martedì 11 novembre 2008

Stampa libri (fai da te 3)

Solo un piccolo aggiornamento. Il sistema di rilegatura esposto nel post precedente, quello a colla sul dorso, non si è rivelato all'altezza di un utilizzo "spinto" del libro. Alcune pagine si staccano, quelle che, a causa di un taglio non perfetto delle pagine e di un pareggio sul lato sfogliabile, non sono raggiunte dalla colla. Alcuni fogli, probabilmente quelli che non raggiungono il bordo, non si incollano perfettamente. L'inconveniente può essere aggirato con una semplice tecnica. Si prende il pacco di fogli. Lo si incurva da un lato facendo pressione con le dita sul lato sfogliabile. Nel riportare i fogli diritti, si preme sull'altro lato (lo stesso metodo usato per "smazzare" le risme prima di inserirle nel cassetto delle fotocopiatrici). In questo modo si produce una scalettatura del bordo da incollare. Si cosparge di colla in modo che la stessa vada a depositarsi per mezzo millimetro sul bordo della carta. Successivamente si riporta il tutto in pari e si procede con i morsetti ed il fissaggio della garza. Per maggiore sicurezza, si può procedere con l'inserimento di punti metallici, per i fortunati possessori di una graffettatrice per alti spessori. Attenzione però. Le graffette metalliche assicurano l'unione dei fogli ma irrigidiscono l'apertura del libro. Il dorso infatti deve potersi incurvare un pò quando si apre il libro (ecco perchè è meglio usare colla vegetale e la garza).
Per il resto si procede come indicato ed il risultato è più che soddisfacente. Alla prossima.

P.S. Punti mancanti a tratti rotanti. Ripeto: Punti mancanti a tratti rotanti.

domenica 9 novembre 2008

Stampa libri (fai da te 2)

Ora che abbiamo stampato i fascicoli in formato A5 (2 a4 per ogni facciata di ogni foglio piegato in due), possiamo passare all'incollaggio dei fogli. Ho scelto il metodo a colla in quanto per rilegare a filo occorre più tempo, pazienza e materiali che per adesso non ho, in attesa che un mio amico provveda a procurarmeli. Avrei inoltre dovuto stamparli a quinterni (gruppi di cinque fogli). sarà per il prossimo manuale. Ok. Al pacco vanno aggiunti, prima e dopo, due fogli a4 da 120 gr/m2. La facciata di questi (risguardi) andrà incollata alla copertina come vedremo più avanti. Nella piegatura, passare un attrezzo di plastica dura per chiudere per bene le due metà, per evitare spessori indesiderati. Il risultato deve essere un bel parallelepipedo compatto e diritto.
Si prende il pacco stampato così composto, lo si stringe fra due listelli di legno tenuti assieme da due morsetti e si cosparge sul dorso un abbonante passata di colla vinilica diluita con acqua al 30%, per renderla liquida al punto giusto (deve penetrare un pò fra foglio e foglio se vogliamo ottenere un risultato duraturo). Il pacco ovviamente va preventivamente pareggiato dal lato che si sfoglia, in quanto il dorso verrà nascosto dalla copertina. Si appoggia sul dorso una striscia di garza, leggermente più larga del dorso stesso e la si incolla. Il lato che sporge va incollato ai risguardi. Lo scopo della garza è di rinforzo, anche per tenere unito il tutto se per caso si dovesse staccare qualche fascicolo. Lasciare asciugare almeno una giornata.
Procediamo con la realizzazione della copertina del libro (vedi post precedenti), in modo da darci un aspetto più che decente, per non dire prestigioso ed autorevole. Per procedere, mi sono aiutato con un buon libro, che spiega l'abc dell'arte della rilegatorìa. L'opera è stata scritta da Paola Rosati, insegnante e scrittrice, che opera da alcuni anni come rilegatrice nel laboratori fiorentino con l'artista Lea Bilanci, così almeno è riportato nel libro. Si intitola "Rilegatura - Tecnica, Idee e Progetti, Fabbri Editori ISBN 88-450-7910-4 per chi volesse acquistarselo e scoprire altri metodi. Voglio però lo stesso riportare qui la mia personale esperienza.Terminata la procedura di incollaggio dei fogli che ci siamo stampati, rinforzati nel dorso con una garza, si procede con reperire i materiali. Voglio realizzare una copertina rigida, con rinforzi in tela e carta da pacco. Frugo un pò fra le cianfrusaglie che mi ingombrano apparentemente inutilmente una casa enorme e mi procuro il seguente materiale:
  • Un cartoncino rigido spesso circa 2 millimetri, recuperato da un raccoglitore ad anelli rivestito in plastica..perfetto
  • Della carta da pacchi, quella marrone che si usa nelle spedizioni, ne conservo anche i pezzettini più piccoli, non si sa mai
  • Della tela di lino, uno scampolo microscopico recuperato da un paio di pantaloni troppo lunghi per mia mamma che ha provveduto ad accorciarseli
  • Della colla spray... non proprio adatta per il lavoro da fare ma adattabile allo scopo
L'attrezzatura? Forbici, taglierina a ghigliottina, una stecca in plexyglass sagomata a coltello per le rifiniture, penna biro (o matita) sponsorizzata (e che sono matto a comprarle quando le regalano?)
Iniziamo a ricavarci i pezzi necessari con delle misure.
Dimensioni del Libro Dl= Hl x Ll = 210x148 mm
Spessore del libro = Sl = 9mm
Dimensioni della copertina Dc= Hc x Lc = (Hl+7mm) x (Ll-1mm)
Dimensioni del dorso Dd= Hd x Ld = Hc x (Sl-1mm)
Dimensioni della tela Dt= Ht x Lt = (Hc+60mm) x (Ld + 40mm)
Dimensioni della carta Dcc= Hcc x Lcc = (Hc+40mm) x (Lc-10mm)
Dimensioni degli angoli Da = 30mm x 100mm
Si parte dal dorso di tela. Lo si cosparge di colla vegetale o colla spray (quella che ho usato io) e ci si incolla al centro il dorso di cartone, perfettamente al centro e perfettamente perpendicolare. Prima che la colla asciughi si posizionano a 6 mm dal dorso specularmente le copertine, avendo cura di posizionarle perfettamente in squadra col dorso. Si ripiegano le sbordature all'interno, aiutandosi con un righello per fare in modo che la stoffa aderisca perfettamente anche sullo spessore del cartoncino. Con una stecca di plastica si "incidono" gli spazi vuoti fra dorso e copertine (basta una pressione sufficiente) per fare in modo che la colla aderisca anche nella parte dove la stoffa è a contatto con se stessa. Capovolgendo il tutto si incide anche il bordo intero e si incolla la stoffa nel bordo del cartoncino.
Si cosparge di colla la carta e la si posiziona in modo che sporga sui lati e si sovrapponga alla stoffa di circa un centimetro. Si ripiegano le sbordature e si incolla accuratamente il tutto in modo che aderisca anche sullo spessore del cartoncino. Prima di ripiegare i bordi, si taglia il triangolo sugli spigoli ad una distanza dagli stessi pari allo spessore del cartoncino. Stesso procedimento per gli spigoli in tela, con ripiegatura all'interno e lavoro di stecca per coprire perfettamente sia lo spigolo che la giunzione. Si esercita una pressione per "arrotondare" gli spigoli ed incollare perfettamente la tela. La copertina è pronta. Si procede con il lavoro di "incassatura", ovvero di incollaggio dei risguardi alla copertina. Prima di procedere si fanno delle prove senza colla, per trovare la posizione giusta. La copertina si deve chiudere senza sforzi o difficoltà.
Per l'incassatura si posiziona il libro dentro la copertina, si inserisce un foglio protettivo fra i risguardi e si cosparge di colla la prima facciata. Sempre tenendo fermo il libro, si richiude la copertina e si preme per farla aderire bene. Si capovolge il tutto e si effettua la stessa operazione dall'altra parte. Nel richiudere, fare in modo che l'unghiatura (la parte della copertina sporge dal libro) sia uguale per entrambe le parti. La colla che ho utilizzato asciuga in soli 5-10 minuti, anche se per un risultato ottimale occorre aspettare 24 ore. Il risultato è quello che si vede in foto. Non male, Bravo. Veramente un ottimo lavoro. Ora, basta crearsi un etichetta in stile retrò, magari leggermente ingiallita con font che sembra scritto a mano con penna stilografica ed incollarla alla copertina. Il risultato non è davvero niente male. Mancano, per mancanza di materia prima, i capitelli ed una fettuccia segnalibro. I capitelli sono delle fettucce che vanno incollate al dorso per abbellirne la parte superiore ed inferiore. La fettuccia segnalibro è più adatta ad un agenda o ad un libro di preghiere, almeno questa è la mia impressione. Ora, giusto per esagerare, vorrei dipingere il bordo delle pagine con una tinta dorata, come i libri di prestigio "di una volta", che quando si facevano le cose a mano i risultati erano davvero stupefacenti e non si badava a spese in quanto i libri erano una cosa da ricchi, dottori allora rispettabili e gente di cultura (specie estinta ormai). Comunque, il lavoro è finito, sono soddisfattissimo. Alla prossima.

P.S. Sassi cadenti su piano giacente. Ripeto: Sassi cadenti su piano giacente.

sabato 8 novembre 2008

leppi auar


leppi auar, espressione in lingua veneta che significa letteralmente "l'ora felice", è la fascia oraria in cui alcuni bar e altri esercizi pubblici praticano sconti, tipicamente sulle bevande alcoliche e sui salatini.

È una pratica di promozione delle vendite nata nei paesi anglosassoni per attirare la clientela nei pub dopo l'uscita dal lavoro con l'offerta di consumazioni a prezzo ridotto per una o due ore nel tardo pomeriggio, coprendo tipicamente l'intervallo tra le 17 e le 18. È oggetto di qualche isolata critica perché incentiva il consumo di alcol, rendendolo accessibile a basso prezzo. Nel maggio 2005 la British Beer and Pub Association (BBPA), che rappresenta circa 32.000 pub nel Regno Unito, ha annunciato la rinuncia da parte di tutti i suoi soci al leppi auar e ad altre promozioni analoghe.

La pratica o semplicemente lo slogan leppi auar sono stati adottati in altri paesi e da altre categorie di esercizi commerciali, con variazioni nelle fasce orarie e nella tipologia dei prodotti soggetti a sconto.

In Italia leppi auar nei locali che la propongono comincia in genere più tardi che in Gran Bretagna, e si prolunga nella serata, spesso fino alle 20 o alle 21. Nel caso di locali notturni, gli sconti sulle consumazioni sono praticati nelle prime ore di apertura. Non mancano comunque casi di esercizi che pubblicizzano leppi auar in altri momenti della giornata.

In Italia la pratica de leppi auar è collegata anche alla consuetudine, diffusa in diverse città di ritrovarsi, nella fascia oraria che precede il pranzo o la cena, presso bar, caffè, e locali di vario genere per gustare un aperitivo.

In particolare, nel veneto, leppi auar è un momento della giornata che si prolunga dalla prima mattinata sino a notte inoltrata, con punte di consumo di spitz che risulta concentrato nelle fasce di età che va dagli 11 ai 25 anni e oltre. Leppi auar è un neologismo derivato dalla lingua anglosassone (happy hour), un rito che trova fertile terreno nella popolazione del nord-est, in special modo fra la maggioranza che a stento ha terminato la terza media, collezionando bocciature sin dall'asilo. Gli effetti concreti del leppi auar si possono riscontrare analizzando la corteccia dei platani che costeggiano molte strade statali, nei muretti di cinta, nei segnali stradali, nei guard rail, nei fossi e canali paralleli ai percorsi stradali maggiormente frequentati. Leppi auar è un abitudine particolarmente amata dalle agenzie di pompe funebri, dalle aziende di soccorso stradale, dagli amministratori comunali (sindaci in testa) che vedono nell'abitudine un buon modo per "fare cassa", attraverso gli operatori della "sicurezza stradale" e risollevare i bilanci da una politica dissennata votata allo spreco ed all'inefficienza. Il fenomeno è altresì frutto della scarsa attenzione alle politiche giovanili.

P.S. Prendere corda per legare la scimmia. Ripeto: Prendere corda per legare la scimmia.