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lunedì 24 luglio 2023

una rara rana arrugginita

friends are always welcome

Ho deciso di ridare vita ad una rara rana arrugginita, da anni appesa all'ingresso di una casa, che dimostra l'effetto delle intemperie e del tempo che consuma inesorabilmente le cose. La ranocchia fa capolino dietro un cartello di buon augurio, con un messaggio che dovrebbe far capire al volo lo spirito di accoglienza riservato solo a chi lo merita... Gli amici sono sempre benvenuti.. il che sottointende "nemici ed unani no!". 

Ciance a parte, per restaurare e dare un tocco di personalizzazione, con i materiali a disposizione, ho usato: 

  • spray sverniciante, 
  • fondo aggrappante per metallo, 
  • tinta acrilica in tubetto, 
  • acrilico spray, 
  • vernice satinata trasparente protettiva come ultima mano. 

La scritta è stata realizzata con un comunissimo incisore laser a led da 20watt. 

friends are always welcome

Il risultato finale rivela sin troppo i margini di miglioramento. Un occhio si è staccato e nel re-incollarlo non è andato perfettamente al suo posto. La vernice trasparente doveva essere spruzzata prima di incollare gli occhi, che si sono così un pò opacizzati. Errori di impostazioni di un m*rdosissimo software proprietario cinese, che non si capisce come lavora e fa un pò a modo suo, hanno prodotto un incisione troppo piccola rispetto all'area disponibile. La mancanza di Font adeguati fa poi il resto. 

Tutto sommato però il "lavoro" ha prodotto le solite soddisfazioni del fai da te e del recupero di un oggetto che sarebbe finito in discarica causa "fine vita". Il risultato non sarà uguale all'originale ma tant'è che così a me piace di più, l'ho fatto io e l'etichetta originale del negozio dove è stata in origine acquistata non l'ho recuperata. Vabbè, alla prossima. 


P.S. il cane nero morde e fugge. Ripeto: il cane nero morde e fugge.

martedì 13 dicembre 2022

Ignobile progettista

Certi progettisti delle confezioni dei prodotti consumabili andrebbero mandati al confino in uno stato che si fa beffe dei diritti umani. Già, chi non ha mai bestemmiato con un tubetto di dentifricio per far uscire TUTTO il prodotto rimasto all'interno? Chi ha mai perfettamente spremuto un tubetto di maionese o pomodoro concentrato per poterlo usare sino all'ultima stilla? Eh? appena sembra finito lo si butta? Certo, i soldi sono tuoi e puoi fare un pò quello che ti pare, specie se sei un fancazzista stipendiato per scaldare la sedia e dare sempre e comunque qualsiasi colpa ai colleghi. 

Io no. Il prodotto lo pago, pago TUTTO quello che c'è nella confezione, briciole comprese. E dato che i soldini me li sudo, quando li incasso, quei pochissimi che guadagno onestamente (io), voglio esigo e pretendo una confezione che mi permetta di consumare sino all'ultima molecola ciò che è mio. 

Sembra invece che costringerci a sprecare e buttare sia un obiettivo dei furbetti che così aumentano i loro profitti con certi trucchetti meschini e disonesti. 

I tubetti di plastica che contengono prodotti di consistenza cremosa hanno un problema. Quando se ne inizia l'uso, si comincia ad appiattirli dall'estremità opposta al tappo di chiusura. Man mano che ci si avvicina al foro di uscita le cose si complicano. Il foro è tondo e si posiziona dopo una parte conica dalla quale parte la sezione cilindrica che si appiattisce... tre forme geometriche che mal si adattano se devono coesistere in poco spazio. Più il tubo è grande ed il materiale è rigido, maggiore sarà il prodotto che resta nella parte terminale. 

Il record appartiene al deodorante in foto, una specie di silicone sigillante per le ascelle che garantisce 7 giorni di "freschezza" ed a noi ci sta bene perchè, con la crisi, ci si fa la doccia (fredda) solo al venerdì, per risparmiare gas ed elettricità.

Se si prova a schiacciare il tubo verso la fine, la confezione si spacca, il dispenser si stacca ed il tappo non si avvita più. Risultato? la parte conica è piena di una quantità superiore a quella che si è in grado di utilizzare. In pratica se paghi 10 ma usi 5, il prodotto che usi lo paghi il doppio di quello che vale....no grazie. 

Quindi? Per ora si risolve aprendo il tubo con una forbice e raschiando il contenuto con una spatolina per trasferirlo dentro un altro contenitore più pratico ed usabile. Con solo sei confezioni "vuote" ho riempito all'orlo il barattolino.

All'ingegnere progettista, designer, creativo dei miei c*glioni... non è più semplice così? Un barattolino con tappo a vite, semplice vero? Non ci sei mai arrivato da solo? Vuoi metterci del tuo? inventati una spatolina per applicare il prodotto in modo che non resti sulle dita. Io ci sono già arrivato e l'ho fatto. Se ce la fai tu è pronto un (ig)Nobel solo per te, testa di caxo! Alla prossima fatwa.

P.S. la zanzara ha punto l'elefante. Ripeto: la zanzara ha punto l'elefante.

lunedì 4 aprile 2022

Forbice per potatura (broken handle)

E' tempo di potature, quando il verde si risveglia dopo la pausa invernale. Un paio di piogge dopo due mesi di siccità totale e le piantine esplodono di germogli, gemme, fiori e nuove foglioline, uno spettacolo che si ripete ad ogni primavera. Sabato decido di dare una potatura alla salvia, operazione necessaria per tenere la piantina sotto controllo e produrre foglie giganti, commestibili (fritte in pastella), una leccornia. 

Il taglio va effettuato lasciando per ogni rametto un paio di germogli nuovi, la natura farà il resto. Mentre mi accingo a tagliare un rametto un pò più spesso degli altri, delle dimensioni di un dito per capirci...CRACK!! il manico della cesoia si spezza!. eh?? Mai successo in vita mia una cosa del genere!! 

La cesoia incriminata è stata scelta fra una moltitudine perchè in metallo, non certo di plastichetta cinese da un euro. Pensavo che mi durasse una vita, non può rompersi dai! Eppure il manico si è spezzato e ripararlo mi pare impossibile. In prossimità della frattura si nota la grana della lega utilizzata ma non sono in grado di identificarla. Forse alluminio e magnesio, forse Zama, forse... boh, in rete non ho trovato nulla di utile. Il materiale è amagnetico, per cui niente "puntino di saldatura" in quanto il materiale utilizzato non è saldabile con una saldatrice a filo o ad elettrodo (il cannello a gas non ce l'ho proprio). Per saldare la Zama servirebbero inoltre delle bacchette speciali ma occorre comperare una confezione a più di 70 euri... moolto più del costo della forbice. La Bostik promette risultati con la colla bi-componente tipo "Acciaio liquido" ma stiamo parlando di un manico di una forbice.... dubito che possa tenere a lungo.

Quindi? Al momento sono propenso a recuperare il recuperabile. Con la lama di acciaio mi faccio un coltello da giardino, per le incisioni. Il meccanismo di chiusura lo smonto e lo installo in un altro paio di cesoie a cui manca. La molla...nuovissima, appena comperata, la installo su un paio di cesoie d'epoca, di quelle di una volta degli anni '50 credo, quelle sì indistruttibili in acciaio, dove il manico è dello stesso materiale della lama, come si facevano una volta quando le cose erano fatte per durare, altri tempi. Oggi gli oggetti sono prodotti in economia, risparmiando su tutto, dai materiali alla manodopera  per massimizzare i profitti e si fottano i "consumatori", maledetti imprenditori del menga! Fottetevi voi. Alla prossima. 

P.S. la seppia sputa inchiostro. Ripeto: la seppia sputa inchiostro.

venerdì 1 aprile 2022

Lavorwash WP 7.101.2427 - pompa a pistoni (parte 1 manutenzione - riparazione)

Dopo un periodo di stoccaggio (in garage) del solito attrezzo recuperato ed accantonato dopo il rientro da una giornata passata a rovistare nel ciarpame altrui, decido finalmente di cimentarmi in una nuova avventura, sicuro dell'inizio ed altrettanto incerto sulla fine. Fra la miniera di oggetti usati, riposti malamente in un garage grande quanto l'appartamento di un noto cardinale romano, fra polvere e ragnatele, noto anche degli oggetti che il proprietario nemmeno si immagina quanto possono valere. Quello lo butti? Si, ok me lo prendo io... a casa...sì, è argento. Per decenza non voglio dire cos'era ma fra tutti gli oggetti che mi hanno incuriosito c'è un idropulitrice Lavorwash WP. cod. 7.101.2427. Quella la butti? Si, OK me la prendo io... cos'ha? Funziona... ma dopo qualche secondo si spegne da sola (penso: ma che caxo esordisci dicendo che funziona allora??). 

Le pompe a pistoni delle idropulitrici hanno un funzionamento abbastanza semplice. Un motore ad alta velocità fa girare un disco inclinato (affogato nell'olio lubrificante) su cui strisciano le teste di tre pistoncini a molla, facendoli muovere avanti ed indietro dentro un foro praticato su una piastra che separa l'olio lubrificante dall'acqua. Ciascun pistone, apre e chiude contemporaneamente due valvole ad una via, spingendo l'acqua dalla valvola di ingresso verso quella di uscita. Un ugello sottile aumenta la pressione di uscita ottenendo un getto la cui potenza dipende dai parametri costruttivi della pompa stessa.

Il problema più diffuso delle idropulitrici ad acqua fredda è il calcare. Fra i difetti e sintomi che ne derivano si notano:

  • calo di pressione
  • l'idropulitrice si accende e spegne ciclicamente
  • l'idropulitrice si accende e quando va in pressione si spegne per sempre.

A me è capitato il terzo problema. Il pressostato è incrostato e non attacca e stacca come dovrebbe, si blocca. E' sempre buona norma, al termine dell'utilizzo, svuotare il più possibile l'idropulitrice... ma di solito, a fine utilizzo, i più ripongono l'attrezzo senza pensarci tanto, senza nemmeno riavvolgere il tubo della lancia e senza nemmeno asciugarla. Tempo una decina di utilizzi e l'idropulitrice va in malora, complice la ruggine, specie se è un modello economico che pertanto non merita nè garbo nè attenzione all'utilizzo, manco fosse un attrezzo usa e getta. Un altra saggia scelta è quella di acquistare un filtro in ingresso per l'acqua, che "stranamente" non viene fornito in dotazione.

Decido di provare a recuperare anche questo ciòttolo, anche se ne ho già uno perfettamente funzionante, magari per utilizzarlo anch'io senza tanti riguardi così da sentirmi un riccone che se ne frega di quanto consuma, spende e spande. Non ho mai smontato un idropulitrice e le sorprese non sono state poche. Dopo alcune imprecazioni contro la ruggine e con delle viti bastarde (inox per modo di dire), dopo essermi dovuto auto costruire un porta inserti lungo per raggiungere delle viti con la testa bastarda in un alloggiamento stretto e profondo (bastardo pure lui), nello smontare la testa della pompa, per accedere ai pistoni interni, realizzo che questa fa anche da "tappo" all'olio nel quale gira il rotante inclinato (e non c'è nemmeno un tappo di rabbocco)... risultato? mezzo litro di olio jn giro per il bancone da lavoro... vabbè. Ho imparato che la pompa va aperta tenendo il motore in verticale (#sapevatelo).

Apro in due la testa della pompa e lascio a bagno il tutto dentro una soluzione col viakal per qualche ora. Ad occhio sembra che il calcare non ne voglia sapere di sciogliersi...forse dovrei lasciare agire per una notte ma temo sempre che il viakal corroda i metalli e non so con quale lega è costruito il corpo della pompa. Per precauzione non tolgo le guarnizioni e gli o-ring che sembrano a posto (anche perchè non ho i ricambi). Non apro nemmeno i bulloni delle valvole e lascio il pressostato al suo posto per non creare troppi danni. Non conoscendo il modello esatto dell'idropulitrice, non mi fido ad acquistare a caso dei ricambi.

No provo nemmeno ad usare l'acido citrico perchè temo di corrodere il metallo. Rimonto il  tutto (avanzando le solite tre viti che non ricordo dove andassero) e noto una perdita d'olio... risolta serrando i bulloni con una coppia esagerata al limite della rottura... non ho una chiave dinamometrica e non so nemmeno a quale coppia bisognerebbe chiudere i bulloni... ad occhio come sempre, like a pro! 

Purtroppo, in questo modo, non ho riparato il guasto e dovrò smontare nuovamente il tutto, adottando un metodo più incisivo. Sicuramente il problema è il pressostato bloccato dalle incrostazioni, che stacca il motore senza lasciarlo ripartire. L'acqua dal tubo di mandata sembra passare senza difficoltà, per cui il circuito non è totalmente otturato, idraulicamente ragionando. Di acquistare un pressostato nuovo nemmeno a parlarne. Non costa un rene ma preferisco risparmiare e spendere zero. Se riesco a sistemare il pressostato, cercherò di far circolare l'acqua a circuito chiuso, con l'acido citrico e successivo risciacquo abbondante. Vedremo. Alla prossima.

P.S. Tullio dice, zitti e mosca. Ripeto: Tullio dice, zitti e mosca.

giovedì 31 marzo 2022

Black & Decker FV7201-H1 (parte 5 - done)

Finito! dopo una serie di problemi il progetto di conversione di un aspirabriciole Black & Decker FV7201-H1 (da batterie al Ni-Mh a Li-Ion, è terminato e sono contento. Vedi tutte le puntate precedenti per capire come ci sono arrivato. Mi sono imbattuto in una serie di problematiche che per mio promemoria voglio elencare nel seguito.

Il BMS va in protezione all'avvio. All'avvio del motorino, il BMS da 10A va in protezione e si spegne. Non ho a disposizione un oscilloscopio per vedere la fase transitoria all'accensione ma, presumo, ci sia uno spunto di assorbimento troppo alto. Come prima soluzione (babbana) ho sostituito il BMS da 10A con uno da 20A, con esito negativo. Anche con un BMS più "potente", quando si avvia il motorino, scatta la protezione da cortocircuito. Cerco in rete e trovo una soluzione per un altro modello di BMS. Per quello, basta aggiungere un condensatore e il problema si risolve. Nel mio caso il BMS è però molto più spartano rispetto a quello dell'esempio e piazzole vuote non ce ne sono...solo due piazzole serigrafate FD e CD (non documentate). Di scrivere al produttore nemmeno a provarci, sarà tutto il giorno a pescare il pesce gatto sulle rive del Mekong. Provo ad inserire due induttanze di recupero, in serie ai terminali del motorino, pensando di limitare così la corrente di spunto ma... niente da fare. Forse non ho induttanze con il filo di dimensione adeguata a supportare due o tre ampère e nemmeno del valore adeguato. Penso allora di utilizzare una NTC di quelle che si trovano all'ingresso degli alimentatori switching per limitare la inrush current ma niente da fare. Il valore ohmico a freddo è troppo alto ed il motore non parte. Non sarebbe poi, se funzionasse, una soluzione vera e propria. Se l'NTC è calda, il BMS andrebbe in protezione lo stesso, caso che si verifica se si riaccende l'aspira briciole dopo qualche minuto di utilizzo. Opto pertanto per la soluzione grezza... ho notato che l'avviamento c'è quando si mette in serie al motorino una resistenza di pochi ohm o un diodo... con questa soluzione, si crea una caduta di tensione proporzionale alla corrente ai capi della resistenza, limitando però quella ai capi del motorino quando si avvia. Ho messo una resistenza da 0,6 ohm 5 watt... scalderà, dissiperà potenza inutilmente ma non ho trovato altra soluzione, tipo quella del mega ingegnere luminare dott.ing.prof.testdicaz... che suggerisce un controllo a rampa per il soft start... uè genio incompreso... stiamo parlando di un aspira briciole, non di un controllo di automazione industriale! Coglione!

C'è poco spazio per le batterie al litio: inizialmente avevo adottato delle Li-Ion con form factor 18650. Il caso vuole che pochi giorni fa abbia aperto due batterie per le e-cig, dismesse per cambio modello di atomizzatore che utilizzo. All'interno, due bellissime e quasi nuove 26650 da 4500mAh. Alloggiarle non è stato facile, sono più "ciccione", ma incastrando per bene il BMS, i fili, i morsetti ad avvitare ed i cavetti  grossi da 2,5mm alla fine ci sono riuscito. Good job!

Modulo di ricarica. Con la conversione da Ni-Mh a Li-Ion il caricabatteria deve essere (ri)progettato. Per la ricarica completa servono 2 o 3 Ampère. A batterie quasi cariche o a metà carica, la corrente necessaria varia da 1,2A a 800mA... a scendere man mano che le batterie si ricaricano. Frugando negli scatoloni cerco un alimentatore a muro da 9 volts AC che abbia anche le dimensioni adeguate per alloggiare un regolatore di tensione ed un ponte raddrizzatore. Quest'ultimo l'ho recuperato non ricordo da dove, da 4A. Il regolatore mi serve per produrre in uscita una tensione da 8,2 a 9 volts (da specifiche del BMS). Per 70 centesimi si trovano dei devices pre assemblati, dotati del celebre LM2596S-ADJ, corrente massima 3A, dovremmo starci dentro senza paura di bruciare qualcosa. Il componente critico è il trasformatore, da 1200mA, pochini per le necessità ma un buon compromesso per peso/ingombro (del resto non ho trovato altro nel ciarpame che conservo come un accumulatore compulsivo). 

Presa di ricarica: ho optato per l'inserimento di un jack per il carica batterie. Prima della conversione c'era un cavetto fissato alla base da appendere al muro e non era separabile. Con un piccolo scavo ho inserito una presa di un vecchio apparecchio (messa da parte proprio per queste necessità) e per i cavetti di collegamento ho usato dei fili polarizzati recuperati dal tapis roulant disassemblato qualche tempo fa. 

Filtro: sto valutando seriamente di costruirmi i filtri di carta riutilizzando delle mascherine chirurgiche o qualcosa di simile. Una regione, ad inizio pandemia Covid, ha distribuito delle orrende ed inutilizzabili "mascherine" brutte come la morte quanto inutili (tanto paghiamo noi gli "imprenditori" leghisti amici del pupazzo di turno), utilizzate solo dai soliti ridicoli leccacchiulo della lega per compiacere il loro padrone. Con quelle, indossandole, si riesce a spegnere la fiamma di un accendino, per cui lasciano passare facilmente l'aria ma dovrebbero trattenere lo sporco che si trova per terra (e di sicuro le briciole)... almeno recuperiamo così in parte i nostri soldi buttati al vento dal solito politico gran signore coi soldi degli altri.  

Sicurezza: si lo so, c'è il rischio di surriscaldamenti dell'alimentatore, pericolo di incendio, per cui occorre un lungo collaudo accurato in condizioni estreme, tenendo un estintore sempre a portata di mano per evitare di incendiare la casa. Fare queste cose non è per i principianti ed il rischio concreto di farsi male è reale. 

Non credo ne valga la pena ma, se un domani vorrò, mi piacerebbe implementare delle spie di funzionamento, sia per l'accensione che per la ricarica, magari un micro voltmetro per vedere la tensione delle batterie. Per ora mi fermo qui che di tempo ne ho speso abbastanza, forse più del dovuto, che la mia pignoleria a volte raggiunge livelli che mal sopporto anch'io, ultimamente. alla prossima. 

P.S. La mummia russa. Ripeto: La mummia russa.


mercoledì 30 marzo 2022

Una rara bicicletta d'epoca (Bianchi - restauro)

Sono tempi davvero brutti ed il peggio deve ancora arrivare. Con l'aumento dei costi del carburante all'utente finale, con conseguente affollamento di ciclisti dell'ultimo minuto, è presumibile che ci sarà un aumento delle richieste di biciclette. All'aumentare della domanda consegue naturalmente un aumento degli utenti e di conseguenza dei furti (e degli incidenti), è statisticamente provato. Per le commissioni che devo svolgere sul territorio, che richiedono l'abbandono in strada del mezzo, in rastrelliere installate in posti nascosti (dove non intralciano ovviamente) è meglio girare con una bicicletta vecchia, scassata ed arrugginita, sperando nella fortuna di  imbattersi in quella tipologia di ladri che rubano solo biciclette di lusso, per dei poveracci disonesti che vorrebbero ma non possono. Purtroppo esistono anche delinquenti ed incivili che prendono la prima bici che gli capita a tiro, solo per uno spostamento e poi la abbandonano chissà dove. Sperare che i vigili poi pensino di adoperarsi per avvisare del ritrovamento è una vana speranza... figuriamoci. 

Ecco che allora per evitare di girare con la mia MTB attrezzata (che per me è come per gli altri l'automobile), mi viene in mente di dotarmi di un mezzo di trasporto quasi a costo zero, usa e getta, che se me la rubano non ci faccio poi una tragedia, anche se alle cose mi ci affeziono. L'occhio mi cade su una pila di vecchie bici, accatastate ad arrugginire per bene nel solito garage umido che accoglie il ciarpame riposto con l'idea di usarlo un domani, si sa mai... e così ci si dimentica di averlo. Non è stato un facile recupero, specie quando all'oggetto il proprietario associa ricordi che difficilmente è disposto a "cedere" o rinunciare. Alcuni modelli d'epoca sono stati trattenuti con l'idea di un restauro che non ci sarà mai, lasciando in pace la ruggine che nel frattempo, pazientemente, continuerà a fare il suo lavoro. Riesco a recuperare una Bianchi degli anni '60 /'70 un marchio storico, in condizioni pietose. Copertoni andati (ovviamente), sellino sfondato con la pelle rinsecchita, pastiglie dei freni inesistenti che si sbriciolano, ossido ovunque ed una tana per topolini dentro il carter. La bici mi serve abbastanza urgentemente, trovare i pezzi per mè e difficile e non ho molto tempo. Cerco allora un officina dove portare il mezzo e "restaurarlo" solo per ciò che serve per renderlo circolante. Trovare un riparatore di biciclette oggigiorno è davvero difficile. Alcuni trattano solo bici da corsa e mountain bike da 2000 euro in su, altri sono più accomodanti, pigliano di tutto, ma sono dei veri banditi disonesti (e pure nemmeno tanto bravi a fare il loro mestiere). Moltissimi hanno chiuso e proseguono l'attività a nero, a tempo perso, che ci tocca suonare il loro campanello di casa e se non ci conoscono nemmeno ci fanno entrare a casa loro (giustamente direi). 

Allora? cerco in rete e mi imbatto in alcuni artigiani che hanno copiato una mia vecchia idea che avevo messo in pratica. Se la montagna non va da maometto... l'officina mobile, un camper o un furgone attrezzato, parcheggiato un giorno fisso della settimana in un posto strategico di passaggio e gli altri giorni servizio a domicilio. Fantastico, viene lui, ritira il mezzo e lo riporta quando pronto. Affido la bici ad uno di questi e la rara bici Bianchi torna rimessa in sesto. Freni nuovi, sella d'epoca (Royal), gomme, cavi dei freni e manopole bianche. La ruggine l'abbiamo lasciata (è solo superficiale), solo una passata di abrasivo leggero (1000grit), che la patina di vecchio conferisce valore al manufatto (solo da voi in itaglia). Niente impianto elettrico (non la uso all'imbrunire o di notte), tanto la dinamo è esplosa, i fanalini distrutti...non vale la pena di spenderci altri soldi, altrimenti trovavo al supermercato quelle bici di cartone da 70 euro... no, no, a me serve un telaio che duri a lungo, molto a lungo... almeno per l'aspettativa di vita che ho davanti, vista l'età avanzata.

Per quello che manca vedrò pian piano se riuscirò a recuperare qualcosa o riparare degli accessori. Al mercatino dell'usato ogni tanto si trovano delle bancarelle con parti di vecchie bici.... il problema è che certi commercianti approfittatori propongono dei prezzi stellari, meglio di no nel mio caso, non devo spendere, non voglio spendere, non posso spendere. Alla prossima.     

P.S. bici=cici. Ripeto: bici=cici.

martedì 8 febbraio 2022

Diav Lina antiruggine metallizzante

In un supermercato di un piccolo comune, al quale mi sono recato per la prima volta quasi per caso, ho trovato su uno scaffale un prodotto che appena visto ho pensato facesse al caso mio. Nel prepararmi dei frugali pasti, quando ho la materia prima (il cibo), devo utilizzare una cucina a gas risalente a fine anni '70 inizi anni '80. Sì, è vecchia, non ha l'accensione piezo e nemmeno il piolino di sicurezza che chiude il gas quando si spegna la fiamma, ma del resto.... faccio fatica a mettere assieme il pranzo con la cena, come potrei prendere una cucina nuova? Allora penso bene di acquistare un tubetto di Diav Lina fuoco, piastre & fornelli antiruggine metallizzante, dato che l'acciaio dei reggi pentole ed anche l'acciaio della base è tutto intaccato dalla ruggine tanto da creare dei crateri che non vengono via a grattare come forsennati. Ho provato a lucidare con un spazzola metallica, con carta vetrata, con abrasivi vari ma niente. Diav Lina è un prodotto specifico per coprire la ruggine e l'annerimento da combustione. Ideale per proteggere e rinnovare piastre, tubi, bruciatori e parti metalliche di stufe a legna, cucine economiche e fornelli a gas. Indicato anche come antiruggine per marmitte e tubi di scarico di auto e moto, per piccole riparazioni e ritocchi su cancelli, inferriate, porte e tutte le parti metalliche della casa. 

Sembra l'ideale, fantastico, maaa.... funziona? A leggere le avvertenze c'è da prendere paura: è un solido infiammabile, provoca irritazione oculare, indossare guanti protettivi, proteggere il viso e gli occhi, non ingerire.... oddìo, che sarà mai?? Vabbè, lo provo lo stesso, basta stare attenti a non scambiarlo con il tubo della pasta di acciughe. 

Dicono di metterne un pò su un panno asciutto e stendere in modo uniforme, attendere qualche minuto e strofinare leggermente con un panno morbido. ok, servono due panni allora. Apro il tubetto ed esce una specie di pasta leggermente densa, dal colore metallico tipo alluminio. Stendo in modo uniforme, aspetto e poi strofino leggermente con un panno morbido, ubbidiente alle indicazioni elencate al paragrafo "Modo d'uso".

Risultato? alla vista le parti appaiono come se fossero state verniciate o colorate, il nero e la ruggine non si vedono più, coperte dalla pasta metallica che non ha certo l'aspetto dell'acciaio inox lucidato a specchio che risulta satinato ove applicato.  Il prodotto assomiglia moltissimo ad alcune paste termo conduttive che si usano con le CPU da computer con dissipatore di calore. Secondo me si tratta di polvere micronizzata di un qualche metallo in sospensione su un media volatile che evapora all'aria e tiene assieme i granelli. 

Curioso, provo a rimettere sul gas l'acciaio che regge le pentole ed accendo il fuoco... tutto ok, il colore brillante resta al suo posto. Se però si prova a pulire con uno sgrassante, la pasta viene via rivelando il nero sottostante. Basta anche passare con le dita, anche a distanza di giorni dall'applicazione, che il prodotto viene via.  Sembra sia solo un sistema temporaneo per nascondere il nero e che deve essere applicato ad ogni pulizia, un pò come nascondere la polvere sotto il tappeto, dove non si vede. 

Dalle istruzioni si legge di strofinare LEGGERMENTE una volta che il prodotto è asciutto... e ti credo, se si strofina energicamente (ma nemmeno tanto energicamente) lo strato superficiale se ne va. Vabbè, pazienza, ai fornelli ci sto poco ed ho due alternative: o non pulisco più i fornelli o applico il prodotto una volta a settimana, tanto ne basta davvero una quantità microscopica per ottenere un risultato estetico soddisfacente, almeno per noi poveri che ci dobbiamo accontentare e non ci possiamo permettere di buttare il vecchio per il nuovo. 

Mi sa che forse, proverò anche con lo zinco spray e, se non funziona, con la nikelatura galvanica, devo solo attrezzarmi ed io non mi arrendo mai. 

La cucina mi dovrà accompagnare ancora per non so quanti anni, almeno sino a quando riuscirò a prepararmi un pasto caldo. Alla prossima, poveracci.

P.S. il pulcino ha fame. Ripeto: il pulcino ha fame.

venerdì 28 gennaio 2022

TrustFire mod TR-001 caricabatterie al litio (riparazione)

Un caricabatterie che non funziona è inutile. Dopo questa massima, saggia e dottissima affermazione, vediamo se è il caso di ricoverare il paziente e procedere con diagnosi e cura. Partiamo dai sintomi: all'inizio uno dei due led che segnalano la carica non si accendeva, mentre lo stesso (bicolore) funzionava regolarmente quando la batteria era disinserita. In questo modo non si riusciva a capire (almeno visivamente) se lo slot stava caricando la batteria al litio (Li-Ion). Poi.... ha smesso di funzionare del tutto, morto. Quindi? si svitano un paio di viti e si ispeziona il circuito. Il difetto, almeno quello principale, salta subito all'occhio: ci sono due led bicolori, a tre terminali. La pista in rame che dovrebbe accendere il lato rosso è interrotta ed il led stesso è meccanicamente instabile (dondola nei tre fori). Di come sia potuta accadere una cosa del genere proprio non ne ho idea. Difficile esercitare una pressione dall'esterno, forse l'inserimento delle batterie sulla slitta a molla ha in qualche modo sollecitato il PCB. Fatto sta che anche il led apparentemente sano, presenta lo stesso problema, pur non essendo riuscito a tagliare le piste. Da dire che un secondo problema è dato dalla scarsa qualità del PCB utilizzato dal produttore. Piste che si staccano non le vedevo da anni, molti anni. Ad ogni modo, lamentele e brontolii a parte, si può cercare di rimediare. Con un oggetto metallico si gratta la protezione isolante, la vernice verde, in prossimità dell'interruzione delle piste. Una bagnata abbondante di flussante ed una pioggia di stagno per irrobustire l'area sollecitata. Un pò di termo colla lato componente dovrebbe garantire una migliore resistenza agli urti.

C'è il problema che non si accende nulla... visivamente si nota all'ingresso un piccolo fusibile annerito. Non è un buon segno, và a capire cosa lo ha provocato. C'è poi un induttanza in ingresso che mostra un crepo longitudinale (interrotta, bande rosso rosso marron argento). 

Altri segni di bruciatura non ce ne sono ed occorre seguire le piste da monte a valle per capire qual'è e dov'è il componente che non fa il suo lavoro. Ho il sospetto che sia il trasformatore ad essere andato in corto.  Ad ogni modo però mi mancano i pezzi di ricambio, nemmeno frugando fra il ciarpame...mi sa che stavolta ci rinuncio e procedo con recuperare alcuni pezzi che mi potranno servire: due led bicolori rettangolari, una presa 230V, una minipresa DC per i 5 volts, un paio di integrati, un optoisolatore, condensatori, transistors e diodi, tutti preziosi per il prossimo lavoro. Alla prossima. 

P.S. Le mele sono marce. Ripeto: Le mele sono marce.

martedì 14 settembre 2021

Apple MacBook battery A1185 (autopsy)

Mi sono deciso alla fine di disassemblare una batteria di un MacBook, modello A1185 10,8Volts 55Wh (prodotta il 10 luglio 2012), per vedere se si possono recuperare le celle al litio da riutilizzare per qualche progetto. Come c'era da aspettarsi, i prodotti della mela sono qualitativamente "superiori", c'è poco da dire. Nel pacco batterie, infatti, si notano una maggiore attenzione e qualità dei prodotti utilizzati e delle soluzioni adottate (il che però spiega solo in parte il costo esorbitante dei loro ciòttoli). 

Smontaggio: L'apertura è semplicissima... delle viti attorno al pacco agevolano l'apertura dell'involucro bianco. All'interno, una serie di 6 celle Li-Ion 606168-C 9,4Wh (probabilmente 2500mAh), spessore 6mm, che le rendono perfette in tutte quelle situazioni dove lo spazio scarseggia. Ogni cella è incollata al suo posto con del nastro biadesivo trasparente, particolarmente tenace. Inutile tentare di fare leva con una spatola o peggio con un cacciavite, perchè si rischia concretamente di piegare le celle, danneggiarle, mandarle in corto con concreto rischio di incendio. 

Per toglierle, occorre munirsi di uno spray sciogli etichette, che agisce ammorbidendo l'adesivo, ed attendere che faccia effetto. C'è poi da scollegare le celle, i cui terminali sono saldati a punti... tagliare le piattine rivestite in kapton è l'unica soluzione, dopo aver tolto anche la quantità industriale di striscioline adesive isolanti. Possibilità di auto riparare questa batteria? con l'attrezzatura giusta, da 1 a 10 direi 5 o 6.

Protezione: Il controllo carica/scarica è affidato al BMS in corso di analisi, anche se non ho molte speranze dato che la mela usa spesso chip proprietari dalle sigle indecifrabili e dal data sheet introvabile. In serie ad ogni batteria c'è un componente marchiato LC77AY-1. E' un disgiuntore termico (assente nei pacchi batterie dei portatili "normali") o anche un "fusibile" ripristinabile se vogliamo chiamarlo così per capirci meglio.

LC Mini-Breakers (Miniature Thermal Cutoff Device)

Bourns LC Mini-Breakers (Miniature Thermal Cutoff Device) feature a low current type, overtemperature and overcurrent protection for lithium polymer and prismatic cells, and controls abnormal, excessive current instantaneously. 

Le celle: vengono sottoposte ad un ciclo completo di carica - scarica - ricarica che dura 24 ore, per misurare alla fine la capacità effetttiva di ogni cella e verificare quali sono recuperabili e quali da mandare al riciclo...poco meno di 10 anni di utilizzo... forse è una speranza vana. Credo che le utilizzerò per delle telecamere wireless auto costruite, che consumano un inezia garantendo una discreta autonomia di funzionamento 24/24 7/7. Devo solo cercare un BMS che abbia alloggiato anche una presa USB-C per la ricarica al volo. Mi sto divertendo come un bambino in un negozio di giocattoli. Alla prossima. 

P.S. il merlo ciurla nel manico. La fontana è a secco. Ripeto: il merlo ciurla nel manico. La fontana è a secco.

venerdì 10 settembre 2021

Teslacigs WYE II 86W TC Box Mod (riparazione)

Questo argomento è tabù per l'AI di gùgol. Quando si parla di apparecchiature elettroniche in grado di vaporizzare del glicerolo, il bot diversamente intelligente artificialmente di gùgol va in allarme, in quanto crede si stia parlando di quell'argomento che tratta prodotti sui quali lo stato italiano detiene i monopoli anche se pare sia dannoso per la salute sino a provocare la morte di chi ne fa uso. Scusa se sono vago ma non voglio rotture di c*glioni a spiegare ad un bot, come già successo in passato, che si sta sbagliando, con esiti ovviamente a me sfavorevoli visto che spiegare delle neanche tanto sottili differenze ad una stupida macchina è dura. 

Mi consegnano questo aggeggio (chiamiamolo così) sul cui display O-led compare una scritta inesorabile... l'apparecchio è in corto, ovvero guasto, ovvero è da buttare, ovvero nessuno è disposto a ripararlo mentre in rete esiste una nutrita flotta di pirati pronti a vendertene uno nuovo, più meglio, più costoso ovviamente....sanquisuge di portafogli altrui. Il disastro è avvenuto mentre l'utilizzatore era in ferie, lontano da casa e pertanto non c'è stata altra scelta che farsi rapinare volontariamente e comperare un sostituto, il primo che si trova a tiro... buon per lui, il commerciante felice dal fatturato di giada. 

Affronto la riparazione con la rassegnazione che, se è guasta l'elettronica, non c'è molto da fare, ma anche con la curiosità di vedere cosa c'è dentro e capire se in futuro conviene o si può aggiustare. 

Per aprire questo modello occorre svitare quattro viti (Torx), due in prossimità dell'attacco dell'atomizzatore e due dentro il vano batteria. Aiuta molto avere dei cacciavitini usati per la riparazione di alcuni modelli di smartphone. L'aggeggio si separa in due parti. Appena aperto un sospiro di sollievo. Il guasto è solo un filo staccato, quello della massa (il negativo), frutto di una saldatura pedofila (fatta coi piedi :-).


Per risaldare il contatto (una scodellina metallica placcata oro) occorre toglierla dalla sua sede, altrimenti il calore dello stagno fuso fonde la plastica costringendo a buttare tutto. Occhio alla molla. Un abbondante dose di flussante, mano ferma, temperatura e tempi di saldatura calibrati dall'esperienza ed il contatto è ripristinato. Con l'occasione sarebbe stato bello dare anche una lavata al contenitore con acqua e sapone neutro, data la sporcizia naturalmente accumulata in anni di utilizzo. Per fare questo però, bisognerebbe dissaldare tutti i fili di collegamento e togliere l'elettronica... ho preferito di no, la regola è mai toccare quello che funziona e procedere solo se non si teme di spaccare qualcosa e perdere definitivamente l'oggetto. Così ho ovviato sfregando le parti esterne ove si annidano i pelucchi con uno spazzolino da denti, usato... non li buttate in discarica vero?

Collaudo positivo, con una batteria al litio di recupero. Funziona!! 50 euri risparmiati, da destinare a qualche bolletta, del pane, un pò di latte, frutta verdura, carne (un lusso) ed un pò di comfort food che tanto risolleva lo spirito facendoci sentire ricchi come sceicchi. Anche la soddisfazione per il ripristino della funzionalità azzoppata non è poco ma con solo quest'ultima non si mangia poi molto. Alla prossima.

P.S. L'incendio è spento. Ripeto: L'incendio è spento.

giovedì 9 settembre 2021

HP Li-Ion battery autopsy

Carta, vetro, plastica, metalli ferrosi, medicinali scaduti, batterie esauste e RAEE.... in due parole... rifiuti, ovvero un costo per noi e ricchi profitti per le eco-mafie. Dall'ultimo giretto all'ecocentro per consacrare il consumismo, esco con tre batterie da computer portatile, fiducioso della possibilità di recuperare qualche cella ancora funzionante, adatta ad alimentare qualche progetto in corso. Si, sono povero e non mi posso permettere di acquistare nulla e mi tocca frugare nei cassonetti. Ho dovuto lasciare sul campo una vaporella lava pavimenti (mi  serviva), un rasaerba elettrico (caxo! mi serviva la scocca e la lama!!), una lucidatrice per pavimenti (me la dovrò costruire) ed altri ciòttoli recuperabilissimi. Mi viene da piangere ma pazienza, proprio non me la sono sentita di confrontarmi con il lavoratore sceriffo categoria protetta, non particolarmente dotato di neuroni funzionanti, ovvero il poveraccio di turno investito dell'autorità per insultare e vessare i più poveracci di lui.. 

Le batterie da computer portatile sono difficili da riparare (inteso come sostituzione delle singole celle) e sono costruite in modo che non sia possibile aprirle senza rompere il contenitore (o peggio la guaina delle celle stesse). E' meglio lasciar perdere se non si conoscono i pericoli associati all'apertura di pacchi batterie al litio (è pericoloso, molto, più di quanto si immagini). 

Spesso il PC dove sono alloggiate si rifiuta di ricaricarle, è il firmware che comanda, sperando che l'algoritmo che le governa sia efficiente dato che le chiamano "smart batteries" (che di smart hanno ben poco). Non sempre è così. A volte qualche cella difettosa rende tutto il pacco inutilizzabile (è una giusta precauzione), a volte si guasta il BMS, a volte è l'esaurimento per intenso (o errato) utilizzo a decretare il fine vita del pacco batterie. Fatto sta che statisticamente, qualche cella si salva fra le  6 od 8/9 celle presenti nel pacco e collegate secondo lo schema 3/4S 2P. Devo ancora indagare se il BMS è recuperabile e riutilizzabile in modalità "stand alone" o se è possibile "dialogarci", magari per scoprire che qualche contatore ha raggiunto il limite imposto dal produttore per decretare la morte "d'ufficio" della batteria (maledetti schifosi). 

Vediamo un pò, curiosando all'interno con un analisi visiva, alcuni dati:

1) Batteria HP 10,8V series HSTNN-IB51 da 47Wh. Purtroppo il BMS non ci fornisce molte informazioni in quanto i chip sono ricoperti di resina ed il connettore non è serigrafato per capire quali segnali porta. Le celle Li-Ion, ricoperte da una guaina blu, riportano le sigle LGCS318650 - G2981036529 - IJ251D2S3. Grattando un pò i componenti è possibile intravedere alcune sigle. bq29330 7AKG4 (2-Series, 3-Series, or 4-Series Cell Protection Control) e bq20Z70PW 7AT (SBS 1.1-COMPLIANT GAS GAUGE ENABLED WITH IMPEDANCE TRACK™TECHNOLOGY FOR USE WITH THE bq29330), il processore che memorizza i dati e tramite il sistema smart battery comunica con l'host.  AT è il termistore nero con i due fili che terminano nella goccia che racchiude la resistenza variabile alla temperatura. I punti dove collegare la serie di celle sono contrassegnati con VG (zero o GND), VL, VM, VH e VP rispettivamente 4,8,12,16 volts ma il VH non risulta collegato per cui arriviamo a 12 volts.

2) Batteria CC06 Notebook battery HP 10,8V 55WhHP Spare 628670-001 CT 6BQMBC3B72R5X0 (assemblata a maggio 2012) LG PN HP011016-C2T23C01.  I chip sono diffifilmente leggibili, causa venice lucida... appena ho un minuto provo a ricavare qualcosa. Il connettore della batteria riporta la sequenza P+ D C OC T3 P- dove, per logica deduttiva, D=Dati (SDA), C=Clock (SCL) e T3 il termistore. OC non ne ho idea.... forse sta per "open circuit" o non connesso...boh. Ci sono ben 16 test point con cui giocare. Le celle, ricoperte da guaina arancione, riportano la sigla LGABC21865 - L097D066A2

3) Batteria HP HSTNN-LB60 14,4V 73Wh a 8 celle a guaina Viola con sigle LGDB318650 - I1704105815 - MF194D1B3. In questo batteria almeno due celle presentano evidenti perdite di elettrolito e misurano ai loro capi 14mVolts (decisamente morte). I segnali sul connettore, visto esternamente leggendo da sinistra a destra, presenta i seguenti segnali: P- (primi due pin) - B/I - ID - C - D  - P+ (ultimi due pin). Il chip più grande ha la sigla bq 2084DBT 94KG4 mentre quello nel lato opposto bq 29312APM 95K ovvvero il controller delle celle ed il processore.

Al momento le celle recuperate sono sottoposte a cicli di ricarica - scarica e ricarica, ci vorrà un pò per capire quali e quante recuperare ma sono fiducioso. Quelle arancione misuravano 3,7 volts, mentre le altre 2,4volts (entro i limiti), buon segno dai. 

Sto ragionano anche un termini di recupero dell'intera batteria. Con una stampante 3d si crea un nuovo guscio dove alloggiare le batterie (sostituibili), si riutilizza il BMS con il suo connettore e si ricrea il pacco completo "compatibile"...non male come ideona.

Alla prossima. 


P.S. le due faine sono nel pollaio al fresco. Ripeto: le due faine sono nel pollaio al fresco.

lunedì 5 luglio 2021

Florabest FGS 10/9 (IAN 41808 autopsia)

In un incontro occasionale, noto, butttato in un angolo, una cesoia elettrica, abbandonata e dall'aspetto trascurato. "Che fai? la butti?" presa! non perdo occasione per recuperare e mettere da parte qualsiasi attrezzo a tecnologia avanzata (da altri). Florabest è un marchio di elettroutensili da giardino, distribuiti nei supermercati Lidl (da poco bannato per varie ragioni e dal quale sto alla larga, ultimamente). Sulla qualità di questi prodotti, per ora, non voglio sbilanciarmi, non prima di aver aperto ed osservato i risultati del reparto R&D soggiogato alle logiche del marketing. 

Qui stiamo parlando del modello Florabest FGS 10/9Articolo (o IAN) 41808. Non ho trovato molte foto in giro per la rete ma credo di aver visto che questo modello è dotato di ruote (trovate a 10 euro!! no, no, no, me le faccio da me con dei trascina-carta di una vecchia stampante, grazie)


Smontaggio: L'apertura dell'elettroutensile non è difficile. Viti a vista tengono unite le due valve di plastica verde, facendo attenzione a togliere anche quella microscopica posta in testa (perchè! PERCHEEE'!!!!!!?!!). L'apertura del guscio mettte in vista altre due viti che tengono uniti i due gusci neri (la terza è a vista, in testa). Niente clip di aggancio da scovare. Aprendo i due gusci verdi occorre osservare, prima di separarli totalmente, come è agganciato il pulsante meccanico (verde) e la leva accensione (nera) che contiene una molla (da non perdere). Dietro all'interruttore c'è l'aggancio meccanico per l'interruttore posto in testa all'asta removibile.

All'interno, niente di trascendentale. I collegamenti con cavo rosso e nero facilitano l'individuazione delle polarità +/- . L'attacco caricabatterie porta ad un misterioso e complicatissimo circuito di ricarica... con due resistenze, un diodo ed un led rosso. Il trasformatore a muro è un 9 volts 1200mAh AC, uscita in alternata con valore da misurare per verificare la differenza fra dati di targa e valori effettivi.

Il motore (Johnson, già visto...fatwato!): riporta due sigle: 66260 - 314322. Mi vien voglia di ri-contattarli per le caratteristiche tecniche ma ho la quasi certezza che riceverei le stesse risposte: motore "custom" = segretissimo. Poco male, mi sono già arrangiato in precedenza, grazie lo stesso, la fatwa rimane. Il motore che più si avvicina a quelli a catalogo dovrebbe essere l'HC610G-011 diametro esterno 35,80 a 9,6 volts 21400 giri a vuoto 56,6 watt. Dovrebbe assorbire da 1 a 1,5 ampère a vuoto (con ingranaggi agganciati e cesoie accoppiate), forse 2 o 3 sotto carico. A perno libero, con batterie a 7,4 volts, assorbe poco più di mezzo Ampère, mentre l'assorbimento è attorno a 1,3 ampère (a vuoto) alimentato a 9,6 volts (con alimentatore da banco).


Il perno del motore  è agganciato ad un ingranaggio che fa girare una ruota dentata sulla quale è posto un eccentrico che va ad inserirsi nell'incavo della lama superiore, facendola oscillare sopra a quella fissa. La particolare conformazione delle lame fa sì che queste lavorino a "forbice" scorrendo l'una sull'altra. Visti i materiali usati, è sconsigliabile esagerare e tentare di rifinire una siepe o dei rametti.... meglio restare sui bordi del prato e concentrarsi sui fili d'erba (ed inevitabili erbacce).


Le cesoie: arrugginitissime ma smontabili e separablili togliendo una rondella elastica di acciaio. Un trattamento di affilatura e riverniciatura è d'obbligo così come una buona ingrassatura a coprire una dose eccessivamente parca, erogata dal produttore. Magari, per l'accoppiata, ci mettiamo il grasso al litio, tiè.

Le batterie: 8 batterie Ni-Mh form factor AAA (mini stilo) 300mAh da 1,2 volts c.d. poste in serie, ad ottenere 9,6 volts totali. Con un minimo di attrezzatura sarebbe possibile anche ricostruirle con un pacco nuovo, a parte i prezzi esorbitanti delle batterie. Per 8 batterie da puntare con la striscia di nikel (preferendo le top flat head) occorre spendere più di trenta euro (quelle economiche sono out of stock)) mentre la batteria assemblata, nuova, la si trova a 35 euro, manco conviene ricostruirla originale. 

Di una conversione al Litio... se usiamo due 82650, otteniamo una tensione nominale media  di 7,4 volts mentre (più di 8 volts a piena carica), per tre in serie otterremmo 11,1 volts. Si potrebbe optare per un DC/DC converter (a valle del BMS) per riportare i valori entro le "specifiche", oppure rischiare e scegliere per un motore sotto alimentato (e forse troppo lento) o sovra alimentato col rischio di fonderlo senza possibilità di sostituirlo od essere costretti a riavvolgere il rotore a spazzole (vedi post succcessivi per i risultati). A voler fare i trogloditi, una resistenza in serie e non ci si pensa più. Certo che, con quelle mini batterie AAA da fighetta, l'attrezzo pare più un giocattolino per cornute signore bionde col cagnolino rabbioso, occhialoni da sole ed il SUV del marito ricco industriale (e cornuto ovviamente). Che si fa? non lo so, per ora. Sarei tentato a giocare un pò o googlare un pò più a fondo. Non si trova un granchè su questo specifico modello, soppiantato tempo fa da nuovi modelli apparentemente più performanti (e litio nativi)

Assistenza e ricambi: il sito ufficiale Lidl, nella sezione dedicata, offre ricambi e consumabili solo per i prodotti recenti. Per i modelli più "agee" (il mio è del 2009), Lidl ti rinvia nel sito Amazon ed arrangiati a perdere tempo, che tanto Lidl i soldi li ha già incassati e te ne puoi andare affanchiulo!. Se il prodotto è vecchiotto non ci sono molte speranze di trovare i ricambi e nemmeno i consumabili. Occorre fare a cazzotti col motore di ricerca di Amazon, che fa letteralmente schifo, peggio di quello di You Tube. Su "ibèi" l'ho trovato all'asta (tedesca) a 1,50 euro ma non ho tempo e voglia di litigare con i bot che rilanciano il prezzo in automatico e litigare con google traduttore. Fatto sta che appena esce un modello più recente, scordatevi l'assistenza per quello diventato "obsoleto". Tanto vale, all'acquisto, acquistare subito i ricambi e tenerli di scorta per far durare di più l'attrezzo... ma, a sto punto, preferisco spendere subito qualcosa di più per un marchio serio e professionale, ed assicurarmi l'assistenza "a vita" o almeno sino a quando deciderò IO quando vorrò sostituirlo con un modello più recente. L'aquisto di elettroutensili alla Lidl va fatta solo se si è ricchi e sboròni, anti ecologisti, spreconi e odiatori dell'ambiente nel quale si vive, senza pensare al futuro degli altri che verranno. Florabest, Lidl...shame on you!

P.S. la fagiana cova sottovento. Ripeto: la fagiana cova sottovento.

Seguito

venerdì 2 luglio 2021

Black & Decker FV7201-H1 (parte 4 - conversione da Ni-Cd a Li-Ion)

Questo lavoretto è a puro scopo ludico / didattico, per futuri progetti di conversione per elettro utensili a batteria (e non). Devo solo fare un pò di pratica e sbagliare per ripassare le mie (poche) conoscenze tecniche in materia di elettricità. Il concetto è "impara l'arte e metti da parte". 

Sicuramente è utilissimo sapere fare un pò di tutto ciò che può essere a portata di mente, mani e materiali a disposizione, il resto lo fa l'ingegno, la creatività, la voglia di sperimentare, ecc.... Alla, fine del percorso dedicato a questo "elettrodomestico" già documentato (vedi riflessioni precedenti), ovvero autopsia, smontaggio, pulizia e fatwa al produttore, le perplessità tecniche restano irrisolte. Funzionerà? Si brucerà il motore? Il caricabatteria fai da te reggerà la corrente di ricarica? Le batterie andranno a fuoco? Mi fido a lasciarlo sempre in carica appeso alla parete? (nei commenti correggetemi se sbaglio i ragionamenti che vado a documentare).

A premessa, duole constatare come le vecchie batterie al Ni-Cd fossero caricate applicando direttamente 15 volts in AC (un volgarissimo trasformatore incapsulato per il collegamento "a muro" con dati di targa a 10 volts AC) raddrizzati da un solo diodo, senza regolazione della corrente di carica o senza un circuito in grado di staccare la ricarica a ciclo completo...manco un condensatore, nient'altro che un diodo... complimentoni alla multinazionale con i suoi segretissimi motori custom.


Batterie 18650: Per le batterie, data la scarsa importanza del progetto, ho optato per due Li-Ion recuperate dalla batteria defunta, a 9 celle, di un vecchio portatile. Un ciclo completo di scarica e ricarica per tutte e 9 ed ho scelto quelle che parevano messe meglio. Ne ho messe due in serie per avvicinarmi alla tensione nominale delle batterie originali, 7,4 volts a carica completa. Per alloggiarle sotto al motore, ho dovuto togliere un aletta di rinforzo ed adattare il contenitore al diverso form factor del litio rispetto al Ni-Cd, nulla di difficile. Non conosco la loro capacità (non c'è scritto) ma presumo siano da 2000mAh, per cui 2 ampère per un ora (60 minuti), 20 ampère per 6 minuti e via dividendo

il BMS: le batterie al litio, si sa, hanno la necessità di un sistema che blocchi l'erogazione di corrente al raggiungimento di una soglia minima di tensione, pena la distruzione delle batterie stesse. BMS è l'acronimo di Battery Management System. In rete ormai si trovano una moltitudine di circuitini pre-costruiti e pronti all'uso. Io ho optato per un 2S (2 batterie in serie) da 10 Ampère... meglio "tenersi larghi" (era il ragionamento iniziale) per evitare surriscaldamenti o sovraccarichi potenzialmente dannosi. Il BMS è bilanciato per carica e scarica (ottimo) da 8,4 volts, il motore è da 7,4 volts... reggerà? Costo 5,7 euro alla coppia, ne ho presi due, si sa mai. Data la sperimentazione, non ho voluto mettere in parallelo un altra coppia di batterie per aumentare l'autonomia dell'apparecchio.... è un aspirabriciole per dio! quanto mai dovrà durare un aspirata veloce? mica ci devo fare le pulizie a fondo!. Per i collegamenti è facile. P+ e P- vanno collegati nei punti dove si trovavano le vecchie batterie. I +/- 9 vols vanno collegati nella base di ricarica (occchio alle polarità).


L'interruttore ON/OFF: La B&D ha deciso di predisporre il modulo batterie/switch su un unica basetta (vendono il pacco assemblato come ricambio, motore compreso!). Due lamelle di contatto ad incastro, in basso nella foto, servono per la ricarica (il positivo l'ho "sporcato" di rosso per evitare errori ed inversioni di polarità). L'interruttore è in realtà un deviatore che collega alternativamente le batterie o al motore (normale funzionamento) o alle lamelle della base di ricarica dove ho portato i 9 volts necessari al BMS. In foto si notano i contatti esposti dopo la rimozione del pettine a scorrimento superiore. Quest'ultimo è un foglietto di rame con tre lamelle a strisciamento, che scorre sulle prime tre guide di ottone a sinistra. In posizione "OFF" i contatti a striscio connettono le prime due piste in ottone a sinistra. In questo modo il catodo del diodo (sul cui anodo abbiamo collegato i +9volts di ricarica) è collegato al P+ del BMS. il P- è sempre a massa del caricabatterie ed è collegato ad un capo del motore. In posizione "ON" il P+ (out del BMS) va a connettersi con la terza pista in ottone contando da sinistra, escludendo il caricabetterie ed andando ad alimentare il motore (striscia in ottone in foto all'estrema destra).


Il carica batterie: per la ricarica delle batterie è sufficiente predisporre un circuitino, semplice semplice, per garantire da 8,4 a 9 volts, come da specifiche del BMS usato. Tengo il trasformatore a muro, un ponte raddrizzatore recuperato da qualche alimentatore, un 7809CV (della ST) recuperato tempo fa e messo da parte, più un paio di condensatori di filtro (pure di recupero), identici a quelli suggeriti dal produttore nelle Application notes o nel Datasheet. Un condensatore da minimo 1000micro 35V dopo il ponte è d'obbligo. Tutto su basetta millefori nascosta nella base di ricarica e tenuta in sede con la versatilissima termocolla (e biadesivo per esagerare).

Il Filtro per la polvere: 15 euri più spedizione?? ma siamo matti? no, no...googla meglio... 9 euri più spedizione? non ci siamo proprio...  dò una lavata a quello che ho, al limite ho un pacco di "mascherine" che la regione ha distribuito nella prima fase della finta pandemia COVID... prodotte da un leghista che faceva tutt'altro (ma amico del Governatore) e che quando indossate sembra di avere le orecchie da elfo (quando le orecchie entrano nei fori... manco l'elastico!!)... ecco, dato che quasi nessuno le ha usate (erano troppo ridicole, troppo) provo a recuperarle (dato che le abbiamo comunque pagate un botto) e vedere se si riesce a ricostruire il filtro originale ( o almeno simile)... soldi alla B&D basta, abbiamo già dato (ed anche troppo).

Alla fine... quanto ho speso sino ad ora? 5,17 euro per il BMS (due), qualche euro per la guaina protettiva, i cartoni isolanti, i reggi batterie... facciamo 6 euro in tutto? Si, maaaa... funziona? No!. Maledetto me che non ho controllato gli assorbimenti del motore. Appena lo si accende, il BMS va in limitazione e non eroga (protezione per i corto circuiti). Ok, smonto il tutto, provo a misurare la resistenza del motore con il mio mega tester.... 0,2 ohm. Giusto per alimentare i miei dubbi, provo con altri due tester cinesi... 0,6 ohm e 1,2 ohm... è il problema dei tester non tarati e non professionali che, alle basse resistenze, danno di matto. Nessun problema, ho realizzato un circuitino per misurare resistenze con frazioni di ohm, devo solo cercarlo e ripassare come funziona. OK, dalle misurazioni effettuate col circuito per misurare frazioni di ohm trovo che la resistenza del motore dovrebbe essere 6,51ohm.

Ad ogni modo, provo a collegare il motore dirrettamente ad un alimentatore da banco (di quelli cinesi). Imposto 7,4 volts e 5Ampère (di più l'aggeggio non mi lascia impostare). Il motore gira ma la tensione droppa a 2,4 volts, girando poi ad una velocità ovviamente insufficiente per aspirare. Dalla legge di ohm l'assorbimento dovrebbe arrivare a 12/13Ampère. Siamo sopra la capacità del BMS che ho scelto a caxo! Ora dovrei cercarne un BMS 2S da 7,4 volts 20A (non più di due litio in serie che non c'è posto per alloggiarle più di due). Allora? Che faccio? compro? butto tutto in discarica e mi concentro su cose più utili? Rinuncio al litio e compro delle Ni-Cd di ricambio da impaccare? Cheffaccio?

Stay tuned. Alla prossima.

P.S. il coniglio bianco si mangia la carota. Ripeto: il coniglio bianco si mangia la carota.

giovedì 24 giugno 2021

DELL PT434 E6400 Li-Ion Battery (autopsy)

Mi appunto qui un pò di pensieri al volo, a futura memoria, nell'analizzare la batteria di un portatile DELL Precision M4500. Questa batteria, in particolare, l'ho ordinata nuova presso un rivenditore su e-bay, attratto dal prezzo conveniente. Subito ha presentato un problemino: non si ricarica, per cui, una volta esaurita è diventata un ingombrante mattone. Il rivenditore, onesto, alla segnalazione e senza esitare ha proceduto con il rimborso immediato, senza nemmeno discutere... fosse stato un italiano sono convinto che a distanza di anni saremmo ancora qui a litigare, ma veniamo a me. Batteria maggiorata PT434 E6400 da 7800mAh/80Wh Li-ion (per laptop DELL Precision M4500). All'interno un pacco batterie 18650 3S 3P, ovvero tre gruppi in parallelo posti in serie da tre: 12 volts. Il BMS (la basettta di gestione della carica/scarica) riporta nelle serigrafie i valori intermedi del pacco, per cui credo proprio che lo ri-utilizzerò in qualche progettino al volo.


All'interno un totale di nove batterie Li-Ion 18650, di colore viola, con scritte e sigle serigrafate:

  • Cylindrical - Lithium Ion Cell 20181208 - SZNS ICR 18/65-2000mAh 3,7/4,2V - 7.4Wh GL5L11EL878401 - Made in china R-41047147
  • 3,7V 7,8Wh INR18650E 20EEBJ30A10YOC (più un barcode)

L'ultimo numero dovrebbe essere una sorta di seriale in quanto cambia ed ogni elemento. La sigla INR18650E dovrebbe darmi indicazioni aggiuntive. La prima lettera I indica "built-in lithium ion" (e questo s'è capito), la C indica Cobalto (si ma dove?), la R indica che è cilindrica (ma va?), 18650 è il form factor (diameter of 18mm and a height of 65mm) ma la E finale proprio non ho trovato cosa significhi. 

In rete  ho trovato poco o nulla che combaci perfettamente e mi potesse aiutare con un datasheet, probabilmente sono batterie "custom" (almeno questa è la mia opinione).

Dai dati possiamo almeno avere le specifiche base. La tensione misurata con un trester ne rivela un paio a 1,8 volts mentre le altre a 1,75 volts e rotti... poco, troppo poco. Sotto i 2,4 volts interviene il BMS per evitare la scarica eccessiva, soglia sotto la quale le batterie potrebbero rovinarsi fisicamente. Nel mio caso però considero che la tensione così bassa sia dovuta al fenomeno dell'autoscarica e non ad un uso eccessivo (uso che in realtà non c'è stato se non per un unico utilizzo)... per cui presumo (da buon ottimista ingenuo) si possano ancora recuperare. Al momento ho un carica batterie per le Ultrafire protette... non credo sia uno di quelli "intelligenti" per la rigenerazione o per i cicli di carica "da zero" ma spero possa funzionare, al limite tengo la carica presidiata controllando periodicamente surriscaldamenti, perdite di elettroliti o cenni di rigonfiamento... speriamo bene, al limite brucio tutto e ricompro il nuovo (con che soldi non lo so perchè li ho proprio finiti). Se riuscissi a recuperarle, potrei usarle anche per svapare ma soprattutto per l'aspirabriciole in fase di conversione dal Mi-Cd al litio....

Ma vediamo il BMS in dettaglio. Sul retro, la parte senza componenti, compare una sigla: DELL E6400 DD20140417309 R5 mentre in prossimità del connettore di ricarica ed alimentazione, vediamo serigrafati i segnali. 

P- P- ID NC P- C P+ P+ 

così, misurando esternamente le polarità o la continuità del P- è possibile scovare gli altri pin senza bisogno di aprire e distruggere la batteria. Provo a buttarla lì... ID e C sono rispettivamente SDA e SCL del protocollo I2C, per esclusione e deduzione logica.

Lato componenti notiamo la barra a led ed il pulsantino per verificare al volo lo stato di carica della batteria. In corrispondenza delle piazzole di alimentazione vediamo le tensioni applicabili, da zero a 12 volts, con 4 ed 8 intermedi per la serie. F2 è un fusibile (F1 risulta non presente), R13 è una resistenza di sense e serve al processore per misurare la caduta di tensione in funzione della corrente. Q1 e Q2 sono due integrati siglati 4437P, mosfet P- channel 30 volts tra drain e source e 11 - 14 A. 4 pin, dal 5 all'8  sono in comune da un lato come i pin 1,2,3 dall'altro (Drain e Source). Il Gate è il pin 4. RT1 dovrebbe essere il termico ma questo modello di batteria sembra che non lo preveda. Le piazzole infatti sono pulite, segno che non è mai stato saldato allo stampato. U1 è il processore che governa il BMS e dialoga con il PC, molto probabilmente attraverso il protocollo Smart Battery SMBus. La sigla che si legge è A2170 - A06077001G - 1821 ma una ricerca in rete non ha dato risultati soddisfacenti. Di solito l'ultimo numero è una data di produzione. Seguire le piste? naaa, quasi impossibile per un multi strato...quasi ma forse non ne vale la pena...per ora. Probabilmente si tratta di un chip proprietario e le sue specifiche non sono disponibili (maledetti, cosa abbiamo fatto di male?). Ci si auspica che, almeno per le parti obsolete, i produttori rilascino le informazioni tecniche. Chi lo farà per primo diventerà il mio fornitore preferitissimo. 

Ad ogni modo, avendo a disposizione il connettore serigrafato, si può tentare con un microprocessore (tipo un Arduino Mega o un Raspberry) a tentare di leggere e scrivere dati da/verso il circuito. Sarà una bella sfida da mettere in cantiere.

Aggiornamenti qui, stay tuned. Alla prossima.

P.S. la lupa è a secco. Ripeto: la lupa è a secco.

venerdì 18 giugno 2021

Black & Decker FV7201-H1 (riparazione - parte 2)

Mentre aspetto mi arrivino dalla cina alcuni pezzi, cerco di appprofondire l'autopsia sull'aspira briciole Black & Decker attualmente dissezionato ai minimi termini sul tavolo del bunker lab (vedi prima parte Black & Decker FV7201-H1). Ne approfitto per lavare le parti plastiche, con acqua e sapone, dalla micro polvere che le annerisce all'interno, già che ci sono, nel miraggio di riportarlo a nuovo. La cosa figa è che tutte le parti sono separabili ai minimi termini, senza trucchi o trabocchetti meccanici che tanto complicano la vita a tecnici e riparatori.

Ho deciso di approfondire un dubbio che mi è venuto. Le batterie incluse sono completamente morte, zero volts. Nell'iniziare a pensare ai dati tecnici per progettare un carica batterie al litio, ho necessità di alcuni dati aggiuntivi e con l'occasione misuro la tensione di alimentazione dell'alimentatore a muro in dotazione.

L'alimentatore: I dati di targa stampigliati nel contenitore plastico del trasformatore  indicano 10Volts AC mentre la misurazione col tester mi dà 12 volts AC... poco male. All'interno della base di ricarica dell'aspirabriciole non c'è alcun regolatore, nulla... la tensione a 12 volts alternata viene applicata direttamente alla basetta switch, raddrizzata a semionda da un diodo 1N4001S (1A general purpose silicon rectifier) ed applicata direttamete ai capi delle batterie in serie... nient'altro... e poi viene da chiedersi come mai certi elettrodomesticfi a batteria durano poco... mi sarei aspettato qualcosa di più serio, magari minimale, ma almeno un limitatore di corrente di ricarica con un vetusto LM317 mi pare il minimo sindacale. Vabbè, meglio così. Ad una misurazione del diodo, scopro che è interrotto (guasto) e si spiega come mai le batterie sono morte del tutto, nonostante l'apparecchio sia rimasto attaccato in carica per lungo tempo... forse le batterie sono ancora buone...

Black & Decker switch FV7201

Il motore: La dicitura stampigliata riporta 63403 Johnson 3D3911 con diametro esterno di 35mm. Una rapida googlata mi restituisce una serie di motorini di varie sigle con caratteristiche diverse ma alla fine si trova il sito ufficiale del produttore (link al produttore Johnson Electric ). Ovviamente la sigla stampigliata sul motore non corrisponde a quelle riportate a catalogo ed occorre andare un pò ad intuito. L'unico che si avvicina come caratteristiche dovrebbe essere il seguente:

  • part number HC613G-011
  • diametro 35,8mm 
  • 7,2Volts 
  • Stall Torque nMn 198,0 
  • no load speed 27500 rpm
  • 143Watt

....ma non mi pare corretto... 143 watt a 7,2 volts P=VI I=P/V = 143/7,2= 19,86A non mi pare questo, 20 ampère? 27mila giri? Mi pare tantino, per cui scrivo direttamente al produttore per avere il Datasheet che mi servirà per tunizzare al meglio l'alimentatore, le batterie, e di conseguenza il circuito di ricarica... se non mi risponderà, proverò con misure dirette.  Nel frattempo mi sto divertendo con google translate, che a volte ne combina davvero di divertenti.

Ah...questo post è provvisorio, frutto di ragionamenti liberi e quasi certamente sbagliati.... retrofit in corso...stay tuned (parte 3). 

P.S. La gatta è morta. ripeto: la gatta è morta.

giovedì 27 maggio 2021

Z-Coil anatomy & rebuild (parte 2)

Un primo tentativo di rigenerazione di questi Inn*kin Z-Coil (ex Zenith), al volo, sembra dare dei risultati promettenti. In mancanza del materiale adatto, ho optato per una strisciolina di cotone, presa da un vecchio (35 anni) lenzuolo azzurro, di cotone ovviamente, avvolta attorno alla resistenza da 2,4 ohm ed inserita a mano con serraggio finale delle due parti. A parte il sapore di ammorbidente che contamina l'aroma che uso solitamente, il vapore c'è, bello abbondante ad una potenza adeguata ma c'è, per cui posso procedere con cercare del cotone organico più pulito, più assorbente e più sano di un vecchio straccio. Magari già che ci sono, posso provare a cercare anche il filo adatto, non credo costerà l'unico rene che mi rimane (l'altro l'ho già venduto al mercato nero per pagare le tasse).

Da una anlisi dettagliata, ho contato e misurato i seguenti elementi che compongono il prodotto originale:

  • 7 spire di filo resistivo (non so di che tipo, acciaio, Khantal o altro) del diametro di 0,32mm (AWG28) avvolto su un diametro di 4 mm per una lunghezza totale di 100/110 mm
  • 6 foglietti di cotone, da 6,5x25 mm sovrapposti l'uno sull'altro a ridosso dell'avvolgimento resistivo
  • 1 foglietto di cotone, avvolto tutto attorno alla resistenza, da 6,5x78mm

Per non complicarmi la vita e per facilitare l'inserimento dell'assemblato dentro l'alloggiamento, provo con un unica strisciolina alta 6,5mm e lunga tanto quanto possa raggiungere un pò meno il diametro interno del coperchio. Troppo lunga e il pacco non si riesce di farlo entrare senza deformare la resistenza. Troppo corto, il cotone difficilmente resterà a contatto col filo resistivo.... 

Ad ogni modo, meglio documentare lo stato di usura della resistenza, per capire come si riducono dopo un uso intenso, con incrostazioni di aroma rinsecchito. Dalla seconda foto si notano a destra due diversi tipi di elemento riscaldante. Oltre al modello con filo avvolto, si notano due "mesh", o elemento a rete. Quest'ultime impossibili da rifare a mano e francamente non so nemmeno se si trovano già pronte per questo modello di atomizzatore, credo di no, dato che nascono come disposable (usa e getta...maledetti). Per la cosiderazione se sia meglio la mesh o il coil... non so, non ho notato differenze apprezzabili fra le due soluzioni, nè in temini di durata nè in termini di aroma percepito. Boh.

Work in progress, alla prossima.

P.S. la mela è bacata. Ripeto: la mela è bacata.