martedì 13 maggio 2008

Il pitale del nonno

Fra le "cianfrusaglie" che mi ostino a non buttare, sia per spirito ecologico che per combattere il consumismo dilagante che imperversa in questi tempi, ho trovato un vecchio mobile dall'aspetto strano. Era un pò che campeggiava sugli scaffali della falegnameria di casa. Mi sono sempre chiesto da dove venisse e cosa fosse. Dopo essermi informato presso i parenti, scopro che è il "cesso" che utilizzava mio nonno.
A quei tempi, quando i bisogni si andava a farli all'esterno, avere i servizi in casa era un lusso per pochi ricchi. Quello di cui parlo è il modello che usava prima di installare la tazza con lo sciacquone che utilizzava l'acqua piovana raccolta in una cisterna in granaio (soluzione davvero ecologica). Anche quest'ultima soluzione era una novità all'avanguardia per quei tempi ed un lusso per pochi.
"La tazza" è un cubo di legno, con all'interno un supporto che porta il vaso di porcellana, chiuso da un coperchio esterno incernierato e con all'interno due coperchi rotondi. Nell'indagare, scopro inoltre che quel pirla di mio cognato ha bruciato in un falò delle vecchie imposte di legno della casa di mio nonno, di quelle con cerniere e maniglie in ferro battuto a mano. Deficiente! Ora che in una vecchia casa "ristrutturata" hai le persiane di plastica ed i mobili dell'ikea dovresti sentirti contento ed orgoglioso no? (cretino di un giometra!).
Purtroppo, per il pitale miracolosamente salvato dal piromane, qualcuno ha in precedenza tentato di recuperarlo, passandoci la carta vetrata e togliendo così la patina originale che gli conferiva un aspetto "antico". Il restauratore "faidate" mi ha detto che l'odore "di piscio" era troppo forte ed ha preferito abbandonare (per fortuna) il massacro. Francamente, dopo più di cinquant'anni, non si sente nessun odore. Il pitale è stato per lungo tempo il ristorante dei tarli più grossi del mondo. Un paio di piedini sono corrosi dall'umidità e richiedono una ricostruzione. Le cerniere del coperchio esterno sono in ferro arrugginito, fissate con dei chiodi fatti a mano. Decido di conservare il più possibile, senza eliminare i buchi dei tarli (ho sentito che danno valore al pezzo). Ci passo però delle abbondanti pennellate di "tarlistop" per porre fine al banchetto a sbafo. Per i piedini, non ho attrezzature e legni da restauro. Decido di stuccare e ricostruire.
Il legno e la struttura sono comunque solidi e ben fissati da non richiedere incollature extra o fissaggi particolari. Lascio tutto com'è e ci passo un paio di mani di vernice impregnante all'acqua. Poi due mani di vernice satinata e dovrei riuscire a conferirci un aspetto decente per arricchire l'arredo della casa della mia compagna (tat). Nelle prossime puntate alcune foto e i passi di come procede il lavoro. In attesa..un abbraccio.

P.S. La mensa è imbandita. Ripeto: La mensa è imbandita.

lunedì 12 maggio 2008

Cornici fai da te


Devo proprio essere stressato in questo periodo, se per pensare ad altro mi sono impegnato nella costruzione di alcune cornici di legno. Ho, da non ricordo quanto tempo, delle riproduzioni di alcune foto d'epoca, ricavate da un calendario che mi era stato regalato tempo fa da un fotografo. Saranno i soggetti, la pergamena ingiallita, lo stile retrò..mi piacciono ed ho deciso di incorniciarle. Non fate caso alla qualità delle foto. I quadretti hanno ancora la pellicola protettiva (si nota). Ho dovuto inoltre, per ragioni di spazio, ridurre la risoluzione ad un livello accettabile per dare un idea del lavoro finito.

Per fare le cornici, la cosa più importante è fare i tagli perfettamente a 45 gradi. Senza una troncatrice non è facile. Seghetto a mano, tanta pazienza e precisione. Nonostante il lavoro manuale, le giunture sono venute benissimo, senza fessure o antiestetici spazi. Per fissare i lati mi sono aiutato con un attrezzo che mi sono auto costruito (copiato da uno che avevo visto al brico e che costava uno sproposito). Quattro angoli a 90 gradi, dove all'esterno passa un filo di nylon (resistente) che parte da una molla di tensione e termina su 3 viti sporgenti che mi permettono di fissarlo. Il tutto assicura una buona pressione, adatta a far uscire la colla in eccesso (che va ovviamente rimossa accuratamente altrimenti la vernice "non attacca"). Per finire, una mano di vernice, color noce ovviamente (ne vado matto) anche se il legno utilizzato aveva una tonalità più che ottima.

Per finire una passata di cera d'api per proteggere il tutto. Al posto del vetro ho utilizzato del plexyglass, tagliato a mano con un taglierino professionale. Il fondo nel retro è fatto con materiale di recupero, salvato anche questo dalla discarica. Completa la copertura posteriore un foglio di carta da pacchi marrone, con dedica e firma autografa.
Ne ho approfittato anche per incorniciare il calendario dell'anno bisestile 1988 di una notissima azienda che produce grappa (che però non bevo, in quanto non mi piace). Anche queste, come gli oggetti restaurati in precedenza, le darò alla mia compagna, che si deve ri-arredare la casa dopo l'incendio che l'ha distrutta. Il nido sta venendo proprio bene, pian piano, pezzo per pezzo, con tanta pazienza e nonostante le finanze limitatissime. Sono contento di poterle dare una mano, che di sfortuna ne ha avuta davvero tanta. A presto e...un abbraccio.

P.S. Nuvole e venti da sud-ovest. Ripeto: Nuvole e venti da sud-ovest.

Riparazioni IV

L'informatica, lo sviluppo di software, l'elettronica e la progettazione... sono lavori stressanti se protratti per lungo periodo senza riposo. Allora, per distrarmi, ho deciso di restaurare una vecchia sedia di legno che la mia compagna, sapendo dei miei hobbyes e dei miei interessi nel lavoro manuale, mi ha affidato "per darci una sistemata".
Il mio carattere estremamente pignolo e metodico, il perfezionismo e la mania di strafare hanno scatenato una serie di scelte che hanno prodotto un buon risultato.
Di ri-impagliare la vecchia sedia nemmeno a parlarne. Non lo so fare (per ora). Decido allora di restaurare il legno e dargli una tonalità noce. Smontaggio pezzo per pezzo (facilitato dal fatto che una volta non si usavano le colle sintetiche di oggi) e carta vetrata. Dopo aver riportato il legno al suo stato naturale (togliendo anche alcune macchie di vernice) mi accorgo che la parte delle gambe che poggia a terra è rovinata dall'umidità. La seggiola (che usava la mia compagna per giocare quando era piccina) è rimasta per molto tempo a contatto con la terra battuta, accanto una cisterna di acqua potabile (cisterna che non tiene nemmeno tanto bene). Il legno pertanto tende a sgretolarsi. Decido di adottare la tecnica conservativa e impregnare il tutto con un prodotto apposito, che dovrebbe dare un pò di consistenza. Una mano finale di vernice color noce ed il tutto è fatto. Manca la seduta. La seggiola si dovrà inserire in un arredamento rustico. Travi (a vista) e pavimento in legno. Pareti in arancio anticato veneziano (un lavoraccio che per regalo ho fatto da me in un paio di giorni) in un salotto con arredamento in ferro battuto. Serve una seduta importante, antica e preziosa allo stesso tempo. Vado dal mio tappezziere/fornitore e mi procuro uno scampolo di stoffa rosa damascato (spettacolare). Già che ci sono mi faccio regalare anche una fettuccia per il bordo e la stoffa per coprire la parte inferiore della seduta. Un paziente lavoro di intaglio del legno, posizionamento della gommapiuma e conseguente fissaggio della stoffa con la graffettatrice, completa quello che per me è un vero capolavoro.
Ancora una volta una vecchia sedia che a vederla veniva voglia di buttare in discarica, diventa un pezzo d'arredamento prezioso e stupendo. Ne sono orgoglioso e quasi quasi mi dispiace di restituirla. E' una sorpresa che farò alla mia donna. Ci è affezionata a quella seggiola. Amore mio....quanto ti amo.

P.S. Le fragole sono mature. Ripeto: Le fragole sono mature.