domenica 23 agosto 2009

Manutenzione Dell I6000

Sono il felice possessore di un "vecchissimo" portatile Dell Inspiron 6000, da molti venditori di marche concorrenti definito una ciofeca. Non è malaccio come macchina per lavorarci, anche se mono processore a 1.7GHz ma con una distro Linux tiene ancora bene e può essere utilizzato per qualche anno senza troppi problemi. Da un pò di tempo però, scalda come una centrale termonucleare. L'utility lm-sensor segnala temperature della CPU che vanno ben oltre i 67 gradi, dopo alcuni minuti di utilizzo nella visualizzazione di filmati. La ventola inizia a soffiare pochi minuti dopo l'accensione ed il piano di appoggio scotta... troppo.
Questi sintomi indicano, senza ombra di dubbio, che il percorso dell'aria che dovrebbe raffreddare il dissipatore della CPU è intasato da polvere, ostruito da qualcosa che impedisce il corretto deflusso dell'aria calda. Il sistema di dissipazione del calore è formato da un corpo di rame appoggiato sulla CPU tramite della pasta termoconduttiva. Un tubo di rame (pipe heat) trasporta il calore su un radiatore formato da tante lamelle distanziate l'una dall'altra. Attraverso gli interstizi viene fatta passare dell'aria a temperatura ambiente, fatta defluire con l'aiuto di una ventolina comandata dall'elettronica di comando al raggiungimento di una temperatura prestabilita. In condizioni di funzionamento normale la temperatura della CPU dovrebbe aggirarsi attorno ai 35 - 40 gradi. Dopo un prolungato uso quotidiano (il tempo dipende dall'ambiente di utilizzo), il radiatore tende ad intasarsi e le pale della ventola tendono a ricoprirsi di polvere. La rapidità con cui si forma la polvere ed il "legante" dipende dall'ambiente in cui si lavora e dalle modalità di utilizzo. Tempo fa ho pulito un portatile il cui proprietario tendeva a lavorare con lo stesso appoggiato sui pantaloni (in viaggio) o sul letto dell'albergo. Come risultato, all'interno del percorso di deflusso dell'aria era presente una quantità incredibile di pelucchi raggrumati a mò di palla di lana. Tale intasamento è facile da pulire. Basta una pinzetta e un pò di aria compressa. Diverso discorso per i fumatori. All'interno dei portatili utilizzati in ambienti frequentati da fumatori si trova una "morcia" formata da pulviscolo sottilissimo impastato con una sostanza semi appiccicosa (catrame). E' il mio caso, lo so, fumare fa male e mi immagino cosa ci deve essere dentro ai miei polmoni. Per il portatile la cura c'è. La sostanza va tolta con un prodotto sgrassante (tipo il Cyclon), della carta assorbente e dei batuffoli di cotone. Per il radiatore interamente in metallo, un bagno è quasi d'obbligo, previa pulita generale con aria compressa. Una buona asciugata e torna come nuovo. Si deve fare attenzione alla parte a contatto con la CPU. Occorre togliere i residui (spesso rinsecchiti) di pasta termo conduttiva, che va rigenerata con della pasta nuova previa pulizia della CPU con alcool isopropilico.
Per la ventola il discorso è diverso. Non va bagnata in ammollo, mai. Non va pulita con l'aria compressa facendo girare a mille la ventola, col rischio di "sboccolare" i supporti del perno e renderla rumorosa alla successiva accensione (vibrazioni fastidiosissime). Al limite, nel caso del modello in foto, si può procedere con lo smontaggio completo e lavaggio solo delle parti in plastica. Gli avvolgimenti in rame smaltato del motorino vanno lasciati in pace, lontani dai liquidi. Se non si ha la pazienza di smontare pezzo per pezzo il tutto, si può procedere con un pennello a setole rigide e dei cotton-fiocc (batuffoli per le orecchie) preventivamente imbevuti con del prodotto sgrassante e non solvente. Mai forzare la ventola e mai premere eccessivamente col rischio di rompere le palette. Si procede con pazienza, paletta per paletta, davanti e dietro, sempre tenendo ferma la ventola con le dita.
Terminata la pulizia e la rimozione della polvere catramosa, si procede con una pulita generale anche delle altre parti interne al portatile. Nel modello in questione, gli altoparlanti frontali sono posti in prossimità di una griglia. E'inevitabile che entrino corpi estranei che vanno tolti con un pennello morbido (occhio al cono centrale che è molto delicato)). Si procede poi con la rimozione della polvere da tutti gli interstizi possibili, avendo cura di togliere dagli alloggiamenti l'hard disk, il lettore DVD e altri accessori ad inserimento. Se si usa l'aria compressa di un compressore "industriale", abbassare la potenza del getto d'aria a valori accettabili. Imperativo il dispositivo di essiccazione dell'aria. Se si usano le bombolette, che sconsiglio in quanto durano poco, soffiano poco, contano un occhio e rilasciano umidità e condensa, si deve lasciare asciugare il tutto anche se ad occhio nudo non si nota nulla. Nello smontare il portatile ai minimi termini, è meglio appoggiare le viti su un foglio di carta ed annotare accanto la loro posizione. Sembra "strano", in realtà è abbastanza frequente, ma alla fine avanza sempre qualche vite e la voglia di riaprire il tutto non c'è quasi mai, per cui la vite viene inevitabilmente persa o confusa fra le altre mille orfane che si trovano in laboratorio. Prima di iniziare, consultare il sito del produttore se esiste il Service manual che elenca le procedure per il disassemblaggio (la Dell lo rende disponibile gratuitamente), così il lavoro sarà notevolmente agevolato e senza parti avanzate. Quasi dimenticavo...usare guanti antistatici. Alla prossima.

P.S. Il vino è finito. La pasta no. Ripeto: Il vino è finito. La pasta no.

martedì 4 agosto 2009

Test Kodak Zx1

Da tempo desideravo una videocamera ma le finanze languono, i bonifici tardano ed il tempo passa. Stavolta ho deciso di fare la pazzia di acquistarne una. Dopo una rapida ricerca in rete per aggiornarmi sui formati, modelli, caratteristiche e prezzi, mi rendo conto che per un modello decente, tascabile e full HD servono almeno 600 euro... una follia. Ce ne sono anche da 50 - 80 euro ma sono talmente obsolete che decido di soprassedere. Allora parto verso il negozio più vicino alla ricerca di qualche occasione. Entro in un ipermercato e mi dirigo con passo deciso verso il reparto video camere. Tempo neanche 30 secondi che arriva una commessa che si offre di assistermi. Chiedo se se ne intende e dalla risposta intuisco che non ci capisce nulla. Fa niente. Tempo 15 minuti di discussione "tecnica" durante i quali cerco di tacchinarla per una cena serale (niente da fare...sic!) e decido di acquistare l'unico modello HD tascabile con un prezzo abbordabile. Kodak Pocket Video Camera Zx1 sulla cui confezione spicca il logo di iutùb. Presa! 150 euro... vabbè, se non funziona bene intanto mi arrangio con questa, già con l'idea di smontarla non appena la sostituisco con una da 1500 euro e recupero il display per altri utilizzi. Nel frattempo mi consolo pensando al fatto che questa difficilmente me la rubano, sembra un telefonino senza tastiera, costa poco, è leggera, usa due batterie AA ricaricabili (caricatore in dotazione), ha il cavo HDMI adattatore incluso, qualche altro accessorio e sembra fare il suo dovere. Approfitto della sagra paesana, che ben mi guardo di frequentare (è frequentata da esseri "unani"!!), per fare delle riprese in notturna. Mi piacciono i fuochi artificiali. Come sospettavo in condizioni gravose la risoluzione non mi sembra proprio HD, contrariamente alle prove fatte di giorno dove invece i colori sembrano un pò sovraesposti. Pazienza. Per quello che mi aspettavo è già soddisfacente. Conto di portarla sempre con me per riprese al volo. L'altra sera mentre rientravo in bici alle tre di notte, su un rettilineo è passata un auto Wolkswagen bianca con 4 teste di ca°°o a bordo e mi hanno "gavettonato". Avessi avuto la videocamera con me potevo tentare di riprendere la targa e portare il video dai carabinieri così poi mi divertivo anch'io. E poi ho ordinato un Nokia N60 wifi (speriamo di non essere stato truffato da ebai) che com'è noto non ha la cam integrata e se ce l'avesse, le cam dei telefonini sono delle vere ciofeche, tanto vale che se le tengano per quello che servono... qualità zero. Così invece dovrei riuscire a fare delle riprese al volo, tipo ieri sera dove dei ragazzini ubriachi si sono presi a botte al bar... una scena da ridere, che meritava di essere immortalata, soprattutto quando uno dei due, dopo altri due drink iper alcoolici, è salito in macchina ed è partito sgommando. Dato che mi stanno un pò girando a mille per via di questi gradassoni, ai quali nessuno ha mai insegnato il rispetto degli altri, comprese le 4 teste di ca**o di prima, ho deciso di documentare e mandare il tutto ai caramba, sapendo già che non muoveranno un dito e giusto per ricordarmi quanto siano inutili le forze "dell'ordine", che invece di fare il loro dovere pensano a picchiare (e torturare) chi esprime il proprio disaccordo in pubblico. Alla prossima.

P.S. Movimento di 5 gradi a est. Ripeto: Movimento di 5 gradi a est.

sabato 1 agosto 2009

Riparare l'alimentatore della fonera

Una casuale ispezione periodica alla sala server che governa la domotica della mia abitazione e mi accorgo di un guasto. La fonera (www.fon.com) che condivide la mia connessione ADSL (e qui lo ricordo è perfettamente legale contrariamente a quello che dicono certi troll illuminati e male informati) è spenta. Why? Si sarà mica guastata?. Per fortuna no. E' solo un problema dell'alimentatore. Di ordinarlo nuovo nemmeno a parlarne... di portarlo da un riparatore men che meno, sono infatti sempre pronti a dire "non conviene...buttalo e comprane uno di nuovo". Branco di deficienti. Vi dimostro che avete torto marcio! Conviene riparare e decido per il "fai da te", così faccio un pò di pratica e risparmio qualche euro che mi serve resti in tasca. Decido quindi per la riparazione....senza alcuno schema. Nessuno si è mai preso la briga di pubblicarlo, forse per proteggere un segreto industriale da custodire gelosamente quasi fosse un vantaggio competitivo vitale per l'azienda produttrice. Stiamo parlando di un alimentatore switching da 5 volts 2 ampère, ovviamente made in cina visto che qui nessuno ha più voglia di lavorare salvo adoperarsi per fare posto all'attività di fare soldi sulle spalle degli altri senza produrre nulla di utile. Ad ogni modo vediamo come fare per una riparazione:
Premessa: ATTENZIONE - rischio di scosse mortali. Questo tipo di alimentatori lavorano in alta frequenza ed alte tensioni. C'è il rischio di restare fulminati. Uomo avvisato mezzo salvato. Se non avete nozioni sul funzionamento di tali circuiti e su come trattarli lasciate perdere e dedicatevi ad altro.
Primo Step: apertura del contenitore. E' un guscio saldato ad ultrasuoni, un sistema molto in voga per i produttori di apparecchiature usa e getta, economico, rapido e conveniente per il reparto commerciale. Si prende una lama da seghetto per il ferro, senza supporto che pesa ed ingombra. La si appoggia sulla scanalatura in prossimità della spina e si inizia pazientemente e lentamente avanti ed indietro...a mano, tenendo orizzontale la lama per un taglio dritto e profondo uniformemente. Ci si ferma appena si sente che i dentini della lama iniziano a "grattare" su qualcosa di più duro... il circuito stampato interno od i componenti elettronici. Guai ad andare giù con forza, si rischia di tagliare l'elettronica con conseguenze immaginabili. Evitare la lama diamantata del Dremel o simili, in quanto difficilmente si riuscirà a produrre un taglio dritto, uniforme e profondo quanto basta. Non c'è miglior controllo al mondo che le proprie mani... o una CNC non alla portata di tutti. Con la lama si pratica un incisione sui tre lati da dove non fuoriesce il cavo elettrico. Sui quattro angoli si fa "dondolare" il seghetto avanti ed indietro per seguire la curvatura della saldatura. Con un pò di pazienza si riesce ad eseguire un taglio perfetto.
Secondo Step: Apertura del guscio. Occorre smuovere alternativamente a destra e sinistra il coperchio per staccare il lato non tagliato che presenta un foro quadrato per il cavo di alimentazione in uscita. Pian piano, senza sforzare troppo, si riesce a togliere il coperchio. Non tirare troppo per non strappare i fili che partono dalla spina 220 volts e vanno al circuito.
Terzo step: Estrazione del circuito dal guscio. Si tira il circuito stampato con un pò di sforzo tenendolo per la sua sporgenza. Non prendere e tirare i componenti, non fare leva con cacciaviti o altro. Nella parte posteriore interna, c'è un foglietto di gommapiuma inserito per "ammortizzare" il tutto che risulta solo "incastrato" senza viti di fissaggio.
Quarto step: Analisi ed ispezione interna. La prima cosa da controllare è il fusibile, che risulta racchiuso dentro un tubetto nero di gomma termo-restringente. Si prende un cutter e si pratica un incisione longitudinale. Nel mio caso il fusibile è risultato bruciato e va sostituito con modello analogo da 1 Ampère 250 volts. Evitare di accendere l'alimentatore dopo la sostituzione... si rischia di amplificare il danno che sta a valle...se è saltato il fusibile un motivo ci sarà vero?? Ho usato un fusibile di recupero fra i tanti che ho pazientemente raccolto nel tempo (negli alimentatori switching da PC ce n'è almeno uno).
Quinto step: Controllo dei componenti. Il primo componente che si incontra è un condensatore in poliestere, ai cui capi è collegata direttamente la tensione di rete. Lo si dissalda e lo si testa con un capacimetro. Risultato: ho misurato una capacità diversa dal valore di targa 0.22 uF, per cui se lo avessi provato con un tester non mi sarei accorto del guasto. Una rapida frugata nel contenitore dei condensatori di recupero mi ha aiutato a trovarne uno di dimensioni quasi uguali. Il componente successivo è una doppia bobina avvolta su un nucleo di ferrite che compone il filtro LC di ingresso che sfrutta la reattanza capacitiva del condensatore ed abbassa la tensione di rete ad un valore accettabile. Da un ispezione visiva, in assenza di bruciature, ho deciso di non testare il componente in quanto difficilmente può essere sede di guasti. Lo stadio successivo è composto dal classico ponte a diodi (4 x 1N4007) ed un condensatore elettrolitico di livellamento da 22 uF 400V. Per provare i diodi occorre dissaldarne almeno un terminale e con un tester provare la conduzione in un senso solo. Per fortuna i 4 diodi sono risultati ok mentre anche il condensatore elettrolitico è andato...interrotto. Reperirne uno delle stesse dimensioni non è stato uno scherzo ma alla fine sono riuscito a trovarne uno simile. Non ho proseguito oltre con l'analisi dei componenti in quanto la bruciatura di un fusibile in ingresso, statisticamente indica un problema proprio nello stadio iniziale e l'integrità dei diodi mi ha permesso di supporre che i circuiti di regolazione fossero a posto.
Nel sostituire il fusibile sono riuscito anche a recuperare i due cappellotti che lo tengono fermo e ne permettono la saldatura. Con una pinzetta di cerca di sfilarli dal vecchio fusibile e con una morsa si inseriscono nel fusibile nuovo, senza premere troppo per evitare il rischio di rottura. Per sicurezza occorre proteggere terminali e corpo del fusibile con del tubetto termo-restringente.
Il risultato del collaudo, dopo aver rimontato il tutto e chiuso il contenitore con del nastro telato extra-forte, è stato positivo. Un successone, spesa zero per 15 minuti di lavoro, alla faccia dei riparatori svogliati dal "non conviene" facile. Ora l'alimentatore funziona alla grande e la discarica si sente orfana dell'ennesimo rifiuto tossico nocivo... alla prossima.

P.S. La misura non usura. Ripeto: La misura non usura.

mercoledì 22 luglio 2009

IP-301 reflash via jtag


Mi si è "guastato" il telefono IP. All'accensione compaiono dei caratteri strani sul display e non si avvia. E' il modello IP301 della Perfectone (www.perfectone.net). Ipotizzo che in qualche modo si sia "sputtanata" la memoria flash che contiene il firmware e pertanto risulta bloccato, inutilizzabile. Forse sono stati i fulmini del tifone tropicale dei giorni scorsi...boh. Decido allora di ripristinare il firmware originale che a suo tempo mi ero prudenzialmente salvato.
La procedura è abbastanza semplice per gli "addetti ai lavori" con un particolare ringraziamento a "Franklin Nell'Ano Roosevelt", ai ragazzi che collaborano al progetto Openwrt ed agli sviluppatori del programma che, attraverso la porta parallela, permette il dialogo tramite porta JTAG alla CPU. Quest'ultima è una CM5000 il cui datasheet è reperibile in rete e con un minimo di passione e buona volontà (oltre alla strumentazione adatta) è possibile riscrivere da zero il firmware per migliorarne le potenzialità. Ma, cosa occorre per ripristinare il firmware originale del produttore nel proprio telefono e poter godere appieno di TUTTE le funzionalità che esso offre?
Hardware:
  • Telefono PERFECTONE IP-301
  • Un pc con porta parallela.
  • Un cavo jtag auto-costruito. Per il cavo: Un connettore 25 pin maschio possibilmente con contatti placcati oro (per la porta parallela), filo sottile per wire-wrap di ottima qualita' (facoltative: 4 resistenze da 100 ohm 1/2 watt fasce marron nero marron oro)

Software:
  • un pc con sistema GNU/Linux (io ho utilizzato la Ubuntu 9.04).
  • tjtag

Files:
  • IP301_070105.rom firmware originale (reperibile direttamente dal produttore con tanto di licenza d'uso o usare quello che ci si è salvati dal proprio telefono bloccato senza avviso da un azienda che illecitamente ha truffato impunemente molti clienti senza nemmeno chiedere scusa dell'errore commesso)
  • tjtagv2-1-4_for_Lexra_LX4380_CPU_20090122.zip (da compilare per quel sistema operativo che non voglio più nominare o per linux con un paio di modifiche ai sorgenti)
Il cavo è "semplice" da realizzare. Nel mio caso non ho utilizzato le 4 resistenze da 100 ohm. La porta parallela del portatile (che ho utilizzato), è noto, ha dei livelli di tensione diversi (più bassi) da quelli di un PC (dipende dal modello) e supportano correnti più basse di quelle indicate nelle specifiche. Occorre connettere dei pin della porta parallela ad altri pin del connettore JP10 presente nella mother board del telefono. Per aprirlo ci sono solo 4 viti con testa a croce. Il JP10 è posto "sotto" il processore principale. Sono due file di piazzole da 6 disposte parallelamente. Una di queste è quadrata ed indica il pin numero 1. La numerazione dei pin di JP10 è dispari per la fila superiore (quella con la piazzola quadrata) e pari per quella inferiore che è collegata a massa (quindi tutti i pin 2,4,6,8,10,12). Le connessioni da eseguire sono:
LPT <----------> jtag JP10
2<----100ohm--->3 (DATA0)
3<----100ohm--->9 (DATA1)
4<----100ohm--->7 (DATA2)
13<---100ohm--->5 (SELECT)
17-25<--------->2 (GND)
quindi 5 fili in tutto.

La cosa che può far bestemmiare in dodici lingue è la saldatura nel circuito stampato dei fili che provengono dalla porta parallela. Serve del flussante liquido e dello stagno sottilissimo NON RoHS in quanto fonde a temperatura inferiore ed è più facile da trattare. Temperatura della punta...250-280 gradi circa se si ha la mano svelta. Senza flussante o senza una punta a spillo del saldatore...lasciate perdere. C'è il rischio di bruciare le piazzole e sollevarle dal circuito, costringendovi a provare a saldare i fili direttamente sul microprocessore... anche questa soluzione riservata solo ai malati di mente o agli incapaci, dilettanti, incompetenti. Una buona lente di ingrandimento di dimensioni generose è quasi indispensabile (come la mia, recuperata da un proiettore di lucidi). Nel mio caso è andata bene al secondo colpo. I fili non devono essere più lunghi di 8-10 centimetri e tirandoli per collegare il connettore è facile strapparne qualcuno (oops...succede). La soluzione più "professionale" è quella di avere un connettore maschio femmina del passo previsto, anche se lo sconsiglio. Questa operazione non è cosa di tutti i giorni e pertanto meglio saldare i fili direttamente sullo stampato.

Prima di spippolare il telefono è meglio fare un backup di quello che c'è...non si sa mai.
Per iniziare, nella propria linux box è meglio rimuovere il modulo lp, uccidere CUPS ed HPoj se attivo (driver stampanti HP). Meglio fermare tutto quello che ha a che fare con la porta parallela, moduli e devices personalizzati compresi. Quindi dare i comandi:

sudo rmmod lp

sudo /etc/init.d/cups stop

sudo /etc/init.d/hpoj stop

Collegare il connettore maschio 25 pin alla porta parallela del PC ed alimentare il telefono con l'alimentatore in dotazione all'apparecchio.
Provare se il cavo è ok con :

sudo ./tjtag -probeonly

Se qualcosa non va, il programma vi elenca i motivi. Generalmente, dato che contrariamente alle indicazioni la CPU è compatibile con quella indicata, c'è qualche collegamento sbagliato o qualche saldatura fredda. Controllare con un oculare illuminato prima di procedere è una cosa saggia se non indispensabile. Okkio ai corti!!

Poi il backup del firmware::

sudo ./tjtag -backup:wholeflash

Il backup dura un pò (più di trenta minuti) ed a video è possibile seguire la percentuale di avanzamento sino alla fine. Poi ci si copia nella cartella dove si trova tjtag compilato, il file IP301_070105.rom che va rinominato in WHOLEFLASH.BIN

Quindi si lancia:

sudo ./tjtag -flash:wholeflash

Il programma inizia a cancellare la memoria e poi a scriverci il file. Ci mette una vita, sia a backuppare che a riflaschare. Armatevi di pazienza e mentre aspettate... fate un pò quello che vi pare. Potete anche stare ad osservare i bytes che scorrono sullo schermo, che fa tanto da film di fantascienza...
Alla fine si spegne il PC, si staccano i fili saldati e si rimonta il tutto. All'accensione, digitare nome utente e password di default previste dal firmware originale e tutto magicamente torna a funzionare come prima. Ottimo lavoro di hacking, perfettamente legale e legittimo contrariamente alla connotazione negativa che certa stupida stampa di regime ha dato al termine "hacker".

Il modello in questione è lo stesso noto apparecchio telefonico (ethernet) che viene dato in "omaggio" da una nota azienda. Ne regalano uno per ogni 20 euro circa di ricarica del credito. Circa due anni fa, veniva "regalato" senza avvisare i clienti che l'apparecchio è bloccato, ovvero non permette di usare altri operatori al di fuori di loro. Grazie tante per il mancato avviso, ne avete fregato chissà quanti, maledetti disonesti miliardari. Sono un consumatore, un cliente, e PAGO regolarmente in anticipo il credito che mi serve per lavorare. Perchè questo trattamento?. L'apparecchio è mio, non è in comodato d'uso e pertanto ci voglio fare quello che mi pare. Se voglio mi ri-scrivo il firmware da zero, a mio piacimento e me lo installo come piace a me. E sia ben chiaro, non è illegale. Della garanzia non mi interessa. Se si guasta ci recupero il display e lo uso per altre attività...sono ca**i miei. Vorrei, data l'occasione e spinto dall'euforia della riuscita dell'operazione, mandare a fanchiulo qualcuno:
In primis, bonariamente, quei ragazzini di quel bellissimo forum, che si sono letteralmente cagati addosso dalla paura alla prima minaccia dell'azzeccagarbugli di turno ed hanno cancellato dal forum le istruzioni per sbloccare quegli apparecchi bloccati indebitamente senza avviso ai clienti. Ragaaaaaaaazzi... gli azzeccagarbugli mentono! Se c'è odore di illecito, quelli partono alla grande (per guadagnare) e non preavvisano di certo, tanto meno "bonariamente". Molti avvocati, per ordine dei propri clienti e per l'interesse dei loro padroni, mentono, mentono in aula, mentono davanti ai giudici, mentono solo per interesse...non lo sapevate? Svegliaaaaa!
In seconda istanza, un vaffanchiulo anche agli azzeccagarbugli di quell'azienda. Maledetti pezzenti, prepotenti e bugiardi. Facile minacciare dei ragazzini che permettono il libero scambio di informazioni senza commettere nulla di illegale vero?. Facile ubbidire al padrone (solo per soldi) il quale ha interessi commerciali nel mentire ai propri clienti per i propri profitti vero? Facile favorire chi non reinveste nell'attività e mette in cassa integrazione i collaboratori a progetto, che vengono usati come fazzolettini usa e getta vero?
Per ultimo...giova far notare all'azzeccagarbugli di turno che naviga alla ricerca di garbugli da azzeccare, che in questo post non vi sono dati sensibili di nessuno. La riparazione di un telefono che si guasta è consentita e perfettamente lecita. Ogni eventuale utilizzo delle informazioni qui riportate per commettere illeciti, è da attribuire a chi commette l'illecito stesso. E COMUNQUE, VAFFANCHIULO, IL TELEFONO E' MIO E CI FACCIO IL CA**O CHE MI PARE. Andatevene a fanchiulo, bastardi!.

P.S. hack the planet! Ripeto: hack the planet!