sabato 30 agosto 2008

Iron PCB Desolder

Per chi come me ha l'hobby del recupero, e la coscienza che questo pianeta ha bisogno di meno rifiuti visto che lo abitiamo, sono necessari gli strumenti adatti per poter operare speditamente. Preso da un impulso creativo ed un pò spinto dalla necessità, mi sono cimentato nella costruzione di un dissaldatore per i componenti SMD. L'esperienza fatta con la pistola termica (hot air rework) non mi ha entusiasmato. E' necessaria, per il sistema Home made hot air, una manualità ed un attenzione eccessiva. E' un metodo grezzo e brutale che lascia solo una mano libera. E' inoltre un sistema empirico a temperatura non regolata, basta infatti avvicinarsi od allontanarsi che la temperatura varia di molto, è facile bruciare il PCB ed anche i componenti, si rischia inoltre di fare fumo che mi risulta essere estremamente pericoloso e velenoso.... Con la pistola ad aria calda alcuni componenti, quelli più piccoli, si dissaldano quasi subito (ed a volte se ne volano via spinti dal flusso d'aria), mentre i connettori e le parti più grosse ci mettono un pò di tempo a sciogliere lo stagno, col risultato che a volte la plastica inizia a sciogliersi ed i contatti vengono via in parte rovinando irrimediabilmente il pezzo. Specialmente i connettori dei cavi flessibili di tipo flat, sono soggetti a sciogliersi e compromettere il pettine.... Soluzione??
Ho adocchiato il mio vecchio ferro da stiro, che gloriosamente mi ha aiutato a stirare le camicie nel periodo in cui vivevo da solo. Per farlo stare orizzontale con la piastra in alto ho smontato il manico e tutta la parte "idraulica" (serbatoio, cannucce per lo spray d'acqua, ed altri componenti superflui). Ho poi preso una base recuperata da un espositore da negozio, ci ho praticato due fori del diametro giusto a farci entrare le parti sporgenti, scavati con profondità variabile in modo da tenere "in bolla" la piastra, una buona dose di colla termica per metalli, una manopola regolatore di temperatura in legno (visto che la rotellina originale se ne era andata da tempo) e un breve lavoro di dremel. Et voilà... non è difficile ed il lavoro può essere adatto anche per chi non possiede particolari attrezzature. Il bimetallo che interrompe l'alimentazione del ferro da stiro deve essere lasciato (e deve funzionare) per evitare surriscaldamenti eccessivi e pericoli di incendio. Mi raccomando, questo è un lavoro da fare con cognizione di causa ed i ferri da stiro non sono tutti uguali.
Comunque. Per vedere all'opera la creatura basta infilare la spina in una presa, attendere qualche minuto sino al raggiungimento della temperatura massima (si sente l'interruttore a bimetallo che scatta e la spia si spegne) e appoggiare sopra il circuito stampato da dissaldare. Si inizia a rimuovere i componenti più piccoli per passare via via a quelli più grossi. Il risultato non è per nulla male. I connettori in plastica vengono via facilmente e la plastica resta integra. I componenti SMD si staccano senza difficoltà e non bruciano. Anche i connettori più ostici, tipo il mini centronics che si vede nelle foto, non sono per nulla critici nella loro rimozione. Il connettore per la DIMM è venuto via perfettamente intatto, così come gli integrati. Per un lavoro eccellente occorre porre attenzione ed adottare alcuni "trucchi" del mestiere.
Migliori risultati si ottengono con la parte inferiore del PCB possibilmente piatta e priva di componenti.
In presenza di componenti thru hole, i refori sollevano il PCB impedendo un efficiente trasmissione del calore allo stagno sulla superficie.
Con circuiti che presentano componenti da entrambe le facciate... non è questo il metodo migliore se si intende recuperare tutto.
Con la pinzetta utilizzata per la rimozione, esercitare una certa pressione attorno all'area da scaldare in modo che lo stampato resti a contatto con la piastra del ferro da stiro.
L'area più calda è verso la parte centrale spostata verso la punta.
E' suggerito l'uso di una ventosa per sollevare i circuiti integrati più grandi (con le pinzette è un pò un casino).
La temperatura della piastra varia a seconda della fase di riscaldamento / raffreddamento e della zona di misurazione.
In punta da un minimo di 205°C ad un massimo di 252°C - qui la temperatura varia più rapidamente in quanto l'area di riscaldamento è minore
A metà da un minimo di 212°C ad un massimo di 245°C
Verso il retro da un minimo di 209°C ad un massimo di 238°C
Nel metodo di misurazione non si è tenuto conto dell'assestamento della temperatura dalla fase iniziale alla fase a regime (notare alcuni valori "incongruenti") ma è interessante notare che siamo al limite della temperatura di fusione dello stagno (quello non RoHS). Tenendo conto del calo di temperatura nella trasmissione del calore fra piastra, aria e pcb... siamo al limite... forse qualche grado in più no sarebbe male, col rischio però di veder formarsi del fumo dannoso e pericoloso.
Uno dei vantaggi di questo sistema di recupero è il costo ZERO dell'apparecchio, il poter lavorare con entrambe le mani libere, i componenti sono recuperati al 100% senza rischio di bruciature. Non male.
Fra gli svantaggi più fastidiosi è la difficoltà con i PCB ove sono presenti dei componenti a foro passante. Non stanno bene a contatto con la piastra la cui temperatura è ideale con i pcb piatti, ma insufficiente ad irraggiare calore se c'è spazio fra circuito e piastra.In questo esempio possiamo vedere come tutti i componenti presenti sul PCB sono stati rimossi in pochi minuti: delle reti resistive, un quarzo, degli integrati (che vanno ora classificati), condensatori elettrolitici, due induttanze (il cui valore sarà oggetto di indagine futura) e i connettori che si vedono in foto. Passo a riporre ordinatamente il tutto nei cassettini e frugare nello scatolone dei PCB in attesa, per sceglierne un altro. Così libero un pò di spazio. Ah, quasi dimenticavo. Il circuito stampato "nudo" va smaltito all'ecocentro nell'apposito contenitore delle apparecchiature elettroniche, questo sino a quando non troverò il modo di recuperare l'oro e l'argento presenti. Ok. Sono soddisfatto. Alla prossima.

P.S. Michele controlla il 15 - 27 - 10 . Ripeto:Michele controlla il 15 - 27 - 10

Gli ingegèri

Non sapevo che era stata creata una nuova qualifica accademica. Sapevo che esistono i "Giometri" ma non gli Ingegèri. Il neologismo appare su un autorevole sito di servizi informatici di recupero dati, con tanto di numero verde e struttura che da da pensare, caspita questi sì che sanno il fatto loro. Complimenti davvero. Peccato per gli errori nel trascrivere la presentazione. Per un blog può essere, per un sito aziendale la cosa è devastante. Gli errori di ortografia sono lo specchio dell'azienda. Vanno evitati assolutamente, a costo di leggere, leggere, leggere e rileggere sino a sfinimento. Per questo motivo la realizzazione di un sito web è costosa, molto costosa, e l'uso dei correttori ortografici automatici da evitare o perlomeno da usare con un minimo di "granu salis". Basterebbe incaricare un ingegère, che costa meno di un ingegnere, per evitare strafalcioni ed ottenere un servizio eccellente, sopra la media. il futuro del web è negli ingegèri, laureati in ingegeria triennale. Meglio conosciuti come Dotori in ingegeria, sono la nuova frontiera della tecologia. Tecologia ed Ingegeria Informatica, il lavoro del futuro, la professione simbolo, un must obbligato per chi desidera avere successo...Iscrivetevi tutti all'Ordine degli Ingegèri!! Auguri e buon lavoro.

P.S. La zanzara ha pizzicato. Ripeto: La zanzara ha pizzicato.

venerdì 29 agosto 2008

disassemblaggio selvaggio

Ci sono delle sere, come questa, che mi piglia il ruzzo di smontare qualcosa e ridurlo ai minimi termini. Ho appena terminato di fare a pezzi una laser, Kyocera che funzionava perfettamente ma ingombrava inutilmente il laboratorio. Domani un giro all'ecocentro e sistemo ferro, plastica, toner e altri materiali separati. Le schede elettroniche le tengo per recuperare i componenti elettronici. La lampada a filamento del fusore è rigorosamente stoccata con le altre, in attesa di farmi venire la voglia di costruire delle piantane di illuminazione. Ne ho approfittato anche per aprire dei gruppi ottici di alcune stampanti laser messe da parte. Specchi, lenti, circuiti di regolazione per i motorini di deviazione della luce e tre diodi laser con tanto di circuito driver... di quest'ultimi ne ho a iosa, alcuni già fusi in seguito ad alcuni esperimenti andati a male. Da quelli funzionanti, se riuscirò ad accenderli, vorrei tentare di realizzare un microfono laser da puntare sulle finestre ed inter*ettare le conversazioni. Ho letto alcuni schemi di principio, che a vederli sembra più una bufala che verità. Ma il principio può essere valido e con un sistema di lenti, un paziente lavoro sperimentale di messa a fuoco, non dovrebbe essere difficile tentare qualche esperimento e verificare se la cosa è fattibile. Basta captare la (micro)vibrazione e trasdurla in modo che sia udibile con un adeguata amplificazione. Meglio se si usa un laser ad infrarosso, altrimenti l'inter*ettato potrebbe notare il puntino luminoso. Nel frattempo parcheggio il tutto in attesa di qualche serata piovosa, dove è "vietato" uscire se il buon senso prevale. Una interc*tta*ione fai da te credo sia vietata, o forse il suo utilizzo, ma so che molti investigatori, cara*inieri e p*lizia se ne fregano delle regole (alla faccia dei diritti) ed inte**ettano, sp*ano, ped*nano... senza autorizzazioni, giusto per ottenere qualche informazione che li indirizzi ed andare quasi a colpo sicuro. L'importante è non farsi pizzicare ad utilizzare questi strumenti, possederli non credo sia reato. Nemmeno realizzarli a scopo sperimentale o di ricerca scientifica. Non sono un tipo abituato a farsi gli affari altrui, anzi, ma noto sempre con maggiore frequenza che molti si specializzano nel farsi quelli degli altri, con dedizione crescente. Quelli poi che quando ti incontrano sono tutto un sorriso ma cambiano atteggiamento appena te ne vai, sparlando, calunninando, denigrando, mentendo,.... quelli ormai non si contano più da quanti sono. Educazione zero. alla prossima

P.S. il cappellaio è uscito. Ripeto: il cappellaio è uscito.