Consulenza tecnica di parte... una interminabile riunione per ribadire a voce quanto già scritto dall'avvocato in quasi mille pagine di ricorsi e memorie.Servono le verifiche tecniche per cui il giudice dispone una Consulenza Tecnica d'ufficio, per verificare attraverso un CTu se la "vessata quaestio" è fondata in diritto o se gli avvocati sono dei pinocchi (come spesso accade). E' uno dei percorsi per far valere dei diritti. Alla riunione a cui ho partecipato in veste di CTP sono presenti il CTU, due consulenti di parte (CTP) e due persone di supporto tecnico. Due parti in lite di fronte all'ausiliario del giudice. Una delle due parti è in evidente difficoltà visti i risultati di una precedente ATP (Accertamento tecnico preventivo). L'ATP ha stabilito che dopo 3 anni l'installazione di un software gestionale non può ancora definirsi utilizzabile, nonostante il fornitore, in evidente ritardo, avesse preventivato lo start-up in tre mesi. Incredibile ascoltare una interminabile sequela di scuse, pretesti, asserzioni fasulle (puntualmente smentite), accuse e quant'altro controparte ritiene di apportare per favorire "la (loro) verità!". L'ausiliario tecnico di controparte è un "uomo marketing", uno di quelli che cambiano il significato alle parole comunemente conosciute per definizione universalmente accettata. Noto immediatamente che "l'ingeniere" CTU si sta facendo abbindolare e manipolare (un punto di demerito alla sua pretesa imparzialità). Devo agire in fretta per porre fine alle menzogne credibili dell'imbonitore. Purtroppo in veste di CTP non ho poteri per imporre l'allontanamento di chi disturba, e visto che il CTU sembra ormai totalmente ipnotizzato, devo correre ai ripari facendo appello ai molti anni di esperienza nel settore. Inizio una serie di legittimi interventi verbali, posturali e mimico-facciali che in soli 5 minuti riescono a far incazzare come una bestia l'uomo marketing, il quale come previsto e privo ovviamente di argomenti validi si alza e si allontana dalla sala. Se non posso farti uscire faccio in modo che esca tu di tua spontanea volontà, coglione! Mi hai preso per un pirla? Ci sei cascato e mi hai permesso nei 15 minuti che sei rimasto fuori di agire e riportare nei binari la percezione dei fatti concreti addotti a bilanciare a mio favore le fanfaluche campate per aria che sino a pochi minuti prima aleggiavano pericolosamente. Nel campo dell'informatica non è raro imbattersi in commerciali travestiti da informatici che con le parole riescono ad incantare i serpenti. Solo che io non sono una serpe ma un camaleonte, con esperienza sufficiente a cambiare strategia, in base a tanta esperienza pratica, adattandomi alle situazioni. Non ti aspettavi un osso duro vero?.
Da buono come sono ho proposto una conciliazione, per dare una dignitosa via di uscita alla controparte e nel rispetto della regola di cortesia nei rapporti di colleganza. L'avvocato di controparte rifiuta, come avevo previsto in quanto evidentemente preso dal sogno ipnotico indotto dall'informatico imbonitore. Seconda vittoria. Il giudice ne terrà debito conto.
Propongo al CTU un documento preparato nei mesi precedenti che evidenzia ritardi, quantifica i tempi (con tanto di riferimenti alle prove documentali) e da precisa risposta ai quesiti assegnati dal giudice... ed il CTU lo accetta volentieri, ho fatto il 70 % del lavoro che doveva fare lui...terza vittoria.
Ora la botta finale. Memoria tecnica che smonterà in base a prove certe il castello accusatorio, agevolato anche dall'irritazione del CTU che forse è riuscito ad intuire la volontà manipolatoria della controparte, e una super sintesi chiarificatoria con tanto di grafici e disegnini d'aiuto al giudice.
Morale del racconto: tutto ciò per far comprendere ad un giudice che nonostante la promessa di consegna in tre mesi non siano bastati tre anni per onorare gli impegni presi e sottoscritti. Se stessimo parlando ad esempio di mattoni nessun problema, ma se l'oggetto è software... allora sono tutti autorizzati a non capirci nulla. Complimentoni.
P.S. i bit sono aggiornati. Ripeto: i bit sono aggiornati.
diario sporadico, ipotecnologico, impreciso, pressapochista, scorretto, inutile e minimalista di un sedicente hacker informatico stagionato, bugiardo, logorroico, ignorante, incompetente, polemico, analfabeta, taccagno, egocentrico, smanettone, egoista, sociopatico, anaffettivo, demente, bipolare, autistico, asociale, refrattario, paranoico, psicoleso e mentalmente disturbato
mercoledì 5 marzo 2008
lunedì 3 marzo 2008
Alimentazione optoisolatore
Ho terminato la progettazione dello stadio di alimentazione dell'optoisolatore che andrà ad interfacciare la fox board con i gate dei mosfet di potenza predisposti al pilotaggio del motore stepper. Dato lo scarso assorbimento di corrente in gioco e il collegamento "stabile" del circuito dedicato, ho optato per uno 78L05 (Imax 100mA) ed un partitore resistivo collegato fra l'uscita e la massa.
Un trimmer da 470ohm (da 100 ohm non ce l'ho come progettato) mi permetterà di regolare la tensione in uscita sugli 8 volts che mi servono. Ho ri-calcolato i valori delle resistenze collegate agli emettitori degli optoisolatori per adattare i valori al nuovo livello di tensione adottato. La verifica successiva (misurazioni a vuoto e con carico induttivo) mi permetterà di provare l'esattezza della mia teoria già ipotizzata nei post precedenti. alla prossima

P.S. Il giornale non pubblica. Ripeto: Il giornale non pubblica.
venerdì 29 febbraio 2008
Stepper unipolare (p.4) - ancora "problemi"

Collegati tutti i segnali e le alimentazioni, effettuato l'ultimo controllo in base alla checklist, lancio il programma che attiva le fasi del motore. Con sorpresa gira un pò a scatti e la tensione misurata sembra un pò al di sotto di quanto avevo preventivato. La coppia è sempre ridicola, un pò meno delle volte precedenti ma ancora insufficiente I led di segnalazione mi indicano che i segnali arrivano ai Mosfet. Purtroppo, l'amico che mi aveva promesso di recuperarmi un oscilloscopio, latita. Mi ha assicurato che se ne sta interessando e francamente, visto che forse me lo procura "agratis", non mi sembra educato insistere e sollecitare. Presumo che ci sia o qualche mosfet che non entra in piena conduzione o uno o due optoisolatori che non si comportano come da specifica. Ho notato infatti che ne ho montato uno con una sigla leggermente diversa dagli altri (forse è proprio quello, mi ha ingannato un 5 al posto di un 6). Domani lo smonto e lo sostituisco con uno identico agli altri. Forse è la resistenza di caduta.... proverò a variarla e rifare i calcoli a costo di bruciare qualcosa.

E' solo che questo stop tecnico mi irrita. Capisco che procedere per tentativi è l'unico modo che ho per sopperire alla mia ignoranza della teoria, ma dovrei fare più attenzione nei calcoli e nelle verifiche sperimentali. Pazienza. Sto imparando più di quanto mi aspettassi. Fino a martedì credo non farò molto. Sabato Riunione nazionale con i Colleghi informatici, domenica e lunedì ripasso di una causa civile che devo gestire per martedì, quando dovrò fare a fettine l'ingeniere di turno che accetta le Consulenze tecniche una volta ogni due anni e non sa nemmeno da dove partire. Me la prendo comunque comoda, ma sto stepper deve funzionare alla fine. Lo devo far funzionare per iniziare a laminare i PCB e proseguire con gli altri progetti in sospeso. Alla prossima.
P.S. lo psiconano è scemo. Ripeto: lo psiconano è scemo.
giovedì 28 febbraio 2008
Ricarica errata cartuccia di stampa
Dopo che il mio fornitore di cartucce di stampa ricaricate ha chiuso l'attività per "scarsa redditività" (le cause dipendono dal suo pessimo modo di lavorare), ho intrapreso la strada della ricarica fai da te. sono sempre stato restio a farlo, a causa dell'effetto di alcune leggende metropolitane in merito agli inchiostri, alle testine piezo, alle stampanti che si guastano o che "scadono" e via dicendo. Armato di pazienza e di una legittima dose di diffidenza, inizio con un indagine approfondita sulle modalità di ricarica. Il quadro che ne esce è a dir poco inquietante. Tutti dicono il contrario di tutto. Le teorie in merito alla pulizia delle testine si sprecano fra riti sciamanici e procedure impossibili. Dall'uso dell'ammoniaca in dosi filosofali ed a temperatura infernale alle procedure meccaniche con aria compressa secondo due scuole di pensiero (aspirazione o pressione?). Anche le istruzioni di ricarica sono (molto) poco professionali. Per lo stesso tipo di cartuccia variano tempi e metodi del procedere. L'uso poi dei materiali è a dir poco "vendor oriented", dai supporti delle testine da ricaricare ai liquidi di pulizia i cui ingredienti restano gelosamente custoditi in tal modo da indurre a pensare che in pochi rivenditori ne conoscano la reale composizione
Deciso a procedere (le cartucce mi servono, e nuove costano più della stampante usata che ho recuperato dalla discarica) inizio con il reperimento dei materiali con un giro nei siti "specializzati". Risultato desolante. Questi peracottari dell'informatica non sanno cosa sia il commercio elettronico (cassa e carrelli inesistenti). Ove esiste la forma di pagamento con carta di credito, i dati occorre darli al rivenditore (e che son mica scemo). Ad avviare la procedura di acquisto, escono errori di pagina non trovata, o inspiegabili errori di registrazione. A telefonare nemmeno a parlarne, non risponde nessuno. Viene il sospetto che questi fornitori siano in realtà della schiera degli "artigiani sottoscala" o che lavorano in luoghi abitualmente deputati ad altri usi. Le descrizioni dei prodotti fanno schifo, imprecise, contraddittorie, errate. Le foto sono sempre le stesse, ovvero per l'inchiostro, ad esempio, viene visualizzata sempre la stessa bottiglia, sia che sia da pochi cc che da 1 litro..non c'è da fidarsi a fare un acquisto on-line con quei ciarlatani stregoni (e ladri).
Dopo mille tentennamenti, decido di procurarmi l'inchiostro specifico alcune siringhe con aghi e ventose da un negozietto Prink che è gestito da una persona gentile e disponibilissima a dare consigli e suggerimenti, rivelando esperienza e preparazione. Raro esempio di commerciante in grado di avvisare il cliente dei rischi e pericoli dovuti ad una ricarica.
Torno a casa, tutto felice e già con la testa a calcolare il risparmio, e mi accingo alla mia prima ricarica. Una cartuccia HP tricolor (la 57 ovviamente di recupero). Provo con un tampone umido sulla testina e noto subito che il giallo non fuoriesce. Penso immediatamente che o è scarico o la testina è incrostata. Dato che gli altri due colori sembrano ok e che il giallo è statisticamente il colore che viene usato di meno, penso subito alla testina incrostata. Decido comunque di effettuare la ricarica. Inserisco gli aghi e premo leggermente, per far fluire lentamente l'inchiostro nel serbatoio. Il Giallo entra a fatica....premo...premo...premo sino a quando non fuoriesce dall'apertura ove è infilato l'ago, uno schizzo di giallo iperconcentrato che riesco a schivare per miracolo...i vestiti sono salvi, per il tavolo, pazienza, lo pulisco immediatamente e resta solo un alone giallastro che provvederò a far sparire definitivamente. Direi che almeno il serbatoio giallo è pieno, forse troppo, ma sicuramente pieno. Tampone inumidito e il giallo non fuoriesce. Ergo, i fori del giallo sono intasati. Allora inizio con la ventosa ad aspirare...niente. Passo all'immersione in una soluzione di acqua distillata ed ammoniaca (60/40%). Niente. Lascio riposare ed immergo nella soluzione riscaldata a 40 gradi. Niente. 60 gradi....niente. Lascio riposare una notte. il giorno dopo...niente giallo. Riprovo con l'immersione e noto come il ciano ed il magenta "cadano" dai forellini verso il fondo, mentre dai forellini del giallo....niente!

Di testine HP57 ne ho una decina. Decido quindi di utilizzare un metodo didattico ipercollaudato che mi ha sempre dato risultati incredibili a livello di apprendimento. Assumo che la testina è rotta (per mettere in pace la mia coscienza) e decido di capire come è fatta, ma soprattutto voglio vedere l'intasamento sospetto. Gli elementi piezo delle testine se smontati ai minimi termini permettono di vedere i canali di alimentazione dell'inchiostro e di vedere in controluce se i forellini sono liberi o intasati. Ovvio che la prova è distruttiva ma la differenza che esiste fra una supposizione deduttiva ed una certezza visiva non mi fa dormire la notte. Voglio capire se ci sono delle "incrostazioni". Risultato ? i forellini sono risultati perfettamente liberi da qualsiasi intasamento, perfetti direi, anche analizzati al microscopio. Allora? Una cartuccia è abbastanza semplice. Un serbatoio, una spugna di "gommapiuma", un filtro (che sembra una rete metallica molto fitta) e un canale che va diritto verso i forellini. Escludendo forellini, filtro e canali di alimentazione resta la spugna. Colpa della spugna? no. Colpa mia (ovviamente). Nel timore di forare o danneggiare il filtro non ho inserito l'ago della siringa a fondo (così come raccomandato dai cretini consulenti che lasciano "consigli" in rete). In questo modo ho imbevuto solo la parte superficiale della spugna lasciando a secco la parte inferiore che tocca il filtro. L'ho notato lavando la spugna del giallo, che è rimasta più colorata nella parte superiore che nella parte a contatto del filtro. Pur avendo lasciato la cartuccia a riposare per una giornata in posizione verticale, il giallo non ha raggiunto la parte inferiore (e si che una spugna 'dovrebbe' assorbire e che diamine). Si nota la differenza con le altre due spugne che al contrario nella parte superiore risultano quasi bianche mentre sono più scure nella parte inferiore. Sbagliando si impara. Il mio ex-rivenditore ha speso migliaia di euro per tappezzare di certificazioni HP il suo ufficio, per poi chiudere l'attività. Io non ho speso nulla con il metodo sperimentale analitico e visivo. Non sarò certificato, avrò le pareti dell'ufficio spoglie, sarò forse più "grezzo", ma ho risparmiato ed imparato molto più di lui e posso iniziare a caricare le stesse cartucce anche per altri. Tiè.
P.S. Il Tintoretto è venduto. Ripeto: Il Tintoretto è venduto.
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