venerdì 10 ottobre 2008

Serbatoio sottovuoto (parte 2)

Sono determinato a riutilizzare i componenti recuperati dal disassemblaggio del macchinario di ricarica delle cartucce a getto di inchiostro. Il lavaggio della campana sottovuoto con la sabbia (come preventivato) ha prodotto un risultato eccellente. L'interno è ora bello lucido, privo delle incrostazioni nere che si vedono nelle foto dei post precedenti. E' bastato introdurre una manciata di sabbia e sassolini, "shekerare" energicamente (dopo aver tappato i buchi con del sughero) e svuotare. Una sciacquata finale per eliminare la polvere e tutto è tornato come nuovo. Esternamente rimangono delle striature di inchiostro rosso, negli angoli, che provvederò ad eliminare con un vaporetto a pressione. Ora, riuniti tutti i componenti, passo alla progettazione. Niente elettronica per ora. In mancanza di indicazioni sui tempi di aspirazione per creare il vuoto e sui tempi di "priming" delle cartucce, voglio azionare il tutto manualmente.
Per la realizzazione di un apparecchio di aspirazione adeguato allo scopo primario, prevedo:
  • Un interruttore generale per l'accensione dell'alimentatore switching da 24 volts.
  • Due lampade (o led) da pannello per segnalare 220 e 24 volts
  • Tre elettrovalvole e tre pulsanti di azionamento, uno per creare il vuoto, uno per l'aspirazione lato cartuccia ed uno per aprire la valvola di scarico dell'inchiostro aspirato
  • Per ogni pulsante, un led di segnalazione on-off.
  • Una lampada che mi segnali la presenza del vuoto, in modo da non aprire lo scarico inavvertitamente.
  • Un regolatore di pressione con manometro per l'aria compressa in entrata
  • Un manometro che mi misuri la depressione presente nella campana.
Mi manca solo un rubinetto esterno, per evitare il gocciolamento del tubo che va dall'elettrovalvola all'esterno. In realtà non serve poi molto in quanto già l'elettrovalvola fa da rubinetto. Vedrò se è il caso di esagerare una volta che avrò costruito il case di contenimento (dipende dalla lunghezza del tubo di scarico). Come contenitore finale, da ritagliare su misura attorno l'impianto dopo che sarà stato collaudato, pensavo di utilizzare un classico multistrato con dei pannelli trasparenti. Credo che il tutto possa stare anche dentro lo chassis di un case da computer, ma purtroppo, per ragioni di ingombro, quelli che avevo sono finiti in discarica assieme ai metalli da recupero. No problem, il legno è più naturale e mi piace di più.
Nel lavaggio dei componenti, ho dovuto modificare una valvola, che era normalmente aperta. E' bastato invertire la mandata con il tappo di chiusura e, a rigor di logica, dovrei aver invertito anche il funzionamento, sempre che abbia ben compreso gli schemi meccanici che si possono consultare in rete. Un ripasso alle nozioni di pneumatica, apprese ai tempi della scuola, mi ha permesso di riesumare tanti piacevoli ricordi di un tempo in cui mi divertivo come ora ed avevo meno pensieri e preoccupazioni (inutili) di oggi.
Per la morsa di chiusura della cartuccia, dovrò apportare alcune modifiche con degli spessori ed una base di appoggio in gomma che dovrà produrre l'effetto ermetico. Per ora non ho la gomma...dovrò come al solito ingegnarmi a trovare una soluzione con dei materiali alternativi di recupero... magari una camera d'aria d'automobile in strati sovrapposti... ci penserò.
Nella foto, uno schema a blocchi con alcuni appunti messi giù senza pensarci troppo. Purtroppo non ho un programma adatto (per ora) che contenga la libreria dei simboli pneumatici, altrimenti veniva un bello schema. Manca lo schema elettrico "evoluto"...vedrò se è il caso di predisporre qualcosa se deciderò di "elettronicizzare" l'apparecchio. Devo pensare anche ad un nome... boh. vedremo. Per ora mi sto divertendo troppo. Alla prossima.

P.S. Il gufo canta e ride. Ripeto: Il gufo canta e ride.

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