inox per modo di dire), dopo essermi dovuto auto costruire un porta inserti lungo per raggiungere delle viti con la testa bastarda in un alloggiamento stretto e profondo (bastardo pure lui), nello smontare la testa della pompa, per accedere ai pistoni interni, realizzo che questa fa anche da "tappo" all'olio nel quale gira il rotante inclinato (e non c'è nemmeno un tappo di rabbocco)... risultato? mezzo litro di olio jn giro per il bancone da lavoro... vabbè. Ho imparato che la pompa va aperta tenendo il motore in verticale (#sapevatelo).

Apro in due la testa della pompa e lascio a bagno il tutto dentro una soluzione col viakal per qualche ora. Ad occhio sembra che il calcare non ne voglia sapere di sciogliersi...forse dovrei lasciare agire per una notte ma temo sempre che il viakal corroda i metalli e non so con quale lega è costruito il corpo della pompa. Per precauzione non tolgo le guarnizioni e gli o-ring che sembrano a posto (anche perchè non ho i ricambi). Non apro nemmeno i bulloni delle valvole e lascio il pressostato al suo posto per non creare troppi danni. Non conoscendo il modello esatto dell'idropulitrice, non mi fido ad acquistare a caso dei ricambi.

No provo nemmeno ad usare l'acido citrico perchè temo di corrodere il metallo. Rimonto il  tutto (avanzando le solite tre viti che non ricordo dove andassero) e noto una perdita d'olio... risolta serrando i bulloni con una coppia esagerata al limite della rottura... non ho una chiave dinamometrica e non so nemmeno a quale coppia bisognerebbe chiudere i bulloni... ad occhio come sempre, like a pro! 

Purtroppo, in questo modo, non ho riparato il guasto e dovrò smontare nuovamente il tutto, adottando un metodo più incisivo. Sicuramente il problema è il pressostato bloccato dalle incrostazioni, che stacca il motore senza lasciarlo ripartire. L'acqua dal tubo di mandata sembra passare senza difficoltà, per cui il circuito non è totalmente otturato, idraulicamente ragionando. Di acquistare un pressostato nuovo nemmeno a parlarne. Non costa un rene ma preferisco risparmiare e spendere zero. Se riesco a sistemare il pressostato, cercherò di far circolare l'acqua a circuito chiuso, con l'acido citrico e successivo risciacquo abbondante. Vedremo. Alla prossima.

P.S. Tullio dice, zitti e mosca. Ripeto: Tullio dice, zitti e mosca.

giovedì 31 marzo 2022

Black & Decker FV7201-H1 (parte 5 - done)

Finito! dopo una serie di problemi il progetto di conversione di un aspirabriciole Black & Decker FV7201-H1 (da batterie al Ni-Mh a Li-Ion, è terminato e sono contento. Vedi tutte le puntate precedenti per capire come ci sono arrivato. Mi sono imbattuto in una serie di problematiche che per mio promemoria voglio elencare nel seguito.

Il BMS va in protezione all'avvio. All'avvio del motorino, il BMS da 10A va in protezione e si spegne. Non ho a disposizione un oscilloscopio per vedere la fase transitoria all'accensione ma, presumo, ci sia uno spunto di assorbimento troppo alto. Come prima soluzione (babbana) ho sostituito il BMS da 10A con uno da 20A, con esito negativo. Anche con un BMS più "potente", quando si avvia il motorino, scatta la protezione da cortocircuito. Cerco in rete e trovo una soluzione per un altro modello di BMS. Per quello, basta aggiungere un condensatore e il problema si risolve. Nel mio caso il BMS è però molto più spartano rispetto a quello dell'esempio e piazzole vuote non ce ne sono...solo due piazzole serigrafate FD e CD (non documentate). Di scrivere al produttore nemmeno a provarci, sarà tutto il giorno a pescare il pesce gatto sulle rive del Mekong. Provo ad inserire due induttanze di recupero, in serie ai terminali del motorino, pensando di limitare così la corrente di spunto ma... niente da fare. Forse non ho induttanze con il filo di dimensione adeguata a supportare due o tre ampère e nemmeno del valore adeguato. Penso allora di utilizzare una NTC di quelle che si trovano all'ingresso degli alimentatori switching per limitare la inrush current ma niente da fare. Il valore ohmico a freddo è troppo alto ed il motore non parte. Non sarebbe poi, se funzionasse, una soluzione vera e propria. Se l'NTC è calda, il BMS andrebbe in protezione lo stesso, caso che si verifica se si riaccende l'aspira briciole dopo qualche minuto di utilizzo. Opto pertanto per la soluzione grezza... ho notato che l'avviamento c'è quando si mette in serie al motorino una resistenza di pochi ohm o un diodo... con questa soluzione, si crea una caduta di tensione proporzionale alla corrente ai capi della resistenza, limitando però quella ai capi del motorino quando si avvia. Ho messo una resistenza da 0,6 ohm 5 watt... scalderà, dissiperà potenza inutilmente ma non ho trovato altra soluzione, tipo quella del mega ingegnere luminare dott.ing.prof.testdicaz... che suggerisce un controllo a rampa per il soft start... uè genio incompreso... stiamo parlando di un aspira briciole, non di un controllo di automazione industriale! Coglione!

C'è poco spazio per le batterie al litio: inizialmente avevo adottato delle Li-Ion con form factor 18650. Il caso vuole che pochi giorni fa abbia aperto due batterie per le e-cig, dismesse per cambio modello di atomizzatore che utilizzo. All'interno, due bellissime e quasi nuove 26650 da 4500mAh. Alloggiarle non è stato facile, sono più "ciccione", ma incastrando per bene il BMS, i fili, i morsetti ad avvitare ed i cavetti  grossi da 2,5mm alla fine ci sono riuscito. Good job!

Modulo di ricarica. Con la conversione da Ni-Mh a Li-Ion il caricabatteria deve essere (ri)progettato. Per la ricarica completa servono 2 o 3 Ampère. A batterie quasi cariche o a metà carica, la corrente necessaria varia da 1,2A a 800mA... a scendere man mano che le batterie si ricaricano. Frugando negli scatoloni cerco un alimentatore a muro da 9 volts AC che abbia anche le dimensioni adeguate per alloggiare un regolatore di tensione ed un ponte raddrizzatore. Quest'ultimo l'ho recuperato non ricordo da dove, da 4A. Il regolatore mi serve per produrre in uscita una tensione da 8,2 a 9 volts (da specifiche del BMS). Per 70 centesimi si trovano dei devices pre assemblati, dotati del celebre LM2596S-ADJ, corrente massima 3A, dovremmo starci dentro senza paura di bruciare qualcosa. Il componente critico è il trasformatore, da 1200mA, pochini per le necessità ma un buon compromesso per peso/ingombro (del resto non ho trovato altro nel ciarpame che conservo come un accumulatore compulsivo). 

Presa di ricarica: ho optato per l'inserimento di un jack per il carica batterie. Prima della conversione c'era un cavetto fissato alla base da appendere al muro e non era separabile. Con un piccolo scavo ho inserito una presa di un vecchio apparecchio (messa da parte proprio per queste necessità) e per i cavetti di collegamento ho usato dei fili polarizzati recuperati dal tapis roulant disassemblato qualche tempo fa. 

Filtro: sto valutando seriamente di costruirmi i filtri di carta riutilizzando delle mascherine chirurgiche o qualcosa di simile. Una regione, ad inizio pandemia Covid, ha distribuito delle orrende ed inutilizzabili "mascherine" brutte come la morte quanto inutili (tanto paghiamo noi gli "imprenditori" leghisti amici del pupazzo di turno), utilizzate solo dai soliti ridicoli leccacchiulo della lega per compiacere il loro padrone. Con quelle, indossandole, si riesce a spegnere la fiamma di un accendino, per cui lasciano passare facilmente l'aria ma dovrebbero trattenere lo sporco che si trova per terra (e di sicuro le briciole)... almeno recuperiamo così in parte i nostri soldi buttati al vento dal solito politico gran signore coi soldi degli altri.  

Sicurezza: si lo so, c'è il rischio di surriscaldamenti dell'alimentatore, pericolo di incendio, per cui occorre un lungo collaudo accurato in condizioni estreme, tenendo un estintore sempre a portata di mano per evitare di incendiare la casa. Fare queste cose non è per i principianti ed il rischio concreto di farsi male è reale. 

Non credo ne valga la pena ma, se un domani vorrò, mi piacerebbe implementare delle spie di funzionamento, sia per l'accensione che per la ricarica, magari un micro voltmetro per vedere la tensione delle batterie. Per ora mi fermo qui che di tempo ne ho speso abbastanza, forse più del dovuto, che la mia pignoleria a volte raggiunge livelli che mal sopporto anch'io, ultimamente. alla prossima. 

P.S. La mummia russa. Ripeto: La mummia russa.


mercoledì 30 marzo 2022

Una rara bicicletta d'epoca (Bianchi - restauro)

Sono tempi davvero brutti ed il peggio deve ancora arrivare. Con l'aumento dei costi del carburante all'utente finale, con conseguente affollamento di ciclisti dell'ultimo minuto, è presumibile che ci sarà un aumento delle richieste di biciclette. All'aumentare della domanda consegue naturalmente un aumento degli utenti e di conseguenza dei furti (e degli incidenti), è statisticamente provato. Per le commissioni che devo svolgere sul territorio, che richiedono l'abbandono in strada del mezzo, in rastrelliere installate in posti nascosti (dove non intralciano ovviamente) è meglio girare con una bicicletta vecchia, scassata ed arrugginita, sperando nella fortuna di  imbattersi in quella tipologia di ladri che rubano solo biciclette di lusso, per dei poveracci disonesti che vorrebbero ma non possono. Purtroppo esistono anche delinquenti ed incivili che prendono la prima bici che gli capita a tiro, solo per uno spostamento e poi la abbandonano chissà dove. Sperare che i vigili poi pensino di adoperarsi per avvisare del ritrovamento è una vana speranza... figuriamoci. 

Ecco che allora per evitare di girare con la mia MTB attrezzata (che per me è come per gli altri l'automobile), mi viene in mente di dotarmi di un mezzo di trasporto quasi a costo zero, usa e getta, che se me la rubano non ci faccio poi una tragedia, anche se alle cose mi ci affeziono. L'occhio mi cade su una pila di vecchie bici, accatastate ad arrugginire per bene nel solito garage umido che accoglie il ciarpame riposto con l'idea di usarlo un domani, si sa mai... e così ci si dimentica di averlo. Non è stato un facile recupero, specie quando all'oggetto il proprietario associa ricordi che difficilmente è disposto a "cedere" o rinunciare. Alcuni modelli d'epoca sono stati trattenuti con l'idea di un restauro che non ci sarà mai, lasciando in pace la ruggine che nel frattempo, pazientemente, continuerà a fare il suo lavoro. Riesco a recuperare una Bianchi degli anni '60 /'70 un marchio storico, in condizioni pietose. Copertoni andati (ovviamente), sellino sfondato con la pelle rinsecchita, pastiglie dei freni inesistenti che si sbriciolano, ossido ovunque ed una tana per topolini dentro il carter. La bici mi serve abbastanza urgentemente, trovare i pezzi per mè e difficile e non ho molto tempo. Cerco allora un officina dove portare il mezzo e "restaurarlo" solo per ciò che serve per renderlo circolante. Trovare un riparatore di biciclette oggigiorno è davvero difficile. Alcuni trattano solo bici da corsa e mountain bike da 2000 euro in su, altri sono più accomodanti, pigliano di tutto, ma sono dei veri banditi disonesti (e pure nemmeno tanto bravi a fare il loro mestiere). Moltissimi hanno chiuso e proseguono l'attività a nero, a tempo perso, che ci tocca suonare il loro campanello di casa e se non ci conoscono nemmeno ci fanno entrare a casa loro (giustamente direi). 

Allora? cerco in rete e mi imbatto in alcuni artigiani che hanno copiato una mia vecchia idea che avevo messo in pratica. Se la montagna non va da maometto... l'officina mobile, un camper o un furgone attrezzato, parcheggiato un giorno fisso della settimana in un posto strategico di passaggio e gli altri giorni servizio a domicilio. Fantastico, viene lui, ritira il mezzo e lo riporta quando pronto. Affido la bici ad uno di questi e la rara bici Bianchi torna rimessa in sesto. Freni nuovi, sella d'epoca (Royal), gomme, cavi dei freni e manopole bianche. La ruggine l'abbiamo lasciata (è solo superficiale), solo una passata di abrasivo leggero (1000grit), che la patina di vecchio conferisce valore al manufatto (solo da voi in itaglia). Niente impianto elettrico (non la uso all'imbrunire o di notte), tanto la dinamo è esplosa, i fanalini distrutti...non vale la pena di spenderci altri soldi, altrimenti trovavo al supermercato quelle bici di cartone da 70 euro... no, no, a me serve un telaio che duri a lungo, molto a lungo... almeno per l'aspettativa di vita che ho davanti, vista l'età avanzata.

Per quello che manca vedrò pian piano se riuscirò a recuperare qualcosa o riparare degli accessori. Al mercatino dell'usato ogni tanto si trovano delle bancarelle con parti di vecchie bici.... il problema è che certi commercianti approfittatori propongono dei prezzi stellari, meglio di no nel mio caso, non devo spendere, non voglio spendere, non posso spendere. Alla prossima.     

P.S. bici=cici. Ripeto: bici=cici.

martedì 1 marzo 2022

Olimpic Hobby Wash mod.306 (documentazione)


Ho già una lavatrice manuale, di quelle portatili che possono essere installate anche nel camper (un grande camper). Pubblico qui la documentazione originale di questa Olimpic Hobby Wash mod.306 per futura memoria o per utilità a chi ne avesse la necessità. 

E' un modello che risale a fine anni '70, può lavare sino a 3kg di biancheria ed usarla è davvero semplice. Un lavaggio, tre risciacqui ed il risultato è perfetto. Questo modello poi ha anche il riscaldatore per la vasca (un vero lusso).  Niente centrifuga, niente pompa di scarico, nessun programma per massaie decerebrate. Di sicuro consuma meno di una lavatrice "tradizionale" e di questi tempi... fate voi.

Ormai disassemblata, per recuperare alcuni componenti, proviene da una cantina sgomberata di recente. Purtroppo, probabilmente a causa di una caduta, la vasca era rotta in corrispondenza di uno spigolo e ripararla risulta per niente facile... stavolta desisto. Ad ogni modo, devo fare i complimenti per le cose di una volta, quando venivano costruite per durare. Ottima documentazione, schema elettrico nel vano che alloggia l'elettronica, componenti solidi e robusti, davvero un ottimo macchinario per il quale ancora oggi si trovano dei pezzi di ricambio. Quelli che ho, li tengo per un pò, il tempo che gùgol indicizzi questa pagina, poi me ne libero.  Se a qualcuno potessero interessare, trovi il modo di contattarmi (se ci riesci, non sono quello del filmato).  Alla prossima. 


 


 


P.S. i panni sporchi si lavano in famiglia. Ripeto: i panni sporchi si lavano in famiglia.

lunedì 21 febbraio 2022

Forno solare (parte 1)

La "sorpresa" nell'ultima bolletta della luce, infartogena, non ci lascia molte scelte. Dopo la pioggia di contributi a fondo perduto, presi in gran parte dai soliti disonesti che di bisognoso hanno solo la loro avidità, è arrivata la stangata (ed è solo l'inizio #sapevatelo) su acqua, luce e gas. 

A noi poveracci non resta altro che aguzzare l'ingegno e trovare una soluzione. Principalmente, a fronte di qualsiasi aumento delle bollette, sono due le reazioni dell'unano medio: 

1) aumentare le entrate economiche 

2) risparmiare e tagliare i consumi. 

Tutte e due sarebbe l'ideale che tende alla perfezione, con tutti i pro e contro del caso. In molti, la soluzione "1" non è praticabile, in quanto dedicarsi ad altre attività con 10/12 ore di lavoro al giorno sul groppone, a salario minimo che nessuno è disposto ad aumentare... resta ben poco tempo che andrebbe rosicchiato alle sacrosante (e poche) ore di riposo. 

Per la soluzione 2... è dura, specialmente per chi è già al limite. Lampadine a led (da 2 watt ed una sola per stanza), lampada da minatore a batteria per evitare di accendere le luci quando si gira per casa, pochissime lavatrici (di notte e ben piene), sciacquone del water solo una volta al giorno, ci si lava con l'acqua fredda, sempre, anche d'inverno, riscaldamento a legna, switch off di tutti gli apparecchi vampiro (quelli con lo stand-by), forno elettrico solo per le grandissime occasioni, condizionatori e ventilatori d'estate sono banditi (fatwa!!), congelatore al minimo, frigo in classe "tripla A più più ed ancora più" (con temperature miti all'interno) e via dicendo. 

Urgono comunque, giocoforza,una serie di provvedimenti per restare a galla e resistere alle sanguisughe. L'idea è quella di adottare un forno solare che non consuma niente. Ne esistono ormai una moltitudine in commercio, dai costi adatti ai sultani  a quelli auto costruiti, più o meno performanti. Prima di iniziare la sperimentazione, voglio mettere qui una lista di pro e contro, dando il giusto perso ad ogni voce. 

Pro

  • consumi elettricità azzerati per la cottura dei cibi
  • Ambiente più pulito
  • mitigazione del rischio di costruzione di centrali nucleari

Contro

  • costo del forno
  • tempi e modi di cottura variabili
  • periodo di training
  • spostamento degli specchi al movimento relativo del sole
  • dipendenza dal meteo e dalle stagioni
  • temperatura di cottura da monitorare

Al momento non mi viene in mente altro ma, data la lista corposa dei "contro", possiamo aguzzare l'ingegno e trovare delle soluzioni. Il forno lo si può costruire. La configurazione più economica è la "open box" fatta con cartone e alluminio in pellicola. Non sarà figo come quello chiuso, in sughero e mylar parabolico, ma funziona bene (pare, dicono). Per le temperature... occorre fare esperienza e tenere d'occhio l'orientamento del forno solare, anticipando il movimento relativo del sole per diradare gli intervalli (30 minuti) nei quali si approfitta per ruotare la pentola di 180°. Poi, ci sono molti margini di miglioramento e solo l'esperienza potrà aiutarci, basta crederci, adattarsi, ingegnarsi...

Per il problema del meteo (stagioni invernali e nuvole), non possiamo farci nulla, vorrà dire che in quei giorni di pioggia o freddo, il menù sarà a base di frutta, verdura fresca e tutto quello che può essere consumato senza cottura. C'è un altro aspetto da considerare. Il forno solare, durante inverno e mezze stagioni, non è adatto alla vita frenetica. Occorre (ri)prendersi il proprio tempo. Il forno solare non va bene nelle (sempre più brevi) pause pranzo da lavoro dove si deve impiegare meno di un ora per cuocere, portare fuori il cane, lavarsi i denti e cambiarsi, lavare i piatti ecc.ecc... cambiano quindi le abitudini, dove si cuoce (quasi) tutto nel weekend e si consuma durante la settimana. 

Bene, ora resto in vigile attesa di un occasione per recuperare dei cartoni ad alto spessore e delle dimensioni "giuste". Il rotolo di alluminio "celò". Per la parte forno serve una ciotola di vetro dove incastrare una padella in ghisa con coperchio (o simile)... la vedo dura ma forse qualcuno butterà delle pirofile o dei vasi o delle pentole arrugginite...recuperabilissime. L'importante, data la natura sperimentale del progetto, spendere zero (e ti credo, soldi da spendere non ne ho proprio!)

Una cosa che mi incuriosisce sarà misurare i tempi di riscaldamento e le temperature che si possono ottenere (sino a 200° dicono gli spacciatori di forni glàm e fescion). Poi, se funziona, lo so già, toccherà incazzarsi contro il sistema per tutto ciò che oscura il cielo, tipo l'inquinamento e le scie chimiche. Un ultima considerazione. La vita dei poveracci è un continuo, disperato e costante tentativo di arginare le vessazioni delle istituzioni che, in fin dei conti, trattano l'umanità solo come forza lavoro e obiettivo per le tasse. Ci danno un miserrimo stipendio e poi fanno DI TUTTO per riprenderselo. Non mi stupirei se venisse tassata dopo l'acqua, anche la luce del sole (con le solite esenzioni per i soliti privilegiati). Bastardi. Alla prossima. 

P.S. il pollo è muto. Ripeto: il pollo è muto.

martedì 8 febbraio 2022

Diav Lina antiruggine metallizzante

In un supermercato di un piccolo comune, al quale mi sono recato per la prima volta quasi per caso, ho trovato su uno scaffale un prodotto che appena visto ho pensato facesse al caso mio. Nel prepararmi dei frugali pasti, quando ho la materia prima (il cibo), devo utilizzare una cucina a gas risalente a fine anni '70 inizi anni '80. Sì, è vecchia, non ha l'accensione piezo e nemmeno il piolino di sicurezza che chiude il gas quando si spegna la fiamma, ma del resto.... faccio fatica a mettere assieme il pranzo con la cena, come potrei prendere una cucina nuova? Allora penso bene di acquistare un tubetto di Diav Lina fuoco, piastre & fornelli antiruggine metallizzante, dato che l'acciaio dei reggi pentole ed anche l'acciaio della base è tutto intaccato dalla ruggine tanto da creare dei crateri che non vengono via a grattare come forsennati. Ho provato a lucidare con un spazzola metallica, con carta vetrata, con abrasivi vari ma niente. Diav Lina è un prodotto specifico per coprire la ruggine e l'annerimento da combustione. Ideale per proteggere e rinnovare piastre, tubi, bruciatori e parti metalliche di stufe a legna, cucine economiche e fornelli a gas. Indicato anche come antiruggine per marmitte e tubi di scarico di auto e moto, per piccole riparazioni e ritocchi su cancelli, inferriate, porte e tutte le parti metalliche della casa. 

Sembra l'ideale, fantastico, maaa.... funziona? A leggere le avvertenze c'è da prendere paura: è un solido infiammabile, provoca irritazione oculare, indossare guanti protettivi, proteggere il viso e gli occhi, non ingerire.... oddìo, che sarà mai?? Vabbè, lo provo lo stesso, basta stare attenti a non scambiarlo con il tubo della pasta di acciughe. 

Dicono di metterne un pò su un panno asciutto e stendere in modo uniforme, attendere qualche minuto e strofinare leggermente con un panno morbido. ok, servono due panni allora. Apro il tubetto ed esce una specie di pasta leggermente densa, dal colore metallico tipo alluminio. Stendo in modo uniforme, aspetto e poi strofino leggermente con un panno morbido, ubbidiente alle indicazioni elencate al paragrafo "Modo d'uso".

Risultato? alla vista le parti appaiono come se fossero state verniciate o colorate, il nero e la ruggine non si vedono più, coperte dalla pasta metallica che non ha certo l'aspetto dell'acciaio inox lucidato a specchio che risulta satinato ove applicato.  Il prodotto assomiglia moltissimo ad alcune paste termo conduttive che si usano con le CPU da computer con dissipatore di calore. Secondo me si tratta di polvere micronizzata di un qualche metallo in sospensione su un media volatile che evapora all'aria e tiene assieme i granelli. 

Curioso, provo a rimettere sul gas l'acciaio che regge le pentole ed accendo il fuoco... tutto ok, il colore brillante resta al suo posto. Se però si prova a pulire con uno sgrassante, la pasta viene via rivelando il nero sottostante. Basta anche passare con le dita, anche a distanza di giorni dall'applicazione, che il prodotto viene via.  Sembra sia solo un sistema temporaneo per nascondere il nero e che deve essere applicato ad ogni pulizia, un pò come nascondere la polvere sotto il tappeto, dove non si vede. 

Dalle istruzioni si legge di strofinare LEGGERMENTE una volta che il prodotto è asciutto... e ti credo, se si strofina energicamente (ma nemmeno tanto energicamente) lo strato superficiale se ne va. Vabbè, pazienza, ai fornelli ci sto poco ed ho due alternative: o non pulisco più i fornelli o applico il prodotto una volta a settimana, tanto ne basta davvero una quantità microscopica per ottenere un risultato estetico soddisfacente, almeno per noi poveri che ci dobbiamo accontentare e non ci possiamo permettere di buttare il vecchio per il nuovo. 

Mi sa che forse, proverò anche con lo zinco spray e, se non funziona, con la nikelatura galvanica, devo solo attrezzarmi ed io non mi arrendo mai. 

La cucina mi dovrà accompagnare ancora per non so quanti anni, almeno sino a quando riuscirò a prepararmi un pasto caldo. Alla prossima, poveracci.

P.S. il pulcino ha fame. Ripeto: il pulcino ha fame.

venerdì 4 febbraio 2022

Fotopolimerizzatore ESPE VISIO ALFA (autopsy)

Un fotopolimerizzatore (ESPE VISIO ALFA)... è un dispositivo usato dai dentisti per polimerizzare il materiale usato nelle protesi dentarie, ovvero indurire con luce UV una specie di "pasta" modellabile. Mi arriva per le mani da uno sgombero di uno scantinato per anni utilizzato come "per ora mettiamolo qui che poi ci pensiamo". Francamente sono incuriosito e vorrei capire come mai questo fotopolimerizzatore si trovi ancora in commercio a cifre che partono dai 200 euro (usato), quando invece il proprietario ha deciso di disfarsene. Questo in particolare ha un piccolo problema: la lampadina non funziona. Il filamento ad occhio sembra intatto, viene alimentato con 13volts AC quando il sensore rileva la presenza di un oggetto e misura ai suoi capi circa 12 mega ohm... non interrotto del tutto ma sicuramente non funzionante. Costo del ricambio? ad oggi sui 50 euri, è una lampada ellipsoidale... boh. Pare una normalissima lampada alogena a filamento. Forse la particolarità è il rivestimento iridescente della parabola che circonda il bulbo che produce una lunghezza d'onda della luce che credo si aggiri attorno ai 400-500nm (ultravioletta UVB - visibile) ed illumina un filtro al quarzo (blu cobalto) che filtra la luce. Non ho compreso bene la cosa... la lampada a filamento emette nello spettro anche luce UV? che viene poi filtrata dal quarzo per eliminare le altre frequenze luminose? boh, so che per gli UV servono lampade ai vapori di mercurio ma questa è a filamento e sembra una normalissima alogena... se qualcuno ha la risposta si senta libero di commentare questo post. 

Alle cifre che si trovano in rete per questi apparecchi in vendita, credo valga la pena di sostituire la lampadina ma a me l'apparecchio non serve proprio. Altri problemi l'apparecchio non ne ha, la ventola funziona, il timer della luce ed il sensore di prossimità funzionano, l'aspetto (previa pulita) è più che decente... non mi spiego proprio questo destino, forse è stato soppiantato da qualche modello più performante, non so, non sono e non faccio il dentista (che tra esserlo e farlo c'è di mezzo il mondo).

Allora? Vediamo cosa c'è dentro? Partiamo, primi al mondo, a documentare questa avventura? 

Tolte le 4 viti alla base e la vitina posta nel vano lampada, il contenitore dalla forma futuristica (negli anni '80) si apre in due facilmente. Dentro:

  • un trasformatore,
  • una schedina elettronica, 
  • una ventola PAPST,
  • il gruppo lampada / sensore.

Vediamoli uno ad uno:

il trasformatore: non presenta etichette con dati di targa ma ha gli ingressi ed uscite numerate a 1 a 12 in senso orario se si guarda il trasformatore dall'alto, lato connessioni (numerazioni serigrafate). 

Tensioni misurate ai morsetti del trasformatore (sul secondario):

  • 12 - 11 : 14,85 volts AC (alimentazione del circuito elettronico)
  • 10 - 07 : 27 volts AC (ventola)
  • 10 - 09 : 12,87 volts AC
  • 08 - 07 : 13,17 volts AC

la scheda elettronica : i circuiti integrati ed i componenti attivi:

  • CD4098BE (CMOS dual monostable multivibrator usato come trigger) ,
  • MC1455P1 (Timer Direct Replacement for NE555 Timers Adjustable Duty Cycle usato come timer per l'accensione della lampada - 6 secondi ) ,
  • MC1458CP (DUAL GENERAL-PURPOSE OPERATIONAL AMPLIFIERS) ,
  • ponte B40C 1000, 
  • tre transistor BC237B 45 volts 100mA in TO92,
  • un "transistor"  SG  - L130 245 (quasi sicuramente un regolatore di tensione).

la ventola : PAPST produttore storico di soluzioni per la ventilazione....tedeschi, non serve aggiungere altro. Non è certo una ventolina cinese, lo dice anche il supporto metallico e la qualità dei cuscinetti per dirne solo un paio. PAPST TYP 970T 24V AC 50/60Hz (15µF phase shift capacitor). Il condensatore va attaccato al neutro ed al filo giallo. Nella basetta elettronica il filo giallo entra nel connettore (pin 2), trova in serie due condensatori elettrolitici (??!) da 33µF 63 volts ciascuno (in serie circa 15µF) e  ritorna al capo 10 del trasformatore (filo rosso).

Il gruppo lampada / sensore IR : la lampadina sembra una normalissima alogena, con il bulbo posto nel fuoco di una parabola di "vetro" rivestito all'interno da una sostanza iridescente che a seconda della direzione dalla quale si guarda appare blu o giallo arancio. Illuminata con una fonte esterna, il rivestimento riflette il blu. Nel pulirla con acetone, ho rimosso la sigla ESPE... e qualcos'altro, vabbè, ad oggi il ricambio si trova (a cifre astronomiche, 50 euri!!). Tensione alimentazione lampada 13,69 volts AC (misurati). In prossimità del quarzo che filtra la luce, si intravedono due led, trasmettitore e ricevitore, posti ad angolo in modo da rilevare la presenza di un ostacolo ad una distanza "predefinita". L'ostacolo riflette gli infrarossi del diodo TX che vengono captati dal ricevitore RX. Ciascun led è collegato ad una coppia di fili collegati alla basetta di controllo che accende la lampada quando serve.

Interruttore termico: un interruttore a bimetallo, posto sul corpo metallico che alloggia la lampadina e collegato in serie alla stessa, riporta le seguenti sigle:  Micro Therm R20 10 (6,3) 250 ~ T175 quasi sicuramente un NC normalmente chiuso in grado di intervenire alla soglia di (circa) 175 gradi, carico da 6,3 ampère, 250 volts, R20 10 dovrebbe fare riferimento alle dimensioni, R20 all'altezza, credo.... 10 euri nuovo.

Connettore scheda elettronica

: è un connettore a 13 pin con i seguenti collegamenti, visti dalla parte femmina, non lato saldature:
  • 1 - 3: led IR 1° sensore prossimità 
  • 2 : filo giallo ventola (condensatore sfasamento, credo)
  • 4 - 5 : terminale 9 del Trasformatore
  • 6 - 7 : all'interruttore termico collegato in serie alla lampada collegata al terminale 8 del trasformatore
  • 8 - 9 : terminale 10 del Trasformatore
  • 10 - 11: led IR 2° sensore prossimità 
  • 12 - 13 : terminali 11 e 12 del Trasformatore

Ed ora? riassemblo il tutto e lo metto in vendita? vendo le parti di ricambio? tengo ciò che si potrebbe riutilizzare e butto il resto? Purtroppo è tempo di sgombero e pulizia. Se conosci qualcuno a cui potrebbe interessare, avvisalo che fra poco credo mi libererò dei pezzi di ricambio, per me inutili al momento (ma mi serviranno sicuramente, appena dopo averli buttati). Alla prossima.

P.S. il gatto è morto, lo pneumatico è forato. Ripeto:il gatto è morto, lo pneumatico è forato.

venerdì 28 gennaio 2022

TrustFire mod TR-001 caricabatterie al litio (riparazione)

Un caricabatterie che non funziona è inutile. Dopo questa massima, saggia e dottissima affermazione, vediamo se è il caso di ricoverare il paziente e procedere con diagnosi e cura. Partiamo dai sintomi: all'inizio uno dei due led che segnalano la carica non si accendeva, mentre lo stesso (bicolore) funzionava regolarmente quando la batteria era disinserita. In questo modo non si riusciva a capire (almeno visivamente) se lo slot stava caricando la batteria al litio (Li-Ion). Poi.... ha smesso di funzionare del tutto, morto. Quindi? si svitano un paio di viti e si ispeziona il circuito. Il difetto, almeno quello principale, salta subito all'occhio: ci sono due led bicolori, a tre terminali. La pista in rame che dovrebbe accendere il lato rosso è interrotta ed il led stesso è meccanicamente instabile (dondola nei tre fori). Di come sia potuta accadere una cosa del genere proprio non ne ho idea. Difficile esercitare una pressione dall'esterno, forse l'inserimento delle batterie sulla slitta a molla ha in qualche modo sollecitato il PCB. Fatto sta che anche il led apparentemente sano, presenta lo stesso problema, pur non essendo riuscito a tagliare le piste. Da dire che un secondo problema è dato dalla scarsa qualità del PCB utilizzato dal produttore. Piste che si staccano non le vedevo da anni, molti anni. Ad ogni modo, lamentele e brontolii a parte, si può cercare di rimediare. Con un oggetto metallico si gratta la protezione isolante, la vernice verde, in prossimità dell'interruzione delle piste. Una bagnata abbondante di flussante ed una pioggia di stagno per irrobustire l'area sollecitata. Un pò di termo colla lato componente dovrebbe garantire una migliore resistenza agli urti.

C'è il problema che non si accende nulla... visivamente si nota all'ingresso un piccolo fusibile annerito. Non è un buon segno, và a capire cosa lo ha provocato. C'è poi un induttanza in ingresso che mostra un crepo longitudinale (interrotta, bande rosso rosso marron argento). 

Altri segni di bruciatura non ce ne sono ed occorre seguire le piste da monte a valle per capire qual'è e dov'è il componente che non fa il suo lavoro. Ho il sospetto che sia il trasformatore ad essere andato in corto.  Ad ogni modo però mi mancano i pezzi di ricambio, nemmeno frugando fra il ciarpame...mi sa che stavolta ci rinuncio e procedo con recuperare alcuni pezzi che mi potranno servire: due led bicolori rettangolari, una presa 230V, una minipresa DC per i 5 volts, un paio di integrati, un optoisolatore, condensatori, transistors e diodi, tutti preziosi per il prossimo lavoro. Alla prossima. 

P.S. Le mele sono marce. Ripeto: Le mele sono marce.

giovedì 27 gennaio 2022

Taglia uova - riparazione

E nell'elenco delle cose che si rompono quotidianamente e che decretano senza appello lo smaltimento in discarica, finisce sul podio un taglia uova, non di particolare pregio ma utilissimo per risparmiare 5 secondi netti rispetto al taglio manuale delle uova sode. Come contropartita all'irrinunciabile utilità, svetta al primo posto lo spazio occupato nei cassetti, stracolmi di utensili da cucina riposti alla rinfusa nel cassetto delle cose da tenere sottomano. 

Il tagliauova qui incriminato, nel suo ciclo di vita, presenta uno dei fili di acciaio che forse per rottura da affaticamento dei metalli, se ne sta a svolazzare con aria canzonatoria rispetto agli altri che invece sono costretti a stare fissi ed allineati come soldatini. E' solo per effetto della mia mente malata che, senza pensarci due volte, decido di riparare e salvare il ciòttolo da smaltimento indifferenziato. 

Occorre procurarsi il filo giusto e qui iniziano i problemi. Serve un filo di acciaio da 0,25mm, forse 0,3mm dato che il mio calibro misura 0,27 o 0,28mm. Si ma... che tipo di acciaio? Dopo una lunga navigata ed una ricerca esaustiva che fa di me un esperto competente anche in metallurgia, sono arrivato alla dotta conclusione che serve un filo in acciaio inox 18/10 o AISI 304. È l’acciaio più utilizzato in assoluto, è quello che viene utilizzato nelle posate, pentole, cappe della cucina, tavoli, sedie, ecc... da non confondere con l'AISI 316 che ha anche il molibdeno che lo rende maggiormente resistente alla corrosione. l'AISI è un associazione di produttori di acciaio nord americani.

A questo punto occorre fare a cazzotti con i vari commercianti, quegli esserini avidi e diversamente disponibili noti per il loro scarsissimo livello di comprensione in merito al commercio elettronico e soprattutto delle richieste degli acquirenti. Sembra che a loro la pandemia non abbia insegnato un bel nulla.

Per capire se il prodotto pubblicizzato nel sito è dell'acciaio giusto occorre documentarsi non poco in quanto spesso i commercianti usano sigle proprietarie o descrizioni che non forniscono indicazioni utili, tipo acciaio morbido, acciaio pieghevole, acciaio armonico e via dicendo. Ci si deve arrangiare con delle presentazioni del prodotto prive di dettagli, prive di foto, prive di prezzo, o con informazioni carenti ed insufficienti a dipanare i dubbi di un potenziale acquirente che cerca solo delle risposte preventive al fine di evitare di buttare i propri risparmi e ritrovarsi a casa con un prodotto inutile e di difficilissima restituzione (peraltro a spese proprie). A volte il prodotto c'è ma non è disponibile, a volte manca il pagamento con pay-pal, a volte le quantità proposte sono esagerate (3000m di filo mi pare un pò troppo ma è scritto così), a volte la navigazione nel sito o la ricerca fanno pietà, insomma...un disastro totale per non parlare dei prezzi che variano esageratamente e non si capisce bene perchè uno costa più di dieci volte l'altro. Spesso, quando c'è, è anche unitile provare a chiedere info nel modulo predisposto... o arriva una risposta frettolosa, superficiale ed inutile o non si riceve risposta...Nemmeno Ama*zon si salva dalle critiche, figuriamoci le varie ferramenta con tanto di "e-commerce fai da te". Un altro problema è che chi si aspetta una riparazione facile e rapidissima, non si rende conto di tutti gli intoppi che stanno dietro l'operazione e ci si fa pure la figura dell'incapace, poco professionale, smanettone specialmente quando chi giudica non vuole ascoltare ragioni....unani insomma.

Ma, alla fine, conviene perdere tempo a riparare? un tagliauova costa dai 4 ai 20 euro con qualche eccezione per i modelli "professionali"... sarebbe già una fortuna trovare un rocchetto di filo di acciaio inox da un paio di metri (e sarebbero pure troppi, ne servono 100 centimetri. un metro, di più se il taglia uova ha anche la disposizione per tagliare gli spicchi). Di sicuro se si valuta la convenienza economica (quella del profitto), NON conviene. Ma se si considera l'impatto ambientale che deriva dalla scorciatoia dell'acquisto compulsivo e buttare tutto quello che si rompe... è un danno maggiore del mancato profitto che deriva dal vendere continuamente, consumando materie prime che vengono riciclate in percentuali ridicole.

Fatto sta che sono ancora alla ricerca di un rivenditore che mi ispiri un pò di fiducia e che non assomigli a quegli avvoltoi per i quali i clienti sono solo dei portafogli da rapinare. Non ho fretta, magari un saltino dai cinesi lo faccio comunque. Alla prossima. 

P.S. Arianna si è persa. Ripeto: Arianna si è persa.

lunedì 24 gennaio 2022

VKWORLD VK7000 battery replacement

Da qualche mese, lo smartphone inizia a dare qualche segnale di affaticamento. Resta acceso per tre minuti netti durante l'utilizzo con batteria al 100% e poi si spegne per tentare di riavviarsi, per poi spegnersi e riavviarsi all'infinito....batteria praticamente da buttare. Urge sostituzione. C'è un problema però. Il modello in questione è un VKWorld VK7000 con batteria "not serviceable", ovvero non si prevede la sostituzione della batteria. Al momento dell'acquisto l'avevo letto, lo sapevo, ma l'ho preso lo stesso. Perchè? Con una miriade di modelli a disposizione, tutti più o meno fighetti di questo, perchè questo? In primis è un IP68, in teoria potrebbe finire sott'acqua e continuare a funzionare, tanto che viene incluso nella confezione anche il supporto galleggiante per utilizzarlo in piscina. Io la piscina non ce l'ho ma il modello è resistente all'acqua e dato che mi sposto con qualsiasi tempo in bicicletta (il perchè l'ho spiegato mille mila volte), non voglio certo vedermi costretto a cambiare telefono ad ogni diluvio. E' inoltre un apparecchio robusto, pesante certo ma robusto e data la mia vita avventurosa il rischio di rotture da caduta è ridotto al minimo. E' un octa core, ed a distanza di qualche anno dall'acquisto ancora tiene bene l'installazione e l'uso di app recenti senza apparenti rallentamenti tipici dei processori meno performanti. 

Tra mille difficoltà, siti truffa, sistemi di pagamento esotici di paesi dell'est EU e siti di e-commerce dove le foto fanno pietà, alla fine riesco a trovare un ricambio, in cina ovviamente. Dopo un attesa biblica, la nuova batteria mi viene recapitata e sorge il problema di sostituirla senza uno straccio di filmato o manuale di istruzione. Occorre arrangiarsi e fare appello a tutta l'esperienza pregressa in riparazioni e manutenzioni impossibili. Le difficoltà non mi hanno mai spaventato, anzi, a differenza di certi "riparatori" fighetti totalmente dipendenti dal produttore che se non hanno le istruzioni allora non si può fare(compreso quell'idiota peracottaro di riparatore che risponde "riparazione impossibile" e poi commenta la mia recensione negativa con "mai sentito, solito spammatore").  

Per aprire l'apparecchio si inizia col togliere la SIM. Tutte le viti esterne sono a vista, e si procede con una punta T5 a toglierle, mettendole in ordine dato che non sono tutte lunghe uguali. Sono 6 in tutto per le parti laterali e 12 per la parte posteriore. Prima le protezioni laterali e poi il coperchio posteriore. Il coperchio non è ad incastro ma, nel toglierlo delicatamente, con una lametta occorre accompagnare la guarnizione per evitare di strapparla (a volte si incolla un pò di quà ed un pò di là) e rimetterla nella sua sede. 

A questo punto ci si trova davanti la batteria sulla quale è attaccata la spirale per la ricarica wireless, quest'ultima tenuta in sede con due nastrini adesivi neri (non serve smontarla, è sufficiente sollevarla e metterla da parte). Nella parte superiore c'è un coperchietto nero fissato con 4 viti, due delle quali nascoste sotto uno schermo adesivo di rame che lascia vedere solo la fotocamera. In pratica è il supporto per la fotocamera che fa da schermo per la board sottostante. E' fissata con 4 viti con la testa a croce. Sollevando questo coperchietto (dopo aver rimosso le viti), senza staccare il connettore della fotocamera, si ha accesso al connettore della batteria che può così essere scollegato. La batteria è incollata con due sottili strisce di nastro biadesivo. Si fa leva, delicatamente dal basso, con un attrezzo di plastica e si procede con la rimozione (occhio a non perforarla o piegarla, è pericoloso). La batteria nuova che mi è arrivata è leggermente più piccola ed ha il connettore flessibile leggermente diverso, ma si riesce comunque a fissarla in sede, sfruttando un pò di biadesivo rimasto attaccato al telefono. Prima di richiudere il tutto si prova ad accendere e verificare che la fotocamera sia ancora collegata, il touch screen sia ancora funzionante e tutto il resto a posto. 

Per la batteria nuova ho speso in totale 25 euri, che per me sono due settimane di frutta verdura latte uova ecc... mi metterò a dieta per compensare il salasso. Sto già pensando a come procedere per la prossima volta che avrò necessità. La batteria esaurita ha un BMS funzionante...perchè buttarlo? Credo che sia sufficiente sostituire solamente la cella al litio che va cercata con le stesse identiche dimensioni e riutilizzare il BMS con il connettore specifico per questo modello di smart phone. Sicuramente risparmierò non poco e la cosa è fattibile sicuramente. 

Ecco, sono riuscito a non perdere nemmeno una vitina ed ho lo smartphone in carica per verificare se riesco almeno a fare una telefonata o usare Signal senza che mi si spenga all'improvviso... sono tornato "social", evvaiiiiii. Ora spero che per almeno un altro paio di anni, forse anche tre, non sia costretto a cambiare telefono, che questa storia degli smart phone usa e getta proprio non mi va giù. Alla prossima.

P.S. Ughetto passeggia con il bastone. Ripeto: Ughetto passeggia con il bastone.

venerdì 21 gennaio 2022

Vape diffusore insetticida (autopsy)

In uno dei rari ritagli di tempo impiegato nel tentare di resistere ai quotidiani attacchi di un branco di unani invadenti e maleducati, mi ritrovo per le mani un diffusore elettrico per le piastrine anti zanzare/mosche (VAPE made in indonesia). Ricordo di averlo accantonato perchè il led rosso che ne segnala l'utilizzo, è spento nonostante il fornelletto scaldasse. Spinto dalla curiosità, mi sono deciso di smontarlo per vedere cosa ci fosse dentro (e quale fosse il guasto).

Nulla di speciale: un elemento riscaldante ed un led rosso collegato in serie ad un diodo 1N4007 ed una resistenza da 100Kohm (marrone - nero - giallo) da 1Watt. Una rapida controllata con il tester in modalità prova diodi rileva che led e diodo sono interrotti (uno dei due non bastava?). Qualcuno penserà: sono componenti che si trovano facilmente, anche di recupero, che ci vorrà mai a sostituirli? Pensare di sostituirli è la cosa più facile da pensare. Diversamente facile collegare assieme i collegamenti che non sono ovviamente uniti con punti di stagno ma assemblati con delle giunzioni in ottone a crimpare. I collegamenti al fornelletto invece sono saldati con una puntatrice elettrica. Giunzioni in ottone di quelle dimensioni non ne ho e nemmeno una crimpatrice così minuscola. Per la puntatrice ho quella che si usa per saldare i terminali alle batterie al litio, ma.... troppo potente sembra. Ho vaporizzato una lamellina dell'elemento riscaldante nel tentativo, al minimo, di saldare i cavi in rame stagnato (o alluminio)... riparazione fallita, ed ora? 

Ovviamente si cerca almeno di soddisfare la curiosità e smontare l'unico componente "misterioso", ovvero il fornelletto scalda piastrine. 4 lamelle della copertura in alluminio e l'interno  si rivela in tutta la sua complicatezza... complicanza... complicità... complessitezza.....vabbè, si capisce: si tratta di una pastiglietta tenuta a pressione fra due lamierini che poi escono a formare i contatti... sembrano lamierini in nikel (che difficilmente si ossida a contatto con l'aria diversamente dal rame od ottone). Sostituirli? mi piacerebbe se avessi già sottomano del materiale o tempo per reperirlo da qualche altro apparecchio. Al momento sono un pò pigro, sono in piena fase di sgombero del ciarpame accumulato e devo rimettermi in attività per evaporare il senso di pigrizia che ultimamente mi pervade (colpa delle tre dosi di vaccino, ovviamente). Quindi finiamola qui, per ora. Alla prossima. 

P.S. l'elefante è a Zanzibar. Ripeto: l'elefante è a Zanzibar.

giovedì 20 gennaio 2022

Ovovogio digitale (riparazione)

Dopo il mucccalogio ed altvi ovovogi vipavati nella mia lunghissima cavvieva di vipavatove di cose inutili o pvive di valove (economico), ora tocca a questo ovovogio fine '900, digitale, vittima di una rovinosa caduta da altezze stratosferiche, conseguenza di lavori dati in appalto al ribasso ed affidati come ultima ruota del carro ad un pianta-chiodi improvvisato ed incompetente. L'accelerazione di gravità (9,8m/s) e la superficie di destinazione particolarmente dura (il pavimento), hanno prodotto in pratica la disintegrazione della plastichetta cinese (credo la producano con la segatura per risparmiare, ma non segatura di legno). Praticamente quasi tutti i supporti dove le vitine che fissano il coperchio vanno a "mordere" sono saltati, la plastica si è crepata in molti punti, il supporto del display si è completamente divelto dalla sua sede, un paio di fregi "estetici" sono schizzati via, il contenitore poi... manco fosse caduto da millemila metri. E poi....le batterie hanno rilasciato l'acido andando a rinverdire i contatti e mangiarseli per benino.

Vabbè, facciamo alcune considerazioni (le solite) con la domanda del solito unano.... ma ne vale la pena di ripararlo? Ad una domanda così idiota rispondo sempre con lo stesso mantra: noi non si compra nulla, noi si vende o si scambia. E per quello che già abbiamo, si ripara. Noi siamo la società sana.

L'ovovogio proviene da un recupero da parte di un proprietario che ha deciso di disfarsene. L'ho recuperato perchè ha le cifre grandi e riesco a vederle anche da "lontano", dato che sono presbite per età. Lo tengo in cucina dove devo sempre tenere d'occhio lo scorrere del tempo, mentre cucino i miei manicaretti basati su ricette sbagliate e parche di ingredienti. In due parole...Mi serve!

Per la riparazione, fra la colla epossidica bi-componente e la ciano acrilica, ho optato per la seconda, più facile da applicare su parti combacianti che poi non devono tenere chissà quale peso e l'ovovogio non deve essere a prova di urto. Inoltre la cianoacrilica essendo liquida, riesce per capillarità a raggiungere le fessure, riempirle e chiuderle per benino. Con molta pazienza, recuperando i frantumi, si riesce a rimettere la cose a posto ed al 90% ricostruire l'ovovogio. 

Per l'acido sui contatti batterie.... fortuna vuole che questi si possano sfilare dalla propria sede. Per neutralizzare l'effetto dell'ossido si può usare un bagno di lavaggio a base di limone o aceto (diluiti) per poi lavare con acqua e bicarbonato di sodio (basico) che neutralizza l'acidità. 

Terminato il lavaggio si procede con l'asportazione meccanica dello strato non più conduttivo e successiva lucidatura con una spazzolina rotante. 

Sempre con molta pazienza e mano ferma si ottiene un buon risultato ed i contatti delle batterie tornano come (quasi) nuovi. 

Ecco, anche questa cineseria immonda è tornata al suo posto a fare il suo dovere di fedele e silenzioso servitore. Ah...il chiodino ovviamente è stato sostituito con un più efficiente reggi quadri in teflon. Alla prossima.

P.S. è l'ora che volge al desìo. Ripeto: è l'ora che volge al desìo.