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mercoledì 28 maggio 2014

Black & Decker CHV1510 Dustbuster 15.6-Volt Cordless Cyclonic Hand Vacuum

Ormai questo diario sta diventando un centro di assistenza e le richieste vengono abbandonate nei post meno attinenti il contenuto dell'aiuto richiesto . Premesso che in testa alle pagine è inserito l'avvertimento di come gli altri mi vedono, in particolare "bugiardo", "asociale" e "mentalmente disturbato", il che espone chiunque a diventare bersaglio dei vaffanchiuli che elargisco con generosità esemplare anche senza un reale motivo, voglio ribadire ai lettori più pigri che questo posto è mio, nessuno mi paga per scrivere le cazzate che scrivo, modero i commenti se ho voglia (e sono molto pigro) e soprattutto non sono in vena di rispondere con cortesia che specialmente in questo periodo mi girano i c*glioni a mille, anche per i risultati delle votazioni che hanno visto una massa di pecore imbecilli credere alle balle ed alle fandonie di tutti i partiti in lista. 
Premesso questo, ripubblico qui un commento finito chissà perchè in un post che parlava di tutt'altro, nonostante ce ne fosse uno di simile e sicuramente più attinente (questo è quello più attinente). Ho 5 minuti e voglio impiegarli così, tra il mal di denti, il recupero di un paio di insoluti e la quotidiana maledizione che con speranzosa perseveranza indirizzo verso i miei compaesani di m*rda. 
Faccio a pezzi il commento e rispondo ad ogni singolo argomento che credo meriti un approfondimento che registro qui a mò di promemoria personale e per aiutare il mittente con un paio di inutili dritte, reperibili facendo appello al ragionamento ed al buon senso.

"Un commento per chiedere un consiglio (non sapevo come altro fare...)."
Se non pubblico la mia mail un motivo ci sarà... comunque, per il consiglio richiesto...io un suggerimento ce l'avrei... è quello del "o la va o si spacca". Se il ciòttolo è quasi da buttare tanto vale provarci ad aprirlo e tentare. Se non altro si impara qualcosa e se si ha voglia si condivide anche il fallimento... c'è bisogno dei fallimenti altrui per imparare qualcosa di nuovo e sappiamo quanto di questi tempi sia vitale riattivare il "granu salis". Per trovare un ottima motivazione a procedere con il "faidate", si può provare a chiedere un preventivo ai centri di assistenza, ovvero quei banditi che si "affiliano" alle case madri (di p*ttana) sperando di fare business senza investire in qualità e marketing. Una volta calcolate le cifre stratosferiche che sempre superano il valore del bene in autopsia o raccolta un impressionante mole di "meglio buttare e comprare un altro", ci si sente abbastanza incazzati e motivati ad arrangiarsi e procedere. 


"Ho un miniaspirapolvere B&D DustBuster, con batteria a 3.6V. "

non so se è il CVH1510... dovrebbe... io non l'avrei preso....40 dollari per un motorino a batteria ed un supporto di plastica con un filtro... mi paiono un pò troppo. Se la B&D in esordio produceva degli ottimi attrezzi, ultimamente sembra abbia sposato la politiche della plastichetta. sarà solo una mia impressione ma l'abbattimento dei costi dimostra solo risparmio sui materiali... non credo abbiano ottimizzato la produzione con robot industriali e processi particolari. Dai....diciamo che te l'hanno regalato alla festa del papà ;-)

"Ormai ha 4 anni e la potenza di aspirazione, nonché la durata, si sono ridotte di molto. "
Si, è normale, vediamo poi perchè.

"Ovviamente non voglio buttarlo o cambiarlo, anche perchè sul libretto di istruzioni c'è scritto che prima di buttarlo bisogna aprirlo, tagliare i cavi che vanno alla batteria e smaltire gli oggetti separatamente!!!
Ti ringrazio. Buttare è brutto, recuperare è bello, stop.... soprattutto se ci si aggiunge il gusto di boicottare i cultori del consumismo e dare loro un segnale forte sulla dissennata politica dei consumi e della "crescita" infinita. Ci spolpano e pretendono che continuiamo a consumare... imbecilli. La cosa buffa è che suggeriscono a NOI di separare i materiali di un oggetto che magicamente da "super prodotto" diventa "rifiuto"... su questo argomento ci tornerò in futuro. Ma, il suggerimento è proprio assurdo.... me la vedo la massaia depressa armarsi di cacciavite torx, tronchesi e forbici ad aprire, tagliare e separare delle cose che manco si immagina cosa siano. 

 "Ora: se io cambiassi la batteria con una equivalente, potrei riuscire ad ottenere ancora il mio aspirapolvere come nuovo?"
Ni. sicuramente le batterie sono da cambiare perchè dopo un uso intenso perdono la capacità di mantenere la carica. E' un problema di chimica. Il problema forse è trovare quelle giuste, da assemblare con i normali attrezzi che usualmente ci affanniamo a collezionare dai brico del menga che vendono anche loro ciòttoli cinesi da pochi euro... alla peggio, in perfetto stile "hacker" si assembla una batteria esterna "a spalla" o fissata con il nastro telato... non sarà elegante e per niente GLAM... ma funziona. Che torni come nuovo... continua a leggere...

 C'è rischio che sia degradato anche il motore (credo bene sia a spazzole), e magari necessiti di manutenzione pure lui? 
E' raro che il motore "degradi" in così poco tempo. Non credo sia un modello con spazzole a carbone (probabilmente ha solo due lamelle flessibili). In ogni caso occorre controllarlo, ispezionarlo e verificare che non sia pieno di polvere o altro... il percorso dell'aria è ovviamente separato dal vano motore ma le polveri sottili non le ferma nessuno e con il tempo queste si accumulano nei posti più impensati. Si potrebbe pulirlo con un liquido speciale che vendono gli appassionati di modellismo (lo si fa girare immerso nel detergente) e procedere poi con una lubrificazione ...anche il WD40  o lo Svitol vanno bene, meglio l'olio per le macchine da cucire, senza abbondare sennò si combina un disastro, olio e polvere non vanno d'accordo, bisogna essere estremamente parchi e limitarsi alle estremità del perno rotore. Non credo che il motore abbia i supporti in nylon caricato o teflon... probabilmente sono in ottone visto il costo "limitato"... mi raccomando POCO olio, molto poco. 

"Hai già avuto esperienza su questi affari?"
no, ma la cosa non mi preoccupa affatto... sono molto semplici sempre se qualche ingegnere malato li ha progettati bene. A volte certi dementi per impedire le riparazioni progettano delle vere trappole per principianti... ma dato il "modesto" valore del ciòttolo non credo si siano sbizzarriti a pensare. Un controllo che farei però, riguarda le guarnizioni per verificare la tenuta dell'aria nel percorso di aspirazione.. le perdite fanno calare la potenza e mandano su di giri il motore che si degrada prima del previsto. Ovvio che con l'occasione si pulisce per bene tutto l'interno, eliminando sporcizia e patine varie... deve tornare come nuovo per durare altri 4 anni e così via all'infinito.


"In cambio ti posso mandare la foto di un apparecchio aerosol della Pic che ho riparato ;) "

Postalo sul tuo sito e condividi così fai un favore a tutti quelli che potrebbero avere bisogno.

In sintesi, il degrado delle prestazioni dipende da:

  • batterie
  • motore
  • meccanica di tenuta dell'aspirazione


Se si controllano questi tre fattori, il bussolotto torna come nuovo al rango di oggetto "utile"... le briciole sul tavolo sono davvero la piaga del ventesimo secolo... meglio raccoglierle e darle ai passeri che ne vanno davvero ghiotti. Spero di essere stato esaustivo. alla prossima.

P.S. Cip. Ripeto: Cip. 


giovedì 20 dicembre 2012

Rainbow candle

Con la scusa di un giretto al supermarket per prendere l'idraulico liquido, mi imbatto quasi per caso su un nuovo prodotto ed immediatamente mi viene in mente un utilizzo alternativo. Poco tempo fa mi è stato regalato un alberello di natale usb di plastica trasparente, che si illumina con i led multicolori (o rainbow led). Un regalo per sopperire alla distruzione della mitica ed insostituibile glitter lamp usb, andata dopo un uso intenso da parte di chi l'ha presa in prestito restituendola guasta (anatema!!). L'alberello natalizio necessita di un nuovo led multicolore e la necessità ha messo in allarme la ricerca di qualcosa da cui recuperarlo. Quale migliore occasione di un oggetto destinato alla discarica dopo il suo unico utilizzo?? Ho trovato una candela in bicchiere che all'accensione della fiamma, automaticamente, attiva un led multicolore al suo interno. Ho trovato anche un video, eccolo.... 

Immediatamente non ci volevo credere ma è così. Non ho ancora capito come si accenda e spegna da sola semplicemente accendendo e spegnendo lo stoppino, forse una fotocellula tarata sulla luminosità della fiamma, anche perchè non mi sembra ci siano sensori di temperatura solitamente "lenti". Ora devo solo aspettare che si consumi (25 ore dichiarate) e disobbedire alle raccomandazioni del produttore, un disgraziato che dice ai propri clienti di buttare dopo l'uso, ma solo quando la cera arriva a 2,5 centimetri dalla fine...ma se la fine non si sa dov'è (non c'è alcun segno), come si fa a capire quando buttare il tutto?? e poi... non si può in qualche modo recuperare il bicchiere in vetro satinato?? perchè no? bisogna per forza buttare tutto?? e come la mettiamo con la batteria che potrebbe avere ancora un pò di energia?? ed il led, buttiamo anche quello vero?? Certo certo... si legge nelle istruzioni di smaltimento "obbligatorio"..."Capovolgere la candela consumata e dare un colpetto energico alla superficie rivestita da materiale morbido. Rimuovere la cera e la parte elettronica. Separare le batterie e smaltirle secondo la normativa vigente. Smaltire la parte elettronica secondo la normativa vigente. ATTENZIONE: il presente dispositivo deve essere smaltito con raccolta differenziata e non come normale rifiuto, oppure può essere riconsegnato al distributore all'atto dell'acquisto di un nuovo apparechio equivalente. Il mancato rispetto delle direttive è soggetto a sanzione amministrativa in accordo alla normativa vigente".
Ora, facciamo un pò di riflessioni che ci possono convincere a violare la legge... il "colpetto energico" è un vero ossimoro e la superficie morbida ?...boh, vedremo. Smaltire la cera.... nel secco non ricilabile? la cera è riciclabilissima ma non esistono contenitori appositi...come facciamo?? la buttiamo nel secco non riciclabile anche se è riciclabile? Occorre smaltire cera, vetro, batterie ed elettronica con la differenziata, ma se il mio comune è amministrato da un *#@@!** di m*rda che non fa la differenziata cosa devo fare? depositiare il rifiuto davanti a casa sua? boh. E tutto sto lavoro di separare e differenziare...perchè non è compensato con una diminuzione della TARSU che aumenta ogni anno?? eh?? a chi sto pagando lo stipendio, eh? ad un manager di m*rda che paga sottobanco anche l'amministrat*re di m*rda per prolungare la "convenzione" di raccolta rifiuti senza nulla riciclare?. E poi, ammesso che volessi comprarne uno nuovo restituendo l'usato (il dispositivo)... la restituzione va fatta al distributore...chi è? eh?? il commerciante al dettaglio, il grossista o l'importatore?? tutti e tre distribuiscono...quale dei tre?? stai a vedere che è il corriere che fa le consegne. Ah...che sciocco...all'atto dell'acquisto...è sicuramente il supermercato... vorrei proprio provare a consegnarlo ad una di quelle commesse sceme e svampite, che hanno terminato la scuola dell'obbligo a calci in c*lo....ci sarà da ridere.  E poi..."la normativa vigente"...quale?? cerco con google "normativa vigente"?? E la normativa vigente prevede il ri-utilizzo delle cose?? sono soggetto a sanzioni se riutilizzo le cose senza smaltirle?? e se non smaltisco nulla, idealmente producendo zero rifiuti... devo pagare lo stesso lo smaltimento dei rifiuti?? Si, purtroppo si, la normativa vigente è stata scritta da dei dementi malati e vigenti...deficienti con tanto di diploma preso per miracolo.  

Nel frattempo mi devo sorbire una nauseante fragranza di vaniglia e caramello che ha saturato l'ambiente e mi fa venire mal di testa. Appena finisce la cera, non vedo l'ora, inizio a smontare il tutto per capire cosa c'è dentro e recuperare il led, così il natale posso arredare l'ufficio con l'albero geek tecnologico che fa tanto atmosfera... alla prossima. 

P.S. se domani è la fine del mondo sappiate che vi odio tutti, se non ci sarà... scherzavo.  Ripeto: se domani è la fine del mondo sappiate che vi odio tutti, se non ci sarà... scherzavo.

mercoledì 5 settembre 2012

Energia solare in viaggio

Ferie in bicicletta, attrezzato come un cosmonauta in missione verso marte. Ordine del medico, causa operazione al ginocchio che, causa immobilità prolungata (servizio sanitario e medici di m*rda), ha perso il 50% delle funzionalità motorie. Imbottito di potenti antidolorifici (poco efficaci sotto sforzo), ho percorso più di 500Km in bici, stringendo i denti e pensando che il dolore è solo uno stato mentale come altri... Fra l'attrezzatura che mi sono tirato dietro, ed a volte spinto in salita, ho optato per dei pannelli solari (Geonaute made in china) trovati da D*cathlon a 29,95 euro cadauno. Sono dei pannelli fotovoltaici portatili, 18X22 cm, che promettono una carica sufficiente per le emergenze... tenere in carica il cellulare (per le emergenze), il navigatore GPS (il G*rmin Nuvi200 è troppo avido di energia) o nel mio caso per ricaricare le batterie delle e-cig EGO510 (che a rimanere senza è come restare senza accendino per i fumatori 1.0). Promette una corrente di 1 ampère (dichiarati), più che sufficiente per gli scopi prefissati. 

La prima cosa che ho fatto, appena rientrato dal giro di acquisti delle ultime necessità legate ad una lunga trasferta cicloturistica, è stata quella di aprire, smontare ed analizzare l'attrezzo. Il "contenitore", una bustina di materiale idrorepellente (non a tenuta stagna purtroppo) con all'estremità inferiore un apertura a velcro, contiene un pannello fotovoltaico (abbastanza fragile all'apparenza), una piccola batteria ed un circuito dotato di due prese USB, una per la ricarica via computer (alternativa al pannello) ed un uscita di ricarica dei dispositivi. Il circuito elettronico ("protetto" da un foglietto di plastica trasparente) è quindi diviso in due. Una parte commuta l'energia in ingresso (pannello fotovoltaico o sorgente di rete a 5V) e regola la corrente di ricarica della batteria. Un altra parte regola la corrente di uscita stabilizzandola a 5V (La tensione di 3,7 V della batteria viene elevata, tramite un commutatore DC/DC, a 5V). Non dovrebbe essere troppo difficile costruirsene uno di artigianale. 
Vediamo alcuni dati tecnici:
  • Batteria a 3.7V (non si sa se al litio o cosa) sigla 063450 1000mA/h. Batteria a 3 fili che porta a pensare alla presenza del termistore di allarme per evitare le cariche eccessive (litio?)
  • PCB sigla ON300 con integrato ST 8 pin sigla 393 eZ108 (forse un LM358) ed un anonimo 5056 1213 a 8pin a cui sono collegati i 2 led rosso e verde.


La classica domanda stupida che i vari curiosi incontrati per strada formulano, attratti dalla "novità", in lingua tedesca o inglese è..."funziona?". Allora... durante il giro quasi tutti ci hanno rivolto domande in lingua straniera... ci scambiano per tedeschi. Ciò dimostra l'arretratezza di voi italiani nei confronti di chi si sposta in bici con un minimo di attrezzatura...bici + carrello e l'immancabile caschetto. Quest'ultimo sembra che gli "itagliani" non lo portino che "fa poco figo". Tornando a noi ed al quesito, la risposta è sì, funziona. Giusto quel poco che serve per le emergenze (lavatrice, TV portatile, asciugacapelli e forno a microonde esclusi) ma con alcuni punti di demerito (o margini di miglioramento). Vediamoli:

  • Il contenitore non è rigido e non protegge il pannello fotovoltaico dagli urti o dalle accidentali sollecitazioni quando lo si ripone nelle borse (che non vanno prese a calci e tanto meno buttate per terra quando si è stanchi morti) 
  • Il tempo di ricarica della batteria è dichiarato in 6-8 ore con sole a picco (che picchia a 90° di incidenza sul pannello fotosensibile) il che è quasi impossibile mentre si pedala con i pannelli agganciati alle borse. 2-3 ore per la ricarica via USB se ci si trova presso qualche fonte di energia alternativa al sole. Entrambi i tempi sono incompatibili per lunghe trasferte in bici a meno che non si ricarichi il tutto durante le pause notturne a scapito delle emissioni di CO2 conseguenti. 
  • Il tempo di scarica dipende fortemente dal pannello. Nel mio caso uno dei due non funziona bene, si carica e scarica troppo in fretta probabilmente a causa di una batteria difettosa... provvederemo a riparare e modificare.
  • Durante la carica sotto il sole, l'elettronica e la batteria si scaldano parecchio (e sappiamo quanto male faccia la temperatura alle batterie). Il circuito e la batteria andrebbe isolato con dei fogli di silicone e non a diretto contatto con il pannello (capisco, problemi di spazio ma possiamo rinunciare a qualche millimetro vero?). Andrebbe studiato un isolamento termico per elettronica e batteria, magari remotizzandolo per riporlo dentro le borse "al fresco".

Bene per la tasca a rete porta cavetto USB (in dotazione) e l'elastico con moschettone, utilissimo. La proverbiale "qualità" cinese ben si sposa con i prezzi al pubblico, tralasciando il ricarico gigantesco del rivenditore. Conviene cercarne uno in cina e farselo spedire a casa, secondo me si risparmia qualcosa o si trova qualcosa di meglio. Si sente il bisogno di un autonomia maggiore per la ricarica (una batteria leggermente più capiente?), di un indicatore di carica alternativa al led rosso e verde "tutto o niente", di minori tempi di ricarica, di un area leggermente più grande per l'elemento fotovoltaico (compatibilmente con lo spazio a disposizione nel portapacchi o nel carrello portabagagli).
Tutto sommato, per ora, sono soddisfatto. I pannelli hanno svolto il loro lavoro ed il ginocchio ora è operativo al 90%.  Alla prossima.

P.S. Prugne e mele sono sotto spirito. Ripeto: Prugne e mele sono sotto spirito. 

mercoledì 29 febbraio 2012

EGO 510 Battery (autopsia)

Forse ne faccio un uso troppo intenso e riesco a "romperle". La batteria in corso di autopsia non alimenta più anche se apparentemente il processore al suo interno fa il suo dovere, ammesso che si riesca a capire il significato di due lampeggi lunghi e tre brevi emessi al collegamento dell'alimentazione. L'apertura non è per niente difficoltosa, basta usare la tecnica della pinza a dondolo già descritta nelle autopsie precedenti. L'interno rivela la caratteristiche costruttive che si rivelano molto più curate di quelle usate nella serie 40x. Con la soluzione adottata è impossibile che il liquido penetri all'interno dell'involucro che appare ben sigillato. 
Dentro possiamo scorgere il pulsante, la batteria di alimentazione ad "alta" capacità, la schedina elettronica di regolazione dei tempi di alimentazione, di scarica (cut-off alla soglia di scarica) e dello spegnimento di sicurezza attivato e disattivato con 5 rapide pressioni del pulsante. Il processore, come in molti casi riscontrati nell'elettronica visionata in altri modelli, non riporta alcuna sigla per cui o si procede con tirare ad indovinare il tipo (molto presumibilmente un PIC della Microchip con oscillatore interno) o si tenta di sniffare i piedini per cercare di capire come funziona dopo aver tracciato un circuito di massima. Dalle foto possiamo notare visivamente il guasto: il componente  smd siglato A1BH in alto a destra della seconda foto (accanto a quello siglato C633) presenta un rigonfiamento e delle tracce di annerimento attorno....bruciato, facilmente sostituibile (se si trova un componente equivalente) anche se rimontare la batteria la vedo un pò dura. 
Questa l'ho voluta fare a pezzi per due motivi: il primo è l'innata curiosità di capire come è fatta e vedere all'interno i componenti (c'è sempre qualcosa da imparare) e la seconda è che mi serve l'attacco filettato per procedere alla costruzione di un burn device per rigenerare i cartomizer, la loro composizione la vedremo nei prossimi post. La batteria è ancora sana e può essere riutilizzata per qualche esperimento a basso ingombro ove sia necessaria una bassa alimentazione (3.6V) per bassi consumi ottimizzati per una lunga durata...microspie? Anche i due led blu possono trovare un riutilizzo, anche se smontarli dalla loro sede non sarà per niente facile senza danneggiarli. Ok, anche questa curiosità è soddisfatta e va a completare una giornata di lavoro con un bonifico ritardatario avvenuto dopo le minacce di esecuzione giudiziaria nei confronti della banca cui ero creditore... sò soddisfazioni :-) Alla prossima.

P.S. il cesto è pieno e le mele sono rosse. Ripeto: il cesto è pieno e le mele sono rosse.

domenica 13 novembre 2011

UPS Microdowell B-100 - riparato

Altro ciarpame e conseguente attività di recupero. Un gruppo di continuità è indispensabile per chi usa i PC in rete domestica per mantenere sempre on-line il main server....e chi ormai non ce l'ha? Per cui, appena se ne riceve uno in regalo, con l'assicurazione che  "funziona...", la prima cosa da verificare è se è in grado di fare il suo dovere. Quello in foto è figlio del concetto "conviene buttare e prenderne uno nuovo". Non sono d'accordo. Già il peso dà un indicazione che vale la pena di recuperarlo....ha anche una presa USB ed una seriale per collegarlo al PC e controllarne lo stato di "salute". Tempo un minuto e lo provo... ci attacco una semplice lampada da tavolo e verifico se è in grado di alimentarla senza la 220, dopo aver atteso un pò per lasciare il tempo alle batterie di ricaricarsi. La prova è più uno scrupolo personale per verificare se l'elettronica è a posto e se è in grado di intervenire in caso di black-out. Il collaudo mi indica che è tutto a posto a parte l'autonomia...pochi secondi... batterie da sostituire ovviamente. Per rimuoverle basta togliere due viti nel fondo per aprire il vano che le contiene. E' meglio togliere anche il coperchio tenuto in sede da altre 4 viti nel retro. 
ATTENZIONE: occorre maneggiare con cura i circuiti interni che, anche ad apparecchio spento, potrebbero essere ancora alimentati dalle batterie. la prudenza è d'obbligo per evitare scosse mortali da folgorazione. All'interno troviamo 2 batterie al piombo, sigillate, DiaMec DMU12-8 (12V8Ah) collegate in serie. Per sfilarle occorre accompagnare i due cavi rosso e nero, facendo attenzione a non rompere le linguette delle batterie. Se ci sono dei rigonfiamenti accentuati del contenitore (come quelli rinvenuti), l'estrazione può essere più difficoltosa. La sostituzione è comunque abbastanza facile ed in commercio non è difficile trovare dei ricambi. Con un costo di 40 euro al massimo si riesce di riportare a nuova vita l'apparecchio.  Vediamo le caratteristiche. Il modello in questione è da 600Watt per un autonomia di 20 minuti (con batterie efficienti ovviamente). Più che sufficienti per un piccolo server o per un portatile privo delle sue batterie (che anche quelle si esauriscono in fretta). Non è particolarmente ingombrante con i suoi 30 centimetri di profondità e nemmeno il peso di 11 Kg rappresenta un problema. Era coperto da 3 anni di garanzia ed ad oggi risulta fuori produzione....chissà quale fantastica "innovazione" tecnologia ne avrà decretato la morte.... funziona, che bisogno c'era di sostituirlo con un nuovo modello? Ah dimenticavo...il marketing... maledetti creativi...uccidetevi!. Alla prossima. 

P.S. il cervo ha perso le corna. Ripeto: il cervo ha perso le corna. 

domenica 19 giugno 2011

Segnalatore a led per raggi bicicletta

Cosa mi sia saltato in testa di comperare questo affare non lo so. Forse pensavo alla mia sicurezza, dato che viaggio di sera tardi in bicicletta ed ho la necessità di essere visto dagli automobilisti. E' una coppia di segnalatori luminosi da fissare ai raggi della ruota posteriore della bici. Durante la rotazione, un interruttore si chiude per la forza centrifuga e se è quasi buio, un led rosso si mette a lampeggiare. Il livello dell'illuminazione è "misurato" da una foto-resistenza e, affogato nella colla epossidica per celare non si sa quale straordinario segreto o diritto d'autore, un minuscolo circuito integrato fa il resto, compresa la temporizzazione dello spegnimento che avviene dopo pochi secondi che ci si ferma. Il tutto è alimentato a 3 volts tramite due batterie a bottone del tipo AG13.
L'idea è buona, l'efficacia non so quanto. Da dietro, da chi sopraggiunge in auto alle mie spalle, non so quanto si notino due minuscoli led, anche se ad alta efficienza, coperti dal cerchione. Dato che la prudenza non è mai troppa e non passa giorno che qualche ciclista non venga arrotato dalla solita stronza al volante o dal solito padroncino sempre di corsa a fare consegne di cose inutili, meglio abbondare con le luci, anche se non sono tutte obbligatorie. Vale il principio della prudenza. In ogni caso, uno dei due segnalatori presenta una rottura della saldatura del contatto positivo della batteria e l'altro presenta la scollatura del coperchio trasparente protettivo. Tre anni di lavoro e si rompono. Di sostituirli nemmeno a parlarne, anche perchè non si possono definire a tenuta stagna e le batterie si ossidano. Sono alla ricerca di qualcosa di più efficente. Alla prossima. 

P.S. il lupo grigio è fuori dal branco. Ripeto:  il lupo grigio è fuori dal branco.

sabato 30 aprile 2011

Batterie scopa elettrica

E visto che è la giornata delle batterie, così lunedì faccio un unico giro, meglio provare a sostituire anche queste. Mi è capitata per le mani una scopa elettrica a batterie. La si trova su ebèi (o ibei) a 22 euri!
Ecco come la descrivono: "La Nuova Scopa Ruotante 2G combina l'eccezionale potere pulente della tecnologia Quad-Brush - potenti spazzole rotanti che raccolgono lo sporco su tutti e quattro i lati della testa di aspirazione - con un attacco snodabile a 360 gradi, che permette di manovrarla facilmente intorno a mobili e altri oggetti." ed ancora "La tecnologia innovativa di cui è dotata, fa sì che le particelle di polvere e sporco, una volta aspirate, restino nel contenitore di raccolta trasparente senza disperdersi nell'ambiente." WOW!!! persino una tecnologia innovativa!!!!!! che raccoglie lo sporco e non lo disperde nell'ambiente!!! ma come avranno mai fatto?? incredibile!
Una schifezza di elettrodomestico che solo ad una malata di mente in vena di buttare i soldi può venire voglia di comprarla. Impara a scopare come si deve, cretina! 
Un motorino alimentato da una batteria ricaricabile fa girare delle spazzoline disposte su un perimetro rettangolare, ciascun lato ingranato con l'altro in modo da creare un movimento rotatorio che convoglia lo sporco dentro una vaschetta di plastica. All'ingennere progettista diamo il 110 e lode della vergogna, ma forse è meglio conferire la prestigiosa onoreficenza a qualche mente malata del marketing. Non so ancora se è la pubblicità potente o se è la mente fragile. Questi ciottoli durano giusto il tempo di vita delle batterie (6 mesi??), poi vengono buttati ed a tutti tocca pagare i costi di smaltimento e subire i danni all'ambiente. Maledetti idioti! smettetela di comprare queste schifezze!. Se avete soldi da buttare, dateli ai poveri ed ai bisognosi o a chi invece lavora veramente. Dopo un pò di tempo che si usano, le scope elettriche si bloccano a causa dei capelli che si arrotolano nelle spazzole. Il grasso per terra della cucina (inevitabile) fa il resto e così alla fine ci si ritrova con le spazzole impastate di una m*rda che a toglierla c'è da bestemmiare in turco. Ora che si sa, c'è un buon motivo per non comprare. Ma, dato che l'aggeggio c'è, io porto i capelli cortissimi, la uso solo in camera da letto, le batterie le ricarico col sole, allora posso tenermela e provare a ripararla, così evito di buttare. Le batterie?? 6 elementi al Ni-mH AA in serie da 1.2V cadauna (7,2V totali) 1500mAh. Ho tentato di provare con le normali Dur*cell ricaricabili, ma le dimensioni non sono le stesse. Poi c'è la difficoltà di saldarle in serie con una piattina. Lo stagno fa comunque spessore ed alla fine le celle non entrano nel vano che dovrebbe portarle. Urge una soluziona alternativa, magari delle ricaricabili messe assieme con un sistema diverso (asportabili facilmente per la ricarica e fissate al manico con del velcro. Boh, magari in un ritaglio di tempo. Alla prossima.

AGGIORNAMENTO: ho acquistato le 6 batterie necessarie alla riparazione e le ho sostituite, collegandole in serie. Ho usato delle batterie AA 1,2 volts da 2400mAh già predisposte per la saldatura dei terminali di collegamento, per cui l'operazione di riparazione non è stata particolarmente difficile. Occorre stare attenti ad assemblarle alla distanza giusta che ne permetta l'inserimento nell'alloggiamento originale. Basta poco per unirle "storte" e vanificare tutto il lavoro. Spesa totale: 6 batterie 18,00€ (3,00€ l'una) ma credo che ad ordinarle via internet si possa spendere meno.  

P.S. Una rana verde salta il fosso. Ripeto: Una rana verde salta il fosso.

Nilox UPS Easy 8 (riparazione)

Dopo l'aspirabriciole, tocca agli UPS di recupero. Me li hanno regalati con il seguente sintomo: Non si accendono, sono entrambi morti. OK. Alla peggio ci recupero un pò di componenti che mi servono per esperimenti vari di elettronica. Li porto in laboratorio e provo a collegarci l'alimentazione a 230V. Niente, sono proprio morti e già mi prometto di cercare il guasto nella scheda inverter. Quattro viti con testa a croce accessibili dalla fiancata sinistra ed il coperchio viene via con estrema facilità. Dentro il classico circuito inverter e la classica batteria tampone. In questi casi conviene sempre fare estrema attenzione in quanto potrebbe essere presente la tensione di rete anche con il cavo di alimentazione scollegato e l'ups spento (apparentemente). Meglio procedere con prudenza. Scollego la batteria e misuro la sua tensione...1,2 volts e non i 12 di targa. Penso che siano stati tenuti a lungo fermi e la tensione si sia azzerata a causa delle sue perdite interne. Prendo una batteria nuova (non importa se diversa ma della stessa tensione) e provo ad accendere l'ups....beep beep beep.... funziona!! L'elettronica è salva ed il problema è la batteria. Il secondo subisce lo stesso trattamento...funziona anche quello. Fantastico. Due UPS da 400Va praticamente nuovi. Basta solo trovare delle batterie che entrino nel contenitore, con caratteristiche simili ed il gioco è fatto. Allora, vediamo alcuni dati, tipo marca modello e codicilli vari. 
UPS: Nilox modello UPS Easy 8 codice UP2001 da 400VA-230 Volts.
Batteria interna: Sealed lead battery (Center Power Tech Co.ltd) Vision CP 1245SLE 12V 4,5Ah (Pat.n°ZL00 2 02810.7) Valve regulated Rechargeable battery, Constant voltage charge cycle use 14,5 - 14,9V Stand by use 13,6 - 13,8V Initial current less than 1,8A
Potrei ordinarla direttamente dal produttore/rivenditore in cina (http://www.vision-batt.com/) ma preferisco prima provare in zona se ne trovo di simili. La dimensione della batteria all'interno non sembra di quelle "standard" che si trovano in commercio da noi. Al limite, ne prendo un paio anche di dimensioni diverse e col dremel taglio i divisori interni del contenitore che mi sembra già predisposto per accoglierne di dimensioni diverse. Bene. Un paio di UPS in più fanno comodo, magari per alimentare la radiosveglia che mi accompagna da oltre 20 anni ma se manca la corrente perde l'orario. Oppure per alimentare un paio di portatili con le batterie defunte. Alla peggio li rivendo con un modesto ricarico, giusto per qualche caffè che credo di meritarmelo, non fosse altro per aver ancora una volta contribuito a salvare l'ambiente e sfanculare quei maledetti gestori delle discariche. Alla prossima.

AGGIORNAMENTO: Ho trovato le batterie di sostituzione a 15,00€ l'una. Sono di marca Winner da 12Volts 4Ah Rimontate e già in esercizio funzionano alla grande. Risultato due UPS praticamente nuovi per trenta euro, non male unamico, non male. 

P.S. Il sindaco magna magna. Ripeto: Il sindaco magna magna.

Aspirabriciole Valex APL36 (riparazione)

lo so, la foto fa schifo

Nel raccolgiere il ciarpame che il dissennato consumismo sfrenato produce, mi sono capitati due UPS ed un aggeggio che a definirlo "aspirapolvere" è troppo. Meglio classificarlo come aspirabriciole portatile a batterie. E' un ciottolo di plastica con un motorino a 3,6 volts ed una ventola centrifuga che crea una modesta aspirazione del flusso d'aria attraverso una strozzatura nel corpo di aspirazione...una ciofeca che però sembra aver avuto successo fra le massaie depresse. In molti lo comprano, dimenticando che per le briciole basta una spazzola ed una paletta, niente di più, che non inquinano, non consumano e durano in eterno.. Dopo un anno di uso, ci si stanca dell'aggeggio che comincia a perdere potenza (quasi da subito) e non aspirare più a dovere...si torna quindi alla spazzola e paletta e il magico elettrodomestico oggetto di un desiderio indotto dalla maledetta pubblicità e dal marketing più schifoso, finisce o in discarica o nello sgabuzzino a marcire del tutto. Il problema risiede nelle batterie che dopo un pò di cicli di scarica e ricarica, perdono capacità. Ovviamente, l'azienda produttrice ha progettato questo inutile ciarpame senza dare all'utente la possibilità di sostituire le batterie. Mandarlo all'assistenza tecnica nemmeno a pensarla..."conviene prenderne uno nuovo" è la risposta che ci si sente dire senza specificare di dire a chi conviene, ovviamente. 
Allora, 5 viti laterali con testa a croce e si apre l'involucro. Due viti tengono fissate le batterie con un coperchio nero. I fili che fuoriescono sono "termo incollati". Li si taglia e si va alla ricerca delle batterie ricaricabili. 4 elementi in serie al Ni-Cd da 1200mAh per una tensione totale di circa 3,6 volts (ripeto, circa) L'alimentatore da muro riporta i dati di targa a 6 volts 200mA per la ricarica delle batterie interne. L'aspirabriciole non funziona con l'alimentatore collegato, è previsto il suo funzionamento solo a batterie. Se trovo degli elementi compatibili con quelli originali procederò a sostituirli e restituire il tutto al proprietario, altrimenti si può sempre modificare l'interno collegando il motorino direttamente all'interruttore on-off e creare un aspirafumi per le saldature a stagno. Alla peggio si disassembla il tutto, si recuperano interruttore, componenti elettronici, alimentatore e la plastica la si manda al riciclo. Dovrebbero vietare le apparecchiature che non offorno la possibilità di sostituire le batterie. Alla prossima.
AGGIORNAMENTO: ho acquistato le 4 batterie necessarie alla riparazione e le ho sostituite. L'accrocchio è tornato in esercizio, da usare come aspirafumi e come attrezzo per la pulizia del piano di lavoro. Ho usato delle batterie  Kinetic N2000SC1P da 2000mAh. Sono già predisposte per la saldatura dei terminali di collegamento, per cui l'operazione di riparazione non è stata particolarmente difficile. Occorre stare attenti ad assemblarle alla distanza giusta che ne permetta l'inserimento nell'alloggiamento originale. Basta poco per unirle "storte" e vanificare tutto il lavoro. Spesa totale: 4 batterie 14,40€ (3,60€ l'una) ma credo che ad ordinarle via internet si possa spendere meno. 
AGGIORNAMENTO II° Il ciòttolo ha trovato una nuova padrona, dopo un anno. E' felicissima del regalo che le ho fatto, ma sono più contento io che ho tolto alla discarica l'ennesimo "rifiuto", alla faccia dei mafiosi che li "gesticono" e che vorrebbero che noi buttassimo per aumentare i loro profitti a scapito delle nostre tasche. Maledetti schfosi, morirete prima o poi.

P.S. Sono arrivati due cigni neri. Ripeto: Sono arrivati due cigni neri.
P.P.S. le foto fanno schifo perchè ho finito le batterie della digitale ed ho finito i soldi.

sabato 5 marzo 2011

Autopsia batteria Nokia BL-5C

Una batteria di un cellulare che "resiste" in stand-by per 24 ore ma garantisce 30 secondi in conversazione, è una batteria che ha fatto più che egregiamente il suo dovere e che è stata sfruttata sin troppo per troppo tempo. E' venuto il momento di sostituirla con una nuova (sic!) ma anche l'occasione per aprirla e vedere com'è fatta al suo interno. Sto parlando della Batteria Nokia ricaricabile modello BL-5C capacità 1020mAh 3,7Volts LI-Ion (ioni di litio). Voglio provare l'esperimento del litio in acqua (osservare la reazione chimica esotermica) e per fare questo dovrò aprire l'involucro ai minimi termini (disassemblaggio estremo). Per iniziare, si toglie la pellicola esterna che riporta i dati tecnici, le raccomandazioni d'uso, il QR code  e l'ologramma che attesta l'originalità del prodotto.  L'ologramma è un foglietto trasparente (olografato) sovrapposto ad un etichetta riflettente che conferisce il tipico aspetto tridimensionale. Una volta tolto l'involucro incollato, si nota una sigla stampata nel corpo della batteria (P0530489 probabilmente la codifica del modello o l'anno luogo di produzione...boh), un frame di plastica che tiene assieme il corpo batteria con un minuscolo circuito elettronico, sorretto da una spugnetta che fa da "ammortizzatore", e due linguette metalliche per i poli positivo e negativo. Un terzo contatto esterno (fra i due estremi + e -) è il terminale "T" che dovrebbe fare capo al termistore NTC usato per il regolatore di carica. Il termistore è una resistenza variabile in funzione della temperatura. Il valore della resistenza viene monitorato dal regolatore di carica per evitare il surriscaldamento dell'elemento al litio sottoposto a ricarica. Questo per evitare il surriscaldamento con produzione di gas che in casi estremi possono incendiare o far esplodere la batteria....ricordate qualche episodio di cronaca??
Per ora procedo con l'esame del circuito che nel retro riporta la sigla Cn-3650.  Due integrati a tre terminali e cinque resistenze... il termistore non ho idea di quale e dove sia. Una lacca nera impedisce di ricostruire visivamente il circuito e la mancanza di sigle rende estremamente difficoltoso intuire il funzionamento dello stesso... magari googlando un pò si riesce a trovare qualche schema di principio, un datasheet o alla peggio, pazientemente, si gratta la vernice con dei micro abrasori e si cerca di seguire il percorso delle piste. Non mi è ancora chiaro se per la ricarica è sufficiente l'azione del circuito interno o se occorre prevedere un micro esterno (probabilmente all'interno del cellulare c'è sicuramente qualche regolatore DC/DC) per fornire i giusti valori di tensione / corrente necessari alle fasi di ricarica. Le batterie al litio infatti, pur rappresentando tutto sommato un ottima soluzione per la conservazione ed erogazione dell'energia, sono un pò "permalose" nella fase di carica che richiede, batteria per batteria, un preciso e predefinito profilo da rispettare per evitare la distruzione della stessa. La mancanza di sigle è un vero ostacolo, anche se il circuito è estremamente semplice.
Aggiornamento (wikipedia):
Una pila al Li-Ion singola non va mai scaricata sotto una certa tensione, per evitare danni irreversibili. Di conseguenza tutti i sistemi che utilizzano batterie al Li-Ion sono equipaggiati con un circuito che spegne il sistema quando la batteria viene scaricata sotto la soglia predefinita. Dovrebbe dunque essere impossibile scaricare la batteria "profondamente" in un sistema progettato per funzionare correttamente durante il normale uso. Questa è anche una delle ragioni per cui le pile al litio non vengono mai vendute da sole ai consumatori, ma solo come batterie finite progettate per adattarsi ad un sistema particolare.
Quando il circuito di monitoraggio della tensione è montato all'interno della batteria (la cosiddetta "batteria intelligente") anziché come equipaggiamento esterno, e consuma continuamente una piccola corrente dalla batteria anche quando non è in uso, la batteria non va a maggior ragione immagazzinata per lunghi periodi completamente scarica, per evitare danni permanenti.

Ora devo pensare a come aprire il pacco che contiene il litio... e' una scatoletta metallica apparentemente priva di giunture ed apparentemente affogata in resina solidificata. Sarà un impresa. Alla prossima. 

P.S. la quaglia è nel nido ed il fagiano ha fatto l'uovo. Ripeto: la quaglia è nel nido ed il fagiano ha fatto l'uovo.

sabato 17 luglio 2010

Logitech Bluetooth Hands Free Head Set, F-0179A F0179A (in riparazione)

L'auricolare bluetooth in foto proviene da un operazione di "sgombero cantina" di un amico che, conoscendo la mia mania di recuperare tutto il recuperabile, della mia ossessione di voler fare la mia parte nel salvare il pianeta e rendere inutili gli inceneritori e dello sciopero della spesa che ho indetto e che prosegue ad oltranza, mi ha invitato a ritirare delle scrivania d'ufficio. Con l'occasione, un rifiuto tira l'altro, me ne sono uscito con l'aurocolare, 5 scrivanie praticamente nuove, due sedie rotte con le ruote, una scopa elettrica, una taglierina professionale, un cellulare sony ericsson...il tutto accompagnato dall'esortazione..."vedi se riesci a farli funzionare". Partiamo con l'autopsia dell'auricolare che sembra l'oggetto più "semplice" e che se rimesso a nuovo, mi potrebbe servire (valore attuale di mercato stimato: dai 15 ai 30 euro).
Nel sito della Federal Communication Commission, grazie al numero stampigliato sull'etichetta FCC ID F-0179A, possiamo reperire il manuale d'uso ed altre interessanti caratteristiche... 7 ore di conversazione e 200 ore in stand by, 4,2 volts tensione di ricarica, batteria al litio interna... non sostituibile... dicono. Il difetto sembra essere il carica batterie. Se si inserisce l'auricolare nell'alloggiamento (che fa anche da custodia protettiva), si accende il led verde e poi si spegne dopo pochi secondi. 
Decido comunque di aprire l'auricolare per capire che tipo di batteria c'è, ipotizzando che con il tempo, abbia perso la sua capacità originale e che comunque è meglio sostituirla. Per forza di cose, dato che l'apertura non è prevista, occorre "rompere" qualcosa e forzare con dei cacciaviti la parte in plastica superiore, partendo dal pulsante del volume. Per i danni alla plastica ci penseremo in fase di rimontaggio (lo stucco per modellisti fa miracoli). La batteria è incollata e fissata sotto il poerchio, collegata con un connettore rimovibile (illogico dato che non si prevede sostituzione ed il microfono invece è saldato direttamente al PCB).
La batteria si trova facilmente in commercio per pochi euro, è una LIR2450 (2€ per 1 pezzo + trasporto), tempo di ricarica 8 ore. La cosa difficile è trovarla asemblata con i pin metallici saldati ed il connettore. Con un pò di ingegno comunque, si può provvedere con un portapile a bottone SMT, un pò di guaina termorestringente apposita per pacchi batterie o un paio di punti di termocolla....si può fare insomma, con un pò di ingegno.
Procedo a controllare la base....per accedere al PCB, che contiene i componenti elettronici del carica batteria, occorre scollare l'etichetta sottostante il contenitore e scoprire 2 viti con testa a stella. Appena rimosse, la parte dove si appoggia l'auricolare viene via con facilità. Il circuito presenta pochi componenti. Un solo circuito integrato con sigla AZN 3AW ZC55 (credo,la scritta non è leggibile facilmente), un diodo, 2 condensatori elettrolitici, uno ceramico e qualche resistenza. L'integrato è ricuramente un regolatore di carica per celle al litio. In mancanza del datasheet, posso ipotizzare che prenda a riferimento la tensione da una rete resistiva (prendere con le pinze l'info). I componenti su cui ci si deve concentrare sono com molta probabilità i condensatori elettrolitici (quei blocchetti arancione) o l'integrato.In ogni caso, in mancanza di strumentazione adeguata, meglio non tentare di sostituire nulla in attesa che qualche anima pia mi faccia dono di un oscilloscopio e di un analizzatore di stati digitale. Per ora mi fermo qui in attesa mi venga l'ispirazione... nel frattempo procedo a cercare i dati dell'integrato per verificare come funziona. Alla prossima.

P.S. Giulio è in bilico e il carbone scarseggia. Ripeto: Giulio è in bilico e il carbone scarseggia.

lunedì 7 settembre 2009

e-scooter - Test meccanica e trasmissione (IV)

Procede bene il ri-assemblaggio del monopattino elettrico, e man mano che procedo, sono sempre più evidenti gli errori di progettazione e realizzazione dell'ingegnere "cinese" del reparto Ricerca & Sviluppo. Dopo aver teso per bene la catena di trasmissione, agendo sui due dadi posteriori che permettono anche la centratura della ruota, si nota come la corona dentata grande, assemblata sulla corona piccola della ruota posteriore, sia fuori asse. E' la corona piccola che credo sia completamente sbilanciata. Pazienza per il copertone, appena montato, che dovrebbe centrarsi automaticamente dopo i primi metri. Ma la corona dentata fuori asse verticale proprio non me l'aspettavo. A peggiorare le cose c'è la catena bloccata in un paio di punti. Gli elementi che dovrebbero seguire la curvatura degli ingranaggi, risultano bloccati a causa di un eccessivo periodo di fermo e conseguente arrugginimento. Svitol, lubrificante al silicone, nulla. Durante lo scorrimento si sentono dei colpi (cloc,cloc,cloc...) in prossimità dei punti bloccati che faticano ad entrare bene nei denti della trasmissione. Il supporto del motore inoltre, in corrispondenza dei punti bloccati che non entrano bene nei denti della corona del motore, si piega vistosamente di qualche millimetro. In queste condizioni ci sarà sicuramente un'usura eccessiva delle parti meccaniche in movimento (catena e corona) e una probabile rottura per fatica del supporto motore. Questione di tempo ma questo monopattino andrà a pezzi se lo si utilizzerà frequentemente. Come già descritto nei post precedenti, è un aggeggio di pessima fattura, scarsissima qualità, realizzazione indecente, in misura tale da alimentare il sospetto che la roba "cinese" vale poco ed è fatta malissimo. Spiace constatare, a fronte di queste critiche, una pletora di commercianti avidi e disonesti che, attirati dai costi bassissimi, ricaricano cifre astronomiche dimenticando il rapporto qualità prezzo e soprattutto dimenticando che questi mezzi non possono circolare per strada a meno che non si provveda ad omologarli (sic!), pagarci l'assicurazione, il bollo e circolarci con il casco ben allacciato in testa. Da un mio calcolo basato sulla personale esperienza di perito estimatore in ambito industriale, un accrocchio del genere può essere venduto sul mercato a 40 - 60 euro nel mercato italiano, iva compresa, non di più ed ancora ci si guadagna qualcosa. Non credo che il commerciante lo abbia pagato di più di 20 euro, anche se lo ha venduto a 250 euro. Un vero mago del furto. Per tornare al nostro monopattino elettrico, ormai in via di terminazione più per testardaggine personale che per convenienza, dobbiamo aggiungere che i margini di miglioramento sono enormi. Il telaio pesa troppo, è saldato male, è di materiale troppo pesante. E' possibile realizzarlo in alluminio, con un minimo di design italiano e risparmiare parecchi chilogrammi. Le batterie al piombo pesano troppo. Meglio quelle al litio che nonostante il costo maggiore (ed una diversa gestione in carica-scarica), siamo ampiamente entro la cifra esagerata cui è stato venduto. In ogni caso dovrò cambiarle in quanto queste non tengono la carica. Tutti gli altri componenti li ho tolti, luci, stop, frecce, specchietto, indicatori di carica batterie, sellino ammortizzato, carenatura (gialla!! che orrore), via tutto per togliere peso, bastano i miei 80 kg. Ora procedo con la realizzazione di una piccola pedana per poggiare i piedi e domani...il primo collaudo su strada...privata. Alla prossima.

P.S. La lampada del mio comodino è accesa ma fa poca luce. Ripeto: La lampada del mio comodino è accesa ma fa poca luce.

martedì 25 agosto 2009

e-scooter - Prove tecniche (II)

Giusto per liberare un pò di spazio in laboratorio e man mano dare sfogo ai progetti in corso di sperimentazione, ho deciso di procedere con il modding dello scooter elettrico di cui al post precedente. Ho deciso di eliminare tutte le cianfrusaglie richieste dalla legge, visto che la mancanza dei pedali rende l'aggeggio completamente fuori norma (stupida). Via fanalini, stop, frecce clacson e pannello indicatore a led della velocità e della carica batteria, quest'ultimi due troppo banali ed esteticamente orrendi per essere degni di unamico. Il mezzo non potrà circolare per strada ma in un capannone privato o in un grande cortile si. Per cui si può pensare ad utilizzarlo come monopattino per gli spostamenti veloci in grandi spazi chiusi. Importante quindi eliminare un pò di peso, carrozzeria e carentaura compresa. Telaio nudo senza sellino, così è deciso. Dopo essermi assicurato che il carica batteria fosse funzionante ed aver caricato le due batterie in serie da 12 volts nominali, ho voluto effettuare alcune misurazioni a vuoto. Dopo aver ripristinato i collegamenti essenziali alla centralina sigillata, ecco alcune misure come da elenco che segue:

  • Tensione di ricarica: 28 Volts
  • Tensione batterie appena terminata la carica: 23,8 Volts
  • Tensione batterie dopo 5 minuti di funzionamento: 23,2 Volts
  • Corrente assorbita a regime del motore senza carico 1,2 Ampère
  • Corrente allo spunto (teorica) 3-4 A

Quest'ultimo dato è da prendere con le pinze in quanto desunto dalla misura fatta con uno stupidissimo tester da pochi euro. Il motore è targato 24 volts 14 Ampère 250 Watt, il massimo consentito dalla legislazione (stupida) in vigore attualmente.
Sento la mancanza di un oscilloscopio (nessuno ne ha uno da regalare?) per misurare i transitori all'avvio, l'assorbimento del motore allo spunto, le forme d'onda di alimentazione del motore (sicuramente in PWM). Contrariamente a quanto detto nel post precedente, la manopola dell'acceleratore non è a potenziometro ma ad effetto di hall. Un sensore a tre terminali varia le sue caratteristiche all'avvicinarsi (e allontanarsi) di un piccolo magnete a forma di barretta ricurva inserito nella manopola che gira. Me ne sono reso conto solo smontando il tutto (con l'ansia di non romperlo o di non saperlo rimontare). Da notare una cosa. A manopola rilasciata il perno del motore, in assenza di carico meccanico, gira molto lentamente, segno che a scooter fermo e chiavi inserite su ON, il consumo di corrente, anche se minimo, c'è. Guai quindi a lasciare il mezzo fermo con le chiavi inserite, si rischia dopo un pò di tempo di non ripartire più. Un apposito connettore della centralina prevede la funzione di spegnimento della centralina all'apertura dei contatti. In fase di modding, dato che un interruttore a chiave non ha molto senso, sarà possibile recuperare l'interruttore generale per il fanale davanti per l'avvio o lo spegnimento del motore, magari in serie all'interruttore del freno per staccare il motore in fase di frenata ed evitare surriscaldamenti inutili.
Per la spia di alimentazione, si può recuperare l'indicatore a barretta di led rettangolari collegato direttamente ai poli della batteria, a valle dell'interruttore di alimentazione. Credo, da alcune osservazioni e misure, che abbia una scala di due volt per led, per cui dato che sono montati 5 led in tutto, possa dare un indicazione della carica della batteria da circa 16 a 24 volts. A 16 volts non credo che il motore possa avere coppia sufficiente a muovere il mezzo. Alcuni altri dati per la futura progettazione:

  • Peso del pacco batterie (2 da 12 volts 12A/h in serie): 7,1 Kg
  • Peso del motore a spazzole (24V 14A 250W): 2Kg
  • Peso del solo telaio nudo senza ruote,forcelle, manubrio e sellino: 4Kg
  • Peso accessori (cavi, circuiti, fanali, clacso, ecc...): 1,8 Kg

Dovrei riuscire ad eliminare, in tutto, un paio di chilogrammi a progetto terminato. Magari se un domani riesco a recuperare delle batterie al litio, forse, si potrà risparmiare ancora un pò di peso. Al tutto vanno aggiunti i miei 85Kg e la vedo dura per il motorino.
Ora posso passare alla sabbiatura del telaio per eliminare la ruggine e la cromatura della forcella davanti, ruote e manubrio. Considerato che non ci voglio spendere nemmeno un euro, credo che le parti cromate verranno verniciate di nero come il telaio, previa abbondante passata di ferox antiruggine. Mi mancano i cuscinetti per il manubrio e l'anello distanziatore interno per le sfere... dovrò rivolgermi al mio biciclettaio di fiducia per reperire qualcosa di recupero, sperando che i cinesi non abbiano misure fuori standard. A scopo didattico vorrei progettare un circuito a microprocessore che visualizza dei dati su un display LCD...di recupero ovviamente, ma questa è un altra storia. Alla prossima.

P.S. Alimentare il circuito. Ripeto: Alimentare il circuito.

lunedì 8 settembre 2008

Batterie (fase 2)

Come promesso, riporto qui i risultati dei tentativi di ricarica delle batterie alcaline che, da come ci dicono, non possono essere ricaricate. Dalle raccomandazioni riportate nell'involucro si legge "NON RICARICARE". Tentazione ghiotta quella di disubbidire e tentare nuove sperimentazioni che sono poi alla base di ogni scoperta. Incoraggiato da alcuni articoli d'oltreoceano, dove sembra che invece la cosa sia fattibile, ho riesumato un vecchissimo caricabatterie acquistato quasi 20 anni fa con la raccomandazione del bassotto di turno che, lo ricordo ancora, mi disse "...guarda che non le ricarica ma ne allunga un pò la durata...". Prendo quindi delle pile scariche dal contenitore che utilizzo per accumularle e che periodicamente svuoto negli appositi bidoncini per un corretto smaltimento.
Facendo fede al mio principio che "nulla va buttato", l'aggeggio torna utile per l'esperimento che segue.
METODO:
  • Misuro la tensione delle alcaline prima della ricarica.
  • Inserisco le batterie scariche nel caricabattterie
  • Le lascio inserite nell'apparecchio per un tempo variabile dalle 3 alle 12 ore circa.
  • Provo con marche diverse per verificare se qualche produttore è più "affidabile" .
  • Al termine misuro immediatamente la tensione ai capi di ciascuna batteria.
Per una prova ancora più esaustiva, utilizzo anche un moderno caricabatteria (Varta) a carica "lenta", normalmente utilizzato per le batterie Ni-mh (nikel-metalidrato?).
Dalle osservazioni effettuate, annoto quanto segue:
  • Due delle 4 batterie AAA inserite nel caricabatteria moderno, hanno presentato una fuoriuscita di un liquido nero, mentre per le altre due e tutte quelle provate con il caricabatteria vintage nessun problema di perdite strane.
  • Solo alcune batterie di tipo AA al termine della carica hanno evidenziato un leggerissimo aumento della temperatura (non misurata), mentre le altre sono rimaste fredde.
  • La tensione di carica misurata a vuoto nel caricabatteria vintage si attesta sui 5,2 volts.
  • La tensione di carica misurata si attesta su 1,49 volts, misurata con batterie inserite altrimenti l'apparecchio non si accende automaticamente.
  • Il tempo di ricarica automatico deciso dal caricabatterie moderno si è attestato sulle 12 ore esatte.
La domanda che mi sono posto durante l'attesa è: il metodo è attendibile? Ho tentato di ricaricare 12 batterie alcaline. Poche come base statistica??. E' sufficiente una misurazione della tensione al termine della ricarica? Decido quindi di effettuare una misurazione aggiuntiva il giorno dopo la ricarica, per verificare se la pila "tiene" o se l'effetto è solo temporaneo.
Risultati immediati:
  • tipo AA Kodak, T.ric 3h54min Vin 1,2V Vfinale 1,32V
  • tipo AA Duracell T.ric.3h54min V.in 0,8V Vfinale 1,32V
  • tipo AA Panasonic T.ric.5h45min V.in 0,41V Vfinale 1,48V
  • tipo AA Panasonic T.ric.5h45min V.in 0,81V Vfinale 1,44V
  • tipo AA Energizer T.ric.14h00min V.in 0,92V Vfinale 1,3V
  • tipo AADuracell T.ric.14h00min V.in 0,82V Vfinale 1,36V
  • tipo AA Coop T.ric.11h30min V.in 0,8V Vfinale 1,50V
  • tipo AA Coop T.ric.11h30min V.in 1,0V Vfinale 1,55V
  • *tipo AAA Duracell T.ric 12h00min V.in 1,14 V.finale 1,45V
  • tipo AAA Maxell T.ric 12h00min V.in 0,9 V.finale 1,6V
  • tipo AAA Selex T.ric 12h00min V.in 1,2 V.finale 1,48
  • *tipo AAA Selex T.ric 12h00min V.in 1,2 V.finale 1,53V

Sembra, dalle misurazioni effettuate che effettivamente una ricarica sia possibile. ancora dubbioso lascio riposare le pile per un giorno ed effettuo nuovamente le misurazioni con un tester 2 volt fondoscala.
Tensione dopo 24 ore circa
  • tipo AA Kodak Vin 1,2V Vfinale 1,258V
  • tipo AA Duracell V.in 0,8V Vfinale 1,19V
  • tipo AA Panasonic V.in 0,41V Vfinale 0,841V
  • tipo AA Panasonic V.in 0,81V Vfinale 0,848V
  • tipo AA Energizer V.in 0,92V Vfinale 1,332V
  • tipo AADuracell V.in 0,82V Vfinale 1,36V
  • tipo AA Coop V.in 0,8V Vfinale 1,362V
  • tipo AA Coop V.in 1,0V Vfinale 1,394V
  • *tipo AAA Duracell V.in 1,14 V.finale 1,445V
  • tipo AAA Maxell V.in 0,9 V.finale 1,187V
  • tipo AAA Selex V.in 1,2 V.finale 1,437
  • *tipo AAA Selex V.in 1,2 V.finale 1,226V

* pila con leggera perdita di liquido a fine ricarica

OSSERVAZIONI:
  • La tensione di carica al termine del ciclo di ricarica appare superiore alla tensione iniziale prima del ciclo di ricarica
  • La tensione misurata "a caldo" è superiore alla tensione rilevata dopo 24 ore in stanby
  • La tensione misurata dopo il periodo di stadby è comunque superiore alla tensione iniziale misurata prima del ciclo di ricarica.
  • Le duracell sembrano essere maggiormente soggette a mantenere la tensione raggiunta alla fine del ciclo di ricarica
  • I valori raggiunti non sembrano significativi per poter affermare che è possibile una ricarica efficace.
  • I valori misurati possono confermare "l'allungamento della durata" citata dal venditore del caricabatteria vintage
Quindi si può dire che le batterie alcaline possono essere ricaricate?? NI. Manca la prova effettiva "sul campo". Una pila alcalina così "ricaricata" può essere utilizzata sotto carico ed in un certo senso "garantire" una durata decente? Lo proverò nel lettore mp3 per verificare se si riesce a spremere ancora un pò di energia da queste pile usa e getta. Certo è che se si tenta di ricaricare una pila alcalina senza utilizzare un caricabatteria con limitazione e regolazione della corrente di carica, si rischia davvero di fare danni. Se mi avanza tempo, proverò a sperimentare cosa accade sottoponendole a tensioni inverse e correnti più elevate, ovviamente con tutte le precauzioni del caso. Don't try this at home. Ciao

P.S. Svuotare e pulire le celle. Ripeto: Svuotare e pulire le celle.

Aggiornamento: il lettore mp3 che si vede nell'ultima foto, smette di funzionare quando la tensione della batteria AAA scende al valore di 1,2 volts. Sono in corso prove con un altro lettore, meno esoso di energia.

sabato 6 settembre 2008

Oculare illuminato per PCB (parte 1)

Da un giro in discarica, all'ecocentro, dove un'azienda ci costringe a consegnare a nostre spese i rifiuti che si rifiuta di ritirare anche se paghiamo una salatissima bolletta, ho intercettato una signora con in mano un proiettore di diapositive. "Scusi signora... ma lo butta?"... domanda idiota, mica era lì per fargli prendere un pò d'aria... Senza esitare me lo porge sorridendo "Tenga.". Appena rientrato in laboratorio, inizio subito a smontarlo. Chissenefrega se funziona. Devo aprirlo che un proiettore a pezzi mi manca proprio. Ho recuperato trasformatore, lampadine, ventola e... lenti. Una in particolare. Quella mobile che sta all'esterno e serve per la messa a fuoco. E' ottima per ispezionare i PCB, i circuiti stampati, per ingrandire le sigle degli integrati e dei microcomponenti SMD. Ha un solo difetto. Il fuoco si trova proprio in prossimità del bordo esterno (distanza focale 85mm, pari all'altezza del monocolo), per cui occorre appoggiare la lente sul piano da ispezionare per vedere nitido. Solo che il corpo del monocolo oscura la parte da ispezionare. Fino ad oggi ho usato le lenti recuperate dagli scanner ma sono troppo piccole ed occorre trovare la distanza giusta per mettere a fuoco. Mi risulta che ce ne siano di adatte dentro i foto copiatori, ma quello che sto tenendo d'occhio giace ancora presso il laboratorio di un cretino che spera ancora di ripararlo (e quando ci riuscirà useremo tutti il teletrasporto). Ho recuperato in passato anche una lente di fresnel, ma non è adatta in quanto distorce le immagini sui bordi.
Ho deciso allora, visto che è un attrezzo che uso spessissimo, di illuminare l'interno dell'oculare e sono in fase di "progettazione". Tre led bianchi in serie con una pila da 9 volts e non ho bisogno di nessuna resistenza di caduta. Sto pensando di praticare tre fori inclinati verso il centro della lente. Devo pensare invece ad alloggiare la batteria e trovare un tubo di diametro sufficiente per coprire i collegamenti (potrei usare nastro isolante peggiorando però l'aspetto del pezzo. Vorrei dare al tutto un aspetto "professionale", che non sembri assemblato alla bell'è meglio. Troverò una soluzione. Dimenticavo, mi servirà anche un microswitch a pulsante, ne ho un infinità, devo solo scegliere quello che meglio si adatta. Se la soluzione a pila da nove volts risulterà troppo ingombrante, posso optare per una pila a bottone scarica ed al circuito per elevare la tensione (vedi schema già pubblicato nei post precedenti "Led blu a 0,3 volts"). Così il tutto sarà più leggero e meno ingombrante. OK. si inizia col recuperare i componenti, si passa a sperimentare e... vedremo come verrà. Ciao

P.S. Luci blu tra saturno ed giove. Ripeto: Luci blu tra saturno ed giove.

Batterie (fase 1)

Dopo il lavoro di carrellamento del compressore a batterie (vedi posto precedenti), ho deciso di controllare lo stato di quelle rimaste "a magazzino", ovvero quelle batterie di recupero, provenienti dai gruppi di continuità (ups) fatti a pezzi prima che finissero in discarica. Ne ho di due marche e tre tipi diversi:
  • Panasonic LC-R067R2CH1 da 6V 7,2Ah/20HR
  • Panasonic LC-R0612P1 da 6V 12Ah/20HR
  • FIAMM-GS FG20721 da 12V 7,2Ah
tutte e tre al piombo ed acido ma sigillate (molto simili alle batterie da scooter). Alcune di queste sono già state eliminate attraverso i canali di smaltimento obbligatori (dannosissime per l'ambiente). Il difetto che presentavano?? Potevi tenerle in carica per giorni ma non tenevano. Dopo pochi minuti erano a terra. Per questo motivo il gruppo di continuità segnalava il problema alle batterie. Ma le altre? A distanza di un paio di anni ho provato a controllarne lo stato di carica. Quelle da 12 sono a circa 8 - 9 volts, mentre quelle da 6 sono a 4,5 volts. Credo sia normale un valore così dopo due anni senza toccarle, a causa della resistenza di perdita interna. Ad una più attenta ispezione visiva però mi sono accorto che un paio di queste hanno l'involucro rotto, con delle fessurazioni. Nessuna perdita strana di acidi o altro materiale ma la rottura dell'involucro mi preoccupa un pò. Ora le ho messe in carica. alcune perdono dopo qualche ora la carica e sono in attesa di verificare anche le altre. Di 10 batterie dovrei riuscire a recuperarne almeno un paio, quattro al massimo. In attesa, ho un altro esperimento in corso. Le batterie alcaline NON sono ricaricabili...dicono. In rete ho trovato dei circuiti di ricarica delle batterie alcaline che, dicono, si possono "rigenerare". Non ci credo ma voglio verificare con delle misurazioni. I primi risultati sembrano cautamente promettenti... nel frattempo ne approfitto per riverniciare la porta del bagno e sistemarla che sta andando "in pezzi", è da tanto che lo devo fare ed oggi mi decido...lo faccio! stay tuned.

P.S. Polvere di umìnio e ruggine. Ripeto: Polvere di umìnio e ruggine.