venerdì 29 febbraio 2008

Stepper unipolare (p.4) - ancora "problemi"

La sfida continua ed io sono più testardo di una capra. Non mollo. Ho terminato la realizzazione della basetta optoisolatore (vedi post precedenti). Ho anche dotato i Mosfet finali con un bellissimo dissipatore nero recuperato da un pentium II (lavorato con 4 fori filettati M3, foglietti isolanti e pasta termoconduttrice).
Collegati tutti i segnali e le alimentazioni, effettuato l'ultimo controllo in base alla checklist, lancio il programma che attiva le fasi del motore. Con sorpresa gira un pò a scatti e la tensione misurata sembra un pò al di sotto di quanto avevo preventivato. La coppia è sempre ridicola, un pò meno delle volte precedenti ma ancora insufficiente I led di segnalazione mi indicano che i segnali arrivano ai Mosfet. Purtroppo, l'amico che mi aveva promesso di recuperarmi un oscilloscopio, latita. Mi ha assicurato che se ne sta interessando e francamente, visto che forse me lo procura "agratis", non mi sembra educato insistere e sollecitare. Presumo che ci sia o qualche mosfet che non entra in piena conduzione o uno o due optoisolatori che non si comportano come da specifica. Ho notato infatti che ne ho montato uno con una sigla leggermente diversa dagli altri (forse è proprio quello, mi ha ingannato un 5 al posto di un 6). Domani lo smonto e lo sostituisco con uno identico agli altri. Forse è la resistenza di caduta.... proverò a variarla e rifare i calcoli a costo di bruciare qualcosa.
Dalle osservazioni effettuate, ho notato che il dissipatore montato nell'alimentatore è insufficiente, scalda troppo. 60° dopo appena due minuti e mezzo e la temperatura tende a salire...meglio spegnere prima che vada qualcosa in fumo. Ho deciso di costruirne un altro, con una tensione leggermente superiore (sino a 6 volts), con una regolazione della tensione in uscita (pochi volts per la taratura) e soprattutto con i transistors di regolazione e protezione dai cortocircuiti su dissipatore separato e di dimensioni più generose. Dovrei ancora avere dei 7805 e componenti ne ho a iosa.
E' solo che questo stop tecnico mi irrita. Capisco che procedere per tentativi è l'unico modo che ho per sopperire alla mia ignoranza della teoria, ma dovrei fare più attenzione nei calcoli e nelle verifiche sperimentali. Pazienza. Sto imparando più di quanto mi aspettassi. Fino a martedì credo non farò molto. Sabato Riunione nazionale con i Colleghi informatici, domenica e lunedì ripasso di una causa civile che devo gestire per martedì, quando dovrò fare a fettine l'ingeniere di turno che accetta le Consulenze tecniche una volta ogni due anni e non sa nemmeno da dove partire. Me la prendo comunque comoda, ma sto stepper deve funzionare alla fine. Lo devo far funzionare per iniziare a laminare i PCB e proseguire con gli altri progetti in sospeso. Alla prossima.

P.S. lo psiconano è scemo. Ripeto: lo psiconano è scemo.

giovedì 28 febbraio 2008

Ricarica errata cartuccia di stampa

Dopo che il mio fornitore di cartucce di stampa ricaricate ha chiuso l'attività per "scarsa redditività" (le cause dipendono dal suo pessimo modo di lavorare), ho intrapreso la strada della ricarica fai da te. sono sempre stato restio a farlo, a causa dell'effetto di alcune leggende metropolitane in merito agli inchiostri, alle testine piezo, alle stampanti che si guastano o che "scadono" e via dicendo. Armato di pazienza e di una legittima dose di diffidenza, inizio con un indagine approfondita sulle modalità di ricarica. Il quadro che ne esce è a dir poco inquietante. Tutti dicono il contrario di tutto. Le teorie in merito alla pulizia delle testine si sprecano fra riti sciamanici e procedure impossibili. Dall'uso dell'ammoniaca in dosi filosofali ed a temperatura infernale alle procedure meccaniche con aria compressa secondo due scuole di pensiero (aspirazione o pressione?). Anche le istruzioni di ricarica sono (molto) poco professionali. Per lo stesso tipo di cartuccia variano tempi e metodi del procedere. L'uso poi dei materiali è a dir poco "vendor oriented", dai supporti delle testine da ricaricare ai liquidi di pulizia i cui ingredienti restano gelosamente custoditi in tal modo da indurre a pensare che in pochi rivenditori ne conoscano la reale composizione

Deciso a procedere (le cartucce mi servono, e nuove costano più della stampante usata che ho recuperato dalla discarica) inizio con il reperimento dei materiali con un giro nei siti "specializzati". Risultato desolante. Questi peracottari dell'informatica non sanno cosa sia il commercio elettronico (cassa e carrelli inesistenti). Ove esiste la forma di pagamento con carta di credito, i dati occorre darli al rivenditore (e che son mica scemo). Ad avviare la procedura di acquisto, escono errori di pagina non trovata, o inspiegabili errori di registrazione. A telefonare nemmeno a parlarne, non risponde nessuno. Viene il sospetto che questi fornitori siano in realtà della schiera degli "artigiani sottoscala" o che lavorano in luoghi abitualmente deputati ad altri usi. Le descrizioni dei prodotti fanno schifo, imprecise, contraddittorie, errate. Le foto sono sempre le stesse, ovvero per l'inchiostro, ad esempio, viene visualizzata sempre la stessa bottiglia, sia che sia da pochi cc che da 1 litro..non c'è da fidarsi a fare un acquisto on-line con quei ciarlatani stregoni (e ladri).

Dopo mille tentennamenti, decido di procurarmi l'inchiostro specifico alcune siringhe con aghi e ventose da un negozietto Prink che è gestito da una persona gentile e disponibilissima a dare consigli e suggerimenti, rivelando esperienza e preparazione. Raro esempio di commerciante in grado di avvisare il cliente dei rischi e pericoli dovuti ad una ricarica.
Torno a casa, tutto felice e già con la testa a calcolare il risparmio, e mi accingo alla mia prima ricarica. Una cartuccia HP tricolor (la 57 ovviamente di recupero). Provo con un tampone umido sulla testina e noto subito che il giallo non fuoriesce. Penso immediatamente che o è scarico o la testina è incrostata. Dato che gli altri due colori sembrano ok e che il giallo è statisticamente il colore che viene usato di meno, penso subito alla testina incrostata. Decido comunque di effettuare la ricarica. Inserisco gli aghi e premo leggermente, per far fluire lentamente l'inchiostro nel serbatoio. Il Giallo entra a fatica....premo...premo...premo sino a quando non fuoriesce dall'apertura ove è infilato l'ago, uno schizzo di giallo iperconcentrato che riesco a schivare per miracolo...i vestiti sono salvi, per il tavolo, pazienza, lo pulisco immediatamente e resta solo un alone giallastro che provvederò a far sparire definitivamente. Direi che almeno il serbatoio giallo è pieno, forse troppo, ma sicuramente pieno. Tampone inumidito e il giallo non fuoriesce. Ergo, i fori del giallo sono intasati. Allora inizio con la ventosa ad aspirare...niente. Passo all'immersione in una soluzione di acqua distillata ed ammoniaca (60/40%). Niente. Lascio riposare ed immergo nella soluzione riscaldata a 40 gradi. Niente. 60 gradi....niente. Lascio riposare una notte. il giorno dopo...niente giallo. Riprovo con l'immersione e noto come il ciano ed il magenta "cadano" dai forellini verso il fondo, mentre dai forellini del giallo....niente!



Di testine HP57 ne ho una decina. Decido quindi di utilizzare un metodo didattico ipercollaudato che mi ha sempre dato risultati incredibili a livello di apprendimento. Assumo che la testina è rotta (per mettere in pace la mia coscienza) e decido di capire come è fatta, ma soprattutto voglio vedere l'intasamento sospetto. Gli elementi piezo delle testine se smontati ai minimi termini permettono di vedere i canali di alimentazione dell'inchiostro e di vedere in controluce se i forellini sono liberi o intasati. Ovvio che la prova è distruttiva ma la differenza che esiste fra una supposizione deduttiva ed una certezza visiva non mi fa dormire la notte. Voglio capire se ci sono delle "incrostazioni". Risultato ? i forellini sono risultati perfettamente liberi da qualsiasi intasamento, perfetti direi, anche analizzati al microscopio. Allora? Una cartuccia è abbastanza semplice. Un serbatoio, una spugna di "gommapiuma", un filtro (che sembra una rete metallica molto fitta) e un canale che va diritto verso i forellini. Escludendo forellini, filtro e canali di alimentazione resta la spugna. Colpa della spugna? no. Colpa mia (ovviamente). Nel timore di forare o danneggiare il filtro non ho inserito l'ago della siringa a fondo (così come raccomandato dai cretini consulenti che lasciano "consigli" in rete). In questo modo ho imbevuto solo la parte superficiale della spugna lasciando a secco la parte inferiore che tocca il filtro. L'ho notato lavando la spugna del giallo, che è rimasta più colorata nella parte superiore che nella parte a contatto del filtro. Pur avendo lasciato la cartuccia a riposare per una giornata in posizione verticale, il giallo non ha raggiunto la parte inferiore (e si che una spugna 'dovrebbe' assorbire e che diamine). Si nota la differenza con le altre due spugne che al contrario nella parte superiore risultano quasi bianche mentre sono più scure nella parte inferiore. Sbagliando si impara. Il mio ex-rivenditore ha speso migliaia di euro per tappezzare di certificazioni HP il suo ufficio, per poi chiudere l'attività. Io non ho speso nulla con il metodo sperimentale analitico e visivo. Non sarò certificato, avrò le pareti dell'ufficio spoglie, sarò forse più "grezzo", ma ho risparmiato ed imparato molto più di lui e posso iniziare a caricare le stesse cartucce anche per altri. Tiè.

P.S. Il Tintoretto è venduto. Ripeto: Il Tintoretto è venduto.

mercoledì 27 febbraio 2008

Ci devo pensare...

dopo 7 anni di frequentazioni della stessa donna a cui mi sono affezionato e per la quale sono stato minacciato (a mano armata) e percosso violentemente dall'ex-marito, senza reagire per evitare di dare un cattivo esempio al figlioletto di lei, ricevo una strana telefonata. Tanto strana non era...considerato che negli ultimi tempi il rapporto si era un pò "deteriorato".

"Non so cos'è ma ultimamente non provo più voglia di fare l'amore con te come una volta"

"Posso sapere quali sono, secondo te le cause?"

"Non lo so. Abbiamo passato un Natale di merda ma è da un pò che mi sento strana"

"A Natale ti ho solo fatto notare che avevamo preso accordi per stare un pò da soli. Ho solo criticato la tua decisione di invitare per due giorni la fidanzatina di tuo figlio che francamente mi pare un pò troppo piccolo per essere incoraggiato a scopare..."

"cosa c'entra, vieni qui per comandare?"

"certo che no, ci mancherebbe, però credo ancora di essere libero di esprimere delle opinioni e poi mi sembra di aver partecipato. Non vedevo l'ora di passarmi il pomeriggio di natale a giocare a monopoli (ironico)...certo è che non permetto a tuo figlio di dirmi 'qui è casa mia e faccio quello che mi pare'... non mi sembra per niente educato..."

A criticare i figli delle quarantenni si scatena l'inferno. Diventano delle iene. Guai a criticare "la creatura" (minorenne) se va e viene quando gli pare, se non fa un cazzo tutto il giorno (salvo chattare, guardare film porno su intenet e sedersi a tavola per mangiare), se va malissimo a scuola, se bestemmia peggio di uno scaricatore di porto e l'unica cosa che sa rispondere è vaffanculo. Meglio troncare la critica.

"Mi sembra di averti dimostrato che ti amo, sia affettivamente sia economicamente, raramente ti ho detto di no, le bollette te le pago io anche se lo sai che non navigo nell'oro, i debiti che fai te li pago io e non ho nulla da dire se pur in "difficoltà" economica vai ad iscriverti in palestra o ordini l'impianto di aria condizionata perchè d'estate hai caldo....non mi sembravi molto incerta quando ti ho ristrutturato la tua casa, mettendoci di tasca mia materiali e tempo sottratto alla mia professione....non mi sembravi tanto dispiaciuta quando ho aiutato quel ciuco di tuo figlio...."

"Sarà ma ho bisogno di riflettere e di un periodo per pensare...."

Quest'ultima frase l'avrò sentita un infinità di volte in passato dalle donne che ho avuto. Nel linguaggio delle donne significa "Non ho il coraggio di dirti realmente le cose come stanno, ho un altro e con la 'sospensione' mi sento legittimata a farci quello che mi pare..."
Lo step successivo (passato il periodo in cui ci permettono di abituarci alla loro assenza) è: "ti lascio perchè (...inserire qui una scusa stupida....), però possiamo restare amici". Amici una sega! Vaffanculo.

Si può far cambiare idea ad una donna? NO. Non ci voglio nemmeno provare, faccio meno fatica a trovarne un altra, nonostante l'età. La prossima dovrà essere vedova (così non ho problemi con l'ex marito), senza figli, quarantenne, magra, con buon reddito, senza debiti e senza tante inibizioni, mora, alta, di cultura media, sportiva e di sinistra (quella vera). Mi piacciono così cosa devo farci? Posso offrire in cambio le stesse cose e l'assoluta fedeltà. Sarò all'antica ma sono fedele se mi fido, altrimenti non inizio nemmeno.
Mi concentro nel mio lavoro, così non penso alla delusione ed al tempo perso. Per i soldi, pazienza, quelli si possono recuperare, il tempo perso no. Unamico, fai più attenzione la prossima volta.

P.S. Il pappagallo ha parlato. Ripeto: Il pappagallo ha parlato.