domenica 9 novembre 2008

Stampa libri (fai da te 2)

Ora che abbiamo stampato i fascicoli in formato A5 (2 a4 per ogni facciata di ogni foglio piegato in due), possiamo passare all'incollaggio dei fogli. Ho scelto il metodo a colla in quanto per rilegare a filo occorre più tempo, pazienza e materiali che per adesso non ho, in attesa che un mio amico provveda a procurarmeli. Avrei inoltre dovuto stamparli a quinterni (gruppi di cinque fogli). sarà per il prossimo manuale. Ok. Al pacco vanno aggiunti, prima e dopo, due fogli a4 da 120 gr/m2. La facciata di questi (risguardi) andrà incollata alla copertina come vedremo più avanti. Nella piegatura, passare un attrezzo di plastica dura per chiudere per bene le due metà, per evitare spessori indesiderati. Il risultato deve essere un bel parallelepipedo compatto e diritto.
Si prende il pacco stampato così composto, lo si stringe fra due listelli di legno tenuti assieme da due morsetti e si cosparge sul dorso un abbonante passata di colla vinilica diluita con acqua al 30%, per renderla liquida al punto giusto (deve penetrare un pò fra foglio e foglio se vogliamo ottenere un risultato duraturo). Il pacco ovviamente va preventivamente pareggiato dal lato che si sfoglia, in quanto il dorso verrà nascosto dalla copertina. Si appoggia sul dorso una striscia di garza, leggermente più larga del dorso stesso e la si incolla. Il lato che sporge va incollato ai risguardi. Lo scopo della garza è di rinforzo, anche per tenere unito il tutto se per caso si dovesse staccare qualche fascicolo. Lasciare asciugare almeno una giornata.
Procediamo con la realizzazione della copertina del libro (vedi post precedenti), in modo da darci un aspetto più che decente, per non dire prestigioso ed autorevole. Per procedere, mi sono aiutato con un buon libro, che spiega l'abc dell'arte della rilegatorìa. L'opera è stata scritta da Paola Rosati, insegnante e scrittrice, che opera da alcuni anni come rilegatrice nel laboratori fiorentino con l'artista Lea Bilanci, così almeno è riportato nel libro. Si intitola "Rilegatura - Tecnica, Idee e Progetti, Fabbri Editori ISBN 88-450-7910-4 per chi volesse acquistarselo e scoprire altri metodi. Voglio però lo stesso riportare qui la mia personale esperienza.Terminata la procedura di incollaggio dei fogli che ci siamo stampati, rinforzati nel dorso con una garza, si procede con reperire i materiali. Voglio realizzare una copertina rigida, con rinforzi in tela e carta da pacco. Frugo un pò fra le cianfrusaglie che mi ingombrano apparentemente inutilmente una casa enorme e mi procuro il seguente materiale:
  • Un cartoncino rigido spesso circa 2 millimetri, recuperato da un raccoglitore ad anelli rivestito in plastica..perfetto
  • Della carta da pacchi, quella marrone che si usa nelle spedizioni, ne conservo anche i pezzettini più piccoli, non si sa mai
  • Della tela di lino, uno scampolo microscopico recuperato da un paio di pantaloni troppo lunghi per mia mamma che ha provveduto ad accorciarseli
  • Della colla spray... non proprio adatta per il lavoro da fare ma adattabile allo scopo
L'attrezzatura? Forbici, taglierina a ghigliottina, una stecca in plexyglass sagomata a coltello per le rifiniture, penna biro (o matita) sponsorizzata (e che sono matto a comprarle quando le regalano?)
Iniziamo a ricavarci i pezzi necessari con delle misure.
Dimensioni del Libro Dl= Hl x Ll = 210x148 mm
Spessore del libro = Sl = 9mm
Dimensioni della copertina Dc= Hc x Lc = (Hl+7mm) x (Ll-1mm)
Dimensioni del dorso Dd= Hd x Ld = Hc x (Sl-1mm)
Dimensioni della tela Dt= Ht x Lt = (Hc+60mm) x (Ld + 40mm)
Dimensioni della carta Dcc= Hcc x Lcc = (Hc+40mm) x (Lc-10mm)
Dimensioni degli angoli Da = 30mm x 100mm
Si parte dal dorso di tela. Lo si cosparge di colla vegetale o colla spray (quella che ho usato io) e ci si incolla al centro il dorso di cartone, perfettamente al centro e perfettamente perpendicolare. Prima che la colla asciughi si posizionano a 6 mm dal dorso specularmente le copertine, avendo cura di posizionarle perfettamente in squadra col dorso. Si ripiegano le sbordature all'interno, aiutandosi con un righello per fare in modo che la stoffa aderisca perfettamente anche sullo spessore del cartoncino. Con una stecca di plastica si "incidono" gli spazi vuoti fra dorso e copertine (basta una pressione sufficiente) per fare in modo che la colla aderisca anche nella parte dove la stoffa è a contatto con se stessa. Capovolgendo il tutto si incide anche il bordo intero e si incolla la stoffa nel bordo del cartoncino.
Si cosparge di colla la carta e la si posiziona in modo che sporga sui lati e si sovrapponga alla stoffa di circa un centimetro. Si ripiegano le sbordature e si incolla accuratamente il tutto in modo che aderisca anche sullo spessore del cartoncino. Prima di ripiegare i bordi, si taglia il triangolo sugli spigoli ad una distanza dagli stessi pari allo spessore del cartoncino. Stesso procedimento per gli spigoli in tela, con ripiegatura all'interno e lavoro di stecca per coprire perfettamente sia lo spigolo che la giunzione. Si esercita una pressione per "arrotondare" gli spigoli ed incollare perfettamente la tela. La copertina è pronta. Si procede con il lavoro di "incassatura", ovvero di incollaggio dei risguardi alla copertina. Prima di procedere si fanno delle prove senza colla, per trovare la posizione giusta. La copertina si deve chiudere senza sforzi o difficoltà.
Per l'incassatura si posiziona il libro dentro la copertina, si inserisce un foglio protettivo fra i risguardi e si cosparge di colla la prima facciata. Sempre tenendo fermo il libro, si richiude la copertina e si preme per farla aderire bene. Si capovolge il tutto e si effettua la stessa operazione dall'altra parte. Nel richiudere, fare in modo che l'unghiatura (la parte della copertina sporge dal libro) sia uguale per entrambe le parti. La colla che ho utilizzato asciuga in soli 5-10 minuti, anche se per un risultato ottimale occorre aspettare 24 ore. Il risultato è quello che si vede in foto. Non male, Bravo. Veramente un ottimo lavoro. Ora, basta crearsi un etichetta in stile retrò, magari leggermente ingiallita con font che sembra scritto a mano con penna stilografica ed incollarla alla copertina. Il risultato non è davvero niente male. Mancano, per mancanza di materia prima, i capitelli ed una fettuccia segnalibro. I capitelli sono delle fettucce che vanno incollate al dorso per abbellirne la parte superiore ed inferiore. La fettuccia segnalibro è più adatta ad un agenda o ad un libro di preghiere, almeno questa è la mia impressione. Ora, giusto per esagerare, vorrei dipingere il bordo delle pagine con una tinta dorata, come i libri di prestigio "di una volta", che quando si facevano le cose a mano i risultati erano davvero stupefacenti e non si badava a spese in quanto i libri erano una cosa da ricchi, dottori allora rispettabili e gente di cultura (specie estinta ormai). Comunque, il lavoro è finito, sono soddisfattissimo. Alla prossima.

P.S. Sassi cadenti su piano giacente. Ripeto: Sassi cadenti su piano giacente.

sabato 8 novembre 2008

leppi auar


leppi auar, espressione in lingua veneta che significa letteralmente "l'ora felice", è la fascia oraria in cui alcuni bar e altri esercizi pubblici praticano sconti, tipicamente sulle bevande alcoliche e sui salatini.

È una pratica di promozione delle vendite nata nei paesi anglosassoni per attirare la clientela nei pub dopo l'uscita dal lavoro con l'offerta di consumazioni a prezzo ridotto per una o due ore nel tardo pomeriggio, coprendo tipicamente l'intervallo tra le 17 e le 18. È oggetto di qualche isolata critica perché incentiva il consumo di alcol, rendendolo accessibile a basso prezzo. Nel maggio 2005 la British Beer and Pub Association (BBPA), che rappresenta circa 32.000 pub nel Regno Unito, ha annunciato la rinuncia da parte di tutti i suoi soci al leppi auar e ad altre promozioni analoghe.

La pratica o semplicemente lo slogan leppi auar sono stati adottati in altri paesi e da altre categorie di esercizi commerciali, con variazioni nelle fasce orarie e nella tipologia dei prodotti soggetti a sconto.

In Italia leppi auar nei locali che la propongono comincia in genere più tardi che in Gran Bretagna, e si prolunga nella serata, spesso fino alle 20 o alle 21. Nel caso di locali notturni, gli sconti sulle consumazioni sono praticati nelle prime ore di apertura. Non mancano comunque casi di esercizi che pubblicizzano leppi auar in altri momenti della giornata.

In Italia la pratica de leppi auar è collegata anche alla consuetudine, diffusa in diverse città di ritrovarsi, nella fascia oraria che precede il pranzo o la cena, presso bar, caffè, e locali di vario genere per gustare un aperitivo.

In particolare, nel veneto, leppi auar è un momento della giornata che si prolunga dalla prima mattinata sino a notte inoltrata, con punte di consumo di spitz che risulta concentrato nelle fasce di età che va dagli 11 ai 25 anni e oltre. Leppi auar è un neologismo derivato dalla lingua anglosassone (happy hour), un rito che trova fertile terreno nella popolazione del nord-est, in special modo fra la maggioranza che a stento ha terminato la terza media, collezionando bocciature sin dall'asilo. Gli effetti concreti del leppi auar si possono riscontrare analizzando la corteccia dei platani che costeggiano molte strade statali, nei muretti di cinta, nei segnali stradali, nei guard rail, nei fossi e canali paralleli ai percorsi stradali maggiormente frequentati. Leppi auar è un abitudine particolarmente amata dalle agenzie di pompe funebri, dalle aziende di soccorso stradale, dagli amministratori comunali (sindaci in testa) che vedono nell'abitudine un buon modo per "fare cassa", attraverso gli operatori della "sicurezza stradale" e risollevare i bilanci da una politica dissennata votata allo spreco ed all'inefficienza. Il fenomeno è altresì frutto della scarsa attenzione alle politiche giovanili.

P.S. Prendere corda per legare la scimmia. Ripeto: Prendere corda per legare la scimmia.

martedì 4 novembre 2008

Stampa libri (fai da te 1)


Prima di procedere con la progettazione del layout delle etichette da stampare con la stampante seriale del post precedente, devo stamparmi il manuale del linguaggio. Perchè mi serve su carta anche se ce l'ho in formato PDF? Non mi sono mai trovato bene a consultare i documenti elettronici più lunghi di 10 o 20 pagine. Preferisco stamparmeli e leggerli con calma, anche nei ritagli di tempo a computer spento. Sarò antico ma per mè è meglio così. Ma la mia proverbiale taccagneria, che ostinatamente chiamo "sciopero della spesa", dichiarato ad oltranza come forma di protesta al modello fallimentare rappresentato dal consumismo, mi obbliga alla cautela quando si tratta di stampare 200 pagine. E' quasi mezza risma di carta da 80gr/m2, un pò troppo, per non parlare del volume. Dato che non sono una vittima della pigrizia dilagante che impera in questi tempi, potrei stampare su entrambe le facciate, manualmente dato che per ora non ho la stampante adatta in fronte/retro. Così riduco del 50% la quantità di carta. Ma non mi accontento. Posso fare di più. Ad esempio si possono stampare 4 pagine per ogni foglio A4 ed utilizzare il formato A5, sicuramente più maneggevole. Così me la cavo con 50 fogli. Le cose però si complicano un pò. In aiuto, come spesso accade, viene l'informatica, e soprattutto l'ambiente linux, così pieno di utilità e programmi spesso sconosciuti. Così decido di stendere una procedura per crearmi dei fascicoli al volo, un semplice script per impaginare automaticamente il testo dall'A4 all'A5 stampando sempre su fogli A4 che vanno poi piegati a metà. Per la rilegatura non ho che da scegliere. O stampo 4 pagine su un unico foglio A4 e creo tanti fogli piegati a metà da incollare assieme, oppure creo dei fascicoletti composti da 4 o 5 fogli a4 piegati a metà che andranno uniti con la rilegatura a filo (tempo fa mi sono costruito il telaio apposito). In entrambi i casi occorre stampare fronte retro la giusta sequenza di pagine, altrimenti si perde la sequenza originale ed il manuale risulta inutile ed inconsultabile. Allora? Ecco la procedura:
Si converte il PDF in postscript (vedi i vari wiki al riguardo) con il comando :
pdf2ps filein.pdf fileout.ps
Poi occorre ri-arrangiare la giusta sequenza a seconda che si decida di creare fascicolo a foglio singolo o a più fogli. supponiamo di voler creare fascicoli da un foglio soltanto. Il comando da dare è
psbook -s 4 filein.ps fileout.ps
L'opzione -s (che deve essere multipla di 4) indica quante facciate devono essere piegate e unite assieme. Il valore 4 dell'esempio indica che dovranno essere stampate quattro pagine affiancate a coppie su un foglio di formato A4 (due su una facciata e le altre due sull'altra), e che quindi le numerazioni delle pagine dovranno essere organizzate in sequenza opportuna. Per creare una serie di fascicoli composti  ciascuno da due fogli A4 piegati in due, occorre dare il numero 8 (ovvero il numero risultante di pagine che si desidera siano comprese nel fascicolo). Per fascicoli da tre fogli -s vale 12 ecc...
Così abbiamo il file composto dalla giusta sequenza di pagine. Vogliamo ora ridurle in modo da far stare 4 pagine logiche A4 nel fronte retro di un foglio A4. Il comando da dare è
psnup -p A4 -P A4 -s 0.7 -2 filein.ps fileout.ps
L'opzione -s serve a ridurre del 70% la pagina in modo da dare un pò di margine per gli appunti manuali attorno al testo. Le opzioni -p e -P per specificare i vari formati in e out (possono essere omesse se uguali). Esistono altre opzioni, ad esempio per calcolare il margine della rilegatura. Da una console linux digitare man psnup per ottenere la spiegazione dettagliata.
Fatto questo lo si stampa o aprendo il file e selezionando la voce di menu oppure con un filtro di stampa tipo kprinter, gtklp o xfprint4 giusto per citarne alcuni. Si stampa in due passate. Prima per le pagine dispari ordine inverso su una facciata, poi pagine pari sull'altra facciata del pacco appena prodotto. Semplice no?. Magari. Occorre una buona stampante (laser), di quelle che quando inserisci i fogli già stampati non si inceppi prendendone tre o quattro alla volta. Infatti la carta scaldata dal rullo fusore tende ad arricciarsi sul bordo ed a formare dei "pacchetti" che si possono smazzare fin che vuoi ma a volte entrano tutti assieme. Forse dipende dalla carta (quella standard è da 80 gr/m2). Meglio prenderla di buona qualità, specifica per stampanti laser. L'alternativa è stampare il retro pochi fogli alla volta o nel caso peggiore inserendoli manualmente uno ad uno... è più lungo ma alla fine il risultato è garantito.
Vedrò se è il caso anche di dare indicazioni più dettagliate su come produrre una copertina decente e soprattutto come rilegare in casa il libretto così prodotto. Servono meno cose di quanto si possa immaginare. Nel frattempo, procedo. Alla prossima.

P.S. Acqua silente senza mordente. Ripeto : Acqua silente senza mordente.

domenica 2 novembre 2008

Stampante seriale

Dopo aver messo in funzione una stampante industriale per etichette in poliamyde adatte ai capi di abbigliamento, una Alfa 1300 della General Code, non senza difficoltà visto che ora funziona in ambiente linux e non esistono driver specifici, mi sono messo in testa di rimettere in funzione anche delle stampanti PAXAR modello 9642. Ne ho quattro, rigorosamente salvate dalla distruzione (due le ho minimizzate per capire come erano fatte all'interno). Ho la necessità di far funzionare anche queste in ambiente di rete Unix (linux con CUPS in modalità client server), visto che non uso sistemi proprietari per scelta filosofica di vita e religiosa. Una prima delusione l'ho avuta cercando in rete se c'era qualcosa di già fatto. Nulla ovviamente. Il modello è un pò datato, fuori produzione ovvero discontinued. E' classificata come stampante economica, per cui esiste solo il manuale dell'utente. Per nulla scoraggiato, decido di chiamare la filiale italiana della Paxar per cercare alcune informazioni indispensabili. Con che linguaggio deve essere programmata? Che cavo serve? Devo dialogarci via seriale, visto che le porte parallele stanno scomparendo mentre le porte seriali possono essere emulate da una porta USB. Chiamo la centralinista che, dopo essersi assicurata se ero un cliente facoltoso con diritto di assistenza o un pirla qualsiasi indegno di ricevere informazioni tecniche, mi passa gentilmente "un tecnico". Un punto a favore per la Paxar. La gentilissima signorina, alla quale da buon cafone non ho nemmeno chiesto il nome, ma dalla voce deve essere molto simpatica, mi fornisce il numero di cellulare della persona che secondo le interpretazioni delle mie esigenze tecniche verbalmente comunicate, deve essere la persona adatta. Dopo essermi premurato di non disturbare, dato che prima di chiamare un cellulare destinato alle urgenze mi faccio sempre mille scrupoli, chiamo il tecnico. Anche questa persona, fortunatamente rivelatasi preparatissima (una rarità nel mondo IT), mi fornisce dal modello della stampante una serie di informazioni generiche ma utilissime. Il linguaggio interpretato dalla stampante è il Monarch (R). Il cavo seriale deve essere un null modem incrociato. Ad una richiesta di approfondimento mi comunica che se desidero ulteriore assistenza devo "pagare" (così mi da da intendere con un giro di parole) e dato che ho onestamente dichiarato di non essere un cliente ma un tecnico, termino la comunicazione ringraziando sinceramente per le dritte. Per stampare su porta parallela non c'è problema. Basta creare un semplice file di testo formattato come richiesto dal linguaggio in questione e spararlo con un "cp" direttamente verso la porta seriale. Per chi usa CUPS, basta configurare una RAW printer collegata alla parallela /dev/lpt0. Per la seriale la cosa si complica nella scelta del cavo. Un normale null modem seriale incrociato tx/rx non basta. Di null modem a 9 pin maschio femmina ne esistono di 4 tipi, a seconda del protocollo di handshacking supportato dal dispositivo.
  • Null modem semplice asincrono
  • Null modem a 3 fili con handshacking locale asincrono
  • null modem a 6 fili con handshacking parziale asincrono
  • Null modem a 7 fili con handshacking completo asincrono
Mi manca l'informazione relativa al tipo di cavo e non voglio approfittare della disponibilità del tecnico in quanto me lo immagino sempre di corsa ad intervenire presso i clienti per risolvere problemi (lavoro che o fatto per quasi 10 anni e so cosa significa lavorare e rispondere contemporaneamente al telefono in continuazione). Decido allora di andare per tentativi. Armato di stagnatore, inizio a provare le 4 combinazioni. Quella che si rivela vincente è la quarta. Per stampare basta copiare sulla porta seriale il file di testo predisposto con il linguaggio Monarch. cp ESEMPIO.FMT /dev/ttyUSB0 e la stampante risponde correttamente facendo il suo dovere. Bene. Con Cups nessun problema. Se si usa la porta parallela, basta configurare una stampante RAW collegata alla porta /dev/lp0 o seriale /dev/ttyUSB0 (se si una un convertitore Seriale / USB)
Ho già in mente alcune applicazioni pratiche, che mi evitano di usare una stampante "normale" o gli apparecchietti dedicati che non hanno mai i driver per linux. Questa abitudine di compiacere sempre i sistemi proprietari e snobbare i sistemi aperti, credo stia creando una lieve perdita di clientela che via via si va ingrossando. La prima azienda ha perso una fornitura di quasi 1500 euro senza contare la vendita periodica dei consumabili (ribbon ed etichette in rotolo), oltre a perdere l'occasione per dimostrare il suo livello di attenzione e cura per i potenziali clienti. ...bocciata. Credo che la sconsiglierò a tutti i miei clienti che periodicamente mi chiedono consigli per sapere a chi rivolgersi ed evitare fregature. La seconda azienda ha qualche possibilità, l'aiuto è stato prezioso e ringrazio promettendo futura collaborazione nella segnalazione.
Per quanto riguarda il linguaggio Monarch, esiste in rete un manuale che spiega in dettaglio quali stringhe mandare alla stampante. Manca solo un programmino "grafico" da dare al cliente la possibilità di generare i layout desiderati e stamparli in autonomia senza dover districarsi fra lettere e codici testuali. Al lavoro allora. So che n on esiste nulla di simile, nessun programma di stampa etichette per linux che riconosca quel linguaggio. Ci penso io allora. Chi fa da sè fa per tre. Alla prossima.

P.S. Il merlo ha fatto il nido. Ripeto: Il merlo ha fatto il nido.