domenica 10 aprile 2016

Saldatrice fai da te con MOT (parte 2)

Work in progress (vedi parte 1). Me la prendo con calma, come dovrebbe fare l'unanità, tutta presa dalla fretta di fare (non si sa bene cosa) dimenticando che la vita è unica e deve essere vissuta al 100% in cose utili a sè stessi ed agli altri (entrambe le cose altimenti non funziona).
In rete si trovano una quasi infinità di progetti e realizzazioni, alcune veramente interessanti, che dimostrano i diversi approcci adottati dai Diyers del mondo (grazie internet e grazie ale loro condivisioni). E' noto che a me non piacciono le cose pronte e nemmeno copiare le idee altrui, per cui ho affrontato la cosa con una visione diversa.
Dopo una serie di peripezie e problemi mai documentati da nessuno, l'unità centrale della saldatrice a punti è quasi pronta. Ho deciso di separare la parte di potenza da quella di saldatura per due ragioni. La prima è che così posso trasportare e più facilmente l'unità e riporla senza tanti ingombri dati dai bracci mai abbastanza lunghi. La seconda è che per saldare i punti dove quest'ultimo è posizionato in posti impossibili, richiede una maggiore flessibilità della parte finale, i due elettrodi  di rame. Due braccetti a molla non mi bastano, sono adatti solo per lamiere piane la cui superficie non supera la loro lunghezza. Per cui ho deciso di boxare il trasformatore e portare fuori due morsetti a cui attaccare i cavi che andranno verso gli elettrodi (ancora da realizzare). Per preparare il trasformatore ho preferito tenere integro il traferro, contrariamente a quanto suggerito da alcuni. E' più difficile ma così si riduce drasticamente il ronzio e non occorre saldare col rischio di scottare gli avvolgimenti. Il contenitore? ho preso una lamiera di alluminio che originariamente era stata realizzata per supportare l'alimentazione di un macchinario di refilling per le cartucce di stampa (anni fa, ne ho parlato). E' una lamiera di un buon spessore, con due bordi già piegati e già verniciata. In prossimità dei bordini piegati, ho praticato due tagli a 45 gradi e con l'aiuto di due pezzi di legno tagliati a misura ed una morsa ho realizzato una specie di "C" in cui alloggiare il trasformatore. Il pannello frontale è realizzato con un pezzo di pannello che proviene da una vecchia stufa catalitica, spessore 4mm, facilmente lavorabile per alloggiare un interruttore illuminato ed i due morsetti.
I morsetti sono gli attacchi per le prese degli impianti di terra, però modificati. Il foro infatti, purtroppo, è leggermente più grande del cavo da 25mm2, per cui, serrando totalmente il bullone da 10 che tira il morsetto, non si riusciva a fissare per bene il secondario. Allora con un tornio ho praticato un foro da 5 filettato ed inserito una vite che va a spingere un lamierino che schiaccia per bene il cavo assicurando nel contempo un ottimo contatto elettrico (la foto non è ottima ma sto lavorando su un PC di emergenza e non ho l'editor adatto)
Per le chiusure laterali ci devo ancora pensare, dipende dal materiale che intenderò utilizzare, anche se sto già pensando a due griglie con tanto di ventola, per raffreddare il tutto quando si intende fare un uso pesante della saldatrice. 
Durante le prove preliminari mi sono accorto di un piccolo inconveniente. Pensavo di utilizzare due cavi volanti che vengono venduti per caricare la batteria dell'auto (120 Ampère)... no, non funzionano, almeno alla massima lunghezza (2,5mt), bisognerà accorciarli drasticamente o utilizzare lo stesso cavo usato per l'avvolgimento secondario, altrimenti quello che si ottiene sono solo delle inutili ed innoque scintille che non scaldano nemmeno il pezzo da saldare (dovrò fare delle misure in tal senso ma per ora non ho la pinza amperometrica). 
Ora mi mancano gli elettrodi. Sto pensando di fissarli al volo ad una pressa per trapani (o usarli al volo manualmente). Intanto dovrò in primis realizzare due capicorda con foro da 10mm, una lamiera di rame da 3 mm o di ottone (magari un tubo), trapano, forbice, lime di precisione e sicuramente qualcosa di ottimo salterà fuori (dato che in commercio sono difficili da trovare al brico). Per gli elettrodi... una barra di rame piena (picchetto di terra) che costa una fucilata nei maroni... forse in qualche cantiere ne andrò a dissotterrare una che mi sta chiamando... un pezzettino da pochi centimetri non te lo vende nessuno... forse con un tondino di ottone riesco a risolvere.... vedremo. alla prossima.

P.S.  il lupo ulu là. Tipeto: il lupo ulu là. 

giovedì 7 aprile 2016

il giornale del bar

Una nuova tecnica. Per assicurarsi di leggere con moooolta calma il giornale del bar, uno dei 5 pensionati ubriaconi fancazzisti che si contendono la carta stampata a disposizione dei clienti, di fatto monopolizzandone l'uso, con una sofisticatissima serie di strategie, per tutto il santo giorno a tutte le ore di apertura del bar, ha adottato una tecnica innovativa ed efficace. 
Il bar apre alle 7:30, arriva, si mette il giornale sotto l'ascella come fanno i francesi con le baguette e va a fare colazione al banco, tenendosi stretto il prezioso trofeo. Con calma sorseggia il cappuccino, mastica con i pochi denti rimasti la brioche, con la lentezza di un bradipo e paga, aspettando inutilmente lo scontrino che per gli abitueè non è previsto. Poi, aspetta che si liberi un tavolo dalla ressa di coloro che un lavoro ce l'hanno e fanno colazione in fretta. Si siede a "leggere" con moooolta attenzione, compresi gli annunci mortuari. Tre ore minimo, con tanti auguri a chi magari va a bere un caffè al volo e vorrebbe in trenta secondi dare un occhiata alla cronaca locale per sapere cosa succede in zona (furti nelle abitazioni, litigi fra vicini, presenza di nomadi accampati, ecc.ecc...).  L'attenta consultazione viene periodicamente interrotta dai suoi Colleghi che commentano i titoli innescando discussioni infinite e conseguenti polemiche dall'esito scontato: padroni a casa nostra, stranieri a casa loro, l'italia agli italiani e via dicendo...nel frattempo il giornale diventa mero poggiagomiti. 
Le tre ore di monopolio giornalistico si dilatano a volte, complice anche l'accordo sottobanco che vede i Colleghi pensionati prenotare la lettura "appena hai finito" assicurandosi così il passatempo preferito ed obbligato dalla mancanza di cantieri aperti nelle vicinanze... manca solo il numeretto come dal salumiere e siamo tutti a posto. 
Ecco, la mancanza di spazi di aggregazione desiderati da chi vorrebbe concentrare le persone a sè per meri scopi personali (parrocchie, politici, attività commerciali ecc...) crea questi fenomeni sociali ai quali non c'è rimedio ma che sono il segnale dell'origine dei fenomeni quali accaparramento, cupidigia, avidità, monopolio, privatizzazione spinta, tanto tollerati quanto deleteri. Di condividere le risorse nemmeno a parlarne ed il comunismo non c'entra un caxo! Ciao imbecilli.

P.S. il verdicchio non mangia i sassi. Ripeto: il verdicchio non mangia i sassi. 

giovedì 31 marzo 2016

Riparare, non buttare!

E' dall'apertura di questo diario che sostengo caparbiamente la politica del fai da te, della riparazione spinta, del retrofit, del ri-uso e nei casi peggiori della ricostruzione di parti rotte. Le motivazioni sono facilmente comprensibili anche ai più resistenti. 
Parto da questo articolo http://www.repubblica.it/ambiente/2016/03/29/news/riciclo_lobby_riparatori-136500057/#gallery-slider=136502080 per alcuni ragionamenti. 

Se sostenere il diritto di disporre di oggetti regolarmente acquistati è scarosanto, lo è altrettanto opporsi a qualsiasi legislazione, impedimento o politica che vorrebbe impedircelo. 

Per queste motivazioni, negli stati uniti, è nata la Repair Association https://repair.org/ alla quale si può aderire a partire da 50 dollari. E' in realtà una associazione nata dal sito https://www.ifixit.com/ comunità di riparazione on-line che però vende anche attrezzature e strumenti pubblicizzati all'interno dei tutorial liberamente accessibili (nulla con non si possa fare anche senza).
Ma nel vostro paese... c'è qualcosa di simile? No. La situazione è ben diversa. Da voi è ancora molto forte il suggerimento "conviene buttare e comprare nuovo". Ho sempre rifiutato un suggerimento simile (anche qui dove vivo), dimostrandone la falsità e soprattutto chi sia in realtà il fruitore della "convenienza" suggerita. 

C'è da dire che, complice l'ignoranza diffusa, la superficialità indotta, il bisogno percepito, l'acquiescenza di consumatori proni alle frottole e l'avidità di certi commercianti illuminati dal profitto spinto, il tutto condito da subdole politiche che tendono a metterci l'uno contro l'altro (riuscendoci benissimo), l'ostacolo maggiore che impedisce una solida costruzione di una rete di persone consapevoli, disposte a difendere apertamente un diritto indiscutibile e non mediabile, è rappresentato dall'ignoranza, dalla pigrizia, dall'invidia, comunque da tutta una serie di elementi che non possono essere certo annoverati fra le virtù. 

In un paese popolato in maggioranza da unani schifosi, per dimostrare quello che sostengo, coloro i quali decidono di riparare sono additati ed etichettati come hacker (per alcuni un indice di criminalità), pirati, smanettoni, cantinari, gente pericolosa che è contro il "progresso" (di cosa?), elementi pericolosi per l'economia (di chi?). 

E' facile intuire chi sia il responsabile di diffondere tali epiteti... chi ha interesse a sostenere il consumo spinto, dai produttori ai commercianti sino alla fine del ciclo dove troviamo solo discariche ed inceneritori, per non parlare di quelli che trattano le materie prime. 

Il processo di acquisto, uso e fine vita del prodotto è solo una piccola parte del ciclo di vita di un oggetto. Prima e dopo ci sono una serie di processi che a ben vedere sono dannosissimi per tutti noi ma di cui si parla poco e che solitamente vengono ignorati dai più. 

Diversamente, se si affronta l'argomento, la macchina del fango riparte e si viene etichettati come sognatori, utopisti, ecologisti, attivisti, antagonisti (anche a queste parole si tende a dare una connotazione negativa) o peggio terroristi o ecoterroristi. Sembra che avere idee diverse dalla massa provochi delle reazioni incontrollate da parte di chi non si sa di preciso, ma che riesce sempre a far sentire la sua voce sopra tutte le altre, inducendo timori e paure irrazionali... ma efficaci. 

Ed ecco che allora ci viene in mente una domanda... riuscirete mai nel vostro paese a creare un associazione di riparatori?, una lobby pulita (si lo so, è un ossimoro) che abbia l'obiettivo di poter esercitare un diritto? non credo, a meno che sottostante ad essa non ci sia l'interesse politco ed economico degli stessi che spingono i consumi inconsapevoli. Secondo me non avete scampo. 

Ma una soluzione c'è?? Forse si. Smettiamola di ragionare in termini numerici, di associazioni, di gruppi sui social, di raccolte firme o di soldi (oops... crowdfunding fa più figo), di partiti, di qualsiasi cosa che puzza tanto da gruppo di pecore che si sentono sole ed isolate alla ricerca di un leader o di un guru a cui votarsi come guida spirituale. 

Iniziamo a rimboccarci le maniche ed inziamo a FARE! senza nessuno che comandi, diriga, coordini. Ognuno di noi è un essere pensante (lo so non è proprio vero). Il resto viene da sè e lo dimostrano recenti studi (senza fonte, andarevela a cercare) che sostengono come l'evoluzione è frutto della cooperazione e non della competizione. E non è necessario saper navigare nella darknet per trovare le istruzioni, gli schemi, i tutorial (ovvero la pappa pronta per i pigri), bastano un pò di volontà, conoscenze, senso pratico, intelligenza... non è una cosa da tutti ma la selezione naturale farà il resto, ne resteranno soltanto pochi. Ciao imbecilli. 

P.s. le orecchie, gli occhi e le mani sono il doppio delle bocche. Ripeto: le orecchie, gli occhi e le mani sono il doppio delle bocche.

martedì 29 marzo 2016

il denaro NON è tutto.

Puoi comprare un letto ma non il sonno,
Puoi comprare un orologio ma non il tempo,
Puoi comprare un libro ma non la conoscenza,
Puoi comprare il potere ma non il rispetto,
Puoi comprare una medicina ma non la salute,
Puoi comprare il sangue ma non la vita,
Puoi comprare il sesso ma non l'amore,

Vedi, il denaro non è tutto e spesso è causa di malessere, disagio e sofferenze. Ti dico tutto questo perchè sono tuo amico e come tuo amico voglio evitarti malessere, disagio e sofferenze.

P.S. il commercio non è di vetro. Ripeto: il commercio non è di vetro.