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lunedì 13 gennaio 2020

Color Laserjet HP 1600 paper jam

Un inceppamento della carta brutto brutto, ma davvero brutto. Ho una stampante laser a colori, HP1600 Color Laserjet, recuperata 11 anni fa da un azienda pezzente ma sprecona, rottamata per i soliti futili motivi e puntualmente rimessa in esercizio spendendo solo il mio tempo di tecnico fallito. 
Durante il periodo natalizio, decido di stampare delle decorazioni da attaccare su dei CD obsoleti (più vecchi di winzozz 98 per intenderci). Come al solito decido di strafare e prendo della carta fotografica lucida, seleziono un opzione a caxo che mi sembra ad occhio quella più adatta per ottenere la massima qualità e... BANG!!! la carta si arrotola ai rulli di uscita, praticamente quasi si incolla. Opzione sbagliata con carta non HP.
Tira, spingi, strappa, apri, tenta e ritenta.... niente da fare, l'inceppamento resta lì fermo come un monumento di granito. Terminata la sequenza di bestemmie in una lingua antica ormai dimenticata, è il momento di prendere delle decisioni. Fra le varie opzioni, una delle quali era l'acquisto di un nuovo modello (orrore!!!), scelgo ovviamente quella a costo quasi zero!. Smontare la stampante e rimuovere l'inceppamento a mano, togliendo il gruppo fusore che sta alla fine del percorso carta e tentare di togliere la carta inceppata come meglio si può. Le istruzioni di manutenzione si trovano facilmente in rete, almeno sino alla rimozione del fusore. 
Il problema è più serio del previsto. Praticamente tre quarti di un formato A4 sono racchiusi in un paio di centimetri... Con delicatezza, nonostante tutti i meccanismi bloccati, riesco a togliere quasi il 90% del rotolo inceppato... quello che rimane mi costringe a smontare ai minimi termini il fusore!!! Purtroppo sì, non c'era altra soluzione. Cerco in rete ma non trovo nessun video o nessun articolo al riguardo. Strano, probabilmente sono l'unico caso al mondo (e la cosa mi fa sentire unico :-D ). 
A naso inizio a togliere alcune viti, poi altre, sino ad aprire tutto il gruppo fusore e togliere l'ultimo pezzo di carta che, come al solito, nasconde una sorpresona... la superficie del tubo in silicone (fuser sleeve) è danneggiata, quasi strappata!... vabbè, già che ci siamo cambiamolo. Su ebai si trovano a poco più di 8 euri, spediti, non è una spesa esagerata. Ordino ed aspetto tre settimane, il tempo di una spedizione standard per arrivare in europa dalla cina (mentre in itaglia tre settimane sono tempi di consegna per comuni limitrofi, se va bene). Il tubo in silicone va reinstallato ungendo per bene la resistenza con il grasso speciale allegato. Operazione non proprio alla portata di un hobbista ma ce la possiamo fare. Al momento di rimontare il tutto realizzo una cosa... mi sono dimenticato di segnare le operazioni di smontaggio e il tempo di attesa combinato con l'età non proprio giovanile fa il resto. Mi ritrovo con le viti bene in ordine ma con i pezzi sparpagliati e proprio non riesco a ricordare come vanno combinati. Un puzzle senza schema...Oi oi, è un problema serio.  Ci provo in tutti i modi ma niente da fare.
Un gruppo fusore completo (codice RM-1821 o RM1-821 a 220 volts), magari rigenerato, costa più di cento euro. Non dispongo di quella somma nemmeno per fare la spesa di generi alimentari, figuriamoci per un pezzo di ricambio. Allora?? che faccio?? rinuncio?? Giammai!!! decido di cercare un altra stampante guasta, non importa se il fusore sia funzionante, mi basta lo si possa usare come pezzo campione per rimontare quello mio. Basterebbe piazzarsi in discarica nel reparto RAEE e prima o poi qualcosa da intercettare si trova, ma ci vorrebbe troppo tempo. Trovo invece, sempre su ebai, un modello identico a poco più di trenta euro, il cui difetto dichiarato è "stampa male". Dalle foto delle stampe intuisco che è un problema di cartucce rigenerate "ad penis" dal solito peracottaro che rigenera in cantina le cartucce di toner. Buona notizia. Mal che vada recupero il fusore funzionante, lo installo sulla mia e riparto alla grande. Tempo 24 ore (mitico venditore!) mi arriva il pacco a casa e procedo con lo smontaggio. Dopo un paio di ore di smanettamenti e bestemmie inedite inventate al volo, riesco a rimontare il mio fusore. Per scaramanzia, visto che non ho mai riassemblato un pezzo così complicato (il che spiega come mai non si trovano istruzioni in rete) monto nella mia stampante il fusore della stampante appena acquistata. Rimonto il tutto e... PAER JAM!!! coome?? ancora?? Daiiiiiii.... apro nuovamente la stampante e mi accorgo di aver collegato male un sensore a forchetta che segna la presenza della carta in uscita..... fiuuuuu, rimonto il tutto, calibrazione, inizializzazione, stampa pagina di prova... funziona!! Bene. E del fusore riparato?? cosa ne faccio?? lo vendo senza sapere se funziona?? no, decido di rimettere in sesto anche la seconda stampante. Il transfer belt (la plastica che elettrostaticamente trascina la carta) è in condizioni pietose, sporchissimo e completamente ricoperto di toner su tutta la sua superficie. Con un panno in microfibra ed alcool isopropilico lo pulisco per bene. Rimonto tutti i pezzi stavolta senza dimenticare nemmeno una vite e procedo con il collaudo. Alla prima stampa mi viene un mezzo coccolone... il toner si appiccica solo su una parte della demo page. Riprovo ed il difetto tende a diminuire....ok ho capito. Durante la sostituzione del tubo in silicone, a furia di maneggiare i pezzi nel tentativo di rimettere assieme il fusore, un pò di grasso è andato sui rulli di fusione.... il problema lo si risolve stampando una decina di pagine dimostrative e il tutto si sistema da sè. Non male. Posso dire di essere riuscito in un impresa mai tentata prima e sicuramente non documentata. 
Ora mi ritrovo con due stampanti laser a colori, funzionanti e con una quarantina di euri in meno. Potrei vendere quella recuperata per rientrare delle spese o con un micro margine per gli alimentari settimanali (magari frutta e verdura visto che sono anche a dieta). Potrei tenerla di scorta, per i pezzi di ricambio, così per i prossimi 10/20 anni sono a posto, in attesa che il lentissimo processo di digitalizzazione faccia il suo corso rendendo inutile la carta e l'abbattimento di alberi. Speriamo. Alla prossima. 

P.s. l'aquila è nel nido. Ripeto: l'aquila è nel nido.

martedì 14 giugno 2016

Sharp Z-20 (Mission impossible))

Mi ero quasi dimenticato di averla conservata. Una fotocopiatrice a piano mobile con inserimento manuale dei fogli, apparentemente funzionante ma senza toner. Inizialmente prevista per recupero dei pezzi all'interno (lenti, specchi, cuscinetti, microswitch, lampade, fusore, calamite cilindriche...) mi piacerebbe rimetterla in funzione. Un fotocopiatore, in generale, è ormai obsoleto, stante la facilità di reperire PC + scanner + stampante magari a colori. La soluzione con il PC però è leggermente complicata, occorre accendere tutto, aspettare che si avvii, avviare il software ecc.ecc... per una semplicissima copia... In aiuto può venire una multifunzione (meglio se laser, che le cartucce inkjet si seccano con una rapidità impressionante, specie quando l'uso è saltuario). Il problema è sempre il costo dell'unità. Se poi il fotocopiatore è recuperato agratis, un tentativo di rimetterlo in funzione è forte. Poche copie all'anno, al volo... si dai, è comodo, ci può stare. Il problema è la "vetustità" dell'apparecchio. Troppo datato, sembra, per suscitare l'appetito avido dei centri di assistenza. Alcuni non rispondono nemmeno, altri ti dicono chiaro e tondo che "non ne vale la pena" (la pena di chi?), altri che "non conviene" (a chi?), altri ci provano col deterrente del costo (60 euro solo per vederlo e la risposta è chiaramente no, alla fine, che tanto non lo guardano nemmeno per guadagnare di più...ladri disonesti).
Un giro in rete per verificare il costo della cartuccia... dai 30 ai 185 euro, da non credere, troppo... le parti di ricambio consumabili non si deprezzano col tempo al pari dell'hardware che li ospita. In fin dei conti è polvere sottile di plastica, che sarà mai? Viene da cercare il kit di ricarica... sempre trenta euri per una bottiglietta. Il prezzo minimo per una cartuccia che ho trovato è 18 euro free shipping (ultimi pezzi) ma solo per gli USA, a noi europei non la vogliono vendere. 
E così ci si ritrova per le mani un rifiuto tossico, colpevole di funzionare ma mancano i pezzi di ricambio o la manodopera specializzata per una manutenzione generale o i consumabili, una follia. 
Quindi? che fare? buttare? NO. Le difficoltà mi stimolano non poco e complice la testardaggine cerco di arrangiarmi. Alla prima cartuccia che trovo (magari la rubo in discarica) recupero il toner e provo a mettercelo, consapevole che i toner non sono tutti uguali ma chissenefrega delle raccomandazioni del solito ingegnere terrorista complice del venditore ladro e disonesto? Stavolta punto alla rigenerazione a costo ZERO. Alla prossima

P.S. Il toner è nero. Ripeto: Il toner è nero. 

martedì 24 aprile 2012

HP1600 magenta fix

Abbiamo già parlato di come risolvere il problema dei colori disallineati nella stampante HP1600. Dopo l'intervento già descritto, ho attivato l'opzione di calibrazione dopo 5 minuti di inattività, giusto per farla eseguire in automatico e così non ci penso più. Per chi invece non riesce a calibrare per bene la stampante (troppo trascurata in mano ad utonti della tecnologia) si può tentare di risolvere in questo modo. Questa stampante infatti ha un altro "problema", simile al modello HP2600 (la sorella maggiore assieme alla HP2605), dovuto all'uso ed all'età (e ripeto un uso trascurato). Dopo un pò, si nota che i colori non sono più brillanti, il nero assume una tonalità che vira verso il verde giallo (anche a causa di micro disallineamenti) e non sembra più tanto a fuoco. Nella stampa di test però si nota l'effetto più evidente. Il magenta (il "rosso" per capirci) appare sbiadito nella parte sinistra e si intensifica a valore "normale" man mano che si va verso destra. E' un problema congenito di questa stampante, niente paura, si può risolvere. 
La causa è l'opacizzazione del gruppo lenti/specchi. Del perchè poi il problema si evidenzi apparentemente solo sul magenta  è un "mistero", credo dovuto più alla posizione hardware ed agli effetti termodinamici interni alla stampante che ad altro. Per risolvere, occorre smontare la stampante e pulire lenti e specchi...semplice no? Dipende. L'operazione non è delle più facili in quanto occorre aprire e sezionare la stampante quasi ai minimi termini. Più si deve smontare la stampante e più probabile è creare guai. L'importante, come sempre, è buona attrezzatura, manualità, esperienza. Come si procede? Vediamo le operazioni passo passo. 
Si tolgono le 4 cartucce e le si ripone in luogo sicuro. Per comodità di manovra, si tolgono le due fiancate di plastica. Per la fiancata destra ci nono due viti da togliere. Una è posizionata dentro l'incavo che fa da maniglia in basso e l'altra è nell'incavo dove trova posto il cavo USB. Per la fiancata sinistra, basta osservare...sono a vista e non ci si può sbagliare. Occorre sganciare delicatamente le parti partendo dall'angolo in basso a destra e procedere con una lieve rotazione millimetrica dell'insieme, senza tirare troppo, procedendo con lo sgancio in senso orario. I ganci plastici sono appoggiati per meno di mezzo millimetro e non occorre tirare o sforzare troppo...pazienza (tenere aperto lo sportello frontale durante l'operazione). 
Si passa alla fiancata posteriore. C'è una quantità industriale di viti...vanno tolte tutte e si asporta la copertura mettendo a nudo l'interno. La scheda elettronica sinistra è l'interfaccia USB che credo contenga anche il firmware della stampante. Quella a destra è il "cervello" che governa il tutto e che si interfaccia anche con i motori, con i sensori carta e toner, con le ventole, ecc... Nella parte in basso, c'è il sensore di umidità (quello collegato con i fili gialli) che misura la "qualità" dell'aria ed informa il processore su come comportarsi con le temperature di fusione del toner. Le schede elettroniche sono montate su una piastra metallica. Non serve smontare i supporti delle schede che devono venire via assieme al supporto. Per togliere il supporto occorre smontare le viti che lo fissano. Le viti di fissaggio sono a vista, a parte tre che si trovano sotto la canalettta passacavo nera orizzontale in alto. Occorre toglierla assieme alla guida cavo nera che si trova in alto a destra. Per togliere le canalette guidacavo, si devono scollegare tutti i cavi dai connettori (senza tirare i fili ma il connettore!). Nella scheda di sinistra c'è una piattina ed un connettore bianco. Quest'ultimo ha una levetta da premere per lo sgancio (non tirare se non viene, altrimenti si strappano i fili). La scheda di destra invece ha più cavi, piatti ed ad innesto. Meglio fare una foto se si soffre di amnesie, così poi non si sbaglia a rimontare il tutto. Nel togliere i cavi piatti, evitare di prendere e schiacciare la parte terminale piegata su se stessa, altrimenti è facile creare delle interruzioni "invisibili" a occhio nudo. Una volta scollegati i cavi, occorre toglierli dalle guide, e lasciarli penzoloni ai lati. Il guidacavo nero destro è un pezzettino agganciato con delle alette plastiche da sganciare delicatamente senza farle saltare. Il guidacavo superiore viene via facilmente facendolo scorrere a sinistra. 
Tolte le ultime tre viti, prima nascoste dai cavi, il gruppo ottico risulta facilmente visibile. Per smontarlo, basta togliere 4 viti. Due nella parte superiore (occhio che per ovvi motivi sono molto dure e serve un ottimo cacciavite a stella della giusta misura) e le altre due nella parte inferiore (una delle quali in posizione "bastarda") che occorre ribaltare tutta la stampante per andar bene a toglierle. Una volta che il gruppo ottico è in mano, va riposto con le lenti in altro e si deve togliere il coperchio, Da questo punto in poi non si deve toccare con le mani quello che c'è all'interno. Una vite centrale ed una piccola molla sono l'unica "protezione" delle delicatissime parti interne (il coperchio superiore lato "lamiera" serve solo come protezione dalla polvere e non ha alcuna funzione "meccanica"). Dentro il gruppo ottico si notano delle lenti curve e 4 specchi "rosa". Il colore non è polvere di toner depositata ma il trattamento ottico necessario per migliorare la riflessione. Se il problema non è particolrmente grave, ad occhio nudo non si nota nulla di strano. Lenti e specchi sembrano puliti e perfetti. Vanno puliti lo stesso. Con un aspira toner (filtro EPA) ed un pennellino morbidissimo (quello fa fotografi per gli obiettivi va bene), si passa più volte sempre nello stesso senso sulle lenti più grandi che si affacciano verso le cartucce.
Per i poveracci come me, a cui nessun generoso ha mai regalato un aspira toner, ci si arrangia. Microfibra e pennello per obiettivi fotografici o al limite bastonici per la pulizia interna delle orecchie, facendo attenzione a non lasciare pelucchi e usarne uno (ed una sola volta) per ogni componente da pulire. 4 specchi (uno per colore + nero) e 8 lenti che raggiungerle c'è da impazzire e serve tanta pazienza. Meglio non smontare niente e non spostare nulla all'interno. Se si vuole, si può pulire anche il pezzo che ruota (quello quadrato con le facce a specchio) passando sui lati corti del cubetto rotante. Lo sporco che si raccoglie sulla testina di cotone è visibile e ci si rende conto di quanto poco ne basti per provocare un malfunzionamento come quello del toner sbiadito. Niente liquidi, niente pannetti umidificati, niente alcool, niente aria compressa, tanto meno quella in bomboletta che lascia residui... ad occhio nudo sembra pulito ma il tamburo della stampante vede cose che noi umani non possiamo vedere. Occhio anche ai pelucchi, l'alternativa è un ottima microfibra asciutta, evitando la microfibra cinese che microfibra non è. Dò per scontato che si usino i guanti in lattice (senza talco!!), lo dico, anche se di sicuro qualcuno non li userà pensando di non lasciare impronte di grasso che è difficilissimo togliere senza smontare gli specchi ed allora...addio stampante. La pulizia è fondamentale, meglio indugiare con doppie e triple passate che rimontare il tutto ed accorgersi che il difetto persiste. Terminata la pulizia, si rimonta il tutto... la sfida è terminare senza avanzare nemmeno una vite... io ho perso :-) Alla prossima

P.S. il gatto peloso dorme nella cassetta. Ripeto: il gatto peloso dorme nella cassetta.
P.P.S. grazie per le foto. Ripeto: grazie per le foto.

giovedì 16 aprile 2009

HP Color Laserjet 1600 (risolto)

Ho il morale alle stelle... ed un cliente felice in più. Sono riuscito a riparare il difetto dei colori sfalsati (disallineati) nella stampante HP Color Laserjet 1600 (vedi foto campione e post precedente). Chiamo il numero verde dell'assistenza e come mi aspettavo la Pamela mi fornisce un numero interurbano a pagamento. Chiamo il numero interurbano e, come suggerito, non pigio alcun pulsante di instradamento, così mi sorbisco per bene tutta la pappardella dei menu, compresa l'informativa sulla privacy. Alla fine risponde un tecnico ed inizia l'avventura.
Fase uno...verifica del firmware installato (20061127 ... una data rovescia) nella stampa Autotest / Configurazione (menu Report) ed aggiornamento al nuovo firmware (20070716)
Fase due... calibrazione consecutiva per tre volte e pulizia finale.
Se questa procedura non va, occorre, secondo il tecnico, sostituire il gruppo laser - specchi. L'ipotesi è suffragata dall'analisi dei numeri che compaiono in calce al rapporto autotest. Sopra le quattro bande colorate, compaiono due righe di testo. La seconda che inizia con "dh" è composta da quattro gruppi di numeri a 8 cifre ciascuno, rispettivamente per i colori giallo, ciano, magenta e nero. Secondo il tecnico, la media matematica di ogni gruppo di numeri deve dare come risultato il numero 50. Credo che quei numeri rappresentino l'intensità del laser per ogni toner o delle coordinate (di più non è stato possibile estorcere al tecnico, che credo non avrebbe parlato nemmeno sotto tortura). Nel caso in esame viene riportata una stringa come segue:

Giallo 53 55 56 58 133 133 132 134
Ciano 58 60 58 57 128 133 134 129
Magenta 71 73 73 68 118 119 120 124
Nero 10 8 7 10 12 12 10 12

Nero  disallineato HP Color Laserjet 1600Come si può notare, l'anomalia dei numeri si concentra proprio nel gruppo di 8 numeri relativi al nero. Forse lo specchio è sporco o il laser guasto (ipotesi)
Se la procedura di ripristino non funziona, il tecnico accapì "deve" aprire una richiesta di intervento di sostituzione del pezzo difettoso, sempre che il preventivo venga accettato dal cliente. Già ipotizzo un salasso esagerato anche perchè la garanzia è scaduta da appena sette giorni ed accapì su questo è tassativa... passato un anno anche di un secondo la garanzia non è più valida... complimenti per la precisione.
Procedo. Apro una pratica e poi con la tripla calibrazione e successiva pulizia:
Configurazione sistema -> Qualità Stampa -> Calibra colore -> Calibra ora
Assistenza -> Modalità Pulizia
Al termine provo a stampare una pagina di autotest ma il problema non si risolve. Richiamo l'assistenza, stavolta con il numero di pratica (aperta dando tutti i dati compreso lo stato delle cartucce) ed il pin di accesso. Due tentativi durante i quali ho ascoltato le quattro stagioni di Vivaldi. Alla fine mi risponde un tecnico diverso, pronto a darmi la soluzione... sostituzione del gruppo laser. Mi faccio consegnare il numero del pezzo da sostituire e chiedo contemporaneamente il preventivo. 100 euro solo per l'uscita del tecnico di zona, più il costo della parte di ricambio.
Passo alla ricerca in rete del prezzo della parte di ricambio - codice RM1-5181-000CN Trovo tre rivenditori, tutti oltreoceano. Si parte da 352,52 dollari sino a 355,73 dollari, con 90 giorni di garanzia più spese di imballo e spedizione. La stampante è stata pagata 159 euro più iva, a marzo 2008. A giugno 2008 è stata venduta ad un altro cliente a 139,00€ più iva. Se ci aggiungiamo il costo della manodopera, per sistemarla secondo accapì servirebbero più di 400 euro. Con una cifra del genere conviene buttarla e prenderne una di nuova. Sempre che non si conosca unamico. Preso dalla rabbia di questa pessima politica dell'usa e getta, di questo consumismo irresponsabile, decido di adottare il mio metodo..., o la va o si spacca. Prima si tenta con delle procedure "soft" che se non funzionano si procede con le procedure "hard" ovvero smontaggio e pulizia completa, sperando in un problema "meccanico" e non elettronico. Alla peggio si cerca qualcuno che ne butti una di uguale e di due se ne fa una. Il cliente è un mio amico e non mi va di proporgli il salasso. Allora? Alla fine l'ho sistemata ed ora è perfetta. Come? Io ho fatto così.
Si spegne la stampante (lasciarla spenta per almeno un minuto). Si premono contemporaneamente i due pulsanti freccia a sinistra ed a destra. Tenendoli premuti si accende la stampante e si continua a tenere premuto sino a quando non si accende. E' una procedura di reset - SUPER NVRAM INIZIALIZER. In questo modo si cancellano tutti i dati nella memoria protetta NVRAM, riportando la stampante nel modo "Generic Product" che cambia su "indefinito" il linguaggio usato e il settaggio "country/region". Si rilasciano i pulsanti ed occorre poi procedere con il settaggio del linguaggio e del media size (la carta) su A4.
La stampante entra automaticamente in modo calibrazione (occorre attendere che termini).
Terminata questa fase, per curiosità, ho stampato la pagina di autotest. La stringa dei numeri in calce viene completamente azzerata ma la stampa del layer nero appare sicuramente meno disallineata rispetto a prima. Procedo allora con quattro calibrazioni intervallate da stampe di controllo, il tutto seguito da una pulizia generale. Alla fine la stringa dei numeri appare come segue:

53 57 61 63 138 137 138 137
62 60 59 58 135 134 136 138
74 72 71 73 125 122 125 126
71 68 72 132 129 125 127

e il pattern di allineamento risulta perfetto (vedi foto). Problema risolto!.
Risultato: più di 400 euro risparmiati, ambiente meno ingombro dell'ennesimo rifiuto tossico, cliente felice, stampante praticamente nuova ed a me 40 euro in più in tasca (di più non me la sento di chiedere) che di questi tempi fanno comodo. Unico neo... il tamburo del nero rigato in 5 punti, colpa del ricaricatore peracottaro che ha colpito ancora. Ci sarà da chiedere la sostituzione "in garanzia" e senza discutere.
Morale della favola: Accapì "nell'assistere", poco si preoccupa di fare in modo che i propri clienti possano risparmiare, anzi sembra orientata a "vendere" riparazioni o sostituzioni. Credo che la cosa sia diffusa presso tutti i produttori di hardware e qui il vero business sono i consumabili. E' raro al giorno d'oggi trovare dei riparatori. E' più facile incappare in rivenditori senza scrupoli, che pensano più a sè stessi ed ai propri profitti che alle esigenze dei clienti. Sono cambiati i tempi, lo so, ma vorrei contribuire a cambiarli in meglio, ci sto provando ed a volte ci riesco, io la mia parte la faccio. Super morale della favola... al prossimo acquisto valuterò un altra marca...
Alla prossima.

P.S. Prevedo terremoto in quel posto. Ripeto: Prevedo terremoto in quel posto.

mercoledì 15 aprile 2009

HP Color Laserjet 1600

La stampante HP Color Laserjet 1600 non è malaccio. Stampa colori abbastanza brillanti, è adatta per piccoli uffici con esigenze "standard" di produzione di stampe a colori. Nulla a che vedere con la qualità fotografica delle tipografie, per cui per un catalogo è meglio rivolersi a stampatori professionali. C'è un problema però. Dopo un anno di onorato servizio, interrotto solo da un paio di cartucce difettose del solito ricaricatore peracottaro, si verifica un problema visibile in foto. Il nero viene stampato in modo sfalsato (a sinistra) rispetto al colore, di circa mezzo centimetro. A guardare la foto sembra di avere un problema alla vista. Il problema è della stampante, sicuramente non del software e non del driver. Se si stampa la pagina dimostrativa dal menu della stampante (scollegata dal PC), il problema si verifica in modo sistematico. Tutto il nero viene riprodotto fedelmente, spostato rispetto al colore che sembra nella posizione "giusta". Da cosa può dipendere? La stampante durante la sostituzione delle cartucce esegue una fase di calibrazione per allineare i colori. E' probabile che ci sia un problema di lettura durante la calibrazione, che sia entrato qualche corpo estraneo nel percorso della luce laser all'interno della stampante. Potrebbe anche essere uno specchio spostato, o sporco (vado ad ipotesi). Per me sicuramente un problema hadrware non segnalato dal firmware.
La garanzia è scaduta da meno di un mese... e c'è da pensare male in proposito. Allora chiamo il rivenditore il quale mi dice che è un problema hardware risolvibile solo da HP. Mi fornisce numero verde per l'assistenza e mi prospetta da subito l'acquisto di una stampante nuova a 150 euro. Domani chiamo l'accapì e sentiamo cosa mi dicono. La cosa strana è che il problema si è già verificato in altre stampanti ed altri modelli, sembra una cosa congenita del produttore a sentire il rivenditore. A pensar male, si può dire che accapì faccia in modo che le stampanti si rompano appena scaduta la garanzia. Di questi tempi l'ipotesi sembra credibile e la coincidenza conferma i sospetti. Certo è che HP in passato (25 anni fa) si è sempre distinta per l'eccellente qualità dei prodotti e del servizio di assistenza. Il tecnico arrivava in giacca e cravatta, minimo era laureato in ingegneria, si metteva il camice bianco e girava con tre valigioni enormi pieni zeppi di attrezzi introvabili in commercio ed una quantità industriale di parti di ricambio, anche quelle più insignificanti. Non se ne andava mai senza aver riparato i sistemi. Oggi i tempi sono cambiati e la cultura dell'usa e getta impera. E' da criminali produrre stampanti che "scadono", puntando il business solo sulla polvere colorata (toner). Da criminali. Così ci rimettiamo tutti, ci rimette l'ambiente, ci rimette il portafoglio, ci rimette soprattutto la fiducia nelle aziende che poi si lamentano per la contrazione dei consumi e rispondono a suon di sconti che aggravano sempre più il problema. Ovviamente le perdite dovute agli sconti vengono riversare sempre sulla manodopera a basso costo, sui materiali scadenti, sul sistema di distribuzione, ecc.. ed a rimetterci sono solo e sempre i lavoratori meno tutelati, le ultime ruote del carro come si suol dire. Domani chiamo il servizio di assistenza e vediamo cosa mi dicono... speriamo. Alla peggio la smonto pezzo per pezzo e cerco di risolvere con il vecchio metodo del fai da te che si fa per tre. Se nel frattempo qualcuno ha risolto, ha avuto lo stesso problema, sa come riparare questo difetto, mi contatti nei commenti per favore. Alla prossima.

P.S. Abbuffata all'orizzonte. Ripeto: Abbuffata all'orizzonte.

Aggiornamento - problema risolto (da me)

martedì 2 settembre 2008

Rigenerare una stampante laser


Le stampanti con tecnologia laser, sono soggette ad una serie di problematiche che, col tempo, le rendono praticamente inutilizzabili. Iniziano a stampare in grigio, sporcano il foglio, presentano delle rigature orizzontali o verticali, alcune aree risultano sbiadite o bianche. Ogni difetto evidenziato rivela un tipo di problematica diverso. Vediamo cosa si può fare.
Le righe verticali: Verticali guardando il foglio A4 con il lato più lungo in verticale. Indicano con buona probabilità la rigatura del tamburo o la presenza di qualche corpo estraneo a contatto (ragni, insetti, pezzi di carta strappata,...). Per ovviare a questo inconveniente è possibile tentare una pulizia accurata e lucidatura del tamburo fotosensibile, di solito incluso nella cartuccia, protetto da uno sportellino a molla che si apre all'inserimento, di colore verde, blu o tonalità intermedia. La pulizia si esegue con un prodotto specifico, prestando attenzione ad operare in un ambiente aspirato e micro-filtrato. Non è infatti per nulla salutare la respirazione di microparticelle invisibili di plastica che si accumula nei polmoni. Il tubo fotosensibile (che non va mai toccato a mani nude), si può sostituire se si trova il ricambio adeguato (difficilmente vendibile al privato come pezzo singolo). La sostituzione del tubo fotosensibile, richiede lo smontaggio completo della cartuccia. E' un operazione che si sconsiglia di eseguire a casa, a meno di disporre di adeguati strumenti. Si suggerisce pertanto di sacrificare il portafoglio (sic!) e rivolgersi ad un centro specializzato (evitando i peracottari che "rigenerano" in cantina).
Le righe orizzontali: sono spesso dovute a cattivo utilizzo del tamburo, rovinato lungo il suo asse longitudinale. Se il problema si manifesta sulla carta ad intervalli regolari, allora sicuramente siamo in presenza di un tamburo rimasto fermo per lungo tempo in ambiente umido e polveroso. Se si manifestano sulla superficie del tamburo delle rigature, si può pensare ad una maldestra manipolazione dello stesso in fase di sostituzione o stoccaggio. La distanza fra una riga orizzontale e l'altra, generalmente dovrebbe essere pari alla circonferenza del tubo fotosensibile
Le righe orizzontali "sbiadite": evidenziano invece che il tamburo è rimasto esposto alla luce per lungo tempo (conservarli sempre nella confezione originale dentro il sacchetto nero che non va buttato). Per risolvere, occorrerebbe applicarci uniformemente uno strato di prodotto elettrostatico (esiste in commercio ma è raro trovarlo e difficile procurarselo come privati).
Presenza di immagini o testo fantasma (della pagina precedente): Siamo in presenza di un problema al circuito di scarica elettrostatica, operato da un pettine di fibre flessibili collegate a terra. Spesso, per risolvere, è sufficiente pulire bene i contatti della cartuccia con un prodotto specifico a base di etanolo (cmq estremamente volatile e non grasso) o alcool isopropilico. A volte è necessario pulire anche i contatti interni, nel vano di appoggio della cartuccia toner. Alcuni modelli di cartuccia (es. Brother 700hl) hanno una slitta da far scorrere avanti ed indietro, che gratta la griglia metallica di carica. Nel fare questo, accade se non si è attenti che alcuni granelli di toner vanno a cadere sul tamburo, a volte peggiorando il problema.
Il toner viene via dal foglio: resta in polvere e viene via con le dita. Significa che non è stato fuso a dovere dal fusore che sta nella parte finale. Solitamente basta pulire il tamburo in silicone (arancione o grigio) con un apposito prodotto sciogli-incrostazioni (è in grado di sciogliere il toner già fuso, ovvero la plastica). Attenzione che in certe stampanti di ultima generazione potrebbe essere sufficiente cambiare (dalle impostazioni di stampa) il tipo di carta usata. La temperatura del fusore è infatti regolata dal firmware in funzione del tipo di carta (etichette, plain paper, carta lucida,, buste, acetati trasparenti ecc...)...fare dei tentativi prima di smontare il fusore è cosa saggia. Il Fusore, nei casi più disperati può essere reperito come parte di ricambio (se il portafoglio lo permette). Se proprio il toner non si attacca e resta tutto in polvere...il fusore è andato. Al suo interno c'è una lampada alogena od una resistenza elettrica (nei modelli HP) e vari termo-fusibili oltre ad interruttori bimetallici per evitare troppi surriscaldamenti. Questi interruttori bimetallici si ripristinano da soli quando la temperatura torna ai valori "normali" mentre i termofusibili una volta fusi sono da buttare (e difficilmente sono accessibili o reperibili come ricambi o addirittura sostituibili in quanto elettro-saldati ai collegamenti).
Presenza di macchie bianche dai profili ben definiti: Solitamente la causa è qualche etichetta rimasta attaccata al tamburo. In quell'area il toner non si attacca elettrostaticamente al tamburo. Il difetto si presenta ciclicamente sul foglio a distanza pari a quella del diametro del tubo fotosensibile.
Stampa sbiadita in aree verticali o aree diffuse su tutto il foglio: Le cause possono essere due. Contatti sporchi che impediscono al tamburo di caricarsi elettrostaticamente o Specchi di deflessione del raggio laser coperti da patina (micropolveri, fumo ecc...). Teoricamente una pulizia dei vetri accessibili dovrebbe essere sufficiente, tenendo bene a mente che occorre utilizzare un prodotto estremamente volatile e che non lasci residui grassi (niente benzina, acquaragia o prodotti a base di petrolio), meglio un panno in microfibra, asciutto. Ricordare che ciò che si vede ad occhio nudo (sembra pulito) non sempre è quello che viene visto dal sensore di lettura (solitamente dei fotodiodi). Nel 70% dei casi il problema si risolve. Nei casi più difficili, stampanti usatissime o utilizzate in ambienti polverosi o in presenza di fumo, il problema può risiedere negli specchi interni al gruppo laser. Nelle stampanti di qualità, questo è "sigillato" in modo che non entrino corpi estranei. Non sempre è così. Smontare un gruppo ottico non è sempre un operazione facile. A volte occorre smontare la stampante ai minimi termini per avere pieno accesso al pezzo. Solitamente il gruppo ottico è tenuto assieme con delle viti per cui è facile da aprire o tenuto assieme con delle clips plastiche su cui far leva con un cacciavite a testa piatta. Meno agevole invece lo smontaggio degli specchi e delle lenti (si suggerisce di lasciarle al loro posto in quanto allineate meccanicamente o a volte tenute in sede da colla). La parte maggiormente soggetta a sporcarsi è lo specchio di deflessione posto a 45 gradi nella parte di uscita del raggio laser. Si forma una patina semitrasparente che va rimossa con un panno in microfibra asciutto o imbevuto da solvente specifico (non deve lasciare pelucchi). Non usare prodotti tipo "vetril" o simili, che lasciano residui fastidiosi (coloranti, profumi ecc...) che potrebbero rendere inutilizzabile il pezzo.
specchio rotante a 4 lati Impensabile ordinare la parte di ricambio in quanto costa più della stampante nuova. Raramente è necessario pulire lo specchio rotante (esagonale, ottagonale o quadrato).
Foglio sporco - presenza di macchioline (caccole) disposte casualmente sul foglio. Il problema risiede nel gruppo fusore, composto da due rulli. Uno in gomma siliconica ed uno riscaldante ricoperto da una plastica resistente alle alte temperature. La gomma siliconica può perdere col tempo la sua capacità antiaderente e va rigenerato con apposito spray, assieme all'altro tubo riscaldante sulla cui superficie andranno rimosse tutte le eventuali tracce di toner "rinscecchito" con un solvente specifico (raro e disponibile solo nei centri specializzati).
Altri sintomi possono essere causati da problemi ai contatti. Quest'ultimi sono assicurati con delle piastrine in rame o acciaio o dei perni a spinta su delle molle. La polvere di toner, sottilissima, si annida, si infiltra e si accumula col tempo nei posti più impensabili. Evitare di sparare l'aria compressa per rimuoverla, si rischia di annidare la polvere in posti ove prima non era presente. Evitare di aspirarla con il "folletto" o con qualsiasi aspirapolvere usualmente in commercio del tipo a sacchetto di raccolta. Si ottiene solo di disperdere la polvere nell'ambiente in quanto i normali filtri non riescono a trattenere le micro particelle di toner. Se si usano invece i modelli aspiratori ad acqua e micro-filtro, non so se possono andare bene. Sicuramente meglio dei precedenti. Per aspirare il toner esistono in commercio degli aspira-toner portatili con microfiltri specifici. Personalmente mi fido di quest'ultimi, anche se la tentazione di creare un sistema di microfiltrazione dell'aria auto costruito mi stimola parecchio (e non è detto che prima o poi ci provi).
Che altro suggerire? La rigenerazione di una stampante laser è possibile, per raddoppiare la sua durata, ma richiede un minimo di conoscenze , di attrezzature e prodotti che non sono proprio alla portata di tutti. Come sempre va valutato il costo di rigenerazione che non si concentra solo sulla cartuccia ma su tutta l'apparecchiatura. Il tempo necessario ad una rigenerazione completa varia dalle tre alle cinque ore (per un lavoro a fondo ed in funzione della marca). E' quindi economicamente poco conveniente farlo come impresa, ma se si ha il pallino di arrangiarsi ed il portafoglio vuoto, è possibile. Come ultimo recupero, ho adottato una Lexmark E323 con interfaccia di rete, destinata al macero da un azienda seguita da un informatico particolarmente sprecone (tanto i soldi dell'azienda non sono i suoi... si vanta in giro). Senza prodotti specifici, con l'animo della serie "o la va o la spacco", ho pulito i rulli e le finestrelle di uscita del raggio laser (quelle accessibili dall'esterno) con uno sgrassante (Cyclon) e dei normali fazzoletti di carta (più un paio di "cottonfiocc" per le orecchie), senza la necessità di smontare nulla (beh, il tamburo/cartuccia si, ovvio). La cartuccia che contiene il tamburo è stata rigenerata presso un centro specializzato... 30 euro, azz...un vero furto. Cmq funziona che è una meraviglia (ho avuto c*lo dai). 10 ppm contro le 4 ppm della precedente che è andata in pensione, in attesa di essere smontata e per di più con funzionalità di rete (una porta usb disponibile nel server per altre apparecchiature). La necessità aguzza l'ingegno e di necessità in virtù. Alla prossima.

P.S. Ugo vuole più formaggio. Ripeto: Ugo vuole più formaggio.

venerdì 29 agosto 2008

disassemblaggio selvaggio

Ci sono delle sere, come questa, che mi piglia il ruzzo di smontare qualcosa e ridurlo ai minimi termini. Ho appena terminato di fare a pezzi una laser, Kyocera che funzionava perfettamente ma ingombrava inutilmente il laboratorio. Domani un giro all'ecocentro e sistemo ferro, plastica, toner e altri materiali separati. Le schede elettroniche le tengo per recuperare i componenti elettronici. La lampada a filamento del fusore è rigorosamente stoccata con le altre, in attesa di farmi venire la voglia di costruire delle piantane di illuminazione. Ne ho approfittato anche per aprire dei gruppi ottici di alcune stampanti laser messe da parte. Specchi, lenti, circuiti di regolazione per i motorini di deviazione della luce e tre diodi laser con tanto di circuito driver... di quest'ultimi ne ho a iosa, alcuni già fusi in seguito ad alcuni esperimenti andati a male. Da quelli funzionanti, se riuscirò ad accenderli, vorrei tentare di realizzare un microfono laser da puntare sulle finestre ed inter*ettare le conversazioni. Ho letto alcuni schemi di principio, che a vederli sembra più una bufala che verità. Ma il principio può essere valido e con un sistema di lenti, un paziente lavoro sperimentale di messa a fuoco, non dovrebbe essere difficile tentare qualche esperimento e verificare se la cosa è fattibile. Basta captare la (micro)vibrazione e trasdurla in modo che sia udibile con un adeguata amplificazione. Meglio se si usa un laser ad infrarosso, altrimenti l'inter*ettato potrebbe notare il puntino luminoso. Nel frattempo parcheggio il tutto in attesa di qualche serata piovosa, dove è "vietato" uscire se il buon senso prevale. Una interc*tta*ione fai da te credo sia vietata, o forse il suo utilizzo, ma so che molti investigatori, cara*inieri e p*lizia se ne fregano delle regole (alla faccia dei diritti) ed inte**ettano, sp*ano, ped*nano... senza autorizzazioni, giusto per ottenere qualche informazione che li indirizzi ed andare quasi a colpo sicuro. L'importante è non farsi pizzicare ad utilizzare questi strumenti, possederli non credo sia reato. Nemmeno realizzarli a scopo sperimentale o di ricerca scientifica. Non sono un tipo abituato a farsi gli affari altrui, anzi, ma noto sempre con maggiore frequenza che molti si specializzano nel farsi quelli degli altri, con dedizione crescente. Quelli poi che quando ti incontrano sono tutto un sorriso ma cambiano atteggiamento appena te ne vai, sparlando, calunninando, denigrando, mentendo,.... quelli ormai non si contano più da quanti sono. Educazione zero. alla prossima

P.S. il cappellaio è uscito. Ripeto: il cappellaio è uscito.

domenica 1 giugno 2008

Reti resitive

Nel frugare fra i componenti elettronici, deciso a verificare il funzionamento del modulo che ho sviluppato per il kernel linux con la realizzazione di un circuito a led da collegare alla porta parallela che dovrà pilotare lo stepper installato nel fusore progettato per realizzare i circuiti stampati col metodo a trasferimento di toner, mi sono trovato in mano un cassettino etichettato "Resistenze da catalogare". Quale miglior posto per reperire 8 resistenze da 1000 ohm 1/8 di watt?
Ad una più attenta analisi trovo anche dei componenti neri con i piedini tutti in una fila e con una sigla sconosciuta, accantonati in attesa di essere classificati ed ordinati. Sono delle reti di resistenze confezionate in quel modo per risparmiare spazio sui circuiti stampati, generalmente usate come resistenze di pull-up. Dopo averle separate dal resto, inizio un paziente lavoro di raggruppamento per valore... già, ma quale valore? Una rapida e superficiale ricerca in rete non mi è molto di aiuto. Decido di andare ad intuito. Innanzitutto occorre scoprire come sono disposte le resistenze, solitamente con un capo in comune o singolarmente separate le une dalle altre.
Per fare questo infilo il componente in una breadboard sperimentale e con dei ponticelli di filo "porto fuori" i collegamenti per poterli misurare agevolmente con i puntali del tester. Una piccola serie di misurazioni confrontata con le sogle stampigliate sul contenitore della rete resistiva mi permette di classificarle molto rapidamente. Dalle prove sperimentali ci si accorge che ogni produttore adotta un proprio metodo di sigle che però, con un minimo di fantasia è possibile decodificare, fatte salve alcune eccezioni. Facciamo alcuni esempi con alcune sigle...
Una lettera A o B indica nel primo caso un collegamento della rete resistiva con un comune a tutte le resistenze, mentre nel secondo caso (ove può comparire anche la lettera "C") indica che ogni resistenza è isolata dalle altre. In alcune codifiche, la lettera A o B è preceduta da un numero che può indicare o il numero di resistenze presenti nella rete resistiva o il numero di pin che caratterizza la rete. La cifra 9 ad esempio può indicare la presenza di 8 resistenze più un capo in comune (quindi rete resistiva di tipo A).
Poi solitamente esiste un numero a tre cifre, le prime due delle quali indicano il valore a cui va aggiunto un numero di zeri pari alla terza cifra (è il moltiplicatore simile a quello delle resistenze con le bande colorate). Una lettera "finale" J o G dovrebbe indicare, presumo, la tolleranza. In alcuni casi il valore è indicato in chiaro con tanto di unità di misura. Un puntino o una barretta serigrafata, indica il pin comune a tutte le resistenze collegate secondo la disposizione di tipo "A".

Ecco alcuni esempi:
AE10K
9A103J
10KJ
1A103J
10KohmJ
Le sigle qui sopra sono sigle comuni per rete resistiva di tipo A, composta da resistenze del valore di 10 Kohm

A102J rete resistiva di tipo A, da 1 Kohm
B100J rete resistiva di tipo B, da 10 ohm
C10ohm rete resistiva di tipo C (?), da 10 ohm
B472J rete resistiva di tipo B, da 4,7 Kohm
A472J rete resistiva di tipo A, da 4,7 Kohm
A472G rete resistiva di tipo A, da 4,7 Kohm
A8472J rete resistiva di tipo A, da 4,7 Kohm
9A472J rete resistiva di tipo A, da 4,7 Kohm

Di fronte alla sigla 316J, dato che il mio multimetro misura solo sino a 2 mega ohm, suppongo siamo in presenza di resistenze da 31 mega ohm

Esistono anche delle sigle "esotiche", quali:
10X561G rete da 9 resistenze (10 pin) collegate con lo schema A (1 capo in comune), da 560 ohm
L101S104 rete da 10 resistenze collegate con lo schema A (1 capo in comune), da 100 Kohm

E per finire la sigla misteriosa su un contenitore tipo DIL da 16 piedini compatibili con gli zoccoli a passo integrato. Sigla IAM E3318. Le prime tre lettere presumo indichino il produttore, la cifra indica 8 resistenze indipendenti da 330 ohm.
OK. Ora, "finalmente" anche questi componenti sono in ordine nei cassetti. Pian piano, man mano che mi serve qualcosa, ne approfitto per mettere un pò d'ordine. Non penso nemmeno alle sorprese che avrò quando inizierò a catalogare i chip di memoria flash, i processori, le E2prom, le interfacce rs232 che so di avere da qualche parte in attesa che li utilizzi per qualche progetto. Per stasera basta. Mi sono meritato un pò di riposo. alla prossima.


P.S. Attenti al lupo. Ripeto: Attenti al lupo.

lunedì 14 aprile 2008

Toner fuser per PCB (3)

Alla fine sono riuscito a rompere il motoriduttore. Volevo solo tentare di migliorare il meccanismo di trascinamento del rullo fusore. Vedi foto del post precedente "Toner fuser per PCB (2)", ho inserito 2 cuscinetti a sfere dentro le due ruote solidali sullo stesso asse. E' stato un bel lavoro di dremel per allargare a mano i fori (16mm con l'attrezzo levigatore tondo piccolo in carta vetrata). I due ingranaggi girano perfettamente sull'asse senza attriti apparenti. Il perno di supporto l'ho fissato con una vite ed una rondella, con un tubicino distanziatore ed una molla. Il perno, ora raddrizzato ed a 90° rispetto il pannello di supporto ha spostato verso il lato "sbagliato" l'ingranaggio che ora entra a fatica nell'accoppiamento della ruota che sta sul motorino. Risultato? Crack! Si sono rotti gli ingranaggi di demoltiplica a causa dell'eccessivo sforzo. Nessun problema, la cosa era in preventivo e come avevo già annunciato sono già pronto con una nuova soluzione. Ho ripreso lo stepper e sto programmando un device driver per linux che lavori sulla porta parallela (/dev/stepper). Per ora, in attesa di progettare un circuito dedicato, mi accontento di questa soluzione. E' una questione di orgoglio, una sfida stimolante che mi sprona a proseguire. Per oggi basta, mi merito un pò di riposo e soprattutto un pò di distrazione dai disastrosi risultati elettorali che stanno emergendo. La vedo molto dura per il futuro e per le persone oneste. Ciao.

P.S. Attenti al nano bugiardo. Ripeto: Attenti al nano bugiardo.

domenica 13 aprile 2008

PCB a trasferimento di toner

Le prove sperimentali di trasferimento del toner, dalla carta al rame delle basette elettroniche, hanno dato risultati soddisfacenti. In rete si trovano video, progetti e istruzioni sul come fare, generalmente con il metodo del ferro da stiro e successiva "pelatura" della carta in acqua calda.
Entrambi i metodi sono lenti e poco pratici. Il laminatoio che ho progettato e realizzato funziona meglio, con metodo ripetibile (tempi e temperature pre-impostate), senza necessità di mettere il PCB in ammollo, dover aspettare e pelare la carta con il rischio di graffiare lo strato protettivo e dover rifare tutto da capo. Per la stampa ho utilizzato una Brother HL730 Plus. Ho a disposizione una laser Lexmark E35 (in attesa di riparazione) e farò delle prove per verificare cosa succede con un toner diverso. Sono inoltre in procinto di acquistare una laser a colori (Samsung) e sono curioso di verificare se, con un toner diverso, il metodo è ancora valido o meno.
Ho sperimentato tre tipi di carta, a disposizione nei miei cassetti della cancelleria, tutti per le stampanti a getto di inchiostro:
Carta 1 - 797N Vista color White glossy film for color inkjet plotters (100u/.004") della Keuffel & Esser. Carta dalla superficie lucida. Non so se è ancora in vendita in quanto ne ho acquistato una risma ancora più di 10 anni fa, in occasione della mia prima stampante a colori a getto. Risultato pessimo. Il calore tende a colare la superficie trattata (sembra una specie di termo-plastica) ed il toner tende a rimanere quasi tutto saldamente appiccicato alla parte trattata per la stampa. In alcuni punti, sul rame del PCB, restano dei residui di carta di dimensioni di qualche millimetro.

Carta 2 - FF. Photo Gloss 140G/m2 cod. 13P75064 della ADIT Plotter service (Milano). Questa carta ha dato risultati migliori rispetto alla precedente ma tende a "fondere". In alcuni punti il toner non si è perfettamente trasferito dando risultati insoddisfacenti.

Carta 3 - Folex IP Top Color 120 Carta bianca opaca 120G/m2 trattata per stampanti ink-jet. Ottimi risultati. Tutto il toner si trasferisce sul rame senza lasciare tracce residue di toner sulla carta e permette un distacco totale senza necessità di bagnare la carta in ammollo con l'acqua calda. Anche nei particolari più minuscoli, il toner risulta perfettamente trasferito e le piste sottili risultano nitide e ben definite. Il colore del toner assume una tonalità tendente al grigio, segno che, nel distacco, si trascina delle particelle superficiali del trattamento della carta.

Per ottenere il risultato con la Carta 3 ho azionato i rulli a mano. Tenendoli fermi per due o tre secondi, la carta inizia ad imbrunirsi, specialmente ai lati che non aderiscono al rame. Nelle foto si possono vedere i "fallimenti" delle prove effettuate. La terza foto del PCB fa riferimento al trasferimento perfetto del toner sul rame. Il passaggio del PCB fra i rulli deve essere molto lento, per dare il tempo al rullo di trasferire la massima quantità di calore in ogni punto e, grazie alla conduttività termica del rame, preriscaldare la rimanente parte della superficie da trattare.
Un ottimo risultato. Fatte ulteriori prove e sistemato il motore di trascinamento, passerò all'incisione nel percolruro ferrico per verificare la "tenuta" del toner. Sono fiducioso e soprattutto moooolto soddisfatto. Ora vado a stendere i panni, che fra un PCB e l'altro ne ho approfittato per fare una lavatrice. Ciao, alla prossima.

P.S. La transumanza è in atto. Ripeto: La transumanza è in atto.

Toner fuser per PCB (2)

Oggi tutto il giorno a trafficare in laboratorio. Obiettivo: sistemare gli ingranaggi di trasmissione del moto per far girare i rulli del laminatoio per PCB che sto costruendo. Ho smontato le ultime 2 laserjet HP 1100 per recuperare gli ingranaggi che mi servivano. Ho recuperato un cuscinetto a sfere (da un lettore floppy da 5 1/4) del diametro interno giusto per il perno di sostegno. Ho tentato di praticare un foro da 16mm al centro della ruota di trascinamento con una punta da legno. Risultato disastroso. Ho una colonnina di sostegno del trapano assolutamente inadeguata (di quelle che si trovano al brico e per giunta di recupero) con un gioco tale da far vibrare la punta in modo incontrollato.
La ruota ero riuscito a fissarla bene in modo che stesse ferma, ma la punta se ne va per conto suo rendendo impossibile centrarla con precisione. Ho quindi pensato di fissare la ruota al cuscinetto con della termocolla dura (per metalli) e fissare il perno al sostegno di multistrato con una vite ed una molla di spinta. La cosa ha funzionato per un pò... poi il ruotino fissato al perno del motorino si è sfilato (nonostante avessi tentato di tenerlo in posizione con una piastrina di contro spinta in teflon. Risultato... tutto da rifare.
Ormai è questione di orgoglio e la mia testardaggine mi suggerisce di andare avanti. Ne ho comunque approfittato per fare delle prove e verificare se la temperatura del fusore fosse adeguata. Azionando il perno a mano ho così testato tre tipi di carta e varie velocità di rotazione. Ho ottenuto ottimi risultati alla fine e soprattutto, ho verificato con metodo sperimentale la velocità di rotazione ottimale. Ho deciso quindi di tornare ad azionare i rulli con il motore passo passo già collaudato. In questo modo devo predisporre un altro contenitore, senza trasformatore stavolta, per azionare l'elettronica già sperimentata. Al posto del microprocessore, userò un circuitino (da progettare) in grado di comandare le 4 fasi del motore, in modo da evitare di dover accendere il PC per far funzionare il tutto. Passo all'azione. alla prossima.

P.S. Le pappagalle hanno parlato. Ripeto: Le pappagalle hanno parlato.

sabato 12 aprile 2008

Toner fuser per PCB (1)


Ho quasi terminato il laminatoio per i circuiti stampati. Dopo le rifiniture alla base di sostegno del fusore e dopo la costruzione di un contenitore per le parti elettroniche, devo solo sistemare un ultimo particolare. L'ingranaggio di demoltiplica centrale, fra il moto-riduttore e l'asse del fusore, si piega a causa del foro che ospita il perno. Lo sforzo di avanzamento ha causato una lieve deformazione del legno su cui è infilato. Devo trovare una soluzione adeguata per fare in modo che l'asse resti al suo posto senza giochi o movimenti indesiderati. A mali estremi lo monto su un cuscinetto recuperato da un lettore di floppy disk da 5 1/4. La vedo dura. La mancanza di attrezzatura per la lavorazione dei metalli si sta facendo sentire. Proverò a "blindare" il supporto con delle lastrine di alluminio se riesco a fare un foro abbastanza grande (ho solo punte da legno...boh...). In attesa di procedere, riporto una serie di "inconvenienti", a futura memoria, registrati durante il montaggio. Il dimmer modificato ha subito ulteriori modifiche....inutili. Ho infatti misurato la resistenza del fusore (80 ohm) e quella di una lampadina da 40 watt (95 ohm). I valori quasi coincidono, per cui il dimmer commerciale (da 40 a 180Watt) è più che sufficiente per lo scopo. L'avevo modificato con un potenziometro a slitta dello stesso valore (47K). Quest'ultimo, purtroppo, mancante dei fori di fissaggio a pannello. L'ho sostituito con un altro modello da 50K. La variazione di resistenza ha probabilmente sballato il partitore che alimenta il diac. Risultato è saltato il fusibile e devo ora verificare che non si sia guastato qualche componente. Resta nel pannello di plexyglass del contenitore che ho realizzato, la fessura predisposta per il cursore a slitta. Pazienza. La posso utilizzare per tarare il trimmer del nuovo dimmer senza dover aprire il coperchio del contenitore. Se volessi "tapparla" in futuro posso sempre utilizzare la saldatrice ad ultrasuoni che riesce a saldare il plexiglass senza problemi (sicuramente meglio della colla).

Per fissare la presa VDE di alimentazione al plexyglass ho dovuto aiutarmi con la pistola a caldo, usando una termocolla per metalli (grigia). Nonostante l'uso di una piastrina, senza colla la presa si sfila quando si scollega il cavo di alimentazione. Ora posso tirare senza timore che la presa è ben ferma al suo posto.


Nel collegare gli interruttori e le le spie del pannello frontale ho preferito i connettori fast-on che presentano un inconveniente.... sono terribilmente ingombranti e poco eleganti.

Nel rifilare i bordi del contenitore, per far combaciare perfettamente il legno ed il plexyglass, mi è scappata la mano in un paio di occasioni, creando delle smussature antiestetiche.

Non ho resistito dal dare una mano di mordente al legno che sorregge il fusore. Tinta noce senza vernice... per ora. Eventualmente, a lavoro collaudato, una mano di vernice lucida, rigorosamente all'acqua (un pò di rispetto per l'ambiente suvvia!)

Il trasformatore è sovradimensionato per l'uso che ne devo fare, pesa una tonnellata e ingombra parecchio. Devo verificare un trasformatore a basso profilo che ho recuperato da un terminale DTE ISDN per misurare le tensioni in uscita. Magari riesco a realizzare un secondo alimentatore meno ingombrante e più leggero.

La sezione dei cavi di collegamento interno è sovradimensionata. Ho utilizzato i fili di un alimentatore da PC... sic.
Per collegare la console al gruppo fusore ho utilizzato un cavetto che si è rivelato inadeguato. Mi servono 4 fili, 2 per alimentare il fusore e 2 per il motorino di avanzamento. Me ne sono accorto dopo che avevo praticato il foro nel pannello. Allora ho optato per il cavo di una tastiera AT (per fortuna avevo conservato anche la presa da pannello). I fili sembrano troppo sottili, ma reggono bene. 9 volts e 60 volts AC non dovrebbero creare problemi. Casomai li terrò sott'occhio se scaldano. Credo che la cosa sia assolutamente "fuori norma" e un tantino pericolosa, per cui sconsiglio vivamente di prendere ad esempio tale soluzione.

Mi è venuto in mente dopo ma non ho previsto nessun fusibile in ingresso. Non dovrebbe essere necessario, a meno che non vada in corto il trasformatore (anche se la cosa mi pare un tantino improbabile). Ad ogni modo, vedrò di prevederlo in futuro, a collaudo ultimato.

Da una prima prova sperimentale ho regolato la tensione che alimenta il fusore a 60 volts alternati per ottenere una temperatura che "a occhio" dovrebbe essere sufficiente (nei prossimi post pubblicherò i valori più precisi) per fondere il toner già stampato su carta lucida. Se non dovesse andare bene , sono intenzionato a procurarmi i fogli "press.n & peel" previo controllo del budget disponibile, sempre in rosso ovviamente. Ad oggi il tutto è realizzato interamente con pezzi di recupero, viti, ingranaggi, piastrine, fili, trasformatore, compreso.

Per ora basta. Domani vado a non votare. Fra i "candidati" per modo di dire (tanto decidono le segreterie dei partiti a chi dare la sedia) ci sono 100 delinquenti, ladri, corrotti, condannati, mafiosi, sovversivi, pedofili... (56 solo di forza Italia e poi a scalare con AN e Lega). Una vera schifezza. Non voglio essere loro complice. Rifiuto un sacrosanto diritto che mi hanno tolto con l'impossibilità di scegliere il mio candidato (incensurato).
Buona notte

P.S. Adesso BASTA!. Ripeto: Adesso BASTA!

venerdì 4 aprile 2008

Fuser fused

Un mezzo successo. La teoria del dimmer modificato funziona alla grande. Ho sostituito il filtro antidisturbo ed il triac con uno di potenza. Unico "inconveniente" irrilevante per l'uso che ne devo fare, è l'innesco incontrollato del triac a media luminosità (la lampadina lampeggia). Poco male. Non devo pilotare carichi per illuminare gli ambienti. Dalle prove effettuate collegando il fusore del toner al dimmer modificato ho misurato una tensione di alimentazione di 63 volts alternati. Il fusibile ha retto bene, anche se mi ero dimenticato di sostituire quello originale da 800ma con uno più grosso. La temperatura del rullo in 10 secondi è arrivata a 75°C... poi si è spento.
E' saltata la protezione interna e devo cortocircuitarla per evitare di sperimentare il valore della tensione da applicare. Presupponevo inoltre che i rulli resistessero a temperature molto più alte, almeno sino a 100 gradi ed oltre. Inserendo la sonda di misurazione della temperatura ho notato che il contro-rullo si è inciso (leggermente colato) mentre nella plastica di copertura della resistenza riscaldante è rimasta una traccia di materiale. Decisamente il fusore era progettato per lavorare con temperature più basse, forse in corrente continua (devo controllare se esiste il dato della temperatura di fusione del toner HP).

Pazienza. Se non riesco a sistemarlo smontandolo ai minimi termini e modificando le parti che mi interessano, ho 2 alternative possibili. la prima: uso il fusore già collaudato (quello precedentemente testato e che funziona con una lampadina alogena come elemento riscaldante). Devo solo rifare gli ingranaggi di trascinamento in quanto allo stato attuale è troppo veloce. La seconda: ho dei tubi di alluminio (sempre di recupero da vecchie laser) e dei contro-rulli in gomma siliconica (credo). Una lampada alogena della dimensione giusta riesco a trovarla. Rifaccio di sana pianta il meccanismo. Una scappatoia ce l'ho. Ho altre 2 laser da fare a pezzi per verificare il tipo di fusore utilizzato. Eventualmente ho ancora un paio di fusori intatti messi da parte, devo solo cercare dove li ho messi.
L'importante è aver realizzato 2 elementi importanti: il sistema di avanzamento passo passo che funziona ed un dimmer di potenza che funziona (anche se devo provarlo a piena potenza se regge).
Procedo senza timore che la meta è vicina. Per ora basta. Devo dedicarmi ad altre faccende. Alla prossima

P.S. La cenere è tossica. Ripeto: La cenere è tossica.

giovedì 3 aprile 2008

Dimmer per toner fuser

Voglio tentare, in alternativa ad un progetto da zero, di modificare un dimmer per lampade da tavolo. Ovviamente di recupero, l'ho aperto ed ho notato che non è molto diverso dagli schemi che si trovano in rete. Devo solo fare un paio di modifiche. Il Triac sicuramente è inadeguato all'uso che devo fare. Il filtro antidisturbo (una bobina toroidale) è composto da un filo troppo sottile per supportare la corrente assorbita dalla resistenza del fusore che sto realizzando per il laminatoio per PCB. Ergo, se la logica non mi inganna, sostituisco il filtro con uno più grosso ed il triac lo recupero da una mother board di una stampante laser che ho appena fatto a pezzi (ovviamente plastica e metalli separati e regolarmente smaltiti negli appositi contenitori dell'eco centro). Dovrebbe funzionare, spero. Se il Triac non innesca proverò a diminuire il valore delle resistenze sul gate con valori sperimentali via via più piccoli. Sono fiducioso. Spero di non aver sbagliato qualche ragionamento, ma credo di non sbagliare. Ovviamente, se qualcosa va in fumo, sarò pronto a postare qui i risultati, senza timore di elencare anche gli insuccessi. Li trovo stimolanti e didatticamente utili ad imparare, progredire, migliorare la logica del ragionamento... tanto non devo dimostrare a nessuno che sono bravo. Alla prossima. Un abbraccio

P.S. il Tricheco è scappato. Ripeto: il Tricheco è scappato.

domenica 30 marzo 2008

PCB - Toner fuser

Procede bene il lavoro di costruzione del laminatoio per la produzione dei circuiti stampati (PCB - Printed circuit board) a trasferimento di toner. Dopo aver risolto il problema della coppia di torsione del motore stepper utilizzato (vedi post precedenti) ho realizzato lo scheletro di base per trasmettere il movimento dell'asse al fusore di toner recuperato da una stampante laser HP. La difficoltà maggiore è stata nel togliere il pignone dall'asse del motorino senza un adeguato estrattore. Dopo vari tentativi alla fine sono riuscito a sostituirlo con un ingranaggio di recupero (in teflon) recuperato dal mucchio di ruote ed ingranaggi pazientemente accumulati nel tempo).
Il nuovo pignone, dopo aver adeguato il diametro del perno, funziona egregiamente. Un minimo di lavoro di falegnameria per posizionare motore e fusore in modo che l'accoppiamento lavori meccanicamente senza perdita di passi è stato fatto con l'aiuto di normale attrezzatura da hobbista.
La staffa di fissaggio del motore è incollata alla base tramite tre tasselli in legno da 6 millimetri, centrati sul pannello multistrato utilizzato. Per fortuna il fusore utilizzato ha 2 leve di regolazione della distanza tra i rulli. Lasciano il posto per il PCB che avanza senza eccessivo sforzo.
L'inserimento del PCB deve un pò essere agevolato "a spinta" all'inizio. Una volta entrato avanza senza difficoltà.
Per la velocità di avanzamento dovrò fare delle prove sperimentali e calcolare il tempo necessario di trasferimento del toner sul rame in base alla temperatura dei rulli (il rullo che scalda è quello superiore). Per ora ho settato via software le pause tra una fase e l'altra (step time) a 250 mS, sufficienti per un avanzamento lento che a occhio dovrebbe andare bene.
Implementazioni future: Un pulsante per incrementare o decrementare la velocità di avanzamento; Un regolatore di corrente per la temperatura del rullo. Dei pulsanti per invertire il moto di rotazione avanti ed indietro in modo da fare eventualmente più passate senza dover reinserire più volte il PCB; un display che mi visualizza i valori di laminazione tipo velocità, temperatura, direzione, tempo totale di lavoro. Cose "superflue" ma utili per imparare.
Per ora basta, è domenica ed è una bellissima giornata tiepida e profumata. Mi sa che mi prendo una pausa a cavalcare la mountain bike per un giretto in collina. Ne ho proprio bisogno. Un abbraccio




P.S. Il burattino è nel sacco. Ripeto: Il burattino è nel sacco.