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martedì 6 marzo 2018

Informatici peracottari

Raramente mi reco nei negozi che offrono "assistenza" informatica. Raramente mi serve assistenza in quanto sono in grado, nel 99,9% dei casi, di arrangiarmi in qualche modo. E' un lavoro, l'assistenza tecnica, che ho svolto molto tempo fa per molti anni. Nonostante sia cambiata la tecnologia, l'hardware, il software, le metodologie di approccio al problema sono rimaste più o meno le stesse. 
Si parte dal problema principale lamentato dal cliente, se ne verifica la sussistenza e si parte da zero a sperimentare causa/effetto, liberi da preconcetti indotti dai suggerimenti del cliente stesso. Tutto questo  sino a quando si individua il macro componente al quale imputare le cause del malfunzionamento. A seconda del grado di approfondimento nella diagnosi, del budget disponibile, del tempo a disposizione, del valore dell'oggetto in autopsia, si procede con lo scavare per arrivare ad individuare il minor componente da sostituire. 
Per i "tecnici" più sbrigativi, il minor componente da sostituire è ad esempio l'intero PC, reo di essere "vecchio" od obsoleto. Per altri, il livello di approfondimento può arrivare ad individuare il singolo componente elettronico o la funzione in una libreria software condivisa (o magari il parametro mal formato). E' solo un mix di costi, professionalità, passione e conoscenze che orienterà il tecnico a spingersi con il giusto compromesso verso la soluzione che più riterrà opportuna. 
Ma, a ben vedere, tutto sommato, sembra che nella stragrande maggioranza dei casi, per motivi che potremmo anche elencare, il livello di assistenza si ferma alla superficie. Si sostituisce in blocco, si fa prima, costa meno ed il cliente è soddisfatto (lo è magari perchè il cliente stesso aveva ventilato l'ipotesi di agire così). 
Giusto in questi giorni mi è attivato un netbook ultraslim, nuovissimo, del valore di poco più di cento/centocinquanta euro. Si accende, ma a causa di un errata impostazione del bios, lo schermo è nero e non c'è verso di avviarlo (maledetti smanettoni). L'assistenza tecnica del produttore nemmeno risponde alle e-mail. La documentazione tecnica è inesistente. Il "centro di assistenza autorizzato" dal produttore si rifiuta di prenderlo in carico e mi dirotta altrove. L'altrove è ben felice di prenderlo in carico in quanto, solo per diritto di chiamata, incasserà dai sessanta ai settanta euro solo per darci un occhiata senza garantire il ripristino. Un riparatore mi ha contattato al cellulare per chiedermi come procedere (e che te lo porto a fare allora?). Un altro ipotizza di dover re-installare Winzozz 10 e tutta la suite completa di Office (senza fornire dettagli sulle licenze d'uso ovviamente) e preventiva una spesa di pochissimo inferiore al valore nel netbook. Un altro ancora mi informa che è impossibile da riparare e "conviene buttarlo".
Nel giro presso vari "riparatori" di zona, provo a chiedere la disponibilità di un adattatore micro HDMI to VGA (su e-bay dai 5 ai 13 euri). Nessuno sembra averlo disponibile ma tutti si sono prodigati a promettere di procurarlo per cifre che hanno raggiunto, nel negozio del "sapiens maximo", il picco di 500 euro.
Insomma...una delusione totale che fa comprendere meglio la diffidenza che si percepisce da parte dei clienti nei confronti di tutta la categoria degli informatici.  Che dire? da informatico mi spiace ovviamente, dopo più di trent'anni di onorata carriera, constatare che le cose non sono cambiate dai tempi del PC ad 8 bit. Un pò ci si fa l'abitudine (purtroppo) e si impara a distinguersi dalla massa di "tecnici certificati" (spesso ad oggi laureati) ignoranti come il cartongesso. 
Per il netbook mi sa che dovrò arrangiarmi, come sempre, ce la posso fare. alla rpossima.

P.S. il pappagallo è rosso; l'aquila vola. ripeto:  il pappagallo è rosso; l'aquila vola.

martedì 24 febbraio 2015

Un sistema (poco)operativo

Periodicamente,  per fortuna saltuariamente, devo avviare nel PC su cui lavoro ogni giorno la partizione di quel sistema che non voglio nominare, perchè solo a farlo porta una sfiga nera, ma nera di quelle potenti. Devo avviarlo in quanto alcuni produttori promettono cose che poi puntualmente non mantengono, tipo "funziona sotto linux" senza mai specificare il tipo di distribuzione o le dipendenze necessarie. Anche nel caso in cui le dipendenze sono soddisfatte... c'è sempre qualcosa che non funziona a dovere, nonostante le promesse. Oggi, devo aggiornare il firmware di un aggeggio seguendo le istruzioni su iutùb che mi suggeriscono, per evitare intoppi, di usare quel sistema. Ok, ci può stare ed acconsento. Avvio la macchina... sono le 14:00... il disco inizia a sbatacchiare come un forsennato e lo schermo resta completamente nero per parecchi minuti, per poi fermarsi ed alla fine far intravedere a tratti il logo maledetto della Corporation che lampeggia non poche volte (scompare e riappare). Il disco continua a sbatacchiare ed alla fine mi viene proposto il desktop. a questo punto partono i soliti programmi che non ho mai installato, fra cui Messenger (mai usato, mai installato...da dove salti fuori non si sa), oltre ad altri antivirus tipo Defender mai aggiornati che non mi interessano (non ricevo posta e non navigo nei siti porno con quel sistema), fanchiulo gli aggiornamenti inutili.
A questo punto parte la saga degli aggiornamenti ulteriori che silentemente il sistema inizia a scaricare senza alcun avvertimento, non senza avvisarmi di aver configurato quelli installati dopo l'ultimo spegnimento. Lasciamolo fare poverino, anche senza avergli dato il permesso esplicito. Avvio Firefox... vado su iutùb ed inizia ad avvisarmi che firefox è vecchio e non supportato, flash player è vecchio e sono a rischio, adobe reader è vecchio a sono a rischio...caxo! cosa rischio? boh...non lo dicono ma la minaccia sembra seria data la sintesi. Aggiorniamo dai, altrimenti non riesco a procedere. Nel frattempo l'8 core inizia a scaldarsi e la ventola inizia a soffiare come un gatto incazzato (con linx non lo fa quasi mai) anche se sembra che apparentemente il PC non stia facendo nulla di nulla, almeno non mi avvisa di cosa sta facendo. Firefox download, flash download... pigio i bottoni proposti, clicco sugli eseguibili scaricati e l'installazione inizia... ad un certo punto flash mi dice di chiudere firefox... l'ho chiuso ma flash "lo sente" ancora aperto... è chiuso ma aperto, che figata di sistema... devo riavviare ma.... il sistema invece di ubbidire inizia ad installare gli aggiornamenti silentemente scaricati... e va avanti parecchio....aspetto, 6 aggiornamenti.... la cosa buffa è che ordino di spegnersi ed il sistema fa un pò il caxo che gli pare... installa, lui, invece di spegnersi. 
Provo a riavviare, alla fine, ma compare una scritta Registry qualcosa ed il sistema si rispegne quasi immediatamente, wow. Riavvio ed il sistema parte ad installare e configurare gli aggiornamenti, poi con calma, moolta calma, si riavvia iniziando la solita tiritera.... avvio programmi non richiesti, lancio di avvisi di aggiornamento di Defender, ecc,ecc... ed io aspetto pazientemente di poter iniziare a fare le mie cose. Termina l'avvio, ovvero termina finalmente di mostrarmi il desktop e... parte l'aggiornamento di Java Auto Updater. Mavaffanchiulo! Scarica l'installer, poi scarica l'aggiornamento, poi installa l'aggiornamento, ed io aspetto che il sistema "operativo" mi metta in condizioni di inziare a fare le mie cose che anch'io vorrei essere operativo. Nel frattempo provo ad avviare Firefox ed andare su iutùb ma il video non si vede... an error has occouured. Please Try again later... anche iutùb mi invita ad aspettare, è una congiura. Chiudo firefox ma java mi chiede se voglio installare Ask Search app (proponendomi le caselle già spuntate che se non si sta attenti ci si ritrova con le solite schifezze impossibili da rimuovere). Tolgo la spunta e termino l'installazione di Java. Ovviamente rivvio il tutto, again!, aspetto l'installazione degli aggiornamenti, aspetto la configurazione degli aggiornamenti al riavvio, aspetto che partano i programmi da chiudere, li chiudo... alla fine riesco a partire con le mie cose....15:10.... un ora abbondante del mio tempo per quella schifezza di sistema che fa un pò quello che gli pare, lavora per conto suo senza istruzioni da me impartite, totalmente fuori controllo, un virus insomma. In tre minuti netti riesco ad aggiornare il firmware, spegnere e riavviare linux. Che fantastica user experience!
Ora...è tempo di alcune considerazioni. Alcuni utonti, sembra la maggioranza, considera "normale" un comportamento come quello descritto. Non avendo riferimenti a paragone, lo considera un ottimo strumento per lavorare..."lavorare".... un ora abbondante per tre minuti di attività. e questo sarebbe un ottimo strumento? Ma come possono giudicare se non hanno mai visto altro in vita loro? Forse si basano sul sentito dire di altri? boh. Il mistero del vuoto mentale mi ha sempra affascinato. Utonti imbecilli e catatonici ne conosco sin troppi. Mi immagino un intervento di assistenza presso il loro sistema... un ora retribuita ad aspettare che termini i suoi comodi... magari un pensierino lo faccio se poi devo lavorare effettivamente solo 5 minuti, in caso di lamentela è sempre colpa di quel sistema. E poi... che possibilità ci sono con quella skifezza?? accendi, spegni, accendi, installa, disinstalla, riavvia, aspetta... wow che professionalità. Ma vaffanchiulo!

P.S. Abelardo passeggia al tramonto. Ripeto:  Abelardo passeggia al tramonto.

domenica 21 novembre 2010

Ubuntu Grub2 splashimage

60 secondi di pausa in attesa che lo stagnatore si scaldi e mi viene in mente di sistemare l'orribile e monotona schermata di accesso al sistema GNU-Linux (grub2), desolatamente settata di default in bianco e nero.
Come si fa a cambiare lo sfondo di Grub per personalizzarlo con il proprio logo in occasione di un installazione per un cliente o amico? Semplicissimo.
Si procede con installare quelli previsti dalla distro...(se si vuole)

sudo apt-get install grub2-splashimages

Si modifica il file /etc/grub/ 05_debian_theme con il comando

gksudo gedit /etc/grub.d/05_debian_theme 

le righe da modificare sono:

WALLPAPER="/usr/share/images/desktop-base/ORIGINALE.png"
in:
WALLPAPER="/usr/share/images/grub/modificata.tga"

Occorre alla fine, dopo aver salvato le modifiche dare il comando

sudo grub-mkconfig -o /boot/grub/grub.cfg

e si vedranno uscire + o - i messaggi:
[sudo] password for username:
Updating /boot/grub/grub.cfg …
Found Debian background:  modificata.tga
Found linux image: /boot/vmlinuz-2.6.32-1-generic
Found initrd image: /boot/initrd.img-2.6.32-1-generic
Found memtest86+ image: /boot/memtest86+.bin
done

Si riavvia la macchina e si osserva lo stupendo risultato. Per modificare il colore delle scritte, si modificano, nello stesso file di prima, le direttive:

COLOR_NORMAL="black/black"
COLOR_HIGHLIGHT="magenta/black"

ricordando che sono nel formato foreground/background e che grub2 interpreta il "black" nel foreground come "trasparente". Bene, anche questo "tutorial" per lamer 1.0 ed utonti evoluti è a posto... procedo "con le mie cose", alla prossima.

P.S. il lama non sputa controvento. Ripeto:  il lama non sputa controvento.

venerdì 12 novembre 2010

Dike per linux Ubuntu a 64bit

La firma digitale di Infocamere è una "quasi" disperazione per chi usa linux. Sopratutto per chi è "costretto" ad usare il programma Dike. Ho da poco acquistato un DELL Precision M4500, quad core Intel i7 con 8 Gb di ram e 500Gb di disco. La giornata è passata ad installare il dispositivo di firma. Nessun problema per il lettore, un SCM SCR 335, dopo l'aggiornamento del suo firmware (un altra avventura epica). Funziona alla grande e la carta serie "74" la legge senza problemi. I problemi nascono quando si cerca di installare Dike che, neanche a farlo apposta, non è disponibile per linux a 64bit. Quel programma, fa @!#$!!&, lasciatemelo dire. Non è certo un software tenuto aggiornato e nemmeno che si adatta alle piccole varianti fra le varie distribuzioni. Manco a dirlo sembra che i programmatori si divertano a sviluppare per le distro a pagamento (tipo la Suse o Red Hat per capirci), forse perchè pensano che siano più "blasonate" visto che si paga...wind*ws docet....
L'errore che si nota lanciando dike da un terminale è il seguente:
(:19426): Gtk-WARNING **: /usr/lib/gtk-2.0/2.10.0/immodules/im-ibus.so: classe ELF errata: ELFCLASS64

(:19426): Gtk-WARNING **: Loading IM context type 'ibus' failed
e la firma non va a buon fine.
Vorrei segnalare una soluzione che con me ha funzionato. In un Post (GRAZIE) è pubblicato il link ad uno script che risolve il problema, installando automaticamente le librerie a 32 bit facendole coesistere con quelle a 64. Io ho dato il comando (non documentato)

sudo getlibs --ldconfig -w https://www.firma.infocert.it/software/dike-4.2.4-i386.deb

e tutto si è sistemato come per "magia".  In realtà lo script automatizza la copia delle librerie "giuste"  nella cartella /lib32 e/o /usr/lib32... si può fare anche a mano.... :-)
OK, ora ho il sistema funzionante e sono soddisfatto. Manca da sistemare il lettore di memorie SD, il touchpad, il mic interno...a colpi di aggiornamenti del firmware dovrei farcela alla fine, non demordo ovviamente. alla prossima. 

P.S. Lucio è stanco. Ripeto: Lucio è stanco.

venerdì 13 febbraio 2009

Fritz 7170 Fax capi-over-tcp (parte 2)

E' possibile spedire i fax con linux ed il Fritz 7170. Ni. Il fritz al suo interno ha un server CAPI over the net . Si può usare l'ISDN interna, utilizzando il protocollo tcp/ip la cui attivazione o disattivazione (di default disattivato) avviene attraverso codici telefonici (collegare un telefono analogico ad una porta ATA )
#96*3* - CAPI on
#96*4* - CAPI off

Sono necessarie anche, nella propria linux box, le librerie adatte per comunicare con il server CAPI. In molte distribuzioni linux è disponibile la libreria "libcapi20" che si occupa di gestire i segnali per schede CAPI attive o passive. Purtroppo la libcapi20 standard non ha il supporto per il CAPI remoto. All'indirizzo http://capifax.v3v.de/ sono disponibili i sorgenti ed i binari precompilati per l'architettura X86.

Installazione manuale libcapi20: copiare in /usr/lib i files .so contenuti nella cartella build e capiinfo nella cartella /usr/local/bin o direttamente in /usr/bin
I settaggi: il remote CAPI si setta attraverso delle variabili di sistema che possono essere inserite in /etc/.environment (per il settaggio all'avvio). In alternativa, per provare, è possibile digitare i seguenti comandi in un terminale:

export FB_REMOTE_CAPI_IP=192.168.x.y # Router-IP or hostname
export FB_REMOTE_CAPI_PORT=5031 # Port of capiotcp
export FB_REMOTE_CAPI_DEBUG=0 # Debug (0 nothing - 3 all)
export FB_REMOTE_CAPI_TCP=1 # Use remote capi (1=on, 0=off)
export FB_REMOTE_CAPI_DEV=1 # Use local capi (1=on, 0=off)

una volta settate correttamente le variabili ed attivato il CAPI del fritz con #96*3*, con il comando capiinfo si dovrebbe vedere le porte del fritz box che brevemente sono:

Controller 1 = ISDN (S0 esterna)
Controller 3 = ISDN (S0 interna)
Controller 4 = Analogica
Controller 5 = VoIP

Installare capifax: è il programma che si occupa di spedire i fax via libcapi20, per qualche ragione il capifax presente in ubuntu va in crash se si usa la libcapi scaricata come da istruzioni precedenti, per cui si può usare il capifax proveniente dalla stessa sorgente della libcapi20.

Installazione capifax manuale: copiare libcapifax in /usr/lib e capifax in /usr/bin

usage: capifax [OPTIONS]

OPTIONS:
-send [tiff_file] [controller] [msn] [target_no]
-receive [path] [controller] [msn]
-rate [2400|4800|9600|14400]
-ident "+00 00 0000000"
-header "My Name"
-ecm [on|off]
-loglevel [0-5]

Il parametro "controller" è uno di quelli elencati in precedenza. Per chiamare con un provider voip si userà il numero 5.
Il parametro "msn" indica il numero del provider registrato nel fritz (partendo a contare da zero)
Esempio 1:
capifax -send filefax.g3 5 2 +399999999999

Esempio 2:
capifax -send fax_g3.tif 5 4 9999999999 -ident "+39 (0)999 999999" -header "intestazione del mittente" -loglevel=3

Log FaxIl suffisso +39 può essere omesso, indicando in alternativa il numero completo di fax a cui spedire o il suffisso 0039 a seconda della propria configurazione voip.
Il parametro "loglevel" indica la "verbosità" dell'output restituito dal comando, utile per cercare di capire se qualcosa non va. Il file da inviare deve essere già in formato tiff g3 (capifax non si occupa della conversione ma solo della spedizione). Un sistema per convertire un file ps o pdf nel formato tiffg3 consiste nell'usare il comando gs (ghostscript).
Esempio per convertire un PDF in G3:

gs -q -dNOPAUSE -dBATCH -dSAFER -sDEVICE=tiffg3 -sOutputFile=file_di_destinazione.tif -f file_di_origine.pdf

Funziona?. Dipende. Mandare i fax in questo modo è un vero casino, non sempre il fax parte e l'analisi delle risposte date da loglevel è spesso inutile in quanto il linguaggio utilizzato è il Klingon. Ci sono riuscito solo una volta e il risultato è stato dall'altra parte la ricezione di una porzione di quanto spedito, ad una risoluzione inaccettabile. Occorrerebbe intervenire con i vari comandi di conversione delle immagini (tipo imagemagik convert, pdftk ecc...) che contengono una miriade di opzioni, parametri e possibilità davvero incredibili. A provarle tutte, e riuscire ad ottenere risultati accettabili, sarebbe opportuno lo sviluppo di un applet che faccia in modo semi-automatico tutte le conversioni del caso. Due mesi fra sviluppo e test...e chi mi ripaga? Forse non ne vale la pena, a meno di non volere acquisire un pò di fama. Come analisi finale, per gli utonti questa soluzione è improponibile. Per gli utenti evoluti, vorrei dare un suggerimento...il fax è uno strumento obsoleto, roba del passato, della preistoria... non è più semplice l'invio di un allegato ad una mail? E' più veloce ed è gratis. E per chi non ha l'e-mail ma ha solo il fax?...che si fo**a. Io con le aziende dinosauro non ci voglio fare affari. Al massimo potrei offrire una buona consulenza per ammodernarli e cambiare, sempre che non incontri troppa resistenza al cambiamento. Alla prossima.

P.s. Avanzare l'orologio di tre ore. Ripeto: Avanzare l'orologio di tre ore.

domenica 25 gennaio 2009

Erori

Una delle attività più dispendiose,e quindi trascurate, nello sviluppo dei siti web, è il controllo ortografico dei contenuti. Nonostante ormai siano onnipresenti i correttori ortografici "automatici", non è raro (è frequente) imbattersi in strafalcioni ortografici o errori di battitura. In un blog la cosa può essere perdonata. Un blog è prevalentemente un diario on-line ova l'autore dispone dei contenuti come meglio crede. Generalmente non c'è fine commerciale, un blogger infatti non ha l'obbligo di dimostrare ai lettori la propria serietà e cura nei contenuti. Poco importano gli errori ortografici, la semantica, la grammatica... non deve vendere nulla e non deve certo convincere nessuno che dietro al blog c'è un gran lavoro di sviluppo per dimostrare di essere una grande azienda. Ad ogni scrittura di ogni post, non segue l'attività di debug, di controllo, di analisi. La lettura può risultare anche poco scorrevole, a volte confusa, poco importa. Diversamente, i siti aziendali o commerciali che presentano errori, rappresentano un boomerang per l'attività. Si pensi ad una grande azienda, con centinaia di dipendenti, che non considera importante l'offerta di contenuti chiari e corretti. Cosa si può pensare di un sito aziendale che è infarcito di errori di ortografia?. Quale immagine ci si fà di un attività commerciale che non cura la comunicazione con i potenziali clienti? Compreresti un on-line un "prosiutto" a cui vengono abbinate pagine di descrizione che ne decantano le virtù? Di esempi se ne possono fare a iosa. Di certo, c'è che gli errori di ortografia compaiono dove meno ci si aspetta. Se già l'approccio all'azienda afflitta da questa piaga era avvicinata con il sospetto che deriva dalla mancanza di poter toccare con mano i prodotti, un errore ortografico nel sito di presentazione rappresenta un ottimo motivo per non comprare nulla e rivolgersi ai concorrenti più attenti e meglio organizzati. Personalmente, quando mi imbatto in un sito di qualche azienda e riscontro degli errori ortografici, immediatamente mi faccio un immagine di questa. Un titolare grezzo ed ignorante (la quasi totalità degli imprenditori), di quelli che comandano, danno ordini che devono essere eseguiti senza discutere e che è abituato a seguire direttamente l'ufficio acquisti, incarica il solito cuggino brufoloso di sviluppargli il portale di presentazione promettendo in cambio il lauto compenso di 10 euro a pagina sviluppata. Il cuggino informatico, che si sente in dovere di accettare in cambio del lauto compenso anche per dimostrare le proprie abilità acquisite in ben tre anni di studi universitari, inizia immediatamente a lavorare per dare risultati il più presto possibile. Lo scrupolo di rileggere e controllare i contenuti viene immediatamente soffocato e represso dalla fretta del titolare che ha "urgenza" di pubblicare il sito. Un dipendente dell'azienda, un ragazzetto sveglio che si sta diplomando alla scuola serale, segnala al titolare che il sito contiene degli errori. Il ragazzetto viene licenziato in quanto non si deve permettere di sputare nel piatto dove mangia e per sentenza della Cassazione non deve criticare il datore di lavoro. Complimenti. E'un classico, con qualche variante ma un classico, un evergreen qui in "itaglia", popolata da webmaster "diplomnati" ignoranti grezzi e cretini, da imprenditori ignoranti, miopi, stupidi ed avidi, da laureati ignoranti, arroganti e presuntuosi, da ingegneri ignoranti ed impreparati che hanno preso un "laura", da gente onesta che per paura se ne sta zitta e nascosta, in attesa che l'orda barbarica termini la distruzione ed il saccheggio. Ciao

P.S. Ripulire il garage di notte. Ripeto: Ripulire il garage di notte.

mercoledì 19 novembre 2008

Alimangiatore

L'alimentatore si è mangiato i miei led bianchi!. Li ha ridotti ad un grumo di plastica fusa. Vorrei avere per le mani l'ingegnere cinese che ha progettato l'alimentatore a corredo dell'aladino, il tristemente famoso telefono cordless della Te*ecom. Tristemente famoso perchè è un vero barattolo di tecnologia avanzata, nel senso che devono aver raccattato tutti i componenti avanzati, che nessuno voleva, per assemblarlo. Una fonia da grammofono anni venti, suonerie orribili, una fragilità degna della pasta frolla e una sensibilità ai fulmini veramente poderosa. Di aladini di recupero se ne trovano a iosa in discarica, troppi per definirlo un prodotto di qualità. Ho recuperato l'alimentatore dalla base. Tensione nominale 9 volts continui. Ideali per sostituire la batteria da 9 volts dell'oculare illuminato che ho realizzato e descritto in un post tempo fa. Dopo un sommario collaudo al volo, passo a saldare i fili e fissarli con un pò di nastro isolante. L'illuminazione mi serve per osservare le sigle dei chip nelle schede elettroniche, alla ricerca di qualche componente da recuperare per i miei progetti di ricerca. Tre led bianchi in serie da 3 volts ciascuno = 9 volts senza necessità di resistenze di caduta. Dopo una trentina di secondi di utilizzo, noto che la luce bianchissima vira rapidamente verso il verde per poi sparire del tutto. Il tipico odore di bruciato ed intuisco che qualcosa non va. Due dei tre led sono andati, bruciati, distrutti. Cos'è successo? Prendo il tester e misuro la tensione erogata dell'alimentatore...13,5 volts!! ma vaffanculo! Cosa ci scrivono 9 volts a fare? Ed il circuito di regolazione cos'è, un opinione? Mi rendo conto così del significato della scritta "Made in cina". Non sembra un luogo comune ma troppo spesso significa scarsa qualità, prodotti economici, funzionamenti incerti e poco conformi alle dichiarazioni. Dovevo aspettarmelo. Dovevo sospettarlo anche perchè il prodotto è adottato dalla Te*ecom, azienda nota per rendere soddisfatti gli azionisti con la massimizzazione dei profitti che derivano solo dal taglio indiscriminato dei costi. Maledetti. 25 anni fa, quando ci lavoravo, non era così. L'avvento di certi manager rampanti, dalla B*llisario al Tronchetto dell'infelicità, è stato un susseguirsi di decisioni che hanno fatto scendere la qualità di quell'azienda sottozero, assieme alla credibilità (nulla) che si è guadagnata con decisioni scellerate. E cosa dire di "quell'ingegniere" cinese? Sicuri poi che sia un ingegnere? Vorrei comunque averlo per le mani, maledetto incompetente. Vaffanculo.

P.S. Il cinese dice 23. Ripeto: Il cinese dice 23.

martedì 18 novembre 2008

Server, sistemisti e smanettoni IT

Ultimamente sono stato contattato da un informatico d'assalto, un self made man, che mi sta fracassando i marroni con delle richieste che mettono in chiara evidenza la sua incompetenza retribuita. E' un sedicente "sistemista" attualmente in carico come dipendente presso una grande industria. Sedicente in quanto "dice di sè" che è un sistemista. Nell'ambiente scientifico degli informatici, un ristretto gruppo di esperti che guardano con un pò di disprezzo i principianti che strombazzano le loro abilità, il termine "sistemista", espresso così genericamente, è inteso come colui che interviene nei "sistemi" informatici (tutti) e risolve, configura, installa, fa funzionare ecc... Per sistema si intende l'insieme di hardware e software che compone un sistema informativo. Un sistema informativo che necessita di un sistemista è composto come minimo da una rete in configurazione client/server, da un insieme di funzionalità quali database, intranet, internet, mail server, web server, ecc...
La definizione di "sistemista" non è concentrata in un particolare sistema hardware o prodotto software, altrimenti sarebbe più corretto parlare di "specialista". Pertanto un sistemista, se così si definisce genericamente, deve saper configurare un firewall, indipendentemente dal sistema operativo o dall'interfaccia grafica usata per gestirlo. Deve saper amministrare un database, indipendentemente dal tipo. deve saper agire sui parametri di rete per farla funzionare, deve saper configurare un mail o web server. Infatti, in tutti i casi esposti, dato che ormai le funzionalità sono "standard" per via di protocolli univoci, ovvero si somigliano tutte e cambia solo il nome delle cose, un "sistemista" è in grado di agire, configurare, risolvere ecc... tenere in piedi il sistema informativo e sapere cosa fare in caso di guasto... già, servono pure delle approfondite conoscenze dell'hardware, dato che sono capaci tutti di chiamare il tecnico esterno in caso di guasto.
Data la situazione "traballante" di questa economia ed al fatto che i soliti ne stanno approfittando per licenziare, il nostro sistemista decide di mettersi in proprio e di approfittare delle proprie conoscenze per vendere soluzioni a destra e sinistra. Il problema è che non è in grado di risolvere autonomamente, dato che le sue conoscenze tecniche sono basate su un sistema informativo gestito per anni, conosciuto a memoria ma apparentemente diverso da quello che si trova in giro. Basta cambiare prodotto o imbattersi in un sistema linux e crolla tutta l'aurea di conoscenza sino a poco tempo prima usata a sostegno del proprio entusiasmo. L'uso massiccio e prolungato di windows ha inoltre impigrito, nel tempo, il nostro sistemista, paragonabile più ad un pigiabottoni che ad in tecnico informatico che si rispetti.
L'attività in proprio non è facile nella fase di start-up e risulta naturale, oltre che appetibile, offrire soluzioni chiavi in mano per le problematiche più disparate. Da una server appliance ad un centralino voip, da un sistema di trasmissioni wireless ad un sistema di videosorveglianza, tutto fa bilancio e occorre rassicurare i propri contatti di essere in grado di fornire...il bilancio è sacro. Questa è la situazione. Mancano i sistemisti quelli veri, quelli che le cose le sanno fare davvero. Ed allora il nostro wannabe sistemista trova la soluzione più scontata, che ormai ci sono passati tutti quelli che si trovano o trovavano nella stessa situazione. Creare una rete di informatici in grado di intervenire alla bisogna, da pagare il minimo per massimizzare i guadagni e da non assumere data l'occasionalità degli incarichi. Ci hanno provato in centinaia, è un pò il sogno di molti raccattare incarichi, sbolognarli al primo pirla disponibile e lucrare un buon margine, salvo poi scaricargli addosso le colpe quando qualcosa non va. Si nota però da subito il tipo di richiesta che viene conferita ai collaboratori usa e getta selezionati col criterio del primo che capita. Voglio un server con le funzionalità A,B,C, ma (udite, udite) che sia facile da usare e configurare, in quanto voglio proporre e rivendere la soluzione ad altri sistemisti o smanettoni... cooosa? Qui casca il palco. Il pigiabottoni si rivela per quello che è, un pigro commerciante approfittatore, un promotore di nuovi smanettoni, non certo un sistemista e tanto meno un informatico. L'attività di "informatico" per come la intendo io, è fatta di sacrifici, (tantissimo) tempo dedicato all'aggiornamento ed alla formazione continua, alle prove, alla ricerca ed agli esperimenti in casa. Non che la gestione debba risultare difficile, per carità, anche io amo le comodità, le scorciatoie e le soluzioni "semplici", ma non disdegno di capire a fondo cosa sto facendo, in modo da essere pronto ad affrontare e risolvere gli imprevisti, per problemi che escono dalla normalità, in due parole devo essere preparato e competente. Credere che un server sia una scatola con quattro bottoni da pigiare, che funziona tutto e si può dimenticarla nel sottoscala, significa credere ai soliti rivenditori commercianti di informatica che fanno tutto sempre facile, rapido e soprattutto che "funziona" sempre. I tribunali sono pieni di questi creduloni ignoranti che hanno ceduto al miraggio di facili guadagni. Temo che dovrò suggerire l'uso di windows a questo sistemista, e di cercare fra i numerosissimi informatici dell'ultima ora qualcuno disposto a svendersi per pochi spiccioli. Vuoi una soluzione facile da gestire per sistemisti e smanettoni? Linux non fa al caso tuo...linux è per i clienti seri che vogliono soluzioni serie ed io non installo server windows. Ma il sistemista insiste, concentrato com'è più sul proprio profitto che sulle necessità dei propri clienti. Linux "è gratis" (così crede, essendo caduto nell'inganno della traduzione italiana del termine "free") e permette margini più ampi. Windows è a pagamento, così come ogni componente aggiuntivo necessario a una seria configurazione client-server. Linux è un ambiente più "robusto" e sicuramente più adatto per ciò che devi proporre, ma per i principianti è un sistema "difficile". Le cose sembrano difficili quando non le si conoscono. Una volta imparato, diventa facile. Ma allora impara anche tu visto che "non costa nulla" e di documentazione in rete ce n'è a iosa... No. Fammelo tu che ti pago ed ho un sacco di clienti che lo vorrebbero. Eh?? Guarda che lavoravo per i "padroni" mooolto tempo fa e mi sono messo in proprio per evitare questi atteggiamenti arroganti. E poi... non lavoro per i commercianti smanettoni, sono capaci solo di piantare grane e scaricare sempre la colpa sul tecnico. Lasciamoperderedai, non insistere per favore che ho altro da fare. Ciao.


P.S. Aldo riempie il bicchiere. Ripeto: Aldo riempie il bicchiere.