venerdì 16 ottobre 2015

Wind chimes (DIY repair)

Ok, erano anni che quei tubicini di ottone campeggiavano nei cassetti in attesa di essere ri-assemblati. Stavolta mi sono messo di impegno ed ho rimesso a posto questo aggeggio. Pronto per essere regalato ad una persona che so li apprezza. 
Ho dovuto però modificarlo un pò perchè mancavano dei pezzi. Il disco di supporto è un disco di lamierino di ottone ed è stato brasato con un asticina di ottone, per tenerlo orizzontale. Sono stati praticati dei fori aggiuntivi per far passare il filo, meglio la lenza da pesca sottile in fibra (più flessibile del nylon). 
Il batacchio è un pezzo di tubo di rame, raccattato tempo fa da un cantiere edile, dopo che l'idraulico ha realizzato il suo impianto di riscaldamento per un facoltoso professionista fascista in vena di spese. 
Il peso è una sfera di finto legno, di quelle che si trovano al brico e che non ho mai capito a cosa servano (e chissà perchè ne ho presa una...boh, non me lo ricordo proprio).  
L'asse in legno naturale invecchiato, viene da un vecchissimo bancale messo da parte proprio per queste ed altre evenienze.
Il ricciolo metallico di sostegno... recuperato non ricordo quando e da quale pattume di cose giudicate "inutili" ed appartenuto ad un vecchio supporto di una campanella persa chissà dove. 
Ne ho un altro di campanello da sistemare, di alluminio stavolta ma orfano di uno dei 5 tubi. Credo che anche quello troverà riutilizzo presso qualche famiglia adottiva. 
In foto, accanto alla cassa giapponese, usata per una importazione dall'oriente (salvata dal mucchio di ciarpame destinato al riscaldamento domestico) riadattata ad armadietto porta thè con finestra realizzata con il vetro di un vecchio scanner HP ed alla pannocchia raccattata da terra dopo essere caduta dal camion, il cartello con il mio promemoria preferito: La legge non è uguale per tutti... smentitemi dai. alla prossima.

P.S. il maiale grufola nell'orto. Ripeto: il maiale grufola nell'orto. 

giovedì 24 settembre 2015

Volkswagen 2.0

Ci avete provato e vi hanno pizzicato. Vabbè, se proprio vi piace fare i furbetti, dovreste assumere qualche manager italiano che in questo sono dei maestri, soprattutto per dare le colpe agli altri. 
Ora si tratta di ricostruire l'immagine dell'azienda. Per farlo, avete solo una strada. Centraline Open Hardware e firmware Open source! Pensateci seriamente.

P.S. la marmellata è nella dispensa. Ripeto: la marmellata è nella dispensa.

venerdì 18 settembre 2015

DIYer? Warning!

Sta storia del 14enne arrestato in texas per aver portato a scuola un orologio elettronico autocostruito, perchè scambiato per una bomba, proprio non mi va giù. Per di più perchè è un "insegnante ignorante" la causa del fatto... un insegnante ignorante, un ossimoro apparentemente ma purtroppo vivo e vegeto... cosa insegnerà mai alle nuove generazioni?... ad alcuni, basta vedere un pò di fili e dei circuiti elettronici e immediatamente scatta la ignotofobia con consegnuente attacco di panico e reazione isterica. La ignotofobia, figlia dell'ignoranza, madre di molti problemi sociali, può essere anche specializzata... islamofobia, omofobia... 
L'associazione mentale "circuito elettronico = bomba"... non ci si fa una gran bella figura vero? specie nel 2015, ma tant'è che stiamo regredendo sempre più rapidamente verso un nuovo medioevo, verso i tribunali dell'inquisizione, verso la caccia alle streghe e tra non molto non mi stupirei se raggiungessimo l'età della pietra...ma con lo smartphone però, di questo passo. In realtà, nessuno lo ha notato... il ragazzo non ha costruito un orologio ma un dispositivo che rileva gli islamofobi, per questo è stato arrrestato. 
Tu costruisci un antenna con dei pezzi di rame ed un bidone del caffè e diventi una spia russa, accendi le lampade a distanza con un magnetron e diventi immediatamente uno stregone cattivo, modifichi un telefonino per farme un apricancello e subito diventi un pericoloso hacker di Anonymous, spari un razzo in aria con propellente a zucchero e sei un pericoloso terrorista, recuperi e riutilizzi dei pezzi da una stampante laser e ti accusano delle peggiori nefandezze che non commetterai mai, ovvio, ma...."potresti". 
Non se ne può più di unani a piede libero, di ignoranti paurosi di tutto, di imbecilli sempre pronti a gridare al pericolo contro ciò che non capiscono o contro ciò che non conoscono. Boicottiamoli in tutti i modi possibili ed immaginabili! Seriously!
La realtà è che siamo di gran lunga più intelligenti di loro (anche se nei confronti di certi, ci vuole poco), più intelligenti di coloro che sono nominati a governare, decidere, regolare... e per questo... CI TEMONO. Hanno paura e quindi cercano di fermarci, maledetti ignoranti. Non verrà il giorno in cui ci farete incazzare "abbestia", quel giorno è già venuto molto tempo fa, siamo già incazzati neri, per cui, quando il vostro televisore si spegne senza apparente motivo o si accende a tutto volume in piena notte, quando il vostro computer raccoglie, memorizza e spedisce foto pedopornografiche dal vostro account di posta, quando il vostro smartphone si blocca per sempre e dovrete cambiarlo ogni mese, quando i vostri antifurto di casa o dell'auto impazziscono, quando la vostra auto gira a destra quando sterzi a sinistra o si accende o spegne "da sola"... accade già agli altri e quando accadrà a te... sarà tardi, troppo tardi ed a poco serviranno le vostre stupide contromosse. Siamo sempre un passo avanti, noi. Toglietevi di mezzo che il progresso siamo noi. 

P.S. la cornacchia non è commestibile. Ripeto: la cornacchia non è commestibile. 

sabato 5 settembre 2015

DIY clothes hangers

Una cosuccia da nulla, fatta al volo ma utile per appendere le cose che sono in giro per casa. Un asse di legno di scarto, tre ganci tagliati da un porta spezie, altri due in metallo brunito e tre targhette identificative, in ottone marchiato. Una mano di impregnante e colla epossidica per fissare il tutto. Dove troverà posto ancora non lo so in quanto è l'ennesimo regalo costruito nei momenti di "tempo libero", che ormai per me stesso ne resta davvero poco ma preferisco così. L'affetto, l'attenzione per chi si ama, si dimostra anche con queste piccole cose. Sempre meglio che un "ti amo" detto ormai come luogo comune, un clichè per unani imbecilli in crisi ipologorroica. Vabbè, mi fa comunque piacere tenere in moto i neuroni e soprattutto la manualità, che con l'occasione ne approfitto per tenere efficienti gli attrezzi ed i macchinari (pulizia, affilatura, ingrassaggio...). Alla prossima.

Il rosmarino è sempreverde. ripeto: il rosmarino è sempre verde.  

venerdì 4 settembre 2015

DIY Breadbox

Da quando alla compagna ho "regalato" una macchinetta per fare il pane (futura recensione credo) è stato un esplodere di pagnotte buonissime e particolari, come se piovesse. Ma dove mettere delle pagnotte enormi? all'aria? no. A fettte? no. Dentro quelle orribili scatolette che vendono? no. Ecco che da tempo per fermare le continue frecciatine, richieste, insistenze, petulanze, rilievi, battute ecc.ecc... mi decido di intervenire, anche per evitare l'acquisto di un cesto che a meno di 40 euro non si trova nulla (e francamente sono bruttini). Serve qualcosa che protegga dall'aria e dalla luce, che il pane fatto in casa, se si usano le farine ed i lieviti giusti (ma questo è un segreto), dura una settimana (ed è ancora fragrante). 
Allora, pannelli di multistrato (costano relativamente poco e pannelli di recupero al momento non ne ho oltre ad essere difficili da trovare)... troppo facile inchiodarli, banalissimo unirli con la colla... l'oggetto deve anche arredare, deve stare in una cucina frequentatissima e non deve essere brutto. Quindi? incastri a coda di rondine, fatti a manina, senza utilizzare frese, CNC, sagome... alla vecchia maniera insomma. Sega, scalpello, un attrezzino per segnare il legno realizzato con il perno del carrello di una stampante a getto... il risultato non è malaccio per essere la prima volta, serve solo pazienza e molto tempo, quel tempo che in nome di una fretta ingiustificata non sappiamo più impiegare bene. Fondo e coperchio vanno incastrati realizzando una scanalatura sul bordo (aumenta la superfice  di incollaggio) Si chiude il tutto e poi con la sega circolare si taglia il coperchio (così è perfettamente a misura). Due cerniere in ottone avvitate (previa realizzazione dell'intaglio per la loro "scomparsa" e si pensa alle maniglie. 
Maniglie... troppo banale comperare quelle già pronte. Serve qualcosa di unico, mai visto, del resto che senso ha copiare? Allora mi viene un idea. Delle maniglie di corda (canapa grezza) conferiscono l'aspetto desiderato. Per fissarle? Pensa e ripensa, non volendo infilarle dentro un foro e fare all'interno un banalissimo nodo (che dato il diametro sarebbe stato enorme) opto per l'utilizzo di alcuni giunti a "T" di rame da idraulica. Ci infilo il pezzo di corda e termino le sue estremità con dei cappucci terminali, sempre utilizzati per gli impianti idraulici, diametro 14mm. Un pò di colla epossidica bicomponente ed è fatta. 
Per fissare e  fermare le "T" alla cassa...foro, intagli radiali e ribattitura a martello che il rame è abbastanza tenero... da lì non si muoveranno più. 
Per conferire un aspetto vissuto, usato, "antico", vintage (anche se il tempo farà il resto).... trattamento all'aceto bianco con paglietta di acciaio (vedi post precedente)... poi due mani di impregnante all'acqua e passaggio con carta vetrata fina (per ottenere una specie di effetto decapato), inisistendo su alcuni punti per dare un aspetto "consumato" alla cassa. Toccherà alla compagna pensare al rivestimento interno in stoffa...
Il risultato in foto è decisamente inferiore a quello dal vivo... un vero capolavoro (IMHO), grezzo al punto giusto (non deve sembrare un oggetto industriale fatto in serie), un pezzo unico... sono più che soddisfattisimo. Purtroppo ho promesso di regalarlo, per cui me ne dovrò privare ma, che diamine, posso sempre farne un altro. Alla prossima. 

P.S. le foglie sono ancora verdi. Ripeto: le foglie sono ancora verdi. 

DIY stools (again)

Altri tre sgabelli, dopo il primo, realizzati dal recupero di altrettante sedie da salotto, brutte come il peccato, alle quali è stata conferita nuova dignità. Il primo prototipo lo abbiamo già visto in un post precedente. Qui documentiamo gli ultimi due. Il secondo è proprio grezzo, privo di particolari lavorazioni, per cui vedremo in futuro se sarà il caso di documentarlo. 
Procedura di recupero:
Spagliatura: la seduta delle sedie era in finta pelle, una crosta anni settanta, marrone, sintetica, tenuta ai bordi con delle finte borchie di finto ottone. Dentro, molle di acciaio (in attesa di futuro riutilizzo), paglia, pezzi di stoffa, ovatta di scarto, pezzettini di vera pelle (chissà come mai nascosta all'interno). Si capovolge la sedia e si inizia col togliere le borchie sul bordo facendo leva con un cacciavite piatto e sottile. Poi, tolto il telo di chiusura, si tagliano le corde che tengono unite fra loro le molle. si procede poi con rimuovere la quantità industriale di punti metallici. Alcuni di loro, specialmente quelli che fissano le corde, sono conficcati profondamente nel legno e la corda impedisce di fare leva col cacciavite. Con una fiamma (io uso quella per caramellare lo zucchero sulla crema gialla) si brucia la corda facendo attenzione a non incendiare la casa, incenerendo la canapa. In questo modo si riesce a creare uno spazio ove infilare il cacciavite. Con una pinza si tolgono tutti i punti sollevati dal cacciavite e rimane lo scheletro di legno della sedia.
Taglio e ridimensionamento. Si elminina lo schienale (solitamente inclinato riapetto alle gambe della sedia) alla stessa altezza delle due gambe frontali. Con raspa e carta vetrata si arrotondano le parti terminali (opzionale). Si eliminano i rinforzi angolari triangolari, inchiodati in prossimità del giunto gambe/seduta (se si riesce a non romperli in quanto inchiodati con chiodi senza testa, meglio recuperarli per il ri-assemblaggio). Con un martello di gomma si scollano i pezzi fra loro in modo da rimanere con gambe e traversine separati fra loro (per una più efficace eventuale pulitura dalla vernice). Si eliminano eventuali fregi orripilanti e si ricostruiscono, con i pezzi rimossi, le traversine mancanti. La sedia va accorciata da un lato altrimenti risulta troppo larga per uno sgabello (ma se vuole uno sgabello quadrato...lavoro in meno). Io ho accorciato su misura in modo che la nuova dimensione sia leggermente più grande del mio piede (per avere un appoggio sicuro quando lo si utilizza). Nella seconda foto si vede il tenone (che avanza) ove era incastrato un traversino largo con degli orribili fregi.
Pulitura: (opzionale) con carta vetrata si rimuove colore e vernice in modo da riportare a legno tutti i pezzi. In questa fase è possibile evidenziare l'eventuale presenza di punti metallici dimenticati. 
Rifacimento tenoni: in 4 punti (in prossimità del taglio di accorciatura) occorre ricostruire gli incastri a tenone. Sega piatta, scalpelli, raspa, carta vetrata, manina ferma e misure corrette. Occhio alle dimensioni che una volta re-incollato il tutto lo sgabello si presume dovrà tenere il proprio peso e dovrà risultare fermo e stabile. 
Incollaggio e riassemblaggio: si rimonta il tutto, con abbondante colla, avendo cura di tenere tutto in squadra a 90°. Con dei morsetti si stringe la struttura e si attende che la colla (da falegname) asciughi (24 ore per sicurezza). 
Rifacimento seduta: si recuperano delle assi da bancale o qualsiasi altra cosa possa essere giudicata adatta e dopo aver tagliato a misura (più o meno) si incolla e si fissa con delle viti (svasare il foro per affogare la testa della vite). Se la dimensione della seduta è larga, è il caso di inserire un traversino di rinforzo, specie se il legno utilizzato è pieno di fori che lo indeboliscono o è talmente "vecchio" che sorgono dubbi sulla sua tenuta. Calcolare che dovrà tenere almeno 100Kg (il proprio corpo ed il peso degli oggetti che si stanno per riporre in alto se si usa lo sgabello per arrivarci).
Finitura (opzionale): la soluzione più economica consiste nell'immergere per 24/48 ore della paglietta di acciaio (quella per pulire e raschiare le pentole non smaltate) dentro dell'aceto bianco. Il liquido di risulta va spennellato sul legno sverniciato. Immediatamente non accade nulla, ma... dopo qualche ora il legno acquista un aspetto ingrigito, come se fosse rimasto all'aperto da tempo... stupendo. Altre finiture, previo uso di impregnante per il legno da bancale)... a piacimento (de gustibus). Nell'ultima foto si nota dove il legno è trattato con l'aceto e dove no.

Ecco, finito. Una giornata di lavoro ed una sedia orripilante, destinata alla discarica, ritorna a miglior vita, pronta per essere riutilizzata (l'ambiente ringrazia, gli unani non so, non credo) e francamente, con l'arredamento giusto, ci sta bene anche in casa. Non si butta nulla ma occorre uno sforzo di fantasia per riutilizzare (sforzo ed unani è un ossimoro). Alla prossima.

P.s. il cuculo canta e la merla mangia l'uva. Ripeto: il cuculo canta e la merla mangia l'uva.

lunedì 24 agosto 2015

E' finita la pacchia

già, non poteva durare. un paio di settimane col traffico al minimo, silenzio, ristoranti quasi vuoti, nessuna coda al casello, strade libere per pedalare felicemente, aria più pulita (un pò)... Mi ero illuso che molti unani, partiti per le ferie, finissero i soldi e non potessero più rientrare, bloccati per sempre all'estero. Un sogno. Ci lamentiamo degli immigrati ma se emigrassero per sempre i nostri, sono sicuro si starebbe meglio, almeno per un pò. 
Invece, puntuali come una cambiale, sono rientrati in massa a rompere i c*glioni nei loro luoghi di origine, dopo aver fracassato gli attributi al prossimo nelle località di villeggiatura. Qualcuno deve aver loro detto..."vi aiutiamo a casa vostra" che quando l'unano è in ferie sembra il più indesiderato dei profughi in canottiera ed infradito e non viene respinto solo perchè è fonte di reddito anche se temporaneo. In itaglia, l'unano è un analfabeta ignorante ma in vacanza si sente un re e pretende di essere servito e riverito, solo perchè paga. Al rientro... tornano ad essere nullità presuntuose, mischiati ad altri unani in perenne "escaléscion" col vicino, armati di cose da raccontare che francamente interessano poco, dato che la fonte non è certo autorevole.
Sono tornati con le loro balle da raccontare sui luoghi visitati, sulle specialità gastronomiche assaggiate, sulle "esperienze" vissute, il tutto condito con una superficialità esemplare e con la tipica esagerazione dell'italico fanfarone. Ogni anno, in questo periodo, si ricevono inviti a cena, il cui unico scopo è quello di raccontare le ferie, ognuna migliore di gran lunga di quelle degli altri. Un processo di frantumazione testicolare che si ripete da anni e che non accenna a diminuire, anzi si amplifica. Ed ecco che tutti diventano improvvisamente luminari, professori, espertissimi conoscitori delle etnie, delle razze, degli usi e consuetudini degli "stranieri". Una settimana in spagna e sti esimi ignoranti credono di parlare già fluentemente spagnolo, che tanto basta aggiungere la "S" alla fine di ogni parola. E giù a raccontare micro esperienze che per il luminare rappresentano la verità assoluta, in piena orgia di generalizzazioni e luoghi comuni, tipo i francesi sono stronzi, i tedeschi troppo rigidi e freddi, gli slavi sono sporchi, gli spagnoli sono pigri e via di questo passo. Maledetti unani ignoranti. Non ci si salva proprio. Un invito a cena? no grazie a causa di impegni successivamente presi dopo l'invito. Fanchiulo e tornate da dove siete andati. 

P.S. la casa è chiusa. Ripeto: la casa è chiusa.