martedì 13 ottobre 2009

I2C - serial interface V.2


Ho dovuto auto costruire una seconda versione dell'interfaccia RS232 - I2C. Il "problema" dello schema precedente è che funziona a 5,1 volts. Da alcune misurazioni effettuate sulla scheda che devo sottoporre ad analisi, ho scoperto che il chip di memoria eeprom è alimentato a 3,3 volts. Dal suo datasheet leggo che la massima differenza di potenziale fra i segnali SDA e SCL e la Vcc di alimentazione non può essere superiore di 0,7 volts. Per evitare di bruciare il chip, ho dovuto allora modificare lo schema precedente. Purtroppo, dal mucchio infinito di componenti passivi recuperati da un industria di elettronica ad oggi fallita, trovo solo degli zener da 3.9 volta (BZX55C3V9 da 1/2w). Mi sorge inoltre il dubbio di dover ricalcolare le resistenze di pull-up necessarie al funzionamento della comunicazione nel canale I2C. Da un mio calcolo, che spero sia esatto, mi risulta in ogni caso necessaria una coppia di resistenze molto inferiore ai 2.2k prevista dallo schema reperito in rete (vedi post precedente). Decido allora di lasciare quelle ed adottare i due zener da 3.9 volts, alla peggio non funzionerà nulla ed andrò per tentativi. Sono ancora in attesa di un anima pia e generosa che mi faccia dono di un oscilloscopio digitale a 4 tracce... ne ho proprio bisogno. Ad ogni modo, dato che devo rifare l'interfaccia, decido stavolta di prendermela con calma e racchiudere il tutto dentro il guscio di plastica della spina seriale. L'ho recuperata da un vecchio cavo riposto con cura assieme ad altri che attendono ancora un utilizzo intelligente. Metto in funzione la micro fresa ed il risultato è visibile in foto. Cavo più maneggevole, meno soggetto al rischio di rotture, più pratico... per me ovviamente un capolavoro di manualità con ampi margini di miglioramento ovviamente. Da una prima prova effettuata, sembra che funzioni, anche se i dati estratti sono diversi da quello che mi aspettavo. Dovrò fare ancora dei tentativi, delle letture successive per verificare se i dati estratti sono gli stessi o se cambiano. In quest'ultimo caso significa che c'è qualcosa che non va e dovrò inventarmi qualche altro metodo. Nel frattempo, mi studio per bene il protocollo I2C. Nei prossimi post i risultati delle prove. alla prossima.

P.S. Ponzio Pelato non è un pomodoro menefreghista. Ripeto: Ponzio Pelato non è un pomodoro menefreghista.

domenica 11 ottobre 2009

I2C - serial interface

In vista di un progetto di analisi di alcune memorie eprom che si trovano su molte mother board di numerosi dispositivi elettronici, con applicazioni nel campo dell'hardware informatico, ho la necessità di costruire un interfaccia seriale in grado di poter accedere ai dispositivi I2C. I2C è un protocollo proprietario cui sono dotati numerosi dispositivi fra cui processori, memorie ecc.ecc. E' un canale di comunicazione ad un filo (più la massa ovviamente) che permette l'accesso su un unico filo a più dispositivi disposti "in serie". La documentazione in rete è sin troppo corposa per riportare anche qui le specifiche ed i principi di funzionamento. Meno diffusi gli schemi di collegamenti con l'interfaccia seriale dei PC. Allora ho deciso di stamparmi un manuale comprensivo delle istruzioni di base (seguendo le istruzioni ai 3 post intitolati "Libri fai da te")  e di accingermi alla costruzione usando pezzi di recupero. Meno di un ora e il dispositivo è pronto. Un connettore femmina a 9 pin, due resistenze da 220 ohm, due diodi zener da 5,1 volts ed una millefori microscopica che mi insegna come non vadano mai buttati nemmeno i pezzi più insignificanti.

Lo schema è visibile in foto ma si può trovare all'indirizzo del blog di sodoityourself.com
Ho protetto il tutto con del tubetto termo-restringente. giusto per evitare corti o rotture dovute all'uso ripetuto nel tempo. Il cavo nero è di un alimentatore di un cordless Tele*om, che fanno talmente schifo che si rompono sempre e mi rifiuto di ripararli (così forse la gente la smette di comperare quelle ciofeche). Tre fili terminano su delle prese a molla, per comodità. Per i segnali: Nero - GND, Giallo SCL e rosso SDA.
Anche se le forchette sono troppo grandi per i pin degli integrati SOIC, posso sempre collegarle al volo a dei filetti saldati al chip. Non escludo in futuro di costruirmi delle basette in grado di portare su dei pin esterni i collegamenti agli integrati SOIC rimossi dalle schede. Sto già testando il tutto e l'interfaccia funziona a meraviglia. A breve, tempi  permettendo, i risultati degli esperimenti. Alla prossima.

P.S. Nuvole nere sullo stretto di Largo Italia.  Ripeto: Nuvole nere sullo stretto di Largo Italia.

venerdì 9 ottobre 2009

Motorola RAZR V3i - riparazione


Dopo l'attesa del cover e l'acquisto dei cacciaviti torx T3 e T4 (quest'ultimi non proprio di facile reperibilità), mi sono deciso di aprire il Motorola RAZR V3i che mi era stato consegnato tempo fa con la solita frase di accompagnamento..."...vedi se riesci a fare qualcosa....". Un'amica della mia compagna, in occasione di un incontro serale, mi prega di dare un occhiata al telefonino che le aveva regalato il marito (defunto da poco purtroppo). E' un ricordo e non posso proporre la rottamazione in nome del recupero dei componenti funzionanti, devo "per forza" riuscire a ripararlo. L'apparecchio non è proprio da buttare, è un modello che ancora oggi è quotato più di cento - centocinquanta euro, e non meno di settanta - ottanta se usato, per cui occorre contenere la spesa al di sotto di quella cifra, anche se è un ricordo che va conservato. Il sintomo di guasto è la mancanza dell'audio in ricezione. Per il resto è perfetto, a parte i due gommini di protezione delle viti frontali che mancano, pesanti tracce di fondotinta (anche all'interno), il flip display che "balla".

Sicuramente è caduto a terra. Da una prima analisi, il frontale apribile si muove in modo che sembra manchi una delle due cerniere, per cui ordino immediatamente un cover completo per sostituire un copri cerniera minuscolo (che non viene fornito separatamente). Come da mia abitudine, il cover ordinato è di colore diverso, blu metallizzato contro l'antracite originale. Mi piacciono infatti i cellulari bicolore, personalizzati che escono dagli "schemi". L'apertura non è particolarmente impegnativa, basta procurarsi il manuale di disassemblaggio e con un pò di manualità, l'attrezzatura adatta ed un pò di pazienza si riesce di ridurlo ai minimi termini. La parte critica è rappresentata dal display. 4 Flat ribbon e tre gruppi di pulsanti laterali incastrati. Per togliere quest'ultimi, occorre fare attenzione a non scollare i gommini di ritorno dei tasti,  che se si staccano è un pò difficoltoso re-incollarli. Per le parti da staccare, cui il manuale raccomanda di tenere attaccata al pezzo la colla, è quasi impossibile non lasciare la parte adesiva sul contenitore. Si può provare a scaldarla con un phon in modo da ammorbidirla, senza surriscaldare troppo l'elettronica. Se non si riesce a tenerla attaccata al suo posto, si può provare a ripristinarla con i rotoli dispenser di colla "pritt" in nastro, del tipo non permanente ovviamente. Quando si fanno saltare le clip di aggancio, "prendere" con le pinze quanto riportato nei manuali. A volte occorre fare un pò di forza e se non si capisce come le parti sono agganciate, basta osservare il cover smontato ed ispezionare come sono fatti i punti di aggancio. Può facilitare molto le operazioni ed evitare rotture indesiderate. Dopo aver smontato anche la cerniera e ridotto veramente ai minimi termini l'apparecchio, salta all'occhio il probabile inconveniente. Il flat di collegamento dell'elettronica al flip apribile è composto da tre strati di ribbon ognuno con i propri conduttori.

Ad un ispezione attenta, si nota che il ribbon centrale è spezzato ed in particolare impedisce la connessione di due fili. Se si guarda la foto attentamente, si vede chiaramente. La causa è sin troppo ovvia. La rottura della cerniera, di un pezzettino di plastica di pochissimi centesimi di valore, ha prodotto, come conseguenza dovuta all'utilizzo quotidiano in condizioni "fuori specifica", la rottura "per fatica" del flat.
Quel cavo è collegato alla tastiera a membrana (protetta da un cover metallico che fa da tastiera vera e propria) incollata al supporto plastico del telefono. Dato che è rotta, si può "scollarla" senza tante precauzioni e sostituirla con una di nuova, già ordinata su ebai per 10 euri, ovviamente all'estero altrimenti ad ordinarla qui occorre pagarne altrettanti solo di spedizione. Il problema nella rimozione di quel tipo di tastiera è la possibilità di piegare accidentalmente le "cupole" metalliche che fanno da tasto e che producono il "click" tipico. Se queste cupole si piegano all'interno, è meglio sostituire tutta la tastiera divenuta così inutilizzabile.
Ora resto in attesa del pezzo, sperando arrivi in fretta, altrimenti mi dimentico la sequenza di rimontaggio dei pezzi sparpagliati sul tavolo del laboratorio :-) Spero proprio di riuscirci, più che altro per soddisfazione personale che altro. Sono due ore di lavoro e 20 euro circa di materiale. A chiederne 40 o 50 non è poi così malaccio se si pensa che un centro di assistenza autorizzato (che deve ovviamente mantenere il negozio con tasse, pizzi e balzelli vari) ne potrebbe chiedere poco meno del triplo. Unico neo i tempi di attesa delle parti di ricambio, sopportabili dal fatto che ormai le persone hanno tre o quattro apparecchi a testa e se se ne rompe uno c'è sempre quello di scorta. Se penso ai tempi in cui sono stato fra i primi ad acquistare un motorola star-tac, il modello con display a led rossi, pagato all'epoca 2 milioni di vecchie lire (cash...allora si che ero ricco!), mi viene da ridere. Il cellulare allora sì era uno status symbol, in realtà una fesseria per persone che ostentano per mascherare la propria pochezza d'animo (sic!). Alla prossima.

P.S. Sono più fesso che intelligente. Ripeto:Sono più fesso che intelligente.