sabato 11 ottobre 2014

Candele fai da te (esperimenti)

Non è proprio un argomento tecnico, ma lo scopo di questo diario è quello di annotare i miei esperimenti a futura memoria personale. Se poi qualcuno, sparso nel mare del web, farà uso dei trucchi imparati da me...tanto meglio. Da anni tengo in un sacchetto una quantità industriale di candele usate, racimolate nel tempo con la solita richiesta.... "ma quella la butti?
Sembra incredibile ma famiglie, bar e ristoranti a lume di candela e più in generale degli autentici spreconi, gettano nella spazzatura le candele che sono considerate "a fine vita". Pensate a quei ceri enormi di tutte le forme e colori che si vedono come complemento di arredamento in molti locali GLAM. Cera a base di paraffina il più delle volte...cera d'api qualche volta, una vera rarità che costa un occhio della testa ed è un peccato solo accendere la candela (è roba per raffinati, non certo per unani dell'ikea). Proprio ieri mi sono recato dai cinesi. Due teglie da dolce (quelle più economiche ovviamente) di dimensione concentrica ed il bagnomaria è fatto (3 euro in totale). Prima, usavo una pistola ad aria calda. Funziona lo stesso, si fa prima ma è molto probabile che la cera si surriscaldi troppo (a volte fa anche fumo se si insiste). Una cera troppo calda, versata in uno stampo, può creare dei vuoti all'interno della candela dopo che si solidifica. Mi è successo in un occasione. Appena lo stoppino ha raggiunto il vuoto, il cero praticamente si è incendiato tutto, producendo una fiamma molto alta, subito pronta ad aggredire i mobili in legno e gli oggetti inevitabilmente infiammabili di cui ci circondiamo. Solo la presenza durante l'accaduto ha impedito andasse a fuoco la casa. L'esperienza insegna. Ora tocca ai punti critici... 
Scioglimento della cera:...bagnomaria forever. Per l'elemento riscaldante ho usato il ferro da stiro capovolto, modificato per altri scopi, già descritto per dissaldare i componenti elettronici SMT dai PCB e recuperare i componenti. La temperatura della piastra non è elevata ma è sufficiente a far bollire l'acqua nel bagnomaria. Venti minuti al massimo ed un cero da un kilo si scioglie alla temperatura giusta, senza bollire. 
Lo stampo: per lo stampo, io uso un tubo da spedizione di cartone (riutilizzabile infinite volte ed apribile sul fondo), ma può andare bene anche il cartone del vino, il rotolo della carta igienica, il contenitore del medicinale o qualsiasi contenitore che si possa aprire per togliere la cera solidificata o che comunque permetta agevolmente i togliere il pezzo. L'avvertenza per il cartone è quello di ungerlo all'interno con vaselina o olio minerale (anche quello per bambini) o glicerina vegetale, così da evitare fastidiosi appiccichi fra cera e cartone. Il tetrapack, per ovvie ragioni, non soffre dello stesso problema. Ovviamente, gli stampi in cartone (ex contenitori) sono usa e getta, così che una candela sarà sempre diversa dalle altre a meno di non avere una serie di contenitori tutti uguali. 
Lo stoppino: Per i più pigri e ricchi, al brico vengono venduti stoppini già incerati che però non sono mai della lunghezza giusta se si improvvisano gli stampi di recupero...sono uno spreco. Io, in sciopero della spesa, uso uno spago di cotone avvolto con una spirale abbastanza larga di filo di rame smaltato sottile, recuperato da qualche avvolgimento di un motorino rotto. 
Lo stoppino che produco in realtà è composto da tre fili avvolti a mò di treccia, per creare una fiamma più consistente in relazione alle dimensioni del cero. Il filo di rame irrigidisce lo stoppino, lo tiene in piedi quando brucia e impedisce che si accorci troppo durante la combustione, fondendosi e dissolvendosi man mano che la cera si consuma. In capo allo stoppino resterà una pallina fusa di rame che va tolta di tanto in tanto. Senza filo di rame lo stoppino resterà cortissimo, appena sopra la cera fusa. Basta una folatina di aria e la fiammella si spegne. Più lo stoppino è grosso e più consistente sarà la fiamma, accorciando però la durata della candela. 
Profumi: Per i più sboroni... si compra olio essenziale al gusto preferito e lo si mescola alla cera fusa (meglio se il contenitore è un vaso di vetro a chiusura). Per i veri geek si mescola alla cera la pianta essiccata preferita, sbriciolata finemente (rosmarino, cannella, erba luigia o limone, arancia, chiodi di garofano, ecc)...la fiamma farà il resto (attenzione a non esagerare con la dimensione dei pezzi essiccati...pericolo di incendio). L'olio essenziale è più consistente come resa mentre le piante restituiranno un profumo leggero e delicato (sconsigliato agli ex fumatori con il naso bruciato dalla nicotina). 
Il porta cero: qui ci si può sbizzarrire. Poco tempo fa ho avviato le sperimentazioni di taglio delle bottiglie di vetro proprio per pensare di realizzare dei porta candela o dei porta ceri. Lo step successivo sarà la foratura del vetro per creare dei porta candele a sospensione. Vedremo, tempo e voglia permettendo, non sarò rapido.
PERICOLO: occorre sempre fare attenzione quando si usano fiamme libere (sembra strano ma c'è sempre bisogno di ricordarlo). Nel nostro caso, uno stoppino non perfettamente centrato potrebbe causare la fuoriuscita incontrollata di cera fusa con conseguente incendio dello stoppino scoperto che prenderà aria e inizierà a bruciare la cera di cui è imbevuto... il cero potrebbe inoltre cadere, rotolare, andare a finire sotto il letto dove si conserva la polvere da sparo fatta in casa o il C4 auto prodotto ed addio a tutto il condominio ed all'asilo accanto affollato di orfanelli poveri e malati...avvisati...azzi vostri... magari producetele per regalarle al vostro nemico in segno di "pace"... bastardi. 

P.S. Le feste sono vicine, è finito il vino. Ripeto: Le feste sono vicine, è finito il vino. 

mercoledì 8 ottobre 2014

Avvitatore PT CD006 (batterie parte 2)

Ed alla fine, mi ritrovo con un avvitatore più potente (vedi parte1). Il giro in negozio è stato fruttifero. Appena entro, mi fiondo con sicurezza verso gli scaffali delle batterie e ne scelgo una al piombo che entra nel vano come un pisello nel suo baccello. Al bancone, il commesso solleva alcune perplessità. Le batterie al piombo non danno agli avvitatori lo stesso spunto delle nikel-cadmio o nichel metalidrato. Cerco di capire perchè, se la capacità è la stessa... riesco solo ad ottenere una dichiarazione... "le nichelcadmio sono più cattive"...forse intendeva "brutali" riferendosi all'amperaggio allo spunto....boh... Mi fa notare inoltre che le Ni-Mh da 2000 mAh (Kinetic N2000SC1P) sono più grosse di quelle da 800 rinvenute nel pacco, ma le loro dimensioni sono perfette per riempire gli spazi vuoti. In sintesi, il pacco batterie "standard" degli avvitatori è dimensionato per alloggiare solitamente le batterie più grandi di quelle di tipo AAA usate dai cinesi. Segue una sequenza di battute in valutazione del concetto di "qualità" dei cinesi e sull'estremizzazione dei prezzi al ribasso nel settore utensileria da hobbisti. 
Ergo... alla fine della chiacchierata, decido di prendere le batterie più grandi. Torno in laboratorio e mi accingo all'assemblaggio. Le linguette le ho puntate con dello stagno (punta a 350° ed un pò di flussante agevolano molto il lavoro). Dopo un oretta di lavoro il pacco batterie è installato ed in carica. Tre ore dopo misuro 16 volts circa... wow... l'avvitatore va che è una meraviglia. Ora lo devo testare sotto carico, per verificare se riesco ad utilizzarlo abbastanza a lungo per i lavoretti in falegnameria. Unico neo...la spesa... ogni batteria costa circa 4 euro e ce ne vogliono 10. Certo avrei potuto tranquillamente cercare in rete e trovare una soluzione più economica ma, dato il prezzaccio di acquisto dell'avvitatore (meno di dieci euro), trovato in offerta, direi che la spesa ci può stare. 
Il tutto risulta un pò più pesante ma è il prezzo da pagare per una maggiore autonomia, poco meno che tripla rispetto a prima. Alla prossima. 

P.S. I topi rosicchiano le provviste. Il mulo è in sciopero. Ripeto: I topi rosicchiano le provviste. Il mulo è in sciopero.

martedì 7 ottobre 2014

Avvitatore PT CD006 (batterie parte 1)

La domenica, tra i tanti giretti di esplorazione del territorio, ci si ritrova a fare l'immancabile giretto al Brico di zona. L'ultimo, visitato con la curiosità di chi è alla ricerca di attrezzi e strumenti utili per le riparazioni domestiche, ha dato i suoi frutti. Tra gli scaffali ripieni di utensili, è in bella vista una pila di avvitatori a batteria ad un prezzo davvero scontato. Meno di dieci euro per un avvitatore con allegato controllo di coppia, set di punte da legno e inserti per avvitare. Da tempo ero alla ricerca di un avvitatore perchè con il trapano, anche se regolato in velocità è un casino. Il trapano è pesante, non è bilanciato, si fatica a tenerlo con una sola mano, ha troppa potenza (e le viti affondano nel legno se non si fa attenzione), ha il cavo che ingombra non poco ed è un problema se si eseguono dei lavori al volo. Il prezzo medio di un avvitatore "serio", con batteria al litio + una di scorta, caricabatteria decente, controllo di coppia, magari a 48 volts... va da più di 159 euro in su, dipende dalla dotazione e dalla marca. La roba seria la si paga è ovvio ma... io non sono un carpentiere e se la batteria si scarica...pazienza, aspetto che si ricarichi e riprendo con i miei hobby. 
Dell'acquisto non sono pentito, anzi. L'utensile è un PT Primer Tool mod. CD006 da 550 g/min e classico mandrino da 10mm, fabbricato in cina e importato da una ditta brianzola. Come tutte o quasi le cose cinesi.... il problema è in agguato. Da 3 alle 5 ore di ricarica della batteria (che purtroppo scalda troppo) e si riesce ad avvitare dalle 5 alle 10 viti se va bene. Poi muore. Evidentemente la batteria non sta facendo il suo dovere, per cui urge disassemblaggio e conseguente delusione (e devo dire che me l'aspettavo). 
Il pacco batterie è formato da elementi da 1,2V 8mm mAh Ni-Cd ricaricabili (ovviamente) in serie da 10 per i 12 volts. Alcune presentano la classica formazione di cristalli bianchi che ci indicano come siano già da sostituire... già! "nuove"? no, ovvio che no. Chissà per quanto tempo l'utensile è rimasto in magazzino, ed in quali condizioni, prima di trovare un rivenditore in cerca dell'affarone (per sè stesso ovviamente, bastaldo di melda). 
Almeno è stato "onesto" da pensare ad un prezzo "umano", sapendo che le batterie non sono mai coperte da garanzia ed i resi per valori così modesti, statisticamente, avvengono raramente. 
Un pò di biadesivo tiene fermi gli elementi per evitare che se ne vadano in giro per il contenitore. Già. La cosa che stupisce è lo spazio vuoto... ce n'è a iosa, abbastanza per pensare ad una modifica e potenziare l'autonomia dell'utensile, visto che è l'unica problematica che presenta al momento. In fin dei conti è solo un motorino in cc ed alcuni ingranaggi fatti in serie (spero non di plastica). Parto alla ricerca di una batteria di ricambio e poi vediamo cosa si può fare. L'avvitatore mi serve che devo realizzare una sedia/scaletta pieghevole con due sedie di recupero... hihihi, mi diverto ogni giorno di più. Alla prossima. (parte2)

P.S. l'affare si ingrossa e la dispensa è vuota. Ripeto: l'affare si ingrossa e la dispensa è vuota.