martedì 22 giugno 2021

Black & Decker FV7201-H1 (fatwa!! - parte 3)

Ecco, lo sapevo, le parti "custom" sono una scusa per respingere delle legittime richieste di dati tecnici delle apparecchiature sulle quali si rivendicano dei diritti di proprietà (e di riparazione). Ma andiamo con ordine. Nel post precedente ho paventato la possibilità di richiedere le specifiche tecniche del motorino dell'aspirabriciole Black & Decker FV7201-H1, che riporta nel corpo metallico la sigla 63403 Johnson 3D3911. Il produttore mi risponde avvisando che non riesce a trovare a catalogo il codice indicato, lasciandomi perplesso sul perchè abbia sentito la necessità di stampigliare il proprio logo e dei codici sull'oggetto.


Purtroppo non risco ad identificare il motore con il code indicato, ha una foto da mandarci ?

Potrebbe darmi qualche dettagli in più relativamente al progetto e all'applicazione a cui sta lavorando ?

Grazie

Anna, solerte e gentilissima impiegata, chiede lumi in merito, ai quali prontamente rispondo, pervaso da un senso di fiducia e riconoscenza per un azienda che trova il tempo di rispondere a me, povero utente medio. Un paio di foto, descrizione dell'oggetto e spiegazione del "progetto". La risposta è disarmante:


il motore in questione è un vecchio modello custom di cui non possiamo fornire documentazione.
Qualora stesse lavorando ad un nuovo progetto per lo stesso clienti finale, la prego di fornirmi maggiori dettagli ed i volumi stimati e le faremo sapere.
Grazie e buona serata 

Grazie al piffero!  Sono incappato in un segretissimo segreto industriale?? Un informazione strategica la cui divulgazione potrebbe mettere in crisi un colosso degli elettroutensili? Un dato di primaria importanza su cui poggia il successo della mega multinazionale? 

Deluso e francamente un pò "indisposto" dall'atteggiamento del fornitore, seppur in parte comprensibile, provo a formulare delle ipotesi frutto della mia mente bacata:

  1. La B&D ha ordinato (una tantum) migliaia di motorini alla JE, previa contrattazione al ribasso, ovviamente, su delle parti già a listino, chiedendo al fornitore una sorta di "esclusiva", dei "diritti" di non precisata natura, dei patti di "segretezza" sulle caratteristiche di un oggetto a listino.
  2. La B&D vende il motorino come parte di ricambio e pertanto non desidera che i riparatori fai da te possano risparmiare rosicchiando il loro fatturato .
  3. il motorino è OEM  acronimo di Original Equipment Manufacturer, cioè “produttore di apparecchiature originali” ovvero un'azienda che realizza prodotti, parti o componenti utilizzati poi da altre società definite “casa madre” che vi appongono il proprio logo sopra
  4. La B&D ha veramente richiesto un motorino "custom", personalizzato, fuori specifiche e pertanto desidera tenerle per sè in quanto frutto del proprio intelletto.
  5. Anna non aveva voglia di scartabellare negli archivi dei progetti ed ha preferito tagliare corto.
  6. Anna ha seguito specifiche e precise policy aziendali di non divulgazione.  

Qualunque sia la risposta, giusta o sbagliata che sia, ho preso una serie di decisioni:

  1. Mai più prodotti B&D a casa mia
  2. Mai più frequenterò ferramenta o Brico vari che espongono i prodotti B&D
  3. Mai più riparerò prodotti B&D , e se del caso, procederò con la sostituzione dei componenti interni con altri di marca diversa (anche se cinese)
  4. Mai più prodotti Johson electric nei miei progetti di retrofit (ed ovvia sostituzione delle parti JE con altre marche). 
  5. Divulgazione capillare e social, di queste discutibili policy di marketing, foriere dell'usa e getta, controproducenti per le nostre tasche e per l'ambiente
  6. Fatwa globale e perenne alle due aziende! 

Se siete così gelosi delle vostre cose... tenetevele!

Ecco, ben vi sta. siete finiti nel mucchio delle aziende "fatwate" che snobbano unamico ed i clienti tutti. Così facendo, l'unico risultato che avete ottenuto è quello di spingermi ad eseguire delle misurazioni tecniche per scoprirle da me ste benedette specifiche segretissime. ah... nulla mi vieta a sto punto di cercare un motorino "cinese" così l'apparecchio diventa mio "custom" al 100%

Che la maledizione si propaghi come le pulci su mille cammelli. Non esiterò a sconsigliare, con solide motivazioni, l'acquisto o utilizzo dei vostri prodotti, consapevole che non fallirete e non andrete in rovina... sino a quando i vostri concorrenti si accorgeranno di questa vostra debolezza e vi spazzeranno via. Auguri, buona vita. Alla prossima.

P.S. le pulci sono scappate dal circo. Ripeto: le pulci sono scappate dal circo.

venerdì 18 giugno 2021

Black & Decker FV7201-H1 (riparazione - parte 2)

Mentre aspetto mi arrivino dalla cina alcuni pezzi, cerco di appprofondire l'autopsia sull'aspira briciole Black & Decker attualmente dissezionato ai minimi termini sul tavolo del bunker lab (vedi prima parte Black & Decker FV7201-H1). Ne approfitto per lavare le parti plastiche, con acqua e sapone, dalla micro polvere che le annerisce all'interno, già che ci sono, nel miraggio di riportarlo a nuovo. La cosa figa è che tutte le parti sono separabili ai minimi termini, senza trucchi o trabocchetti meccanici che tanto complicano la vita a tecnici e riparatori.

Ho deciso di approfondire un dubbio che mi è venuto. Le batterie incluse sono completamente morte, zero volts. Nell'iniziare a pensare ai dati tecnici per progettare un carica batterie al litio, ho necessità di alcuni dati aggiuntivi e con l'occasione misuro la tensione di alimentazione dell'alimentatore a muro in dotazione.

L'alimentatore: I dati di targa stampigliati nel contenitore plastico del trasformatore  indicano 10Volts AC mentre la misurazione col tester mi dà 12 volts AC... poco male. All'interno della base di ricarica dell'aspirabriciole non c'è alcun regolatore, nulla... la tensione a 12 volts alternata viene applicata direttamente alla basetta switch, raddrizzata a semionda da un diodo 1N4001S (1A general purpose silicon rectifier) ed applicata direttamete ai capi delle batterie in serie... nient'altro... e poi viene da chiedersi come mai certi elettrodomesticfi a batteria durano poco... mi sarei aspettato qualcosa di più serio, magari minimale, ma almeno un limitatore di corrente di ricarica con un vetusto LM317 mi pare il minimo sindacale. Vabbè, meglio così. Ad una misurazione del diodo, scopro che è interrotto (guasto) e si spiega come mai le batterie sono morte del tutto, nonostante l'apparecchio sia rimasto attaccato in carica per lungo tempo... forse le batterie sono ancora buone...

Black & Decker switch FV7201

Il motore: La dicitura stampigliata riporta 63403 Johnson 3D3911 con diametro esterno di 35mm. Una rapida googlata mi restituisce una serie di motorini di varie sigle con caratteristiche diverse ma alla fine si trova il sito ufficiale del produttore (link al produttore Johnson Electric ). Ovviamente la sigla stampigliata sul motore non corrisponde a quelle riportate a catalogo ed occorre andare un pò ad intuito. L'unico che si avvicina come caratteristiche dovrebbe essere il seguente:

  • part number HC613G-011
  • diametro 35,8mm 
  • 7,2Volts 
  • Stall Torque nMn 198,0 
  • no load speed 27500 rpm
  • 143Watt

....ma non mi pare corretto... 143 watt a 7,2 volts P=VI I=P/V = 143/7,2= 19,86A non mi pare questo, 20 ampère? 27mila giri? Mi pare tantino, per cui scrivo direttamente al produttore per avere il Datasheet che mi servirà per tunizzare al meglio l'alimentatore, le batterie, e di conseguenza il circuito di ricarica... se non mi risponderà, proverò con misure dirette.  Nel frattempo mi sto divertendo con google translate, che a volte ne combina davvero di divertenti.

Ah...questo post è provvisorio, frutto di ragionamenti liberi e quasi certamente sbagliati.... retrofit in corso...stay tuned (parte 3). 

P.S. La gatta è morta. ripeto: la gatta è morta.

giovedì 10 giugno 2021

Rasoio Microtouch (riparazione...impossibile)

Forse esagero... anzi, no... esagero proprio e documento l'operazione a titolo di mio promemoria, per attestare la mia precaria salute mentale. Era da un pò che volevo riparare il mio micro rasoio cinese Microtouch. Davvero micro, con una batteria AAA, comodo e sempre a portata di mano per i ritocchi dove i normali regola barba non arrivano. Pagato poco meno di 4 euri, per un pò ha fatto il suo sporco dovere. 

Ad un certo punto è saltato il pulsante a slitta di acccensione... per fortuna riesco ad evitare che finisca nelllo scarico del lavandino... di un rasoio che resta sempre acceso e che per spegnerlo devo togliere la batteria non ci faccio molto... che sarà mai? un pò di colla e via. Invece no. 

La slitta era fissata ad una lastrina metallica con due micro forellini che ospitavano due micro pioli di plastica fusi all'interno... l'unica colla che potrebbe dare dei risultati sarebbe un epossidica bi-componente.... applicata in microdose con una precisione chirurgica, non senza smontare completamente l'aggeggio...  4 viti e l'apparecchio si apre ma la strada della colla sembra inapplicabile...che sarà mai? Mica mi scoraggio per così poco.

Risolvo con il mio potentissimo kit ripara plastica Workzone, preso in offerta all'Aldi a 9,99 euri  (scontato per confezione rovinata dai soliti unani che toccano tutto)... invece no... il kit spacciato per "ripara plastica" ha in dotazione dei cubetti colorati ed una punta riscaldante con due batterie AA... in realtà mi sono fatto fregare come un pollo... i cubetti non sono plastica da fondere ma sono solo... cera colorata!.... resistenza meccanica di una candela.... caxo! Inoltre i cubetti di cera non vengono venduti a parte, per cui una volta terminati bisogna arrangiarsi.

Ben mi sta! Avrei dovuto cogliere, all'acquisto compulsivo, lo sguardo scettico della mia compagna, con tanto di sopracciglio sollevato, contrapposto alla mia espressione idiota di chi è pronto a riparare l'impossibile e pronto con la chiosa: " tiè! te la faccio vedere io chi ha ragione alla fine!". Già mi immaginavo la scena.... Accipicchia, si è rotta la plastica, me la aggiusti? Certo che si amore mio (he he he)... invece no, stavolta ho fatto la figura del cretino.... me ne ricorderò concedendo il classico "te lo volevo dire!".

Ci provo comunque ma niente.... la cera colata nei forellini della slitta metallica non si fonde bene e non si salda al pulsante... che sarà mai? mico mi scoraggio per così poco... provo a  ricostruire i piolini fondendo dell'ABS e con una micro lima diamantata li sagomo...ci provo.... macchè... micro meccanica di super precisione non disponibile. Non restano molte soluzioni super fantasiose, che l'orgoglio sta salendo a livelli preoccupanti.

Alla fine vince la scazzatura con a corollario "non ho così tanto tempo da perdere" ed in fin dei conti posso rinunciare alla modesta cifra spesa ed imparare una lezione importante: 

il fatto che una cosa costa pochissimo non giustifica mai l'acquisto privo di reale necessità.

Mi resta un motorino da 1,5 volts, un led bianco, due micro lame a seghetto, una basetta con un paio di transistor smt, un induttanza (eh?) ed il mucchio di ciarpame tecnologico che aumenta nella speranza si possa riutilizzare qualcosa.

Mi arrangerò con le mie fedelissime ed affilatissime forbicine professionali, mano ferma e pazienza. Alla prossima.

P.S. il facocero è nel recinto, la nutria non salta. Ripeto: il facocero è nel recinto, la nutria non salta.

Chiusura griglia protezione Ventilatore a colonna CAT (riparazione)

Iniziano, in ritardo, le prime ondate di calore ed è tempo di tirar fuori i ventilatori riposti a fine estate nei più impensabili anfratti di casa, giusto per non ingombrare quando non utilizzati. 

Solitamente, a fine estate, i ventilatori presentano i soliti acciacchi. Polvere accumulata, numero di giri ridotti, a volte guasto al condensatore del motore, crepe e rotture della base o della striscia che tiene unite le due valve di protezione. Qualsiasi sia il problema che si presenta, i più (me compreso) decidono di procrastinare la riparazione a quando sarà veramente necessaria, sperando che, quando sarà, si abbia la disponibilità economica per buttare il vecchio e prendere magari l'ultimo modello senza pale (sperando abbia meno bisogno di manutenzione e meno problemi). 

Oggi è ora. La strisciolina di plastica rigida che tramite un meccanismo di tiraggio a vite, tiene unite le due griglie di protezione delle pale, è spezzata e necessita di sostituzione. Ovviamente il pezzo di plastichetta non viene fornito come ricambio, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, che la politica dell'usa e getta è ormai imposta dai produttori che difendono esclusivamente i propri interessi a scapito di noi utenti e dell'ambiente, quest'ultimo ormai ridotto ad uno schifo per colpa di tutti. 

Ad ogni modo occorre (per cronica mancanza di fondi) ripristinare la funzionalità della parte rotta, ma... come procedere? Ci si possono inventare vari sistemi non necessariamente alternativi l'uno dall'altro:

  1. Colla (quale?)
  2. Nastro adesivo (quale?)
  3. Fili metallici di rinforzo affogati della plastica (come?). 

Dipende dal risultato che si deve ottenere. Incollare di testa due parti plastiche con una superficie di contatto di pochi millimetri, che dovrà essere soggetta a trazione (pur modesta) non sembra da sola la miglior soluzione, anche se si volesse utilizzare l'epossidica bi-componente. Diciamo che se si utilizza, oltre alla colla, il metodo 2, anche una colla generica per plastiche rigide può andare bene, rispettando scrupolosamente le indicazioni del produttore (parti asciutte, pulite e sgrassate con acetone, tempi di asciugatura, ecc...)

Per le ragioni che precedono, è imperativo utilizzare, in aggiunta, del nastro adesivo di rinforzo sfruttando una superficie di adesione più ampia. In questo caso il migliore, per robustezza meccanica, è il nastro di alluminio adesivo, sopra al quale poi incollare del nastro telato, magari dello stesso colore della plastica, per rispettare l'esigenza estetica di chi non vuole apparire come il solito barbone che usa cose rotte e riparate (ma perchè poi dovrei vergognarmi?).

Affogare poi dei fili metallici di rinforzo nella plastica, offre una soluzione quasi definitiva al lavoro di riparazione.  E' sufficiente procurarsi del filo elettrico (rame, costantana, khantal, nikel...) che andrà posto perpendicolarmente alla linea di frattura e sul quale far passare una corrente elettrica sufficiente a renderlo caldo quanto basta per sciogliere la plastica, in modo che il filo stesso riesca ad affogarsi dentro. Una rifinitura con carta vetrata e se si vuole un pò di stucco (quello per la carrozzeria andrà benissimo) renderà il lavoro invisibile (comunque poi coperto dal nastro adesivo). 

Personalmente ho optato per i primi due metodi, assieme, utilizzando una colla generica per plastica rigida, a solvente,  uno strato di alluminio adesivo ed uno strato finale di nastro telato (per nascondere l'alluminio e rinforzare ulteriormente la giuntura). Il filo metallico affogato preferisco riservarlo alle parti soggette a maggior sforzo, tipo le gambe di un cavalletto fotografico per intenderci.  Funziona? Si, devo dire di sì.

Se l'oggetto riparato si romperà nuovamente... sarà in un altro punto, maledetti oggetti di plastichetta da pochi soldi. Alla prossima.

P.S. la chioccia ha fatto 3 uova. Ripeto: la chioccia ha fatto 3 uova.