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giovedì 2 settembre 2021

Montaggio di un disco LUKS su Ubuntu 21.04 via CLI

Cifrare il disco del proprio computer con LUKS (Nell'ambito della sicurezza informatica, il Linux Unified Key Setup, abbreviato LUKS, è un metodo di cifratura dei dischi rigidi) può essere una buona idea per una svariata moltitudine di ragioni, la prima delle quali è la riservatezza delle proprie informazioni (il tanto sacrosanto quanto calpestato diritto alla privacy). 

E' una tecnica utilizzata anche dai criminali che chiedono il pagamento di un riscatto (ransomware) in cambio delle chiavi per rendere leggibili i dati crittografati. Non è il mio caso, non sono un utonto tecnofobo che lavora nella PA. 

Può però essere un "problema"  (o una seccatura in più) quando occorre estrarre i dati dal disco, al volo, magari quando estratto e collegato ad un adattatore SATA/USB, magari su un altro PC linux (o peggio winzozz). 

Causa instabilità del sistema che utilizzo per "lavoro", dovuta alle scelte scellerate di un ingegnere testa di caxo che "lavora" in Canonical e di un ingegnere "cinese" che lavora in Nvidia (non so chi dei due sia peggio ma sempre ingegneri sono, quindi...), ho la necessità di accedere ai dati crittografati senza l'uso dell'interfaccia grafica ma a linea di comando (CLI: Command line interface). Con il tempo, l'uso di bottoni ed icone mi ha un pò impigrito, lo ammetto. Senza la rassicurante interfaccia grafica ci si sente un pò persi a volte. Nel mio caso si tratta solo di togliere un pò di ruggine ed ossido e si ritorna agli anni '90, quando a seguito di smadonnamenti in klingon, litri di caffè e nottate sulla tastiera (invece di andare a gnocche), alla fine si riusciva a mettere in piedi i sistemi. Ok, poche ciance e vediamo di dare una risposta alla domanda: come montare LUKS via CLI??

Risposta breve:

inserire il disco LUKS nella porta usb (non fisicamente, intendo il cavetto che va all'adattatore SATA/USB! daiiii....)

Con il comando dmesg (sudato se serve) vedere quale dispositivo a blocchi è stato assegnato al disco. In questo esempio si trova /dev/sdb1.

[  251.135935]  sdb: sdb1
[  251.139640] sd 6:0:0:0: [sdb] Attached SCSI disk

usare il comando udisksctl (dal pacchetto udisks2 - D-Bus service to access and manipulate storage devices)

Sblocco:

udisksctl unlock -b /dev/sdb1

il sistema richiederà la passphrase usata per crittografare il disco in fase di creazione (dimenticata? butta pure il disco oppure cercati un àcher). 

Digitata la passphrase, il sistema restituirà il nome del dispositivo sbloccato (es. /dev/dm-1)

Montaggio:

udisksctl mount -b /dev/dm-1

il sistema provvederà a montare il disco su una cartella predefinita (es. /media/qualcosa/qualcosaltro/dipende) sulla quale si potrà "navigare" e vedere i files in chiaro. 

Terminato il "lavoro" occorre smontare, sbloccare e spegnere il disco...semplicissimo:

Smontaggio: udisksctl unmount -b /dev/dm-1

Blocco: udisksctl lock -b /dev/sdb1

Spegnimento: udisksctl -b /dev/sdb1

...e così si può unpluggare l'unità dalla porta USB. Per le altre opzioni, si veda il manuale (man udisksctl da riga di comando) che in pochi leggono perchè preferiscono rompere i c*glioni in rete a chi l'ha già fatto, tanto è gratis, si fa prima ed è facile, alla faccia del rispetto sempre preteso ma raramente concesso. Alla prossima. 

il lupo perde le palle ma non il vizio. Ripeto: il lupo perde le palle ma non il vizio.

martedì 31 agosto 2021

USB device not accepting address error -32 [fix]

Da poco ho aggiornato la mia linux distro Ubuntu alla versione 21.04 e devo dire che sono già pentito. Ad ogni aggiornamento, mi ritrovo con gli stessi problemi cronici concentrati per lo più nella scheda grafica Nvidia FX1800M (GT215GLM), maledettissima (mai più nei miei sistemi) e con i driver nouveau (che ora non riesco nemmeno più a disabilitare perchè un ingegnère ha deciso che funzionano e non servono i driver proprietari).

Da qualche giorno ho notato uno strano messaggio di sistema:

[ 6873.054746] usb 2-1.3: new full-speed USB device number 18 using ehci-pci
[ 6873.119743] usb 2-1.3: device descriptor read/64, error -32
[ 6873.290737] usb 2-1.3: device descriptor read/64, error -32
[ 6873.457715] usb 2-1.3: new full-speed USB device number 19 using ehci-pci
[ 6873.522733] usb 2-1.3: device descriptor read/64, error -32
[ 6873.690726] usb 2-1.3: device descriptor read/64, error -32
[ 6873.793822] usb 2-1-port3: attempt power cycle
[ 6874.373717] usb 2-1.3: new full-speed USB device number 20 using ehci-pci
[ 6874.785710] usb 2-1.3: device not accepting address 20, error -32
[ 6874.849705] usb 2-1.3: new full-speed USB device number 21 using ehci-pci
[ 6875.265699] usb 2-1.3: device not accepting address 21, error -32
[ 6875.265798] usb 2-1-port3: unable to enumerate USB device

EH?? l'unica periferica dati USB collegata è una chiavetta per il mouse wireless... che sarà mai? Un oretta di smanettamenti ed indagini sistemistiche mi rivela il problema. Il messaggio potrebbe essere il risultato di un guasto hardware, di un driver o di un kernel buggato. Ma più probabilmente, e sostanzialmente, il messaggio è dovuto alla protezione nelle porte USB e viene attivato quando il consumo di corrente è troppo elevato. 

Nel mio caso? il colpevole è il collegamento della e-cig alla porta USB 3, per tenerla in carica. Strano ma vero, l'e-cig non è periferica dati. Con un misuratore provo a testare i valori di tensione e corrente. L'alimentazione, con l'e-cig collegata ad una porta USB 2, da 5volts droppa a 4,5, quando l'assorbimento in ricarica è a 420 mA. Provando a spippettare, la tensione scende ulteriormente a 4,34volts e la corrente sale a 500mA (limite massimo imposto dalle specifiche). 

Con una porta USB 3, in modalità ricarica e-cig, la tensione droppa a 4,9V con una corrente di 630mA. 4,89volts e 670mA quando si spipetta. Strano... le specifiche USB3 dovrebbero ampiamente essere superiori in termini di assorbimenti, ma forse è un problema di computer portatile e di elettronica progettata male dal produttore. E pensare che quando ho preso (nuovo) il portatile che ancora utilizzo a distanza di anni, non ho badato a spese, preferendo l'ultima generazione disponibile all'epoca... un vero salasso ma ne è valsa la pena. La durata media dell'hardware nel bunker-lab è di 10 anni. Alla prossima. 

P.S. il bar è polversoso. Ripeto: il bar è polveroso.

lunedì 17 febbraio 2020

Acer Aspire 8930G repair

Un lavoretto facile facile, per me, ovvio ;-)  
Tempo fa, ho interrotto in extremis uno degli sport preferiti, praticati dai consumatori compulsivi... il lancio del portatile nel cassonetto del RAEE
Con mia sorpresa mi ritrovo per le mani un Acer Aspire 8930, non certo un PC da buttare, ancora ben quotato. Quad core, lettore di impronte, schermo di dimensioni generose per l'home teather, porta infrarossi, blue tooth, touch pad multimediale, Dolby ed altri accessori che lo promuovono al rango di "ancora sfruttabile" per qualche anno. I motivi della sua dismissione? Non pochi in realtà ma tutti risolvibili con poca spesa. 
  • La batteria ovviamente è andata ma si può fare senza. 
  • Alla tastiera mancano 5 tasti e per fortuna il ricambio si trova a poco, e poi il layout lo conosco a memoria, tanto che non mi servono nemmeno le serigrafie. 
  • Il lettore DVD sembra avere dei problemi ma lo si può sostituire senza difficoltà (è estraibile come una cartuccia) con qualcosa di usato. 
  • Uno dei due hard disk da 320Gb ha dei cluster guasti, basta toglierlo o trovarne uno anche usato, magari un paio da 1Tb ciascuno . 
Forse questo cumulo di piccoli problemi ha stuzzicato l'avidità del rivenditore che auto proclamatosi "consulente informatico" ha consigliato al facoltoso cliente babbeo l'acquisto del nuovo, con la solita motivazione... "conviene buttare e prenderne uno più aggiornato" (non dicono mai a chi conviene realmente). 
Il SO è winzozz 7 (aggiornabile gratuitamente a W10). Lasciamo perdere i dati memorizzati sui dischi... so di chi è e so una miriade di informazioni private che francamente poco mi interessano, per rispetto della privacy più che altro ma anche per onestà ed un senso etico professionale profondamente radicato... stavolta al cliente babbeo è andata bene.
Fatti due conti, vista anche la quotazione attuale ad oggi ancora "importante", essendo il modello di fascia medio alta, con meno di cento euro tutto compreso il portatile torna come nuovo. 
Ma io che ho il braccino corto (non è vero! sono solo povero!), lo uso così com'è, a spesa zero. Ho dovuto solo riparare un difetto alquanto fastidioso: lo spinotto di alimentazione ha dei problemi che spengono ad intermittenza il PC e nel bel mezzo di un installazione non è certo una bella cosa. 
Preoccupato di dover scomodare dei cinesi per un nuovo componente e sostituire il vecchio, procedo con smontare la copertura plastica (della spina) tenuta in sede da una sola vite. Il problema appare subito evidente: il cavo di massa è attaccato con lo sputo e solo lo spazio ridotto interno, accanto alle cerniere, permetteva di tenere il cavetto in contatto (instabile). Niente di complicato. Procedo con saldare il filo al suo posto ed anche questo difettino da poco è risolto "agratis". Bene. Ed ora? Ci installo la Kali 2020 di gennaio e tengo il PC come muletto, per le prove generali del mio piano di distruzione di massa dell'umanità (scherzo, lo devo dire per i tremebondi deboli di mente e per i servizi segreti che monitorano i miei scritti deliranti :-). 
Un grazie sincero all'imprenditore babbeo, fossero tutti come te...(e lo sono)... magari la prossima volta pensa di donarlo a chi ne ha davvero bisogno non certo per giocarci e ricordati di eliminare i dati... è un obbligo di legge, babbeo!.
Ok, anche questo è a posto, metto in pensione il muletto che ormai non ce la fa più nemmeno con LXDE (un Acer 5620...lo so... ne buttano un casino di Acer, chissà perchè) e procedo con altri progetti, presi da una todo list ormai infinita. Alla prossima.

P.S. Gianmario ha i denti blu. Ripeto: Gianmario ha i denti blu.

giovedì 5 febbraio 2015

Spamassassin Tool V.pre-Alpha

Ho ripreso con lo sviluppo di software, giusto per rilassarmi. Sì perchè se si programma senza un capo bastardo che ti soffia sul collo per metterti fretta ed ansia, senza l'utonto che crede di sapere tutto lui e che ti chiede di sviluppare cose stupide ed inutili... senza rompicogli*ni... programmare è rilassante e ci si diverte pure. 
Ho terminato "orora" un programmino di utilità in free pascal (Lazarus IDE) che prende i messaggi di posta elettronica indesiderata, lo spam che manualmente deposito in una cartella apposita (/home/utente/Maildir/.Junk) in quanto non sempre i filtri bayesani fanno il loro dovere (poverini, li capisco), esegue un parsing testuale per capire chi è il mittente, filtra la lista ottenuta per eliminare i doppioni, ordina per dominio o per indirizzo per verificare se i soliti spam-bot creano indirizzi in sequenza preordinata, memorizza il tutto nella blacklist di spamassassin con il formato richiesto (/etc/spamassassin/local.cf). Manca solo l'inserimento automatico delle wildcards per bannare interi domini se necessario, tipo i .ru  .tw .cn per capirci, tanto i caratteri cirillici o gli ideogrammi cinesi non li conosco e non mi interessano proprio.  Tutto automatico, basta lanciarlo con i privilegi di superutente tramite un cron e non ci penso più e fanchiulo agli spammer. 
Ci ho messo solo un paio d'ore. Fosse stato un prodotto per qualche cliente, come minimo sarebbe servita una settimana. Già, perchè avrei dovuto implementare i controlli anti utonto, l'help, gli hint per ogni componente a video, e chissà quale altra funzione inutile ma percepita come scontata e sempre compresa nel prezzo. Da dire che con Webmin la funzione per bannare le e-mail è già implementata, ma dall'ultimo aggiornamento, l'1.730, non funziona più, o meglio non riesco a vedere le cartelle che contengono i messaggi sa spammare.... non ho risolto.... non ho voglia di perderci ulteriore tempo per capire cosa non va... pertanto mi sviluppo un programma che lo fa a modo mio, implementando certe figate di funzionalità iper personalizzate, a me riservate, introvabili, esclusive ed utilissime... he he he... tiè, così faccio prima ed ho ciò che mi serve.
Non programmo più per soggetti terzi, non se lo meritano, o meglio si meritano certi programmatori disposti a chinare sempre il capo ad ogni richiesta isterica (e puntualmente trasformare il progetto in una cosa da buttare e rifare), e si meritano pure quei commerciali che riescono a vendere a peso d'oro anche le banalità più assurde, ben vi sta. Del resto ve la siete cercata ed a furia di cercare, alla fine, si trova sempre una "soluzione". Programmare mi rilassa, specie quando inizio a vedere i risultati, a constatare che le cose funzionano e verificare che riprendere la mano dopo tanti anni di fermo... bèh.... è come andare in bicicletta e la ruggine dopo qualche minuto si scioglie... alla prossima. 

P.S. Matteo ha il colera e Roberto è brutto. Ripeto: Matteo ha il colera e Roberto è brutto.

domenica 26 febbraio 2012

Acer 5620 - riparato

Bene, sono il "felice" possessore di un "nuovo" portatile salvato dall'ingloriosa fine della triturazione da discarica ed il pianeta ringrazia. Sono riuscito a trovare uno schermo LCD a 35 euro, anche se graffiato, perfettamente funzionante (grazie Luca). Una breve trasferta all'uscita dell'autostrada, un rapido scambio e una gitarella in collina per festeggiare, poi il rientro ed il montaggio. Alla prima accensione il sistema si avvia e...ORRORE!!... compare il logo maledetto e la schermata di login maledetta di quel sistema "operativo" maledetto che non voglio nemmeno nominare da quanto porta sfiga, si sappia solo che fa riferimento alle capacità del tipo "home basic". Il maledetto sistema pensa che io sia un certo Marco, e mi chiede la password. Non ce l'ho e non mi chiamo marco. 
Provo con il nome utente, provo a digitare il nome utente al contrario, niente.... poi leggo sotto la casellina di input la scritta "Suggerimento password: 1". Digito 1 ed il sistema si avvia normalmente con la sua nota lentezza pachidermica. Oiboh! vuoi che il Marco abbia impostato una password così banale? Pare di si. 
Il sistema inizia a sbatacchiare il disco, tra mille finestre di avviso, aggiorna questo e quello, compra questo e quello...poi tocca a "giava", l'aggiornamento si blocca e sullo schermo compaiono delle righe verticali...caxo! vuoi vedere che l'LCD non va??. spengo e il computer si rifiuta di riaccendersi, niente, morto...oddio!! che succede?? penso già di farlo a pezzi e venderlo per recuperare le spese. Poi un intuizione, ricordo di migliaia di riti sciamanici di quand'ero tecnico sistemista nel periodo d'oro. apro il fondo, rimuovo e reinstallo i moduli di memoria, richiudo e riaccendo....riparte!! Tutto ok. 
Mi rendo conto che urge una bella formattata per togliere chissà quale Virus e mille schifezze inutili che rallentano all'inverosimile un bi processore con un giga di ram, tre partizioni di cui due inutilizzabili per l'utente e l'ultima piena al 70% di m*rda inutile. Decido di scaricare una Lubuntu, pachettizata appositamente per PC poco performanti. La installo ed il portatile riacquisisce una nuova identità ed una nuova vita. Si sentirà sicuramente meglio, come quando ti tolgono il gesso alle gambe dopo delle fratture, o come guarire dall'artrosi, per non dire del cancro. 
La macchina si comporta egregiamente, anche se sente la mancanza di una webcam integrata e della scheda bluetooth. Ma, vogliamo parlare del vecchio proprietario? Un sadico ignorante che riesce a mandare in frantumi non solo lo schermo ma a distruggere anche la presa degli auricolari, lo slot interno per le memorie SD, il case ridotto ad un porcile ed altri danni minori che denotano una scarsa attenzione all'uso. Credo che il Marco abbia avuto un tale atteggiamento addossando alla macchina la responsabilità della sua lentezza..strano come mai non se la prendano con quella m*erda di sistema "operativo" che non voglio nemmeno nominare. Forse perchè la macchina è un oggetto fisico più facile da distruggere di un software di m*rda, anche se sarebbe più logico e saggio cambiare software e permettere alla macchina di fare il proprio lavoro (il che prova che il Marco è un deficiente). Vabbè, anche oggi ho avuto la prova che il mondo è popolato da cretini imbecilli, utonti dementi, persone disponibili e dentisti incompetenti. Alla prossima. 

P.S. il blocco di travertino è in arrivo. Ripeto: il blocco di travertino è in arrivo.

venerdì 25 marzo 2011

mpg2avi - mpg2flv converter

Succede di dover far fronte agli incarichi più assurdi, quando ci si occupa di Tecnologia e scienza delle informazioni e si entri in contatto con utonti istituzionali, ovvero coloro che hanno il potere. Questi utonti di stato sono pagati profumatamente e godono di molti privilegi ma hanno un terribile difetto. Quando, per qualsiasi motivo entrano in contatto con un computer, o ne sentono solo accennare la parola, ecco che in loro scatta la tipica reazione dell'utonto, che li autorizza a spegnere totalmente il cervello e chiedere "aiuto" al "tecnico". Ai loro occhi il "tecnico" è "l'amico del cuggino che lavora all'ibiemme" o il rivenditore di cancelleria sotto casa che, ovviamente conscio che il mercato è ormai composto da polli già spennati e cotti pronti all'uso, infila negli scaffali fra CD e DVD da masterizzare dei PC giusto per figurare come rivenditori di tecnologia ad alto valore aggiunto. Stavolta è toccato a me essere chiamato perchè il committente non riesce a visualizzare nel suo PC dei filmati. (strano...non ho nessun cuggino che si occupa di informatica). E' solo un problema di codec ma non sono autorizzato e nemmeno ne ho l'intenzione di installarglieli. Preferisco procedere con una conversione in formati diversi, almeno uno di questi riuscirà a leggerlo... spero. Dato che sono centinaia, ho preferito crearmi uno script che automatizza il processo e velocizzare le operazioni. Lo script per GNU linux usa mencoder e ffmpeg per convertire dal formato .mpg ad .avi e .flv (Flash)
Eccolo:
#---------------------------------------
#!/bin/bash

#mpg2avi mpg2flv (Converte filmati mpeg streams in avi mpeg4con audio mp3 e flv flash movie)


#inizio
clear

current_directory=$( pwd )
# video bitrate (1100 = per filmati di circa 500 MB )
#vbitrate=1100
vbitrate=800


# rimuove gli spazi nel nomefile
for i in *.[Mm][Pp][Gg]; do mv "$i" `echo $i | tr ' ' '_'`; done > /dev/null 2>&1 &

# rimuove le maiuscole
for i in *.[Mm][Pp][Gg]; do mv "$i" `echo $i | tr '[A-Z]' '[a-z]'`; done > /dev/null 2>&1 &

# converte mpg -> avi con mencoder

for i in *.[Mm][Pp][Gg]; do nice -n 10 mencoder $i -ovc lavc -lavcopts vcodec=mpeg4 -vf pp=md, -oac lavc -lavcopts abitrate=128 -o "`basename "$i"`.avi";echo "Conversione OK";done



# converte mpg -> flv con ffmpeg

for i in *.[Mm][Pp][Gg]; do nice -n 10 ffmpeg -i $i -y -sameq -ar 44100 -f flv "`basename "$i"`.flv";echo "Conversione OK";done

exit;
#-----------------------------------------
Fatto. Funziona. Non è stato facile districarsi fra le decine e decine di opzioni, il cui significato di alcune mi è ancora oscuro e che a spiegarle per bene occorrerebbe scrivere un libro. Ma alla fine funziona. Resta il dubbio...ma quel sistema che non voglio nominare con installato un lettore di filmati che non so il nome,  avrà i codec anche per questi formati?? Boh. Sempre meglio che stampare fotogramma per fotogramma ore e ore di riprese a 30fps come mi era stato richiesto. Riprodurre su carta un filmato...ma è proprio una richiesta da utonti che non meritano di usare un PC e nemmeno di ricevere uno stipendio. E' come nominare un dirigente analfabeta.....ma da voi in "itaglia", questo ed altro, branco di ignoranti. Alla prossima. 

P.S. Cappuccetto rosso è con il lupo ed i sette nani da biancaneve. Ripeto: Cappuccetto rosso è con il lupo ed i sette nani da biancaneve.

domenica 21 novembre 2010

Ubuntu Grub2 splashimage

60 secondi di pausa in attesa che lo stagnatore si scaldi e mi viene in mente di sistemare l'orribile e monotona schermata di accesso al sistema GNU-Linux (grub2), desolatamente settata di default in bianco e nero.
Come si fa a cambiare lo sfondo di Grub per personalizzarlo con il proprio logo in occasione di un installazione per un cliente o amico? Semplicissimo.
Si procede con installare quelli previsti dalla distro...(se si vuole)

sudo apt-get install grub2-splashimages

Si modifica il file /etc/grub/ 05_debian_theme con il comando

gksudo gedit /etc/grub.d/05_debian_theme 

le righe da modificare sono:

WALLPAPER="/usr/share/images/desktop-base/ORIGINALE.png"
in:
WALLPAPER="/usr/share/images/grub/modificata.tga"

Occorre alla fine, dopo aver salvato le modifiche dare il comando

sudo grub-mkconfig -o /boot/grub/grub.cfg

e si vedranno uscire + o - i messaggi:
[sudo] password for username:
Updating /boot/grub/grub.cfg …
Found Debian background:  modificata.tga
Found linux image: /boot/vmlinuz-2.6.32-1-generic
Found initrd image: /boot/initrd.img-2.6.32-1-generic
Found memtest86+ image: /boot/memtest86+.bin
done

Si riavvia la macchina e si osserva lo stupendo risultato. Per modificare il colore delle scritte, si modificano, nello stesso file di prima, le direttive:

COLOR_NORMAL="black/black"
COLOR_HIGHLIGHT="magenta/black"

ricordando che sono nel formato foreground/background e che grub2 interpreta il "black" nel foreground come "trasparente". Bene, anche questo "tutorial" per lamer 1.0 ed utonti evoluti è a posto... procedo "con le mie cose", alla prossima.

P.S. il lama non sputa controvento. Ripeto:  il lama non sputa controvento.

venerdì 12 novembre 2010

Dike per linux Ubuntu a 64bit

La firma digitale di Infocamere è una "quasi" disperazione per chi usa linux. Sopratutto per chi è "costretto" ad usare il programma Dike. Ho da poco acquistato un DELL Precision M4500, quad core Intel i7 con 8 Gb di ram e 500Gb di disco. La giornata è passata ad installare il dispositivo di firma. Nessun problema per il lettore, un SCM SCR 335, dopo l'aggiornamento del suo firmware (un altra avventura epica). Funziona alla grande e la carta serie "74" la legge senza problemi. I problemi nascono quando si cerca di installare Dike che, neanche a farlo apposta, non è disponibile per linux a 64bit. Quel programma, fa @!#$!!&, lasciatemelo dire. Non è certo un software tenuto aggiornato e nemmeno che si adatta alle piccole varianti fra le varie distribuzioni. Manco a dirlo sembra che i programmatori si divertano a sviluppare per le distro a pagamento (tipo la Suse o Red Hat per capirci), forse perchè pensano che siano più "blasonate" visto che si paga...wind*ws docet....
L'errore che si nota lanciando dike da un terminale è il seguente:
(:19426): Gtk-WARNING **: /usr/lib/gtk-2.0/2.10.0/immodules/im-ibus.so: classe ELF errata: ELFCLASS64

(:19426): Gtk-WARNING **: Loading IM context type 'ibus' failed
e la firma non va a buon fine.
Vorrei segnalare una soluzione che con me ha funzionato. In un Post (GRAZIE) è pubblicato il link ad uno script che risolve il problema, installando automaticamente le librerie a 32 bit facendole coesistere con quelle a 64. Io ho dato il comando (non documentato)

sudo getlibs --ldconfig -w https://www.firma.infocert.it/software/dike-4.2.4-i386.deb

e tutto si è sistemato come per "magia".  In realtà lo script automatizza la copia delle librerie "giuste"  nella cartella /lib32 e/o /usr/lib32... si può fare anche a mano.... :-)
OK, ora ho il sistema funzionante e sono soddisfatto. Manca da sistemare il lettore di memorie SD, il touchpad, il mic interno...a colpi di aggiornamenti del firmware dovrei farcela alla fine, non demordo ovviamente. alla prossima. 

P.S. Lucio è stanco. Ripeto: Lucio è stanco.

domenica 29 marzo 2009

Autopsy di un hard disk (2)

Sto eseguendo un analisi di un disco per conto di un cliente. 1TeraByte di dati da anlizzare senza sapere nemmeno cosa cercare esattamente. Un vero incubo. Da qualche giorno il mio fedele PC da 2.4 Ghz monoprocessore sta sbatacchiando il disco di destinazione, giorno e notte, per creare il datafile su cui poi generare la timeline. Spero solo in un colpo di fortuna, anche se l'esperienza mi insegna di focalizzare l'attenzione, per prima, su due o tre cose. La sterilizzazione, la clonazione dei dati, la generazione delle impronte md5 e sha1 ha richiesto quasi una settimana, per non parlare del fatto che ho dovuto acquistare i supporti ed un banco di ram da 1GB (odio spendere soldi). Speravo, anche questa domenica, di potermi riposare un pò. Invece eccomi qui a lavorare (per fortuna). Mi riposerò nei periodi di stanca, nei quali approfitto del tempo libero per studiare cose nuove e sperimentare nuovi hack mai intrapresi da chicchessia. Mi spiace solo aver dovuto accantonare molte cose in sospeso e dover ritardare ancora i risultati. Pazienza. alla prossima.

PS. ACAB. Ripeto: ACAB.

venerdì 13 febbraio 2009

Fritz 7170 Fax capi-over-tcp (parte 2)

E' possibile spedire i fax con linux ed il Fritz 7170. Ni. Il fritz al suo interno ha un server CAPI over the net . Si può usare l'ISDN interna, utilizzando il protocollo tcp/ip la cui attivazione o disattivazione (di default disattivato) avviene attraverso codici telefonici (collegare un telefono analogico ad una porta ATA )
#96*3* - CAPI on
#96*4* - CAPI off

Sono necessarie anche, nella propria linux box, le librerie adatte per comunicare con il server CAPI. In molte distribuzioni linux è disponibile la libreria "libcapi20" che si occupa di gestire i segnali per schede CAPI attive o passive. Purtroppo la libcapi20 standard non ha il supporto per il CAPI remoto. All'indirizzo http://capifax.v3v.de/ sono disponibili i sorgenti ed i binari precompilati per l'architettura X86.

Installazione manuale libcapi20: copiare in /usr/lib i files .so contenuti nella cartella build e capiinfo nella cartella /usr/local/bin o direttamente in /usr/bin
I settaggi: il remote CAPI si setta attraverso delle variabili di sistema che possono essere inserite in /etc/.environment (per il settaggio all'avvio). In alternativa, per provare, è possibile digitare i seguenti comandi in un terminale:

export FB_REMOTE_CAPI_IP=192.168.x.y # Router-IP or hostname
export FB_REMOTE_CAPI_PORT=5031 # Port of capiotcp
export FB_REMOTE_CAPI_DEBUG=0 # Debug (0 nothing - 3 all)
export FB_REMOTE_CAPI_TCP=1 # Use remote capi (1=on, 0=off)
export FB_REMOTE_CAPI_DEV=1 # Use local capi (1=on, 0=off)

una volta settate correttamente le variabili ed attivato il CAPI del fritz con #96*3*, con il comando capiinfo si dovrebbe vedere le porte del fritz box che brevemente sono:

Controller 1 = ISDN (S0 esterna)
Controller 3 = ISDN (S0 interna)
Controller 4 = Analogica
Controller 5 = VoIP

Installare capifax: è il programma che si occupa di spedire i fax via libcapi20, per qualche ragione il capifax presente in ubuntu va in crash se si usa la libcapi scaricata come da istruzioni precedenti, per cui si può usare il capifax proveniente dalla stessa sorgente della libcapi20.

Installazione capifax manuale: copiare libcapifax in /usr/lib e capifax in /usr/bin

usage: capifax [OPTIONS]

OPTIONS:
-send [tiff_file] [controller] [msn] [target_no]
-receive [path] [controller] [msn]
-rate [2400|4800|9600|14400]
-ident "+00 00 0000000"
-header "My Name"
-ecm [on|off]
-loglevel [0-5]

Il parametro "controller" è uno di quelli elencati in precedenza. Per chiamare con un provider voip si userà il numero 5.
Il parametro "msn" indica il numero del provider registrato nel fritz (partendo a contare da zero)
Esempio 1:
capifax -send filefax.g3 5 2 +399999999999

Esempio 2:
capifax -send fax_g3.tif 5 4 9999999999 -ident "+39 (0)999 999999" -header "intestazione del mittente" -loglevel=3

Log FaxIl suffisso +39 può essere omesso, indicando in alternativa il numero completo di fax a cui spedire o il suffisso 0039 a seconda della propria configurazione voip.
Il parametro "loglevel" indica la "verbosità" dell'output restituito dal comando, utile per cercare di capire se qualcosa non va. Il file da inviare deve essere già in formato tiff g3 (capifax non si occupa della conversione ma solo della spedizione). Un sistema per convertire un file ps o pdf nel formato tiffg3 consiste nell'usare il comando gs (ghostscript).
Esempio per convertire un PDF in G3:

gs -q -dNOPAUSE -dBATCH -dSAFER -sDEVICE=tiffg3 -sOutputFile=file_di_destinazione.tif -f file_di_origine.pdf

Funziona?. Dipende. Mandare i fax in questo modo è un vero casino, non sempre il fax parte e l'analisi delle risposte date da loglevel è spesso inutile in quanto il linguaggio utilizzato è il Klingon. Ci sono riuscito solo una volta e il risultato è stato dall'altra parte la ricezione di una porzione di quanto spedito, ad una risoluzione inaccettabile. Occorrerebbe intervenire con i vari comandi di conversione delle immagini (tipo imagemagik convert, pdftk ecc...) che contengono una miriade di opzioni, parametri e possibilità davvero incredibili. A provarle tutte, e riuscire ad ottenere risultati accettabili, sarebbe opportuno lo sviluppo di un applet che faccia in modo semi-automatico tutte le conversioni del caso. Due mesi fra sviluppo e test...e chi mi ripaga? Forse non ne vale la pena, a meno di non volere acquisire un pò di fama. Come analisi finale, per gli utonti questa soluzione è improponibile. Per gli utenti evoluti, vorrei dare un suggerimento...il fax è uno strumento obsoleto, roba del passato, della preistoria... non è più semplice l'invio di un allegato ad una mail? E' più veloce ed è gratis. E per chi non ha l'e-mail ma ha solo il fax?...che si fo**a. Io con le aziende dinosauro non ci voglio fare affari. Al massimo potrei offrire una buona consulenza per ammodernarli e cambiare, sempre che non incontri troppa resistenza al cambiamento. Alla prossima.

P.s. Avanzare l'orologio di tre ore. Ripeto: Avanzare l'orologio di tre ore.

martedì 3 febbraio 2009

Fritz 7170 Fax capi-over-tcp (parte 1)

Sono un "fortunato" possessore di un FRITZ!Box Fon WLAN 7170, un modem, router dalle possibilità davvero potenti, sicuramente migliore delle ciofeche installate presso gli utonti che firmano i contratti adsl senza sapere nemmeno cosa stanno acquistando. Ho anche aggiornato il firmware alla versione italiana, giusto per comodità dopo un lungo utilizzo in lingua inglese.
La necessità, scaturisce da alcuni problemi con il vecchio modem 3Com utilizzato per inviare e ricevere fax tramite hylafax su server dedicato. Il sistema risponde alle chiamate ma poi, misteriosamente, cade la linea e di ricevere i documenti nemmeno a parlarne. Non ho avuto molto tempo per indagare, potrebbe essere la linea, il numero voip, qualche aggiornamento software, fatto sta che dopo due anni di onorato servizio mi ritrovo con il sistema fax a terra. Ne approfitto, dato che da poco tempo sono state implementate nel firmware del fritz le capacità di inviare fax senza necessità di modem esterni, tutto "over TCP". Per la ricezione nessun problema. Il fritz mi avvisa via e-mail per i fax in arrivo, proponendoli già in formato pdf, con nome formattato che contiene data e ora di ricezione. Basta salvarli in una cartella apposita o crearsi una semplice interfaccia grafica per gestirli. Ma per la spedizione da un client di rete??
Allora... vediamo la procedra:
Prima di tutto occorre attivare CAPI-OVER-TCP da un telefono analogico collegato alle porte ATA del fritz.

digitare dal telefono: #96*3*

poi installare nel proprio client o in un server: apt-get install capiutils

Se si sta usando la distro Intrepid di Ubuntu, la libreria libcapi2-3 dovrebbe essere già installata, altrimenti verificare se lo è o meno e provvedere.
Successivamente occorre configurare, modificando in /etc/capi20.conf la riga come segue
REMOTE "ip_del_fritz" 6000

Poi, per vedere da terminale se tutto funziona, digitare: capiinfo ed analizzare il risultato.
Fatto. Per spedire i fax quindi basta configurare il seguente comando in qualsiasi programma in grado di eseguire comandi (Xsane, gv, cups, oowriter ecc.ecc.... tanto per fare un esempio)

capisuitefax -d "numero_di _fax" /"percorso"/nome_documento.pdf

ed il gioco è fatto. Purtroppo o per fortuna, questa non è una procedura adatta agli utonti, ai quali se consegni un qualcosa che abbia più di due o tre bottoni vanno totalmente nel pallone e rifiutano di imparare. Per loro è meglio windows, alice, fastweb o qualsiasi fornitore che si fa pagare a caro prezzo la loro pigrizia ed ignoranza piuttosto che insegnare loro come risparmiare.
Alla prossima
P.S. Vedi aggiornamento Parte 2
P.P.S. L'ossobuco è pronto. Ripeto: L'ossobuco è pronto.

domenica 11 gennaio 2009

Recuperare dati da supporti danneggiati

Per chi ha un attività o gestisce un impresa, l'evento più disastroso che scatena il panico è la sorpresa data dalla perdita dei dati elettronici dai supporti usati per memorizzarli. Mi accorgo di ciò quando entro in ufficio e trovo una moltitudine di chiamate perse al cellulare. Il disastro si verifica solitamente negli orari meno opportuni, quasi sempre nei giorni festivi e spesso quando sono oberato di impegni inderogabili. Solo allora divento indispensabile ed oggetto di suppliche, mai accompagnate dalla promessa di retribuire adeguatamente la mia disponibilità a risolvere la situazione. Stavolta è toccato ad una chiavetta usb, con gli archivi dei clienti di un dentista. Non mi chiedo come mai i dati dei clienti siano memorizzati in un archivio di lavoro su una chiavetta usb invece del PC dello studio dentistico. Accetto l'incarico "agratis" e, dato che non è la mia attività principale ma solo un favore fatto in funzione di un lavoretto che dovrei far fare alla mia arcata dentale superiore, sperando nella disponibilità futura ad un pagamento "in natura" (cambio merce), decido di dare un occhiata al supporto. A volte mi arrivano dei casi veramente disperati, supporti danneggiati a tal punto che il recupero è quasi impossibile. Ecco qui gli strumenti che utilizzo per riportare il sorriso a chi si affida a me, anche se non sempre la fiducia riposta trova una vera soluzione.
Gli strumenti che uso per il recupero dei dati? Sono dei programmi in ambiente GNU-linux. Vediamoli:

dd_rescue
È una variante dell'utility unix “dd”. Estrae i dati dal supporto e trasferisce ciò che è leggibile su un file o su un device a blocchi. Crea un "clone" dei dati con blocchi a zero se non riesce a leggerli dall'origine.

fsck
E' uno strumento di unix per la manutenzione dei filesystem. È composto da una suite di programmi, ciascuno dei quali lavora su uno specifico filesystem: per esempio fsck.ext3 lavora su filesystem ext3, fsck.vfat su FAT16/FAT32, ecc… Verifica la consistenza della struttura del filesystem e risolve gli eventuali problemi. Può lavorare sia su device a blocchi (es. /dev/sdb /dev/hda ecc...) che su file immagine (creati ad es. con dd_rescue).

testdisk
E' un programma di recupero dati interattivo che ricostruisce in modo "semi-automatico" una tavola di partizione danneggiata. Legge i settori iniziali di ciascun cilindro del disco e cerca quelli che potrebbero assomigliare ad una partizione. E' in grado di rilevare in automatico il tipo di filesystem (ne riconosce davvero moltissimi) e le sue dimensioni provando anche a volte di correggere problemi di consistenza.

photorec
L'interfaccia è simile a testdisk. Recupera i files direttamente dall'area dati senza affidarsi al filesystem. È utile quando il filesystem è pesantemente danneggiato e/o non è supportato dagli altri strumenti. Sarebbe da impiegare come ultima spiaggia dato che è in grado di recuperare solo alcuni tipi di file. Ovviamente non può mantenere i nomi originali dei files, per cui ci si potrebbe trovare nella situazione di aprirli uno ad uno per comprendere cosa contengano aiutandosi con l'estensione.

La procedura
Do per scontato che nelle operazioni di recupero si utilizzi uno strumento predisposto a farlo, ovvero un PC con gli strumenti software installati, spazio sufficiente per trasferire i dati da recuperare, eventualmente delle porte ide libere (evito, se posso, gli adattatori usb-ide), collegato ovviamente in rete per scaricare eventuali aggiornamenti.


Controllo il partizionamento del supporto per individuare quali partizioni contiene. Se il device è /dev/sdb:

fdisk -l /dev/sdb

Se l'MBR è corrotta non si può effettuare il mount in sola lettura, altrimenti provo a montare in read-only la partizione in esame (SDB1 per la prima):

mkdir -p /mnt/dati
mount -o ro /dev/sdb1 /mnt/dati

Se il mount non va a buon (MBR è corrotta) o non è leggibile, devo clonare l’intero disco:

ddrescue /dev/sdb /mnt/immagine_chiavetta.img

Con il comando precedente, estraggo tutto il dispositivo con tutte le sue partizioni.

Se dd_rescue va a buon fine senza errori, occorre ripristinare una tavola di partizione corretta:

testdisk /mnt/immagine_chiavetta.img

che esegue una scansione dell’immagine alla ricerca dei possibili punti di inizio delle partizioni. Se esce il messaggio "partition sector don't have the end mask 0xAA55" significa che la tabella delle partizioni è completamente andata (salta al passo photorec direttamente) e difficilmente è possibile ripristinarla a mano (in alcuni casi si può fare).
Se tutto va bene, testdisk ripristina il tutto e si può procedere a salvare la nuova MBR. Quando si lavora con testdisk può essere necessario impostare a mano la geometria del disco CHS Cilindri - testine - settori per traccia: sui dischi vecchi i dati sono riportati sull'etichetta, mentre in quelli più attuali è riportata solo la dimensione in blocchi: in questo caso il firmware del disco usa una geometria fittizia per mappare l’indirizzo LBA dei blocchi: i settori per traccia sono sempre 63 e le testine 255: il numero di cilindri si calcola dividendo la dimensione in blocchi per 16065.

Dopo la ricostruzione della tavola di partizione, si può estrarre l’immagine solo della partizione che ci interessa: Per sapere dove inizia e dove finisce:

sfdisk -d /mnt/spazio/immagine.img

Ci si annota “start” e “size” della partizione: supponendo che i valori siano rispettivamente 63 e 156296322 posso estrarre l’immagine sovrascrivendo quella completa ottenuta in precedenza:

ddrescue -i (numero_inizio)b -s (numero_size) /dev/sdb /mnt/immagine_partizione.img

Si può così tentare un fsck: supponendo un filesystem di tipo FAT:

fsck -t vfat /mnt/immagine_partizione.img

e montare in loopback l’immagine:

mkdir -p /mnt/chiavetta
mount -o loop,ro /mnt/immagine_partizione.img /mnt/chiavetta

Il lavoro è terminato e si può procedere con l'analisi dei dati. Se, come nel mio caso la FAT è completamente andata, l’ultima possibilità consiste nell’uso di photorec:

mkdir -p /mnt/chiavetta/files
cd /mnt/chiavetta/files
photorec /mnt/immagine_partizione.img

Il supporto di origine può essere inutilizzabile o inaffidabile per memorizzarci altri dati. Se si desidera comunque riutilizzarlo, va formattato con il comando:

dd if=/dev/zero of=/dev/sdb bs=1

A meno di spiacevoli sorprese, in molti casi si riesce a recuperare qualcosa, magari non tutto. Possono però capitare dei comportamenti "strani". Con dd possono comparire errori di I/O che interrompono il processo di recupero. Anche dd_rescue può conteggiare errori di lettura. A volte l'errore di I/O è volatile, nel senso che si verifica saltuariamente ed imprevedibilmente in settori diversi. E' comunque indispensabile riuscire a salvare il maggior numero di blocchi (tutti se possibile) altrimenti il tentativo è inutile. A volte l'errore deriva da una chiavetta "consumata", ovvero utilizzata oltre il numero di cicli di scrittura consentiti. In altri casi può essere un problema hardware del circuito di interfaccia alla porta usb che si manifesta solo in particolari condizioni di temperatura. In questi casi essere un pò maghi e conoscere qualche rito sciamanico può aiutare. Alla prossima

P.S. Invertire il 7 con l'8. Ripeto: Invertire il 7 con l'8.

martedì 18 novembre 2008

Server, sistemisti e smanettoni IT

Ultimamente sono stato contattato da un informatico d'assalto, un self made man, che mi sta fracassando i marroni con delle richieste che mettono in chiara evidenza la sua incompetenza retribuita. E' un sedicente "sistemista" attualmente in carico come dipendente presso una grande industria. Sedicente in quanto "dice di sè" che è un sistemista. Nell'ambiente scientifico degli informatici, un ristretto gruppo di esperti che guardano con un pò di disprezzo i principianti che strombazzano le loro abilità, il termine "sistemista", espresso così genericamente, è inteso come colui che interviene nei "sistemi" informatici (tutti) e risolve, configura, installa, fa funzionare ecc... Per sistema si intende l'insieme di hardware e software che compone un sistema informativo. Un sistema informativo che necessita di un sistemista è composto come minimo da una rete in configurazione client/server, da un insieme di funzionalità quali database, intranet, internet, mail server, web server, ecc...
La definizione di "sistemista" non è concentrata in un particolare sistema hardware o prodotto software, altrimenti sarebbe più corretto parlare di "specialista". Pertanto un sistemista, se così si definisce genericamente, deve saper configurare un firewall, indipendentemente dal sistema operativo o dall'interfaccia grafica usata per gestirlo. Deve saper amministrare un database, indipendentemente dal tipo. deve saper agire sui parametri di rete per farla funzionare, deve saper configurare un mail o web server. Infatti, in tutti i casi esposti, dato che ormai le funzionalità sono "standard" per via di protocolli univoci, ovvero si somigliano tutte e cambia solo il nome delle cose, un "sistemista" è in grado di agire, configurare, risolvere ecc... tenere in piedi il sistema informativo e sapere cosa fare in caso di guasto... già, servono pure delle approfondite conoscenze dell'hardware, dato che sono capaci tutti di chiamare il tecnico esterno in caso di guasto.
Data la situazione "traballante" di questa economia ed al fatto che i soliti ne stanno approfittando per licenziare, il nostro sistemista decide di mettersi in proprio e di approfittare delle proprie conoscenze per vendere soluzioni a destra e sinistra. Il problema è che non è in grado di risolvere autonomamente, dato che le sue conoscenze tecniche sono basate su un sistema informativo gestito per anni, conosciuto a memoria ma apparentemente diverso da quello che si trova in giro. Basta cambiare prodotto o imbattersi in un sistema linux e crolla tutta l'aurea di conoscenza sino a poco tempo prima usata a sostegno del proprio entusiasmo. L'uso massiccio e prolungato di windows ha inoltre impigrito, nel tempo, il nostro sistemista, paragonabile più ad un pigiabottoni che ad in tecnico informatico che si rispetti.
L'attività in proprio non è facile nella fase di start-up e risulta naturale, oltre che appetibile, offrire soluzioni chiavi in mano per le problematiche più disparate. Da una server appliance ad un centralino voip, da un sistema di trasmissioni wireless ad un sistema di videosorveglianza, tutto fa bilancio e occorre rassicurare i propri contatti di essere in grado di fornire...il bilancio è sacro. Questa è la situazione. Mancano i sistemisti quelli veri, quelli che le cose le sanno fare davvero. Ed allora il nostro wannabe sistemista trova la soluzione più scontata, che ormai ci sono passati tutti quelli che si trovano o trovavano nella stessa situazione. Creare una rete di informatici in grado di intervenire alla bisogna, da pagare il minimo per massimizzare i guadagni e da non assumere data l'occasionalità degli incarichi. Ci hanno provato in centinaia, è un pò il sogno di molti raccattare incarichi, sbolognarli al primo pirla disponibile e lucrare un buon margine, salvo poi scaricargli addosso le colpe quando qualcosa non va. Si nota però da subito il tipo di richiesta che viene conferita ai collaboratori usa e getta selezionati col criterio del primo che capita. Voglio un server con le funzionalità A,B,C, ma (udite, udite) che sia facile da usare e configurare, in quanto voglio proporre e rivendere la soluzione ad altri sistemisti o smanettoni... cooosa? Qui casca il palco. Il pigiabottoni si rivela per quello che è, un pigro commerciante approfittatore, un promotore di nuovi smanettoni, non certo un sistemista e tanto meno un informatico. L'attività di "informatico" per come la intendo io, è fatta di sacrifici, (tantissimo) tempo dedicato all'aggiornamento ed alla formazione continua, alle prove, alla ricerca ed agli esperimenti in casa. Non che la gestione debba risultare difficile, per carità, anche io amo le comodità, le scorciatoie e le soluzioni "semplici", ma non disdegno di capire a fondo cosa sto facendo, in modo da essere pronto ad affrontare e risolvere gli imprevisti, per problemi che escono dalla normalità, in due parole devo essere preparato e competente. Credere che un server sia una scatola con quattro bottoni da pigiare, che funziona tutto e si può dimenticarla nel sottoscala, significa credere ai soliti rivenditori commercianti di informatica che fanno tutto sempre facile, rapido e soprattutto che "funziona" sempre. I tribunali sono pieni di questi creduloni ignoranti che hanno ceduto al miraggio di facili guadagni. Temo che dovrò suggerire l'uso di windows a questo sistemista, e di cercare fra i numerosissimi informatici dell'ultima ora qualcuno disposto a svendersi per pochi spiccioli. Vuoi una soluzione facile da gestire per sistemisti e smanettoni? Linux non fa al caso tuo...linux è per i clienti seri che vogliono soluzioni serie ed io non installo server windows. Ma il sistemista insiste, concentrato com'è più sul proprio profitto che sulle necessità dei propri clienti. Linux "è gratis" (così crede, essendo caduto nell'inganno della traduzione italiana del termine "free") e permette margini più ampi. Windows è a pagamento, così come ogni componente aggiuntivo necessario a una seria configurazione client-server. Linux è un ambiente più "robusto" e sicuramente più adatto per ciò che devi proporre, ma per i principianti è un sistema "difficile". Le cose sembrano difficili quando non le si conoscono. Una volta imparato, diventa facile. Ma allora impara anche tu visto che "non costa nulla" e di documentazione in rete ce n'è a iosa... No. Fammelo tu che ti pago ed ho un sacco di clienti che lo vorrebbero. Eh?? Guarda che lavoravo per i "padroni" mooolto tempo fa e mi sono messo in proprio per evitare questi atteggiamenti arroganti. E poi... non lavoro per i commercianti smanettoni, sono capaci solo di piantare grane e scaricare sempre la colpa sul tecnico. Lasciamoperderedai, non insistere per favore che ho altro da fare. Ciao.


P.S. Aldo riempie il bicchiere. Ripeto: Aldo riempie il bicchiere.

martedì 4 novembre 2008

Stampa libri (fai da te 1)


Prima di procedere con la progettazione del layout delle etichette da stampare con la stampante seriale del post precedente, devo stamparmi il manuale del linguaggio. Perchè mi serve su carta anche se ce l'ho in formato PDF? Non mi sono mai trovato bene a consultare i documenti elettronici più lunghi di 10 o 20 pagine. Preferisco stamparmeli e leggerli con calma, anche nei ritagli di tempo a computer spento. Sarò antico ma per mè è meglio così. Ma la mia proverbiale taccagneria, che ostinatamente chiamo "sciopero della spesa", dichiarato ad oltranza come forma di protesta al modello fallimentare rappresentato dal consumismo, mi obbliga alla cautela quando si tratta di stampare 200 pagine. E' quasi mezza risma di carta da 80gr/m2, un pò troppo, per non parlare del volume. Dato che non sono una vittima della pigrizia dilagante che impera in questi tempi, potrei stampare su entrambe le facciate, manualmente dato che per ora non ho la stampante adatta in fronte/retro. Così riduco del 50% la quantità di carta. Ma non mi accontento. Posso fare di più. Ad esempio si possono stampare 4 pagine per ogni foglio A4 ed utilizzare il formato A5, sicuramente più maneggevole. Così me la cavo con 50 fogli. Le cose però si complicano un pò. In aiuto, come spesso accade, viene l'informatica, e soprattutto l'ambiente linux, così pieno di utilità e programmi spesso sconosciuti. Così decido di stendere una procedura per crearmi dei fascicoli al volo, un semplice script per impaginare automaticamente il testo dall'A4 all'A5 stampando sempre su fogli A4 che vanno poi piegati a metà. Per la rilegatura non ho che da scegliere. O stampo 4 pagine su un unico foglio A4 e creo tanti fogli piegati a metà da incollare assieme, oppure creo dei fascicoletti composti da 4 o 5 fogli a4 piegati a metà che andranno uniti con la rilegatura a filo (tempo fa mi sono costruito il telaio apposito). In entrambi i casi occorre stampare fronte retro la giusta sequenza di pagine, altrimenti si perde la sequenza originale ed il manuale risulta inutile ed inconsultabile. Allora? Ecco la procedura:
Si converte il PDF in postscript (vedi i vari wiki al riguardo) con il comando :
pdf2ps filein.pdf fileout.ps
Poi occorre ri-arrangiare la giusta sequenza a seconda che si decida di creare fascicolo a foglio singolo o a più fogli. supponiamo di voler creare fascicoli da un foglio soltanto. Il comando da dare è
psbook -s 4 filein.ps fileout.ps
L'opzione -s (che deve essere multipla di 4) indica quante facciate devono essere piegate e unite assieme. Il valore 4 dell'esempio indica che dovranno essere stampate quattro pagine affiancate a coppie su un foglio di formato A4 (due su una facciata e le altre due sull'altra), e che quindi le numerazioni delle pagine dovranno essere organizzate in sequenza opportuna. Per creare una serie di fascicoli composti  ciascuno da due fogli A4 piegati in due, occorre dare il numero 8 (ovvero il numero risultante di pagine che si desidera siano comprese nel fascicolo). Per fascicoli da tre fogli -s vale 12 ecc...
Così abbiamo il file composto dalla giusta sequenza di pagine. Vogliamo ora ridurle in modo da far stare 4 pagine logiche A4 nel fronte retro di un foglio A4. Il comando da dare è
psnup -p A4 -P A4 -s 0.7 -2 filein.ps fileout.ps
L'opzione -s serve a ridurre del 70% la pagina in modo da dare un pò di margine per gli appunti manuali attorno al testo. Le opzioni -p e -P per specificare i vari formati in e out (possono essere omesse se uguali). Esistono altre opzioni, ad esempio per calcolare il margine della rilegatura. Da una console linux digitare man psnup per ottenere la spiegazione dettagliata.
Fatto questo lo si stampa o aprendo il file e selezionando la voce di menu oppure con un filtro di stampa tipo kprinter, gtklp o xfprint4 giusto per citarne alcuni. Si stampa in due passate. Prima per le pagine dispari ordine inverso su una facciata, poi pagine pari sull'altra facciata del pacco appena prodotto. Semplice no?. Magari. Occorre una buona stampante (laser), di quelle che quando inserisci i fogli già stampati non si inceppi prendendone tre o quattro alla volta. Infatti la carta scaldata dal rullo fusore tende ad arricciarsi sul bordo ed a formare dei "pacchetti" che si possono smazzare fin che vuoi ma a volte entrano tutti assieme. Forse dipende dalla carta (quella standard è da 80 gr/m2). Meglio prenderla di buona qualità, specifica per stampanti laser. L'alternativa è stampare il retro pochi fogli alla volta o nel caso peggiore inserendoli manualmente uno ad uno... è più lungo ma alla fine il risultato è garantito.
Vedrò se è il caso anche di dare indicazioni più dettagliate su come produrre una copertina decente e soprattutto come rilegare in casa il libretto così prodotto. Servono meno cose di quanto si possa immaginare. Nel frattempo, procedo. Alla prossima.

P.S. Acqua silente senza mordente. Ripeto : Acqua silente senza mordente.

giovedì 18 settembre 2008

linux vs windows

Ho appena finito di leggere alcuni commenti su una notizia apparsa su punto-informatico. Che pena. Sono "iscritto" a PI da quando è nato, ma sto decidendo di smetterla di subire la superficialità dei contenuti che giornalmente mi vengono recapitati via mail. Punteggio 2--. La qualità di certi articoli è scarsissima ed i contenuti penosi.
Nel leggere i commenti dei moltissimi troll che impestano quella testata di "giornalisti" (ma dubito che quelli che scrivono siano iscritti all'ordine) mi soffermo a volte ad osservare quelli relativi alle disquisizioni fra sostenitori di windows e sostenitori di linux. Sono arrivato ad una "conclusione" temporanea (segno che sono disposto a cambiare idea se riesco a cogliere segnali diversi che mi smentiscono). Windows ha una moltitudine di sostenitori perchè è un sistema "operativo" facile e che, data la sua instabilità e per come è stato concepito, fa vendere molto e quindi guadagnare. E' ideale per coloro che vendono, vendono, vendono e la qualità un mucchio di chiacchiere da vendere. Come sistema chiuso, permette solo la possibilità di vendere aggiornamenti, vendere pacchetti aggiuntivi, vendere software che necessita di continui aggiornamenti obbligatori, tanto i clienti si comprano di tutto perchè percepiscono un bisogno conseguente alla scarsa qualità del prodotto. Chi pontifica windows ha da tempo chiuso le porte alla ricerca, allo sviluppo di applicazioni "serie" e ragionate in cambio della piacevole sensazione che da la pigrizia e l'ozio mentale. Chi difende a spada tratta windows non è un informatico, ma un commerciante di sogni, una persona vuota e superficiale, un pigro che ama le scorciatoie, un cultore del CTRL+ALT+CANC, un seguace del formatta & reinstalla, un venditore di antivirus e firewall minimali (inutili), uno schiavo che crede di essere libero (ed a queste affermazioni ha un solo modo di reagire). La cattiveria con cui tenta di denigrare gli altri sistemi, ci dimostra solo che inizia a sentire minato il business facile di chi vuole le cose banali. E nell'attaccare linux, dimostra solo la sua scarsa cultura tecnico-informatica, di non conoscere la storia dell'informatica in quanto non l'ha mai vissuta veramente, di essere un esserino inutile e meschino. Non sto parlando male di windows ma delle persone che lo seguono come pecoroni. E' qui che si misura lo scontro. Trovo stupido ridurre il tutto nell'analisi del sistema "migliore" fra i due. Sono due sistemi diversi, punto. Ma certe persone sono manovrate dalla propria ignoranza, schiave della propria avidità e della propria pigrizia.
Conosco un sacco di amici che lavorano e sviluppano su piattaforma windows. Tutti, ripeto tutti, dichiarano di essere "costretti" a "scegliere" quel sistema in quanto "tutti i clienti usano windows". Bella motivazione atecnica. Complimenti. Mi aspettavo una motivazione dettata da scelte tecniche, suffragate da disquisizioni tecnico scientifiche condivisibili, sul piano tecnico. Sento invece motivazioni "commerciali" che nulla hanno di tecnico. E' qui che lo scontro si fa sentire e dove i toni salgono e sfociano in offese ed epiteti poco edificanti.
Quindi questa generazione di giOOvani ha sancito un principio: il cliente impone la scelta del sistema operativo (in base a criteri stupidi) e i "tecnici" devono eseguire e sobbarcarsi la responsabilità dei fallimenti causati dalle scelte del cliente. E' stupido, molto stupido, soprattutto perchè è colpa nostra. Quando dico che il "tecnico" deve scegliere il sistema operativo e realizzare le soluzioni che ritiene adatte, lo dico pensando ai colleghi (i pochi veri informatici esistenti in questa povera nazione) e pensando al nostro futuro, al nostro ruolo che, credo sia giusto, vada ritagliato in base ad esigenze TECNICHE e non in funzione dei capricci di chi di informatica non sa nulla ma è sempre pronto a scaricare le proprie responsabilità sugli altri.
Nei progetti invece di più ampia portata (grosse aziende, pubblica amministrazione, ecc...) entrano in gioco interessi diversi. Grosse commesse vengono proposte solo per soddisfare esigenze economiche (di entrambe le parti). In questo caso la scelta ricade su qualcosa che garantisca continuità negli interventi di assistenza e manutenzione, quest'ultimi di solito relegati ai giOOvani ingegneri sottopagati e sfruttati (ben vi sta, imparate a sfruttare meglio le vostre conoscenze ed a fare un uso migliore della vostra intelligenza). Quindi niente linux in quanto non giova al profitto commerciale.
Nel trattare contenziosi in ambito informatico, noto come il prezzo della fornitura sia sempre inferiore ai costi di assistenza, manutenzione. Come mai? Noto anche le resistenze degli informatici aziendali ad accettare sistemi linux, spesso perchè hanno il parente - amico - cuggino che fornisce PC e sistemi operativi all'azienda stessa. E giù allora a denigrare linux con le falsità più assurde...ma questo è un altro argomento.
In estrema sintesi, la motivazione di base che alimenta lo scontro linux - windows, quella più gettonata se ci si fa caso, è che il sistema linux "è difficile" mente windows "è facile". E' un messaggio che commercialmente fa presa. Chi vorrebbe mai uno strumento difficile se esiste quello facile? Windows è facile ed è a prova di cretino. Già. Ma chi assumerebbe mai dei dipendenti cretini? La maggioranza....sembra.

P.S. Sara dice 21 e non più mille. Ripeto: Sara dice 21 e non più mille.

giovedì 21 agosto 2008

DELL Inspiron 6000

Da un paio d'anni sono il felice possessore di un portatile DELL Inspiron 6000, su cui ho installato linux per sopperire alle carenze di winzozz XP preinstallato dalla casa madre. Da pochi giorni il led della batteria ha iniziato a lampeggiare e dopo alcune prove diagnostiche scopro che, nonostante l'autonomia della stessa non sia più quella "a nuovo", in caso di blackout il portatile si spegne brutalmente. Com'è noto le batterie sono coperte da garanzia per un solo anno e non vengono sostituite. Il mio dubbio però si fa strada ipotizzando un guasto allo switch della alimentazione fra rete elettrica e batteria. La batteria rimane carica anche per parecchi giorni ed i vari diagnostici segnalano che la sua "salute" è ottima. Dato che ho acquistato l'estensione della garanzia a 3 anni, che quindi scade a marzo del 2010, decido di avvalermi dell'assistenza DELL, la quale preso atto del dubbio circa un mal funzionamento della mother board decide di sostituirla in garanzia. Ma non costava meno mandarmi una batteria nuova? Si, ma la mother board è in garanzia, mentre la batteria dovrei pagarmela. In ogni caso meglio sostituire la MB e se è la batteria rassegnarsi a comprarla a parte, successivamente. Vedremo. Domani viene il tecnico ("gratis") per una sostituzione che avrei potuto tranquillamente fare da me.
A conti fatti, calcolo rapidamente, a spanne, il costo di un portatile. 700 euro a nuovo, 350 euro per l'estensione della garanzia, 120 euro per la batteria che dopo 2 anni perde comunque autonomia e va sostituita...quasi milleduecento euro in circa tre anni... solo che il prezzo è diluito nel tempo e l'esborso sembra meno doloroso... Se si calcola che nel frattempo è stata sostituita in garanzia la tastiera e due masterizzatori DVD, si può facilmente intuire come l'estensione della garanzia a tre anni convenga stipularla... ed a questo punto va considerata anche l'opportunità di stipulare una polizza assicurativa furto - incendio. Si arriva tranquillamente ad un totale di millecinquecento euro. Per un uso professionale è ancora una cifra conveniente. Ogni volta però che si ha modo di leggere le offerte di computers portatili nei volantini dei supermercati dell'informatica, occorre saggiamente moltiplicare per due le cifre proposte, per avere una stima attendibile del vero costo di un portatile.
Ora invece sono curioso di vedere il tecnico di zona... sarà uno di quelli bravi?? Speriamo.
Un ultima considerazione: come mai al posto di winzozz pre-installato nei portatili non viene fornita una batteria di scorta?
Alla prossima.

P.S. Il formichiere mangia anche le uova. Ripeto: Il formichiere mangia anche le uova.

martedì 5 agosto 2008

eeePC 900 + ubuntu 8.04

Finalmente. Dopo vari tentativi di far funzionare l'audio del nano Asus sono riuscito a sistemare tutto. Dopo una deludente installazione di Xubuntu, scelta perchè leggera e ritenuta adatta al nano, ho deciso di re-installare la Xandros originale e fare un tentativo. Stavolta, prima di decidere di formattare tutto ho aggiornato il bios dell'EEEpc 900 all'ultima versione disponibile. Poi ho trovato una guida utilissima nel forum di ubuntu. Basta googlare un pò e cercare " piccolo Wiki Ubuntu eee su eeepc 900". Un grazie al mago radaghast che con l'ottima guida mi ha permesso di far funzionare un ottimo SO (Ubuntu 8.04) su un nano che a quanto sembra è giudicato (a torto) "una ciofeca" da alcuni rivenditori col magazzino pieno di portatili di altre marche. Prestazioni accettabili, compiz in modalità media perfettamente funzionante, wifi, cam, casse e microfono funzionanti. Ho anche installato un applet per abilitare e disabilitare la cam al volo.
Ora posso procedere con la progettazione del modulo di alimentazione a pannelli solari flessibili, e passare alla costruzione del sistema GPS. Per la dinamo da installare nella bici, ho deciso di auto-costruirmela, visto che in commercio esistono dei modelli tedeschi che i soliti rivenditori si prodigano a proporre a cifre inaccettabili. 6 magneti da hard disk, 6 avvolgimenti di rame ( doppia trifase con sezione e spire da calcolare con metodo sperimentale), due supporti (uno fisso ed uno mobile) ed il gioco è fatto, non senza produrre un buon circuito di stabilizzazione e carica batterie. Tra le altre cose, sto procedendo con l'installazione di aircrack, per ottenere il segnale wi-fi anche durante le sessioni mobili, che tanto non serve poi molto visto che anche gli access point dei cara***ieri sono aperti (grazie, tanto li paghiamo noi alla fine). Alla fi fine devo solo poter telefonare con ekiga, il softphone open che supporta la vebcam integrata (e smettetela di usare skype che fa proprio skifo, è proprietario e non permette di effettuare chiamate gratuite). Che dire? in queste giornate afose, una piccola soddisfazione me la merito proprio, anche se non è tutta farina del mio sacco (grazie ancora). Alla prossima.

P.S. Giorgio si connette all'alba. Ripeto: Giorgio si connette all'alba.

giovedì 31 luglio 2008

Action Cam - Oregon scientific

Un aggeggio interessante, avuto in cambio di un ostica installazione di Linux su un portatile particolarmente resistente al cambiamento, nato per vista ma arrivato al limite e desideroso di libertà e velocità di funzionamento.
Una telecamera per le riprese in azione, installabile a piacere su un casco o sul manubrio della bici durante le sessioni di downhill, su uno skateboard, in immersione (sino a 3 metri è garantita come stagna), nei lanci col parapendio, ma anche in mano grazie all'impugnatura estraibile di serie. Il modello è l'ATC-2k, alimentato a 3 volts (20W) con due batterie AA, risoluzione massima 640X480 VGA Cmos (impostabile anche a 320X240 o 160X120) con frame rate variabile da 15 a 30 fps, memoria interna 32 mega, alloggiamento per scheda memoria SD da 2 giga, fuoco da 1,5 metri ad infinito, registra filmati i formato AVI. Che dire? Un buon affare. L'ho già installata sul manubrio della MTB, non senza difficoltà dovuta alla mancanza di spazio, visto il numero di apparecchiature elettroniche ad oggi installate (GPS, Navigatore satellitare Garmin Nuvi 200, Fanali HLux, Campanello, Leve Cambio maggiorate, Regolatore di tensione...). Dalle prove effettuate, la ripresa si presenta fluida anche a 15 fps, un pò carente nelle riprese notturne in strade illuminate con lampioni ma con buona resa dei colori. Il limite dei 2 giga della memoria SD e l'impostazione alla risoluzione minima al più basso valore di frame per secondo dovrebbe garantire una durata di riprese di 794 minuti, ovvero circa 13 ore e mezza, mentre alla risoluzione massima a 30 fps si arriva a 60 minuti, 1 ora di riprese. Non male se si pensa che durante le azioni più intense che richiedono notevoli sforzi fisici, difficilmente queste si protraggono per più di 1 ora. Per una buona documentazione di un escursione si può utilizzare l'action cam ove non sia consigliabile l'uso di una normale telecamera, quest'ultima adatta alle fasi di preparazione e conclusione dell'evento, sia per ragioni di maneggevolezza, peso e facilità d'uso della prima.
Difetti? Per ora nessuno. Forse il micro display lcd nella parte superiore poteva essere progettato con dimensioni un pò più generose o maggiormente leggibile. Così com'è, la lettura dei parametri di impostazione è un pò difficoltosa, specie per un "vecchietto" come me che ha dei problemi di vista dovuti all'età, ma del resto credo che il prodotto sia destinato aduna fascia di età ben inferiore alla mia. Manca il display per la visione di cosa si sta riprendendo... è progettata per azioni in movimento, o la va o la spacca. se le riprese vengono bene, bene, altrimenti si ripete il lancio sino a quando non viene. L'inquadratura è comunque abbastanza larga per garantire una buona ripresa e l'importante è avere le mani libere. Si riprende cosa si sta guardando se installata sul caschetto, cosa si sta affrontando se installata su un mezzo mobile, come ci si sta agitando se tenuta in mano. Prevedo delle belle avventure, stavolta documentate, visto che le eseguo quasi sempre in solitaria. Ho visto cose che voi 'unani' non potete nemmeno immaginare... alla prossima.

P.S. Aldo dice 32 per 18. Ripeto: Aldo dice 32 per 18.

mercoledì 16 luglio 2008

eeePC 900

Finalmente mi è arrivato. Dopo le recensioni prezzolate che si trovano in rete, scritte da chi è pagato per parlarne bene a scapito della propria credibilità, il desiderio si è avverato. Un cambio merce, per un lavoretto di falegnameria in cambio un eeePC nuovo di zecca. L'accordo era per il modello minore, il 700 con schermo più piccolo e disco da 4 giga. Al momento dell'acquisto il cliente si sente dire che "...li abbiamo finiti, in cambio ci sono questi...". Proprio quello che desideravo. ultraportatile, veloce al punto giusto, alimentato a 12 volts, 20 giga di disco, wifi, installabile sulla bicicletta da gran turismo ed alimentabile con un paio di pannelli solari. Ho già proceduto con l'installazione della eeexubuntu (l'interfaccia linux preinstallata mi sa tanto da utonto e poi oltre a mancare un terminale per i comandi, manca la possibilità di installare ciò che mi pare). La migrazione è stata piacevole. L'unico sacrificio è la mancanza dell'audio...sto indagando... ed il fatto che il softphone ekiga proprio non ne vuole sapere di "vedere" la telecamera integrata da 1.3 mpixel. Il gioiellino lo voglio proprio utilizzare per le chiamate telefoniche voip al volo... senza audio è un problema.
Nella foto lo potete vedere in grembo al fratellone maggiore, tanto per capire un pò le dimensioni veramente ridotte. Devo ora procurarmi due pannelli solari , magari flessibili, pieghevoli o arrotolabili e progettarmi un inverter o perlomeno uno stabilizzatore a 12 volts portatile di potenza adeguata (l'alimentatore originale ASUS è da 3 ampere). Via.... un altra realizzazione di unamico. Se mi va, posterò qui i progetti, gli schemi i piani costruttivi, solo se avrò sentore che qualcuno possa meritarseli.... ciao

P.S. il bavaglino è da cambiare. Ripeto: il bavaglino è da cambiare.

domenica 1 giugno 2008

Reti resitive

Nel frugare fra i componenti elettronici, deciso a verificare il funzionamento del modulo che ho sviluppato per il kernel linux con la realizzazione di un circuito a led da collegare alla porta parallela che dovrà pilotare lo stepper installato nel fusore progettato per realizzare i circuiti stampati col metodo a trasferimento di toner, mi sono trovato in mano un cassettino etichettato "Resistenze da catalogare". Quale miglior posto per reperire 8 resistenze da 1000 ohm 1/8 di watt?
Ad una più attenta analisi trovo anche dei componenti neri con i piedini tutti in una fila e con una sigla sconosciuta, accantonati in attesa di essere classificati ed ordinati. Sono delle reti di resistenze confezionate in quel modo per risparmiare spazio sui circuiti stampati, generalmente usate come resistenze di pull-up. Dopo averle separate dal resto, inizio un paziente lavoro di raggruppamento per valore... già, ma quale valore? Una rapida e superficiale ricerca in rete non mi è molto di aiuto. Decido di andare ad intuito. Innanzitutto occorre scoprire come sono disposte le resistenze, solitamente con un capo in comune o singolarmente separate le une dalle altre.
Per fare questo infilo il componente in una breadboard sperimentale e con dei ponticelli di filo "porto fuori" i collegamenti per poterli misurare agevolmente con i puntali del tester. Una piccola serie di misurazioni confrontata con le sogle stampigliate sul contenitore della rete resistiva mi permette di classificarle molto rapidamente. Dalle prove sperimentali ci si accorge che ogni produttore adotta un proprio metodo di sigle che però, con un minimo di fantasia è possibile decodificare, fatte salve alcune eccezioni. Facciamo alcuni esempi con alcune sigle...
Una lettera A o B indica nel primo caso un collegamento della rete resistiva con un comune a tutte le resistenze, mentre nel secondo caso (ove può comparire anche la lettera "C") indica che ogni resistenza è isolata dalle altre. In alcune codifiche, la lettera A o B è preceduta da un numero che può indicare o il numero di resistenze presenti nella rete resistiva o il numero di pin che caratterizza la rete. La cifra 9 ad esempio può indicare la presenza di 8 resistenze più un capo in comune (quindi rete resistiva di tipo A).
Poi solitamente esiste un numero a tre cifre, le prime due delle quali indicano il valore a cui va aggiunto un numero di zeri pari alla terza cifra (è il moltiplicatore simile a quello delle resistenze con le bande colorate). Una lettera "finale" J o G dovrebbe indicare, presumo, la tolleranza. In alcuni casi il valore è indicato in chiaro con tanto di unità di misura. Un puntino o una barretta serigrafata, indica il pin comune a tutte le resistenze collegate secondo la disposizione di tipo "A".

Ecco alcuni esempi:
AE10K
9A103J
10KJ
1A103J
10KohmJ
Le sigle qui sopra sono sigle comuni per rete resistiva di tipo A, composta da resistenze del valore di 10 Kohm

A102J rete resistiva di tipo A, da 1 Kohm
B100J rete resistiva di tipo B, da 10 ohm
C10ohm rete resistiva di tipo C (?), da 10 ohm
B472J rete resistiva di tipo B, da 4,7 Kohm
A472J rete resistiva di tipo A, da 4,7 Kohm
A472G rete resistiva di tipo A, da 4,7 Kohm
A8472J rete resistiva di tipo A, da 4,7 Kohm
9A472J rete resistiva di tipo A, da 4,7 Kohm

Di fronte alla sigla 316J, dato che il mio multimetro misura solo sino a 2 mega ohm, suppongo siamo in presenza di resistenze da 31 mega ohm

Esistono anche delle sigle "esotiche", quali:
10X561G rete da 9 resistenze (10 pin) collegate con lo schema A (1 capo in comune), da 560 ohm
L101S104 rete da 10 resistenze collegate con lo schema A (1 capo in comune), da 100 Kohm

E per finire la sigla misteriosa su un contenitore tipo DIL da 16 piedini compatibili con gli zoccoli a passo integrato. Sigla IAM E3318. Le prime tre lettere presumo indichino il produttore, la cifra indica 8 resistenze indipendenti da 330 ohm.
OK. Ora, "finalmente" anche questi componenti sono in ordine nei cassetti. Pian piano, man mano che mi serve qualcosa, ne approfitto per mettere un pò d'ordine. Non penso nemmeno alle sorprese che avrò quando inizierò a catalogare i chip di memoria flash, i processori, le E2prom, le interfacce rs232 che so di avere da qualche parte in attesa che li utilizzi per qualche progetto. Per stasera basta. Mi sono meritato un pò di riposo. alla prossima.


P.S. Attenti al lupo. Ripeto: Attenti al lupo.