lunedì 20 luglio 2015

Ventilatore V6340C (riparato)

Il mese più caldo degli ultimi 150 anni (o 60, o 125 come dicono altri... altre offerte? mettetevi d'accordo) ed un ventilatore che improvvisamente entra in sciopero. Una tragedia, non per me ma per un'anziana. Il sintomo? le pale girano a passo di lumaca con il selettore alla massima velocità (III), molto lentamente ed il motore si surriscalda. La prima cosa che viene in mente è il condensatore, dato che stiamo parlando di un motorino asincrono simile per principio a quelli della lavatrice. Allora.... il ventilatore è del tipo a colonna, diametro 40 centimetri, senza marca, made in PRC mod. V 6340C con delle sigle in etichetta S1 50087138 RD-40A (va a sapere cosa significano, lo sapranno solo i cinesi). 
Il motore invece è un "volgarissimo" asincrono 220Volts da 40Watt modello R12-1 della Fonshan Shunde Rihuang Electric Co.Ltd (tre fratelli che prima di mettersi a produrre motori pescavano di frodo gamberetti sul Mekong, affluente minore del Mechung)
Per smontare il ciòttolo, occorre in sequenza:

  • aprire i gancetti che tengono unite le due valve del guscio a rete che protegge l'elica. 
  • svitare il dadone che tiene l'elica fisstata all'asse del motore, girandolo al contrario che il filetto è "storto" rispetto al normale senso di avvitamento e svitamento.
  • togliere il dadone che tiene la parte retrostante del guscio proteggi elica
  • svitare 4 viti con testa a croce che chiudono frontalmente il pannello di chiusura del vano motore
  • svitare la vite centrale nel retro, fissata sul supporto oscillante dietro al motore (occhio che è nascosta da un tappino di gomma bianca)
  • togliere il nottolino di armatura del meccanismo oscillante (è a pressione)
  • svitare 4 viti nel corpo pulsantiera per aprirlo.

Il condensatore responsabile del problema è un poliestere da 1 microfarad 450 volts AC, fissato con una vite tramite un aletta metallica (che non è un dissipatore)) e collegato con un filo rosso ed uno nero all'avvolgimento di start del motore. Tutto abbastanza semplice...abbastanza... due delle 4 viti del corpo pulsantiera hanno la testa a triangolo...niente cacciavite nonostante la mia fornitissima scatola con più di 150 pezzi... come fare?? Basterebbe costruirsi una punta adeguata, facile in questo caso usando un perno di dimensione adeguata ed una mola a smeriglio... ma è troppo caldo per mettersi a lavorare, troppo...allora? per toglierle ho utilizzato un kit per rimuovere le viti rovinate, con le punte simili a quelle del trapano ma con il torciglione al contrario...funziona, senza trapano, a mano... ingegnoso no? Nel rimontaggio basta trovare 4 viti uguali ma con la testa "normale" (e chi non ha 10 Kg di viti messe pazientemente da parte?). 
Ma le vere complicazioni vengono dopo. Il condensatore non si trova uguale per dimensioni e caratteristiche dimensionali. I peracottari di zona hanno solo quelli tipo lavatrice (3,50€), con il perno centrale dotato di dado di fissaggio.... impossibile alloggiarlo dentro il vano motore, ho provato, non ci sta proprio... allora ho optato per una modifica. Ho prolungato i fili di collegamento del condensatore, li ho fatti passare assieme a quello di alimentazione per arrivare nel vano pulsantiera. Lì il nuovo condensatore per fortuna ci sta come un pisello nel suo baccello, non senza prima proteggere i terminali fast-on con una guaina termorestringente.  Ma non era solo un problema di condensatore... il perno del motore è durissimo, quasi bloccato... polvere... non c'è altra spiegazione., e polvere di quella sottile, tipica di quella in sospensione nelle città di merda inquinate in modo invisibile. Ad occhio, l'apertura del motore non dovrebbe comportare particolari problemi, 4 dadi e via. Ma la presenza di avvolgimenti legati con lo spago ed altre avanzatissime soluzioni ipertecnologiche mi hanno convinto che non è il caso.  Allora? SVIT*L o WD4* dentro i perni (davanti e dietro), per un blando lavaggio e lubrificazione generale. Anche la scatola del meccanismo di oscillazione è meglio controllarla e lubrificarla (così si accede meglio al cuscinetto interno del motore). Sono solo 3 vitine sul lato della leva di riarmo e con l'occasione si ridistribuisce il grasso e si aggiunge un pò di lubrificante anche sui perni in movimento. Con il lubrificante è meglio non abbondare troppo e metterne un pò anche con motore in movimento in modo che penetri a fondo... alla fine il perno gira più liberamente.... ufficialmente riparato. Si rimonta il tutto e.... un ultimo problema, etico stavolta... l'aggeggio è di una (...)... che faccio? la lascio soffocare di caldo per qualche giorno (o settimane) a dimostrazione che tutte le troiate che fai nella vita prima o poi ti si ritorcono contro? No, non sono bastardo come quei deficienti fascisti unani di merda ed è per questo che sopravvivono, grazie a noi troppo buoni... mmmm, devo trovare una soluzione anche a questo problema. Suggerimenti? alla prossima.
P.S. la fonte è arida e il cammello non beve. Ripeto: la fonte è arida e il cammello non beve.

lunedì 6 luglio 2015

sgabello post-atomico

Hai presente quando devi prendere qualcosa a cui non riesci ad arrivare e ti manca sempre "uno scalino" a portata di mano? pochi centimetri magari e ti manca sempre una scaletta a portata di mano. ecco, lo so, ci si arrangia salendo sulle sedie imbottite o su quelle girevoli con le ruote, su una bacinella, su un contenitore progettato per altri usi, sempre in precario equilibrio col rischio di cadere (ed a volte accade con conseguenze a volte gravi). ecco, serve allora qualcosa che non occupi spazio, che si possa riporre tra un mobile ed una poltrona, qualcosa di leggero, maneggevole, pratico... ecco, si va al brico più vicino e si comperano quelle scalette pieghevoli. Il guaio, oltre che costano, è che sono brutte peggio di una multipla e con l'aredo di casa non si intonano per niente, per cui finiscono sempre in uno sgabuzzino ripieno di cianfrusaglie da togliere alla vista e quando serve, la pigrizia ci scoraggia ad andare a prenderla. 
Mi ritrovo con 4 sedie destinate alla discarica, cassone legno trattato all'ecocentro, immediatamente intercettate in extremis e riadattate allo scopo. Un comodo sgabellino in stile post atomico (usabile anche per una seduta), grezzo quel che basta per non urtare troppo l'estetica, leggero e poco ingombrante, utilizzabile anche come piano di appoggio se serve. 
Tolte le imbottiture, le molle di acciaio (da riusare ancora non so come e dove), il rivestimento in finta pelle, le borchie di ottone, gli spaghi, la paglia, l'ovatta.... un lavoraccio soprattutto per la quantità industriale di punti metallici.... 4 ore per sedia, davvero tanto. Un pò di colpi con un martello di gomma e ogni elemeno è smontato e passato con carta vetrata grana 80. Poi...la sedia va accorciata su un lato, dopo aver segato via la spalliera che non serve. Si prendono i 4 montanti orizzontali, li si accorcia e si ricrea il tenone da incastrare nei fori pre esistenti... tutto a mano, scalpello e sega. Una notte in morsa per riassemblare il tutto con un pò di colla da falegname e lo scheletro è fatto. Per la copertura.... assi di bancale avvitati uno ad uno, dopo averli carteggiati un pò e smussato gli spigoli... il look risultante è più che gradevole, almeno a me piace (e piace anche alla compagna che non lo vuole restituire). Ora, nei ritagli di tempo, ne ho altri da fare e piazzare per la casa in attesa che tornino utili, come ieri ad esempio che mi sono montato le zanzariere a striscia sulla porta di ingresso.  La discarica e la municipalizzata dei rifiuti non saranno contenti ma io si. Alla prossima.

P.S. la mucca è zoppa. Ripeto: la mucca è zoppa.

lunedì 29 giugno 2015

Shampoo di recupero

Sono giorni in cui la mia autostima è a livelli minimi. Causa calo delle attività professionali, la reazione più comune è quella di sentirsi inutili, rifiutati per lasciar posto ad un branco di incompetenti ciarlatani il cui unico pregio è quello di saper mentire e scaricare le proprie responsabilità sugli altri.
Per evitare di pensarci troppo ed andare incontro alla depressione, si cerca di reagire cercando di tenere occupata la mente sulle cose che procurano un minimo di soddisfazione personale e le occasioni non mancano. Stavolta è toccato alla montagna di flaconi di shampoo che si trovano nelle camere d'albergo nella doccia. Sono pagate e mi porto a casa ciò che avanzo. Col tempo, trasferta dopo trasferta, i flaconi si accumulano ed occorre trovare un loro utilizzo. Quale miglior modo che travasare il tutto in un flacone più grande? Si ma perchè? Allora. Ad utilizzarli uno ad uno va a finire che se ne spreca un botto in quanto non si ha il tempo di aspettare che lo shampoo, troppo denso a volte, scenda tutto ed inevitabilmente un pò ne resta nel flacone e va a finire assieme alla plastica che deve essere lavata con spreco di acqua inimmaginabile (tanto la paghiamo noi vero?).
Per risolvere, si prende un contenitore grande, trasparente e col collo abbastanza largo, rigorosamente di recupero. Si toglie il tappo e si infila il flaconcino capovolto. Si lascia sgocciolare per tutta la notte e magicamente il flaconcino risulterà pulito e completamente vuoto. Si ripete l'operazione per tutti i flaconcini sino a riempimento del contenitore ospitante. Fatto, non serve una laurea magistrale per questo.
Lasciamo perdere tutte le minchiate sulle differenze dei detergenti per il corpo, sulle proprietà miracolose, sui risultati... è SOLO SAPONE liquido! sono solo varianti di colore, consistenza ed odore, nulla di più. Lo so in quanto ho effettuato dei lavori presso industrie che producono cosmetici....quelli vendono solo per i creduloni che soddisfano emozioni e non reali bisogni. Ora, con quello che ho recuperato, posso andare avanti ancora per un anno o forse più, al ritmo di una doccia al giorno e godo nell'immaginare imprenditori e commercianti in crisi o interminabili riunioni di marketing per incentivare le vendite.... da me no grazie, andatevene in grecia a vendere le vostre pappette. Alla prossima. 

il grano è maturo e l'uva è alta. Ripeto: il grano è maturo e l'uva è alta.

mercoledì 24 giugno 2015

DIY Chisel sharpening jig (work in progress)

E' un work in progress, ovvio. L'accrocchio autocostruito con pezzi di recupero comunque fa la sua parte. Sono stato costretto a costruirmelo per due ragioni, anzi tre. 

  1. Affilare a mano... è una questione di esperienza e manualità che non ho ancora acquisito e non volevo consumare gli scalpelli a furia di passarli sulla mola a smeriglio, sulla carta vetrata, sulla pietra o sulla mola ad acqua, sulle pietre ad olio.
  2. Una brutta esperienza presso un "arrotino" industriale (con tanto di capannone) mi ha davvero deluso, ovvero un peracottaro che mi ha massacrato le punte a tal punto che ora tagliano meno di prima e francamente a me venivano meglio con i miei tentativi.
  3. Non ho soldi per comperare il supporto professionale, le pietre giapponesi e le basi diamantate... costano davvero un pò troppo per un hobbista come me ed il bastardo peracottaro di prima mi ha prosciugato. 

Allora? ci si arrangia come meglio si può, raccattando pezzi quà e là, adattandoli, modificandoli, aggiustandoli. Sono partito da due gambe avanzate da una sedia già modificata a sgabello (bellissima ma niente foto e l'ho già regalato), una barra filettata da 8, due dadi, due cuscinetti di due lettori floppy da 5 1/4, due ruote di legno ricavate con la sega a tazza da uno scarto in multistrato, due gommini forati di una stampante, un elemento di alluminio preso da un antenna Yagi direzionale ed un pò di lavoro di sega, carta vetrata, scalpello non affilato, trapano, pialla, svasatore... senza attrezzi specifici occorre eseguire le lavorazioni a manina e la precisione a volte va a farsi benedire, almeno sino a quando la manualità e l'esperienza non fanno col tempo la loro parte.
A volte la punta del trapano è troppo corta per dei fori passanti o è affilata malino, la sega non taglia bene o non è adatta a tagli profondi, la raspa non raspa, la carta vetrata scarseggia ed occorre riciclare (per l'ennesima volta) quella già riciclata millemila volte, il mandrino del trapano a colonna balla (ferramenta di merda e commerciante bastardo) e non è tanto preciso come servirebbe... vabbè, animo! ci si arrangia con quello che si ha. 
La parte che richiede più attenzione si concentra nel supporto che teve tenere perfettamente in piano ed in squadra lo scalpello rispetto al piano di affilatura (prevedendo lo spazio anche per le lame larghe delle pialle), altrimenti l'affilatura "pende" rispetto alla lunghezza del ferro che deve essere anche perfettamente parallelo con la pietra... la pietra... trovata al brico (non è specificata nemmeno la grana) con due parti...grossa e fina (altri dati non ce ne sono). Per tenerla ferma l'ho circondata con delle assi di bancale invecchiato, il tutto fissato su una base di compensato. Anche questa morsa dovrebbe essere perfettamente in piano (la lama sulla pietra e le ruote sul legno) e perfettamente a filo con la pietra....dovrebbe. Purtroppo la pialletta non funziona (affilata da schifo dal peracottaro) e pertanto anche qui ci si arrangia...per tentativi. Un metodo per compensare i dislivelli dei piani su cui le ruote girano, consiste nel farne correre una delle due (dipende da quale parte pende) su degli spessori temporanei (dei fogli di lamiera, cartoncino, plexyglass...).
Completa "l'attrezzatura" una lastra di granito (recuperata agratis da un amico) su cui ho fissato della carta vetrata a varie finiture da 80 a 1000 per la lucidatura a specchio. 
Per una buona affilatura occorre che la parte piatta dello scalpello sia perfettamente piatta, possibilmente finita a specchio. Un set di scalpelli nuovi (specie per quelli da pochi euro) ha evidenziato che invece non è così ed occorre spianarli appena acquistati, prima di usarli. La parte inclinata del tagliente (22 - 30°) deve essere piatta (possibilmente con finitura a specchio) e non curva come risulta se la si passa sulla smerigliatrice o su quegli attrezzini di plastica dei negozi faidate. Occorre inoltre eliminare la "bava" che si crea con le affilature aggressive dalla parte opposta dell'abrasione. 
Se si seguono queste indicazioni lo scalpello entra nel legno come un ferro caldo nel burro, anche controvena. 
E l'attrezzo? funziona? eh? eh? Si, discretamente devo dire, non è la perfezione ma sicuramente meglio dei tentativi di affilatura manuale. Ovvio che ci sono dei notevoli margini di miglioramento ma l'affilatura a lavoro finito è decisamente accettabile. Non sarà come certi scalpelli giapponesi, ma per quello che devo fare io il risultato per ora mi soddisfa, almeno sino a quando deciderò di realizzare la versione 2....work in progress. Alla prossima.

La mente è in viaggio. Ripeto: la mente è in viaggio.