Visualizzazione post con etichetta fai da te. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fai da te. Mostra tutti i post

lunedì 11 dicembre 2023

Workzone ip44 solar white security lamp (repair)

Da anni appesa alla parete che sovrasta il basculante del garage, è arrivato il momento che una lampada solare con sensore di movimento muoia. Presa all'Aldi per non ricordo quanti euri, ha fatto il suo dovere per un pò, accendendosi diligentemente come luce di cortesia quel tanto che basta per camminare al buio senza inciampare sugli innaffiatoi, sbattere sull'ingombrante tubo di irrigazione da 30 metri ordinatamente avvolto alla parete, infilare la chiave nella serratura o ancora per illuminare la strada ai gatti del quartiere. Non ricordo se è ancora in garanzia (3 anni) ma si sà che per questi oggettini, non si conserva quasi mai lo scontrino e, se lo si conserva....., non ci si ricorda mai in quale anfratto della libreria è stato accuratamente riposto. 

In realtà questo faretto a led da 6,4 watt non è quasto. Sente solo la vecchiaia. Il pannello solare è tutto opaco, la sua superficie è tutta screpolata compromettendo la sua trasparenza a garantire un ottimale illuminazione dal sole. Da dire poi che la parete ad est non riceve sole per tutto il giorno (come vorrebbero le specifiche...almeno 8 ore) per cui la sua batteria interna fatica già di suo a caricarsi al 100%... figuriamoci nel periodo invernale. 

Ma a completare la sua morte prematura è la batteria interna che, a forza di essere sottoposta a cicli giornalieri di carica scarica, inevitabilmente perde efficienza e non riesce più ad illuminare in modo accettabile l'area sottostante. 

Workzone IP44 solar white security lamp

Fortuna vuole che l'ingegnere "progettista" di questo aggeggio, abbia optato per una batteria 18650 Li-Ion (da 1200mAh), molto diffusa e facilmente reperibile, con tanto di alloggio. Credo infatti che la scelta sia ricaduta su questo "form factor" proprio per motivi di economicità a scapito della sua durata, dato che deve illuminare solo per quei pochi secondi sifficienti per scendere dall'auto ed aprire il basculante. 

La mia proverbiale taccagneria obbligata da uno stato ormai perenne di assoluta povertà, mi suggerisce di riutilizzare delle batterie al litio recuperate da un pacco batteria di un vecchio computer portatile... funziona! Occorre solo apportare una piccola modifica. La batteria originale, estraibile dal classico alloggiamento con un contatto a molla è di quelle con la testa a tettina, mentre quelle del portatile hanno la testa piatta e non fanno contatto. Si può ovviare inserendo una lastrina di nikel o rame se si preferisce et voilà, lampada come nuova. 

Per il pannello sto cercando una soluzione... pasta abrasiva diamantata per lucidature? forse sì. Il problema è che la superficie di plastica sembra cotta, non è sporca, per cui andrebbe delicatamente grattata, magari iniziando con carta vetrata ad umido per carrozzeria da 800, 1000, 1200 in su, forse ce la facciamo anche se credo che così in pieno sole si riesca a ricaricare la batteria senza troppi problemi. Vedremo.


P.S. il paguro non è a casa. Ripeto: il paguro non è a casa.

martedì 13 dicembre 2022

Ignobile progettista

Certi progettisti delle confezioni dei prodotti consumabili andrebbero mandati al confino in uno stato che si fa beffe dei diritti umani. Già, chi non ha mai bestemmiato con un tubetto di dentifricio per far uscire TUTTO il prodotto rimasto all'interno? Chi ha mai perfettamente spremuto un tubetto di maionese o pomodoro concentrato per poterlo usare sino all'ultima stilla? Eh? appena sembra finito lo si butta? Certo, i soldi sono tuoi e puoi fare un pò quello che ti pare, specie se sei un fancazzista stipendiato per scaldare la sedia e dare sempre e comunque qualsiasi colpa ai colleghi. 

Io no. Il prodotto lo pago, pago TUTTO quello che c'è nella confezione, briciole comprese. E dato che i soldini me li sudo, quando li incasso, quei pochissimi che guadagno onestamente (io), voglio esigo e pretendo una confezione che mi permetta di consumare sino all'ultima molecola ciò che è mio. 

Sembra invece che costringerci a sprecare e buttare sia un obiettivo dei furbetti che così aumentano i loro profitti con certi trucchetti meschini e disonesti. 

I tubetti di plastica che contengono prodotti di consistenza cremosa hanno un problema. Quando se ne inizia l'uso, si comincia ad appiattirli dall'estremità opposta al tappo di chiusura. Man mano che ci si avvicina al foro di uscita le cose si complicano. Il foro è tondo e si posiziona dopo una parte conica dalla quale parte la sezione cilindrica che si appiattisce... tre forme geometriche che mal si adattano se devono coesistere in poco spazio. Più il tubo è grande ed il materiale è rigido, maggiore sarà il prodotto che resta nella parte terminale. 

Il record appartiene al deodorante in foto, una specie di silicone sigillante per le ascelle che garantisce 7 giorni di "freschezza" ed a noi ci sta bene perchè, con la crisi, ci si fa la doccia (fredda) solo al venerdì, per risparmiare gas ed elettricità.

Se si prova a schiacciare il tubo verso la fine, la confezione si spacca, il dispenser si stacca ed il tappo non si avvita più. Risultato? la parte conica è piena di una quantità superiore a quella che si è in grado di utilizzare. In pratica se paghi 10 ma usi 5, il prodotto che usi lo paghi il doppio di quello che vale....no grazie. 

Quindi? Per ora si risolve aprendo il tubo con una forbice e raschiando il contenuto con una spatolina per trasferirlo dentro un altro contenitore più pratico ed usabile. Con solo sei confezioni "vuote" ho riempito all'orlo il barattolino.

All'ingegnere progettista, designer, creativo dei miei c*glioni... non è più semplice così? Un barattolino con tappo a vite, semplice vero? Non ci sei mai arrivato da solo? Vuoi metterci del tuo? inventati una spatolina per applicare il prodotto in modo che non resti sulle dita. Io ci sono già arrivato e l'ho fatto. Se ce la fai tu è pronto un (ig)Nobel solo per te, testa di caxo! Alla prossima fatwa.

P.S. la zanzara ha punto l'elefante. Ripeto: la zanzara ha punto l'elefante.

giovedì 17 novembre 2022

Johnson Compact termoventilatore (manutenzione)

Sta arrivando il generale inverno e qualcuno che suggerisce di fare gli acquisti di oggetti fuori stagione (per risparmiare) si ricorda che è il momento di accendere i termoventilatori. Stessa cosa quando iniziano i primi caldi e serve il ventilatore. Come ogni anno, ad ogni cambio stagione, quando si ripongono gli elettrodomestici "stagionali" usati, non si è mai propensi a pulirli per bene, rinviando il problema. Succede con i termoventilatori ma il discorso vale anche per i ventilatori che si usano in estate. Risultato? lo sporco accumulato resta al suo posto e dato che l'elettrodomestico viene ripreso quando serve (e si ha fretta di usarlo), si rinvia ogni volta la sua pulizia e manutenzione, è un classico. 

Tutti gli elettrodomestici che usano una ventola soffrono dello stesso problema...la polvere che si accumula. Con il tempo ci si ritrova così' con delle ventole e delle griglie/filtri di aspirazione quasi completamente ostruiti. Quindi, acquisti fuori stagione sì ma la manutenzione solo quando serve... e naturalmente è pure urgente "che io non posso stare al freddo/caldo" a seconda del periodo ma comunque devo spendere poco. Vabbè, valli a capire tu gli unani.

Lasciamo stare il discorso sul tipo di polvere, lanuginosa, pelosa, bianca o grigia, nera dove c'è un caminetto a legna o marrone, grassa e collosa per gli ambienti frequentati da fumatori... ogni tipologia di polvere accumulata necessita di un trattamento di pulizia diverso. 

Questa è molto lanuginosa, soffice e leggera, per cui è sufficiente un mini aspirapolvere e un lavaggio in acqua tiepida con sapone potassico per le parti in plastica. Disassemblare questo ciòttolino è un gioco da ragazzi, ci può riuscire persino un ingegnere. 4 viti sul retro per i due gusci appoggiati (niente incastri malefici), 2 viti a supporto del gruppo resistenza/ventola ed il cavo di alimentazione con un mammuth da separare per sfilarlo. Niente di particolare. Per il gruppo resistenza/ventola il problema è rimontarle... se non si hanno particolari abilità è meglio desistere ed optare per l'aria compressa.

Occorre fare molta attenzione a non piegare la resistenza e metterla in corto. Se alcune spire si dovessero toccare fra loro, la resistenza sarà minore, quindi più corrente, quindi più calore, quindi rischio incendio... io l'ho detto...'azzo mene, 'azzi tuoi. 

Il gruppo motore/resistenza va pulito con un pennellino molto morbido ( per questa tipologia di polvere) accanto alla bocchetta di aspirazione in modo da non rimettere in circolo lo sporco accumulato. Alla peggio un pò di aria compressa per i punti più difficili (all'aperto mi raccomando) magari usando una mascherina (in questo caso sì, utile a differenza di quando la si usava in piena pandeminchia). In caso di sporco "grasso" occorre andare più a fondo nello smontaggio ed usare degli sgrassanti appositi per le parti elettriche. Smontare la ventola dall'asse del motore? lasciare perdere.

Si sà già che a fine inverno il ciòttolino si riempirà di sporco e verrà riposto "tal quale", per la fretta di finire il cambio stagione, procrastinando la manutenzione e richiederla urgentemente quando non se ne potrà fare meno.... così il lavoro si accumula nello stesso periodo e ... "signora, non ce la faccio per domani, mi spiace, non prima di una settimana... se va bene " 

Certo che 2000 watt (2 kilowatt) per qualche ora al giorno, tutti i giorni, per due o tre mesi... con la crisi energetica in atto.... conviene proprio od è meglio mettersi un maglione in più e dei calzini di lana pesante?... alla prossima.

Il nido di vespe è vuoto. Ripeto: il nido di vespe è vuoto.


mercoledì 9 novembre 2022

UPS Microdowell B-100 - rip

Era il lontano 13 novembre 2011 quando avevo adottato questo UPS, orfanello abbandonato dal suo padrone cattivo. Lo avevo adottato con amore paterno, insegnandogli a funzionare per bene ed aiutarmi nel mio duro lavoro, senza interruzioni. 

Dopo 11 anni di onorato servizio, umilmente, in silenzio e senza mai avanzare una pretesa o profferire un lamento... ZAP!! un maledetto fulmine cattivissimo si insinua nella rete elettrica e lo uccide all'istante! Che ti aveva fatto di male? Forse lo hai ucciso perchè forniva elettricità anche quando la facevi saltare? E' solo una questione di invidia?

Maledetto fulmine, credi davvero di averlo eliminato per sempre? Forse non sai che, nonostante il suo creatore si sia portato nella tomba il suo segretissimo schema elettronico, aveva dato in tempo utile precise istruzioni per donare i suoi organi. 

Grazie al fulmine assassino, caro, stimato ed amato UPS, una moltitudine di tecnici potranno tenere in vita i loro figlioli, tuoi fratelli, o usare le tue parti per dare vita ad altri progetti e conferirti l'immortalità che meriti. Grazie di tutto e riposa in pace. Alla prossima. 

P.S. i totani sono nel materasso. Ripeto: i totani sono nel materasso.

martedì 8 novembre 2022

Forbice da cucina (restauro - riparazione plastica)

Nei momenti di tristezza, sconforto post-elezioni, depressione... accentuati dalle reazioni della società che giudica gli asperger come malati, deficienti, dementi e via dicendo, non trovo cura migliore che concentrarmi a riparare e restaurare qualcosa. Devo tenere la mente occupata (come non lo fosse già abbastanza, oltre i limiti di voi unani) e distrarmi. Una distrazione che non risolve il problema di fondo, ma allevia un pò la pressione anche se è un pò come girarsi dall'altra parte e fare finta di niente. Ma torniamo a noi.

In cucina, una forbice a portata di mano serve sempre, per aprire le confezioni, spesso aggredite con i denti (per chi li ha ancora sani) o a forza di bicipiti e pettorali per le generazioni meno stagionate. Questa forbice è finita in pensione, sostituita da altri due modelli "titanium coated" presi dagli scaffali dei cinesi colmi di prodotti che ultimamente stanno raggiungendo i prezzi occidentali. Un tagliente seghettato, l'altro a filo, hanno sempre fatto il loro dovere. 

Purtroppo la ruggine e la plastichetta che ricopre i manici iniziano a fare il loro dovere, ovvero la prima a formarsi sul presunto acciaio INOX, la seconda a rompersi inevitabilmente (e lo fa apposta, lo sò). 

Per la ruggine nessun problema, anche perchè, per fortuna, le due lame sono tenute assieme da una vite rimovibile (e sostituibile) con tanto di rondella spezzata e tappo rimovibile...grande! si smonta ed è più facile pulire. Un multi tool e spazzolina metallica sono sufficienti per togliere ruggine e sporco accumulato negli interstizi, magari aiutandosi con le pietre abrasive dove occorre o con gli inserti per lucidare. Pietra abrasiva anche sul tagliente per affilare (poi vediamo come rifinire con un'affilatura giapponese). Pulizia finale con sgrassante ed alcool isopropilico.

Per la plastichetta è un pò diverso. Mancano alcune parti ed i manici presentano delle crepe abbastanza estese anche se non preoccupanti. Come riparare e rigenerare le parti mancanti?. In mancanza di specifici attrezzi, si può provare a fondere del PLA con una punta calda (PLA dalle fascette stringi cavi, è ottimo) e riempire le mini crepe con della supercolla cianoacrilica. L'anima metallica dei manici dovrebbe impedire ulteriori rotture in quei punti critici e la supercolla, molto liquida, riempire per capillarità gli spazi e tenere le parti assieme, irrigidendole il giusto. 

Quella precedente è una soluzione da unani.... molto tempo fa ho acquistato una 3D PEN, una sorta di stampante 3D ma manuale, ovvero la 3D printer dei poveri. Quale altra ghiotta occasione come questa per metterla alla prova? l'idea è quella di ricostruire i pezzi mancanti e riempire le crepe dei manici. Per i pezzi mancanti, si può depositare il PLA fuso direttamente sull'acciaio (tanto lì sicuramente non si attacca). Le crepe invece vanno preparate creando una scanalatura ad U con la spazzolina metallica rotante del multi-tool, un pò come si fa per preparare i pezzi a V, da saldare a filo quando le parti sono ad alto spessore. Si passa e ripassa con la penna 3D (180 gradi circa), a mani incrociate ed a zig zag, sino a riempire la scanalatura o ricostruire le forme, si lascia raffreddare per bene e si procede con delle limette di precisione per portare a pari la giuntura. Raccomandabile la velocità minima, per una maggiore precisione. Con la punta ceramica inoltre è meglio pre-riscaldare le parti da unire, così il PLA si appiccica meglio (preriscaldare con pistola termica al minimo o con un asciuga capelli alla massima potenza). Per un risultato superbo e definitivo, si deve far compenetrare il materiale di apporto con quello originale del pezzo in riparazione. Ci si aiuta con un pirografo da legno e punta a scalpello. Si procede esattamente come già visto nel post precedente (riparazione parti in plastica)

Come risultato parziale, grezzo, si ottiene una superficie "a gobbe", che permette di controllare se è il caso di riempire ancora, immaginando un pò il risultato da ottenere. Poi viene la fase più tediosa....limare, limare, limare... per conferire esteticamente un aspetto un pò meno post apocalittico. L'obiettivo è quello di rendere invisibile la riparazione, per quanto si può. E' quindi importante usare delle limette di precisione partendo con quelle per sgrossare e procedere poi con quelle da finitura. Periodicamente è meglio pulire la lima che si impasta con la plastica. Al termine si procede con carta vetrata a grit crescenti da 200 a 1000. Se ci si accorge di aver lasciato degli avvallamenti è sempre possibile ripartire, aggiungere materiale, limare e rifinire oppure prendere la limatura di plastica, metterne un pò negli avvallamenti e saldare con alcune gocce di supercolla che verrà poi limata a pari.

A seconda del risultato da ottenere è possibile arrivare a degli ottimi risultati, ma dato che nessuno al mondo è disponibile a retribuire adeguatamente una giornata di "lavoro", dato il modesto valore economico del pezzo da riparare, ci si può fermare al livello di finitura che si vuole. 

Personalmente, ma non è questo il caso, preferisco che la riparazione si veda, magari usando PLA di colore diverso, che contrasti bene con l'originale. Così perchè voglio ricordarmi di trattare con cura gli attrezzi, a monito futuro. Sto ancora usando utensili acquistati più di 45 ani fa, sembrano nuovi e funzionano benissimo.... anche così si boicotta il consumismo sfrenato, si risparmia, si boicottano i commercianti low-quality #tuttoaduneuro e si protegge l'ambiente... un consiglio da un vecchio nonno in vena di predicozzi e spiegoni... fate tesoro dei buoni esempi, sempre, grazie. Alla prossima. 

P.S. Rigoletto recita in soffitta. Ripeto: Rigoletto recita in soffitta.

giovedì 27 ottobre 2022

Occhiali cinesi (riparazione plastica)

Devo tornare sull'argomento, già trattato, per documentare l'evoluzione degli interventi di riparazione su oggetti di scarso valore (scarso per i benestanti ovviamente). Non potendomi permettere delle lenti progressive, dato che un rene l'ho già speso e quello rimasto mi serve proprio, devo ripiegare su soluzioni fai da te, ovvero aggiungere degli occhialini per amplificare la gradazione prescritta dall'oculista ed ovviare la presbiopia che colpisce tutti a partire dai 50anni di età. 

Se qualche anno fa si potevano trovare degli occhialini di plastica ad un paio di euri, oggi, stranamente, le cose sono cambiate... dai cinesi gli occhialini costano mooolto di più, sempre meno di quelli che si trovano in farmacia (che sono fatti sempre in "ciaina" ovviamente). Ci si accorge così che la speculazione è trasversale e che nel tanto osannato commercio, linfa dei popoli, si infilano avidi approfittatori senza scrupoli. 

Fatto sta che, disquisizioni sulla qualità a parte, in caso di rottura occorre valutare bene se si può riparare o meno. Per chi come me ha il testone grosso come un cocomero XXL, quando mi tolgo gli occhialini per metterli sopra la testa, le aste si allargano e la sollecitazione provoca inevitabilmente la rottura (plastichetta). Ma, essendosi sparsa la voce che io tento di riparare tutto, anche l'impossibile, stavolta mi arrivano un paio di occhiali non miei, presi sempre dai cinesi, e che val la pena di considerare.

Il primo presenta la classica cerniera dell'asta spezzata. Soluzione? supercolla! A ben ragionare, ho pensato anche di creare un rinforzo metallico, affogando nella plastica un filo di rame riscaldato dalla corrente elettrica. Purtroppo le tolleranze in gioco sono molto ristrette e le dimensioni della cerniera davvero minuscole, per cui desisto. Con la supercolla si riesce ad attaccare le due parti in modo abbastanza solido. Nel caso non si riesca a far combaciare perfettamente le parti (quasi sempre), si procede con una limetta e pazientemente si modella l'asta in modo che entri nella cerniera. Un accorgimento furbo è quello di mettere un pò di grasso lubrificante per agevolare l'attrito ed impedire che delle aste troppo dure da aprire si rompano per "fatica".  

Il secondo modello di occhialino è di quelli pieghevoli, molto comodi da portare in giro nella loro custodia. In questo caso si è rotto il ponte che unisce le due lenti, in prossimità di un asola dentro la quale passa la vitina di fissaggio. In questo caso è più pratico ricostruire il pezzo, a mano. Si parte da un foglietto di plastica tagliato a misura. Ho utilizzato un supporto delle batterie alcaline rimasto orfano dopo la conversione al litio....perfetto, dello spessore giusto (che chiulo). Si unisce il pezzo rotto con del bi-adesivo al pezzettino da sagomare e lo si usa come dima. Con una limetta poi si sagoma sino ad arrivare a filo dell'originale, ottenendo così il pezzo nuovo delle stesse dimensioni dell'originale. 

Per forare il ponte così ottenuto, lo si infila nell'alloggiamento dove dovrà stare e con un trapanino a penna (catturato all'Aldi) si praticano i due forellini delle viti di fissaggio (punta da 1,2mm). Perfetto. Date le dimensioni minuscole, occorre aiutarsi con una piccola morsa da banco, meglio se di precisione. Io sono riuscito comunque a forarmi un dito oltre che infilare la punta del trapano sotto l'unghia... niente maale faccia di maiaale, fatto nieente faccia di serpeente. 

Si prova lo snodo e se del caso si aggiustano le dimensioni con dei colpetti di lima, mettendo alla fine un pò di grasso lubrificante. Fatto e sono pure soddisfatto. 

Un trucchetto: come fare se il foro della vitina non tiene più a causa di togli e metti ripetuti? Si cerca di riempire il foro con del bicarbonato in polvere (o anche pomice finissima o cotone o...) e si gocciola un pò di supercolla. Si ricrea il forellino delle dimensioni giuste e la modifica terrà come il cemento. Alla prossima. 

P.S. Il bue è grasso. Ripeto: Il bue è grasso.

martedì 25 ottobre 2022

Riparazione parti in plastica

Stanchezza (tanta), fretta (troppa), l'età che avanza ed un uso quotidiano... tutti elementi che preludono la rottura degli oggetti che usiamo e manipoliamo ogni giorno. Qualche giorno fa è stato il turno di una bacinella per il bucato, oggi un porta vivande che serve per la pausa pranzo in un azienda dal braccino corto che non prevede la mensa aziendale (<modalità padrone on>fottetevi schifosi dipendenti, arrangiatevi<modalità padrone off>). 

Il contenitore cade a terra ed il coperchio si scheggia. Il coperchio trasparente di questo porta vivande è fatto di una plastica rigida, molto simile al coperchio dei CD o DVD. Basta un colpetto ed essendo poco elastica si scheggia in più punti. 

Il primo pensiero è quello di usare la super colla cianoacrilica. Per un pò può anche funzionare, ma cè un problema. Il porta vivande deve contenere alimenti (cibo)... mettereste l'insalata a contatto con una colla che rilascia vapori tossici? io no di certo. Ed allora?

Tutorialando in giro, si scopre che esistono delle specie di "pistole" che riscaldano un filamento metallico di varie forme da affogare nella plastica per irrigidirla. Ottima idea. I più poveri si sono ingegnati con le pistole salda stagno (per l'elettronica analogica), altri con pinza, accendino e le graffette che si usano per pinzare assieme i fogli di carta. Altre soluzioni prevedono di affogare delle retine metalliche ed altre di procedere con la fusione delle parti con delle punte speciali riscaldate alla giusta temperatura, magari usando del materiale di apporto. 

Sia chiaro... graffe sagomate, retine metalliche, pistole riscaldanti, materiali.... costo? non mi interessa, preferisco ingegnarmi da solo e non spendere nulla. Tempo fa ho acquistato un pirografo per legno con a corredo una serie di punte. Una in particolare, a scalpello, mi sembra adatta.

Fatto riscaldare il pirografo, lo si appoggia sulla crepa e con dei movimenti alternativi si cerca di fondere le due parti in modo che la plastica quando si raffredda, unisce le due parti in modo stabile.  

Funziona...a patto che:

  • non si deve esagerare con la temperatura ed indugiare nei movimenti
  • non si deve premere troppo altrimenti si fora il pezzo

Con molta manualità ed esperienza su delle parti sacrificali, si riescono ad ottenere dei buoni risultati, meccanicamente parlando, considerando che questo coperchio è molto sottile. Per l'estetica è un altro discorso. Inevitabilmente si vengono a creare delle asperità. Queste sono livellabili con dei rapidissimi movimenti dell'utensile, appoggiando la punta piatta, cercando di spianare il più possibile. Per quanto si riesca a ridurre le asperità della saldatura, sarà comunque inevitabile "rovinare" le due parti assemblate. C'è poi il problema, in questo caso, della trasparenza della plastica.

Per esagerare si potrebbe procedere con dei passaggi a carta vetrata da 120 grit sino a 1000grit per poi lucidare la parte a specchio... comunque il crepo si vedrà, per cui arrangiamoci con saldatura e stop, basta che meccanicamente il coperchio tenga. Le riparazioni invisibili lasciamole ai giapponesi ed alle loro tecniche millenarie.

Questo porta vivande però, per come è fatto, ha un altro problema. Il tappo grigio, dotato di una guarnizione siliconica trasparente, non sta su e cade all'interno della ciotola bianca quando si richiude il coperchio... allora? nessun problema. si toglie la guarnizione ed attorno al tappo si incolla del nastro alluminio, quanto basta a creare lo spessore necessario ad allargare il diametro interno e garantire la tenuta. Fatto, funziona. Alla prossima.

P.S. la dispensa è chiusa. Ripeto: la dispensa è chiusa.

 

lunedì 12 settembre 2022

Disinfestazione calabroni (metodo ed esca)

Ecco, a fine estate ci mancavano solo i calabroni. Sono da poco miracolosamente sfuggito ad uno sciame di vespe impazzite che avevano fatto il nido ad altezza delle ginocchia sulla porta della baracca (auto-costruita con il legno dei bancali) dove tengo gli attrezzi da giardino. Ora invece uno sciame di calabroni ha deciso di frequentare una pianta di lillà, vanno e vengono, fanno la spola verso non so dove, sciamano attorno, si posano sui rami ma del nido nemmeno l'ombra. Col nido è più facile, si aspetta la sera tardi, al buio, e si irrora con la schiuma spray, a debita distanza.... fatto. Nel mio caso i calabroni volano attorno alla pianta, si posano sui rami, attaccano se ci si avvicina troppo ed il giardino diventa off limits... prepotenti ed invadenti. 

Allora? che si fa? come si fa? eh? 

Chiamare una ditta specializzata nelle disinfestazioni. Per la propria incolumità è meglio lasciar fare le cose a chi se ne intende e lasciar perdere il fai da te che è pericoloso e potenzialmente mortale. CHIARO??

Ma.... per chi sta sopravvivendo a pane e cicoria, deve pagare per forza delle bollette astronomiche, fatica ad arrivare a metà mese causa (im)prenditori avidi ed aguzzini, è povero come la m*rda e non si può permettere spese extra... come si fa? eh? l'unica soluzione è arrangiarsi, non senza prima informarsi, studiare, leggere, capire e pensare come fare da sè senza morire.

Sarò sintetico:

Preventivamente, per la mia sicurezza, ho preso su Am*zon una tuta protettiva per apicoltori "antipuntura", quella che costa meno (made in korea, 79 euri, così ce l'ho anche per gli anni futuri in cambio di una settimana a digiuno e caldaia del riscaldamento spenta per 8 settimane) e che è fatta con tessuto in cotone, magari buono per le api ma inadeguato per i calabroni. Per la qualità... buoni margini di miglioramento ed alcune modifiche da fare, ad esempio un paio di tasche in più che possano contenere i bomboloni spray della schiuma velenosa. Del resto, di spendere 400 euro per una tuta protettiva anti api professionale... manco a pensarci. Per ovviare, sotto alla tuta protettiva mi vesto pesante, molto, molto pesante e pazienza per la sauna che è il prezzo da pagare. Sotto alla retina indosso il casco per bicicletta, così la testa è a due centimetri dalla stoffa esterna e la retina frontale è a distanza dal naso e dalla nuca. I calabroni sono bastardi, hanno il pungiglione liscio e pungono ripetutamente iniettando molto più veleno delle api....3 punture e sei praticamente morto (per gli allergici ne basta una). Meglio poi stare comunque a debita distanza ed allontanarsi lentamente in caso di attacco (no panic).


Per sterminare i calabroni (invasione senza nido) ho adottato una strategia

  • Schiumo tutta la pianta con lo spray (5 mt) per decimare il maggior numero. 
  • Spruzzo col veleno aerosol (5mt) a colpo sicuro, colpendo quelli che rimangono e che si posano sui rami (tiè, bastardi)
  • Piazzo delle bio trappole con una soluzione attrattiva (super ricetta segretissima)
  • Taglio i rami del lillà (che di una buona potatura ne aveva un gran bisogno) anche perchè mi sa che il veleno in schiuma brucia le foglie

La prima spruzzata di schiuma con due bombolette, a fuoco incrociato e tutto attorno alla pianta, senza dare loro il tempo di scappare od organizzarsi per individuare il nemico. Con me ha funzionato e la pianta è diventata una palla di schiuma che manco a natale quando nevica. 

Con l'aerosol, dopo che la schiuma è dissolta, si puntano i superstiti uno ad uno e con degli spruzzettini precisi li si elimina con pazienza e determinazione, avvicinandosi anche a due metri se serve, che tanto la schiuma li ha già rincoglioniti abbastanza. 

Si aspetta un oretta che arrivino i cugini, parenti incazzati ed amici in vena di rissa, più mogli pettegole e suocere cornute di rinforzo e si ripete il bombardamento mirato. Poi, quando i superstiti non superano 4 o 5 unità, si piazzano le bio trappole. Per posizionarle a 2 metri e mezzo di altezza ho usato dei supporti per banner pubblicitari che usavo in fiera, auto-costruiti, appesantiti alla base con degli innaffiatoi da 16 litri. Non le ho appese ai rami per tre motivi: 1) rami troppo sottili che non reggono 2kg di peso, 2) infilare le braccia dentro una pianta infestata manco a pensarci, 3) se il fogliame nasconde il tappo giallo della bio trappola, l'efficacia sarà minore.

Promemoria per le bio trappole cattura calabroni:

  • Posizionarle ad un altezza di 2,5 metri che siano ben visibili ed in posizione sud-est rispetto al punto frequentato
  • Usare una bottiglia gialla o arancione (da aranciata) da 1,5 litri o 2 litri (ma su questo ho dei dubbi, funzionano anche quelle trasparenti o azzurre)
  • mettere del miele all'interno del collo della bottiglia per 2/3 cm
  • Riempire a poco meno di metà con la soluzione segreta.
  • usare i tappi gialli grandi, fatti a tazza rovesciata

Ricetta super segreta per attirare i calabroni (super efficace anche con le vespe)

  • Zucchero bianco (no canna o aromatizzati) q.b. da riempire il fondo (non si deve sciogliere tutto)
  • Birra bionda 500ml
  • Miele integrale millefiori non riscaldato, 2 cucchiai abbondanti

NON usare miele di castagno, acacia o altro che contenga tannini. I tannini eccitano vespe e calabroni. Usarli significa poi che sono volatili per diabetici e stare all'aperto con dei calabroni impazziti non è consigliabile. Usare solo Miele Millefiori integrale, bio e zucchero bianco. La birra, lo so è un sacrificio insopportabile, va bene quella che costa meno, bionda. Qualcuno suggerisce di usare per i calabroni della carne o delle acciughe... se le esche sono posizionate vicino a porte o finestre la puzza di carne o pesce marcio la gestite voi come vi pare, io no grazie.

Con questa soluzione segreta si riesce a catturare un buon numero di bestiacce, e se ben piazzate è possibile sterminare una colonia intera in breve tempo. Diffidate da chi vi dice di non usare il miele perchè attira le api... le api non predano il miele e chi sostiene il contrario non è mai stato in giardino o non ha mai avuto un orto. Piuttosto, NON usare succo di frutta, mai. 

Con questa esca per calabroni, ho catturato i primi 3 calabroni solo dopo 2 minuti dal posizionamento. L'eccesso di zucchero sul fondo serve a rinvigorire la soluzione anche dopo che la birra ha perso il profumo (due o tre giorni), basta agitare un pò la bottiglia. Valutare o sperimentare anche l'aggiunta di aceto (rosso) per rinforzare l'effetto attrattivo. 

Risultato? Giardino tornato vivibile già alla sera e di calabroni superstiti... qualcuno, isolato ed innocuo ma destinato inevitabilmente alla cattura. Punture? zero. Adrenalina a mille. Problema risolto. Autostima alle stelle ed avventura da narrare ai nipotini. Alla prossima. 

P.S. la tavole è imbandita. Il cameriere sciopera. Ripeto: la tavole è imbandita. Il cameriere sciopera.

mercoledì 7 settembre 2022

Dell Precision M4500 IntelⓇ Core™ i7 820QM (rigenerazione)

Ogni tanto mi devo fare delle congratulazioni, per non lasciar affievolire l'autostima costantemente minacciata da un branco di unani che mi circondano, nonostante la mia inefficienza nel fare di tutto per tenerli lontani. 

Da un pò di tempo, dopo un periodo di servizio più che onorevole e performante, il mio computer portatile, pagato un rene più di 10 anni fa, ha iniziato a comportarsi maluccio. E'(ra) un laptop di fascia medio-alta, un DELLⓇ Precision M4500, processore IntelⓇ Core™ i7 820QM 1,73Ghz 4 core 8 thread di ottava generazione con lettore di smart-card integrato ed una maledettissima scheda Nvidia (le odio). 

Randomly, il portatile si freezza senza alcuna possibilità di fare nulla, se non tenere premuto il tasto di accensione per 10 secondi per spegnerlo di brutto. Schermo congelato, tastiera congelata, mouse congelato, esecuzione dei processi congelati.... nessuna possibilità quindi di attivare una console testuale per indagare ed approfondire. Escludendo le solite cause (cavallette, governo, fasi lunari, ecc...) due possono essere i sospettati: problema alla RAM o problema al processore, non vedo altre possibilità se non la mother board (meno probabile). Tutti componenti che si possono sostituire, a partire dalla RAM che, però, se sottoposta a diagnostica intensiva non segnala problemi di sorta. 

Per un periodo ho dato la colpa alla maledettissima scheda Nvidia, ai suoi drivers proprietari che con le ultime distribuzioni (Debian ed Ubuntu in testa) non sono più installabili se non con dei riti sciamanici. Sospettato anche wayland, Xorg, i driver nouveau... niente da fare, nemmeno con re-installazioni complete il problema si risolve ed il blocco totale si manifesta sia apparentemente a freddo che a caldo, con qualsiasi programma in esecuzione... allora?

Ne approfitto. Lo smonto completamente, lo lavo dallo sporco e dalla polvere e sostituisco i componenti difettosi (lettore DVD morto,tastiera retroilluminata con la vernice staccata su alcuni tasti, jack di alimentazione con falso contatto, batteria morta, pad in silicone e pasta termica dura come il cemento, ventola di raffreddamento che gracchia ogni tanto, altoparlanti disintegrati). Con l'occasione voglio provare ad upgradare il processore che purtroppo non ha una GPU integrata e mi tocca sorbirmi l'uso della maledetta Nvidia embedded nella mother board e non aggiornabile con nient'altro (maledetti per il resto dei vostri miseri giorni). Ho optato per un Intel Core i7 940XM da 2,133 Ghz, sperando di non trasformare il portatile in un fornelletto da riscaldamento (alla faccia della crisi energetica voluta dagli USA).

Lo smontaggio non è proprio una passeggiata. Non è un netbook di plastichetta con due gusci ad incastro. Questo modello è modulare ed espandibile e la quantità di componenti, connettori, cavi e soprattutto di vitine è notevole, in linea con questa tipologia di computer (portatile desktop). Il produttore mette a disposizione il service manual che, mooolto sinteticamente, spiega come smontare le parti, con delle foto francobollo e senza menzionare la funzione di alcuni slot di espansione vuoti. Schema elettronico manco a pensarlo, manco fosse il decimo segreto di Fatima. Ho inoltre scoperto un alloggiamento per una SIM dati...non dichiarata nelle specifiche del produttore (o almeno mi sembra di no). Fatto sta che alla fine del rimontaggio, qualche vite resta nel contenitore e col tempo ci si dimentica di loro, stupide ed inutili vitine.

Ridotto ai minimi termini, noto quello che potrebbe essere il problema. E' stata usata della pasta termica conduttiva (EconoThermalPaste) ed in quantità eccessiva. Si sa, si dovrebbe sapere, che aumentare la quantità di pasta termica su processore e GPU non migliora, anzi, peggiora la dissipazione del calore. Si sa, si dovrebbe sapere che la quantità da dispensare è a chicco di riso o a salsiccia (dipende dalla conformazione del chip e dalla scuola di pensiero che si intende seguire). In questa mother board la pasta maledetta (economica) è stata messa anche sui pad in silicone che appoggiano su dei chip di memoria... pasta conduttiva che mette in corto i condensatori posti su CPU e GPU (ed a sbaffi anche sulla mother board) può produrre degli effetti imprevedibili e potrebbe essere la causa dei blocchi improvvisi e casuali del portatile. Il vero problema è pulire. 

Alcool isopropilico a pioggia, spazzolini, cotton fiocc e stuzzicadenti sagomati sono le uniche armi ammesse per togliere quella pasta (che sembra micropolvere di alluminio in pasta dentifricia) e non grattare via i componenti o peggio graffiare delle micro piste del PCB. Nemmeno con una giornata intera di intervento e quasi un litro di alcool isopropilico si ottengono risultati soddisfacenti...occorre intervenire con un microscopio e togliere la pasta attorno ai micro componenti smd... un incubo. 

Ora sono in attesa dei pezzi, che a trovarli sono impazzito tra Amazon, e-bay ed Aliexpress... incontrando un branco di rivenditori "professionali" (così almeno li definiscono i marketplace di riferimento) che fanno invidia a peracottari e zappaterra. Il pezzo più introvabile è la tastiera retroilluminata italiana. Per risolvere si prende una tastiera qualsiasi (magari UK o QWERTZ svizzera) e si swappano i tasti "sbagliati", sperando si siano salvati nella tastiera originale. Fra le mille idee si potrebbe stampare in 3d dei tasti trasparenti, verniciarli di nero e con un incisore laser "serigrafare" le lettere che servono... tenete l'idea e fateci due soldini. Una Fatwa a quel furbone di unano itagliano che ha deciso di vendere i singoli tasti a 3 euro l'uno... mi sa che l'annuncio ti resterà li per un bel pò, a glorificare la tua avidità da perfetto imbecille pidocchioso unico al mondo. Per il processore ho rischiato e spero mi vada bene... ordinare dalla cina processori intel, al 99% arriva un chip fake... mi sento fortunato.

Ora, alcune considerazioni... le CPU Core i7 sono arrivate ad oggi alla 13ma generazione e presto saranno soppiantate dagli i9 Raptorlake e via dicendo. Vale la pena di rigenerare un portatile vecchio di 10 anni? Si, questo portatile decisamente si a patto di sostituire l'hard disk da 7200rpm con un unità SSD. Il resto non è malaccio, l'hardware è ben equipaggiato e per un uso professionale è più che adatto.. Il limite degli 8 giga di ram dichiarati dal produttore e dall'intel stessa sul processore, credo, non lo so ancora, ma credo possa essere superato con due DDR3 da 8Gb (16 in tutto). Magari non li vedrà tutti ma spero che funzioni. 

Quanto ho speso? troppo per le mie tasche sempre vuote, ma non ho puntato al prezzo più basso in assoluto, contando di mangiare meno e spegnere la caldaia per un mese. Comunque il portatile è stato usato intensamente, molto intensamente, 10 ore al giorno per più di 10 anni, per cui c'erano tanti componenti da sostituire. Tastiera, altoparlanti, lettore DVD, ventola, processore... 250 euri circa, dove la parte del leone la fa la CPU che con la crisi dei chip è quotato 125 euro circa. A questa cifra non si trova nulla di usato con processore top di gamma, almeno oggi.

In sintesi questo DELL Precision M4500 con disco SSD e processore originale (820QM da 1,7GHz), abbinato ad una Debian 11.5... come si comporta il figlioletto?? Avvio sino alla richiesta di password in tre secondi netti. Avvio di Gnome in altri due secondi netti, Spegnimento in meno di due secondi e devo ancora upgradare la RAM... provateci con winzozz se siete capaci. Questo me lo tengo stretto per almeno altri 5/10 anni se non esplode prima.

Maaa... alla fine, chi caxo è che ha innaffiato la mother board di pasta termica CONDUTTIVA? Chi è quel peracottaro di sedicente tecnico informatico? Io. Ero giovane ed inesperto ma nella fase iniziale dell'effetto Dunning-Kruger. Alla prossima.

P.S. la banca è chiusa.Ripeto: la banca è chiusa.

giovedì 21 luglio 2022

Contatti ossidati da batterie alcaline (rimedio)

Tempo di riordino e di sorprese (ma neanche tanto). Il problema degli apparecchi a batteria è che se "per un pò" li si lascia parcheggiati nel cassetto con le batterie installate, inevitabilmente i contatti si riempiono di cristalli bianchi (o verdi), le batterie sono da buttare e si spera che l'aggeggio funzioni ancora...

Iniziamo con alcune informazioni. Quando le batterie alcaline "perdono", la soluzione che fuoriesce viene chiamata comunemente "acido da batteria". Non si tratta assolutamente di un acido ma di una forte base, nota come "idrossido di potassio". Le batterie che si scaricano, producono gas che se arriva a una pressione sufficiente a creare un'apertura da cui può fuoriuscire lasciando entrare nella batteria biossido di carbonio (CO2) che, mescolandosi con il potassio (K), dà origine alla sostanza cristallizzata.

L'ossido di manganese e l'idrossido di potassio, entrando a contatto con l'ossigeno, formano quella tipica patina bianca granulosa. La causa dell’ossidazione delle pile va ricercata nell’idrossido di potassio in reazione con l’ossido di manganese, la base delle pile alcaline.

Ecco. ma in tal caso... si può rimediare? ovvio che si. Quello che fuoriesce dalle alcaline non è un acido ma una base. Per neutralizzarla, ovvero riportare a PH neutro, occorre usare una sostanza acida, tipo succo di limone o aceto. Per i ricchi magnaschèi, si compra un prodotto spray apposito, che neutralizza e che uccide gli orsi polari ed i pinguini da quanto inquina.

Fra i rimedi naturali per togliere l'ossido, in rete si trovano i seguenti suggerimenti (spiegati male ovviamente dai soliti copia incolla seriali e compulsivi a caccia di visibilità):

  • Aceto: Metti 250ml di aceto in mezzo litro di acqua. Versa questo liquido in uno spruzzino e nebulizzalo sui contatti per qualche minuto.
  • Bicarbonato: aggiungi poca acqua al bicarbonato così da creare una pasta. Spalmala sui contatti e fai agire per 24h. Usa un panno umido per rimuoverla.
  • Dentifricio: metti direttamente sui contatti, fai agire per 30-40 minuti e con un panno umido rimuovi.
  • Succo di limone:  Versa direttamente il succo sui contatti ed utilizzando uno spazzolino scovolino striscia fino a rimuovere l'ossidazione.
  • Carta vetrata(grana finissima): striscia sulla parte ossidata per rimuovere l'incrostazione.
Lasciate perdere dentifricio e bicarbonato che sono difficili da togliere in quei vani stretti ed angusti, tipo il telecomando della TV. Lasciamo perdere anche gli spruzzini che nebulizzano, giusto per evitare di spargere inutilmente l'acido neutralizzante su parti che potrebbero corrodersi.
Prima di iniziare occorre asportare meccanicamente (con uno spazzolino o qualsiasi attrezzo idoneo) tutte le sostanze corrosive sparse e pulire per bene. Versare poi qualche goccia di succo di limone sul contatto e spazzolare tutto intorno (meglio se il contatto metallico è estraibile così lo si può immergere). Visto che la sostanza fuoriuscita è una soluzione basica, l'acidità del succo di limone o dell'aceto contribuirà a neutralizzarla: si noterà che l'ossido inizia a "friggere" sciogliendosi. 
 
L'aceto o il limone non deve essere usato per neutralizzare le batterie al carbone-zinco o al piombo, poiché queste batterie hanno elettroliti acidi che sono meglio neutralizzati con il bicarbonato di sodio. 
 
Se i contatti sono molto arrugginiti o danneggiati, potrebbe essere il caso di utilizzare un abrasivo (come la carta vetrata da 200-320grit in su) per pulire sino alla base metallica. Se la placcatura in nichel tipica dei contatti delle batterie è corrosa, i contatti potrebbero arrugginirsi nuovamente in futuro. Si può scegliere di proteggerli con grasso dielettrico (siliconico) o sostituirli..... si certo come no, scrivo ai cinesi per i contatti della mia pila chiedendo il pezzo di ricambio. Meglio ricostruire in qualche modo o prendere una soluzione per nichelare e rifare la placcatura. Il più delle volte l'aceto fa sparire le croste e con l'aiuto di uno stecchino di legno o plastica per non graffiare il metallo si riesce a far tornare come nuovi i contatti.

Ecco.... ora il ciòttolo a batteria riprende a funzionare per tornare nel cassetto ed essere usato una volta all'anno.... quasi quasi lo butto e non ci penso più. Cosa me lo tengo a fare se non lo uso?  Alla prossima.

P.S. la pecora veste lungo. Ripeto: la pecora veste lungo.

martedì 5 luglio 2022

Innesto rapido per tubo irrigazione (autopsy)

Siccità record (ma va?), vietato annaffiare il giardino ed obbligo di limitare gli sprechi (perchè prima si poteva sprecare vero?).  Ok, ma basta fare un giretto in bici nei paesotti di campagna e ci si accorge che nessuno rispetta l'ordinanza di quei sindaci che durante l'anno ben si guardano di agire per prevenire le perdite degli acquedotti o cercare di sensibilizzare i cittadini sui cambiamenti climatici... fanfaroni ignoranti! L'unica misura presa è stata quella di intubare i corsi d'acqua e chiudere le fontanelle pubbliche (bastardi).  Ma poi, come potremmo rispettare gli ordini di chi in agosto fa innaffiare il prato davanti al municipio con i getti a pioggia (durante il divieto) o le raccomandazioni della municipalizzata che "gestisce il territorio" innaffiando le aiuole con gli impianti automatici anche quando piove?? Inutile dare ordini se non si è disposti per primi a dare il buon esempio. Per cui... fanchiulo. Il prato è completamente giallo, secco come il deserto del sahara, le piante ornamentali andate (solo le mie ovviamente, non quelle dei vicini) ma non sono disposto a far morire di sete gli alberi da frutto, la vigna (una pianta è già morta), le erbe aromatiche, l'orto ed i pomodori... con quelle cose io mi cibo e basta. 

Comunque, incazzature a parte, mi accorgo che l'innesto del tubo di irrigazione perde ed a volte, quando c'è un pò di pressione, salta via (lavandomi completamente, ma tanto c'è caldo per cui va bene). Preso dalla curiosità e dal segreto desiderio di aggiustare, dò un occhiata all'innesto e noto qualcosa di "strano"... mancano i dentini bianchi che dovrebbero agganciare l'innaffiatore. Ecco, lo sapevo, l'ennesima cosa che si rompe e che fa pensare al ragionamento "spendo qualcosa in più ma almeno mi dura di più". 

Decido di smontare l'innesto pensando alla mente malata del progettista (sicuramente un ingegnere) che progetta le cose in funzione delle esigenze di risparmio dell'azienda padrona che lo schiavizza tutti i giorni. Occorre togliere la ghiera mobile "a molla" che permette l'attacca stacca. E' tenuta in sede con degli arpioni distribuiti su due semi circonferenze. E' sufficiente infilare delle striscioline di plastica per sfilare il tutto. Dentro, la sorpresa. Ci sono (meglio dire c'erano) due dentini di un materiale bianco, non credo sia teflon, forse nylon, plastichetta, flessibili, terminali ad un supporto di forma "strana" che dovrebbe garantire l'elasticità. La ghiera, con la sua conformazione interna, assicura un movimento sufficiente per permettere l'innesto e successivo bloccaggio. In alcuni modelli di innesto, i dentini sono tre e starò  un pò più attento la prossima volta. 

Aggiustabile? boh, per ora non mi viene in mente nulla per costruire qualcosa che possa garantire il bloccaggio, ci penserò. Di certo con la colla no, anche perchè i dentini saranno nel prato, introvabili. Di sicuro il ricambio manco a cercarlo. Questi stramaledetti produttori di profitti per sè a scapito di noi poveracci non ci pensano proprio a garantirci il diritto di aggiustare. Schifosi!. Che dio vi strafulmini. Per un pezzettino di plastica devo buttare tutto, pagare per smaltire il rifiuto, pagare il nuovo, contribuire mio malgrado a produrre rifiuti non riciclabili e peggiorare i cambiamenti climatici, con questo consumismo obbligato da questi capitalisti teste di ca**o.... e ci rimettiamo tutti. 

Sono orientato, per la prossima volta, quando sarà (per ora rinuncio per vendetta e boicottaggio), di prendere gli innesti in ottone ma prima vorrei capire come sono fatti... forse anche quelli, che sembrano più durevoli, hanno un punto debole fatto di plastichetta che salta e ti costringe a comprare, consumare e comprare all'infinito... ocio che mi stanno girando e prima o poi vi verremo a prendere. Alla prossima, ma anche no. 

P.S. Il posso è nero. Ripeto: Il pozzo è nero.

lunedì 27 giugno 2022

Fly Swatter mod (new lithium battery - ricaricabile USB)

Estate, caldo torrido, finestre aperte, luce accesa all'imbrunire e... un invasione di insetti volanti, pappataci, zanzare, mosche, cimici, cavallette, calabroni, vespe, farfalle, falene e via dicendo. Quindi? si riempie la casa di aglio, zampironi profumati, candele alla citronella, lanterne ad alta tensione, piastrine e insetticida in quantità tale da avvelenare un quartiere.... si, odio gli insetti, è un odio viscerale ed atavico che si avvicina molto alla fobia, specialmente per le zanzare che a me mi fiutano a kilometri di distanza e che se mi pungono mi tocca fare il bagno nel dopo puntura, oppure grattarmi a sangue per mesi. 

Ecco, tempo fa ho acquistato una di quelle racchette che fulminano gli insetti....sempre se riesci ad anticiparli quando volano, che ad usarle sembri un campione di tennis che non ne prende una. Racchettone fulmina insetti, bug zapper, fly swatter, matamoscas electrico, raquette anti-moustique, mosquito bats, chiamiamole come ci pare, costano una sciocchezza (intorno ai 5 euro che per me è una cifra) ma il problema che hanno quei dispositivi sono le batterie. Ultimamente si trovano quelle che funzionano con un paio di AA. Qualche modello più datato (ed evoluto nonostante sia nato per primo) contiene una mini batteria al piombo, ricaricabile ovviamente. Fra le due soluzioni, ognuna con i suoi pro e contro, preferisco quella con le batterie ricaricabili, si attacca il cavo, si aspetta un pò e non ci si deve riempire la casa di batterie usa e getta. 

Il vero problema però è che dopo un pò, le batterie al piombo perdono la carica in poco tempo ed occorrerebbe comunque sostituirle, anche se la loro sostituzione non  è prevista. Sono delle batterie nere, senza scritte, credo da 4 volts con capacità attorno ai 300/500mAh. In teoria si possono anche rigenerare, aggiungendo un pò di acqua distillata, ma non ne vale la pena. A cercare un pò in rete si trovano dei ricambi, ad un paio di euri ciascuna, spedite dall'india (dove le zanzare, lì, sono in realtà dei mini elicotteri da combattimento). Un paio di vitine e la sostituzione è alla portata di chiunque.

Ma perchè movimentare una nave dall'altra parte del pianeta per un oggettino del genere? E perchè invece non provare a moddare la racchetta con quello che si ha in casa o meglio over clockarla?? eh? eh?  Tre sono le soluzioni che mi sono venute in mente, al volo, compatibilmente con lo spazio a disposizione nel manico.

1) tre batterie AAA. Si quelle piccole perchè ho il supporto per le pile che mi permette di tenerle assieme e sostituirle senza tante difficoltà. 4,5 volts in totale e ci siamo.

2) una batteria da 9 volts... più del doppio di quello previsto... non dovrebbe esplodere nulla ma sicuramente una mega tensione in uscita da fulminare una mucca.

3) LITIO!! 3,7 volts nominali (4 volts e rotti a piena carica) sono sufficienti per innescare l'oscillatore e generare dai 2000 ai 3000 volts. 

Allora? la soluzione 3 richiede un BMS e delle modifiche per l'attacco dello spinotto di ricarica... è caldo e non ho voglia (per ora) di mettermi a perdere tempo, tanto meno accendere lo stagnatore. La soluzione 2 è particolarmente intrigante e mi riservo di fare delle prove per vedere quanto dura il circuito elevatore di tensione senza saltare. La soluzione 1 mi piace ma tre pilette AAA non ho idea di quanto possano durare. Al limite elimino il led bianco, che secondo me non serve a nulla, per risparmiare un pò di energia. 

OK, procedo.... ed immediatamente trovo la trappola di quei maledettissimi cinesi... il cavetto con il connettore è assemblato con i colori invertiti secondo i nostri standards (e si vede dalle foto). Solitamente il rosso è il positivo ed il nero la massa....per i cinesi no!. Il rosso è collegato alla massa ed il positivo al filo nero.... bastardi. Almeno la serigrafia sul PCB è di aiuto....mai fidarsi e non è la prima volta che mi capita... provare a smontare qualche lampadina a led made in cina e vedrete.

Per questo mod non ho voglia di creare uno sportello per la sostituzione rapida delle nuove pile. Al limite, al bisogno, svito il manico e sostituisco. Vabbè, ora ho due racchette praticamente nuove,da posizionare nei punti strategici, pronte a fare il loro dovere. Se trovo un portapile AA simile a quello che ho usato, e lo spazio me lo consente, posso provare ad usare tre pile con capacità ed autonomia  maggiore. Bene, ora a caccia di zanzare, ma.... capita solo a me che quando hai la racchetta killer in mano, gli insetti volanti spariscono come per magia? Alla prossima. 

P.S. La rana è rosa. Ripeto: La rana è rosa. 

Aggiornamento del giorno dopo: Ed anche la conversione al litio ha funzionato alla grande. Un micro BMS 1S da 3A (quello avevo nel cassetto), un porta batteria 18650, 4 fili da saldare et voilà. La carica prevista per la batteria precedente era a 5 volts, perfetti per il BMS. 4 volts della batteria al litio (18650 Li Ion) recuperata da un pacco di un vecchio computer portatile fa perfettamente il suo dovere, con una buona scarica fulmina insetti ed il led che si illumina alla grande. Non ho moddato il manico per la sostituzione rapida della batteria ma credo che durerà sicuramente più a lungo di quella che c'era prima. Se dovrò sostituirla, dato che è usata e non perfettamente performante, aprirò il manico ed in due secondi, grazie al porta batteria, la sostituirò in quattro e quattr'otto. Ora ho la mia racchetta fulmina insetti ricaricabile via USB ed almeno per ora sono l'unico in tutto il pianeta ad avercela.  Grande, sono felice. Alla ri prossima. 

P.P.S. la rana è bollita. Ripeto: la rana è bollita.

lunedì 4 aprile 2022

Forbice per potatura (broken handle)

E' tempo di potature, quando il verde si risveglia dopo la pausa invernale. Un paio di piogge dopo due mesi di siccità totale e le piantine esplodono di germogli, gemme, fiori e nuove foglioline, uno spettacolo che si ripete ad ogni primavera. Sabato decido di dare una potatura alla salvia, operazione necessaria per tenere la piantina sotto controllo e produrre foglie giganti, commestibili (fritte in pastella), una leccornia. 

Il taglio va effettuato lasciando per ogni rametto un paio di germogli nuovi, la natura farà il resto. Mentre mi accingo a tagliare un rametto un pò più spesso degli altri, delle dimensioni di un dito per capirci...CRACK!! il manico della cesoia si spezza!. eh?? Mai successo in vita mia una cosa del genere!! 

La cesoia incriminata è stata scelta fra una moltitudine perchè in metallo, non certo di plastichetta cinese da un euro. Pensavo che mi durasse una vita, non può rompersi dai! Eppure il manico si è spezzato e ripararlo mi pare impossibile. In prossimità della frattura si nota la grana della lega utilizzata ma non sono in grado di identificarla. Forse alluminio e magnesio, forse Zama, forse... boh, in rete non ho trovato nulla di utile. Il materiale è amagnetico, per cui niente "puntino di saldatura" in quanto il materiale utilizzato non è saldabile con una saldatrice a filo o ad elettrodo (il cannello a gas non ce l'ho proprio). Per saldare la Zama servirebbero inoltre delle bacchette speciali ma occorre comperare una confezione a più di 70 euri... moolto più del costo della forbice. La Bostik promette risultati con la colla bi-componente tipo "Acciaio liquido" ma stiamo parlando di un manico di una forbice.... dubito che possa tenere a lungo.

Quindi? Al momento sono propenso a recuperare il recuperabile. Con la lama di acciaio mi faccio un coltello da giardino, per le incisioni. Il meccanismo di chiusura lo smonto e lo installo in un altro paio di cesoie a cui manca. La molla...nuovissima, appena comperata, la installo su un paio di cesoie d'epoca, di quelle di una volta degli anni '50 credo, quelle sì indistruttibili in acciaio, dove il manico è dello stesso materiale della lama, come si facevano una volta quando le cose erano fatte per durare, altri tempi. Oggi gli oggetti sono prodotti in economia, risparmiando su tutto, dai materiali alla manodopera  per massimizzare i profitti e si fottano i "consumatori", maledetti imprenditori del menga! Fottetevi voi. Alla prossima. 

P.S. la seppia sputa inchiostro. Ripeto: la seppia sputa inchiostro.

venerdì 1 aprile 2022

Lavorwash WP 7.101.2427 - pompa a pistoni (parte 1 manutenzione - riparazione)

Dopo un periodo di stoccaggio (in garage) del solito attrezzo recuperato ed accantonato dopo il rientro da una giornata passata a rovistare nel ciarpame altrui, decido finalmente di cimentarmi in una nuova avventura, sicuro dell'inizio ed altrettanto incerto sulla fine. Fra la miniera di oggetti usati, riposti malamente in un garage grande quanto l'appartamento di un noto cardinale romano, fra polvere e ragnatele, noto anche degli oggetti che il proprietario nemmeno si immagina quanto possono valere. Quello lo butti? Si, ok me lo prendo io... a casa...sì, è argento. Per decenza non voglio dire cos'era ma fra tutti gli oggetti che mi hanno incuriosito c'è un idropulitrice Lavorwash WP. cod. 7.101.2427. Quella la butti? Si, OK me la prendo io... cos'ha? Funziona... ma dopo qualche secondo si spegne da sola (penso: ma che caxo esordisci dicendo che funziona allora??). 

Le pompe a pistoni delle idropulitrici hanno un funzionamento abbastanza semplice. Un motore ad alta velocità fa girare un disco inclinato (affogato nell'olio lubrificante) su cui strisciano le teste di tre pistoncini a molla, facendoli muovere avanti ed indietro dentro un foro praticato su una piastra che separa l'olio lubrificante dall'acqua. Ciascun pistone, apre e chiude contemporaneamente due valvole ad una via, spingendo l'acqua dalla valvola di ingresso verso quella di uscita. Un ugello sottile aumenta la pressione di uscita ottenendo un getto la cui potenza dipende dai parametri costruttivi della pompa stessa.

Il problema più diffuso delle idropulitrici ad acqua fredda è il calcare. Fra i difetti e sintomi che ne derivano si notano:

  • calo di pressione
  • l'idropulitrice si accende e spegne ciclicamente
  • l'idropulitrice si accende e quando va in pressione si spegne per sempre.

A me è capitato il terzo problema. Il pressostato è incrostato e non attacca e stacca come dovrebbe, si blocca. E' sempre buona norma, al termine dell'utilizzo, svuotare il più possibile l'idropulitrice... ma di solito, a fine utilizzo, i più ripongono l'attrezzo senza pensarci tanto, senza nemmeno riavvolgere il tubo della lancia e senza nemmeno asciugarla. Tempo una decina di utilizzi e l'idropulitrice va in malora, complice la ruggine, specie se è un modello economico che pertanto non merita nè garbo nè attenzione all'utilizzo, manco fosse un attrezzo usa e getta. Un altra saggia scelta è quella di acquistare un filtro in ingresso per l'acqua, che "stranamente" non viene fornito in dotazione.

Decido di provare a recuperare anche questo ciòttolo, anche se ne ho già uno perfettamente funzionante, magari per utilizzarlo anch'io senza tanti riguardi così da sentirmi un riccone che se ne frega di quanto consuma, spende e spande. Non ho mai smontato un idropulitrice e le sorprese non sono state poche. Dopo alcune imprecazioni contro la ruggine e con delle viti bastarde (inox per modo di dire), dopo essermi dovuto auto costruire un porta inserti lungo per raggiungere delle viti con la testa bastarda in un alloggiamento stretto e profondo (bastardo pure lui), nello smontare la testa della pompa, per accedere ai pistoni interni, realizzo che questa fa anche da "tappo" all'olio nel quale gira il rotante inclinato (e non c'è nemmeno un tappo di rabbocco)... risultato? mezzo litro di olio jn giro per il bancone da lavoro... vabbè. Ho imparato che la pompa va aperta tenendo il motore in verticale (#sapevatelo).

Apro in due la testa della pompa e lascio a bagno il tutto dentro una soluzione col viakal per qualche ora. Ad occhio sembra che il calcare non ne voglia sapere di sciogliersi...forse dovrei lasciare agire per una notte ma temo sempre che il viakal corroda i metalli e non so con quale lega è costruito il corpo della pompa. Per precauzione non tolgo le guarnizioni e gli o-ring che sembrano a posto (anche perchè non ho i ricambi). Non apro nemmeno i bulloni delle valvole e lascio il pressostato al suo posto per non creare troppi danni. Non conoscendo il modello esatto dell'idropulitrice, non mi fido ad acquistare a caso dei ricambi.

No provo nemmeno ad usare l'acido citrico perchè temo di corrodere il metallo. Rimonto il  tutto (avanzando le solite tre viti che non ricordo dove andassero) e noto una perdita d'olio... risolta serrando i bulloni con una coppia esagerata al limite della rottura... non ho una chiave dinamometrica e non so nemmeno a quale coppia bisognerebbe chiudere i bulloni... ad occhio come sempre, like a pro! 

Purtroppo, in questo modo, non ho riparato il guasto e dovrò smontare nuovamente il tutto, adottando un metodo più incisivo. Sicuramente il problema è il pressostato bloccato dalle incrostazioni, che stacca il motore senza lasciarlo ripartire. L'acqua dal tubo di mandata sembra passare senza difficoltà, per cui il circuito non è totalmente otturato, idraulicamente ragionando. Di acquistare un pressostato nuovo nemmeno a parlarne. Non costa un rene ma preferisco risparmiare e spendere zero. Se riesco a sistemare il pressostato, cercherò di far circolare l'acqua a circuito chiuso, con l'acido citrico e successivo risciacquo abbondante. Vedremo. Alla prossima.

P.S. Tullio dice, zitti e mosca. Ripeto: Tullio dice, zitti e mosca.

giovedì 31 marzo 2022

Black & Decker FV7201-H1 (parte 5 - done)

Finito! dopo una serie di problemi il progetto di conversione di un aspirabriciole Black & Decker FV7201-H1 (da batterie al Ni-Mh a Li-Ion, è terminato e sono contento. Vedi tutte le puntate precedenti per capire come ci sono arrivato. Mi sono imbattuto in una serie di problematiche che per mio promemoria voglio elencare nel seguito.

Il BMS va in protezione all'avvio. All'avvio del motorino, il BMS da 10A va in protezione e si spegne. Non ho a disposizione un oscilloscopio per vedere la fase transitoria all'accensione ma, presumo, ci sia uno spunto di assorbimento troppo alto. Come prima soluzione (babbana) ho sostituito il BMS da 10A con uno da 20A, con esito negativo. Anche con un BMS più "potente", quando si avvia il motorino, scatta la protezione da cortocircuito. Cerco in rete e trovo una soluzione per un altro modello di BMS. Per quello, basta aggiungere un condensatore e il problema si risolve. Nel mio caso il BMS è però molto più spartano rispetto a quello dell'esempio e piazzole vuote non ce ne sono...solo due piazzole serigrafate FD e CD (non documentate). Di scrivere al produttore nemmeno a provarci, sarà tutto il giorno a pescare il pesce gatto sulle rive del Mekong. Provo ad inserire due induttanze di recupero, in serie ai terminali del motorino, pensando di limitare così la corrente di spunto ma... niente da fare. Forse non ho induttanze con il filo di dimensione adeguata a supportare due o tre ampère e nemmeno del valore adeguato. Penso allora di utilizzare una NTC di quelle che si trovano all'ingresso degli alimentatori switching per limitare la inrush current ma niente da fare. Il valore ohmico a freddo è troppo alto ed il motore non parte. Non sarebbe poi, se funzionasse, una soluzione vera e propria. Se l'NTC è calda, il BMS andrebbe in protezione lo stesso, caso che si verifica se si riaccende l'aspira briciole dopo qualche minuto di utilizzo. Opto pertanto per la soluzione grezza... ho notato che l'avviamento c'è quando si mette in serie al motorino una resistenza di pochi ohm o un diodo... con questa soluzione, si crea una caduta di tensione proporzionale alla corrente ai capi della resistenza, limitando però quella ai capi del motorino quando si avvia. Ho messo una resistenza da 0,6 ohm 5 watt... scalderà, dissiperà potenza inutilmente ma non ho trovato altra soluzione, tipo quella del mega ingegnere luminare dott.ing.prof.testdicaz... che suggerisce un controllo a rampa per il soft start... uè genio incompreso... stiamo parlando di un aspira briciole, non di un controllo di automazione industriale! Coglione!

C'è poco spazio per le batterie al litio: inizialmente avevo adottato delle Li-Ion con form factor 18650. Il caso vuole che pochi giorni fa abbia aperto due batterie per le e-cig, dismesse per cambio modello di atomizzatore che utilizzo. All'interno, due bellissime e quasi nuove 26650 da 4500mAh. Alloggiarle non è stato facile, sono più "ciccione", ma incastrando per bene il BMS, i fili, i morsetti ad avvitare ed i cavetti  grossi da 2,5mm alla fine ci sono riuscito. Good job!

Modulo di ricarica. Con la conversione da Ni-Mh a Li-Ion il caricabatteria deve essere (ri)progettato. Per la ricarica completa servono 2 o 3 Ampère. A batterie quasi cariche o a metà carica, la corrente necessaria varia da 1,2A a 800mA... a scendere man mano che le batterie si ricaricano. Frugando negli scatoloni cerco un alimentatore a muro da 9 volts AC che abbia anche le dimensioni adeguate per alloggiare un regolatore di tensione ed un ponte raddrizzatore. Quest'ultimo l'ho recuperato non ricordo da dove, da 4A. Il regolatore mi serve per produrre in uscita una tensione da 8,2 a 9 volts (da specifiche del BMS). Per 70 centesimi si trovano dei devices pre assemblati, dotati del celebre LM2596S-ADJ, corrente massima 3A, dovremmo starci dentro senza paura di bruciare qualcosa. Il componente critico è il trasformatore, da 1200mA, pochini per le necessità ma un buon compromesso per peso/ingombro (del resto non ho trovato altro nel ciarpame che conservo come un accumulatore compulsivo). 

Presa di ricarica: ho optato per l'inserimento di un jack per il carica batterie. Prima della conversione c'era un cavetto fissato alla base da appendere al muro e non era separabile. Con un piccolo scavo ho inserito una presa di un vecchio apparecchio (messa da parte proprio per queste necessità) e per i cavetti di collegamento ho usato dei fili polarizzati recuperati dal tapis roulant disassemblato qualche tempo fa. 

Filtro: sto valutando seriamente di costruirmi i filtri di carta riutilizzando delle mascherine chirurgiche o qualcosa di simile. Una regione, ad inizio pandemia Covid, ha distribuito delle orrende ed inutilizzabili "mascherine" brutte come la morte quanto inutili (tanto paghiamo noi gli "imprenditori" leghisti amici del pupazzo di turno), utilizzate solo dai soliti ridicoli leccacchiulo della lega per compiacere il loro padrone. Con quelle, indossandole, si riesce a spegnere la fiamma di un accendino, per cui lasciano passare facilmente l'aria ma dovrebbero trattenere lo sporco che si trova per terra (e di sicuro le briciole)... almeno recuperiamo così in parte i nostri soldi buttati al vento dal solito politico gran signore coi soldi degli altri.  

Sicurezza: si lo so, c'è il rischio di surriscaldamenti dell'alimentatore, pericolo di incendio, per cui occorre un lungo collaudo accurato in condizioni estreme, tenendo un estintore sempre a portata di mano per evitare di incendiare la casa. Fare queste cose non è per i principianti ed il rischio concreto di farsi male è reale. 

Non credo ne valga la pena ma, se un domani vorrò, mi piacerebbe implementare delle spie di funzionamento, sia per l'accensione che per la ricarica, magari un micro voltmetro per vedere la tensione delle batterie. Per ora mi fermo qui che di tempo ne ho speso abbastanza, forse più del dovuto, che la mia pignoleria a volte raggiunge livelli che mal sopporto anch'io, ultimamente. alla prossima. 

P.S. La mummia russa. Ripeto: La mummia russa.


mercoledì 30 marzo 2022

Una rara bicicletta d'epoca (Bianchi - restauro)

Sono tempi davvero brutti ed il peggio deve ancora arrivare. Con l'aumento dei costi del carburante all'utente finale, con conseguente affollamento di ciclisti dell'ultimo minuto, è presumibile che ci sarà un aumento delle richieste di biciclette. All'aumentare della domanda consegue naturalmente un aumento degli utenti e di conseguenza dei furti (e degli incidenti), è statisticamente provato. Per le commissioni che devo svolgere sul territorio, che richiedono l'abbandono in strada del mezzo, in rastrelliere installate in posti nascosti (dove non intralciano ovviamente) è meglio girare con una bicicletta vecchia, scassata ed arrugginita, sperando nella fortuna di  imbattersi in quella tipologia di ladri che rubano solo biciclette di lusso, per dei poveracci disonesti che vorrebbero ma non possono. Purtroppo esistono anche delinquenti ed incivili che prendono la prima bici che gli capita a tiro, solo per uno spostamento e poi la abbandonano chissà dove. Sperare che i vigili poi pensino di adoperarsi per avvisare del ritrovamento è una vana speranza... figuriamoci. 

Ecco che allora per evitare di girare con la mia MTB attrezzata (che per me è come per gli altri l'automobile), mi viene in mente di dotarmi di un mezzo di trasporto quasi a costo zero, usa e getta, che se me la rubano non ci faccio poi una tragedia, anche se alle cose mi ci affeziono. L'occhio mi cade su una pila di vecchie bici, accatastate ad arrugginire per bene nel solito garage umido che accoglie il ciarpame riposto con l'idea di usarlo un domani, si sa mai... e così ci si dimentica di averlo. Non è stato un facile recupero, specie quando all'oggetto il proprietario associa ricordi che difficilmente è disposto a "cedere" o rinunciare. Alcuni modelli d'epoca sono stati trattenuti con l'idea di un restauro che non ci sarà mai, lasciando in pace la ruggine che nel frattempo, pazientemente, continuerà a fare il suo lavoro. Riesco a recuperare una Bianchi degli anni '60 /'70 un marchio storico, in condizioni pietose. Copertoni andati (ovviamente), sellino sfondato con la pelle rinsecchita, pastiglie dei freni inesistenti che si sbriciolano, ossido ovunque ed una tana per topolini dentro il carter. La bici mi serve abbastanza urgentemente, trovare i pezzi per mè e difficile e non ho molto tempo. Cerco allora un officina dove portare il mezzo e "restaurarlo" solo per ciò che serve per renderlo circolante. Trovare un riparatore di biciclette oggigiorno è davvero difficile. Alcuni trattano solo bici da corsa e mountain bike da 2000 euro in su, altri sono più accomodanti, pigliano di tutto, ma sono dei veri banditi disonesti (e pure nemmeno tanto bravi a fare il loro mestiere). Moltissimi hanno chiuso e proseguono l'attività a nero, a tempo perso, che ci tocca suonare il loro campanello di casa e se non ci conoscono nemmeno ci fanno entrare a casa loro (giustamente direi). 

Allora? cerco in rete e mi imbatto in alcuni artigiani che hanno copiato una mia vecchia idea che avevo messo in pratica. Se la montagna non va da maometto... l'officina mobile, un camper o un furgone attrezzato, parcheggiato un giorno fisso della settimana in un posto strategico di passaggio e gli altri giorni servizio a domicilio. Fantastico, viene lui, ritira il mezzo e lo riporta quando pronto. Affido la bici ad uno di questi e la rara bici Bianchi torna rimessa in sesto. Freni nuovi, sella d'epoca (Royal), gomme, cavi dei freni e manopole bianche. La ruggine l'abbiamo lasciata (è solo superficiale), solo una passata di abrasivo leggero (1000grit), che la patina di vecchio conferisce valore al manufatto (solo da voi in itaglia). Niente impianto elettrico (non la uso all'imbrunire o di notte), tanto la dinamo è esplosa, i fanalini distrutti...non vale la pena di spenderci altri soldi, altrimenti trovavo al supermercato quelle bici di cartone da 70 euro... no, no, a me serve un telaio che duri a lungo, molto a lungo... almeno per l'aspettativa di vita che ho davanti, vista l'età avanzata.

Per quello che manca vedrò pian piano se riuscirò a recuperare qualcosa o riparare degli accessori. Al mercatino dell'usato ogni tanto si trovano delle bancarelle con parti di vecchie bici.... il problema è che certi commercianti approfittatori propongono dei prezzi stellari, meglio di no nel mio caso, non devo spendere, non voglio spendere, non posso spendere. Alla prossima.     

P.S. bici=cici. Ripeto: bici=cici.