venerdì 17 marzo 2017

Schifosi ciclisti

Voglio fare il pari con il post precedente, per par condicio, così almeno lo sfogo è completo e la pressione si abbassa. Sono bipolare. Si, a volte sono ciclista che odia pedoni ed automobilisti mentre in altre occasioni sono automobilista che odia pedoni e ciclisti. In pratica vi odio sempre quasi tutti, a fasi alterne ma vi odio comunque. Pedone quasi mai, così mi toccherà buttar giù due righe anche contro di loro, fosse mai che di questi tempi incerti e privi di riferimenti, anche i pedoni facciano lobbyng.
Ad ogni modo, è vero che la categoria dei ciclisti è una delle più odiose per certi automobilisti. Maledetti ciclisti, compratevi un auto! Ma vediamo prima come catalogalizzarli per studiarne i comportamenti.
Le categorie:
il ciclista griffato: bici super tecnica in carbonio ultraleggero (dai tremila eurro in su solo il telaio), abbigliamento tecnico nuovo di zecca, ruote gonfiate con l'azoto per risparmiare qualche milligrammo di peso, accessori a iosa (cardiofrequenzimetro compreso). Assenza totale di accessori obbligatori per legge (es. i fanali, lasciamo stare il campanello, catarifrangenti mai)
il ciclista sportivo: è quello che si "allena" duramente lungo le statali trafficate, strafatto di idrocarburi incombusti e polveri sottili, quello che non può permettersi di fermarsi agli stop o dare la precedenza agli altri in quanto conta solo il tempo di percorrenza ed il record mondiale di velocità su strada.
il ciclista extracomunitario: quello che la bici la usa come mezzo di trasporto (in mancanza d'altro) ma essendo poco uso a seguir regole e codici fa un pò come se pedalasse nel deserto, dove non ci sono ostacoli, strisce pedonali, sensi unici, marciapiedi, limiti o divieti... rigorosamente privi di fanalini o catarifrangenti, così di notte proprio non li si vede.
il ciclista fattone: lo si nota per l'andatura a zig zag, la cui ampiezza è direttamente proporzionale alla quantità di traffico nel percorso, per le manovre di svolta improvvise e mai segnalate preventivamente, per l'espressione persa nel vuoto che dice "dove sono? che giorno è oggi?". Viaggiano solitamente su bici altrui, considerando il mezzo a disposizione di tutti come una sorta di bike sharing senza registrazione.
il ciclista della domenica: rigorosamente attivo solo nelle domeniche assolate, a temperatura più che mite, viaggia in borghese, con mezzi da città. Purtroppo 5 giorni al lavoro provocano immancabilmente delle amnesie selettive in merito al codice della strada.
il ciclista sherpa: quello carico di borse, borsoni, trailers, carrettini e via dicendo, carico sino all'inverosimile che anche una trasferta di pochi kilometri potrebbe richiedere attrezzi per le emergenze, stuoie e coperte, cambi completi di abbigliamento, batterie di scorta (con relativi caricabatterie o pannelli solari), attrezzi da campeggio, pentole per cucinare e relativi viveri... 40 kili di peso trainato sono difficili da fermare in tempo, per inerzia, per cui agli stop si va lisci, alle striscie perdonali si fa finta di nulla ed ai semafori rossi si cerca un pertugio per attraversare l'incrocio sperando nella buona sorte
il ciclista attacccabrighe: è quello sempre pronto a redarguire gli altri, solitamente gli automobilisti. Curiosa la reazione di quelli che, ritenendo di aver subito un terribile torto, iniziano ad inseguire l'auto sperando in un semaforo rosso o in uno stopo dove raggiungere l'automobilista al quale, se raggiunto, comunicherà a scelta, con linguaggio variopinto di insulti: la propria filisofia di vita, un sunto del codice della strada, una disquisizione media sull'endogamia, un vocabolario di insulti irripetibili, il tutto in modalità unidirezionale (trasmissione) che non prevede feedback.
il ciclista provocatore: variante del precedente, è quello che quando ha la precedenza se la prende, mettendosi anche in serio pericolo. Ed anche quando la precedenza non ce l'ha...se la prende lo stesso. Sfida le auto senza paura di nulla, se tocca a lui, lui passa incurante di tutto. Purtroppo passa in bici anche sulle striscie pedonali senza fermarsi e senza guardare. 
il ciclopaladino : E' un anarchico a pedali, anticonformista. Sono i particolari lo distinguono dagli altri pedalatori, ad esempio il caschetto di ordinanza, borse portaoggetti, abbigliamento informale, bici essenziali, a scatto fisso. Lo contraddistingue il modo prepotente con cui prende e pretende spazio sulla strada. E' convinto che la sua filosofia ciclistica sia un contributo essenziale per l'umanità. Pedalare è la sua missione ed essere un ciclista anarchico è il suo modo per espletarla e chi non sa comprendere il valore rivoluzionario della sua condotta è soltanto un nemico. Essendo orgoglioso portatore di verità e somme virtù, si sente autorizzato, dall'alto della propria superiore dirittura morale e purezza, ad odiare coloro che si ostinano a rinchiudersi all'interno di scatole metalliche a motore, inquinanti, puzzolenti e pericolose. E’ il paladino delle giuste cause che brandisce con orgoglio la bandiera dell’impegno civico e la usa come fosse una lancia contro i suoi nemici motorizzati.

Potrei andare avanti ancora a lungo, molto a lungo. Di motivi per odiare certi ciclisti ce ne sono altrettanti di quelli per odiare gli automobilisti, dipende da che parte si sta. Ognuna delle due "fazioni" è stra-convinta e stra-sicura di avere ragione per dare automaticamente torto all'altra, l'importante è contrapporsi per sentirsi un pò vivi in questa società che, mal governata e priva di buoni esempi, sta mortificando tutti, nessuno escluso.

Bertrand Russell diceva: “il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi”. Aveva ragione. Ne sono strasicuro.
Ciao imbecilli

P.S. la cinciallegra è triste. Ripeto: la cinciallegra è triste.

lunedì 27 febbraio 2017

Zombies on my path!!

Iniziano le primissime timide giornate di sole, a temperatura prudentemente accettabile. Inevitabile lustrare la bici ed uscire per motivi di svago, per completare l'uso quotidiano durante le giornate invernali. Purtroppo con le giornate che si allungano, aumentano anche gli unani su due ruote e gli inveitabili pedoni fuori posto. Sì, le ciclabili nel vostro paese sono un optional per qualsiasi tipo di attività. Sarà che mancano i marciapiedi, se quest'ultimi ci sono...sono inutilizzabili, pieni di buche ed ostacoli, posti in luoghi ove nemmeno un cane si immaginerebbe di passeggiare. Certo è che i brevi tratti di "pista ciclabile" disponibili (strette e maltenute), nei vostri paesini, sono invase da zombies decerebrati....UNANI!!! Non è la prima volta che lo faccio notare, ma le categorie di unani in ciclabile sono davvero tante. 
Innanzitutto sto parlando di PISTE CICLABILI,  ovvero quei percorsi segnalati ad uso ESCLUSIVO per le biciclette. La segnaletica è chiara, chiarissima... un pò meno la materia grigia di chi dovrebbe leggerla. 
Ci sono fondamentalmente tre segnali. Se compare solo la bici significa che è ad uso esclusivo delle bici, equivale a NO PEDONI. Se c'è il simbolo della bici più l'omino, significa che è per entrambi e nella carreggiata ciclabile non ci sono separatori. Se l'omino è separato dalla bici da una riga bianca verticale significa che ci sono nello stesso percorso due aree dedicate, una per gli unani e l'altra per le biciclette... semplice no? NO!
Cosa accade in realtà? La stragrande quasi totalità degli unani se ne frega della segnaletica e fa un pò come 'azzo gli pare, anzi, prepotentemente sempre dalla parte dove sono tutti gli altri a sbagliare. 
Diciamo anche che, secondo me, quando si va in bici per una ciclabile, poco importa se ci sono i pedoni. A mio avviso c'è posto per tutti. Ma alcuni "tutti" sono veramente incivili, maleducati, prepotenti, offensivi, mettendo in pericolo gli altri. Alcuni esempi?

  • Mamme a piedi con bambini indemoniati che corrono a destra e sinistra, incuranti di chi arriva. 
  • Numerosi gruppi di unani che occupano tutta la carreggiata e guai a segnalare col campanello il proprio arrivo, segnalazione che viene sempre interpretata come un affronto da lavare col sangue. 
  • Frotte di suore che accompagnano i disabili in carrozzina (che con il benestare di dio sono autorizzate a fare di tutto)
  • "Eleganti" "signore" in tacco dodici intente a chiacchierare in mezzo alla pista che ovviamente diventa tutta di loro proprietà ed occorre fermarsi, chiedere prima "scusa" e poi "permesso" per poter passare, sperando pure di non infastidire troppo le loro dotte disquisizioni. Come accessorio l'immancabile bambino indemoniato.
  • Podisti professionali tutti griffati che, per non perdere il ritmo, devono obbligatoriamente correre sulla linea di mezzeria (le cuffiette rendono vano segnalare l'arrivo col campanello)
  • Pattinatori e fondisti su ruote, perennemente in allenamento per le prossime olimpiadi e guai a rallentrali che il record mondiale è questione di centesimi, si sa. 
  • Autisti "distratti" che piazzano il SUV di m*rda dove caxo gli pare, dove c'è posto...e dove se non sulla ciclabile?
  • "TOPManagers" sicuramente in carriera, concentratissimi a consultare lo smartphone, irriunciabile ed indispensabile fonte di vitali informazioni da cui dipende la loro stessa esistenza.
  • Frotte di anziani che a suonare il campanello è inutile, tanto sono spessissimo sordi come campane.
  • Ggiòvani che scambiano la ciclabile come base preferita per improbabili spazi per la break-dance, per lo skateboard, per una mega bevuta clandestina di birra e chissà che altro.
  • Nelle ciclabili a doppio percorso, bici e pedoni, immancabilmente TUTTI i pedoni pecorrono la ciclabile, pure dove ciclabile e marciapiede sono separati. 
  • Se la ciclabile si trova dal lato opposto al marciapiede...i pedoni si riversano sulla ciclabile. Se quest'ultima è a doppio senso... il numero dei pedoni sarà pari a quello necessario per occupare entrambe le corsie.  

La causa di tali fenomeni, tipici del vostro paesucolo delle banane popolato da scimmie idiote, è ancora sconosciuta. Forse la causa è in un maledetto virus, non ancora scoperto dalla scienza, che riduce le già compromesse funzioni cerebrali a quelle di uno zombie, ma ho dei dubbi... che uno zombie probabilmente è più intelligente di un unano.
Che fare? Una soluzione c'è... venire il meno possibile nel vostro paese, irrimediabilmente contagiato da abitanti ormai declinati ad un esistenza meschina... poveracci. 

P.S. il vino è rosso. Ripeto: il vino è rosso. 

mercoledì 8 febbraio 2017

temo che...

...in futuro chiuderò i commenti. Critico quasi di professione ma solo per buon senso, emarginato di conseguenza, dico quello che penso. E lo scrivo anche. Oggi e sempre contromano quando serve.
Non sono il primo e nemmeno l'ultimo a rompersi i cosiddetti a causa di un efficientissimo branco di unani di m*rda, idioti, pigri, viziati, ignoranti, arroganti, pretenziosi, ingrati, irrispettosi, irriverenti, deficienti, cerebrolesi e via dicendo. 
La causa principale di questa decisione è il constatare la maledetta fretta dei soliti idioti che non leggono e pretendono la soluzione pronta. Cercano su gugol, cliccano a cazzo, trovano un blog, lo scambiano per un forum pubblico e chiedono cose già spiegate... troppo difficile leggere, ci vuole troppo tempo e fatica (quest'ultima ce la metto io, ovvio). Per non parlare delle domande idiote. 
E dopo aver perso tempo a spiegare in dettaglio le cose, spiegato e rispiegato in decine di risposte manco fosse una chat line, mettendoci del tempo sottratto ad altre attività ben più interessanti, ti correggono quello che credono sia sbagliato (sti dottoroni) e concludono con un "grazie lo stesso".  Grazie al caxo! e vaffanchiulo. 
Se c'è una cosa che nella vita non ho mai premiato è proprio la pigrizia. E non perdono l'ingratitudine. Purtroppo gli unani ingrati ed ignoranti sono la maggioranza e mi dispiace davvero tanto per gli altri (una sparuta minoranza che si ricorda ancora cos'è la cortesia e la buona educazione). I post che pubblico sono per me e per nessun'altro. Sono un mio promemoria pubblico ed uno sfogo benefico (per me ovviamente). Che sia pubblico non autorizza nessuno ad approfittarne per sparare domande a caxo la cui risposta è già trattata e pubblicata. Tempo fa mi sono aggiustato un paio di macchine del caffè... apriti cielo. Alcuni chiedono "anche la mia non funziona, cosa potrebbe essere?" ma dico, sono domande da fare? e cosa si può rispondere se non dici nemmeno cos'ha? Lasciamo perdere le domande che descrivono il problema... la mia fischia, la mia ronza, la mia non fa il caffè... andate al bar! Io aggiusto per boicottare le discariche! Voi invece consumate, pagate e zitti!
Stessa sorte per un paio di stampanti sistemate e riparate.... probabilmente mi hanno scambiato per un centro assistenza agratis e disponibile 24/24 7/7. Inutile spiegare ancora le motivazioni che mi spingono a condividere certe esperienze (tanto a certi imbecilli interessa solo una risposta pronta e pure veloce!!).
E' l'atteggiamento prepotente che mi infastidisce. La stessa prepotenza che si incontra quotidianamente ovunque ci si rechi, quella di chi salta la fila, quella di chi ti chiude il passo carraio o mette l'auto in doppia fila, quella di chi telefona a voce alta incurante degli altri, quella di chi pretende tutto e subito senza mai dare nulla. Mi sa che sti imbecilli da piccoli erano bambini viziati e capricciosi, quelli che pretendevano tutto e subito, pestando i piedi e urlando, senza mai ricevere un sano ed educativo scopellotto da dei genitori idioti pure loro... il frutto non cade mai lontano dalla pianta. 
Ecco...sarà che io con la gente non ci so fare o non ci voglio avere a che fare, non mi piace il conflitto per cui mi giro e me ne vado, sfuggo al solo sentore di competizione, ma comunque sono molto infastidito da tutte queste mosche. Credo mi sposterò dove l'aria è più sana, magari da solo o circondato dalle pochissime persone che godono della mia stima e che mi onoro di conoscere.   
Quasi dimenticavo...non improvvisatevi DIYers se non avete una base minima di conoscenze tecniche, se non siete curiosi, avidi di imparare e sperimentare, e soprattutto ben motivati. Ciao imbecilli.

P.S. il cinghiale è peloso, la scimmia è dispettosa. Ripeto: il cinghiale è peloso, la scimmia è dispettosa.

lunedì 6 febbraio 2017

Antispam ed utonti

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Credo sia un record, in anni di utilizzo di spamassassin, raggiungere 189.2 punti (100 solo per la presenza del mittente nella black list). E rido internamente quando qualche utonto si lamenta dei troppi messaggi indesiderati, ricevuti quotidianamente nella propria casella di posta elettronica, ormai letteralmente intasata tanto da non permettere di individuare i messaggi "utili".  Spesso le aziende si affidano ad "informatici" part-time, improvvisati con tanto di laurea magistrale, poco preparati (specialmente nel vostro paese), prezzolati e corrotti dal commerciale di turno che ben si guarda dal suggerire soluzioni free. Poco mi importa. Con certi utonti ho chiuso in quanto pagano poco, male, in ritardo e rompono pure i c*glioni, lasciandoli ai soliti informatici d'assalto, perennemente in crisi, incapaci di dire di NO! e sempre pronti ad abbassare le tariffe pur di prendersi il "cliente". E rido ancora di più quando sento il solito utonto che auspica l'emanazione di una legge contro lo spam, come se una legge ad hoc fosse in grado di risolvere il problema.  
Lo spammatore mi invia il seguente invito: 

Please provide me the following as we have working days to run it through:
 
1. Your full name: 2. Telephone number: 3. Contact address: 4. Age: 5. Gender: 6. Occupation:
 
...si certo come no. Io no. Ma sono certo che qualche utonto lo farà, allettato dalla proposta imperdibile... soldi!! Del resto funziona un pò come per i ransomware... innumerevoli ormai i casi di contagio... povere vittime... vittime dell loro stessa ignoranza! Ciao Caco. 

P.S. Lucilla non porta pene. Ripeto: Lucilla non porta pene. 

lunedì 9 gennaio 2017

Vileda Virobi Robot cattura polvere (manutenzione)

Robot... mah, in realtà non lo è. Elettronica digitale zero, firmware zero... siamo oramai abituati ai robot pulisci pavimenti come oggetti dal costo esagerato e/o inaccessibile, che promettono di pulire casa senza fatica. Sono attrezzi abbastanza sofisticati che effettivamente raccolgono la polvere con aspirazione e spazzole per gli angoli difficili, con tanto di sensori ad urto (per muri ed arredi) ed a riflessione infrarossa (per le scale). Oltre al costo di acquisto occorre considerare che la loro complessità comporta una serie di ricambi anche loro dal costo non certo contenuto... roba da massaie in menopausa che sfogano la depressione con acquisti complusivi incentivati da mariti esauriti disposti a spendere fortune pur di togliersi la iena dai maroni. 
Questo, precisamente chiamato Vileda Virobi robotic Mop mod. RV-1056, è una "semplice" motorizzazione di un "panno" dalle proprietà elettrostatiche che attira la polvere stofinandosi al pavimento. Il suo movimento, casuale, è dato dalla rotazione su sè stessa di due ruote azionate da un motorino (3.6 Volts 2Watt), che tengono tutto l'attrezzo leggermente sollevato al centro rispetto al disco esterno. 
Lo si lascia sul pavimento, due pulsanti per la corsa lunga (pulizia a fondo circa due ore) o corta (uso quotidiano in mezz'ora) e lui inizia a muoversi in linea retta, ruotando su se stesso, sino al primo ostacolo in presenza del quale cambierà direzione "a cazzo" per proseguire sino al successivo e via andando sino all'esaurimento delle batterie. 
Funziona? SI, devo dire di si. A forza di gironzolare come un pollo impazzito senza testa, di quà e di là, alla fine riesce a passare tutta la stanza (dalla quale è consigliabile sollevare l'arredo mobile in modo da lasciare più superficie libera possibile). Alla fine si sostituisce il disco di carta elettrostatica e dopo una ricarica di qualche ora è pronto per ripartire (al limite la carta la si può pulire alla meglio e riutilizzarla per un altro paio di volte). Devo ancora sperimentare e cercare quel materiale in modo da costruirci in casa i consumabili. 
Pregi? Costa poco, è semplice, efficace, manutenzione quasi a zero, 😁
Difetti? non riesce a pulire bene gli angoli ed i bordi, e tutti i luoghi in prossimità degli ostacoli (gambe sedie e tavoli per capirci). Un centimetro dal bordo, poca roba. Si ovvia con una rapidissima passata con un aspirapolvere (anche portatile) ed il gioco è fatto. 
Al primo utilizzo nel 2017 il fedele ciòttolino presenta un problema... se ne sta fermo a motore funzionante e non si sposta, sobbalzando e tremando sullo stesso punto... terrore! sarà partito qualche ingranaggio? Per fortuna no. Alcuni capelli si sono inevitabilmente avvolti attorno i perni delle ruote e col tempo (dopo più di tre anni... non male) impediscono la rotazione delle ruote. Fortuna vuole che i progettisti, stavolta (grazie), abbiano disubbidito al manager del male che ottimizza i profitti, offrendo la possibilità di sganciare il carrello con le ruote al fine di togliere i capelli che sono statisticamente la causa di blocco più frequente. Con un cacciavite a testa piatta e larga si fa leva ed il carrello viene via abbastanza facilmente (ma non troppo), basta leggere il manualetto in dotazione per vedere come. La plastica di aggancio è abbastanza rigida ed è facile romperla.... magari qualcosa a molla sarebbe stato meglio anche se stiamo parlando del modello primissima serie. Ho visto un modello più evoluto in commercio (dal profilo più basso) ma devo ancora acquistarlo per verificare le migliorie fatte. Ne ho tre che periodicamente lancio per le pulizie tre volte alla settimana e devo dire che ad oggi non mi sono mai lamentato. Sicuramente meglio di certi robot evolutissimi, anche se si considera il costo irrisorio in rapporto ai risultati ottenuti. Vabbè, anche questa è fatta. Alla prossima.

P.S. Roberto è in viaggio. ripeto: Roberto è in viaggio. 

giovedì 29 dicembre 2016

Caxo, dicembre di**erda

Mese di**erda questo del 2016. Nemmeno il tempo di postare qualcosa, nonostante i millemila argomenti a disposizione. Un paio di lutti inaspettati, un paio di insoluti difficili da gestire, un paio di clienti che i gibboni sono più intelligenti, un robot pulisci pavimenti che ha iniziato a fare il mattto e che dovrò riparare, le lame di un tritatutto da ricostruire, alcuni inviti ad eventi al posto dei quali preferiresti lanciarti con l'elastico dentro la lava vulcanica, una marea infinita di autentiche rotture di c*glioni che fanno perdere solo tempo e soldi, un continuo approssimarsi di unani di m*rda che cercano contatto (regolarmente trucidati a suon di frecciate sarcastiche), zombie allo smartphone che ti tagliano la strada, impiegati alle poste al minimo storico di neuroni, rompiballe in astinenza di favori agratis, automobilisti in piena demenza da frenesia consumistica, ciccione brutte come la fame in perenne ricerca di una soluzione a suon di minigonne e tacco 12, con dei reggiseni e slip che sembrano il tentativo di mettere un elastico attorno ad un uovo, con delle acconciature a caxo (basta che costi un occhio farle) e che sembrano prodotte da parrucchiere in astinenza da crak, vigili e carabinieri che quando ti fermano ti trattano come il peggior terrorista islamico evaso da guantanamo, bariste incazzate, benzinai esauriti e strafatti di idrocarburi, commesse in negozio intente più a darsi un aria indaffarata pur di evitare il contatto con i clienti, commercianti piagnucoloni, vampiri e sanguisughe, ridicoli poveracci a piede libero che per questo mese cercano di atteggiarsi a sceicchi del cattivo gusto e dulcis in fundo...una marea di conti da pagare, di scadenze, di spese a cui si sommano le richieste dei soliti finti babbi natale & Co. che chiedono offerte in danaro contante per aiutare chiunque stia a più di 10.000 km e più di distanza (così non puoi controllare se verranno aiutati davvero). 
No, dico, ogni anno la stessa solfa, anzi, peggiora sempre di più. Questo mese è proprio da dimenticare. Buon anno di m*erda branco di teste di caxo!!

P.S. il lavandino è intasato, i panni sono sporchi. Ripeto: il lavandino è intasato, i panni sono sporchi.


giovedì 17 novembre 2016

Ko tecnico

...da cinque 21 31 41 giorni quando ho scritto questo post, sto sperimentando direttamente cosa significa restare tagliati fuori dal mondo (o quasi) [finalmente risolto due giorni prima di natale]. Il fornitore di connettività su cui mi appoggio mi avvisa un mese fa che devono intervenire a loro spese per cambiare l'antenna del Wi-max.  Improvvisamente la fornitura ADSL si interrompe. Telefoni voip ko, server della posta fuori uso, funzionalità "social" (4 gatti) precluse.... il nulla. Non credevo di dipendere così tanto da un fornitore che si può impunemente permettere di fare un pò come caxo gli pare, compreso non rispettare i contratti e pretendere pagamenti puntuali. 
Già mi infastidisce non poco che mi imponga di usare i suoi DNS senza possibilità di scegliere. Già mi ha infastidito l'atteggiamento di maggio 2016 (altra sostituzione dell'antenna) per disservizi vari che si protraevano da mesi e mesi prima (rallentamenti sotto la soglia contrattuale). Già mi infastidisce la mancanza di informazioni al riguardo e soprattutto la mancanza di previsioni sul quando il servizio verrà rispristinato ("quanto prima" non vuol dire un caxo!). 
E poi... non ci credo proprio che siano "spiacenti" per l'inconveniente. Quali inconvenienti? Qui si parla di danni emergenti e lucro cessante. L'attività è praticamente ferma, la ricerca di nuovi clienti ferma, la possibilità di essre contattato poi è praticamente nulla. Lo smartphone? si certo, navigare e lavorare con quegli aggeggini è praticamente impossibile dai. Va bene per rompere i c*glioni su faccialibro, e leggere comunicazioni telegrafiche nelle chat... provare a leggere un PDF da un centinaio di pagine con lo smartphone, provate a fare una fattura o un offerta decente, provate a redarre una relazione tecnica con tanto di foto e grafici, provate a sviluppare un sito web o del software, dai e poi ditemi.
Tanto valeva mettermi il bavaglio o rinchiudermi in galera. In pratica sto per sperimentare la dittatura di un regime fatto dai privati (...ed aspettiamo dopo il 4 a vedere che succederà). Ed allora? che si fa per garantirsi il diritto ad interagire col prossimo? E col diritto di poter esercitare la propria professione? ci si arrangia. Il wifi non è poi così sicuro come si crede e la marea di utonti che mi circonda in fin dei conti di mega ne hanno sin troppi, tanto vale prendersene un pò. Certo è che non vedo l'ora di tornare a casa, fuori da questo "paese" allo sbando. Ah, quasi dimenticavo.... ho provato a consultare la concorrenza per verificare altre offerte..... sito KO o il provider in uso non permette di consultare le offerte dei concorrenti, non lo so ma... cominciamo bene. Digital divide? Quale digital?

P.S. l'elicottero è nero. Ripeto: l'elicottero è nero. 

giovedì 10 novembre 2016

Cable organizer (unidea)

Da anni ho adottato la soluzione del rotolo della carta igienica per meglio organizzare i cavi di alimentazione 230V che girano per casa. Qui non si butta nulla. C'è però un doppio problema. Se dobbiamo riporre una prolunga, il tubo della carta igienica è troppo piccolo. Se invece parliamo dei cavetti urb, il tubo della carta igienica è troppo grande. Per le prolunghe si possono usare tubi di cartone dei rotoloni o altri tubi sempre di cartone un pò più grandi. Ma...per i cavetti USB? i tubicini dei rotoli per la carta delle calcolatrici sono troppo piccoli e non si riesce a trovare una misura intermedia. Occorre ripiegare verso altre soluzioni. 
In commercio esistono delle striscioline di velcro da fissare al cavetto.... ma di acquistare nemmeno l'idea, mi spiace ma non ho mai interrotto lo sciopero della spesa proclamato molti anni fa. Esistono delle soluzioni più economiche. 
Si prendono delle striscioline di velcro recuperate da qualche chiusura di qualche cosa che sta per essere dismesso. Una delle due parti è composta da tanti piccoli uncinetti, mentre l'altra è una specie di selva di filetti sintetici che con la pressione si agganciano in modo non permanente agli uncinetti. Al limite, ma proprio al limite, si va in merceria e si acquista una fettuccia della lunghezza e larghezza desiderata (io no, resisto). 
Si prendono i due pezzettini della lunghezza desiderata e li si incolla (in modo che uncinetti e filetti restino esposti) con del collante per tessuti (basta che il collante resti flessibile dopo l'asciugatura). Per i più virtuosi fortunati possessori di una macchina da cucire...
Ecco, delle chiusure su misura facilissime da realizzare, economiche, pratiche ed anche i cavetti più sottili e corti possono trovare il loro ordine senza attorcigliarsi o annodarsi ovunque. Prima di buttare, recuperare e mettere da parte anche i componenti apparentemente più insignificanti. Alla prossima. 

P.S. il ragno rosso è nel buco grande. Ripeto: il ragno rosso è nel buco grande.

Tablet Blank screen (parte 2)

Alla fine, dopo le disavventure già spiegate, ce l'ho fatta. Un Tablet Lazer AN10G2-LZ modello A101C FCCID SOVA101C (originariamente venduto nella catena Auchan, francese) è diventato un Arnova AN10G2 con firmware originale e soprattutto.... con i permessi di root! 
Come avevo ventilato, ho provato ad aprirlo (solo 6 viti nel retro), per giocare un pò con l'hardware... dentro due batterie REC435122P MH45125 da 3000mAh / 11,1 Whr (in parallelo) ed una mother board protetta da entrambi i lati da due schermature metalliche saldate al circuito stampato, manco sotto ci fossse un segreto di fatima. Deluso, ho deciso per ora di non staccare le due piastre e rimontare il tutto per tentare ancora di rootarlo (lo so, un mulo in confronto a me è meno testardo). 

Con linux, il comando "lsusb" evidenzia un device ID 2207:290a senza alcuna descrizione testuale (Bus 002 Device 009: ID 2207:290a ). Da una ricerca ho scoperto che il codice 290a corrisponde al processore rockchip RK2918 (utile a volte per scoprire qual'è la ROM adatta da flashare). 
L'uso di un altro script trovato in forma sorgente (rkflashtool.c) e compilato senza errori (occhio che nesistono almeno due fork disponibili) mi ha permesso di estrarre il contenuto della NAND Flash e scoprire così molte cose utili, tipo le varie partizioni Android:  misc, kernel, boot, recovery, system, backup, cache, userdata, kpanic e user, con tanto di size ed offset, tutte porzioni interessanti a livello di analisi forense a basso livello. 
Per mettere il tablet in modalità adatta a permettere la lettura/scrittura della memoria flash occorre, da spento e con il cavo usb inserito, premere contemporaneamente vol+ ed il tasto di accensione per almeno 5 secondi... il tablet non si accende ma Linux si accorge che qualcosa è stato collegato (vedi con lsusb mentre con quel sistema che non voglio nominare occorre prima installare i driver specifici). A quel punto si può usare il programma; sudo ./rkflashtool p
e si otterranno le seguenti info:
rkflashtool: info: rkflashtool v3.3
rkflashtool: info: Detected RK2918...
rkflashtool: info: interface claimed
rkflashtool: info: reading parameters at offset 0x00000000
rkflashtool: info: rkcrc: 0x4d524150
rkflashtool: info: size:  0x0000025f
FIRMWARE_VER:0.2.3
MACHINE_MODEL:AN10G2
MACHINE_ID:007
MANUFACTURER:RK29SDK
MAGIC: 0x5041524B
ATAG: 0x60000800
MACHINE: 2929
CHECK_MASK: 0x80
KERNEL_IMG: 0x60408000
#COMBINATION_KEY: 0,6,A,1,0
CMDLINE: console=ttyS1,115200n8n androidboot.console=ttyS1 init=/init initrd=0x62000000,0x500000 mtdparts=rk29xxnand:
0x00002000@0x00002000(misc),
0x00004000@0x00004000(kernel),
0x00002000@0x00008000(boot),
0x00004000@0x0000A000(recovery),
0x00082000@0x0000E000(backup),
0x0003a000@0x00090000(cache),
0x00200000@0x000ca000(userdata),
0x00002000@0x002ca000(kpanic),
0x00080000@0x002cc000(system),
-@0x0034c000(user)
Il formato usato per le ultime righe è [size]@[offset](nome partizione)
Con le info estratte, sempre usando rkflashtool, si può scrivere o formattare anche una singola partizione alla volta, a mano e senza i fronzoli delle intefacce grafiche che tanto impigriscono i tecnici. Ora mi sto attrezzando per crearmi una ROM personalizzata. Devo solo capire quale SDK usare.  
Cmq, dopo millemila tentativi, alla fine ci sono riuscito, non senza difficoltà, a rootare il tablet. Già, la rete è strapiena di post di sedicenti "esperti" sedicenti "hacker" imprecisi e superficiali, sgrammaticati e pure permalosi, che suggeriscono le cose sbagliate, che non aggiornano i link proposti, che copiano ed incollano i post di altri senza nemmeno leggerli (ma assumendosi la paternità), in perenne delirio da attiraclick a tutti i costi.... onanisti 2.0
Di firmware ne ho provati più di uno, anche per aggiornare la versione di android dalla 2.x alla 4.x. L'unico che ha funzionato è stato quello compattato nel file arn10g2-23-20.zip (ma ora non ricordo da dove l'ho scaricato di preciso). Nel frattempo mi sto divertendo con ADB shell ed altre cose mie...

Che dire...ora mi sento un pò più libero di prima, senza i limiti imposti da una brandizzazione idiota frutto di una politica di marketing idiota, sostenuta dai soliti idioti in giacca e cravatta, maledetti deficienti, psicolesi, capitalisti del caxo. alla prossima

P.S. la raccolta dei cachi è abbondante. Ripeto: la raccolta dei cachi è abbondante.

martedì 8 novembre 2016

avanti un altro...

Dopo quello che pretendeva rispetto senza averne mai dato nemmeno una goccia al prossimo, è toccato ad un altro, favorevole agli OGM, favorevole al nucleare, favorevole agli inceneritori... qualche merito ce l'avrà pure avuto, forse, ma le idee e le opinioni frutto di interessi economici, mi spiace, non meritano rispetto e nemmeno la compassione ipocrita dei più. 
L'uomo, nel senso profondo del termine, lo si misura dalle azioni, dal rispetto dei valori, da ciò che è disposto a sacrificare di suo per gli altri, dalle sue azioni, dalle sue opinioni e dalle sue parole. 
Se il disprezzare l'uomo che allinea il suo pensiero con la mutevole direzione del vento fa di me una persona spregevole, allora forse si, sono spregevole, ma è nulla in confronto a chi in vita ha sostenuto certe teorie che nel quotidiano e nei giorni futuri danneggiano e danneggeranno la collettività presente e futura. Anche se OGM, nucleare ed incenritori troveranno altri portabandiera, è vero anche che disprezzare i farabutti è cosa nobile

P.S. le pere sono mature. Ripeto: le pere sono mature. 

domenica 6 novembre 2016

Remember, remember....

Remember, remember the fifth of november...

P.S. il fuoco è nel buco. ripeto: il fuoco è nel buco.

venerdì 28 ottobre 2016

Faema MAGICA (rigenerazione)

Gioia e tripudio. Mi arriva per le mani una macchina del caffè da rigenerare, vecchia come il cucco e che necessita di un pò di maquillage, ma si può rivelare utilissima per il caffè mattutino. E' una FAEMA Magica del 1994 funzionante. La si può trovare su subitopuntoit a 25 euri (uno sproposito). Non escludo al momento di farla funzionare automaticamente con un arduino, in modo da trovarla già calda quando serve, senza doverla accendere mezz'ora prima ed aspettare che si scaldi. Per ora, si pone il problema di aprirla, pulirla, testarla e sostituire qualche pezzo se serve (anche se sembra ci siano 2 guarnizioni nuove, di scorta). In rete non si trova molto, per cui occorre procedere con cautela ed intuito, sperando di interpretare la mente contorta del solito ingegnere progettista vessato e condizionato suo malgrado dal solito consulente marketing (lodi al primo, morte al secondo). 
Da dire subito che il vantaggio di questa macchinetta del caffè (oltre a non usare le odiatissime cialde nemiche dell'ambiente e del portafoglio) è la semplicità... pompa, caldaia, un paio di coppie termiche, tre bottoni, una valvola per il vapore e basta, niente di complicato, niente elettronica, niente valvole "antigoccia" (che servono solo a risolvere inutili complicazioni progettuali del direttore marketing bastardo testa di caxo), niente di complicato... bellissima e soprattutto moddizzabile. La caldaia è un pò piccola ma per un single, al massimo per una coppia... è ok ed è gratis :-D . Inoltre la caldaia non è in ottone, vabbè, pazienza... lo fosse stata, sarebbe stato un gioco da ragazzi farci un foro e saldarci (brasatura forte) un bel manometro per misurare la pressione. 
Come smontarla? Occorre, per non dimenticarsene, un contenitore a scomparti, un foglio ed una penna (o matita che è più ecologica). Ci si segna la sequenza di smontaggio delle viti riposte a gruppi negli scomparti numerati. Procediamo.
Si nota che la parte superiore è come una specie di coperchio, Si parte da lì. Due viti nella parte posteriore (dietro in alto) ed altre due sotto, in prossimità del gruppo erogatore, avvitate nella lamiera e con la testa a croce... toglierle senza timore. Si tira la manopola del vapore (è a incastro, niente viti) facendo attenzione a non perdere la lamella di ottone che rinforza la plastica attorno al perno (grazie ing., così la plastica è più "robusta"). Sollevare il coperchio superiore facendo attenzione a non tirare troppo i fili della pulsantiera. 
Con un pennarello segnare tutti i fili collegati tramite fast-on (da entrambe le parti) in modo da poter poi ricollegare il tutto. Fare attenzione al fusibile termico incastrato sotto delle alette in porssimità dei due terminali principali della caldaia... é collegato a due fili azzurri e dentro un tubicino di gomma siliconica (va rimesso al suo posto al rimontaggio). Dalla morsettiera scollegare il cavo di alimentazione 230V che arriva da sotto.  
Per poter effettuare un lavaggio a fondo, va rimossa la pulsantiera premendo le alette plastiche ad arpione... non è per niente facile, ci vuole molta pazienza, forza con le dita ed occhio a non romperle o peggio rompere il coperchio. 
Per togliere tutto il gruppo caldaia ci sono 4 viti più grosse delle altre con testa a croce, due vicino alla pompa dell'acqua (il cilindro di simil ottone col tubo che pesca nel serbatoio) e due vicine alla mosrettiera di alimentazione. Quelle due più piccole servono a tenere la ghiera nera che sta attorno al gruppo erogatore (toglierle per agevolare il lavaggio delle parti).  Dal gruppo erogatore sotto la caldaia si può togliere il filtro metallico attaccato ad una base plastica resistente alle alte temperature (occhio che è un pò fragile, non grattarla con parti dure). Basta svitare il dado in ottone posto al centro. Si toglie il lamierino inox forato (lo si pulisce per bene, anche con uno spillo), facendo leggermente leva dall'interno con un cacciavite piatto (occhio a non deformarlo). 
Si stacca il cavo di alimentazione dopo aver allentato le due viti del serracavo e si toglie tutta la parte superiore che comprende caldaia e pompa dell'acqua, mettiamola da parte. Non è finita, almeno se si vuole lavare le parti plastiche veramente a fondo. Si capovolge il corpo plastico che supportava il gruppo erogatore con la caldaia e si svitano le 4 viti dei piedini (sempre che non siano talmente arrugginite da trovare altre soluzioni, occhio che una è più corta delle altre, segnarsi la posizione).
Si toglie anche la piastrina (2 viti autofilettanti) che serve a fermare il cavo di alimentazione dentro la macchinetta quando non la si utilizza (ottima idea, utile e pratica). Alla fine, per separare la base nera che alloggia i piedini, si toglie l'unica vite ad incasso nell'angolo... con taglio a lama piatta (chissà perchè).
Lavaggio parti in plastica: Acqua calda, sapone, sgrassante, disinfettante (amuch*na), anticalcare, spazzola morbida, stracci in microfibra.... torna come nuova. Particolare attenzione e cura al serbatoio dell'acqua che andrà PERFETTAMENTE pulito e trattato anche con l'anti calcare (per le parti interne vediamo dopo). Anche la vaschetta che raccolglie il caffè residuo andrà lavata per bene, dato che solitamente è la parte più incrostata di tutto il resto. Si può provare anche ad utilizare il Vanish (ossigeno attivo, no per parti metalliche) lasciando a mollo per qualche ora... anche se con modesti risultati.
Sbiancare la plastica. La plastica ingiallisce, specie se esposta ai raggi UV per la presenza del boro, un ritardante di fiamma. Per cui la plastica si imbrunisce ed a poco serve strofinare, non è sporca, ha preso il colore marron. In realtà un modo ci sarebbe per farla tornare bianca splendente. I PCmodder conoscono benissimo la tecnica usata per sbiancare i Commodore 64, gli Amiga ed altri PC vintage. Per ora non voglio approfondire, magari lascio la patina giallina per non togliere il suo aspetto retrò oppure riverniciarla di un altro colore...boh, deciderò.
Le condizioni di questa macchinetta non sono per niente male, anzi. Solo le viti dei piedini da sostituire, il resto sembra ok, quasi nuovo. Forse la pulsantiera frontale andrebbe sostituita (è un casino pulirla) ma di trovare dei pezzi compatibili... non so, forse anche sì, cercherò in giro. Per ora la tengo visto che funziona. 
Disincrostazione interna. Meglio con l'occasione dare una super passata con i prodotti appositi, i cosiddetti sali (che a volte sono liquidi). La procedura si trova nella scatola del prodotto prescelto con le istruzioni ma, di solito, si tratta di far passare il liquido o sale assieme all'acqua bollente per alcuni cicli e poi risciaquare per bene il tutto in modo da non lasciare residui chimici pericolosi. Non dimenticare di disincrostare per bene anche il beccuccio del vapore. Purtroppo questo modello di caldaia non si può aprire per ispezionare l'interno. Inizialmente, al rimontaggio, non usciva nemmeno una goccia d'acqua a causa di un accumulo di calcare sul foro di uscita, tolto entrando dall'esterno con un cacciavite... i sali hanno fatto il resto espellendo un acqua marrone piena di residui. 
Pulizia dell'erogatore: questo modello permette molto facilmente di togliere il filtrino tra erogatore e caldaia. Un dado di ottone da svitare ed il filtrino metallico viene via con facilità. Lo si disincrosta con acqua bollente, sgrassante, aria compressa per liberare tutti i forellini (mai usare polvere di caffè troppo sottile). Fare attenzione che questo dado di ottone tiene premuta una molla sulla cui sommità è posto un tappino di gomma che va a premere sul foro di uscita dell'acqua della caldaia. Serrare il dado tanto quanto si vuole regolare il flusso di acqua in uscita. Meno flusso, caffè più forte, serve spiegare perchè? Per il gruppo che regge il caffè (il filtro dove si mette la polvere) si può smontare il manico togliendo il tappo dal manico e svitando un dado e rondella. Una verniciata ESTERNA con cromo spray e torna come nuovo. 

Si rimonta il tutto, si fa un collaudo generale, un paio di caffè da buttare (od offrire agli "ospiti" sgraditi) e ci si gode la macchinetta... ora vado alla ricerca di un macinacaffè manuale, di quelli di una volta. Lo scopo, a parte il risparmio, è gustarmi l'aroma del caffè appena macinato che è diverso da quello del caffè in busta sottovuoto, notevolmente diverso. L'ingrediente segreto che conferisce al caffè un gusto particolare è anche la soddisfazione personale per l'operazione di recupero, la consapevolezza di non aver ceduto al consumismo, la percezione di aver concretamente boicottato la multinazionale fascista e mafiosa dei rifiuti... vaffanchiulo. Alla prossima.

P.S. La polvere è pronta e Grasso vuole il caffè. Ripeto: La polvere è pronta e Grasso vuole il caffè.

giovedì 27 ottobre 2016

Onetouch Ultraeasy teardown

Un paio di misuratori di glicemia, funzionanti, intercettati in extremis prima della loro sepoltura in ecocentro discarica. Colpevoli di aver esaurito la batteria (una CR2032) e sostituiti dal modello maggiore, decido di smontarli per curiosare, giocare, impratichirmi, documentare, recuperare... 
Il principio di funzionamento, credo di aver capito, consiste nel misurare dell'elettricità prodotta dalla combinazione fra glucosio contenuto nel sangue ed un reagente segretissimo ed ultrabrevettato, contenuto nelle striscioline usa e getta che rappresentano per un diabetico una spesa ricorrente (non bastava il problema dai) ed un enorme profitto per le big pharma. 
L'involucro plastico non è ad incastro ma incollato o saldato ad ultrasioni, fatto sta che tentare di aprire facendo leva nemmeno aparlarne. Il produttore non vuole che lo si apra per paura di dover poi affrontare cause milionarie qualora qualcuno scoprisse il pretesto per intentarle. 
Con un seghetto si incide accuratamente la linea di giuntura periferica e con un cacciavite piatto si fa il resto (la stessa tecnica già descritta in passato per aprire gli alimentatori dei caricabatteria da muro). All'interno...tanto oro, tipico delle apparecchiature medicali. Un portapile a bottone con contatti in oro... verrà recuperato. Un display LCD dedicato, difficilmente riutilizzabile dato che i contatti sono di quelli a pettine nero impossibile da stagnare (investigation in progress). La parte che legge le striscioline? solo dei contatti elettrici, uno per determinare se la striscia è inserita ed un altro per la misura. Per il resto, una manciata di componenti in prossimità dei contatti, con un paio di microscopici integrati dalle sigle indecifrabili (per ora), forse dei convertitori A/D o degli amplificatori operazionali per aggiustare la misura ai livelli del processore. 
Il processore è della Texas Instruments (c'è il logo) con delle sigle che non sono riuscito a trovare in rete. Senza datasheet, difficile recuperare qualcosa, riscrivere il firmware per utilizzi alternativi o per creare (perchè no) un misuratore di glicemia open source con tanto di istruzioni per prodursi in casa le striscie e sfanchiulare per sempre le multinazionali farmaceutiche. Si tiene "il ferro" e si riscrive il firmware, che ci vuole?


La sigla del processore? 
DWG1898-A REV1 dovrebbe essere quella che identifica il prodotto, mentre le restanti potrebbero essere solo dei codici del produttore per identificare data e lotto di produzione ( 67EL6YT G4). Qualcosa si trova nei siti cinesi, basterebbe ordinanrne qualche migliaio.... ma di data sheet nemmeno l'ombra, così almeno sembra, ma non demordo, a costo di scrivere direttamente al produttore sino a quando non mi risponderà. Alla prossima.

P.S. Teresa ha la caciotta. Ripeto: Teresa ha la caciotta. 

mercoledì 26 ottobre 2016

Dell Precision M4500 (ventola rumorosa)

Improvvisamente, senza alcun sintomo preventivo, all'accensione mattutina la ventola del portatile inizia a fare uno strano rumore, come se le pale stessero sfregando contro qualche corpo estraneo. Da qualche tempo avevo inserito nella todo list l'operazione di smontaggio e pulizia interna. Il portatile è un Dell Precizion M4500 Intel i7 8 core, che da 6 anni sta facendo il suo dovere nonostrante qualche naturale acciacco dovuto all'uso intenso. La tastiera sarebbe da cambiare, la batteria non è più performante come quella nuova, il lettore DVD sembra leggere ma non masterizza bene, la cornice dello schermo è scheggiata su un angolo e l'assistenza DELL... lasciamo perdere che è stata inadempiente a causa di una maleducatissima impiegata straniera, causa di un futuro diverso orientamento nell'acquisto del nuovo. 
Ad ogni modo, per accedere alla ventola non c'è niente di più semplice, grazie anche al service manual disponibile nel sito ufficiale. Si toglie la vite centrale (sotto) e si solleva il coperchio. Poi si tolgono le viti del dissipatore che viene via sollevandolo dalla parte opposta alla griglia esterna. 
La ventolina è fissata con tre viti minuscole nella parte inferiore. 
Con del cottonfiocc (i bastoncini per le orecchie) e alcool isopropilico si toglie tutta la polvere e con l'occasione si rinnova la pasta termoconduttiva sul processore, sul chip grafico e sulle memorie. 
Di corpi estranei non ne ho trovati, la ventolina sembra girare liberamente ma al rimontaggio il rumore persiste, segno che probabilmente si è sboccolato il perno dell'elica con l'usura e la ventola va sostituita. Sono in attesa che arrivi (15 euro...dalla francia) per vedere se sistemo. 
Con l'occasione, un paio di commenti sul brand. Questo è il secondo DELL che acquisto. Per il primo... avevo risparmiato parecchio prendendo un modello non proprio performante e che ha rivelato alcuni problemi tecnici....tastiera fragile (o sono io che le massacro usandole praticamente tutto il giorno), lettore CD sostituito due volte in garanzia, schermo che nella parte bassa soffre di un calo di luminosità (ma forse era dovuto al fatto che fumavo come un turco e le lampade si sono ingiallite). Di quello attuale sono abbastanza contento, dopo sei anni è ancora scattante e ben reattivo, non mi lamento se non per la fragilità della tastiera (tasti consumati un pò troppo), per la fragilità della plastica dello schermo (scheggiata non certo per cadute od urti, non lo porto mai in giro), per il lettore DVD (bestia nera della DELL), ed ora la ventola che francamente è la prima volta che mi accade una cosa del genere in più di trent'anni di onorata carriera. Vabbè, càpita, pazienza. Spero di tenerlo operativo per altri 6 anni, così rientro della spesa esagerata al nuovo, più di 3mila euro, una fucilata. L'unica cosa che è vergognosa è stato l'episodio dell'inadempienza contrattuale in garanzia. L'addetta mi ha trattato come un mariuolo dato che chiedevo la sostituzione di alcuni pezzi entro al scadenza della garanzia, pochi giorni prima la scadenza ma sempre entro le scadenza. Non si fa così, è stata disonesta e lascio immaginare i miei commenti quando mi è arrivata la richiesta di estenderla pagando un supplemento...no grazie mi arrangio e cambierò marca la prossima volta, con voi mai più....fatwa!! 
Certo è che più di otto ore con questo ronzio di sottofondo.... verrebbe voglia di prendersi un pò di "ferie" e dedicarsi ad altro. alla prossima.

P.S. La nutria aspetta e spera. Ripeto: La nutria aspetta e spera.

AGGIORNAMENTO: non ho resistito. Un paio di botte alla ventola e il problema sembra risolto. Ho acceso la macchina senza coperchio e con un paio di botte ben assestate alla ventola in funzione tutto sembra tornato alla normalità...perora...sperèm. (intervento ultra tecnico, no?)

martedì 25 ottobre 2016

Tablet blank screen

Ecco l'oggetto più inutile del pianeta. Dopo mesi di infruttuosi tentativi di rootare il tablet da parte di un hacker certificato, il tablet ritorna intonso all'ovile, esattamente com'era prima di consegnarlo. 
Rimesso in carica e rimosse le applicazioni inutili (angribird, musica, filmtrailer, ed altri insulsi quanto inutili ammenicoli vari) dopo qualche minuto di regolare ma lentissimo "funzionamento"... smette di funzionare. O meglio, lo schermo diventa bianco e non si riesce nemmeno a spegnerlo. 
Ho già avuto modo di prendermela con la mancanza di un tasto ESC nei tablet, il tasto magico per la fuga da situazioni impreviste o operazioni indesiderate. I tablet, come soluzione tecnologica, sono inutili per chi intende essere produttivo e vanno bene solo per quei fessi che dicono di trovarli utili, tipo i rappresentanti di bibite ed alimentari. 
L'hardware è completamente bloccato, non risponde, non si spegne, premendo i due tasti disponibili non succede nulla, nemmeno tenendoli premuti.... La cosa "carina" è che su questa mattonella non sono state installate applicazioni malevole, dubbie, di incerta provenienza, ci sono stato particolarmente attento...un vairus?? boh. Fatto sta che per spegnerlo, stante l'impossibilità di togliere le batterie (ennesima fesseria dei tablet), devo aspettare che muoia dissanguato scollegando il cavo di alimentazione oppure resettarlo via hardware (un microforellino di reset). 
Possibili utilizzi? si certo.... lo smonto e ci gioco un pò, ci resetto il firmware e provo a svilupparmi qualcosa di mio, giusto per impratichirmi con SPI, I2C, Jtag ecc.ecc... 
Di certo è che di tablet a casa mia mai più, forever. Ciao imbecilli.

P.S. il merlo è nel bosco. Ripeto: il merlo è nel bosco. 

mercoledì 19 ottobre 2016

Pulizia Compaq CQ60-302SL

Mi viene sempre da sorridere quando il solito utonto si lamenta del proprio portatile che è "diventato lento", le ha provate tutte ma è lento, lento, lento... non è il PC che diventa lento, sono i programmi ed i sistemi operativi che diventano sempre più "pesanti", a volte in modo ingiustificato per i reali benefici e specialmente con winzozz. Digressioni a parte, quale migliore occasione per consigliare di passare a linux? Si ok, proviamoci. Dopo un paio di anni di utilizzo, anche linux sembra diventato lento, assieme ad altri problemi che sembrano originati dallo stesso pensiero: il computer è troppo vecchio. Complice la tendenza a consumare a cazzo, desiderare il nuovo, adeguarsi alle mode come delle pecore senza cervello, desiderare il modello piatto e leggero solo per sfoggiarlo con gli amici.... si insinua la convinzione che il vecchio è da buttare irrimediabilmente. L'utonto segue questo filone logico da sempre, anche su generi di "consumo" meno tecnologici. Il "progresso" tecnologico in particolare ha ormai indotto l'idea che l'hardware sia da rinnovare almeno ogni sei mesi o al massimo un paio di anni per quello più costoso. E' una follia, almeno o sicuramente in parte. 
Fatto sta che l'occasione è maggiormente ghiotta... "...se hai deciso di buttarlo, dallo a me che magari può essere utile per chi non ha le stesse esigenze tue...". 
E così ci si ritrova per le mani della tecnologia avanzata (avanzata dagli altri), gratis, che comunque richiede un minimo di "manutenzione". 
Questo modello di portatile è un monoprocessore, una lumaca rispetto ad un 8 core. Ma, è tenuto perfettamente, non ha un graffio, sembra nuovo, le prese usb sono integre e lo slot di memoria delle schedine SD è praticamente mai usato. Non merita certo la rottamazione. Dopo una bella formattata ed installazione di una distro leggera (Lubuntu) ha ancora un piccolo problemino... dopo appena 3 minuti dall'accensione, la ventola inizia a soffiare come un gatto incazzato e non accenna a fermarsi. Segno evidente che con il tempo la polvere ed i pelucchi atmosferici si sono andati ad accumulare nel passaggio della aria che raffredda il processore. 
Smontare questo modello per accedere alla ventola è un vero delirio, non alla portata di certi utonti. Occorre infatti ridurlo ai mini termini, per arrivare alla mother board che andrà anch'essa rimossa. La griglia di raffreddamento si trova infatti sotto ed il percorso dell'aria non è a mio avviso ottimizzato per un adeguata ventilazione. Sembra che per risparmiare sulle dimensioni finali abbiano buttato lì i vari componenti. L'altoparlante destro è infatti proprio a ridosso della griglia di dissipazione e limita un pò il percorso dell'aria. La plastichetta esterna non è proprio di ottima qualità se arriva a deformarsi solo con il calore dell'aria espulsa. Il processore si trova a sandwich proprio al centro del suo contenitore e la pipe heat in rame è lunghissima per arrivare verso un punto esterno. Altre pecche progettuali non fanno di questo modello il massimo se consideriamo anche la posizione del jack di alimentazione e la presa di rete poste lateralmente, che con i cavi attaccati è un attimo poggiarci sopra del peso e rischiare di rompere qualcosa. La pipe heat inoltre dissipa la CPU nel punto più lontano ed anche una merdosissima Nvidia (viedo) posta vicino al processore... a mio avviso meritava una posizione diversa con un dissipatore dedicato. Infatti, quando la temperatura raggiunge livelli di soglia, si nota un fastidiosissimo flichering dello schermo che si annerisce improvvisamente lampeggiando come una giostra di sagra paesana, solo a guardare un video su iutùb... la Nvidia va in tilt con l'alta temperatura, #sapevatelo.
Per lo smontaggio... minimo trenta minuti a fare le cose per bene, catalogando le viti con cura (non sono tutte uguali) e riponendole nei contenitori a scomparti per evitare di perderne qualcuna (il vostro ottico di fiducia ne avrà sicuramente una tonnellata da buttare). In rete le istruzioni di smontaggio abbondano. Alla fine, tolta la lanugine dalla griglia ed abbondato con la pasta dissipante il processore e chip grafico (conviene sempre rinnovarla) si rimonta il tutto e si collauda. Stavolta è andato tutto alla perfezione: viti avanzate ZERO! un record!
Il computer non soffia più, ottimo lavoro, sono soddisfatto. Ora è tempo di pulirne un altro, procedo. 
Alla prossima. 

P.S. Vento caldo soffia da ovest. Ripeto: Vento caldo soffia da ovest.

domenica 18 settembre 2016

Leather e-cig holder (DIY - fai da te)

Dopo aver dato in prestito il mio porta sigarette elettroniche in pelle da appendere al collo, mi ritrovo con il problema. L'e-cig viene appoggiata dove capita e ritrovarla a volte è un problema, oppure cade dal tavolo o, mentre tenendola in mano, ci si appresta a fare qualche lavoretto manuale... un disastro. Ho dovuto quindi provvedere a costruirmi un porta e-cig, tanto so già che quello dato "in prestito" non tornerà mai al suo padrone. 
Inizialmente pensavo ad un tubicino di plastica, tipo i condotti per gli impianti elettrici, ma di andare al brico a prendere un tubo da due metri quando me ne servono pochi centimetri.... nonono... occorre un altra soluzione. Mi viene in mente che tempissimo fa avevo ridotto ai minimi termini una valigetta ventiquattrore in finta pelle, tenendo cerniere, chiusure, maniglie e... rivestimento. Ecco, quest'ultimo si è rivelato prezioso. In finta pelle, nero, facile da lavorare, tagliare e sopratutto cucire. 
Si taglia un lembo della lunghezza un pò più lunga dell'e-cig (meglio con una taglierina professionale recuperata) e della larghezza utile a contenerla (diamtero + lasco + cuciture) . La si piega in due nel senso della lunghezza e si cuciono i lembi con del normale filo di cotone (la macchina da cucire ho dovuto farmela prestare). Poi occorre praticare un foro in testa alla fodera in modo che quando sta appesa, risulti inclinata e la corda non va a toccare la parte da cui si aspira il vapore. Un occhiello a pressione fa da sede scorrevole. Si riutilizza un gancino recuperato da altri attrezzi da appendere al collo e si recupera una fettuccina (io ho usato quella di una chiavetta USB SanDisk). 10 minuti di "lavoro" ed il risultato è esteticamente accettabile, oltre al risparmio e la soddisfazione personale. Con l'occasione ho provato diversi materiali, compresa una stoffa sintetica impermeabile che è meno rigida della finta pelle ma fa il suo dovere. Manca solo il foro per il pulsante da posizionare ove occorre (dipende dalle batterie usate) e già che ci siamo un embossing di una scritta da praticare a caldo per mero estetismo... futuri esperimenti. alla prossima. 

P.S. il merlo è in gabbia ed il pollo razzola male. Ripeto: il merlo è in gabbia ed il pollo razzola male. 

martedì 2 agosto 2016

Casco bici BTWIN appiccicoso

Da un pò di tempo il mio casco da MTB è diventato appiccicoso, più utile ad acchiappare le zanzare come la carta moschicida che altro. Al tatto è disgustosamente sticky, appiccicoso appunto. La causa sembra dovuta all'utilizzo di quelle vernici soft touch, specialmente quelle nere, che conferiscono all'oggetto un aspetto satinato e "soffice" al tatto.  Il problema è che lo strato di vernice, dopo un pò di tempo al sole, muta le proprie proprietà e diventa un sottile strato di sostanza che sembra colla bostik. Urge rimozione ed in mancanza di indicazioni in rete è meglio tentare. Lo strato appiccicoso viene via con l'unghia ma di passare tutto il casco con un attrezzino della giusta durezza... c'è da perderci una giornata intera...funziona ma è troppo noioso. Ho pensato anche di sabbiarlo per bene...nono...  riverniciarlo?? si certo, così poi il problema si ripresenta...servirebbe un liquido che scioglie quella specie di  colla... 
In rete qualcuno ha provato ad usare l'olio alla citronella... risultato deludente però. Altri con solventi vari ma... sui caschi da moto... il casco da bici è in gran parte di polistirolo ricoperto in parte da un sottile strato di plastica, per cui se non si vuole letteralmente scioglierlo... acetone? NO, Alcool isopropilico?? NO, sapone liquido? NO, diluente nitro? NO, acquaragia? NO!! diluente avio? NO, Trielina? NO,  detersivo per i piatti? NO, Amuchina? NO, spray antimuffa? NO, cera per mobili? NO, Ammoniaca? NO, ... provati tutti, meglio evitare.  Alla fine il prodotto che ha funzionato meglio e più rapidamente è risultato il Cyclon, supersgrassatore della UHU Bison S.p.a. (www.uhubison.it) assieme all'acqua tiepida/calda (non bollente! il polistirolo!!).
Basta spruzzarlo, attendere trenta secondi e strofinare con le dita, poi sciacquare per bene e mettere ad asciugare, max 15 minuti di tempo. Quando asciutta, la superficie apparirà meno soft touch di prima ma chissenefrega, basta che funzioni e che il casco protegga la testa (indipendentemente che sia obbligatorio o meno, la testa è mia e voi fate un pò il caxo che vi pare unani di merda). 
Ora, un piccolo appunto rivolto al direttore marketing di turno... brutto demente esaurito, ma scrivere sull'etichetta del prodotto che il casco, dopo un pò, al sole, "potrebbe" diventare appiccicoso no? Uno lo sa in anticipo, si mette l'animo in pace, magari lo compra lo stesso ma almeno si risparmia di maledirvi e ventilare l'ipotesi di cambiare marca la prossima volta, o di sconsigliarlo alla propria rete social. E chissenefrega se la legge non vi obbliga a scriverlo!! scrivetelo lo stesso, deficienti, che non è vietato, dementi!. Ma... di incaricare un reparto R&D di trovare una soluzione... non sarebbe segno di "attenzione al consumatore"?? Ecco... la mancanza di questi piccoli accorgimenti la dice lunga sull'azienda e su chi è responsabile di pensarci... oops, ci sarà davvero un responsabile?

P.S. le banche sono state salvate, noi no. Ripeto: le banche sono state salvate, noi no. 

giovedì 28 luglio 2016

Silvercrest SSMS 600 C3

Hai presente quando hai la casa piccola, la passione per la cucina e ti metti a preparare una torta? no? Ecco, in genere la cucina è piena di attrezzini e macchinari utili a preparare dolci o pietanze sofisticatissime, migliori di quelle di qualsiasi chef, ma che hanno necessità di essere riposte con cura. Se poi ci si mette la fretta di preparare un dolce per la colazione del mattino (merende preconfezionate? giammai!!) è inevitabile che qualcosa prima o poi, dagli scaffali sia vittima della forza di gravità. Stavolta è toccato ad un mini frullatore ad immersione 3 in 1, di un modello veramente smart, irrinunciabile in cucina per sminuzzare al volo, frullare piccole quantità, facilmente lavabile, potente come pochi e pagato meno di 10 euro! La figata è che ha gli attrezzi ad innesto e ci si mette un attimo per esempio a frullare il minestrone e subito dopo sminuzzare l'aglio, il prezzemolo o le mandorle per la torta. 
Marca Silvercrest SSMS 600 C3 (IAN 270354) www.kompernass.com da ben 600 watt, prodotto in Germania (sì, non è cinese) a luglio del 2015, un pò pesantino ma ci può stare. La caduta a terra ha frantumato il collarino che tiene in sede la base di plastica sulla quale è avvitata la parte su cui si innestano gli accessori. Oggettivamente un pò troppo sottile a dirla tutta ma sembra l'unica parte criticabile, il resto è ok e la spesa vale l'oggetto. 
L'unico modo per riparare è la colla epossidica bicomponente riempitiva, che incolla e diventa dura come il sasso. Un pò di nastro di mascheratura (per evitare le sbavature), un abbondante strato di colla e si uniscono i due pezzi assieme, solidali con il corpo nero. Le dua viti a sto punto sono perfettamente inutili me per sicurezza è meglio riavvitarle al loro posto. 
Unico neo... se per qualsiasi motivo occorre riaprire per intervenire nei componenti interni.... nisba, lo si deve purtroppo buttare o rompere e ricostruire il corpo centrale che costituisce il manico. Ecco, in questo caso, appena verrà riproposto al lidl, sarà il caso di prenderne un altro, che gli accessori doppi in fin dei conti non sono poi una gran disgrazia. Ah... era in garanzia ma non credo che lo sostituiscono per una rottura da caduta. In ogni caso con l'incollatura la garanzia è andata. Vabbè. I prodotti made in Germany non soffrono di rotture come quellli cinesi, per cui vale la pena rischiare. Alla prossima. 

P.S. Vento da Est e grandine da Sud. Ripeto: Vento da Est e grandine da Sud.

martedì 21 giugno 2016

Soluzione Indovinello 1

Nessuno si è preso la briga di mettere in moto i neuroni e tentare di risolvere il primo indovinello postato qualche tempo fa. Ecco la soluzione. 



Due doghe in legno di quelle dei letti, incollate assieme. Quella superiore presenta una scanalatura per alloggiare i fili elettrici, ricoperta poi con il nastro di mascheratura color carta da pacchi. Il tappo del detersivo (sostituito poi con il tappo dello spray antizanzare) serve per ospitare il morsetto che unisce i collegamenti. La coppiglia in ottone per coprire i collegamenti elettrici sul soffitto. Il filo stendibiancheria per sospendere le doghe. I faretti orientabili (e le rondelle piatte) sono recuperati da una specchiera da bagno. Il cavetto della stampante è stato poi sostituito con del filo ricoperto di stoffa (migliore esteticamente) ed è l'unica cosa acquistata. Se poi vogliamo essere pignoli sino alla fine... manca una specie di rosone per coprire i fori sul soffitto... appena riesco a mettere le mani su un disco....
Si lo so, era davvero difficile ma altrimenti che gusto c'era?? alla prossima.

P.S. Pinguino nel guano. Ripeto: Pinguino nel guano.