lunedì 27 aprile 2015

Castelgarden XP 41 EL (manutenzione straordinaria)

Gli impegni di lavoro sono tanti, a volte inderogabili, e nel frattempo... l'erba in giardino cresce sino a raggiungere un altezza che la foresta pluviale amazzonica ci fa una sega. Viene il giorno che ci si decide di mettere mano al giardino e ci si rende conto dei mille problemi dimenticati e lasciati in disparte per altre stupidissime "priorità". Un rasaerba elettrico da 1300W, progettato appunto per rasare l'erba e non certo disboscare una jungla, si rivela insufficiente a tal punto da richiedere una piccola manutenzione. Il rotore fa fatica a girare affaticando il motore, le croste di erba risecchita sotto il vano lame appensantiscono la struttura assieme all'attrito delle rotelle di plastica ormai quasi bloccate. 
Stiamo parlando di un rasaerba Castelgarden XP41EL, prodotto da GGP Italy (di un paese chiamato Castelfrancoveneto in provincia di Treviso) e rivenduto da un certo GUSI (sempre nel Veneto a tradizione agricola). 
Non è certo un modello "professionale", concepito per piccoli prati "inglesi" tutti perfettini che sembrano sintetici, privi di erbacce e graminacee dure come l'acciaio, un modello abbastanza economico per farla breve. Il Corpo di supporto è interamente in plastica ed è dotato di un motore elettico ad induzione da 1300Watt  FEVILL Electric KFT mod KUC 752F7N13-P02 da 2800 giri al minuto (lento, troppo lento). 
L'apertura è estremamente facile e ciò significa facilità di manutenzione periodica. Con un cacciavite a stella si smonta la calotta superiore nera copri motore, fissata su un punto ed agganciata dalla parte opposta con un dentino a scorrimento che si aggancia al corpo di supporto. Una leggera trazione verso l'alto spingendo in direzione frontale ed il coprimotore viene su con facilità. Sotto scopriamo il motore ed il condensatore (tutti i collegamenti elettrici sono a fast-on per cui non serve tagliare nulla). Si scollegano i fili, magari segnando con un pennarello le corrispondenze in modo da ricollegare il tutto esattamente come era prima. Prima di togliere il motore, occorre smontare la lama. Un dado centrale tiene le lame ed un supporto plastico che assicura la ventilazione del motore (soffiando inevitabilmente nel tempo particelle d'erba all'interno del motore) e che va sfilato (è sufficiente tirare).
Dalla parte superiore si svitano 4 viti autofilettanti con testa esagonale ed il motore viene via (attenzione a non afferrarlo per gli avvolgimenti). Fare attenzione che le 4 viti sono avvitate con il tramite di 4 parti di plastica nera che presumo facciano da "ammortizzatore" o "cuscinetto" (segnare il loro alloggiamento). Non c'è altro da smontare (l'interruttore di sicurezza è ok per chi non vale la pena smontarlo). 
Come si può notare l'interno è ben invaso da residui, terra, foglie, erba e dio solo sa cos'altro (e forse qualche merdina dei cani che si sa non sotterrano la merda come i gatti). Con una spatola si rimuove l'erba secca, le croste di terra e tutta la sporcizia interna. Se si vuole esagerare...un panno umido per il verde che colora la plastica rossa. 
La manutenzione del motore: Ho provato a togliere le 4 viti Torx T30 che uniscono i due supporti a croce dei cuscinetti. L'intento era quello di pulire il tutto internamente e sostituire i cuscinetti (controllando l'eventuale formazione di ruggine). Niente da fare. Sembra che lo statore lamellare sia saldamente fissato ad incastro con delle specie di "chiodini" frapposti con il supporto esterno, per cui ho deciso di procedere solo con la lubrificazione dei cuscinetti....un abbondante innaffiata con un pò di Svit*l (nei cuscinetti) ed una notte ad agire hanno fatto un mezzo miracolo...solo mezzo, ma meglio di niente. Una bella soffiata con l'aria compressa ed il motore può tornare al suo posto. L'apertura totale non è impossibile ma la regola "ciò che funziona non si tocca" è d'obbligo. 
Le ruote:... sono di plastica con perno metallico filettato (rotazione ad attrito)... vanno leggermente "lubrificate" per renderle un pò più scorrevoli e pulite per evitare che i residui del taglio vadano ad appesantire la rotazione. Hanno tre fori dove possono essere montate, per "regolare" l'altezza di taglio...erba molto alta = altezza massima ovvero prato inglese  = altezza minima. 
Un ispezione finale per verificare se ci sono crepe o rotture sui supporti e si rimonta il tutto. 
La lama: va affilata un pò. Dopo anni a frantumare pigne, sassi, radici, terra ecc... si riduce ad uno schifo, non taglia più ma strappa, affaticando ulteriormente il motore che si scalda, brunisce lo smalto degli avvolgimenti ed è solo questione di tempo... il motore muore e di cambiarlo nemmeno a parlarne. Per affilarla...a mano con una lima da metalli, un flessibile con mola vetrata grana 80 o alla peggio con disco per taglio metalli. Si passa sul filo sino a togliere dentellature o parti pestate dai sassi. non serve un affilatura giapponese... basta che sia affilato al tatto senza badare tanto all'angolo di affilatura. 
Alcuni accorgimenti: Il rasaerba andrebbe pulito per bene appena terminato l'uso (e chi ci ha la forza dopo una giornata in giardino?) per evitare la formazione delle croste ed andrebbe riposto in luogo asciutto dopo averlo asciugato al sole (lo si adagia su un fianco al sole). 
Recensione gratuita: il ciottolo non è poi un disastro come credevo (compatibilmente con quello che ci si aspetta), seppure in presenza di tanti margini di miglioramento. Il corpo di supporto per essere irrobustito presenta delle "camere" vuote che si riempiono di tutto (dai ragni all'erba sminuzzata) rendendone un pò difficoltosa la pulizia. Il motore... è troppo lento, si affatica facilmente. Vale la pena eventualmente di farlo riavvolgere?? non lo so, dipende. Il costo si aggirerebbe dagli 80 ai cento euro, credo di più del valore dell'attrezzo... per cui forse è meglio pensare ad un motore da recupero preso magari da un altro con i supporti rotti. La lama...non guasterebbe una di qualità leggermente superiore a parità di fascia di prodotto. Di positivo ha che è silenzioso (93dB) ben al di sotto del rasaerba a scoppio del vicino di me***, con un motore Tupolev di fabbricazione sovietica in epoca della guerra fredda, acceso sempre nell'ora del riposo pomeridiano o al mattino presto, bastardo! Alla prossima. 

P.S. il grillotalpa non rode. Ripeto: il grillotalpa non rode.

martedì 21 aprile 2015

Saldatrice fai da te con MOT (parte 1)


E' periodo di trasformatori e... e... è venuto il momento di iniziare la costruzione della saldatrice a punti con un MOT (Microvawe Oven Transformer) ossia il trasformatore del forno a microonde. 
Per la verità, da tempo, si trovano in rete un sacco di soluzioni, non è una novità, per cui voglio documentare qui le "difficoltà" incontrate,  poco mi importa delle brutte figure, sono pazzo, per cui. 
Allora, andiamo con ordine. Il trasformatore proviene da un forno a microonde buttato da un ristorante, produttore DONG YANG Power Systems Co, LTD DMC-M Class 200 YS-450. Non certo un modello economico, che ormai si trovano a meno di 40 euro dai cinesi, anche se è di produzione cinese. L'ho tenuto proprio per questo, fatto a pezzi e recuperato il recuperabile, compresa la ventola, i microinterruttori, il condensatore ad alta tensione (quest'ultimo da sperimentare). Il magnetron e relativo magnete l'ho buttato. Sì, contiene quel collarino rosa che è una sostanza altamente tossica, velenosa, per cui preferisco rinunciare al magnete toroidale e tenermi la salute. Non scherzo, non è nemmeno da toccare per nessun motivo (#sapevatelo). 
Il trasformatore va modificato, per ottenere sul secondario una bassa tensione ma una corrente poderosa, sufficiente a fondere in pochi secondi dei piccoli lamierini da saldare assieme. Con due trasformatori modificati messi in serie o parallelo, è possibile ottenere anche una saldatrice ad elettrodo, opportunamente ventilata ovviamente perchè non si scaldi troppo e lo smalto del rame sugli avvolgimenti vada a farsi friggere (diventa scuro e perde le sue capacità isolanti).
Come si fa a riconoscere l'avvolgimento da togliere? E' quello con il filo più sottile e maggior numero di spire (è un trasformatore che "alza" la tensione e non come quelli tradizionali degli alimentatori che la abbassano). Per cui è quello usato come "primario" a 230V da tenere, quello con meno spire e filo più grosso. Per togliere il secondario ci sono varie scuole di pensiero. C'è chi taglia con un flessibile le lamelle in corrispondenza della saldatura e poi risalda il tutto dopo aver pulito per bene l'interno. Altri invece tagliano, sempre con il flessibile, il secondario facendo bene attenzione a non rovinare il primario. Il primo sistema è più "pulito" e sicuro ed assicura la costruzione del secondario più facilmente. Il secondo metodo è più rischioso e difficoltoso ma almeno non si deve usare una saldatrice che magari uno nemmeno ce l'ha. Io ho preferito tagliare delicatamente col simildr*mel e disco diamantato l'avvolgimento e sfilare pian piano il tutto, compreso l'avvolgimento ausiliario ed alcune lamelle aggiuntive poste fra primario e secondario del MOT. Ci ho messo di più, certo, ma nessuno mi corre dietro. 
Ora devo trovare il filo per rifare il secondario... non so dove recuperarlo... qualche cantiere? boh, vedremo. I collegamenti e gli elettrodi prevedo di farli con delle barre di alluminio, meno costose, più facilmente reperibili e comunque sempre un buon conduttore, al limite ho dei profili di ottone...valuterò il dafarsi. Per il supporto penso di utilizzare una vecchia colonnina porta trapano (quelle da hobbisti che sono delle vere ciofeche). Così mi assicuro un movimento lineare nella discesa dell'elettrodo superiore e non radiale come per la versione a cerniera. Inizialmente opterò per un collegamento grezzo... voglio verificare fino a cosa riesco a saldare. Se tutto mi soddisfa procederò con un contenitore adeguato, e se mi gira...lo faccio portatile per saldature al volo (in giardino serve sempre una puntatrice per i supporti dei pomodori e delle melanzane. Come primo progetto? devo saldare dei fili di ferro per crearmi delle grucce su misura da usare nell'asciuga biancheria a sacco, quella ad aria calda. Vedremo. Alla prossima. 
P.S. L'involtino plimavela è plonto. Ripeto: L'involtino plimavela è plonto.

sabato 18 aprile 2015

Trasformatore (esperimenti)


Mi accingo a riparare un alimentatore a 24 volts 6 ampère (non switching) da me progettato e realizzato e dal mucchio dei trasformatori ne salta fuori uno che sembra fare al caso mio. 12+12 con presa centrale, dimensioni generose (per non avere sorprese a carico)... prima di installarlo provo a misurare le tensioni in uscita. Purtroppo solo uno dei due avvolgimenti del secondario funziona....strano, non sembra bruciato, consumato o danneggiato. Decido allora di smontarlo e vedere quanto è mai difficile ricostruire gli avvolgimenti. Senza l'attrezzatura idonea, senza un avvolgitore ma soprattutto senza un bobinone di filo smaltato della sezione giusta... la vedo dura. Metto quindi da parte l'alimentatore e penso di moddizzare il trasformatore, un pò come si fa per quelli installati nei forni a microonde per costruire la saldatrice a punti (oggetto di un futuro progetto che ho in mente), ma di potenza più piccola, magari per la saldatura a punto dei terminali delle batterie che a saldarle con lo stagnatore ci si riesce ma il calore non gli fa certo bene alla chimica. 
Il nucleo del trasformatore sotto sperimentazione è lamellare, costruito inserendo alternativamente delle lamelle di materiale ferromagnetico isolate l'una dall'altra, di forma rettangolare "I" ed a forma di "E" maiuscola. L'estrazione delle lamelle rettangolari non è poi un operazione tanto difficoltosa. Con un coltello da cucina, o una lama sottile almeno verso la parte della lama che può essere (meglio se) dentellata, si aprono delicatamente le lamine in mod da far saltare il sottile strato di resina gialla. Poi si fa leva da una parte e si toglie il lamierino a forma di I da una parte e dall'altra. Man mano che si crea spazio, l'operazione è sempre più agevole, facendo attenzione a non piegare troppo o per niente i lamierini che dovranno essere poi reinseriti. Per quelli a forma di E la cosa è un pò più difficile, soprattutto per i primi due o tre. Si mette il trasformatore in morsa (senza stringere troppo altrimenti si creano dei corti sulla superficie esterna) e con la lama inserita nel corpo centrale facendo attenzione a non rovinare gli avvolgimenti,  si picchietta con un martello sino a quando la resina salta e si sfila la lamiera. Non è cosa risultata facile ma con molta pazienza, manualità e delicatezza ci si può riuscire. Tolto il corpo centrale (l'avvolgimento) si toglie il secondario, riconoscibile per il fatto di avere un numero di spire inferiore al primario e di sezione più grossa (è un trasformatore che abbassa la tensione). Durante lo svolgimento si prova a contare le spire: 85 circa per ognuno dei due avvolgimenti. Quindi con la formula Vp/Vs=Np/Ns posso calcolare il numero degli avvolgimenti del primario, in modo da calcolare il numero di spire sul secondario per ottenere la tensione desiderata. In questo caso, per 4 volts in uscita dovrei avvolgere 21 spire nel secondario. Ho preso del filo elettrico rigido da un millimetro, recuperato dall'impianto dei casa di 50 anni fa, quando era previsto lo sdoppiamento di impianto luce e forza motrice (qui non si butta nulla, qui si ricicla). Con un trapano si allargano i fori di supporto dei terminali in uscita e si avvolge ordinatamente cercando di tenere il filo a ridosso (il più possibile) del primario... 10 spire, non di più, per cui mi dovrei aspettare in uscita 2 volts circa ed un generoso amperaggio inversamente proporzionale a quello sul primario. 
Si rimonta il tutto inserendo alternativamente le E e poi le I, con un martelletto si riporta tutto in pari e se c'è qualche corto fra lamierini...pazienza, scalderà un pò ma sempre entro i parametri di sicurezza (spero:-). 
Di "E" ne ho avanzate solo quattro ma sono convinto che con un pò di pazienza e calma si può rimettere tutto dentro senza avanzare nemmeno un pezzettino. Impaziente del risultato, ho inserito le viti originali serrandole alla meglio, consapevle che con un lavoro non perfetto il trasformatore emetterà il tipico ronzio a pieno carico. 
Con mia sorpresa, a lavoro ultimato nel misurare la tensione in uscita...mi ritrovo 36,7 volts... why?? i casi sono due:
  • ho sbagliato a contare le spire secondarie in fase di smontaggio
  • ho il tester che fa un pò quello che vuole. 

proprio non mi capacito del risultato.  (AGGIORNAMENTO) misurando la tensione sotto carico la tensione misurata scende a circa 1 volts ed in mancanza di un amperometro che misuri più di 20A non riesco a sapere a quanto ammonti. Fatto sta che con una tensione così bassa non si riesce a fare poi molto, la potenza è insufficiente per qualsiasi lavoro. Cortocircuitando l'uscita si notano solo delle deboli scintille ma niente di che. Forse dovrei dimezzare la sezione del filo e raddoppiare il numero di spire sul secondario...l'esperimento condinua. 
Cmq... il lavoro è in corso d'opera. Voglio collegare in uscita un terminale di grafite o di rame per verificare se si riesce ad incidere l'acciaio... ricordo che a scuola in laboratorio si usava un trasformatore per incidere i pezzi all'ora di meccanica. Vedremo se riuscirò a bruciare qualcosa... senza calcoli più accurati le sorprese sono dietro l'angolo...poco male. Alla prossima

P.S. il gufo è a caccia e l'asino raglia. Ripeto: il gufo è a caccia e l'asino raglia.

giovedì 16 aprile 2015

White LED 8mm

10 LED bianchi da 8mm ad alta luminosità... ritrovati nei cassetti dopo averli inseriti in un ordine di materiale di cui si sono perse le tracce. Il che significa niente datasheet, niente caratteristiche, niente di niente (e niente foto per ora che le batterie della digitale sono a terra). Allora, come si fa ad accenderli? Un pò di intuito può bastare. Se si ricercano in rete le caratteristiche di prodotti simili, qualcosa si trova. Dovrebbe essere da mezzo watt, corrente 120mA, e tensione da min 3,0 max 3,6 volts. Con questi parametri e con la legge di ohm non è difficile calcolare la resistenza necessaria per varie tensioni di alimentazione. 
Ho assunto che la corrente ideale sia proprio da 120mA, contrariamente a quella per i led flash che ne richiedono da 20 a 40mA, mentre ho assunto una tensione di 3,5 volts... rischio, tanto i valori si assomigliano un pò tutti su vari modelli apparentemente simili. I valori della resistenza da mettere in serie sono quindi nella tabella che segue:

12V 70,83ohm 1,02Watt
9V 45,83ohm 0,66Watt
5V 12,5ohm 0,18Watt

Se si va a spulciare sui valori Standard delle resistenze in commercio, assunto lo si voglia far funzionare a 5 volts, la resistenza da 12,4ohm 1% serie E96 è l'ideale ma difficilmente reperibile dai componenti di recupero. Ho quindi ripiegato su una da 12 ohm (serie E24 5% - bande colorate marron rosso nero oro), leggermente inferiore nel valore nominale ma a misurarla con la tolleranza... 12,3 ohm... perfetta. 
Il risultato? è ok,  è un led che illumina bene ed in modo uniforme, complice anche la piccola lente frontale, tanto da farmi pensare ad un utilizzo nel microscopio analogico... vedremo (e perchè, pezzenti, non mi si regala un microscopio decente di quelli bonoculari e digitali?). 
Ora devo provare a metterne più in serie o parallelo, sino a metterne assieme 5 da inserire sul faro della bici. Il problema sarà trovare un contenitore adeguato... non dispero, magari recupero un vecchio fanale per le lampade ad incandescenza e lo modifico. Un altra prova (distruttiva) sarà quella di spremere la massima efficienza luminosa dal LED, compatibilmente con la tensione di batteria.... litio o alcaline? Per il litio mi mancano molti passaggi sperimentali, ma la cosa non mi spaventa. Pensavo di utilizzare delle vecchie batterie da cellulare, che ormai le si trovano a pochi euro se non addirittura recuperate da qualche telefono pronto per la discarica (continuate a buttare dai che mi serve materiale, grazie). Credo inoltre che mi servirà un regolatore di carica e scarica e, perchè no, un sistema per i lampeggi flash (utilissimi per le trasferte ciclistiche in notturna contro i guidatori ubriachi e strafatti)...vedremo cosa si riesce a recuperare. Alla prossima. 

P.S. la tana del tasso è calda. Ripeto: la tana del tasso è calda.

mercoledì 15 aprile 2015

Accendere un led con 230 volts (parte 1)

...ma anche no. Perchè dovrei usare la 230 di rete per una stupidissima spia onoff? Troppo facile. Quello che in realtà mi serve è qualcosa per accendere i led di potenza, tipo il Luxeon III star (LXHL-LW3C bianco da 3 watt ad oggi discontinued) da 1 ampère 3,7 volts, i led a filamento tipo quelle barrette gialle dentro le lampadine, che per accendersi richiedono almeno 60 volts, perchè no le lampade dei vecchi fusori recuperati dalle stampanti laser di una volta, 20 centimetri di pura potenza resistiva per una piantana da ufficio o per un riscaldatore artigianale, o perchè no... di necessità ce n'è un fottìo e procurarsi un trasformatore di recupero... non si trova mai quello giusto... troppo grande, troppo piccolo, troppi volts, troppe tensioni in uscita quando ne serve una... un disastro e la necessità aguzza l'ingegno.
In rete, come al solito, si trovano in infinità di "soluzioni" spiegate malissimo (a parte un paio di esempi sensati), mal funzionanti, che bruciano il led dopo 4 o 5 accensioni, pericolose, prive di dettagli importanti, copiaincollate dai soliti trolls vanitosi a caccia di click per sè grazie alla fatica altrui... andrebbero sterminati col gas. Ad ogni modo... il metodo del fai da te capendo bene cosa si va a fare è sempre il migliore, meglio ancora se accompagnato da tanta sperimentazione e da tanto magic smoke (Bang!! e l'adrenalina sale, così si fa più attenzione, tiè).
L'ultimo esperimento è l'accensione del Luxeon alimentandolo a 5 volts, dopo averlo montato su un dissipatore di un chipset (arancione...una figata). Una resistenza da 2,2 ohm  1Watt, un pò sotto la luminosità che può produrre, ed il faro da bicicletta sta prendendo forma. Divagazioni a parte, voglio documentare qui il metodo "standard" per alimentare quasi qualsiasi carico con la tensione di rete, così non impazzisco più quando la memoria fa cilecca. Il trucco misterioso è il calcolo della reattanza capacitiva. Come si calcola la capacità necessaria?? e quale componene utilzzare? Da dove recuperarlo? andiamo per gradi.
Innanzitutto, dato che vogliamo usare la reattanza per un led da illuminazione, la soluzione a semionda non va bene...tutto sto casino per mezza luminosità....nonono... serve un ponte raddrizzatore o almeno 4 diodi ad alta tensione per prevenire anche le problematiche delle sovratensioni presenti in rete (e negate dal fornitore), i picchi o spikes dovuti a circuiti mal progettati o peggio dai fulmini contro i quali nessuno ad oggi ha mai offerto nulla di efficace, ma questa è un altra storia. Allora...il condesatore... poliestere da 400 a 630 volts... meglio quello da 630, meglio stare larghi ma anche quello da 400 può andare. Perchè no uno da 300?? perchè la 230 è il valore efficace, non il valore di picco che si ottiene moltiplicando per la radice di due...(325Volts che è il valore corretto da usare nelle formule). Ci serve poi sapere la corrente che il carico assorbirà. E qui iniziano i problemi. Se si ha a disposizione il datasheet la cosa è semplice. Per il led Luxeon III star citato prima, la corrente è di 1Ampère ma... se si ha per le mani un led privo di caratteristiche? magari recuperato da qualche lampada bruciata? Lì occorre andare un pò ad intuito e prepararsi a bruciare qualcosa, è quasi inevitabile. Vedremo nei prossimi esperimenti cosa fare. Comunque, per ora, la corrente di assorbimento e la tensione... con la legge di ohm si calcola la reattanza necessaria (in ohm) 

R=V/I  

dove V è la tensione ai capi della resistenza, ovvero la tensione efficace (Vrete per radice di due) meno la tensione ai capi del carico, mentre R=Xc (è  una resistenza all'atto pratico)

Xc= 325,3-3,7/1=321,6 ohm 

(difficile vero?). Con la formula si calcola poi la capacità corrispondente 

C=1/(2*3,141*50*Xc) 

(i numeri corrispondono alla pulsazione ovvero  due per pi greco per la frequenza di rete... consideriamola una costante 314,15), quindi C=0,000009898 farad, ovvero :

C=0,000009898 farad
C=9,898 microfarad
C=9898 nanofarad
C=9898000 picofarad
possiamo arrotondare il tutto a 10 microFarad? certo che si. Esagerando, si potrebbe pure sfruttare la reattanza induttiva, servirebbe una bobina da 1 henry, circa (meglio se verifichi).
Possiamo anche intuire come maggiore è la reattanza e minore sarà la capacità necessaria... ovvero, a parità di tensione al carico, più corrente=meno reattanza=più capacità.... giusto?...meglio se verifichi e non fidarti di quello che trovi in rete.
Ma...un poliestere da 10 microfarad....non si è mai visto. Quindi?? Ci si arrangia mettendo in parallelo tanti condensatori quanti necessari a raggiungere la capacità richiesta?. Boh...mai provato, per cui... esperimento continua... alla prossima. 

P.S. Zucchero è filato. Ripeto: Zucchero è filato. 

venerdì 10 aprile 2015

NE555P Monostabile (Timer)

Un apparecchiatura "elettromedicale" (il virgolettato è d'obbligo) dismessa, è una preziosa fonte di cose da recuperare. Una cessata attività di un poliambulatorio mi ha lasciato in eredità solo le apparecchiature guaste, irrecuperabili, da rottamare. Un laser ad infrarossi per la cura dei dolori artritici o post-trauma... l'unico problema era un diodo spezzato in prossimità di un selettore allentato. Il medico a furia di smanettare la manopola, girando oltre il necessario, ha torto i fili all'interno con conseguente rottura meccanica. Di riparare...nemmeno a parlarne in quanto non so che farmene di un apparecchio del genere (almeno il laser fosse stato visibile...), anche se mi alletta molto la soluzione adottata per il montaggio del diodo laser...un tubo metallico con pulsantino.  Smontare e recuperare? certo che sì.
Non posso nascondere il mio stupore quando l'ho aperta. Collegamenti con fili volanti, basette preforate... da un apparecchio per la terapia del dolore con laser ad infrarosso mi sarei aspettato di più. Impossibile risalire al fornitore (ad oggi scomparso, i suppose, dal mercato). Sicuramente un prodotto artigianale, risalente alla fine degli anni 70 od 80 e sicuramente fuori norma, non con quelle attuali che hanno solo complicato la vita ai produttori e lievitato il loro costo oltre il tollerabile.  La "fortuna" sta nel fatto che per fortuna in questo apparecchio i circuiti sono stati realizzati modularmente, su basette artigianali separate l'una dall'altra. La prima che ho rimesso in funzione è equipaggiata con un NE555P,.. la più semplice... dopo aver ricostruito il circuito a mano seguendo le piste, sono riuscito a capire come collegare i morsetti con i componenti mancanti. Risultato? un temporizzatore in configurazione monostabile. Ton per un certo tempo e poi off, con reset manuale.
Due pulsanti, uno di start ed uno di reset, più un potenziometro che ho stabilito da 300K per assicurarmi tempi lunghi nella temporizzazione. Ho recuperato due microswitch provenienti da chissà dove più un vecchio potenziometro (minimo ha trent'anni) che non sembra ossidato (funziona). 
Il tempo di accensione si calcola con la formula Ton=1,1 RC dove la resistenza è quella collegata al piedino Discharge (7) e C è il condensatore collegato al piedino Thresold (6). Nulla vieta di inserire un potenziometro da 1Mohm per tempi biblici, calcolabili dalla tabella presente nel datasheet dell'integrato (entrambi facilmente reperibili in rete). 
Un piccolo relè a 12 volts (privo di transistor di pilotaggio in quanto assorbe meno dei 200mA che il 555 è in grado di supportare) mi pilota due deviatori, utili per accendere un paio di lampade o in parallelo per carichi più importanti, o magari per la solita luce scale che restando accesa si mangia silentemente i miei risparmi. Possibili modifiche? sicuramente si... un sensore PIR per avviare la temporizzazione, una fotocellula per impedire che la luce si accenda di giorno o quando l'illuminazione è già sufficiente, un reset comandato da remoto...unico limite...la mancanza di fantasia. Ah, la resistenza in serie al led, da 10K a mio avviso, se so volesse portate il Led on su un pannello frontale, andrebbe diminuita alprossimo valore inferiore disponibile per renderlo un pò più luminoso.
Ora devo solo trovare un contenitore adeguato... mi sa che dovrò tornare a frugare nel garbage, qualcosa salterà fuori sicuramente. Lo schema? davvero? in rete si trovano un infinità di progetti già pronti, perchè replicarli? solo per qualche click in più? naaaa. Alla prossima. 

P.S. il bacchetto è di legno. Ripeto: il bacchetto è di legno. 

domenica 22 marzo 2015

Svegliaaaaaaaaa

Trent'anni. Tanto è durata la mia sveglietta elettrica che in camera ha svolto egregiamente il suo dovere. Presa agratis (era un gadget di un assicuratore) e moddizzata a dovere (rimozione dei loghi pubblicitari) non aveva mai dato segni di cedimento. Sempre precisa e soprattutto silenziosa, che se in camera sento un rumorino non riesco proprio a dormire. In questi giorni ha deciso di terminare la sua funzione...morta...rip. E quale migliore occasione per donare gli organi? Cacciavite e via, la apro. Dentro (circuito Kienzle W460 made in germany) c'è un buzzer da recuperare, un quarzo, filo di rame sottile, un BC547, un paio di lampadine e basta. Un integrato marchiato eurosil 1444G non credo di poterlo riutilizzare ed in ogni caso non ho nemmeno voglia di cercare il datasheet per pensare ad un suo riutilizzo. Con l'occasione ho aperto anche un altra sveglietta un pò meno vintage. Quest'ultima ha il solito chip affogato ma il principio di funzionamento sempre lo stesso. Un bobinone fa girare un piccolo rotore ad una velocità costante impostata dal quarzo. Il rotore fa girare gli ingranaggi opportunamente progettati. Niente di complicato o particolarmente stimolante, a parte la doratura dei contatti che raramente si trova nelle svegliette da pochi euro. 
Nei prossimi giorni sarà obbligatorio un giretto dai cinesi...budget...un euro. Alla prossima.

P.S. l'equinozio è il padre degli equivizi. Ripeto: l'equinozio è il padre degli equivizi.





riciclo creativo lampadine

Cazzeggio, autentico cazzeggio. Sono da tre giorni indeciso se buttare un pò di roba inutilizzata o inutilizzabile dal laboratorio. Non riesco a decidermi. Tutto mi sembra utile, riutilizzabile, riciclabile, migliorabile, trasformabile e per quello che no.... sono curioso di aprire, vedere, provare, capire come funziona... è più forte di me. Così, per derogare quello che vorrei/dovrei fare...mi capita per le mani una vecchia lampadina ad incandescenza (di quelle di una volta dirà qualcuno). Andate in pensione, man mano che si bruciano, terminata la loro vita programmata a morire dopo un tot di ore, occorre sostituirle con quelle a led (meglio di quelle a fluorescenza che fanno letteralmente schifo e inquinano da morire). Ne ho una da 40 watt e mi metto in testa di vuotarla ed utilizzarla come contenitore per ancora non so cosa. Prima di iniziare, è meglio ricordarsi di manipolare la lampadina avvolgendola in un panno o della carta, giusto per evitare, se esplodesse, di tagliarsi le mani o peggio che qualche scheggia finisca negli occhi (quest'ultimi non sono previsti di ricambio). 
Per procedere ho fatto così: con un attrezzo rotante ed una lama diamantata si asporta il contatto centrale, quello solitamente nero dove al centro c'è un bottone metallico. 
Si asporta tutto e si cerca di rendere accessibile l'interno della ghiera filettata.
Con un cacciavite si fa leva sul condotto di aspirazione in modo da farlo saltare via. Poi, sempre con un cacciavite ed un martelletto, si cerca delicatamente di far saltare anche il tubo che supporta i due contatti che sorreggono il filo in tungsteno (quello che attraversato dalla corrente diventa incandescente ed emette luce). 
Sempre con il rotary tool, con una mola abrasiva, si allarga il foro in modo da agevolare l'estrazione di quello che resta all'interno. L'operazione serve anche per poter pulire l'interno ed infilare quello che si riterrà opportuno. Per pulire per bene l'interno, la soluzione migliore è quella di usare della sabbia fina, abrasiva, Si agita per bene e si svuota il tutto, così l'interno rimane pulitissimo, provo di annerimenti.
Ora c'è il problema... che ci faccio con una lampadina vuota?. In rete principalmente si trovano delle idee.
Terrario: prevede la semina e germogliazione di semini di erba o altro... ma se il contenitore non drena l'acqua è facile che le radici possano marcire se si esagera con l'innaffiatura.
Porta fiori: si inserisce un fiore dopo aver creato un supporto in filo di ferro da appendere. Non mi piace recidere i fiori che stanno bene dove sono.
Lume a petrolio. Si riempie di olio da lanterne e si infila uno stoppino dentro la ghiera filettata, in modo che peschi il liquido. Su questa soluzione ho dei dubbi. Lasciamo stare cosa produce nell'aria la combustione di olio o petrolio derivato. Mi preoccupa il calore... anche se il vetro della lampadia è progettto per le alte temperature del filamento interno, ho il timore che il bulbo possa incrinarsi e far fuoriuscire l'olio infiammabile.
Altre idee? perchè no creare un altra lampadina, stavolta a led? magari una lampadina da tavolo, visto che ricreare l'attacco è un pò problematico. Mi sa che proverò quest'ultima soluzione non appena mi verrà l'estro di sperimentare dei circuiti a reattanza capacitiva. Alla prossima.

P.S. nutri la nutria e piazza la pizza. Ripeto: nutri la nutria e piazza la pizza.

domenica 15 marzo 2015

Sono malato...

...si lo so, sono malato di mente e questa è una costante. Ma a peggiorare le cose è che mi sono ammalato fisicamente. Forse durante una delle mie rarissime uscite dal bunker nel quale complotto contro il vostro stupidissimo pianeta popolato da unani m*rdosi, sono entrato senza volerlo entro il raggio di un metro da un untore infetto che, incurante del prossimo, deve avermi sputazzato qualche vairus a mia insaputa. Di sputazzatori schifosi è pieno il vostro pianeta m*rdoso. Unani che, in piedi negli stretti punti di passaggio obbligati, non si spostano di un millimetro pur consapevoli di intralciare il passaggio altrui, unani che toccano e ritoccano per richiamare l'attenzione di chi non è assolutamente interessato ai loro discorsi insulsi ed inutili, unani che se non stai attento bevono dal tuo bicchiere giusto per affinare la raffinatissima arte dello scrocco, unani che vorrebbero assaggiare la tua sigaretta elettronica prima di comprarsene una tutta loro ma che non si fidano dei racconti altrui, unani che parcheggiano un pò dove c*zzo gli pare qualsiasi mezzo possa intralciare gli altri (moto, bici, auto, monopattini, cavalli, cani, borse della spesa, sedie....). 
E così mi ritrovo con il mal di gola, mal di testa, naso chiuso, dolori articolari e muscolari... tutto per colpa di un maledetto unano, untore, lebbroso, un monatto del terzo millennio, un infetto ambulante probabilmente assoldato dalla spectre o dal NWO per sterminare l'umanità, quella sana e prevalere nel dominio degli unani. Bastardi. Guarirò... e sono 'azzi vostri, maledettissimi unani. 

P.S. il pozzo è avvelenato. Ripeto:  il pozzo è avvelenato.

martedì 10 marzo 2015

Vimar elvox art.1721 (riparazione)

 Ed era un pò di giorni che mi incazzavo con postini e corrieri, non senza sgridare mia madre che ci sente poco, ma il campanello di casa non suonava. Problema del pulsante. Provo a toglierlo dalla scatola ad incasso, tolgo l'ossido di rame che si forma su fili e contatti...niente...non chiude, è proprio "rotto". Stamattina un giro dal ferramenta di zona facilmente raggiungibile con il mio cavallo d'acciaio (non proprio, la bici è di alluminio) e l'amara sorpresona... 21 euro!! Caxo!! VENTUNEURO! Alle mie rimostranze la Dottoressa, componente della banda bassotti di turno al bancone prova a difendersi..." ...questo è il modello di qualità...." con un sorrisetto ebete stampato in faccia di chi è abituato a dire sempre la stessa cosa, automaticamente, alle lamentele dei clienti su qualsiasi articolo. Eccheccaxxo! Qualità! "L'ultimo l'ho preso qui due anni fa ed è già guasto!"Vabbè, ho fretta che sto aspettando dei pacchi dai miei fornitori abituali cinesi (che da voi in itaglia non compro proprio più un caxo!) Preso!. 
Sostituisco il pezzo ed il campanello ricomincia a funzionare. Non pago, il vecchio pulsante entra immediatamente in laboratorio. Non può essere che non si possa riparare. L'articolo è prodotto dalla Vimar (www.vimar.com), mod ELVOX Art.  1721 Pulsante da chiamata ad incasso. Non è specificato se da interno o da esterno, fatto sta che per l'umidità e la pioggia è un vero colabrodo. L'apertura, per accedere ai contatti interni, non sembra concessa a noi poveri utenti. Ma si tratta di uno stupidissimo pulsante con dei contatti ed una lampadina a bulbo. Ok, pazienza. Per aprirlo occorre fare delicatamente leva nella parte interna, in basso, sul lamierino ripiegato. Meglio se si riesce ad infilare una lama per tutta la lunghezza, altrimenti col cacciavite pian piano si creano delle inevitabili "onde" che però poi restano nella parte nascosta. Si toglie il lamierino protettivo e si prova a sfilare la parte in plastica trasparente. Poco male se si rompono i supporti dei due piolini lateriali che fanno da perno. Nel caso. o un pò di attack o una nuova sede con dei pezzettini di plastica incollati con termocolla. 
Si può fare. Il contatto viene via stringendo l'arpione centrale e facendo leva delicatamente sui due gancetti laterali, svelando l'interno. Una molla ed un lamierino di ottone che poggia su due lamine conduttrici su cui sono poi fissati i morsetti esterni. Un pò di carta vetrata grana 120 e si rimonta il tutto, grattando anche le viti ed i morsetti in modo da togliere ruggine e ossidi. 
Si rimonta il tutto et voilà, 21 euro risparmiati per la prossima volta. 
Due parole sul pezzo che abbiamo analizzato. Di margini di miglioramento ce n'è a iosa, davvero tanti. Intanto il contatto andrebbe protetto un pò meglio dalla pioggia. La tettoietta della scatola è insufficiente contro la pioggia di traverso. Il contatto poi... andrebbe fatto in modo che alla pressione la lamina di ottone si potesse piegare un pò in modo da creare un naturale sfregamento meccanico fra le superfici in contatto (nei relè si fa così per evitare che lo scintillio accorci troppo la vita alle parti dell'interruttore). Poi... nel modello di due anni fa, le viti che chiudono il pulsante hanno la testa a taglio, mentre le viti dei morsetti hanno la testa a croce... giusto per farci portare due cacciaviti al posto di uno. Già però mi immagino l'ingengere della vimar, reparto R&D ricerca e sviluppo... tutte cose fattibili, ma poi il pulsante quanto andrebbe a costare? 40 euro?
E per finire... il bulbo di illuminazione, 24 volts 3 watt... ma non è meglio un led bianco o colorato con un condensatore ed una resistenza di caduta a reattanza per l'alternata? Se calcoliamo 3 watt per ogni lampadina dei campanelli, moltiplicati per le famiglie italiane... quante centrali nucleari servono solo per illuminare inutilmente anche di giorno dei pulsanti per ogni abitazione? Ci abbiamo mai pensato a risparmiare un pò tutti, con un minimo di intelligenza, per evitare che consumi inutili ed evitabili ci portino a distruggere lo stesso ambiente in cui dovremmo vivere serenamente? Pensaci, dai. Ciao imbecilli. 

P.S. l'orso è sul pack e la foca è veloce. Ripeto: l'orso è sul pack e la foca è veloce.

sabato 7 marzo 2015

Rexer 1 watt led spotlight (riparata)

Mentre ero intento a rimontare la macchinetta del caffè espresso (vedi post, ah, un successone...funziona!), un movimento maldestro e la torcia a led che mi era servita per illuminare un punto poco accessibile e sbadatamente riposta sul piano di lavoro nel posto too close... CRASH!! cade a terra.... oops... happens... succede...pazienza. Al termine dei lavori la raccolgo, provo ad accenderla.....morta! caxo! è la mia torcia preferita. L'ho presa scontatissima da un mucchio enorme presso un brico center di zona. Una torcia fantastica, ricaricabile, con un fascio luminoso eccezionale e con una capacità di illuminazione veramente forte... ne sono innamorato e mi spiace di non averne prese di più, che una torcia a casa o in auto serve sempre per qualsiasi situazione (che ha in dotazione anche la presa da accendisigari 12Volts). Marca Rexer King of power bar code 8032257800272, led da 1 watt,batteria al piombo da 6 volts  1Ah, tempo di carica 1,5 / 2 ore con adattatore 12 volts, 6/8 ore con adattatore AC 230 volts, autonomia 3,5 / 4 ore. Un QRcode sulla confezione rimanda all'url http://www.cantale.com/qr/RX8004L reindirizzato verso http://www.rexer.it/catalogo
Vediamo quindi un pò cosa è successo... se la squoto si sente che qualcosa dentro è andato in pezzi... apriamola, niente di più banale. 5 viti con testa a croce sul corpo plastico, si svita la ghiera frontale porta vetro (non smontare la manopola, non serve), ed voilà, facendo attenzione alla molla nel meccanismo di posizionamento della manopola ed a staccare, se c'è, l'adesivo CE che è posto sulla scanalatura di apertura dal lato opposto al manico.
Dentro un semplicissimo circuitino con un diodo, un led rosso una resistenza più una da 5Watt 220ohm ed un componente intubettato in prossimità dell'interruttore. Niente regolatore di carica (me lo sarei aspettato), per cui non è saggio lasciare l'aggeggio per giorni e giorni attaccato all'adattatore di ricarica delle batterie. La batteria,,, non sembra di quelle standard ma le dimensioni generose della torcia fanno pensare alla possibilità di sostituirle con qualcosa di più grosso e potente. Il problema dov'è? a parte un paio di parti in plastica che sono saltate, prontamente rimesse in sede con un pò di attak, il problema è nel connettore con i due fili rossi. Uno dei due terminali è uscito dalla sede. Basta rimetterlo a posto avendo prima l'accortezza di sollevare la microscopia linguetta ad arpione che ne dovrebbe impedire lo sfilamento dalla spina plastica. Improbabile che per una caduita salti il led che infatti è a posto, saldamente montato sul dissipatore rotondo in alluminio solidale con la parabola. Il resto, a parte alcune stagnature che sembrano fatte da un principiante sottopagato costretto a lavorare in fretta, è ok. Messo a posto il contatto ed aspettato un pò che la colla si secchi per bene, giusto per evitare di attaccarsi le dita inutilmente, tutto torna come nuovo o quasi..... un pezzetto non si riesce proprio a capire dove riporlo...poco male, nulla che non si possa sistemare con un pò di termocolla. Ok, anche questa è fatta. Bravo! Grassie. Alla prossima.

P.S. Lo specchio è rotto e l'ottone è caldo. Ripeto: Lo specchio è rotto e l'ottone è caldo.

lunedì 2 marzo 2015

De Longhi Espresso ECO310.V (riparazione)

vedi aggiornamento 2018 con maggiori dettagli e consigli
vedi come decalcificare ecologicamente ed efficacemente
 
Il solito "ospite" a cui si deve offrire il caffè espresso e la macchinetta inizia a spandere acqua a fontanella, dall'interno. Perde acqua non dalla guarnizione sottocoppa ma da dentro... oi oi... son dolori. Non si tratta di un banale "guasto" da usura della guarnizione sottocoppa che sigilla l'erogatore, spero solo si sia sfilato qualche tubicino. Urge riparazione immediata, senza caffè espresso in casa...giammai! il caffè è un diritto fondamentale dell'uomo e guai a toccarlo!
La macchinetta viene immediatamente portata in laboratorio e si parte con la riparazione fai da te (e fanchiulo ai riparatori professionisti da 60 euro solo per diritto di ispezione).
Vediamo l'hardware:
De Longhi Macchina da caffè espresso Cat. MN Type ECO310.V (non molto documentata in rete). Di un manuale tecnico nemmeno l'ombra, che spieghi come aprire ed ispezionare l'interno, niente part list con codici originali da ordinare. Occorre ingegnarsi e provare, sperando di non rompere nulla. Allora, si inizia con le viti a vista. L'obiettivo è estrarre tutta la meccanica interna, anche per fare in modo che sia agevolmente possibile un lavaggio a fondo delle parti in plastica, che inevitabilmente si incrostano con la polvere del caffè (a casa mia le cialde sono vietate per legge! uno spreco inaccettabile e rifiuti in più da smaltire... not eco friendly).
Somtaggio
  • Svitare le 4 viti con testa a croce in prossimità dell'alloggiamento del cavo 230V nella parte inferiore. 
  • Svitare le 4 viti di sicurezza incassate, sempre nella parte inferiore, con testa T20 Torx (serve la punta T20 forata al centro)
  • Togliere la vite con rondella che tiene fissati i due tubi di plastica trasparente ove si incastra il serbatoio dell'acqua
  • Togliere la manopola del vapore (cappuccino) ad incastro (no brugole o viti di fissaggio, è solo incastrata a pressione)
  • Togliere le due vitine nella parte posteriore in prossimità del coperchio "cromato" porta tazze.
  • Togliere 2 viti con testa a croce nella parte posteriore in prossimità dell'alloggiamento del serbatoio dell'acqua. 
  • Togliere 5 viti nella parte inferiore del lato che alloggia l'erogatore. Occorre un cacciavite con taglio a croce ed il manico corto. Se si usano le punte ad innesto occorre trovare un porta inserti che entri nei fori che incassano le viti (vedi soluzione). 

A questo punto si riesce ad aprire il tutto ed ispezionare l'interno. Mancano ancora pochi passaggi per estrarre il corpo caldaia con tutto l'impianto di fili e tubicini. Appena aperta, il problema è immediatamente evidente. La valvola antigoccia della pompa di mandata si è rotta (il pezzo a destra dovrebbe andare avvitato nel rimanente pezzo in alto a sinistra). Incollare? no, meglio sostituire. Maledetta plastichetta. Ti vendono la macchinetta decantando la qualità della caldaia, ma si dimenticano di dire che alcune parti sono di plastica, guarda caso proprio le valvole che sono soggette a pressione e vibrazioni inevitabili, nonostante i gommini antivibrazione che tengono la pompa "sospesa" e libera di oscillare. Un pezzettino da 5 euro e la macchina che attualmente è venduta a più di 120 euro... si ferma, inutilizzabile.  Fortuna vuole che il ricambio è reperibile in rete, sia su ebai che nei negozi di ricambi, dai 5 ai 7 euro circa. Qualche click, 10 euro per corriere e contrassegno (carta di credito scarica...sic.) ed aspettiamo.
Nell'attesa, per estrarre tutto l'interno e permettere il lavaggio a fondo delle parti in plastica, occorre togliere le due viti con testa a croce che tengono ferma la pulsantiera e le viti che tengono in sede la base metallica su cui è fissata caldaia e pompa dell'acqua. Una volta tolte le ultime viti, l'interno si sfila dalla parte superiore (volendo, si possono togliere i fast-on del cavo di alimentazione per agevolare l'estrazione). 
La valvola della pompa è avvitata. Si toglie un tubicino e si ruota (attenti alle guarnizioni in gomma ed a quelle metalliche). I tubicini di plastica sono innestati a pressione o tramite una clip metallica da stringere delicatamente con una pinzetta e sfilare delicatamente. Viti, clips, guarnizioni... sono saggiamente da mettere dentro dei contenitori per non perderli. Per evitare di dimenticare l'ordine delle viti tolte e da ri-assemblare al termine della sostituzione, è consigliabile fare delle foto (l'attesa del ricambio di qualche giorno e l'età... ci si dimentica qualche particolare). Livello di difficoltà? Easy.  
Ok. 16 euro di spesa(1)....non è poco se si considera la spedizione ed il pagamento in contrassegno. Magari si poteva risparmiare qualcosa. Se teniamo conto del lavoro, del tavolo da laboratorio che resta ingombro, una mezz'ora per smontare e rimontare.... chiedere 30 euro è troppo? No, pare un prezzo onesto a cui aggiungere, iva, tasse, balzelli vari che vanno al socio occulto avido e spendaccione. Ciao.

P.S. Alì Babà è senza i 40 ladroni. Ripeto: Alì Babà è senza i 40 ladroni.
P.P.S. vedi aggiornamento 2018 con maggiori dettagli e consigli
P.P.P.S. vedi come decalcificare ecologicamente ed efficacemente

(1) in realtà avrei speso 15,89 ma il corriere, presi i 16 euro gira i tacchi e se ne va senza dire nulla. Mi aspettavo un tentativo di erogare il resto al quale avrei risposto "tenga pure" ovviamente. No. Così non va, fosse anche un centesimo... ma sono i miei, me li sudo con il lavoro e devo essere solo io a deciderne la destinazione e nessun'altro....next time...my turn. 

martedì 24 febbraio 2015

Un sistema (poco)operativo

Periodicamente,  per fortuna saltuariamente, devo avviare nel PC su cui lavoro ogni giorno la partizione di quel sistema che non voglio nominare, perchè solo a farlo porta una sfiga nera, ma nera di quelle potenti. Devo avviarlo in quanto alcuni produttori promettono cose che poi puntualmente non mantengono, tipo "funziona sotto linux" senza mai specificare il tipo di distribuzione o le dipendenze necessarie. Anche nel caso in cui le dipendenze sono soddisfatte... c'è sempre qualcosa che non funziona a dovere, nonostante le promesse. Oggi, devo aggiornare il firmware di un aggeggio seguendo le istruzioni su iutùb che mi suggeriscono, per evitare intoppi, di usare quel sistema. Ok, ci può stare ed acconsento. Avvio la macchina... sono le 14:00... il disco inizia a sbatacchiare come un forsennato e lo schermo resta completamente nero per parecchi minuti, per poi fermarsi ed alla fine far intravedere a tratti il logo maledetto della Corporation che lampeggia non poche volte (scompare e riappare). Il disco continua a sbatacchiare ed alla fine mi viene proposto il desktop. a questo punto partono i soliti programmi che non ho mai installato, fra cui Messenger (mai usato, mai installato...da dove salti fuori non si sa), oltre ad altri antivirus tipo Defender mai aggiornati che non mi interessano (non ricevo posta e non navigo nei siti porno con quel sistema), fanchiulo gli aggiornamenti inutili.
A questo punto parte la saga degli aggiornamenti ulteriori che silentemente il sistema inizia a scaricare senza alcun avvertimento, non senza avvisarmi di aver configurato quelli installati dopo l'ultimo spegnimento. Lasciamolo fare poverino, anche senza avergli dato il permesso esplicito. Avvio Firefox... vado su iutùb ed inizia ad avvisarmi che firefox è vecchio e non supportato, flash player è vecchio e sono a rischio, adobe reader è vecchio a sono a rischio...caxo! cosa rischio? boh...non lo dicono ma la minaccia sembra seria data la sintesi. Aggiorniamo dai, altrimenti non riesco a procedere. Nel frattempo l'8 core inizia a scaldarsi e la ventola inizia a soffiare come un gatto incazzato (con linx non lo fa quasi mai) anche se sembra che apparentemente il PC non stia facendo nulla di nulla, almeno non mi avvisa di cosa sta facendo. Firefox download, flash download... pigio i bottoni proposti, clicco sugli eseguibili scaricati e l'installazione inizia... ad un certo punto flash mi dice di chiudere firefox... l'ho chiuso ma flash "lo sente" ancora aperto... è chiuso ma aperto, che figata di sistema... devo riavviare ma.... il sistema invece di ubbidire inizia ad installare gli aggiornamenti silentemente scaricati... e va avanti parecchio....aspetto, 6 aggiornamenti.... la cosa buffa è che ordino di spegnersi ed il sistema fa un pò il caxo che gli pare... installa, lui, invece di spegnersi. 
Provo a riavviare, alla fine, ma compare una scritta Registry qualcosa ed il sistema si rispegne quasi immediatamente, wow. Riavvio ed il sistema parte ad installare e configurare gli aggiornamenti, poi con calma, moolta calma, si riavvia iniziando la solita tiritera.... avvio programmi non richiesti, lancio di avvisi di aggiornamento di Defender, ecc,ecc... ed io aspetto pazientemente di poter iniziare a fare le mie cose. Termina l'avvio, ovvero termina finalmente di mostrarmi il desktop e... parte l'aggiornamento di Java Auto Updater. Mavaffanchiulo! Scarica l'installer, poi scarica l'aggiornamento, poi installa l'aggiornamento, ed io aspetto che il sistema "operativo" mi metta in condizioni di inziare a fare le mie cose che anch'io vorrei essere operativo. Nel frattempo provo ad avviare Firefox ed andare su iutùb ma il video non si vede... an error has occouured. Please Try again later... anche iutùb mi invita ad aspettare, è una congiura. Chiudo firefox ma java mi chiede se voglio installare Ask Search app (proponendomi le caselle già spuntate che se non si sta attenti ci si ritrova con le solite schifezze impossibili da rimuovere). Tolgo la spunta e termino l'installazione di Java. Ovviamente rivvio il tutto, again!, aspetto l'installazione degli aggiornamenti, aspetto la configurazione degli aggiornamenti al riavvio, aspetto che partano i programmi da chiudere, li chiudo... alla fine riesco a partire con le mie cose....15:10.... un ora abbondante del mio tempo per quella schifezza di sistema che fa un pò quello che gli pare, lavora per conto suo senza istruzioni da me impartite, totalmente fuori controllo, un virus insomma. In tre minuti netti riesco ad aggiornare il firmware, spegnere e riavviare linux. Che fantastica user experience!
Ora...è tempo di alcune considerazioni. Alcuni utonti, sembra la maggioranza, considera "normale" un comportamento come quello descritto. Non avendo riferimenti a paragone, lo considera un ottimo strumento per lavorare..."lavorare".... un ora abbondante per tre minuti di attività. e questo sarebbe un ottimo strumento? Ma come possono giudicare se non hanno mai visto altro in vita loro? Forse si basano sul sentito dire di altri? boh. Il mistero del vuoto mentale mi ha sempra affascinato. Utonti imbecilli e catatonici ne conosco sin troppi. Mi immagino un intervento di assistenza presso il loro sistema... un ora retribuita ad aspettare che termini i suoi comodi... magari un pensierino lo faccio se poi devo lavorare effettivamente solo 5 minuti, in caso di lamentela è sempre colpa di quel sistema. E poi... che possibilità ci sono con quella skifezza?? accendi, spegni, accendi, installa, disinstalla, riavvia, aspetta... wow che professionalità. Ma vaffanchiulo!

P.S. Abelardo passeggia al tramonto. Ripeto:  Abelardo passeggia al tramonto.

giovedì 19 febbraio 2015

Telefunken TE19880-N15 (repair in progress)

E questa volta è toccato al televisore ad entrare in sciopero. Non il mio ovviamente, da moltissimi anni non ho la TV, ma quello della compagna e che viene usato unicamente per spegnere il cervello dopo le dure giornate di lavoro, quando si ha poca voglia di conversare e tanta voglia di dimenticare ciò che ci succede per colpa degli unani maledetti che infestano questo pianeta. 
Il modello in questione  è un Telefunken modello TE19880-N15, un 19 pollici acquistato al supermercato un pò di anni fa (era in offerta ma io non c'ero, altrimenti avrei convinto l'acquirente a desistere e reinvestire la somma in cose ben più utili). Il sintomo? Lo si accende col telecomando, la spia rossa frontale si accende e spegne on off ad intervalli regolari e si nota un breve lampeggio dello schermo. Le lampade di retroilluminazione non si accendono ed il TV non si accende (no immagine, no suono). Evidentemente è un problema di alimentazione. L'alimentazione è fornita da una scheda Vestel in sigla 17IPS16-14 020210 V1 con codice 20522876. Quest'ultimo codice è importante in quanto con la sigla 17IPS16-4 ce ne sono una quasi infinità di varianti, ognuno per ogni modello su cui è equipaggiata (e non sono intercambiabili fra loro). Serve quindi proprio il suo modello, altrimenti si rischia di fare danni. Lo schema sembra disponibile in rete... ovvero ce ne sono un paio di versioni, con delle differenze e non si riesce a capire bene quale sia lo schema giusto. Ad ogni modo, anche con uno schema non proprio esatto si riesce a comprendere cosa e dove cercare.... Da una ricerca in rete, l'alimentatore in questione è out of stock... occorre ordinarlo... e qui inizia l'odissea... ne ho trovato uno da ordinare in slovacchia a 18 euro più spedizione, ma il sito è solo in slovacco e google traduttore non traduce le pagine che dovrebbero perfezionare la transazione. Altre schede si trovano in inghilterra ad un prezzo che, spedito fa lievitare la somma a 45 euro. Un solo sito in italia spara 59 euro più la spedizione... troppo... e poi si lamentano che c'è la crisi, si, si, certo, certo, come no. Per non parlare di quei link, troppi, che gugòl propone nelle prime posizioni e che non conducono a nulla di utile se non a delle pagine che parlano di tutt'altro. 
Su ebai ho trovato un privato che vende il TV completo...senza garanzia e senza imballo, acceso solo una volta... come no, ci credo... 59 euro più 20 di postacelere... maledette poste... 80 euro è un pò oltre il mio budget, anche se un 19 pollici LCD (anche di altre marche) non si riesce a trovarlo a meno di 130 euro.... Se lo trovo al max 49,95 euro spedito lo prendo altrimenti... NO....ma... allora??
Allora si prova a riparare... occorre fare attenzione se si procede con misurare le tensioni... sulla scheda dovrebbero esserci i 400V che alimentano le lampade CCFL... moooolta attenzione (altrimenti...fulminatevi dai, che siamo in troppi su questo pianeta). Per la diagnosi si parte dall'ingresso ed uno ad uno si testano i vari componenti... serve un dissaldatore, un capacimetro che misuri anche l'ESR, un prova diodi, un tester, tanta pazienza, specialmente quando durante le prove si rompe il display della stazione saldante (povca tvoia!) e poi si rompe anche il capacimetro (povca puttana!!!!), e ci si accorge di essersi dimenticati di acquistare le punte di ricambio dello stagnatore, del succhiastagno a pompetta (uno dei quali si è definitivamente rotto!! povca maiala!!!!!) e del succhiastagno quello più professionale. Vabbè, si va avanti lo stesso con le prove ed i test con i potenti mezzi a disposizione...ci si arrangia un pò come meglio si può. 
Per ora ho trovato un condensatore di filtro con capacità diversa da quella stampigliata. Successive indagini mi hanno quasi convinto che è guasto il trasformatore SMP T800 (sempre se la piedinatura dello schema è quella giusta). Ora ho il problema che non riesco a trovare il ricambio e sono punto a capo, col tavolo del laboratorio ingombro da hardware costoso messo ko da un componente che vale pochi centesimi e non sembra reperibile. Le sigle del piccolo trasformatore SMP sono VDE (presumo il produttore)  30068437 SMP-C2331. Gugòl non mi aiuta molto e l'unico link che restituisce è quello di un riparatore con lo stesso problema.... buttare tutto per un alimentatore guasto al quale non si riesce a trovare il ricambio (ammesso che poi sia quello, non ne sono certo, potrebbe essersi guastato)...nono prima devo tentare tutto il possibile. Provando ad alimentare il televisore senza collegare le lampade, la spia stand-by resta accesa, il che rafforza l'ipotesi che ci sia qualcosa di circoscritto sui 400 volts, o forse no, che caxo ne so? boh. 
A questo punto non so proprio cosa fare.... continuare a rompere i c*glioni a mezzo mondo per il pezzo o buttare tutto e convincere la compagna che un televisore in realtà è un ciòttolo inutile? boh. E' un pò frustrante trovare il guasto e non poterlo riparare. Pensavo di generare i 400 volt con un circuito a parte.... ci devo pensare... alla prossima.

P.S. papi ciulo è in cantiere. Ripeto: papi ciulo è in cantiere.

Aggiornamento: riparato

giovedì 5 febbraio 2015

Spamassassin Tool V.pre-Alpha

Ho ripreso con lo sviluppo di software, giusto per rilassarmi. Sì perchè se si programma senza un capo bastardo che ti soffia sul collo per metterti fretta ed ansia, senza l'utonto che crede di sapere tutto lui e che ti chiede di sviluppare cose stupide ed inutili... senza rompicogli*ni... programmare è rilassante e ci si diverte pure. 
Ho terminato "orora" un programmino di utilità in free pascal (Lazarus IDE) che prende i messaggi di posta elettronica indesiderata, lo spam che manualmente deposito in una cartella apposita (/home/utente/Maildir/.Junk) in quanto non sempre i filtri bayesani fanno il loro dovere (poverini, li capisco), esegue un parsing testuale per capire chi è il mittente, filtra la lista ottenuta per eliminare i doppioni, ordina per dominio o per indirizzo per verificare se i soliti spam-bot creano indirizzi in sequenza preordinata, memorizza il tutto nella blacklist di spamassassin con il formato richiesto (/etc/spamassassin/local.cf). Manca solo l'inserimento automatico delle wildcards per bannare interi domini se necessario, tipo i .ru  .tw .cn per capirci, tanto i caratteri cirillici o gli ideogrammi cinesi non li conosco e non mi interessano proprio.  Tutto automatico, basta lanciarlo con i privilegi di superutente tramite un cron e non ci penso più e fanchiulo agli spammer. 
Ci ho messo solo un paio d'ore. Fosse stato un prodotto per qualche cliente, come minimo sarebbe servita una settimana. Già, perchè avrei dovuto implementare i controlli anti utonto, l'help, gli hint per ogni componente a video, e chissà quale altra funzione inutile ma percepita come scontata e sempre compresa nel prezzo. Da dire che con Webmin la funzione per bannare le e-mail è già implementata, ma dall'ultimo aggiornamento, l'1.730, non funziona più, o meglio non riesco a vedere le cartelle che contengono i messaggi sa spammare.... non ho risolto.... non ho voglia di perderci ulteriore tempo per capire cosa non va... pertanto mi sviluppo un programma che lo fa a modo mio, implementando certe figate di funzionalità iper personalizzate, a me riservate, introvabili, esclusive ed utilissime... he he he... tiè, così faccio prima ed ho ciò che mi serve.
Non programmo più per soggetti terzi, non se lo meritano, o meglio si meritano certi programmatori disposti a chinare sempre il capo ad ogni richiesta isterica (e puntualmente trasformare il progetto in una cosa da buttare e rifare), e si meritano pure quei commerciali che riescono a vendere a peso d'oro anche le banalità più assurde, ben vi sta. Del resto ve la siete cercata ed a furia di cercare, alla fine, si trova sempre una "soluzione". Programmare mi rilassa, specie quando inizio a vedere i risultati, a constatare che le cose funzionano e verificare che riprendere la mano dopo tanti anni di fermo... bèh.... è come andare in bicicletta e la ruggine dopo qualche minuto si scioglie... alla prossima. 

P.S. Matteo ha il colera e Roberto è brutto. Ripeto: Matteo ha il colera e Roberto è brutto.

venerdì 30 gennaio 2015

Laser pointer 5mW

Càpita (solo ai dementi come me) di passare dal benzinaio di periferia e trovare un espositore pieno di puntatori laser da usare come portachiavi. Un rapidissimo interrogatorio e... dopo aver appreso che il gestore li tiene sul bancone da una vita, rilevato che alcuni di loro hanno le batterie esplose e sono praticamente da buttare, considerato il volume di vendita (uno ogni 2 anni) ed il margine di guadagno irrisorio, indegno anche per un povero del bangladesh... beh... se proprio li butti... dalli a me che ci gioco un pò. Presi!. Dei portachiavi di fattura cinese, tutti con lo stesso numero di serie 2008108 (sembra in realtà una data siglata però con S/N)
Non so ancora come riutilizzarli ma sicuramente il diodo laser a qualcosa potrà servire prima o poi... magari per una livella elettronica, un indicatore di taglio per la sega circolare, un indicatore per la bici.... boh, qui non si butta nulla. 
Il ciòttolo è alimentato da tre batterie a bottone AG3 (tensione residua media 1,44 volts cadauna) per una potenza inferiore ai 5 millliwatt (luce rossa a 650 nm +/- 10% ...da crederci). Di tagliare qualcosa nemmeno a pensarci. Provo a smontarne uno per verificare l'assorbimento del modulo laser... 15 mA di assorbimento alla tensione di 4,16Volts, molto vicina ai 5 volts di una presa USB e sotto la corrente massima che la stessa può erogare. In serie al led laser, una resistenza smt marchiata 750 (75ohm). Con questi valori il laser può essere tranquillamente comandato da un piccolo processore senza troppe preoccupazioni, non senza prima aver provato alcune modifiche. Sostituisco la resistenza da 75 ohm con una da 100 ed alimento il tutto a 5volts...funziona egregiamente. Si potrebbe provare anche a mettere una resistenza da 47 ohm e provare con i 3,3volts standards (dovrebbe funzionare). Il negativo va collegato in prossimità della molla mentre il positivo va collegato a dove prima c'era l'anodo del led bianco (in trasparenza è il pezzettino metallico più piccolo). In foto si vede che ho usato una resistenza da mezzo watt... la fretta... non avevo voglia di cercarne una più adatta. Si protegge il tutto con un tubetto termorestringente et voilà, pronta per qualche nuovo utilizzo. Come ultimo tentativo di modding... girare la lente frontale con un cacciavite per cercare di ottenere un puntino più definito (dubito ma tentare non nuoce)
Ora devo procedere con alcuni esperimenti ludici, utilizzando dei fotodiodi normalmente presenti nei lettori DVD o nelle stampanti laser, giusto per verificare il funzionamento e provare a realizzare una specie di telecomando codificato.
Ah, mi viene in mente un altro utilizzo... è da tempo che sento parlare dei microfoni laser... non so se è una burla ma tentar non nuoce alla mia curiosità. In linea di principio potrebbe anche funzionare, anche se sarebbe preferibile un bel diodo a luce infrarossa... invisibile all'occhio umano. Intercettare conversazioni senza licenza ed ad insaputa dei soggetti è vietato ma per la scienza questo ed altro. E sempre per la scienza.... questi puntatori sono ideali per far giocare il gatto, che come è noto, è un animale più stupido dei panda e rincorre tutto quello che vede muoversi rapidamente, incurante che è solo un puntino luminoso inconsistente, inodore ed insapore... i gatti.... animali stupidi, si sà. Occorrerà verificare se è vera la storia che il gatto, quando rincorre il laser, poi impazzisce... per mè è una stupidaggine colossale ma potrei divertirmi con quello che di notte viene a rantolare ingrifato come un adolescente in astinenza sotto la finestra della mia camera da letto... mi sa che per quello userò il vecchio metodo.... la fionda. Alla prossima. 

P.S. il micio è rosso e il topo è grigio. Ripeto: il micio è rosso ed il topo è grigio. 

venerdì 9 gennaio 2015

Occhiali fai da te...again!

Ci risiamo... si sono rotti anche questi. E' un regalo, presi da un ottico blasonato con negozio in centro storico... dopo l'esperienza dei cinesi si era deciso di optare per la qualità e spendere un pò di più, ma... trenta euro per quella che si è rivelata una fregatura sono decisamente troppi. Questo modello marchiato centro st*le ha retto poco. Dopo la scrostatura della vernice (plasticone trasparente verniciato a spruzzo) salta anche la montatura, stavolta in prossimità della lente. Viene da pensare che il venditore, il solito commerciante furbetto, o il produttore, il solito "imprenditòr del veneto stato" che sa giusto far di conto ma guadagna fortune reinvestite in troioni, auto e ville faraoniche, si sia rifornito dai cinesi, abbia applicato il suo marchietto presitigioso ed abbia poi proceduto a calcolare i margini principeschi. Mi sbaglio? Nono, mica tanto. Conosco un centro grossisti china export ove si può accedere per acquisti all'ingrosso con partita iva (ma anche senza se non si fa troppo casino). Basta prendersi una mezza giornata e girare fra gli stands ricavati da mega capannoni separati e frazionati in loculi da 50 metri quadri con dei tramezzi in carton-gesso. Dentro ci vivono intere famiglie di cinesini (lo si nota per via dei giocattoli lasciati nei corridoi, dagli stendini asciuga biancheria, da sedie e sgabelli lasciati nei punti di ritrovo, dal contenuto dei cestini rifiuti).  Fra gli scaffali ricolmi di paccottiglia si notano ogni tanto dei cartelli "Vietato rubare! Capito?!" che in italia il furto è considerato ormai un peccatuccio veniale dato il modesto valore della merce sottratta.
La clientela? Commercianti ed industrialotti de noantri, che arrivano col mercedes o col suv super accessoriato e comprano ad uno per rivendere a cento. Nei nostri negozietti si trovano le stesse cianfrusaglie e gli stessi straccetti che si comprano a pochi euro. Poche trattative e poche domande, si compra una certa quantità, non importa il prezzo che di solito è incredibilmente basso e si carica l'auto per rifornire il negozio in centro... tutto made in cina e forse, dico forse, qualcuno cambia etichetta perchè "la qualità è importante". Ho provato anch'io a chiedere informazioni tecniche cercando un USB power bank... "da quanti milliampère/ora è questa batteria?" dato che la confezione non riporta il dato... il cinese alla cassa sorridendo mi risponde "cinquemilaaa!"..."Eh?" dico io e lui "...60 percentooo..." sempre col sorriso... risposte a cazzo tanto lì quando gli fa comodo fanno finta di non capire la lingua ed ignorano completamente il significato del termine "garanzia".  E vabbè, l'ennesima fregatura indiretta. Ora la soluzione sarà un modding alla montatura ed un pò di epossidica bicomponente... taglio la parte inferiore della montatura, che non serve, ed incollo le lenti, tanto sono di plasticone ed è difficilissimo che cadendo si scheggino. Fai da te e l'economia si affossa, così sfachiuliamo commercianti disonesti, industrialotti furbetti e cinesini spiritosi. Alla prossima.

P.S. Guand Dong Hua Wei. Ripeto: Guand Dong Hua Wei.

martedì 6 gennaio 2015

e stasera mi voglio sfogare....

...sì, perchè da domani si ricomincia con il solito correre dentro la ruota del criceto e l'idea del perchè lo faccio ogni tanto mi deprime, giusto quel poco che mi ci vuole per ricordarmi perchè corro in tondo senza trovare un punto di arrivo. 
Dedico più tempo alle persone a me carissime di quello che servirebbe per sentirmi realizzato e ciò, a volte, mi lascia perplesso constatando che gli sforzi profusi non sortiscono l'effetto desiderato. Tanto vale iniziare ad investire il mio preziosissimo tempo per le cose che mi appassionano veramente e che mi possono tornare utili per guadagnare in pò di spiccioli utili a realizzare i miei obiettivi mai a pieno condivisi da chi considero meritevole delle mie attenzioni.  
Confesso di avere delle enormi difficoltà a condividere la mia visione del futuro, della società, delle cose che ci possono portare al benessere interiore, dei metodi propedeutici a vivere in pace con l'universo, consapevole che siamo costantemente bombardati da messaggi e stimoli sbagliati e dannosi....ma perchè dovrei farmi capire? Ho deciso quindi di procedere con l'ignorare tutto ciò che mi suggerisce di desistere e perseguire in silenzio e senza pretese di proselitismo tutto ciò che la mia fragile mente ritiene "giusto", fanchiulo alle seghe mentali dei filosofi da quattro soldi ed agli scienziati prezzolati in vena di boria accademica. Quindi se, ad esempio, deciderò di prendere l'energia del sole di giorno per produrre energia elettrica, immagazzinata in parte per produrre idrogeno che di notte che produrrà a sua volta elettricità, non starò ad ascoltare i soliti idioti in vena di disquisizioni di costi di realizzazione, efficienza, rendimento, rapporti costi/benefici, bilanci energetici ed altre stronzate tipiche degli ingegneri strafalliti, schiavi di leggi accademiche vecchie ed obsolete propinate da multinazionali maligne o da professoroni al soldo dei ricchi. Me ne frego. Lo farò per mè e non starò a sentire discorsi del tipo "fallirai"... non mi interessa. Se l'input è gratis, l'output sarà gratis meno le perdite che sono gratis, punto.  Lo farò per me stesso e non per salvare l'umanità dalla schiavitù del petrolio.... se sono schiavi è perchè lo vogliono, punto. E se a qualcuno verrà in mente di tassare la luce del sole... me la prenderò abusivamente. Stronzi, bastardi, fottuti, non mi avrete mai. Fanchiulo. 

P.S. la gabbia è aperta. Ripeto: la gabbia è aperta.