lunedì 9 aprile 2018

E-cig fai da te (parte 21 rigenerare i justfog)

Ero felice per il gesto ma un pò preoccupato, quando mi hanno regalato a Natale un atomizzatore  Justfog P14A.... o cartomizer o vaporizer o clearomizer... boh, ormai con i nomi non ci capisco più nulla essendo usciti un infinità di modelli e marchi da quando 18 anni fa ho iniziato, fra i primi, all'epoca derisi pionieri, a svapare per smettere di fumare. 
La preoccupazione era la spesa per gli atomizzatori di ricambio. Ogni atomizzatore Justfog di ricambio venduto dal tabacchino di zona (un cretino sapientone maleducato e scorbutico) mi sarebbe costato 4 euro... eh? possibile? 
Fosse che durano anche una settimana, nella migliore delle ipotesi... 16 euro al mese... circa 200 euro l'anno... no no no, così non va bene. Allora...una rapida ricerca in rete e gli stessi identici atomizzatori si trovano a 99 centesimi l'uno... 50 euri l'anno... ancora troppo però. Preferisco risparmiare ed ecco che inizio a pensare come poter rigenerare più o meno come facevo con i Phantom ai quali cambiavo solo lo "stoppino". 
Gli atomizzatori Justfog sono apribili e smontabili credo un numero limitato di volte. Occorre infatti far "saltare" il coperchietto ad incastro che si trova sulla sommità, dalla parte dove esce il vapore, dove si trova la piccola guarnizione cilindrica nera o rossa. E' sufficiente infilare un perno e fare leva. Non so quante volte si potrà fare affidamento sull'incastro a scatto... togli e metti, togli e metti... boh.
Tolto il coperchietto, si nota l'interno formato da una scodellina ceramica attorno alla quale c'è una strisciolina di cotone. All'interno della scodella vediamo la resistenza, i cui terminali sono infilati verso la parte che si avvita all'adattatore, dove si nota una piccola guarnizione isolante bianca. Con le unghie si toglie il contatto centrale, una specie di chiodino, si toglie la guarnizione isolante e si infila un perno per spingere fuori la resistenza avvolta attorno a del cotone (e probabilmente le solite incrostazioni alle quali siamo abituati). 
Il cotone avvolto attorno alla scodella preferisco lasciarlo dov'è e procedere ad un abbondante lavaggio ad ultrasuoni in acqua distillata... niente sgrassanti o altri prodotti. 
Con una punta di trapano da 2mm (o un attrezzino apposito a scalini per vari diametri) si avvolge il filo resistivo del valore desiderato (1,3 - 1,5 - 1,7 ohm dipende da cosa si preferisce e da cosa si trova in rete) . 
Il filo resistivo deve essere quello NR-R-NR. In pratica è una resistenza con i terminali finali più spessi, che non diventano incandescenti contrariamente al tratto centrale che andrà a costituire la parte che vaporizza il liquido usato... in questo modo il calore si concentra solo nella scodella ceramica e non verso i contatti. 
Una volta avvolto il filo, ci si infila del cotone idrofilo e si tagliano le estremità con un tronchesino di precisione. Meglio lasciare il cotone un pò fuffoso, soffice, per permettergli meglio di assorbire per capillarità il liquido. 
Poi si prendono i due terminali e li si infilano dentro l'alloggiamento, avendo cura di separarli con la guarnizione bianca che andrà quest'ultima rimessa dov'era. In pratica un capo della resistenza è a contatto con il chiodino centrale, l'altro capo con il corpo metallico. Prima di tagliare i fili in eccesso, con un tester si misura la resistenza (attorno ai 2 ohm circa) per verificare di non aver fatto un cortocircuito con il chiodino. 
Alla fine si fa scattare il coperchietto tolto per primo, con una pinza, e l'atomizzatore torna come nuovo. Ecco alcune foto in sequenza:

Spesa totale? 100 resistenze credo di averle pagate poco più di 3 dollari (Kanthal Nichrome Pre-made Welded Wires - NR-R-NR )... ne ho prese 500 da 1,7 ohm... così si ragiona. 
Alcune accortezze, giusto per rispondere ai soliti dementi da forum in pieno delirio da onniscenza. Io uso il cotone idrofilo quello in confezione da farmacia, non quello "organico", "bio", "giapponese", "non trattato"... il mio è sterile, costa meno ed è quello che mi basta. Tutto il resto sono solo argomenti da imbecilli convinti di essere più sapienti degli altri (e guai a contraddirli... mai dare da mangiare ai trolls). Il cotone ha un unico inconveniente... brucia... per cui non va mai usato senza liquidi (uno lo sa e ci sta attento). Se poi, per non pensare, si preferisce la mesh ossidata, il silica whick ed altre porcherie... siete liberi di mettervi in bocca quello che vi pare e buttare i vostri risparmi come vi pare, poveracci. 
Questo modello di atomizzatore, rispetto a ciò che usavo io... "è più meglio"? Pare di si. Non ha il problema della condensa e la rigenerazione è decisamente più facile e rapida rispetto ai phantom. Poco importa se sono nati come usa e getta. Se si possono rigenerare lo stesso tanto meglio. Devo dire che a me non piace cambiare modello di atomizzatore in quanto una volta che mi attrezzo per la rigenerazione non voglio altre attrezzature ad ingombrare il laboratorio. Ora per un pò andrò avanti con questi e chissenefrega se c'è "di meglio". A me basta spendere poco, spippettare in santa pace e produrre meno rifiuti. Poche ciance, tanta ciccia.
Alla prossima.

P.S. il pollo è crudo. Ripeto: il pollo è crudo

martedì 27 marzo 2018

Promemoria

non usare il gas vicino alle fiamme. Ripeto: non usare il gas vicino alle fiamme.
il fuoco brucia. Ripeto: il fuoco brucia.
abiti e capelli sono combustibili. Ripeto: abiti e capelli sono comustibili.
non giocare con le bombole. Ripeto: non giocare con le bombole.
il GPL non è Giochi Per Ludopatici. Ripeto: il GPL non è Giochi Per Ludopatici.


lunedì 26 marzo 2018

Philips QC5370/15 (manutenzione)

Un epic Fail! Sì, in realtà volevo sostituire le batterie di questo rasoio Philips QC5370 ma mi sono bloccato. Il rasoio non è da buttare, è ancora in uso al proprietario. Nell'apertura, dopo aver tolto l'elemento tagliente si notano due vitine all'interno della cavità dalla quale spunta il perno con l'eccentrico che fa scorrere la lama mobilesu quella fissa. Facendo leva si aprono in due le valve del guscio. Io mi sono fermato sino a poco sotto la rotellina, trovando una resistenza forzando la quale correvo il rischio di spaccare tutto. Mi spiace. In rete ho trovato dei tizi russi che ce l'hanno fatta ma io ho preferito fermarmi per non rischiare di doverlo comperare nuovo, per chiedere perdono della mia imperizia. Mi riserverò di farlo quando potrò rischiare. Per il momento ho preferito un pò di manutenzione, dopo sette anni di uso ne aveva bisogno. 
Il pettine: è quell'accessorio fatto a mò di pettine che regola la distanza dalle lame, ovvero l'altezza di taglio e che grazzie ad uno snodo segue la curvatura della testa. Dato lo stato in cui l'ho trovato, era d'obbligo lavarlo per bene. Basta un pò di sapone liquido e dell'acqua tiepida, usando uno spazzolino da denti a setole medie.
La testa del vano motore: inevitabile la presenza di capelli la cui rimozione si può fare anche con il solo spazzolino in dotazione. Sconsiglio di lavare il rasoio sotto l'acqua corrente come suggerisce il produttore. Meglio non fidarsi delle guarnizioni che con il tempo potrebbero non tenere più a dovere, per cui meglio non rischiare di allagare l'apperecchio ed ossidare l'elettronica.
Le lame: non sono in titanio come scritto sulla confezione. Sono in acciaio inox e solo la lama mobile, quella gialla, è rivestita in titanio. Per la lubrificazione non serve aggiungere nulla. La cosa strana però è il prodotto pulente e lubrificante venduto dal produttore a circa 7 euro e rotti nel negozio on-line.  
Sfatiamo inoltre il mito dell'autoaffilatura che, secondo quanto dichiarato, non dovrebbe richiedere affilature ulteriori. Lo sfregamento fra acciaio e superficie rivestita in titanio dovrebbe essere sufficiente (credo, il titanio è più duro dell'acciaio). Se però si osserva la superficie di taglio con un microscopio, si noterà che quella di fabbrica non è proprio una lappatura, essendoci striature tipiche di un affilatura a grana sicuramente inferiore ad 800  grit. Io preferisco una passata con la pietra ad acqua minimo a 1500 grit o più. Mano ferma ed un pò di passate per lucidare la superficie. 
Per togliere la lama mobile basta fare leva sulle estremità della molla. Questo per pulire per bene le parti non perfettamente a contatto, ove si annida inevitabilmente dello sporco (che crea attrito), oltre a dei peli sottili che si annidano, con le vibrazioni, nei posti più impensabili. Il rimontaggio è davvero semplice e non merita spiegazioni.
Ecco, mi resta il dispiacere del fallimento, non essendo riuscito (per ora) a sostituire la batteria, ben nascosta all'interno, lontano dalle necessità del consumatore. A "fine vita", la cui durata è decisa dal dio produttore, o si porta il prodotto in riparazione fuori garanzia (spendendo una cifra prossima al valore dell'aggeggio), oppure lo si butta per la gioia dei mafiosi gestori del RAEE. 
A noi poveri mortali consumatori forse restano le briciole con il tentativo, spesso vano, di vendere qualche pezzo usato "ebai", sperando che l'agenzia delle entrate non vada a ficcare il naso nel conto corrente e tassarci anche quei pochi spiccioli.  Alla prossima. 

P.S. Gnocchi fritti a colazione. Ripeto: Gnocchi fritti a colazione. 

lunedì 19 marzo 2018

Decalcificare la macchina del caffè (ecologicamente)

In attesa che arrivi la pompa dell'acqua per la Eco 310.v De Longhi in riparazione, cerco un pò di informarmi su un metodo efficace per la decalcificazione della caldaia. Efficace e soprattutto a basso impatto ambientale, dato che su questo pianeta ci vivo anche io e vorrei lasciarlo come l'ho trovato (almeno, fare la mia parte).
Ho approfondito l'argomento visitando la moltitudine di siti che riportano l'argomento, molti dei quali vittime del vizio copia & incolla del blogger pigro ed ignorante a caccia di click. Un buon punto di partenza potrebbe essere questo : https://www.altroconsumo.it/alimentazione/caffe/news/decalcificanti

Se scartiamo i prodotti specifici, quei liquidi "raccomandati" dalle case produttrici di macchinette per il caffè, nei quali difficilmente si trovano gli ingredienti (non essendo obbligati a scriverli), resta solo un metodo che sembra più efficace di altri.
Per le dosi ed i metodi, siamo un pò allo sbaraglio, nel senso che ognuno ha la propria ricetta, altri riportano dei consigli che è meglio evitare, altri sono imprecisi e pressapochisti. 
Innanzitutto occorre seguire (se ci si fida) delle raccomandazioni del produttore, e qui iniziamo a diventare sospettosi. Se la raccomandazione è quella di non usare aceto o acido citrico, c'è da credere che la macchinetta contenga parti in alluminio, che si danneggia al contatto. In questo caso si smonta la macchinetta e si verifica se la caldaia (se c'è) è di ottone, acciaio o alluminio.  Se invece la raccomandazione è quella di usare un particolare prodotto megari venduto in esclusiva dal produttore... meglio cambiare marca. 
Partiamo ad analizzare un prodotto specifico: DECALCIFICANTE ecologico espresso (1041) di elettrocasa, in bustine da 30 grammi. Le istruzioni specificano:
  • Sciogliere il contenuto della bustina in un litro di acqua circa e versare nel serbatoio della macchina del caffè
  • Accendere la macchina, premere il tasto di erogazione fino a riempire una tazza grande circa 200 grammi. in caso di ostruzione ripetere l'operazione facendo fuoriuscire l'acqua dal beccuccio. 
  • Ripetere questa operazione ogni 15 minuti sino all'esaurimento della soluzione
  • finita la decalcificazione lavare internamente la macchina facendo passare acqua pulita sia dal gruppo caffè che dal beccuccio
  • si consiglia l'uso del decalcificante ogni 30/60gg circa.
DECALCIFICANTE è un acido estratto dagli agrumi ed è conforme alle specifiche della farmacopea ufficiale...
Quindi stiamo parlando innanzitutto di ACIDO CITRICO, reperibile facilmente ad esempio in farmacia, erboristeria e molti altri negozi (sicuramente ad un prezzo più conveniente).
Si maaaa... se ci si procura l'acido citrico, va diluito con la stessa proporzione della bustina? In rete ci sono ricette molto diverse. Se elettrocasa consiglia in sostanza 30gr/litro (3%), in rete si trovano quantità da 150 grammi/litro (15%), 180 grammi/litro (18%) sino a 200 grammi / litro (20%). Quindi qual'è la percentuale giusta? Dipende dal grado di incrostazione della caldaia, grado che però non è misurabile con metodo scientifico. Diciamo che quando la caldaia si ottura del tutto, 20% di acido citrico è una percentuale da valutare. 0,3% è invece una percentuale valida per le pulizie frequenti e periodiche. Se in questo prodotto si consiglia una frequenza di 30/60gg (e se bevo un caffè alla settimana?), altri consigliano più giustamente una pulizia ogni 150/200 caffè (a 2 caffè al giorno fa una pulizia ogni 60giorni circa, poco più)...ognuno si regola poi come crede in funzione dell'uso. La frequenza di pulizia dipende anche dalla "durezza dell'acqua". Ad essere maniaci, con 2 utilizzi giornalieri, una pulizia ogni 30giorni con 30 grammi di acido citrico diluiti in un litro pare un buon compromesso. Io ad esempio vado "ad orecchio". Quando la resistenza è su on e sento "friggere" l'acqua con degli scoppiettii dentro la caldaia, significa che è ora di decalcificare immediatamente senza aspettare oltre.
Sì maaaa... l'acido citrico va diluito con l'acqua del rubinetto?  Allora, tutto si può fare, tenendo a mente due cose.... se decalcifico, perchè usare acqua calcarea per diluire l'acido citrico? Forse è meglio l'acqua distillata, non credi?
Si maaaa... fredda o calda? Un sale si scioglie più rapidamente ed in maggiori quantità (oltre il punto di saturazione) in un liquido "caldo" (un chimico saprà spiegare meglio come e perchè). Quindi calda o fredda dipende solo da ciò che si desidera, ovvero acqua calda per fare le cose rapidamente o a concentrazione molto alta. Da considerare che la pompa della macchinetta del caffè non sopporta bene l'acqua calda, è progettata per l'acqua a temperatura ambiente, per cui... meglio acqua distillata a temperatura ambiente (si scalderà poi nella caldaia). 
Riempito il serbatoio, si riempie la caldaia (preventivamente svuotata se possibile) facendone uscire un pò dal beccuccio del vapore. 
Si maaaa... come faccio a sapere quando la caldaia è "piena" della soluzione? Vai a occhio e cerca nelle specifiche del produttore  la capienza della tua caldaia, per confrontarla poi con una tazza da colazione. In mancanza d'altro, una scodella da caffèlatte di "dimensioni medie" dovrebbe andare bene. Oppure usa il metodo a tempo: 15/20 secondi di erogazione e non pensarci più.
Si maaaa... quanto deve agire la soluzione citrica? Lascia agire per 15 ma anche 20/30 minuti, per poi svuotare  e riempire nuovamente (meglio dire ricambiare l'acqua dentro la caldaia) sino a quando non si svuota tutto il litro dal serbatoio. 
In caso di incrostazioni importanti (ed esempio l'uso intenso per anni senza mai una decalcificazione), ripetere dall'inizio per un altra volta.
Per la pulizia finale si fa passare per l'erogatore ed il beccuccio del vapore un intero serbatoio di acqua pulita (e distillata). 
Sì maaaa.... se non si sciacqua per bene la caldaia? L'acido citrico si trova anche in alcuni additivi alimentari (E330), per cui se restano delle tracce non si muore avvelenati.  L'acido citrico inoltre è insapore, non c'è pericolo che il caffè sappia di limone... oddio... a concentrazioni alte se si assaggia l'acqua sembra un pò salata... meglio sciacquare due volte và. Mi fiderei molto meno as "assaggiare" quelle bottigliette a liquido ove non è riportata la composizione del contenuto... ma indipendentemente dalla mancanza dell'obbligo di indicare la composizione del liquido disincrostante e decalcificante, perchè certi produttori non lo indicano comunque? Un buon segno di attenzione verso i consumatori mai vero? Bastardi! Alla prossima.

P.S. il limone è maturo. Ripeto: il limone è maturo.