Altri tre sgabelli, dopo il primo, realizzati dal recupero di altrettante sedie da salotto, brutte come il peccato, alle quali è stata conferita nuova dignità. Il primo prototipo lo abbiamo già visto in un post precedente. Qui documentiamo gli ultimi due. Il secondo è proprio grezzo, privo di particolari lavorazioni, per cui vedremo in futuro se sarà il caso di documentarlo.
Procedura di recupero:
Spagliatura: la seduta delle sedie era in finta pelle, una crosta anni settanta, marrone, sintetica, tenuta ai bordi con delle finte borchie di finto ottone. Dentro, molle di acciaio (in attesa di futuro riutilizzo), paglia, pezzi di stoffa, ovatta di scarto, pezzettini di vera pelle (chissà come mai nascosta all'interno). Si capovolge la sedia e si inizia col togliere le borchie sul bordo facendo leva con un cacciavite piatto e sottile. Poi, tolto il telo di chiusura, si tagliano le corde che tengono unite fra loro le molle. si procede poi con rimuovere la quantità industriale di punti metallici. Alcuni di loro, specialmente quelli che fissano le corde, sono conficcati profondamente nel legno e la corda impedisce di fare leva col cacciavite. Con una fiamma (io uso quella per caramellare lo zucchero sulla crema gialla) si brucia la corda facendo attenzione a non incendiare la casa, incenerendo la canapa. In questo modo si riesce a creare uno spazio ove infilare il cacciavite. Con una pinza si tolgono tutti i punti sollevati dal cacciavite e rimane lo scheletro di legno della sedia.
Taglio e ridimensionamento. Si elminina lo schienale (solitamente inclinato riapetto alle gambe della sedia) alla stessa altezza delle due gambe frontali. Con raspa e carta vetrata si arrotondano le parti terminali (opzionale). Si eliminano i rinforzi angolari triangolari, inchiodati in prossimità del giunto gambe/seduta (se si riesce a non romperli in quanto inchiodati con chiodi senza testa, meglio recuperarli per il ri-assemblaggio). Con un martello di gomma si scollano i pezzi fra loro in modo da rimanere con gambe e traversine separati fra loro (per una più efficace eventuale pulitura dalla vernice). Si eliminano eventuali fregi orripilanti e si ricostruiscono, con i pezzi rimossi, le traversine mancanti. La sedia va accorciata da un lato altrimenti risulta troppo larga per uno sgabello (ma se vuole uno sgabello quadrato...lavoro in meno). Io ho accorciato su misura in modo che la nuova dimensione sia leggermente più grande del mio piede (per avere un appoggio sicuro quando lo si utilizza). Nella seconda foto si vede il tenone (che avanza) ove era incastrato un traversino largo con degli orribili fregi.
Pulitura: (opzionale) con carta vetrata si rimuove colore e vernice in modo da riportare a legno tutti i pezzi. In questa fase è possibile evidenziare l'eventuale presenza di punti metallici dimenticati.
Rifacimento tenoni: in 4 punti (in prossimità del taglio di accorciatura) occorre ricostruire gli incastri a tenone. Sega piatta, scalpelli, raspa, carta vetrata, manina ferma e misure corrette. Occhio alle dimensioni che una volta re-incollato il tutto lo sgabello si presume dovrà tenere il proprio peso e dovrà risultare fermo e stabile.
Incollaggio e riassemblaggio: si rimonta il tutto, con abbondante colla, avendo cura di tenere tutto in squadra a 90°. Con dei morsetti si stringe la struttura e si attende che la colla (da falegname) asciughi (24 ore per sicurezza).
Rifacimento seduta: si recuperano delle assi da bancale o qualsiasi altra cosa possa essere giudicata adatta e dopo aver tagliato a misura (più o meno) si incolla e si fissa con delle viti (svasare il foro per affogare la testa della vite). Se la dimensione della seduta è larga, è il caso di inserire un traversino di rinforzo, specie se il legno utilizzato è pieno di fori che lo indeboliscono o è talmente "vecchio" che sorgono dubbi sulla sua tenuta. Calcolare che dovrà tenere almeno 100Kg (il proprio corpo ed il peso degli oggetti che si stanno per riporre in alto se si usa lo sgabello per arrivarci).
Finitura (opzionale): la soluzione più economica consiste nell'immergere per 24/48 ore della paglietta di acciaio (quella per pulire e raschiare le pentole non smaltate) dentro dell'aceto bianco. Il liquido di risulta va spennellato sul legno sverniciato. Immediatamente non accade nulla, ma... dopo qualche ora il legno acquista un aspetto ingrigito, come se fosse rimasto all'aperto da tempo... stupendo. Altre finiture, previo uso di impregnante per il legno da bancale)... a piacimento (de gustibus). Nell'ultima foto si nota dove il legno è trattato con l'aceto e dove no.
Ecco, finito. Una giornata di lavoro ed una sedia orripilante, destinata alla discarica, ritorna a miglior vita, pronta per essere riutilizzata (l'ambiente ringrazia, gli unani non so, non credo) e francamente, con l'arredamento giusto, ci sta bene anche in casa. Non si butta nulla ma occorre uno sforzo di fantasia per riutilizzare (sforzo ed unani è un ossimoro). Alla prossima.
P.s. il cuculo canta e la merla mangia l'uva. Ripeto: il cuculo canta e la merla mangia l'uva.
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