E' antropologicamente interessante assistere allo spettacolo mediatico e social di questi giorni, a gente che si straccia le vesti al grido di "Sant'uomo, non ti meritiamo". E ancora una volta assistere a false dicotomie tipo "o Draghi o fine dell'Italia", nonostante tutte quelle proposte, da "vaccino o morte" fino a "pace o condizionatori" si siano poi schiantate contro il muro della realtà.
Il potere e i media in Italia sono consapevoli di poter dire ciò che vogliono, anche le cose più ridicole tipo le affermazioni sopra riportate, perché nessuno si ribellerà: l’Italiano medio (l'unano) negozia la propria libertà per compiacere il padrone di turno, con la speranza (non detta) di riuscire poi a ingannarlo.
È la morale del servo: fingere di obbedire e invece disobbedire di nascosto,
alla faccia del plurievocato
bene comune. Evidentemente la storia non ha niente da insegnare a chi
non ha gli strumenti e il desiderio per leggerla.
La logica
conclusione che uno spettatore dovrebbe trarre da questo spettacolo è
che questo Paese è già morto, se l'unica speranza di salvezza si
aggrappa a un singolo individuo dai poteri taumaturgici, e fuori di lui
deserto o morte...sembra una trama brutta e scontata di un film della
Marvel ma in pochi riescono a vedere il ridicolo di questa fattuale
lettura. Che ci pensi il Supereroe, noi semplicemente assistiamo.
Inoltre
è ancora confermato che in questo Paese ormai non si può discutere di
nulla, perchè ci si infrange contro tautologie prive di significato tipo
"ce lo chiede l'Europa", "è la legge di Mercato", "è per il Bene
Comune", "lo dice la Scienza", "lo dicono i Numeri". Affermazioni che
sono smontabili ognuna con 2 domande, ma che nemmeno è possibile porre,
perché o sei per l'Europa, per i Numeri (interpretati a piacimento), per
il Mercato, per l'Agnello d'Oro di turno, o sei semplicemente un
nemico, un subumano, non degno nemmeno di una conversazione, a cui al
massimo puoi partecipare solo per essere sbranato e chiedere venia.
Parole nobili come "Scienza" "Europa", "Bene Comune" non hanno più
significato ma si sono trasformate in meri appelli al principio di
autorità, buone per negare alla radice la necessità stessa di un
ragionamento, per sopprimere e impedire qualsiasi dubbio o perplessità.
Intanto, mentre scrivo, sappiamo tutti come andrà a finire questa pantomima: mercoledì tornerà tutto come prima, anzi, di più.
Mi
sovviene una frase del regista George Romero dopo il successo de "la
notte dei morti viventi":"Ho sempre simpatizzato per gli zombie, hanno
un che di rivoluzionario. Rappresentano il popolo solitamente senza idee
autonome che a un certo punto, stanco dei soprusi, si ribella. Eravamo
noi nel '68. E ora siamo morti, no? I nostri ideali sono morti, io sono
uno zombie."
Non resta che sperare nell'alba dei morti viventi. Alla prossima.
P.S. peti e tacchini alle porte di casa. Ripeto: peti e tacchini alle porte di casa.
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