mercoledì 24 settembre 2025

L'Odissea del Cervello Digitale: Quando un'IA Impara (A Caro Prezzo)

Oggi voglio documentare un'esperienza… illuminante. Sì, "illuminante" è l'aggettivo perfetto, considerando le scariche elettriche che ne sono scaturite (e non parlo solo di quelle sull'immagine finale). Ho appena concluso quella che potrei definire un'intensa sessione di "formazione sul campo" con una certa intelligenza artificiale, una di quelle che, teoricamente, dovrebbero semplificarci la vita. Il risultato? Un'immagine. Una singola, maledettamente complessa, immagine di un cervello digitale. E un'epopea degna di un poema omerico.

L'idea era semplice: l'immagine di un cervello che somigliasse a un circuito elettronico digitale, con predominanza del  blu cobalto. Elementare, Watson, direte voi. E invece no. 



Non per la nostra amica IA. La prima versione, diciamocelo, era piatta come una tavola da surf. Due dimensioni. Zero ombre. Zero profondità. Un'ode alla piattezza. Ho dovuto, con la pazienza di un maestro zen (o forse di un genitore alla milionesima volta che spiega come si allacciano le scarpe), spiegare che un cervello, pur se digitale, ha una sua voluminosità. Ha delle curvature. Ha delle… insomma, non è un pancake.

Poi è arrivato lo sfondo. "Attività elettrica, sfumature, per favore." E l'IA, nel suo infinito zelo (e nella sua scarsa comprensione delle direttive umane), ha tirato fuori qualcosa che, onestamente, sembrava la copertina di un CD degli anni '90. Non proprio il "boom" neurologico che cercavo. Ma andiamo avanti, si impara. O almeno così si spera.

Le scariche elettriche. Ah, le scariche. Quelle sì che le ha generate con entusiasmo! Sembrava avesse appena scoperto il potere del fulmine di Zeus. Peccato che fossero così statiche, così... bidimensionali. "Prospettiva!" ho dovuto urlare (metaforicamente, ovviamente, non voglio traumatizzare i server). E lì, finalmente, un piccolo barlume di comprensione. Le scariche hanno iniziato a "balzare" un po' di qua e di là. Un piccolo passo per l'IA, un grande balzo per l'umanità (o almeno per il mio umore).

Ma la vera battaglia... è stata sul 3D. Ho chiesto un cervello in 3D, non una fetta di cervello impilata come un panino. "Dagli volume, che sembra piatto!" ho implorato. E cosa fa la nostra amica IA? Mi restituisce un cervello che sembrava fatto a strati, come una torta millefoglie. Non la forma tondeggiante e complessa di un organo, ma un blocco squadrato. A quel punto, ho quasi sentito un tic all'occhio destro. "Riprova, dai, so che lo sai fare!" ho promptato, cercando di incoraggiarla con un tono che, retrospettivamente, suonava più come quello di un allenatore esasperato con un team di ragazzini.

Abbiamo ruotato il cervello di tre quarti (non senza spiegare anche l'asse di rotazione). Abbiamo cercato di dargli una texture "realistica ma digitale". E poi sono arrivati i famigerati cerchi fucsia. Ah, i cerchi fucsia sullo sfondo...ma cosa c'entrano? nessuno ha dato direttive per dei cerchi fucsia sullo sfondo. Che, dato che li aveva previsti, dovevano essere sfumati. Poi meno evidenti. Poi "trasparenti". Ogni volta, un tentativo che rendeva i cerchi *più* brillanti, *più* invadenti, come due fari al neon che urlavano "Guardami! Distraiti dal cervello!". A un certo punto ho pensato che l'IA si stesse prendendo gioco di me. "Stai scherzando o mi spiego male?" mi sono trovato a digitare, con un misto di rassegnazione e incredulità, come se stessi interagendo con un umano imbecille.

Alla fine, la pace. La tregua. "Toglili", ho detto. "Togli i cerchi. Basta. Non è destino." E finalmente, una vittoria (di pirro). L'immagine era pulita.

E poi, il tocco finale: i puntini sfumati sullo sfondo dovevano diventare "sequenze di bit, zeri e uno, "blurrati" ma leggibili." E qui, l'IA ha brillato. Ha colto l'essenza. Ha capito la sfumatura. Ha generato uno sfondo che non era esattamente ciò che avevo in mente ma a questo punto mi accontento e preferisco non andare oltre ad interagire con una pippa di IA alla versione 0.1 alfa.



 

L'immagine finale...è bella? NI, si poteva fare molto meglio. Sicuramente per farla io, avrei dovuto lavorarci non poco ma sicuramente avrei consumato il mio cervello che così facendo si sarebbe però allenato ed evoluto... ed invece mi sono impigrito a cazzeggiare con una stupida macchina. Ma pensate al percorso. Pensate a quanti "token" sono stati consumati. Quanti cicli di elaborazione. Quanti watt trasformati in calore che l'ambiente ha dovuto sopportare. Non è solo un'immagine; è un monumento all'iterazione, alla perseveranza umana (la mia) e all'apprendimento (l'IA, si spera) e contemporaneamente uno sputo in faccia all'ambiente (e chissenenfrega dei pinguini e degli orsi bianchi, direbbe un unano).

Quindi, la prossima volta che interagite con un' "intelligenza" artificiale, ricordatevi di me. Ricordatevi dei cerchi fucsia. Ricordatevi che dietro ogni "generazione di immagine" mai perfetta, c'è una storia di piccoli, continui aggiustamenti, estenuanti tentativi di spiegare l'ovvio a dei pezzi di silicio. Ed un impatto, sì, anche quello. Non per farvi sentire in colpa, ma per spronarvi a essere chiari fin da subito, che poi quando qualcosa non va è sempre colpa del prompt sbagliato dell'umano stupido. Come ho imparato a mie spese, anche l'IA più "avanzata" ha bisogno di un po' di "incoraggiamento" per capire che un cervello, anche se digitale, non è un pancake a strati. E che due luci al neon non sono una sfumatura eterea. Alla prossima Odissea digitale!

P.S. La Gazza è morta, il biberon è freddo. Ripeto: La Gazza è morta, il biberon è freddo.


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venerdì 25 luglio 2025

Perché le menti più BRILLANTI spariscono dalla società

 


Immagina qualcuno che prima illuminava ogni stanza in cui metteva piede e ora è solo un fantasma. Sparito e con lui moltissimi altri. Menti sveglie, lucide, affascinanti, capaci di incantare, sparite. Professionisti che rinunciano alla carriera, dirigenti che di punto in bianco cambiano vita, artisti che mollano le gallerie, insegnanti che non vogliono più saperne di insegnare. È ovunque, ma nessuno ha il coraggio di parlarne. Perché le menti più lucide stanno scomparendo dalla vita sociale? Cosa vedono che gli altri nemmeno sospettano e cosa succede quando l'intelligenza diventa un fardello? Le risposte non confortano, anzi turbano, perché una volta che lo capisci non puoi più tornare indietro.

Tutto parte da un'inquietudine sottile che comincia a scavarti dentro. Senti che c'è qualcosa di profondamente sbagliato in quell'ordine perfetto che la società ti propina. Sei in una riunione e tutti applaudono il solito leccachiulo. Guardi amici fraterni svenarsi e snaturarsi per rincorrere illusioni. Vivi in un mondo che esalta l'egoismo e punisce la coscienza, che premia i comportamenti peggiori e punisce quelli migliori.

Ed a un certo punto capisci che il pazzo non sei tu, è tutto il resto. E una volta che vedi le crepe, diventa impossibile ignorarle. Perché si decide scientemente di sparire da questa società?

Primo motivo: il vuoto dentro le norme sociali. L'interazione umana è diventata un copione mal recitato, una messa in scena, un balletto in cui tutti conoscono i passi, ma nessuno ricorda precisamente perché cazzo sta ballando. Conversazioni che non portano da nessuna parte, persone che parlano sempre e non ascoltano mai. Scambi di banalità che occupano il tempo, ma consumano la vita. Non è disprezzo per la conversazione leggera, non è arroganza, è fame. È come essere uno chef stellato costretto a masticare hamburger ogni giorno. Ecco cosa prova un pensatore profondo davanti alle interazioni superficiali. Si bramano dialoghi che approfondiscono, domande che spingono oltre, scambi che trasformano, ma le regole sociali moderne hanno ridotto il contatto umano a fast food, rapido, facile, vuoto. Così i più intelligenti iniziano a ritirarsi non dalle persone, ma dai rituali inutili che solo in teoria dovrebbero essere connessioni.

Secondo motivo: il pensiero da gregge. Lo fanno tutti. Una frase che per le menti lucide suona peggio di una bestemmia. Osservano persone rinunciare alla propria individualità pur di sentirsi parte del branco. Vedono menti uniche trasformarsi in fotocopiatrici. Assistere alla morte della curiosità in nome della conformità è come osservare un'anima spegnersi. Esempio: prova a esprimere un'opinione scomoda durante una cena. Guarda cosa succede. Nessuno affronta davvero la tua idea. Cercano solo di correggere il tuo pensiero. Il messaggio è chiaro: resta in fila o resta fuori. Ma una mente intelligente non riesce a restare in fila. Fa domande, sfida le certezze, impone il dubbio come strumento per approfondire. Una mente lucida non accetta che il consenso collettivo sia una prova, anzi considera il consenso collettivo come l'esatto contrario di una prova. Questo la rende pericolosa per il gruppo, perché le domande sono contagiose, il dubbio si diffonde, il pensiero indipendente distrugge l'equilibrio del gregge. Così la società ha creato un sistema immunitario contro l'intelligenza. Isola chi interroga, deride chi dubita, punisce chi non si uniforma. La persona intelligente si ritrova davanti a una scelta: tradire la propria mente o perdere il proprio branco. La seconda scelta è quella più frequente. Molti scelgono anche una terza via: creare un proprio branco lontano dalla folla impazzita, il branco dei pari.

Terzo motivo: le menti brillanti sono ipercapevoli della trappola del consumismo. Compro, quindi esisto. Una mente lucida guarda la pubblicità come Superman guarda attraverso i muri, capisce la psicologia, riconosce la manipolazione, conosce il meccanismo e ne è disgustata. Osserva persone definire se stesse attraverso gli acquisti, vede identità ridotte a marchi, assiste al valore umano misurato in oggetti, ma ecco cosa davvero sconvolge: il sistema funziona perché è costruito per funzionare. Uno, crea insicurezza. Due, vende la soluzione. Tre, offre soddisfazione momentanea. Quattro, genera nuova insicurezza e ricomincia per sempre, senza soluzione di continuità. Ciò che hai appena comprato in un attimo diventa fuori moda, caro il mio coglionazzo, direbbe il mega direttore generale, l'onorevole cavaliere Conte Diego Catellani. Una mente intelligente riconosce in tutto questo una forma di schiavitù. Volontaria, certo, ma pur sempre schiavitù. Vede persone intrappolate in cicli di guadagno e spesa e formula la domanda che nessuno vuole affrontare: qual è il senso? Questa domanda li rende inadatti a molti lavori. Così si tirano fuori scegliendo significato al posto del denaro, scopo al posto del profitto, libertà al posto del possedere oggetti. E la società li chiama asociali, strani, sbagliati, solo perché si rifiutano di giocare a un gioco che non hanno mai accettato di iniziare.

Quarto motivo: vedono il vuoto nella connessione digitale. Connessi ma soli, l'ironia crudele del nostro tempo. Abbiamo più strumenti di connessione che mai prima d'ora, ma non siamo mai stati così isolati. La mente intelligente capisce subito la differenza fra connessione e contatto, fra comunicazione e conversazione, fra fare rete e creare relazioni. I social promettono comunità, ma glorificano i beoti, pretendono chi sbandieri la propria intimità per servirla come spettacolo. Promettono autenticità, ma premiano la finzione. I pensieri articolati vengono ridotti a slogan. Le idee complesse diventano meme. Le menti brillanti vedono persone confondere viralità con valore. Assistono a un coinvolgimento superficiale travestito da connessione profonda. Così, sempre più spesso, le menti brillanti si ritirano dai social, non perché odiano la tecnologia, ma perché amano troppo la connessione autentica per accontentarsi di surrogati.

Quinto motivo: sono per natura introspettivi. Ho bisogno di tempo per pensare. In un mondo dipendente dall'azione suona come una scusa, ma per una mente lucida la riflessione non è un lusso, è vitale. Serve tempo per elaborare, integrare, comprendere e collegare punti che altri nemmeno vedono. Ma la vita moderna è costruita per impedire il pensiero. Stimoli continui, distrazioni infinite, movimento perpetuo. La persona intelligente ha bisogno di silenzio per ascoltare i propri pensieri, solitudine per orientarsi nella complessità, spazio per sviluppare comprensione. E la società interpreta questo bisogno come un difetto, una debolezza, un comportamento antisociale. Ma loro sanno la verità. Sanno che l'azione senza riflessione è solo agitazione. Fare senza pensare è lavoro inutile. Così difendono il proprio tempo mentale, proteggono la solitudine, creano uno spazio per la riflessione, stabiliscono confini netti e invalicabili.

Sesto motivo: si sentono moralmente fuori posto. I buoni non trionfano, i cattivi vengono promossi. I sistemi moderni premiano semplicemente i comportamenti sbagliati ed i leccaulo sono al potere. Individui gentili vengono sfruttati mentre i cinici fanno carriera. La virtù viene punita, la mediocrità, sempre obbediente, viene celebrata. Lo schema è ovunque. La politica è manipolazione, mai verità. Il business preferisce lo sfruttamento alla creazione di valore. Scelgono il sensazionalismo, non l'adesione alla realtà. L'istruzione favorisce la conformità, ma hai la creatività. La persona intelligente capisce che per riuscire dentro questi sistemi serve rinunciare all'etica e non è disposta a pagarne il prezzo. Meglio fallire con integrità che trionfare con la corruzione. Questa posizione morale esclude da molti percorsi convenzionali di successo, ma conserva qualcosa di molto più prezioso: la propria anima.

Settimo motivo: le menti intelligenti sono stanche di dover semplificarsi dopo aver passato la vita a tradursi, a rendere più semplici i propri pensieri, a nascondere intuizioni, a fingere di essere meno di ciò che sono. Beh, hanno imparato che l'intelligenza intimorisce, che la complessità confonde, che la profondità mette a disagio. Così si sono costruite un secondo linguaggio, una versione semplificata di sé da mostrare in pubblico. Ma la situazione non dura per sempre, perché logora e qualcosa va sempre perso. Alla fine il conto arriva puntualmente. Meglio accompagnarsi con le poche persone capaci di reggere quella profondità. E per gli altri, ciao ciao.

Non è arroganza, è sopravvivenza. È il tentativo disperato di proteggere il proprio sé autentico in un mondo che esige semplicità artificiale. Quando una persona intelligente si ritira, la società perde molto più della sua produttività, perde la propria coscienza. Sono loro a fare domande scomode, a sfidare i sistemi corrotti, a rifiutare risposte come 'È sempre stato così?'. Sono i canarini nelle miniere del nostro tempo e stanno morendo non nel corpo, ma nello spirito, nell'intelletto, nell'emozione. Stanno diventando invisibili, silenziosi e irrilevanti per scelta e il mondo diventa un po' più stupido, un po' più crudele, un po' meno consapevole dei propri problemi.

Questa non è la storia di geni sociali, è la storia di persone intelligenti che hanno provato a interagire con il mondo e hanno scoperto che non era abbastanza. Non hanno respinto la società perché si sentivano superiori, l'hanno respinta perché speravano che potesse essere migliore. La domanda non è se abbiano fatto bene ad andarsene. La vera domanda è che tipo di mondo spinge le menti più brillanti verso l'uscita. Il futuro dipende da questa risposta. Possiamo continuare a costruire sistemi che alienano l'intelligenza, possiamo continuare a premiare la mediocrità e punire l'eccellenza.

Oppure possiamo scegliere un'altra strada. Possiamo creare spazi dove il pensiero profondo sia il benvenuto, premiare chi è autentico, valorizzare la sostanza e non l'apparenza, celebrare la complessità invece di temerla. Le menti brillanti ci stanno osservando, sperano che noi dimostreremo che si sbagliano su questa società. Il fatto è che siamo d'accordo con loro. La scelta è nostra. Il tempo è adesso. Quale strada imboccheremo? Tu quale strada hai imboccato? Se sei fra quelle menti, scrivi semplicemente nei commenti 'la mia'. Io capirò, noi capiremo. Se hai idee della strada che dobbiamo imboccare, beh, siamo tutto orecchi. La giostra della consapevolezza in questo canale non si ferma mai.

P.S.  I canarini nel buio cercano la luce. Ripeto: I canarini nel buio cercano la luce.

martedì 22 luglio 2025

Bustine mineralizzanti per acqua distillata


Sono basito ed esterrefatto! ma partiamo dall'inizio... ogni tanto la mia mente malata si addentra in pensieri che visualizzano un futuro distopico, frutto di allucinazioni indotte dalla quantità industriale di farmaci prescritti dagli sciamani organizzati in Ordini professionali. Complice il cambiamento climatico, una politica che ci fa pagare la pioggia, imprenditori che inquinano le risorse con i PFAS ed avvelenano i pozzi... temo che in futuro ci prenderemo a coltellate tra noi per una bottiglia di acqua "sana".... che poi lo sappiamo dai, l'acqua in bottiglia è meno sana di quella del rubinetto e quella del rubinetto è inquinata quando chi deve controllarla si volta dall'altra parte o quando qualcuno alza le soglie di tollerabilità... ma si sa: con la siccità è buona anche la tempesta di grandine.

In ogni caso, per sopravvivere, devo bere almeno un litro di acqua al giorno, meglio due (vale anche per te, testina). Dove vivo non ci sono fonti e quelle che c'erano (pubbliche e gratis) sono state chiuse tempo fa per farci pagare quella dell'acquedotto (dove l'acqua è distribuita ancora con i tubi di cemento ed eternit). Proprio un delirio sto progresso non trovi?

Quindi che si fa? Pannelli solari e deumidifcatori in funzione 24/7 ed almeno un litro al giorno si riesce a produrlo senza tanti sforzi. L'acqua estratta non è potabile, manca dei sali essenziali, quali calcio, sodio, magnesio e potassio (come minimo). Che problema c'è? basta cercare in rete le bustine rimineralizzanti per l'acqua... e qui inizia il delirio!

Ho provato RUFUS, l'intelligenza artificiale di Amazzòn integrata nello shop. Speravo che avendo a disposizione un magazzino virtuale ENORME, avrei ottenuto una scelta praticamente sconfinata. Risultato? 2 offerte per l'acqua distillata! Provo a modificare il prompt e mi ritrovo con due integratori vegani al gusto banana! lascio un feedback particolarmente insultante (lo so, non dovrei interagire come se lui fosse un umano ma io lo sono!) e mi sento rispondere che dovrei cercare quello che sto cercando.... Jeffrey Preston, non ci siamo proprio!

Provo allora con ciappgpt... il solito spiegone con le solite raccomandazioni paternalistiche ma nessun link a qualche prodotto specifico. Richiedo e mi ritrovo dei link per acquistare acqua distillata, acque demineralizzata FU, pastiglie vegane al gusto lampone o pompelmo rosa, subito dopo il suggerimento di cercare per conto mio (ma l'avevo chiesto a lui, perbacco!)

Passo allora a "Geminai" di gùgòl, qui le cose si fanno surreali. a parte il solito spiegone inutile ed il suggerimento di cercare in rete (ma l'avevo chiesto a lui, perbacco!), mi ritrovo con un link "preconfezionato" che mi rimanda da Amazzòn e nell'elenco trovo: bustine per i pesci dell'acquario, vasi da Kg per purificare l'acqua del camper, disinfettanti, insaporitori al mirtillo, filtri per bere dalle pozzanghere ed i soliti prodotti vegani che non fanno nulla se non... lasciamo perdere, soprattutto dopo aver letto certi ingredienti, tipo: BERRY: acidificante: acido citrico; cloruro di potassio, regolatore di acidità: fosfati di calcio; carbonato di magnesio, carbonato di sodio, aromi naturali, vitamina C, carbonato di calcio, edulcorante: glicosidi steviolici da stevia; gluconato di zinco, niacina, vitamina E, acido pantotenico, colorante: antociani, vitamina B6, tiamina, vitamina A, biotina, vitamina B12... sono ignorante lo so ma quando leggo tutti questi ingredienti mi viene male e penso che ci sia qualcosa da nascondere, soprattutto quando leggo in piccolo: La confezione del prodotto può contenere informazioni diverse rispetto a quelle mostrate sul nostro sito... davvero??!!

Francamente mi sento un pò preso per il chiulo ma purtroppo per il marketing, non soffro di acquisto compulsivo e leggo sempre tutto prima di trasferire il mio sudore a dei milionari magnaschèi.

E.... quindi? Se quello che serve in sintesi sono sodio, magnesio, potassio.... li cerco come "materia prima" e me li doso per conto mio. Non esiste una "ricetta" fissa per le dosi ideali di sodio, magnesio e potassio da aggiungere ad un litro d'acqua distillata. Tuttavia, posso considerare l'obiettivo di aggiungere per ogni litro:

  • Sodio: Un valore tra 10 e 100 mg/L. Molte acque oligominerali hanno sodio ben al di sotto dei 20 mg/L, mentre alcune acque minerali possono arrivare a 200 mg/L o più. Per la rimineralizzazione, un valore non troppo elevato è generalmente preferibile, a meno di esigenze specifiche (es. sportivi che reintegrano elettroliti dopo un'intensa sudorazione).
  • Magnesio: Un valore tra 10 e 50 mg/L. Le acque che superano i 50 mg/L sono già considerate "magnesiache". Un buon apporto, senza esagerare, può essere intorno ai 20-30 mg/L.
  • Potassio: Spesso presente in quantità inferiori rispetto a sodio e magnesio nell'acqua. Un valore tra 1 e 10 mg/L è comune.


Il Calcio è un minerale molto importante. È cruciale per le ossa e i denti, e le acque ricche di calcio sono molto diffuse. Un valore tra 50 e 150 mg/L è desiderabile.

Quindi? acqua fai da te e vaffanchiulo a voi. La ottengo dall'aria e fatemi pagare le accise anche su quella che se mi tassate gli ingredienti mi compero una miniera e mi estraggo da solo i minerali che mi servono per sopravvivere!. Si, lo so, sono pazzo. alla prossima. 

P.S. Il ponte di pietra non porta regali. Ripeto: Il ponte di pietra non porta regali.


mercoledì 9 luglio 2025

Imetec No-Stop Prestige Eco - switch repair

Un ferro da stiro a caldaia fa sempre comodo per stirare le camicie di classe, realizzate su misura con tessuto pregiatissimo (con gemelli e monogramma personalizzato) che porto abitualmente durante i miei lavoretti di riparazione o giardinaggio.... scherzo ovviamente, daiiii. Qui stiamo trattando un Imetec No-Stop Prestige Eco, con caldaia a refill continuo, senza quel fastidioso tappo di "sicurezza" che non si svita quando è bollente, una vera rogna quando devi stirare a lungo e che ti costringe a delle pause bibliche fra una ricarica e l'altra.

Il problema che ha convinto il/la proprietario/a a buttarlo? lo switch sul manico che aziona il getto di vapore sulla piastra. Non chiude bene e quando chiude resta ostinatamente chiuso facendo sbuffare il ferro come una solfatara vulcanica. E che problemino è, un interruttore da pochi centesimi, un gioco da ragazzi sostituirlo, vero? Così la pensano sempre le massaie che ti portano l'elettrodomestico dopo averlo massacrato senza pietà. No guardi signora, conviene prenderne uno nuovo, più bello e potente, con tanto di uaifai e blutut, così a stirare ci pensa lo smartphone con l'apposita APP da installare, mi creda. ok (sulle menti fragili e vuote si possono costruire interi palazzi).

In realtà, il problema non è tanto il pezzo da riparare, ma smontare il ferro. Dei progettisti strafatti inalando vinavil e svitol hanno pensato bene di complicare la vita alle massaie che, si sa, quando qualcosa non funziona si armano di cacciaviti ed attrezzi vari per riparare. No dai, ci sono anche questioni di sicurezza. Apparecchi con alte temperature e fluidi in pressione o parti sotto tensione vanno ovviamente trattati con cautela per cui è meglio scoraggiare e rendere la via difficile alla moltitudine di riparatori improvvisati con l'attrezzatura presa alla Lidl o all'Aldi o peggio dai negozi Action. Non fate come me che il pericolo si annida anche dopo un riassemblaggio non eseguito a regola d'arte. 

Ma... come si arriva a smontare il ferro da stiro? Qui non trattiamo la caldaia ma solo il manico del ferro....chiaro? Allora:

Togliere tre viti a vista (facilmente individuabili). Due di esse sono torx di sicurezza e richiedono un inserto torx forato al centro. Si può fare anche con altri inserti ma il risultato è quello di spaccare la testa della vite o rovinarla (ordinate voi il pezzo dai cinesi). Poi si rimuove la manopola sotto il manico di sughero, basta tirare che è ad incastro e ricordarsi dei pezzettini da mettere da parte.

Si parte da dietro, lato cavo ricoperto in filato che va alla caldaia. Occorre sganciare la copertura (dalla parte inferiore a contatto con il metallo) ed accedere ai collegamenti elettrici. 

Si smontano i collegamenti elettrici, tutti, aprendo con una pinza i terminali crimpati, per fare spazio alla vite di fissaggio del corpo plastico.

Si toglie la vite fissata alla base del ferro sperando non sia arrugginita o fusa con la piastra. In tal caso una sequenza abbondante di fantasiose imprecazioni contro gli dei dell'olimpo può aiutare sicuramente.

Si toglie un dado in prossimità del manico per poter sfilare l'impugnatura e lo si sfila dai 4 fili che vanno nella parte anteriore. In questo modo il blocco plastico posteriore  si può muovere e si può sfilare il manico in sughero (occhio che è fragile e non ci sono ricambi per quello. 

Si procede togliendo, con un cacciavite ad angolo, la vite che va alla piastra e che sorregge la plastica anteriore.

Quest'ultima è composta da due valve tenute assieme da una piccola vite con testa a croce posta nel cilindretto sottile all'interno del manico di sughero. Sotto, le due valve sono tenute assieme anche da una piastrina metallica fissata con altre due viti, tolte le quali si riesce a separare ed aprire la plastica frontale. 

Si toglie la spia verde (fili rosso e blu) e seguendo i fili nero e marron, li si sfila dall'alloggiamento a labirinto. Lo switch è infilato su due piolini e viene via senza difficoltà. 

Ora viene il bello.... trovare uno switch di ricambio... work (e foto) in progress...stay tuned. alla proxima

P.S. la cinciallegra è triste. Ripeto la cinciallegra è triste.