sabato 13 settembre 2008

Autopsia di una cartuccia di stampa

Due giorni di pioggia e la vernice di un lavoretto in corso che si asciuga lentamente. Ne approfitto per fare a pezzi una cartuccia di stampa che ad inserirla nel suo alloggiamento, esce un errore e non si riesce di farla funzionare. Tanto vale smontarla e vedere com'è fatta all'interno, anche per capire meglio come ricaricarla col metodo artigianale della siringa. Sto parlando della cartuccia tricolor HP n°57.

1) rimozione dell'etichetta. Si notano 5 fori e delle canalette a serpentina. Nei fori si intravedono anche i colori dei serbatoi sottostanti. Dei 5 fori solo tre sono quelli che effettivamente ci servono. Quello centrale superiore è per l'inchiostro magenta (o rosso per capirci). I due fori a sinistra sono per il giallo, mentre i restanti a destra per il ciano (l'azzurro dai....). E' possibile notare che le canalette a serpentina terminano in quattro delle piazzole rettangolari poste in prossimità della piastrina azzurra visibile in foto. Sono queste 4 piazzole che non devono essere coperte dall'etichetta in quanto permettono il passaggio dell'aria man mano che l'inchiostro esce dagli ugelli (2 sono in comune per il rosso, 2 sono per giallo e blu, le altre sono inutili). Non si deve creare il vuoto all'interno di questo modello di cartuccia, come erroneamente specificato in molti siti che vendono kit di ricarica. L'operazione di "succhiare" 2 o 3 ml dopo la ricarica, serve a favorire il flusso di inchiostro negli ugelli ed evitare così che ci si fermino delle bolle che impedirebbero il corretto funzionamento della cartuccia. I fori che ci interessano per la ricarica sono quello centrale in alto ed i due più in basso (guardando la cartuccia con i contatti dalla parte opposta di chi guarda).
2) rimuovere il coperchio azzurro. E' saldato con gli ultrasuoni, pertanto non sperare di farlo saltare come se fosse incollato. Con un taglierino (tipo quello per tagliare la moquette o il linoleum) occorre praticare una incisione e fare leva con un cacciavite piatto lungo tutto il bordo. Impossibile che venga via integro a meno di non usare molta calma e pazienza. Esistono in commercio delle macchinette per rimuovere il coperchio, dedicate per questo tipo di cartuccia (costano un sproposito). Magari con un tool tipo dremel e la fresetta diamantata si riesce a fare in modo di tagliare e poter poi ri-assemblare la cartuccia, che così è più comoda da ricaricare in quanto si può controllare livello e quantità di inchiostro presente all'interno dei tre serbatoi (e magari un lavaggio completo dopo la contaminazione fra colori no?). Osservando il coperchio, nella parte inferiore, è possibile notare un paio di cose. C'è una specie di "argine" rialzato, che "separa" i tre serbatoi, che si interrompe ogni tanto. In caso di overfilling, quando si mette troppo inchiostro e lo si vede fuoriuscire dal foro di ricarica, l'inchiostro non essendo arginato, può andare a contaminare le altre spugne, con effetti cromatici "interessanti". La posizione dei fori di ricarica va presa in considerazione. Nel caso del rosso, questo si trova proprio in prossimità del filtro che va agli ugelli. Inserire un ago troppo lungo significa forare il filtro e rovinare la cartuccia che potrebbe in teoria intasarsi senza possibilità di rimedio. Per gli altri due colori, se si usano i fori più in basso, non c'è pericolo ma l'inchiostro si concentra in un area un pò distante dai filtri, il che spiega perchè a volte esce solo il rosso e gli altri due colori, anche se i serbatoi sono pieni, non ne vogliono sapere di uscire. In questo caso è meglio "centrifugare" la cartuccia, manualmente, tenendo gli ugelli protetti e chiusi dalla clip di supporto (altrimenti skizza) e fare in modo che l'inchiostro vada verso il fondo. E' un metodo empirico ma funziona, specie dopo che l'ago non è stato inserito a fondo per paura di forare il filtro. In un post precedente ho già parlato di questo inconveniente. Certo è che il problema con queste cartucce, non si sa mai se i serbatoi sono completamente vuoti. I diagnostici "tirano ad indovinare" quale colore sta per finire, ma il sistema è tratto in inganno se non si segue la procedura di reset dei livelli (procedura che richiede 2 set di cartucce e tempo da perdere). Se poi la carticcia è quella del solito amico, mica si sa quale colore manca e quale è ancora quasi pieno. Per questo sto pensando di auto costruirmi una centrifuga per svuotare completamente le cartucce e ricaricarle con la stessa quantità originale (5 ml circa per ogni colore). Se a causa dell'overfilling le spugna sono "contaminate", pensare di sostituirle è un impresa. La rottura del coperchio azzurro può compromettere l'inserimento nel carrello o la stabilità della cartuccia stessa... meglio tenersi il rosso un pò viola, il giallo un pò verde o marrone e così via. Potrebbe esserci una soluzione però. Se la centrifuga funzionasse, si può pensare di lavare l'interno della cartuccia con acqua distillata inserita con la siringa in più passaggi ed alla fine ricaricare col colore.... potrebbe funzionare?? Proverò.
3) rimozione delle spugne. Con una pinzetta basta fare leva alternativamente sui lati corti. Sono inserite a pressione e ci vuole poco per toglierle. Occorre fare molta attenzione a non sporcare e schizzare inchiostro sui vestiti o su ciò che si trova a tiro. Se la cartuccia è piena, come quella in analisi, si può notare dell'inchiostro che resta in fondo ai serbatoi. Una volta rimosse le ho sciacquate in acqua corrente, così come pure la cartuccia, ponendola per un pò di tempo sotto il rubinetto per far si che si pulisse completamente anche il percorso spugna -
ugelli.
Sotto le spugne, in prossimità della piastrina che ospita gli ugelli, c'è un filtro "metallico" credo, a trama molto fine. Sotto di esso un semplice canale che va a finire in corrispondenza degli ugelli. Gli ugelli sono visibili in foto, disposti su 4 file (così sembra). In mancanza di un microscopio abbastanza potente, mi limito qui, per ora. Mi risulta infatti che la tecnologia hp usa dei componenti elettronici (dei FET) per comandare gli ugelli. Non so se il modello in questione è di tipo piezo o a resistenza termica. Ciò che mi affascina è collegare dei fili ai contatti e sparare a mio piacimento delle bolle, per cui, appena avrò googlato abbastanza, posterò qui i risultati. Con i mezzi a disposizione non sono riuscito a scovare strani circuiti. Non mi è chiaro se queste cartucce contengono un chip di scadenza, magari numeri seriali o altri dati che ne inibiscano il funzionamento oltre una certa data. La data stampigliata nel corpo della cartuccia fa riferimento, secondo la documentazione ufficiale HP, alla scadenza della garanzia... il che mi sembra strano. Se una cartuccia per qualche motivo resta a magazzino per molto tempo, si riduce il periodo in cui si può utilizzare in garanzia? Ad ogni modo, attualmente utilizzo cartucce ricaricate almeno 6 volte di fila sempre sulla stessa stampante e nessuna segnalazione in merito a scadenze o malfunzionamenti mi è mai arrivata (vero però che la data settata all'interno della stampante è del 2001... sarà per questo? boh, non ho voglia per ora di fare delle verifiche. Ma in ogni caso, come fa la stampante ad accorgersi che una cartuccia è cambiata se non leggendo un qualcosa memorizzato su di essa??. Ci deve essere sicuramente qualcosa a livello di chip, vedrò di trovare il sistema per scoprirlo. Per come è montata, il nastro marrone trasparente che porta i segnali è asportabile (è incollato) ma non si riesce a togliere la piastrina con gli ugelli. Forse dovrei provare con qualche prodotto in grado di sciogliere la colla epossidica, o con una pistola termica... boh... mi verrà in mente qualcosa.
Nel retro della cartuccia ho notato un "rigonfiamento" quadrato che sembra non abbia ragione di esserci, come se ci fosse qualcosa coperto da un'etichetta... rfid?? no, è solo un etichetta nera posta sull'etichetta originale HP che contiene il codice a barre 3d della cartuccia.
Ora sarei un pò stanco. Vado a nanna. Alla prossima

P.S. Piove nel giardino di ugo. Ripeto: Piove nel giardino di ugo.

giovedì 11 settembre 2008

Oculare illuminato per PCB (parte 2)

In una pausa di lavoro, ho terminato la realizzazione dell'oculare illuminato per l'ispezione dei circuiti stampati (PCB). Inizialmente ho praticato nel corpo dell'oculare, tre fori inclinati da 5mm, equidistanti sulla circonferenza (a 120°...beh, non proprio... diciamo circa dai) ove alloggiare tre led bianchi. Prima di procedere con i collegamenti, ho provato ad alimentarli per verificare il risultato. Purtroppo, l'inclinazione si è rivelata insufficiente ed in questo modo risulta impossibile regolare ed aggiustare l'orientamento. Per fare sì che i tre led illuminino un unico punto, ho deciso di inserirli all'interno lasciando 2 mm di distanza fra la loro base ed il corpo dell'oculare. Così posso orientarli e focalizzare la luce esattamente al centro dell'immagina ingrandita.
Effettuati i collegamenti ed alloggiato un microswith a levetta (di recupero da una stampante laser ove era utilizzato come fine corsa di un meccanismo), ho saldato un connettore per una pila da nove volts. Non sono contento. La soluzione a batteria, sebbene del tipo ricaricabile, non è adatta per usi prolungati. Ho quindi frugato nei cassetti ed è saltato fuori un carica batteria di un vecchio giocattolo. 8,2 volts, regolati in corrente, che diventano 7,9 sotto carico, quando i tre led in serie sono alimentati. La luce è più che sufficiente, ma non ancora brillante come la vorrei. Devo controllare negli scatoloni, se salta fuori qualche alimentatore da muro da 220 a 9 - 10 volts... sicuramente salterà fuori. Nel frattempo ho tentato di fare qualche foto, per visualizzare il risultato e documentare il successo del lavoro effettuato. La messa a fuoco automatica della digitale non mi permette di effettuare foto ravvicinate come vorrei e per la modalità manuale devo leggermi le istruzioni. Mi sa che userò la macchinetta a pellicola, mooolto meglio per le macro. Nella foto è possibile vedere l'integrato della ST Microelectronics M24C32, un "64KBIT AND 32KBIT SERIAL I²C BUS EEPROM" montato su zoccolo e che fa parte della logica di controllo di una stampante laser Kyocera. Nella terza foto lo stesso integrato con un illuminazione diversa (dovuta all'angolo di scatto) Ad ogni modo, devo dire che ad occhio nudo l'immagine è perfettamente a fuoco, discretamente illuminata (forse 4 o 5 led è meglio) al punto da permettere la lettura delle sigle degli integrati.
Anche i particolari più piccoli sono ben visibili. Tutto sommato sono soddisfatto. Devo procedere ora a creare un involucro per nascondere i fili. Sto pensando alla copertina flessibile di certe cartelline di plastica, o a delle lastre di plastica sottile utilizzata come divisori nei vecchi manuali dell'IBM. Mi farò venire in mente qualcosa. Nel frattempo, anche con qualche giro di nastro isolante, posso utilizzare l'oculare senza troppe preoccupazioni estetiche. Va bene così. Ciao

P.S. Occhio per Occhio, 6x6. Ripeto: Occhio per Occhio, 6x6.

mercoledì 10 settembre 2008

flash bike trip

Un pomeriggio libero. Quale migliore occasione per un giro con la mtb attrezzata da gran turismo?. Appena posso, mi piace prendere le poche piste ciclabili della zona e andarmene in giro con la musica nelle orecchie ed il pensiero libero di registrare dei veri momenti di relax. C'è un percorso in particolare che mi piace più degli altri. Immerso nella campagna, fra corsi d'acqua fresca e profumi indescrivibili. Si nota subito la temperatura, di qualche grado inferiore a quella delle strade trafficate. L'aria è frizzante, come se fosse sempre primavera. L'occhio a volte indugia a cogliere cose che non si erano notate nei passaggi precedenti. E' una delle poche piste ciclabili del veneto che merita di essere percorsa. Ho notato inoltre che è abbastanza trafficata. A parte i pedoni a pendolo (quelli che dondolano a destra e sinistra e non si sa mai da che parte infilarli), a parte i pedoni che dovrebbero andare nelle piste pedonali e non in quelle ciclabili, ho notato che il percorso è molto utilizzato da persone che vanno al lavoro, da massaie con la borsa della spesa, da persone che con lo sport nulla hanno a che vedere. Alla faccia di quell'assessore che pontificava sull'inutilità della spesa da sostenere per la mobilità su due ruote, "...tanto non la userebbe nessuno..."... deficiente, ignorante, buzzurro. Le ciclabili sono utilizzate eccome, più di quanto pensassi io stesso. Non sono l'unico a percepire l'enorme pericolo che c'è nelle strade normali, dove certi automobilisti puntano e "pelano" i ciclisti.... un giorno giuro ne acciuffo uno e lo pesto a sangue. Non passa giorno che non venga arrotato qualcuno per la strada, con conseguenze spesso fatali. Nella cronaca di ieri è riportata la notizia di un ciclista morto investito dal solito furgone. era una persona che credeva davvero nella bici. Era arrivato al punto di vendere l'auto. Per gli spostamenti, treno, mezzi pubblici, bicicletta. Anche lunghe trasferte in bici, fra cui toscana e puglia... un pò come me ma più avanti. Era in pensione e poteva permetterselo. Un prepotente, di quelli sempre di fretta per abitudine, ha posto fine alla sua esistenza. Non lo conoscevo, ma ci sono rimasto malissimo. Amministratori del menga, visto che vi manteniamo con i nostri soldi, fate le piste ciclabili, meno auto, meno parcheggi, meno morti sulle strade che per quanto mi riguarda i veri colpevoli siete voi, luridi assassini. Vaffanculo.

martedì 9 settembre 2008

il professionista informatico

Stasera, googlando a casaccio, mi sono imbattuto in un post di un consulente informatico. Il post trasuda di prepotenza e delirio di onnipotenza. Il Collega si auspica la nascita di un ordine professionale per gli informatici, lamentando la mancanza di regole e riconoscimenti. Porello, nessuno lo riconosce, nessuno lo regola e lui si sente perso. Laureato, ingegnere, dottore, anni di esperienza, consulenze ad altissimo livello.... e si è perso a cinquant'anni. Non sa chi è ed ha bisogno di una legge che lo inquadri, che lo regoli, che gli conceda altri privilegi di esclusiva su una professione nata da poco, all'interno della quale hanno trovato posto coloro che sono spinti da un innata passione per l'elettronica e la programmazione. Dai discorsi che fa, sembra investito del diritto divino di poter lavorare escludendo chi a suo parere non ha superato un esame di stato. Gli basta l'esame e il pezzo di carta per dire "...sono qualificato..." e sono pure "informatico". Lamenta che chiunque può mettersi ad occuparsi di informatica. Vorrebbe escludere chi la laurea non ce l'ha. Chi come me non ha potuto, perchè il babbo è morto nel momento sbagliato, perchè i soldi servono per aiutare gli altri che stanno peggio, perchè non ho raccomandazioni ed amicizie importanti... cosa dovrei fare? lasciare il posto di lavoro in favore di un dottore informatico che non sa nemmeno inserire una scheda in un pc?. Vergogna. Mi rattrista leggere certi auspici e leggere le scuse di chi cerca le motivazioni per dimostrare che un ordine che abiliti alla professione è indispensabile a "tutelare il mercato" e "dare garanzie di professionalità". Che mi risulti gli ordini professionali sono solo serviti a dare potere ed escludere gli altri, e della tutela del mercato non è certo un Ordine ad occuparsene, casomai serve a fare casta e degli utenti chissenefrega.
Sconcertante poi la confusione che fa con il termine albo, confondendolo con Ordine (volutamente?). Non può esistere un Ordine senza albo, ma può tranquillamente esistere un albo senza ordine, su questo il legislatore è stato chiarissimo. Se si tiene conto poi che basta inserire nei contratti di incarico i richiami ad un proprio codice deontologico e tariffario (senza bisogno che sia lo stato a riconoscerli) e questi assumono valore legale a tutti gli effetti, senza bisogno di leggi, leggine, ordini e pagliacciate varie, che qui in "itaglia" ne abbiamo proprio troppe, con una media di avvocati pro-capite da far paura e con i soliti "itagliani". sempre pronti a chiedere l'ennesima legge. Mentre, questo pseudo professionista che non sa chi è se non è una legge a dirglielo, questo fanfulla che non sa comunicare la sua professionalità e deve sempre essere un pezzo di carta a dirlo (tanto lui non è credibile), pontifica nel dire "...lo stato ci deve aiutare...", "...lo stato ci deve regolare...". Sono contrario al federalismo ma quando sento questi piagnistei della gente del sud, specie quando vengono da consulenti stra-falliti ed in crisi di identità, che temono la concorrenza delle nuove leve, mi viene proprio da dire di si, meglio lasciarli al loro destino, che di strada non ne faranno poi molta. Caro Collega... è tempo che te ne vai in pensione e lasci perdere lo stato come la solita tetta da cui ciucciare. Ciao

P.S. A nord non piove. Ripeto: A nord non piove.