mercoledì 4 marzo 2020

Come fermare una ventolina di lamiera sul perno di un motorino

Brasatura a stagno, ecco la prima risposta che mi viene in mente. L'alternativa è tanta colla epossidica che forse è alla portata ti tutti. Dipende da cosa deve fare la ventola, che sforzo deve sostenere, quanto veloce deve andare e se è ben bilanciata da eliminare le vibrazioni. 
Per basso numero di giri e dimensioni ridotte è sufficiente la colla epossidica bi-componente. Si crea un dischetto o si prende un tondino (anche di plastica) con un foro al centro del diametro del perno, in modo che entri a "fatica" (non deve ballare, ovvero non ci deve essere gioco fra il tondino ed il perno.  Al tondino (meglio se di diametro adeguato per aumentare la superficie di contatto) si attacca la ventolina di lamiera e si spera che le cose possano durare a lungo (seguire le indicazioni del produttore per migliorare l'adesione fra le parti). L'importante è la centratura perfetta, per non creare troppe vibrazioni al funzionamento dovute allo sbilanciamento che non è facile da risolvere su due piedi.
Ma, dato che la ventolina è di lamiera, meglio pensare ad un tondino di ottone, facile da lavorare senza tante attrezzature particolari. La brasatura è l'operazione di saldatura fra materiali diversi, con una lega compatibile. Basta cercare il termine "brasatura" su google e compaiono tutta una serie di link e filmati per brasare con la lamiera, l'ottone, il rame, ecc... si può fare anche in casa, non è così difficile alla fin fine. Finora per quanto concerne la ventola.
Resta il problema di come fissare stabilmente il perno del motore al foro della ventola. A pressione... se il foro è di dimensioni uguali o appena inferiori al diametro del perno. Al limite se il foro sulla ventola è in metallo, lo si può riscaldare per dilatarlo e spingerlo sul perno. Quando si raffredderà risulterà ben fermo, ma dipende molto dalle tolleranze. Se il perno del motorino è sottile, non è mai una buona regola procedere con la saldatura che richiede molto calore con il rischio di bruciare il motorino. Al limite si può creare sul perno un piccolo incavo con un Dr*mel ed infilarci qualcosa (anche un filo di rame), che faccia da bussola aderendo nell'incavo ricavato a mano nel foro della ventola.
OK, questa è una nota personale, dei pensieri al volo. Li lascio qui e vediamo come risolvere per bene quando sarà il momento. Alla prossima. 

P.S. il nano è scappato dal circo. Ripeto: il nano è scappato dal circo

Garmin Nuvi200 (riparazione fallita)

Un parziale fallimento, quasi totale. Tempo fa il mio navigatore satellitare che mi ha accompagnato in moltissime scorribande in bici, memorabile quella da Levico - Trento - Lago di garda - Mantova - Brescia - Verona, ha smesso di funzionare. Il sintomo è lo schermo con la retro illuminazione che lampeggia debolmente ad intermittenza regolare. Con molta probabilità è un problema di qualche condensatore in perdita. Prima di ripararlo, decido di acquistarne uno di identico, su e-bay, per ripristinare quanto prima la possibilità di avventurarmi, cicloturisticamente parlando, in giro per il vostro solo geograficamente a macchia di leopardo prevalentemente bellissimo paese (si, ci sono anche dei posti di m*rda, anche da voi). 
Con la tranquillità del riparatore che procede con "o la va o si spacca", illuso di poterne avere due di navigatori satellitari funzionanti, mi avventuro nello smontaggio e test della mother board. 
Per farla breve, decido di misurare l'assorbimento della scheda con la pochissima attrezzatura disponibile. In effetti la corrente presenta dei picchi di assorbimento anche con lo schermo collegato. Con una pinzetta di test per i componenti SMT credo di aver trovato i condensatori maledetti... 3 condensatori in prossimità del Flat che collega lo schermo. Quasi bene. Provo ad effettuare la misura con il flat a 4 fili che va allo schermo (presumendo fosse quello dei led di retro illuminazione), e... patatrack!!! 
Ecco l'ho fatta. Il flat si infila in un connettore femmina FFC-FPC con il coperchietto flippabile che fissa il flat quando è chiuso. Non so come mai il flip si sia staccato dal connettore... e non ho idea come ri-infilarlo. Cerco su google se trovo qualche indicazione fra le milla mila risposte inutili e non pertinenti di google. Trovo qualcosa che assomiglia ma non è ovviamente uguale... via, non ho tutto il giorno da perdere.
Prendo delle pinzette di precisione il microscopico coperchietto e... ri-patatrack!! premendo la pinzetta ho fatto skizzare via il componente alla velocità della luce. Fortuna vuole che lo ritrovo sul piano di lavoro... riprovo... ri-ri-patatrack!!! riprovo, ri-ri-ri-patatrack!!! per 8 volte il coperchietto marrone di m*rda skizza via, non vuole proprio farsi tenere fra le puntine della pinzetta, non c'è verso di infilarlo... alla nona volta il coperchietto skizza via e probabilmente è finito su marte... introvabile, proprio non ho idea di dove sia finito, set, game, partita! finito 9 a zero per lui, ho perso. 
Di riordinare il connettore manco a parlarne. Occorrerebbe prenderne una quantità industriale, con spese altissime, con difficoltà poi di sostituzione... mille mila rischi da correre, sicuramente interessanti sotto il profilo didattico ma in questo periodo anche no... portafoglio vuoto, sono povero in canna e non se ne parla proprio. Sorry. 
Ripongo i pezzi in una scatolina in attesa di tempi migliori o di un modello uguale magari solo con lo schermo rotto. Ma perchè mi intestardisco con questo modello?? Perchè traccia anche i percorsi a piedi o in bici (oltre all'auto ovviamente). Quelli più moderni inoltre, oltre a non avere la funzione "percorso a piedi" ed alcuni nemmeno in bici (sono progettati nello specifico per le auto), hanno mille mila fronzoli che francamente non mi interessano e non mi servono. Preferisco quello che ho, anche perchè ho preso il supporto da manubrio per la bici e di buttarlo manco morto. Mi tengo quello che ho, sinchè vorrà durare, spero a lunghissimo. Comunque non mollo, mai! alla prossima.

P.S. Piero si è perso e mamma lo cerca. Ripeto: Piero si è perso e mamma lo cerca.

lunedì 2 marzo 2020

Reggi smartphone

Ed alla fine, topo tanto tribolare e buttare soldi in ciòttoli inutili, ho trovato 2 minuti per costruirmi un porta smartphone su misura. Già, dai miei fornitori preferiti, per ora, i cinesi, avevo preso, a distanza di tempo l'uno dall'altro (quando il coronavirus ancora non circolava), dei ciòttolini di plastica pubblicizzati come reggi telefono da tavolo. Nessuno dei due però si è rivelato adatto allo scopo. Sono realizzati entrambi per gli smartphone sottili, quelli progettati appositamente per piegarsi o rompersi quando ci si siede sopra, inavvertitamente, essendo le tasche posteriori dei pantaloni il posto (sembra) preferito per riporli... forse mi è sfuggita l'ennesima moda di far sparire i taschini, boh. Inoltre, quelli onnipresenti nelle bancarelle sono di dimensioni "sbagliate" se si vuole usare lo smartphone in verticale... appena si tocca la parte superiore dello schermo, non essendoci nulla dietro, il telefono si sposta o cade, essendo il baricentro del telefono posto fuori dell'area di appoggio. Serve qualcosa che lo regga veramente e che garantisca stabilità anche quando si pigiano i tastini laterali.
Da tempo ho preso un modello di telefono "da escursione", apparentemente indistruttibile e soprattutto a tenuta stagna, IP68. Viene venduto con un supporto in spugna galleggiante da usare in piscina, anche se vorrei vedere chi si mette a prendere il sole in piscina con il telefonino che se ne galleggia un pò dove gli pare...se squilla lo devi andare a prendere comunque, tanto vale lasciarlo sullo sdraio. 
A me serve in quanto, muovendomi spesso in bici con qualsiasi tempo (automobile addio), causa povertà cronica, non posso permettermi di rovinare il telefono per qualche goccia di pioggia. Pesa come un mattone ma... chissene, non sono come certi fighetti dai muscoli gonfiati si, ma della consistenza di un caco strafatto.
La cosa si fa problematica, oltre al peso notevole, per le misure fuori "conformità di massa". E' infatti troppo spesso (nel senso di thickness) per i reggi telefono "standard", per cui ho deciso di costruirmene uno al volo, da usare quando consumo il mio unico pasto, frugale e giornaliero... per me lo smartphone è come la TV (che non ho per scelta) con il vantaggio che me lo posso portare dove voglio. 
Avevo in mente varie soluzioni dalle forme fantasiose, di plastica, di legno, di metallo, tutti materiali presi da scarti e rifiuti vari. Il fato vuole che, in questo periodo, stia preparando dei regali con delle scatoline di cartone fai da te e pertanto, per non buttare i pezzi avanzati, decido di costruirlo di cartone, sì di cartone. E' un materiale veramente versatile, molto robusto e resistente, facile da lavorare, anche quello ad anima ondulata. Alla fine ne è uscito quello che si vede in foto. Fa veramente schifissimo ma è comodo per tenere lo smartphone orizzontale o verticale, garantendo stabilità in entrambe le posizioni per un corretto uso del touch screen.
Per la schifezza, quale essa sia, facciamoci delle domande e forniamo le risposte:
  • Funziona? Sì!
  • Devi venderlo? No! 
  • Devi presentarlo o prestarlo a qualcuno? No!
  • Assolve ai suoi compiti? Sì!
Perfetto, quindi... Utile, versatile, ma soprattutto...UNICO! Il tutto è tenuto assieme con della termo colla, che, se ben distribuita, assicura una rigidità più che sufficiente, non male davvero, credevo di no. C'è gente che si costruisce mobili, sedie, sgabelli ed armadi con il cartone, non ci credevo ma il risultato è straordinario. 
Ok, ed anche questo è fatto, procedo con i regali che stanno venendo benissimo ma non li posso pubblicare prima dei compleanni cui sono destinati. Pazienza. alla prossima. 

P.S. La trota nuota in acque torbide. Ripeto: la trota nuota in acque torbide.

domenica 1 marzo 2020

La chiave a pappagallo

Nel settore IT o digitale o tecnologico... quando si ha a che fare con l' "Informatica", tutto sembra più complicato.

Forse è il caso di ricordare che hardware e software, le fondamenta, altro non sono che attrezzi, niente di più, al pari di un martello, un cacciavite o di una chiave inglese.

Se si deve avvitare un bullone, va da sè che è necessaria una chiave inglese. Per una vite con testa a croce servirà un cacciavite con testa a croce, è ovvio vero? Avvitare un dado esagonale con un cacciavite a croce si può anche fare,  a patto di usare anche un martello, modificare e/o rovinare il dado e comunque non garantire un serraggio corretto. Ovvio no?

Esistono poi una moltitudine di varianti ai cacciaviti, ai martelli, alle chiavi inglesi e via dicendo. In ogni contesto servirà l'attrezzo più adatto. I martelli usati dai falegnami sono ben diversi da quelli usati dai calzolai, dagli idraulici, dai fabbri, dagli orafi, per forma, dimensione, peso...
C'è poi un attrezzo particolare, la chiave a pappagallo, pure questa soggetta ad una moltitudine di varianti ma che principalmente viene utilizzata dagli idraulici, i quali sanno perfettamente quando, come, dove e perchè usarla.

Credo sia pacifico pensare che nessuno si sognerebbe mai di chiedere all'idraulico, chiamato per una perdita di acqua, di usare una specifica variante di chiave a pappagallo e tanto meno imporre che venga utilizzato un attrezzo di una specifica marca.

Eppure, quando si parla di informatica... le cose cambiano.  In alcune realtà, i committenti assumono il ruolo di autorità che impone le proprie scelte in termini di hardware e/o software, sconfinando nel suggerire metodologie e modalità di svolgimento di una commessa, quale che sia, consulenza, fornitura, sviluppo.

Ma allora perchè all'idraulico nessuno dice nulla, mentre con gli informatici ci si sente autorizzati ad imporre gli attrezzi da usare? Un esempio banale...a chi non è mai capitato di sentire "richieste" di utilizzo, solo per fare un esempio, di whatsapp, skype, Windows, Office e via dicendo? A chi non è mai capitato che il committente richiedesse di usare specifici strumenti di misura o acquisizione, di marche particolari o specifici software? Anche per un semplice PDF, che è un formato ormai universalmente riconosciuto, ci si mette a discutere su quali strumenti usare per leggerlo o per crearlo. Per non parlare dei linguaggi di sviluppo o, più oltre, degli ambienti (o IDE) di sviluppo.

Sia chiaro, sto semplificando, forse troppo, ma lo schema resta sempre quello. Nessuno si mette a polemizzare su quale chiave a pappagallo cadrà la scelta dell'idraulico, forse perchè ci si focalizza più sull'allagamento in corso e sull'urgenza della soluzione, della serie "...non mi importa come, ma ferma la perdita!".
Ecco, quotidianamente le aziende hanno delle perdite a volte importanti. Perdite di dati, di fatturato, di reputazione, di tempo sprecato in disorganizzazioni e scelte scellerate. Ma l'urgenza, se e quando percepita al pari di un allagamento, si tramuta nella chiamata di un consulente tecnico al quale impartire una sequenza di direttive, l'uso di specifici strumenti e metodologie per risolvere il problema.

Allora, facciamo così. Se sai già cosa fare e come farlo, incarica un tuo impiegato o assumi, a tempo determinato, qualcuno che si fa chiamare Consulente ma accetta anche incarichi di lavoro subordinato e ripete tutto quello che gli ordini di fare.
Se invece credi ti serva uno specifico prodotto, rivolgiti ad un commerciante che sarà lieto di proporti un preventivo, mega sconti esclusivi e 3x2.

A volte vien voglia di fare come certi idraulici, rispondere alle chiamate come e quando ci pare e piace, praticare prezzi esorbitanti per le parti di ricambio e per la fattura... si certo, come no. L'importante è avere sempre con sè una chiave a pappagallo. Buona fortuna.  

P.S. questo articolo non è mio, l'ho preso in prestito dall'autore, ma mi sembrava troppo giusto per non riportarlo qui.