mercoledì 27 febbraio 2013

Nokia N78 - riparato

E' solo un problema di involucro...solo... una caduta accidentale, salta un dentino di plastica microscopico ed il coperchio della batteria non sta più al suo posto. M*rda! Soluzione? Un bel giro di scotch trasparente e si può per un pò andare avanti, almeno sino a quando non ci si rende conto di fare la figura del barbone. Il costo del guscio completo non è poi così esorbitante. Il casino è la sostituzione. Occorre infatti tenere conto che bisogna smontare all'osso il telefonino e recuperare alcune parti dal vecchio, che nel nuovo non vengono fornite. Inoltre per lo smontaggio, servono degli attrezzi specifici che la Nokia suggerisce e ovviamente "vende" a parte per garantire una riparazione a regola d'arte. Ma siccome le multinazionali devono morire e noi poveri mortali abbiamo fantasia da vendere, ci si arrangia come meglio si può. 
E' previsto un attrezzo eccentrico (codice SS-148) per allargare il vano batteria e facilitare lo sgancio del cover display e della tastiera. In mancanza, visto che non sono un centro "autorizzato" Nokia, ci si può arrangiare inserendo una presa adattatore per le spine tedesca/europa, è del diametro quasi giusto e ci si riesce (è un pò da peracottari della riparazione ma funziona). Poi nelle fessure laterali andrebbe infilato un  attrezzo a forma di L ed uno a forchetta (rispettivamente codice SS-149 e SS-159).... quelli si possono auto costruire, sagomando con dei lamierini di metallo che ho recuperato dalle stampanti laser, ottimi come rigidità e malleabilità al taglio. Nell'infilare gli attrezzini occorre fare attenzione a non danneggiare il flat interno che va ai tastini lateriali. 
Sia lo smontaggio che il rimontaggio va fatto con molta cautela, ricordandoci di inserire i gommini, le viti al loro posto. Un accessorio che non viene ovviamente fornito di serie col  guscio è il led del flash. E' fissato sia con un biadesivo che con due piolini di plastica fusa che va rimossa con una lametta affilatissima (occhio a non rovinare il pezzo, lo si vede in foto è quello verde e oro a sinistra). Un altro particolare minuscolo e quasi invisibile si trova nella finestra frontale, all'interno. E una pipe-light (guida luce), minuscola (foto sotto accanto al gommino). Si rimuove il piolo di fissaggio con una lametta e si incolla il pezzo con una micro goccia di colla possibilmente rimovibile. 
Occhio anche a re-incollare i gommini che il biadesivo si attacca una volta sola e se si sbaglia è difficile recuperare. Anche alcuni piolini dorati vanno sfilati dal cover vecchio e reinseriti nel nuovo....è facile dimenticarli ma se si mettono a confronto i due pezzi (vecchio e nuovo) si notano immediatamente le differenze. Ok, anche questo è fatto, un paio d'ore di lavoro, 13 dollari per la cover ed il lavoro "annero"...altri 10 o 20 euro e ci siamo, la pagnotta quotidiana è garantita e domani è un altro giorno. Alla prossima.

P.S. il Kebab è pronto. Ripeto: il Kebab è pronto.

mercoledì 20 febbraio 2013

Riparazione lampadina alogena

Eccola la str*nza che ha deciso di suicidarsi. 4.50€ di spesa dopo appena un anno di funzionamento in ufficio. Sto male quando le cose si rompono. Penso al fallimento degli ingegneri che l'hanno progettata, ai soldi buttati, a come migliorare le cose e soprattutto a recuperare  in qualche modo l'oggetto, marari ripensandone l'utilizzo in ambiti diversi. Sarò malato ma non riesco a farne a meno. Decido quindi di approfondire la questione ed osservare la lampada alogena defunta. Noto immediatamente che il filamento è interrotto, in prossimitità del punto di aspirazione e saldatura del vetro. La lampadina infatti, per evitare che con l'incandescenza il filamento bruci, deve funzionare con all'interno il vuoto o perlomeno con atmosfera inerte priva di ossigeno. 
L'interruzione non ha prodotto alcuna scintilla (lo si noterebbe dall'oscuramento del vetro) per cui sono molto propenso a pensare ad un difetto di fabbricazione o ad un difetto meccanico del condotto di aspirazione, forse fuso male. Con una micro/macro webcam mi metto ad ispezionare la lampadina in prossimità del punto di fusione. Non si vede molto bene ma secondo mè c'è una microfessurazione del vetro, è entrata aria ed il filamento è saltato proprio nel punto ove "forse" è stato sollecitato meccanicamente durante le fasi di aspirazione dell'aria interna. E' un ipotesi ovviamente ma abbastanza plausibile. In altri casi mi è capitato di sentire un "POP" e la lampadina "esplodere" annerendosi. In questo caso è decisamente suicidio, nessuna bruciatura, nessuna scintilla....ergo, problema meccanico, per deduzione "logica" plausibile. 
Se la struttura è integra, mi viene da pensare... si può riparare?? Secondo me sì e spiego perchè. Il filamento è fatto a molla, per cui accedendo all'interno con dei micro gancetti è possibile sovrapporre le due parti interrotte (stirandole leggermente e sovrapponendole di due o tre spire) senza nemmeno avere la necessità di saldarle (non sarà meccanicamente robusta ma una volta installata nella piantana non va toccata). Ma come si accede all'interno? Basta con un dr*mel togliere la protuberanza di aspirazione, con una punta abrasiva bagnata con acqua, lentamente, non a pieni giri, delicatamente. Praticata l'apertura e riagganciato il filamento, sull'apertura si salda un tubicino di vetro (con un cannello a gas), di dimensioni adeguate, per permettere l'aspirazione dell'aria all'interno. Con una buona pompa sottovuoto si aspira l'aria e mentre la pompa è in funzione alla massima potenza con un cannello ed una pinza di metallo si richiude il tubicino al fine di sigillare il tutto. Si lascia raffreddare naturalmente per non creare tensioni (il vetro è meglio riscaldarlo tutto) e si collauda. 
Fattibilità?? al 90% nelle condizioni in cui si trova l'alogena. Con l'accorciamento del filamento, la lampadina consumerà un pò di più e scalderà un pò di più ma basta ricordarsi di non usarla mai a piena potenza. So che la cosa è fattibile anche perchè ho visto in rete un tizio che si costruisce in casa le valvole termoioniche ed i tubi sottovuoto per i raggi X... incredibile ma vero. Ora mi manca solo il vetro tubolare, il cannello a gas, le pinzette, gli uncini, i tubicini in silicone... la pompa ce l'ho (recuperata da un macchinario di ricarica delle cartuccce inkjet) ed il resto pian piano non dovrebbe essere difficile da recuperare. Nel frattempo la lampadina non la butto e v*ffanc*lo alle discariche ed ai mafiosi che le gestiscono. alla prossima.

Ciro è in purgatorio e Angelo lo segue. Ripeto: Ciro è in purgatorio e Angelo lo segue.

martedì 19 febbraio 2013

200W e più

Oggi ho dovuto recarmi dal ferramenta del paese per acquistare una nuova lampadina alogena. quella della piantana ha deciso di suicidarsi interrompendo il suo filamento. Prendo la bici e via di corsa con una temperatura polare, inferiore a quello che mi aspettavo. Al negozio arriva il ragazzino, gli mostro la lampadina bruciata e gli dico..."è da 200 watt". Fruga nello scaffale e mi tira fuori quella nuova...con la sorpresa. "Ce l'ho da 230 W, quelle da 200 non le fanno più". 
Mi viene il dubbio... siamo sicuri che quelle da 200 watt non siano più in produzione? Immediatamente scatta la paranoia del complotto... le multinazionali delle lampadine (già note alle cronache per i modelli ad obsolescenza programmata) in combutta con i governi si sono inventate l'ennesimo trucco per indurre l'incentivo dei consumi senza che i consumatori possano fare niente per difendersi da quella che sembra in ungiustizia vera e propria. Faccio presente la cosa al commesso chiedendo invece se non c'è un modello da 180 watt o meno. Si c'è ma è di una lunghezza più corta, non va bene. Il commesso, percepito il mio disagio mi rassicura..."guarda però che questa è a basso consumo energetico!"... sto zitto, sorrido, ma dentro di me il dialogo interno continua urlando..."brutto deficiente! 230 watt sono sempre 230 watt, cosa c'entra il basso consumo ??...basso rispetto a cosa, pappagallo del c*zzo! che ripeti i ritornelli dei rappresentanti senza riflettere!". 
Oggi se non è dichiarato verde, a basso consumo, a basso impatto, biologico, ecc... non si vende nemmeno, devono aver pensato quelli del marketing (uccidetevi!). Il commesso annota a penna su un foglio il codice a barre del prodotto (stampato su un etichetta prodotta dal negozio stesso) e lo passa alla titolare alla cassa, la quale scarica a mano il magazzino ridigitando il codice a computer...di lettori di barcode nemmeno a parlarne deficienti trogloditi del c*zzo! Hanno un AS400 per la contabilità e fior di computer al bancone, da anni, ma di lettori di barcode nemmeno a parlarne. Stampano le etichette, caricano il magazzino a mano e lo scaricano a mano...quando non hanno i fogli di carta su cui trascrivere a mano i codici a barre, se li scrivono a mano sulla mano (è vero!), vi lascio immaginare come sono ridotti. 
Pago e torno a casa, installo la lampadina ed installo un blocco meccanico al regolatore di luminosità, così almeno la lampadina non andrà mai a piena potenza e durerà di più, approfittatori dei miei ciufoli!. Tocca inventarsene di tutti i colori pur di risparmiare. Intanto mi sono alleggerito di 4.50€ (quattroeuroecinquanta!) e sono più incazzato di prima. Bastardi, la pagherete cara!.Alla prossima. 

P.S. La lupa non dà latte. Ripeto: La lupa non dà latte. 

sabato 19 gennaio 2013

Synaptic T1002D touch pad

Dopo l'analisi del fratello maggiore, il T1004, ecco il piccino T1002D per il quale non ho ancora trovato la piedinatura dei segnali. Ne ho più di uno ed appena ho un pò di tempo libero di sicuro proverò a sperimentare qualche aplicazione pratica.
Il chip dedicato (ASIC) della Synaptic è siglato 

  • T1002 D0096 

mentre una serigrafia nel Cs riporta 

  • Model TM1002M1 - 
  • PWB920-000135 REV.C.  
  • FE101C 

Un eichetta cartacea, stavolta rimasta integra nello smontaggio riporta le seguenti sigle - 

  • TM1202MPU-156-4 
  • IB749NO84-034-04A

il T1002 funziona accoppiato ad un processore, il noto PIC 16C58A-04/S0 della Microchip... non dovrebbe essere difficile quindi decodificare i segnali e capire come funziona il touchpad (sempre sul noto protocollo PS/2. Il valore di mercato di questo componente si aggira attorno ai 10 € a cui vanno aggiunti eventuali costi di manodopera in quanto per sostituirlo occorre ridurre il portatile che li alloggia ai minimi termini. 
Ok, anche questo nel contenitore delle cose da fare, che oggi purtroppo ho delle priorità per le quali sto cercando una scusa futile per non assumermi le mie responsabilità. Alla prossima.

P.S. l'affare rosso va nel contenitore nero. Ripeto: l'affare rosso va nel contenitore nero. 



mercoledì 16 gennaio 2013

Rainbow candle (part.2)

A dicembre dell'anno scorso ho parlato della candela multicolore spiegando cos'è (con filmato accluso trovato in rete). Terminata la cera (e finalmente l'odioso odore di vaniglia sintetica) sono passato alle vie di fatto, troppo incuriosito da cosa ci fosse di "magico" all'interno. Niente di speciale ed una piccola delusione. Mi aspettavo un led multicolore con incorporata l'elettronica che accende alternativamente i tre colori. Delusione... un PCB con tre led monocolore, blu, verde e rosso, un chip affogato nel cemento, qualche resistenza di limitazione e due batterie a bottone al litio CR2032 (che trovano applicazione nel sostituire quella guasta dell'auricolare bluetooth in attesa). Assieme allo stoppino della candela, esce un tubicino di plastica che convoglia la luce della fiamma su una fotocellula, la quale attiva il misterioso processore dedicato ad accendere alternativamente i tre led tramite un segnale PWM che ne fa aumentare e diminuire la luminosità gradualmente. La fotocellula è protetta da un tubicino di plastica nera ed è recuperabile assieme ai tre led, alle due batterie ed al bicchiere satinato. 
Il PCB, per mio promemoria, riporta le seguenti sigle: JX002-E ROHS HQ-Aur-03 1112208 (ROHS è solo il richiamo alla direttiva lead-free)
Non ho ancora trovato il modo di togliere la protezione dei chip affogati in quella che sembra una resina epossidica, dura e resistente ai normali solventi, anche se non credo sia utile scoprire il tipo di chip, facilmente sostituibile con un PIC a 4 bit
Resta la delusione circa l'inutilità del recupero. Mi serviva un led multicolore e mi ritrovo con un circuito inutile, buono solo per qualche nuova applicazione che si attivi con la luce e non con il buio... soldi buttati, l'avevo messo in preventivo. Risolverò il problema della riparazione dell'albero di natale USB, recuperando il led multicolore di un mouse usb dismesso (per l'anno prossimo ovviamente). Dimenticavo...quando vi prende l'impulso di comperare qualsiasi cosa, occorre riflettere sulle REALI motivazioni che ci spingono a farlo. L'idea di un ambiente profumato con un bicchiere geek è un pò debole ma l'idea di buttare soldi un ottimo deterrente. Alla prossima. 

P.S. Ottobre rosso è in stand-by. Ripeto: Ottobre rosso è in stand-by.

domenica 13 gennaio 2013

Synaptic T1004 touch pad

Nel proseguire l'opera di rottamazione dell'hardware obsoleto (mi viene da piangere), mi diletto nell'allenarmi a smontare cose e studiarne il funzionamento. Da un vecchio Apple Powerbook Mac G3 stavolta mi incuriosisce il touch pad. Mi hanno sempre affascinato i touchpad e sto pensando di riutilizzarli. Per me non sono dei mouse ma dei trasduttori di contatto e pressione. Non molti sanno che nei registri di questi trasduttori c'è l'informazione che indica la quantità di pressione usata nell'utilizzo o l'indicazione che informa se si sta usando un dito piccolo o grande, il palmo della mano o una penna. Interessante. In rete si trovano molte applicazioni di questi trasduttori, dall'usarli come semplici mouse (basta collegare i fili dato che al loro interno c'è un chip ASIC specifico che traduce i segnali nel protocollo PS/2 ed in commercio si trovano adattatori PS/2 - USB), al dimming di un led tramite un arduino o un raspberry PI. Le applicazioni possono essere le più disparate, ovunque si voglia comandare qualcosa con il tocco tramite un pò di hardware e del software, come ad esempio:

  • aprire una porta con un "doppio click" e chiuderla a chiave con tre o più. . 
  • accendere una lampadina di una stanza e variarne la luminosità (o il colore)
  • muovere una telecamera di sorveglianza (pan e tilt su 2 assi) più lo zoom a due dita come nei tablet
  • pilotare un rover a distanza per esplorare gli ambienti "ostili"
  • ecc...

Il chip è l'arcinoto T1004 della Synaptic,  fratello minore del più evoluto T1006, per i quali sembra non esista il datasheet ma solo il lavoro di qualche intrepido hacker buono dotato di pazienza. La cosa che lascia dubbi sono i quesiti dei meno esperti ai quali si rammenta sempre di usare cautela e qualsiasi cosa fatta è a proprio rischio e pericolo. Il chip riporta delle sigle diverse che non dipendono dal modello di computer su cui sono montati. Dopo la sigla T1004 compare un numero a 4 cifre e sotto un altro, alfanumerico (es. 0351 FHGC1). Quest'ultimi due sono sigle del produttore che con molta probabilità indicano il lotto e la data di produzione. Nel nostro caso la sigla è T1004 0026 E4X46 che andrebbe accompagnata da un altra sigla che indica la famiglia dell'hardware nel suo insieme, scitta su un etichetta che nel mio caso è rimasta incollata su una protezione di plastica nella parte stampata e non risulta leggibile (qualcosa tipo TM41PUD ecc.ecc...). Per contare il numero del piedino del chip, basta identificare la tacca nel corpo plastico che indica il piedino numero 1 e contare i successivi procedendo in senso antiorario. Per trovare la corrispondenza con il connettore, si usa un tester e si "suonano" i collegamenti. Come si può notare, la piste che escono da molti piedini del chip passano per dei "test point" numerati (contatti che il produttore usa per testare il funzionamento del pezzo in produzione). Se non si riesce a saldare dei fili sul connettore a pettine ci si può attaccare direttamente sulle piazzole dorate (sarà brutto ed antiestetico ma è più facile e funziona uguale perfettamente. 
Nella foto ho indicato i piedini del chip con i segnali che servono. Da qui in poi l'unico limite è la fantasia. Alla prossima.

P.S. la canna fumaria è sporca. ripeto: la canna fumaria è sporca. 

lunedì 7 gennaio 2013

Scopa elettrica Hoover

Non ho preso nota del modello, ma la scopa elettrica che si intravede in foto è purtroppo destinata alla discarica prima o poi. E' circa un anno che è in funzione (da pochissimo fuori garanzia), con soddisfazione dell'acquirente che ne ha apprezzato la capacità di commutare l'aspirazione dalla spazzola a terra verso il tubo flessibile, per aspirare al volo quello che capita sottomano mentre si passano i pavimenti. 
In questo modello si è spezzato il supporto interno del manico (smontabile con un innesto elettrico a 6 fili). Il manico si innesta su una protuberanza (vuota) che esce dal corpo motore ed il tutto è assicurato con una vite metallica dello spessore di una matita. A forza di passare i pavimenti avanti ed indietro, la plastica di supporto si è fessurata ed alla fine ha ceduto di schianto in quanto il peso del motore fa fulcro proprio in quel punto. A mio avviso il tutto è stato progettato malissimo. La proprietaria ha provato con la millechiodi (inadatta) perchè "incolla tutto" (assolutamente inadatta) ma in questo caso ci sono solo poche soluzioni:
1) si ordina l'involucro plastico (non so se è disponibile come parte di ricambio ed a quale quotazione)
2) si riprogetta il supporto ricostruendone uno (magari esterno) che supporti il peso del motore
In mancanza di tempo e risorse, non ho trovato di meglio che incollare con la termocolla i pezzi... e sperare che duri. Va usata la termocolla per metalli, quella grigia, avendo cura di passare della carta vetrata sulle parti da incollare e rendere ruvide le superfici. Non so se la "riparazione" durerà. Certo è che, accrocchiata in questo modo, sarà difficilissimo smontarla per eventuali successive riparazioni e pertanto, se la termo colla non dovesse reggere, l'attrezzo finirà in discarica (purtroppo) o messo da parte in attesa si trovi un idea per riprogettare da zero il supporto. 
L'esperienza ci ha insegnato una cosa.... quella marca va evitata in quanto per contenere i costi sembra si sia data priorita alla fragilità ed alla scarsa durata. Alla prossima.

P.S. oggi no. Ripeto: oggi no. 

giovedì 3 gennaio 2013

Conviene riparare ?

Prima di iniziare il lavoro al mattino, dopo la colazione, è mia abitudine dare un occhiata ai giornali on-line, giusto per svegliarmi con la consueta incazzatura che mi tiene attivo per tutto il giorno, specie a causa delle notizione sulla "politica". Stamattina però mi sono imbattuto in questo articolo http://canali.kataweb.it/kataweb-consumi/2013/01/02/smartphone-rotto-lo-riparo-o-lo-cambio/ che disquisisce circa la convenienza fra riparare o acquistare il nuovo. In questo diario, più volte, ho dimostrato che con un pò di buona volontà, conoscenze tecniche e manualità è possibile riparare senza buttare, continuando ad utilizzare il proprio elettrodomestico per anni senza alimentare le discariche ormai piene di spazzatura riciclabile e mai riciclata. L'articolo pubblicato fa riferimento a telefonini o smatphone e segnala il problema legato ai pezzi di ricambio. "Spesso gli smartphone sono costruiti in modo tale da dover sostituire più pezzi insieme, ma ripararli può essere comunque conveniente. " Vero, dipende dai costi di manodopera e da dove si rifornisce il riparatore. Alcuni fornitori vendono i componenti che vanno poi assemblati. Un riparatore onesto acquista solo il componente guasto e non tutto l'elemento. Certo che se il "riparatore" ufficiale si rivolge alla casa produttrice per i ricambi... otterrà solo due risultati (costo esorbitante ed elemento pre-assemblato), entrambi poco convenienti per il cliente. Messo di fronte al preventivo esoso, il cliente deciderà di acquistare il nuovo, spesso dal riparatore medesimo che in entrambi i casi ci lucra.
"Attenzione al fai da te"... perchè?? forse arrangiarsi danneggia le cricche dei riparatori ufficiali? o meglio una delle "principali società di riparazione on-line"?? Robe da non credere.... da quando le riparazioni si fanno on-line? Le riparazioni si fanno in laboratorio!
Vabbè, lasciamo perdere che è meglio per tutti. Quello che dovrebbe essere un aiuto ai consumatori si rivela in realtà un modo per manipolarne le abitudini. Personalmente continuerò a riparare cercando i ricambi a prezzi umani, magari disassemblandoli da quello che viene buttato che è a costo zero. Lo so che questo atteggiamento farà incazzare le lobby della riparazione "professionale" (che di professionale ha davvero poco), dei peracottari del "non conviene" (a chi?). Probabilmente verrà istituito il "patentino" dei riparatori autorizzati come già accade per le caldaie del gas, cedendo al giogo dell'autorizzazione per lavorare (sic!) ed automaticamente chi lo fa per passione, con onestà, diventerà ABUSIVO!! Questo è il paese dove chi lavora onestamente viene sottoposto ad una serie di limitazioni atte a garantire "il mercato" a chi invece lucra con profitto e spesso non paga nemmeno le tasse (ad un privato interessa la fattura di riparazione del tablet?). Quello che conta è "il mercato" ed il giro di interessi sottostanti... chissenefrega dell'utente? alla prossima. 

P.S. belo ano a tuti. Ripeto: belo ano a tuti.