giovedì 26 giugno 2008

Gli incredibili

Che questo paese sia messo veramente male se ne sente parlare parecchio, nonostante i tentativi di questo governo a dire che va tutto bene e chi ne parla male è un comunista. Ci si rende conto, quotidianamente che "qualcosa non va", quando si ha a che fare con enti, istituzioni, carrozzoni vari, pulcinelle e burocrati incalliti.
Vediamo la storia che ha dell'incredibile.
Tizio è una persona fisica con un codice fiscale.
Tizio è un professionista, una ditta individuale con partita iva
Il legale rappresentante della ditta tizio Informatica è tizio con un codice fiscale che corrisponde a quello della persona fisica ed a quello della ditta individuale
La ditta di tizio ha ragione sociale Tizio informatica.
Tizio informatica registra un dominio internet intestato a tizio informatica che si chiama "A.it".
Negli anni Tizio decide di modificare la propria ragione sociale da "Tizio Informatica" a "Tizio Telematica"
Tizio registra un secondo dominio internet a nome di Tizio con partita iva
Tizio è quindi titolare di due domini internet "A.it" e "B.it", uno intestato a "Tizio informatica" e l'altro intestato a "Tizio" ma con partita iva, ovvero azienda.
Ad un certo punto tizio decide di cambiare Mantainer a X-MNT a Y-MNT
Per fare questo occorre inviare una richiesta al NIC, ovvero al Registro ccTLD "it" presso l'Istituto di informatica e Telematica del CNR, che chiameremo simpaticamente il NIC.
Qui cominciano le "stranezze". Ricordiamoci che Tizio persona fisica, Tizio ditta individuale, Tizio legale rappresentante dell'azienda ditta individuale, sono la stessa persona, con lo stesso codice fiscale, con lo stesso indirizzo di residenza, che coincide con lo stesso indirizzo dell'azienda, che coincide con lo stesso indirizzo del luogo di nascita.
Tizio è un tipo preciso e pignolo, scrupoloso nel seguire le regole. Prima di richiedere il cambio di provider, effettua una visura whois per verificare a chi sono intestati i domini e scopre, dalla visura effettuata nel sito ufficiale del NIC, un dominio, "A.it" risulta intestato a Tizio informatica e l'altro "B.it" è intestato a Tizio, senza nessuna indicazione se sia Tizio individuale o Tizio azienda. Tizio decide di fare ordine e trasferire "A.it" a Tizio persona fisica, supponendo che il tizio di "B.it" sia indifferentemente Tizio persona fisica o Tizio ditta individuale, sono la stessa identica cosa!
Correttamente Tizio decide di inviare per "A.it" una richiesta di cambio del Registrante da "Tizio Informatica" a Tizio persona fisica e contestualmente compilare la lettera di assunzione di responsabilità (LAR) di Tizio che subentra a "Tizio Informatica", mentre per "B.it" decide di utilizzare il modulo di richiesta da persona fisica a persona fisica.
In parole povere Tizio codice fiscale TZZXX99, legale rappresentante di Tizio informatica con codice fiscale TZZXX99 e P.iva 999 cede a Tizio con codice fiscale TZZXX99 la titolarietà del dominio "A.it" e Tizio codice fiscale TZZXX99 sottoscrive la LAR per "A.it".
Tizio con codice fiscale TZZXX99 cede la titolarietà di "B.it" a Tizio con codice fiscale TZZXX99.
Il NIC respinge la seconda domanda relativa a "B.it" e tace "A.it"
Tizio si allarma e chiede spiegazioni al nuovo mantainer Y-MNT. Si scopre il problema. Per "B.it", Tizio è un azienda e non una persona fisica, occorre utilizzare il modulo di trasferimento da Tizio azienda, con il tramite di Tizio legale rappresentante di Tizio Azienda a Tizio privato. Per il silenzio su "A.it", forse non sono riusciti a leggere i dati e se passano 2 o 3 giorni occorre re-inviare il tutto nuovamente, facendo attenzione alla data di richiesta che non sia troppo antecedente quella di invio del fax.
Per mettere un pò di ordine allora Tizio decide di intestare anche "B.it" a tizio persona fisica, tenuto conto che è intestato a Tizio azienda e che occorre scomodare anche Tizio legale rappresentante (e anche persona fisica) di Tizio Azienda.
Quindi per "finire" occorre mandare una richiesta che suona più o meno così per entrambi i domini, con una piccola variazione:
per "A.it", Tizio persona fisica legale rappresentante di "Tizio informatica" cede a Tizio persona fisica il dominio. Tizio e Tizio firmano lo stesso foglio, ma Tizio deve anche assumersi la responsabilità del dominio e deve mettere una doppia firma nel modulo LAR. per "B.it", Tizio persona fisica legale rappresentante di "Tizio" cede a Tizio persona fisica il dominio. Tizio e Tizio firmano lo stesso foglio, ma Tizio deve anche assumersi la reesponsabilità del dominio e deve mettere una doppia firma nel modulo LAR.
Bene. Così dovrebbe andare. In sintesi il NIC chiede alla stessa persona di trasferirsi i domini a se stesso e dichiarare la responsabilità che aveva già da prima...
Ora mi chiedo alcune cose....
1) al NIC non potevano accorgersi che Tizio azienda, persona fisica e legale rappresentante sono la stessa entità? Sapranno leggere? Saranno in possesso di un minimo di "Granu salis"?
2) l'Istituto di informatica e Telematica che ospita il Registro è al corrente che accadono queste cose? Non prova un minimo di vergogna?
3) perchè la stessa persona deve compilare e firmare tre pagine di carta che devono essere rigorosamente stampate su carta ed obbligatoriamente inviate via fax e non per posta elettronica? forse non sanno che esiste la firma digitale, le marche temporali, la posta certificata?? Potrebbero chiedere all'Istituto di Informatica e Telematica.... forse lì lo sanno....
4) i Regolamenti del NIC sono stati redatti da degli scimpanzè?

Nel caso reale, Tizio aveva 8 domini da trasferire, ha dovuto compilare quattro pagine per 8 domini per due volte, stampare 64 fogli, firmare 64 volte, faxare 16 volte 4 pagine alla volta, perdere tempo per dei deficienti che sono pure pagati per divertirsi alle nostre spalle. Tizio ha inoltre dovuto indire 8 riunioni con se stesso per deliberare.

A Tizio viene un dubbio. Tizio, TIZIO e tizio, per il NIC sono la stessa cosa o sono tre cose diverse??

Questo paese è davvero messo male. Se si continua ad affidare mansioni semplici a delle menti malate, i risultati possono essere solo questi. La cosa che preoccupa, all'aldilà di tutto, è che al CNR ricercano... che cosa?
Per il bene dell'umanità, andatevene affanculo!

P.S. l'onda arriva lenta. Ripeto: l'onda arriva lenta.

venerdì 13 giugno 2008

CCFL ed inverter

CCFL è l'acronimo di Cold Cathode Fluorescent Lamp. Sono delle lampade simili ai tubi al neon che siamo abituati a vedere, solo che sono molto corti e sottili. Si prestano bene per una serie di utilizzi illimitati. I CCFL vengono utilizzati specialmente nella retroilluminazione dei display dei computers portatili, ma trovano posto anche in molti modelli di scanner. Per poter funzionare occorre applicare ai loro capi una tensione di centinaia di volts, dipende dal tipo e modello. Recentemente ho disassemblato una serie di stampanti multifunzione HP (PSC2175, PSC2210, V40 ecc.). Spinto dalla curiosità innata che mi spinge a ridurre ai minimi termini tutto ciò che mi capita per le mani, ho disassemblato le unità di lettura di alcuni scanner ed ho notato al loro interno, oltre a degli interessanti sensori di immagine lineari, questi tubicini bianchi, collegati a dei piccoli circuiti da cui partono 2 fili, uno nero ed uno rosso (o giallo). Si tratta dell'inverter che trasforma una tensione continua ad una tensione più elevata necessaria all'innesco della scarica utile all'emissione della luce (ionizzazione del gas all'interno del tubo). Allora ho deciso di prendere una batteria (recuperata da un gruppo di continuità ormai atomizzato in una sera di "follia" elettronica) e provare ad alimentare l'inverter. Ci avevo già provato con un inverter smontato da un PC portatile con un risultato deludente. Nonostante avessi cercato di comprendere la piedinatura del pettine di collegamento, decodificare le sigle degli integrati e cercare di capire come alimentare il tutto, non sono alla fine riuscito a concludere nulla. Stavolta, con solo 2 fili, l'unica cosa che posso eventualmente "sbagliare" è il valore della tensione di alimentazione. Provo inizialmente con il valore di tre volt, poi 5, poi 6 ed alla fine 9,2 volt (la batteria era da 12 ma un pò scarica). Il tubo si illumina bene senza problemi anche a 12 volts. Già sto pensando ad alcune applicazioni. La luce è intensa, bianchissima e la tensione non troppo elevata. Potrei utilizzarli per illuminare l'interno dei cassetti, il mobile rack dove ho stipato i server e l'impianto di rete, magari il baule dell'auto che quella lampadina ingiallita è simile ad un lumino da cimitero. Mi resta solo il dubbio per la durata. Uno scanner è progettato per funzionare ad intervalli, giusto quello che serve per qualche pagina. Come si comporterà l'inverter ed il CCFL se decido di realizzare una lampada da tavolo? Posso trovare una risposta solo se provo ed esperimento. Come si può vedere dalle foto, ho smontato anche un modello a doppio CCFL. Prendo dei tubi di plastica o cartone, li taglio a metà, dipingo l'interno con una vernice riflettente (tipo cromo) e fisso il tutto su un asta flessibile. Il doppio CCFL lo userò per realizzare una lampada con due tubi disposti a V. La chiamerò Vaffa lamp.
alla prossima.

P.S. Il circo ha assunto dei pagliacci. Ripeto: Il circo ha assunto dei pagliacci

lunedì 2 giugno 2008

Il pitale del nonno II




L'ho finito. Ne è uscito un vero capolavoro. Dopo l'antitarlo, la ricostruzione delle parti mancanti, la sistemazione di due cornici, le mani di impregnante e vernice satinata all'acqua, il risultato è sbalorditivo. Posso solo mettere qui alcune foto che si commentano da sole . Nonostante il pessimo tentativo di un precedente "recupero", direi che il risultato finale può ritenersi soddisfacente. Ho utilizzato due zoccoli di legno vecchio per rifare due cornici mancanti.
Ci sono anche alcuni chiodi usati, fatti a mano, provenienti da altri recuperi. L'interno e la parte posteriore presentano ancora l'originale colorazione blu. Per uno dei due coperchi rotondi, ho preferito non procedere con l'aggiunta della parte mancante. Non sono così poi tanto bravo e temo che il risultato sarebbe stato deludente. Ad ogni modo, sono contento, non meno della mia compagna che mi ha ringraziato sin troppo per il "regalo" un pò particolare. Nel ringraziarmi mi ha caricato in auto 1 comodino antico, due panchetti tarlati da imbottire e ricoprire ed una cornice da sistemare... azz. Mi sa che ora se ne approfitta un pò troppo. Fortuna che non ha fretta, per cui posso prendermela comoda e iniziare quando voglio, fra un progetto e l'altro. Ok. per ora basta. Alla prossima.

P.S. Il tarlo preferisce il castagno. Ripeto: Il tarlo preferisce il castagno.